Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Missione in Pakistan - 21-23 giugno 2010
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 150
Data: 21/06/2010
Descrittori:
PAKISTAN   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione in Pakistan

 

 

21-23 giugno 2010

 

 

 

 

 

n. 150

 

 

 

21 Giugno 2010

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 * st_affari_esteri@camera.it

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: ES0486.doc

 


INDICE

 

Scheda-Paese (a cura del Ministero degli Affari esteri)1

L’evoluzione del quadro politico e l’impegno italiano in Pakistan (a cura del Ministero degli Affari esteri)29

Le forze politiche pakistane di fronte ai problemi del Paese  33

Rapporti UE-Pakistan  (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)43

Rapporti parlamentari Italia-Pakistan (a cura del Servizio Rapporti internazionali)47

Allegato

§      Pakistan in: Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo, a cura dell’ACS – Aiuto alla Chiesa che soffre  59

 

 


Scheda-Paese
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

SCHEDA PAESE

Repubblica Islamica del Pakistan

 

(aggiornata al 05/05/2010)


INDICE

 

STRUTTURA ISTITUZIONALE 

POPOLAZIONE E INDICATORI SOCIALI

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

POLITICA INTERNA 

POLITICA ESTERA 

SITUAZIONE ECONOMICA 

1. Contesto operativo e congiuntura 

2. Investimenti esteri

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner.

4. Relazioni economiche con l’Unione Europea 

5. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e con i Donatori

RAPPORTI BILATERALI

1. Relazioni politiche 

2. Relazioni economiche e commerciali

3. Investimenti italiani e prospettive di penetrazione del mercato.

4. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche 

5. Questioni migratorie 

6. Situazione debitoria 

7. Cooperazione allo sviluppo 

8. Scambio di visite 

9. Principali accordi intergovernativi firmati

 

 


STRUTTURA ISTITUZIONALE

 

Superficie:

800.000 kmq

Capitale:

Islamabad

Principali città:

Karachi, Lahore, Islamabad, Faisalabad

Nome Ufficiale:

Repubblica Islamica del Pakistan

Forma di Stato

Repubblica Federale

Forma di Governo:

Semi Presidenziale

Capo dello Stato:

Asif Ali Zardari (dal 06.09.2008)

Capo del Governo:

Yusaf Raza Gilani (dal 25.03.2008).

Ministro degli Esteri:

Makhdoom Shah Mahmood Qureshi (dal 31.03.2008)

Costituzione:

14.8.1973 (gli emendamenti introdotti con decreto dal Presidente Musharraf il 21 agosto 2002 sono stati approvati dal Parlamento, con qualche modifica, il 30 dicembre 2003).

Parlamento:

Bicamerale, composto da Senato (camera alta, 100 seggi) e da Assemblea Nazionale (camera bassa, 342 seggi, di cui 60 donne e 10 non musulmani)

Suffragio:

Universale e diretto, esercitato ogni 5 anni per l’elezione dei membri dell’Assemblea Nazionale; indiretto per l’elezione dei membri del Senato. Limite d’età per l’esercizio del voto: 18 anni.

Sistema giudiziario:

Si basa sulla common law britannica, con forti elementi di diritto islamico (sharia) specialmente per quanto riguarda il diritto di famiglia e le questioni morali. E’ in vigore la pena di morte.

 

 

 


POPOLAZIONE E INDICATORI SOCIALI (2009)

 

Popolazione:

164 milioni (6° Paese più popoloso del mondo). Secondo stime della BM, il 36% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, in netto peggioramento rispetto al 22% del 2005-06 anche a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari negli ultimi anni

Tasso di crescita popolazione:

1,9% (era intorno al 3% negli anni novanta)

Aspettativa di vita alla nascita:

64 anni (donne 65 anni, uomini 63 anni)

Tasso di alfabetismo:

55% (per le donne il tasso è 42%)

Popolazione attiva:

52 milioni di occupati di cui il 44,7% è impiegato nell’agricoltura (con una netta maggioranza di donne)

Tasso di disoccupazione:

5,2%

Reddito pro-capite

1.042 $ (2008)

Gruppi etnici:

Punjabi 48,2%, pashtun 13,1%, sindhi 11,8%, baluchi, muhajir (profughi dall’India all’epoca della spartizione)

Religioni:

Musulmani 97% (sunniti 77%, sciiti 20%), cristiani, indù e altri 3%.

Lingue:

Urdu e inglese (ufficiali), punjabi 48%, sindhi 22%, pashtu 8%, baluchi 3%

Partiti politici principali:

Pakistan People’s Party (PPP) (partito della famiglia Bhutto-Zardari); Pakistan Muslim League‑Nawaz (PML-N) (partito dell’ex premier Nawaz Sharif); Pakistan Muslim League (PMLQ) (partito già vicino a  Musharraf); Awami National Party (ANP- partito pashtun secolare); Muttahida Majlise‑Amal (MMA) (coalizione di partiti islamici); Muttahida Quami Movement (MQM, partito provinciale del Sindh).

Gruppi politici di pressione:

Forze Armate, ambienti religiosi. A livello locale, i potenti proprietari terrieri e clan tribali.

 


PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

 

                                                      (*)

2005/06

2006/07

2007/08

2008/09

2009/10

Previs.

PIL (variazione % reale)

6,2

6,0

4,1

2,0

3.0

Inflazione media annua (%)

7,9

7,6

12,0

20,8

10,0

Saldo Bilancio Pubblico / PIL (%)

-4,2

-4,5

-7,6

-5,2

-4,9

Bilancia dei pagamenti

 

 

 

 

 

 - Esportazioni ( $mld)

17,0

18,0

20,1

18,9

18,4

- Importazioni ($ mld)

27,0

29,0

35,4

30,8

30,1

- Saldo bilancia commerciale ($ mld)

-10,0

-11,0

-15,3

-11,9

-11,7

- Saldo transazioni correnti ($mld)

-7,0

-8,0

-14,0

-8,5

-8,5

- Saldo transazioni correnti/PIL (%)

-5,3

-5,7

-8,4

-5,1

-4,7

Debito estero totale ($ mld)

36,0

39,0

44,5

49,9

57,4

Debito estero totale/PIL (%)

28,2

26,6

26,5

29,9

32.1

Debt service ratio (%)

8,5

12,8

9,1

11,1

9,9

Riserve valutarie lorde ($ mld)

12,0

14,0

8,6

9,1

13,5

Riserve valutarie lorde (mesi import.)

4,5

5,0

2,7

2,9

4,1

Cambio medio PKR/USD

60,27

60,74

70,10

80,50

81,50

(*)  L’anno fiscale inizia il 1° luglio

Fonte: FMI (agosto 2009)

 


POLITICA INTERNA

Con l’elezione del leader del Pakistan People’s Party (PPP) e vedovo di Benazir Bhutto, Asif Zardari alla Presidenza della Repubblica (settembre 2008), si è chiusa per il Pakistan la drammatica fase politica iniziata nel novembre 2007 con l’imposizione dello stato d’emergenza. Una fase di progressivo declino dell’era Musharraf, caratterizzata da forti tensioni interne e da un’ondata terroristica senza precedenti, conclusasi dopo le elezioni del febbraio 2008 con l’insediamento dell’esponente del PPP, Yusaf Raza Gilani e con l’assedio portato allo stesso Musharraf dai suoi rivali storici, che ne hanno ottenuto le dimissioni il successivo 18 agosto.

Il nuovo esecutivo si è dato quali immediate priorità la lotta al terrorismo e la politica di sviluppo nelle aree tribali. Dall’aprile 2009, il Governo democratico pakistano sta conducendo con successo una intensa campagna militare tesa ad estirpare la presenza talebana e di Al Qaeda dalle aree settentrionali tribali al confine con l’Afghanistan (liberata la NWFP, si combatte ora nelle FATA). Si tratta di un’operazione su vasta scala, fortemente voluta dagli USA, che riscuote il consenso della maggioranza della popolazione e l’appoggio delle principali forze politiche. E’ la prima volta che il composito fronte militante sente la pressione delle autorità e vede unità di intenti tra forze politiche e militari. E reagisce con inaudita violenza per terrorizzare l’opinione pubblica e creare divisioni nella società.

L’esecutivo pakistano è altresì chiamato ad attuare un’imponente opera di ricostruzione materiale e sociale nelle aree colpite dagli scontri e dal dramma degli sfollati (quasi tre milioni di cui poco meno di 2 sono rientrati) e, più in generale, a promuovere lo sviluppo economico delle zone rurali e depresse del Paese. Si tratta di un’azione necessaria e impellente per consolidare la base di consenso del Governo democratico e per rompere il circolo vizioso della povertà che alimenta l’estremismo e fornisce manodopera alla militanza armata. Il Governo, che peraltro appare sempre più debole e scosso da accuse di corruzione[1], sta tentando comunque di portare lo Stato dove è sempre latitato e proseguire sulla via delle riforme (giustizia e fisco in primis) e del risanamento economico. Il PPP sta portando avanti anche un importante programma di riforme democratiche volte ad eliminare le distorsioni autoritarie introdotte dai precedenti regimi militari e, in prospettiva, a ridurre la perdurante influenza dell’esercito e dei servizi sulla vita politica del Paese. Nelle scorse settimane, Zardari ha promulgato un pacchetto di riforme costituzionali che ripristina l’importanza centrale del Parlamento ed attribuisce maggiori poteri al Primo Ministro rispetto al Presidente, oltre che infrangere la struttura centralizzata dello Stato, attribuendo maggiore autonomia alle regioni periferiche (Beluchistan, Gilgit-Baltistan e Khyber-Pakhtunkhwa[2]).

La lotta al terrorismo e l’impegno verso un processo democratico e di modernizzazione hanno guadagnato al Pakistan la fiducia della comunità internazionale, che si è sostanziata in promesse di nuovi ingenti programmi di aiuto per fronteggiare la difficile congiuntura economica e favorire lo sviluppo. Sul fronte più strettamente politico, la mobilitazione internazionale prosegue con l’impegno del Gruppo “Amici del Pakistan Democratico” (di cui è parte anche l’Italia) a sostenere il Paese nel lungo periodo di fronte alle sfide del terrorismo e dello sviluppo.

 

POLITICA ESTERA

L’elezione del Presidente Zardari ha senza dubbio inaugurato una nuova fase di sostegno internazionale al Pakistan, anche grazie all’evidente proposito della nuova dirigenza pakistana di stabilire relazioni più distese e cooperative sia con Kabul che con New Delhi. Visti in tale ottica, gli attentati di Mumbai del novembre 2008 hanno rappresentato un gravissimo atto di destabilizzazione regionale, mirato proprio a provocare nuove tensioni tra India e Pakistan, nonché ad inficiare il cruciale impegno militare pakistano ai confini con l’Afghanistan. Apprezzabili segnali di distensione sono pervenuti di recente dal Governo Singh, nella consapevolezza che gli sviluppi in Afghanistan impongono all’India uno sforzo per facilitare la cooperazione regionale. A fine aprile, l’incontro tra i due omologhi Singh e Gilani, ai margini del vertice SAARC, sembra aver posto le condizioni per una riapertura dei canali di comunicazione. Anche se il dialogo composito interrotto all’indomani dei fatti di Mumbai non è ancora ripreso, Delhi – la cui maggior preoccupazione resta il terrorismo - ha convenuto che i prossimi incontri bilaterali includano un’agenda più ampia. Gilani, dal canto suo, avrebbe dato assicurazioni sulla volontà del Governo civile di lottare contro il terrorismo. In concreto, il dialogo potrebbero riaprirsi il 15 luglio con il previsto incontro ad Islamabad tra i due Ministri degli Esteri Qureshi e Krishna. D’altra parte, l’apertura di nuove rotte energetiche[3], la liberalizzazione regionale dei commerci, la costruzione di una rete infrastrutturale al servizio dell’Asia meridionale e Centrale, potrebbero nel medio termine costituire dei potenti incentivi in grado di scardinare la radicata diffidenza tra New Delhi ed Islamabad.

Sicuramente positivo, inoltre, il fatto che, anche dopo gli attentati a Mumbai, non sia stato intaccato il nuovo clima di collaborazione esistente tra Islamabad e Kabul sin dall’insediamento del Presidente Zardari. Nel corso della recente visita del Presidente Karzai in Pakistan (marzo u.s.), i due Paesi hanno aperto nuove prospettive di cooperazione a tutto campo, anche in un’ottica di una maggiore integrazione economica. In tale ambito, banco di prova sarà il negoziato per la firma, e la successiva concreta attuazione, del nuovo accordo di commercio e transito tra Afghanistan e Pakistan (APTTA) che i due Paesi si sono impegnati, con l’amministrazione USA, a concludere in tempi brevi (la freddezza di Islamabad, preoccupata dai vantaggi che si presenterebbero per l’India con l’accesso ai mercati centro-asiatici, sembra si sia evoluta in una volontà politica a finalizzare l’Accordo in tempi brevi). Superato, invece, almeno per il momento, il dissidio legato allo status dei circa 1,7 milioni di rifugiati afghani che vivono in Pakistan assistiti dall’UNHCR (si tratta della più numerosa popolazione di rifugiati del mondo). Gli accordi tripartiti, scaduti a fine 2009, sono stati prorogati nel marzo scorso per altri tre anni, mentre continua il programma di rimpatri volontari.

Le relazioni tra Islamabad e Kabul hanno altresì beneficiato dei fora trilaterali che li coinvolgono (con Turchia, Iran, USA, Russia, Nato, Canada) e degli appuntamenti che vedono coinvolti i due Governi, come la Conferenza di Cooperazione Regionale Economica sull’Afghanistan (RECCA, riunitasi da ultimo adIslamabad il 13 e 14 maggio 2009. La IV Sessione è prevista in Turchia nella seconda metà del 2010) ed il dialogo in ambito SAARC[4] ed ECO[5].

I rapporti con gli Stati Uniti sono sempre più stretti ed impostati su una partnership di medio-lungo periodo che vada oltre la contingenza legata al sostegno alla lotta al terrorismo. A Washington, in occasione della riunione di dialogo strategico ministeriale (marzo u.s.), per la prima volta co-presieduta dal Segretario di Stato Clinton e dal Ministro degli Esteri Qureshi, è stato deciso di istituire un Policy Steering Group per intensificare ed espandere il dialogo in ben undici settori (economia e commercio, energia, difesa, sicurezza, stabilità strategica e non proliferazione, law enforcement  e anti-terrorismo, scienza e tecnologia, educazione, agricoltura, acqua, sanità, comunicazioni e public diplomacy). Il rafforzamento dell’assistenza civile al Pakistan era d’altronde già stato deciso mesi prima dalla legge Kerry-Lugar-Berman che ha triplicato gli aiuti non militari al Pakistan per i prossimi cinque anni, portandoli a 7,5 miliardi di dollari, con un focus sul settore infrastrutturale (energia in primis).

Da sottolineare, infine, il legame strategico che lega Islamabad a Pechino. Non a caso il Presidente Zardari ha compiuto la sua prima visita ufficiale bilaterale all’estero proprio in Cina (ottobre 08), tornandovi poi a febbraio e nell’agosto 09. La Cina ha negli ultimi anni erogato notevoli aiuti al Pakistan ed ha avviato una serie di importanti collaborazioni in tutti i campi. Per il Pakistan il partner cinese appare come una garanzia di lungo termine, non solo in termini economici ma anche in funzione di contenimento dell’India.

 

SITUAZIONE ECONOMICA

1. Contesto operativo e congiuntura

L’adesione alla coalizione antiterrorismo in seguito agli attentati dell’11 settembre ha consentito al Pakistan di ottenere il sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali e del Club di Parigi, nonché di beneficiare di ingenti aiuti finanziari dai Paesi donatori, anche a seguito del terremoto del 2005. Ciò ha permesso tra il 2002 ed il 2007, un periodo di crescita sostenuta (7-8%), grazie anche a numerose riforme strutturali.

Nel 2008, tuttavia, fattori esogeni (impennata dei prezzi alimentari ed energetici) ed endogeni (instabilità politica, deterioramento dell’ordine pubblico e della sicurezza) hanno fortemente aggravato il quadro dell’economia pakistana: la crescita economica ha registrato una battuta d’arresto ed il Paese ha rischiato inoltre una seria crisi finanziaria e della bilancia dei pagamenti, scongiurata soltanto grazie all’intervento dei donatori e del Fondo Monetario Internazionale. La parziale stabilizzazione recentemente attuata, che ha permesso di ridimensionare il tasso di inflazione, ancora elevato, e’ costata una sensibile flessione degli investimenti. Perdura la crisi energetica, con tagli all’erogazione di corrente che nelle principali città raggiungono le 10-12 ore al giorno.


2. Prodotto interno lordo, consumi, investimenti

Nell’anno fiscale 2009[6] la crescita del PIL si è fermata al 2%, nettamente al di sotto dell’obiettivo fissato dal governo (5,5%). Si tratta, peraltro, del tasso di crescita più basso dal 2001. L’economia pakistana, oltreché per la crisi mondiale che ha messo in ginocchio alcuni mercati di sbocco cruciali per l’export, ha sofferto per squilibri pregressi, accumulati in anni caratterizzati da un boom dei consumi e da gravi deficit di bilancio e delle partite correnti. La capacità di sopportare tali squilibri è durata finché il Paese ha goduto della fiducia degli investitori internazionali, incoraggiati dalla forte crescita economica e dalla stabilità politica.

Venuta meno tale fiducia a causa sia dell’incerto quadro politico, caratterizzato da una delicata transizione ai vertici del potere, sia di un crescente disordine nei conti con l’estero, accentuato dall’impennata a livelli insostenibili dei prezzi internazionali delle materie prime, il Pakistan non è stato più in grado di attrarre le risorse finanziarie indispensabili a sostenere gli squilibri ed è rapidamente precipitato, lungo tutto il 2008, verso una crisi della bilancia dei pagamenti che è stata scongiurata nel novembre solo grazie all’intervento del Fondo Monetario Internazionale. Il governo, già penalizzato dal declassamento del merito di credito sovrano da parte delle maggiori agenzie di rating (Moody’s e Standard & Poor’s), ha ottenuto un prestito complessivo dal FMI di 11,3 miliardi di dollari, vincolato a un programma di stabilizzazione macroeconomica da attuare fino al termine del 2010.

L’attuazione delle misure restrittive concordate con il Fondo ha portato a una netta riduzione della domanda aggregata, che è coincisa con alcuni fattori negativi, come un’inflazione record (20,8% in media nel 2008-09, con picchi del 25% sui generi alimentari), a dispetto del controllo della spesa pubblica, e una crisi energetica sempre più acuta che ha avuto – ed ha tuttora - gravi conseguenze sull’attività produttiva.

Il governo è comunque riuscito a ricondurre l’economia sulla via della correzione degli squilibri, aiutato dal drastico calo dei prezzi internazionali delle materie prime, che ponevano una pressione insostenibile sui conti con l’estero ed erodevano preziose riserve in valuta straniera, ora ricostituite a livelli di relativa sicurezza (13,5 miliardi di dollari previsti per la fine del corrente anno fiscale). La parziale stabilizzazione ha comunque avuto un prezzo notevole, testimoniato dalla peggiore flessione (-8,2%) della produzione industriale (large-scale manufacturing) nella storia del Pakistan e da una contrazione degli investimenti (-6,5%) senza precedenti negli ultimi quarant’anni.

Per l’anno fiscale in corso (2009-10) il FMI prevede un’accelerazione della crescita attorno al 3%, sostenuta da una ripresa del terziario e dell’industria. Va notato, in ogni caso, che la necessità di contenere il deficit di bilancio ha recentemente (febbraio 2010) costretto il governo federale a deliberare un drastico taglio del 40% circa agli investimenti pubblici, con inevitabili ripercussioni negative sulla crescita. Nella sua ultima revisione trimestrale (novembre 2009), il Fondo Monetario Internazionale ha accolto positivamente le misure di stabilizzazioneadottate dal governo, riconoscendo l’esistenza di segnali di miglioramento in alcuni dei principali indicatori, come l’inflazione, e nei conti l’estero. Molto più critico è il giudizio della Banca Mondiale, che al di là degli sviluppi contingenti sottolinea la debolezza delle riforme strutturali in ambito fiscale, che si scontrano con l’assenza di una volontà politica determinata ad attuarle e con forti resistenze provenienti dai settori privilegiati. La Banca Mondiale ritiene pertanto che la situazione macroeconomica rimanga fragile, dando adito a prospettive incerte per il medio periodo.

In ogni caso, l’economia pakistana riceverà il fondamentale sostegno degli Stati Uniti, che hanno deliberato un pacchetto da 7,5 miliardi in aiuti civili per i prossimi 5 anni. Inoltre, la comunità internazionale, coalizzata nel gruppo dei cosiddetti “Paesi amici” (Friends of Democratic Pakistan), si è impegnata a trasferire al Pakistan ulteriori 5 miliardi di dollari in tre anni.

2. Investimenti esteri

Negli ultimi anni le autorità pakistane sono intervenute attivamente per liberalizzare il quadro operativo allo scopo di attrarre investimenti. Tutti i settori sono aperti agli investitori esteri e non sono richieste, se non in casi particolari, permessi speciali governativi. E’ possibile la proprietà straniere al 100%. Gli incentivi fiscali sono notevoli (50% di abbattimento) e nel campo infrastrutturale ed energetico l’esenzione è totale nei primi cinque anni. Piena la riesportabilità dei profitti, mentre le importazioni delle materie prime da lavorare è esente da imposte e non sono previste restrizioni in tema di royalties. Allo studio anche la creazione di Zone Economiche Speciali che introdurranno incentivi ulteriori sia per quanto riguarda le esenzioni fiscali, sia per quanto riguarda i permessi di importazione.

Ciò ha dato a luogo notevoli frutti, come emerge dalla constatazione che dal 2000-01 al 2006-07, benché partiti da una base modesta (322 milioni di dollari), gli IDE sono cresciuti senza sosta, a tassi talvolta molto sostenuti. Tale crescita si è tuttavia bruscamente rallentata nel 2007-08 (appena +1,2%), diventando poi negativa nel 2008-09, anno in cui il valore degli IDE si è fermato a 3,8 miliardi di dollari (-27%). Oltre al peggioramento del quadro politico-economico, che certamente ha condizionato le scelte degli investitori stranieri, occorre mettere in conto lo stallo del processo di privatizzazione e gli effetti negativi della crisi finanziaria internazionale. I due settori maggiormente colpiti sono la finanza (-62%) e le telecomunicazioni (-46%), che negli anni passati erano stati protagonisti del boom degli IDE in Pakistan, in particolare grazie ai servizi bancari e alla telefonia cellulare. Si registrano invece significativi incrementi degli investimenti nell’estrazione/esplorazione di idrocarburi (+22%), nel settore elettrico (+71%) e nella raffinazione del petrolio (+77%). Principali investitori sono gli Stati Uniti (21,9%), seguiti dagli Emirati Arabi (16,3%) e dal Regno Unito (10,8%).

A fronte della diminuzione degli IDE, si registra un crollo degli investimenti esteri di portafoglio, con un deflusso netto di capitali per 1,1 miliardi di dollari.

In prospettiva, particolare enfasi viene data allo strumento della Partnership pubblico-privato (PPP), al quale il Pakistan guarda con prioritaria attenzione per realizzare ambiziosi progetti infrastrutturali che non garantiscono adeguati ritorni per un intervento esclusivamente privato.


 

 

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN PAKISTAN

(valore in milioni di USD)

 

 

2004‑05

2005‑06

2006‑07

2007-08

2008-09

2009/10 Lug-Feb.

Flussi in entrata

1,5

3,5

5,1

5,2

3,8

1,3

Variazione %

+60,6%

+131,0%

+46,0%

+1,2%

-27,0%

 

Fonte: Pakistan Board of Investment

 

 

PRINCIPALI SETTORI DI INVESTIMENTO (IDE)

(2000- 2009)

Settore

% sul totale

Telecomunicaz.

33,0%

Finanza e assicur.

20,3%

Petrolio e gas

14,5%

Energia

4,1%

Commercio

3,7%

Costruzioni

2,5%

Chimica

2,0%

Fonte: Pakistan Board of Investment

PRINCIPALI INVESTITORI

(IDE) (2000-2009)

Paese

% sul totale

USA

21,9%

Emirati Arabi

16,3%

Regno Unito

10,8%

Svizzera

5,1%

Cina

4,1%

Norvegia

3,9%

Arabia Saudita

3,0%

Fonte: Pakistan Board of Investment

 

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner

Nell’ultimo decennio il mercato pakistano si è tendenzialmente aperto al commercio con l’estero, in accordo con l’adesione del Paese al WTO (nel 1995). A partire dal 2003 e fino al 2008 si è assistito a un vero e proprio boom delle importazioni, provocato dall’esplosione dei consumi, la grande crescita del fabbisogno energetico ed il rafforzamento della struttura industriale del Paese, con conseguente elevata domanda di beni d’investimento, materie prime e semilavorati. Tutto ciò avveniva in un contesto di progressiva riduzione delle tariffe doganali, in alcuni casi azzerate, per favorire l’importazione di macchinari e impianti necessari allo sviluppo. Negli ultimi due anni, tuttavia, il governo ha introdotto (agosto 2008 e febbraio 2009) un diritto doganale aggiuntivo del 15-50% ad valorem sull’importazione di beni di lusso o non essenziali, al fine di contenere un deficit commerciale giunto a livelli insostenibili (11,9 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale).

Il Pakistan importa principalmente greggio e prodotti petroliferi, prodotti della meccanica, dell’elettronica e chimici . Il tessile-abbigliamento concorre ad oltre il 50% dell’export pakistano, ma nonostante una lunga stagione di investimenti massicci (circa 7,5 miliardi di dollari nell’ultimo decennio) il settore ha fatto registrare una contrazione del 9,5% nel 2008-09, gettando un’ombra sulle prospettive future.

Nei primo trimestre 2009 (luglio-settembre), secondo dati di fonte locale, gli Emirati Arabi si sono classificati al primo posto nella graduatoria dei principali fornitori (con una quota del 12,2%), seguiti da Cina (con una quota dell’11,9%,), Arabia Saudita (10,5%), USA (6,1%) e Kuwait (6,0%). L’Italia si classifica al 12° posto con una quota che sfiora il 2% sul totale importato dal Pakistan (era l’1,7% nel corrispondente periodo del 2008 pari alla 13a posizione).

Gli Stati Uniti sono di gran lunga il principale mercato di sbocco per le merci pakistane (18,9% del totale esportato), soprattutto tessili. Seguono gli Emirati Arabi (10,2%), l’Afghanistan (7,9%, in continua crescita), la Cina (6%), il Regno Unito (5,8%) e la Germania (3,8%). L’Italia occupa il 7° posto con una quota del 2,9% sul totale esportato dal Pakistan, in calo rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (3,5%), che ci vedeva comunque in settima posizione.


 

QUOTE DI MERCATO (luglio-settembre 2009)

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI ACQUIRENTI

% su export

1. Emirati Arabi

12,2%

1. Stati Uniti

18,9%

2. Cina

11,9%

2. Emirati Arabi

10,2%

3. Arabia Saudita

10,5%

3. Afghanistan

8,0%

4. Stati Uniti

6,1%

4. Cina

6,0%

5. Kuwait

6,0%

5. Regno Unito

5,8%

…………..

 

6. Germania

3,8%

12. Italia

1,96%

7. Italia

2,9%

Fonte: . Pakistan Federal Bureau of Statistics.

4. Relazioni economiche con l’Unione Europea

Nel corso del 2009 l’Unione Europea, con il determinante contributo italiano, ha preso sempre più consapevolezza dell’importanza di imprimere nuovo impeto al dialogo politico ed alla cooperazione con Islamabad. Ne sono testimonianza la ripresa della Commissione Mista Economica (marzo), il successivo Summit UE-Pakistan (giugno) - il primo mai tenuto - le Conclusioni sull’AfPak del Consiglio Europeo (giugno) ed il documento sulla nuova strategia dell’UE per Afghanistan  e Pakistan (Piano d’Azione) adottato dal Consiglio Affari Generali dell’ottobre scorso, che ha confermato l’intenzione di rafforzare le relazioni in tutti i campi con i due Paesi.

La riflessione strategica in atto si è tradotta in un rafforzamento dell’assistenza ad Islamabad sia in termini finanziari che settoriali. Sotto il primo profilo, nell’ambito dello strumento finanziario di assistenza e cooperazione (DCI), l‘UE è passata da una allocazione di 15 milioni di euro l’anno (prima del 2007) a 50 milioni di euro l’anno nel 2007-10 a 75 milioni di euro l’anno per il 2011-13 (225 milioni a valere sul triennio, da destinare principalmente aisettori dell’istruzione e lo sviluppo rurale nelle NWFP e nel Balucistan ed, in misura inferiore, a sostengo della governance e dei diritti umani ed alla cooperazione commerciale). A Tokyo, nell’aprile 2009, in occasione della Conferenza Donatori sul Pakistan, è stato poi annunciato un pledge di 485 milioni di euro (sino al 2013), incluso un finanziamento della BEI di 100 milioni di euro destinato al settore delle energie rinnovabili. In campo umanitario, in risposta all’emergenza IDPs nel nord del Paese, la Commissione ha stanziato 124 milioni di euro per l’assistenza agli sfollati (72 per l’aspetto umanitario e 52 per la ricostruzione), ai quali si aggiungono 50 milioni provenienti dalla “food facility” comunitaria.

Sul piano settoriale, oltre alle priorità sopra citate, l’UE interverrà, finanziariamente e mediante appositi tavoli di lavoro, in tema di democratizzazione e diritti umani (anche in seguito alle raccomandazioni della Missione di Osservazione elettorale del febbraio 2008), lotta al terrorismo ed al radicalismo, gestione delle finanze pubbliche e governance. Sarà anche avviato un dialogo a livello esperti in materia di non-proliferazione nucleare.

Progressi si registrano anche sul versante, essenziale per il Pakistan e da noi fortemente sostenuto, dell’apertura del mercato europeo ai prodotti pakistani. Sulla base dell’impegno– assunto con il Summit del giugno scorso – è stato avviato un “dialogo dedicato” al rafforzamento delle relazioni commerciali con Islamabad (l’UE il principale partner commerciale di Islamabad: attira il 25% delle esportazioni pakistane – per lo più tessili - e partecipa per il 16% alle sue importazioni) ed a rivedere i residui ostacoli anche attraverso un possibile Free Trade Agreement (FTA) nel lungo periodo. Apertura anche, nel medio-lungo periodo, per il sistema GSP+ [7](importante soprattutto per il settore tessile pakistano), ma non prima del 2012 (nuovo regime)[8]. Nel breve periodo, non appare percorribile, l’ipotesi richiesta dai pakistani di beneficiare di un trattamento unilaterale speciale attraverso un WTO “waiver”,  (in  pratica l’eliminazione unilaterale da parte europea dei dazi su taluni prodotti, tra i quali il tessile), che troverebbe l’opposizione di altri Paesi soci, quali l’India  (il cui settore tessile già paga all’ingresso nell’UE un dazio più elevato rispetto al Pakistan). Saranno invece valutati programmi di assistenza tecnica alle imprese pakistane per raggiungere gli standard di qualità ed igiene richiesti per l’esportazione nell’UE, con particolare riguardo al settore ittico.

L’approccio dell’UE è comunque cauto, stante la perdurante opposizione alla liberalizzazione commerciale di alcuni stati membri (Francia, Spagna, Polonia).

Più in generale, l’UE è particolarmente interessata a valorizzare la dimensione regionale quale presupposto per lo sviluppo e la stabilizzazione del Pakistan. In tale prospettiva, è pronta a sostenere i progetti di respiro regionale che sono scaturiti dalla RECCA ed insiste sulla necessità di una maggiore cooperazione tra i Paesi dell’area in materia di commercio e transito (incluso il nuovo accordo tra Pakistan e Afghanistan, l’APTTA, in via di finalizzazione) e di progressi in tema di integrazione economica regionale. Attenzione anche al lato politico, con l’incoraggiamento del dialogo e delle misure di confidence building tra Pakistan e Stati vicini, India e Afghanistan in particolare. L’UE si è poi espressa per la valorizzazione del Gruppo Friends of Democratic Pakistan ed è auspicabile un maggior coordinamento comunitario al suo interno e, in prospettiva, in seno al Pakistan Donor Forum in via di riattivazione. E’ aperta sulla prospettiva di creazione di un Trust Fund multi-donatori, gestito dalla Banca Mondiale, per lo sviluppo e la ricostruzione del Malakand, al quale potrebbe destinare 15 milioni di euro nell’ambito dello Strumento di Stabilità (IfS).

Dopo la Sessione di Commissione Mista Economica tenutasi nel marzo scorso ad Islamabad, il dialogo comunitario con il Pakistan proseguirà nel prossimo grande appuntamento: il Secondo Vertice UE-Pakistan previsto a Madrid in giugno con la partecipazione del Primo Ministro Gilani.

5. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali e con i Donatori

Fondo Monetario Internazionale: nel novembre 2008, per sostenere la crescita economica a seguito della crisi di liquidità che ha colpito il paese, Islamabad ha concordato con il Fondo uno Stand-By Arrangement per 7,6 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi immediatamente erogati e i rimanenti in tranche quadrimestrali su un periodo totale di due anni. Nell’agosto, 09 Islamabad ha ottenuto dal FMI un ulteriore prestito di 3,6 miliardi di dollari da utilizzare per necessità immediate di spesa.

Banca Mondiale: la strategia di assistenza della BM in Pakistan è stata guidata nell’ultimo triennio dal “Country Assistance Strategy 2006-09”, le cui priorità sono state la promozione dello sviluppo economico, l’ammodernamento delle infrastrutture e la crescita del settore privato, il consolidamento dell’efficacia e della trasparenza dell’azione di Governo, il miglioramento della qualità della vita, con particolare enfasi sullo sviluppo dei sistemi educativi e dei servizi sanitari. Nel 2008 i finanziamenti della BM sono ammontati a 545 milioni di dollari saliti a 900 milioni nel 2009 destinati a supportare la lotta alla povertà e sostenere l’istruzione nelle province del Punjab e del Sindh. Alla riunione del Gruppo “Friends of Pakistan” di New York (settembre 2009), la Banca Mondiale ha annunciato la creazione di un Trust Fund per le regioni pakistane al confine con l’Afghanistan, quale strumento multi-donatori del Gruppo per intervenire per la stabilità delle aree tribali.Esso diventerà verosimilmente il principale forum di concertazione e coordinamento per i donatori che operano nelle aree di confine tra Pakistan e Afghanistan.

Banca Asiatica di Sviluppo: fornisce assistenza al Pakistan attraverso un Country Strategy Program di durata quinquennale. Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 sono stati approvati 5 prestiti per un ammontare complessivo di 1,7 miliardi di dollari e 4 progetti di assistenza tecnica pari a 2,7 milioni. Questi aiuti sono destinati principalmente al sostengo della crescita economica e al settore energetico. E’ in corso la finalizzazione dei nuovi obiettivi strategici che guideranno l’attività della banca in Pakistan nei prossimi anni.

Club di Parigi:il Pakistan ha fatto ricorso sei volte al Club, le ultime delle quali nel gennaio e nel dicembre 2001. L’Italia (che in tale ricognizione risultava settimo creditore bilaterale del Pakistan al Club, con una quota dell’1,2% del totale) ha partecipato ad entrambe le ristrutturazioni firmando le relative intese bilaterali rispettivamente nel giugno 2001 e nel febbraio 2003. Con il primo Accordo bilaterale sono stati ristrutturati 27 milioni di USD di cui 5 milioni in crediti commerciali e 22 milioni in crediti di aiuto. Con la seconda intesa, l’Italia ha ristrutturato il debito pakistano per un totale di circa 190 milioni di USD di cui 20,35 milioni per crediti commerciali e 169,85 milioni per crediti di aiuto. Nell'ambito della strategia politico-finanziaria dell'Italia adottata a seguito degli eventi dell'11 settembre 2001, ed a seguito del terremoto dell’ottobre 2005, l’intero debito pakistano derivante da crediti di aiuto di cui all’accordo bilaterale del febbraio 2003, è stato azzerato. Il debito pakistano nei confronti del nostro Paese ammonta attualmente a circa 15,5 milioni di €, interamente per crediti commerciali.

Friends of Democratic Pakistan Group: è stato istituito a New York nell’ambito dell’UNGA 2008, su impulso britannico, con l’obiettivo di offrire alla giovane democrazia pakistana un sostegno politico e strategico di medio/lungo periodo di fronte alle sfide del terrorismo e dello sviluppo. Rappresenta anche un’istanza di stimolo sulla prosecuzione della lotta al terrorismo e sull’attuazione delle attese riforme in campo economico, di governance e rule of law. L’Italia vi ha aderito da subito ed ha partecipato alle successive sessioni ministeriali di Tokyo (aprile 09, unitamente alla Conferenza dei Donatori) e a Istanbul (agosto 09). A Istanbul, in particolare, è stato confermato l’impegno politico del Gruppo a sostenere il Pakistan, anche a seguito della dimostrazione, offerta con il progetto pilota per la provincia del Malakand (NWFP), della volontà di Islamabad di procedere con una visione strategica per affrontare i problemi di fondo del sottosviluppo e dell’estremismo nelle aree di frontiera con l’Afghanistan. Nel settembre 2009, a margine dell’UNGA, si è svolta a New York una riunione del Gruppo a livello di Capi di Stato e di Governo co-presieduta dal Presidente Obama, dal Premier Brown e dal Presidente Zardari (per l’Italia erano presenti il Presidente Berlusconi e l’On. Ministro). Nell’occasione, la Banca Mondiale ha annunciato la creazione di un Trust Fund per le regioni pakistane al confine con l’Afghanistan (NWFP, FATA, Balucistan), quale strumento multi-donatori del Gruppo per intervenire per la stabilità delle aree tribali (l’Italia potrebbe parteciparvi con un contributo di 4 milioni di euro). E’ stata anche istituita, su proposta USA, una “Task Force energia” che opererà a Islamabad per mettere a punto un programma teso a far fronte alla grave crisi energetica che colpisce il Pakistan (gli americani hanno annunciato investimenti nel settore per un miliardo di dollari). In attesa della prossima riunione ministeriale del Gruppo (che potrebbe tenersi a Bruxelles il 14-15 ottobre, con un focus sull’energia), si è tenuta a Dubai il 26 gennaio u.s. una sessione tecnica dedicata alle opportunità di PPP (con particolare riguardo ai settori dell’energia, infrastrutture, agroindustria e servizi sociali) a conferma che il Pakistan guarda all’apertura dei mercati ed agli investimenti esteri quali fattori per lo sviluppo, l’integrazione economica e la stabilità sociale.

Conferenza dei Donatori: si è tenuta, su impulso statunitense, a Tokyo nell’aprile 09 in concomitanza con la ministeriale del FoDP Group, co-presieduta da Giappone e Banca Mondiale. Alla riunione sono stati promessi impegni complessivi (formulati da 31 Paesi e 18 organizzazioni internazionali) per 5,2 miliardi di dollari per i successivi due anni (l’obiettivo era di 4 miliardi). Sono stati altresì confermati i programmi già in corso (15 miliardi di dollari). I pledges più significativi sono venuti da USA e Giappone (1 miliardo di dollari ciascuno), Arabia Saudita (600 milioni di dollari), Gran Bretagna (315 milioni di sterline), Iran (330 milioni di dollari), Emirati Arabi (300 milioni di dollari). Si tratta ora di concretizzare tali pledge e destinarli a programmi di social safety net a compensazione dei provvedimenti di austerità chiesti dal FMI. La situazione non è incoraggiante, visto che solo 1,38 miliardi di dollari sono stati ad oggi sborsati o impegnati dai donatori. L’Italia sta comunque facendo la sua parte: i 62 milioni di euro annunciati a Tokyosono statiinteramente approvati dal Comitato Direzionale e si attendono da tempo le risposte pakistane per la finalizzazione dei relativi MoU attuativi. Peraltro, per una delle tre iniziative previste (40 milioni di euro da destinare a sviluppo rurale e microcredito) è stata di recente, e inaspettatamente, chiesta da Islamabad una significativa modifica nella struttura del programma che è attualmente all’esame della DGCS. A ciò si aggiunge l’iniziativa, già avviata, di conversione del debito accordata al Pakistan per un ammontare di 80 milioni di euro.

 

 

RAPPORTI BILATERALI

1. Relazioni politiche

I rapporti tra Italia e Pakistan, tradizionalmente buoni, hanno negli ultimi anni conosciuto una notevole intensificazione, sia per quanto riguarda l’ampliamento degli ambiti di collaborazione, sia in relazione all’identità di vedute esistente tra i due Paesi sul tema della riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sul piano bilaterale, il nostro appoggio può riassumersi attorno ad alcuni assi fondamentali: la conversione del debito (debt swap per 80 milioni di euro destinati alla realizzazione di progetti di sviluppo che interesseranno per lo più le aree di confine settentrionali), le nuove iniziative annunciate a Tokyo e già approvate dalla Cooperazione allo Sviluppo (62 milioni di euro)  e la linea di credito di 7,7 milioni di euro a sostegno delle PMI pakistane le cui attività – dopo uno stallo durato quattro anni - sono ora avviate.

La visita del Presidente Zardari a Roma a fine settembre scorso, accompagnato da un’ampia delegazione di Ministri e alti funzionari,  ha suggellato al massimo livello (incontri con il Presidente Napolitano, con il Presidente del Consiglio Berlusconi, con il Ministro Frattini) l’appoggio politico e strategico che il nostro Paese sta assicurando al Governo pakistano, sia bilateralmente che in seno all’UE e al Gruppo Friends of Democratic Pakistan. Nell’occasione è stato firmato un MoU di collaborazione nel settore della difesa e si è tenuta, alla presenza dell’On. Ministro e del Vice Ministro Urso, oltre che dello stesso Zardari, una tavola rotonda con i più qualificati rappresentanti del mondo economico italiano e delle associazioni di categoria. Nuovo slancio alle relazioni economiche verrà dalla Commissione Mista che si riunirà ad Islamabad nel prossimo autunno, sotto la Presidenza del Ministro Scajola.

L’impegno politico dell’Italia nei confronti della Regione si sviluppa anche in ambito G8: sotto la nostra presidenza abbiamo infatti rilanciato l’Iniziativa di dialogo Afghanistan-Pakistan (già avviata sotto la Presidenza tedesca nel 2007 e ripresa da quella giapponese nel 2008) e promosso la sessione di outreach di Trieste (25-27 giugno 2009), che ha rilanciato il ruolo della cooperazione regionale e della collaborazione tra Kabul e Islamabad, per la stabilizzazione dell’Afghanistan e dell’intera area.Vi hanno partecipato, con i Ministri degli Esteri del G8, di Pakistan e Afghanistan, anche i grandi attori della Regione ed altri paesi in grado di contribuire al dialogo ed alla collaborazione tra Kabul ed Islamabad, oltre che organismi internazionali e regionali.

2. Relazioni economiche e commerciali

L’interscambio bilaterale è notevolmente cresciuto negli ultimi anni arrivando a superare nel 2009, per il secondo anno consecutivo, il miliardo di euro. Le nostre esportazioni, trainate dal comparto elettrico e dalla fornitura di elicotteri e parti per aeromobili, hanno superato i 600 milioni di euro, massimo storico, con un incremento dell’11,6% sul 2008. In calo, invece, le nostre importazioni, scese a 422 milioni (-14,6% ). La bilancia commerciale si è pertanto chiusa con un saldo a nostro favore per oltre 180 milioni di euro.

Il nostro Paese è al secondo posto nella classifica dei principali fornitori comunitari del Pakistan (con una quota che sfiora il 2%[9]sul totale importato), alle spalle della Germania (4,2%) e davanti al Regno Unito (1,9%). Sul fronte opposto, l’Italia risulta essere il terzo acquirente comunitario (2,9% sul totale esportato dal Pakistan), dopo il Regno Unito (5,8%) e la Germania (3,8%). Complessivamente, siamo il terzo partner commerciale del Pakistan in ambito UE (5% del totale del commercio pakistano), dopo Germania (8%) e Regno Unito (7,7%).

Il tessile‑abbigliamento domina la composizione dei nostri acquisti dal Pakistan con oltre il 65% del totale tra filati e tessuti (in maggioranza), vestiti ed accessori, biancheria per la casa, maglieria. Per contro, oltre la metà delle nostre esportazioni verso il Pakistan è rappresentata da prodotti meccanici e mezzi di trasporto. Nel prossimo futuro, le esportazioni italiane potrebbero soffrire a causa della debolezza della rupia, svalutatasi del 28,5% sull’euro negli ultimi due anni (e del 26% sul dollaro), fenomeno  che potrebbe portare ad un riorientamento delle scelte di acquisto pakistane – specie per tecnologie non particolarmente sofisticate – verso fornitori qualitativamente meno validi ma in grado di offrire vantaggiose condizioni di prezzo e di assistenza post-vendita. Il tale quadro assume rilievo l’accodo di libero scambio siglato dal Pakistan con la Cina nel novembre del 2006, che include anche i prodotti della meccanica.

 

INTERSCAMBIO ITALIA/PAKISTAN

(in milioni di Euro)

 

2005

2006

2007

2008

2009

 

Interscambio

865,9

966,9

975,0

1.036,9

1.027,7

 

Esportazioni

456,9

539,8

517,8

542,1

605,1

 

Variazione %

+20,5%

+18,1%

-4,1%

+4,7%

+11,6%

 

Importazioni

409,0

427,1

457,2

494,8

422,6

 

Variazione %

-3,2%

+4,4%

+7,0%

+8,2%

-14,6

 

Saldo

+47,9

+112,7

+60,6

+47,3

+182,5

 

Fonte: ISTAT

 

 

INTERSCAMBIO ITALIA‑PAKISTAN 2009 (dati ISTAT)

IMPORTAZIONI ITALIANE

% su tot.

ESPORTAZIONI ITALIANE

% su tot.

1. tessuti, articoli abbigliamento, biancheria casa, filati e maglieria

65,1%

1. prodotti meccanici e mezzi di trasporto

50,8%

2. materie plastiche

9,3%

2. prodotti dell’elettronica e strumenti di precisione

24,3%

3. cuoio

5,9%

3. prodotti chimici

9,1%

4. zuccheri, preparazioni a base di zucchero e miele

2,5%

4. prodotti della metallurgia

8,1%

 

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO ITALO‑PAKISTANO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO

 

2006

2007

2008

2009

 

Export verso il Pakistan sul totale delle esportazioni italiane

0,17%

0,14%

0,15%

0,21%

 

Importazioni dal Pakistan sul totale delle importazioni italiane

0,12%

0,12%

0,13%

0,14%

 

Fonte:  ISTAT

 

3. Investimenti italiani e prospettive di penetrazione del mercato

Gli investimenti italiani in Pakistan sono ancora al di sotto delle potenzialità e le prospettive per un loro ampliamento continuano a essere fortemente condizionate dal clima di insicurezza che si registra nel Paese, oltre che dalle ancora insufficienti garanzie legali offerte agli investitori stranieri, dai fenomeni di corruzione e dall’arretratezza delle infrastrutture, soprattutto in campo ferroviario e aereo [10].

Tra i nostri investimenti in loco spiccano quelli nel settore energetico: l’Eni, in particolare, è il primo produttore straniero di gas in Pakistan ed è proiettato verso lo sviluppo di nuovi progetti in tutta la filiera del petrolio e del metano (dai giacimenti fino ai distributori di carburanti). Significative opere infrastrutturali sono state realizzate negli anni passati da Ansaldo (due centrali elettriche), Impregilo (la più grande diga del Pakistan), Astaldi e Guerrino Pivato (attualmente impegnata in un’importante opera stradale), ABB (stazione di compressione gas). La Saipem ha progettato un enorme impianto di urea nel Sindh per il quale la Nuovo Pignone (ora General Electric) ha fornito turbine e compressori. Nel settore manifatturiero spiccano la Landi Renzo (kit per autotrazione a metano), New Holland (trattori con marchio FIAT) e Maxco (abbigliamento). Di recente, la Novartis Italia ha avviato un progetto di produzione di vaccini in Pakistan (nuove opportunità potrebbero aprirsi anche nelle biotecnologie), mentre il Gruppo Angelini ha costituito una società in loco per la produzione di farmaci. Il Gruppo Finmeccanica è tradizionalmente presente nel settore difesa con i vari marchi (anche attraverso impianti in loco) e il Pakistan è un importante cliente della nostra industria del settore.

In prospettiva, le maggiori opportunità per nuove collaborazioni economiche e di investimento, nonché per l’esportazione di macchine italiane, potrebbero aprirsi nei settori dell’energia (rinnovabile e tradizionale) e delle infrastrutture, dell’agricoltura e agro-industria (con particolare riguardo alla produzione dell’olio di oliva, settore nel quale lo IAO di Firenze ha avviato interessanti progetti), marmo e pietre dure (dove già esiste una collaborazione con Assomarmomacchine e con Verona Fiere), tessile, del cuoio, del legno e delle biotecnologie.

Al fine di incentivare la nostra presenza nel Paese, è prevista ad Islamabad a fine settembre la Seconda Sessione della Commissione Mista economica bilaterale (nell’occasione potrebbe svolgersi anche una missione imprenditoriale a cura del MiSE), che potrebbe essere preceduta dalla vista della Ministra dell’Economia e delle Finanze, Rabbani Khar [11]. In gennaio è inoltre pervenuto un invito dal Primo Ministro Gilani al Presidente Berlusconi per effettuare una visita in Pakistan finalizzata all’intensificazione della collaborazione economica. Da notare che su tale aspetto si è incentrata anche la recente visita in Pakistan del Vice Ministro per l’economia e le finanze, Vegas (19-21 febbraio 2010).

E’ inoltre prevista a breve la firma di una intesa tra l’ICE e l’analoga istituzione pakistana (TDAP) che potrà dare ulteriore concretezza alla comune volontà di rafforzare le relazioni economiche.

4. Cooperazione nel campo della Difesa

I rapporti anche in questo campo sono molto buoni e tale fattore, dato il peso politico delle FFAA pakistane, è di particolare rilevanza. La firma del Memorandum di cooperazione nel campo della Difesa, avvenutain occasione della visita a Roma del Presidente Zardari, assicurerà, una volta in vigore, un’adeguata cornice giuridico-istituzionale per l’ulteriore progresso dei programmi di cooperazione industriale tra i due Paesi, nonché per l’intensificazione di contatti tra le rispettive Forze Armate (es. CASD, corsi ufficiali, etc). Nel 2007, il Pakistan è stato il primo cliente non NATO della industria italiana della difesa, grazie alla decisione di dotarsi del sistema di difesa anti-aerea SPADA 2000 Plus di MBDA (consorzio EADS-BAE Systems-Finmeccanica), dal valore di 415 milioni di euro. Soddisfazione anche per la partecipazione di ufficiali pakistani ai corsi del CoESPU di Vicenza e per il perdurante contributo pakistano alle missioni di pace dell'ONU.

5. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

Gli strumenti della cooperazione di settore risiedononell’Accordo di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica del 2005, già ratificato dall’Italia[12]. Il Programma Esecutivo,  firmato nel 2006, ha individuato 9 progetti di cooperazione, di cui 7 per la mobilità dei ricercatori (ambiente, nanoscienze, tecnologie dell’informazione, ricerca oceanografica, tecnologie applicate al patrimonio culturale) e due progetti nel settore ambiente (per l’anno corrente, i due progetti sono stati sostenuti con un contributo MAE di 180.000 euro). Risalgono inoltre al 2006 due MOU per favorire la collaborazione in sismologia ed in vari settori di rilevanza scientifica e tecnologica.

Archeologia: nostre missioni archeologiche operano in Pakistan da oltre 50 anni, grazie all’ISIAO, presente soprattutto nella valle dello Swat (civiltà pre-islamica del Gandhara). Per il 2010 la DGCP ha destinato 6.000 euro per il progetto ISIAO nella suddetta area.

Borse di Studio: 72 mensilità offerte per il 2009-2010 (Euro 700)  rinnovate per il 2010-11.

Diffusione della lingua italiana: attualmente l’italiano viene insegnato in 4 Università pakistane (la National University of Modern Language di Islamabad, l’Università di Karachi – dove opera un Lettore ministeriale – la Punjab University e la Beaconhouse University, entrambe a Lahore).

6. Questioni migratorie

La comunità pakistana legalmente residente nel nostro Paese è di circa 40.700 persone (10.700 circa i minori di 14 anni). Esiguo il numero (una novantina) dei detenuti pakistani nelle nostre carceri, a testimonianza di una comunità poco problematica. La collaborazione con le Autorità di Islamabad per il rimpatrio di propri connazionali irregolari in Italia, è buona. In tale contesto e’ da segnalare che l’Unione Europea ha recentemente (ottobre 09) firmato un Accordo di riammissione con il Pakistan. Per la prima volta nel Decreto Flussi 2004 e quindi negli analoghi Decreti successivi è stata concessa una quota riservata a favore di 1.000 lavoratori pakistani non stagionali. Nel 2007, per la prima volta i cittadini pakistani hanno potuto concorrere nella quota d’ingresso per lavoro stagionale (il Paese è stato riconfermato nella lista dei beneficiari anche nel decreto stagionale 2010).

I visti rilasciati a Islamabad e Karachi sono pressoché raddoppiati negli ultimi 4 anni. La crescita riguarda soprattutto i visti per ricongiungimento familiare e lavoro, a conferma di un flusso sempre più regolare d’immigrati pakistani.

7. Situazione debitoria

L’Italia era nel 2001 il settimo creditore bilaterale del Pakistan (190 milioni USD). Tale debito –già ristrutturato in sede di Club di Parigi nel 2003- ammonta oggi a € 15,6 milioni circa, interamente per crediti commerciali.

I crediti di aiuto sono stati infatti in parte cancellati (€ 80 milioni, già dopo l’emergenza profughi dall’Afghanistan post 11 settembre 2001) ed in parte convertiti (nel 2006, a seguito terremoto del 2005).

Tale ultima conversione (debt swap) ammonta a circa € 80 milioni dadestinare alla realizzazione di progetti sociali (agricoltura, sanità, istruzione, infrastrutture di base), soprattutto nelle aree più arretrate del paese (North West Frontier Province, Northern Areas, Baluchistan, FATA). L’individuazione definitiva dei progetti spetta ad un Comitato congiunto (le cui linee guida sono state concordate e firmate nel dicembre 2008), che nel luglio 09 ha approvato i primi 11 progetti finanziabili (32 milioni di euro di ammontare), ora in fase di avvio/esecuzione. E’ stato concordato, nell’occasione, di utilizzare almeno 10 milioni di dollari (6,62 milioni di euro) per progetti, da identificare congiuntamente, da realizzare nella provincia del Malakand per la ricostruzione, il rientro e l’assistenza agli sfollati e lo sviluppo dell’area (già approvato un progetto per 8,7 milioni di dollari per sostegno al settore agricolo). Nuovi progetti saranno approvati nella prossima riunione del Comitato prevista in giugno p.v. La gestione operativa delle attività di conversione è demandata ad una Unità Tecnica di Supporto, co-diretta da un esperto italiano (Dr. Marchetti).

8. Cooperazione allo sviluppo

L’intervento più importante sotto il profilo finanziario realizzato negli ultimi anni dalla nostra Cooperazione in Pakistan riguarda la ristrutturazione debitoria che ha permesso di azzerare, in due tranche, 160 milioni di euro derivanti da crediti di aiuto (vedi sopra).

In occasione della Conferenza dei Donatori per il Pakistan, svoltasi a Tokyo nell’aprile 2009, l’Italia ha annunciato nuovi programmi di sviluppo per 62 milioni di euro in settori prioritari quali lo sviluppo rurale e il microcredito (40 milioni), la formazione professionale (20 milioni) e l’agricoltura (olio di oliva, 2 milioni), con una concentrazione geografica nelle aree tribali di confine con l’Afghanistan. Tutti e tre i programmi sono già stati approvati dal Comitato Direzionale e si attendono da tempo le risposte pakistane per la finalizzazione dei relativi MoU attuativi. Peraltro, per una delle tre iniziative previste (sviluppo rurale e microcredito) è stata di recente, e inaspettatamente, chiesta da Islamabad una significativa modifica nella struttura del programma che è attualmente all’esame della DGCS . In luglio è stata altresì deliberata l’apertura dell’Ufficio Tecnico di Cooperazione (UTL) a Islamabadche dovrebbe diventare operativo nelle prossime settimane. E’ anche allo studio la partecipazione (4 milioni di euro) al Trust Fund per le aree di frontiera  gestito dalla Banca Mondiale ed approvato dai Friends of Pakistan a New York nel settembre scorso.

L’Italia ha poi risposto in modo rapido e comparativamente sostanzioso alla grave emergenza umanitaria generata dai combattimenti nelle aree di frontiera tra esercito e talebani, dapprima con interventi diretti (2 voli umanitari) e contributi alle NU e al CICR per una somma totale di 4,6 milioni di euro e, successivamente, con un contributo di 3,1 milioni di euro per interventi di protezione dei bambini e delle donne (con UNICEF e UNIFEM)e 1,35 milioni di euro a donoper un progetto affidato allo IAO per il sostegno alla produzione a commercializzazione dei prodotti orto-frutticoli nello Swat.

Lo sviluppo delle attività economiche e degli investimenti rappresenta un altro aspetto dell’approccio italiano al Pakistan. Al riguardo, è stata avviata una linea di credito della cooperazione italiana di 7,75 milioni di euro a sostegno delle PMI pakistane destinata a finanziare l’acquisto di macchinari dall’Italia e relativo training nei settori marmo, gioielleria e pietre preziose, pelletteria e agroalimentare. Per tale iniziativa è stato anche approvato un finanziamento a dono pari a 1,4 milioni euro a favore dell’UNIDO per attività di assistenza tecnica (costituzione a Lahore di una Investment Promotion Unit presso SMEDA [13], in collegamento con UNIDO e la SME Bank pakistana).

A questi assi prioritari si aggiungono interventi ordinari a dono in corso per un totale di circa 5,5 milioni di euro nei settori dello sviluppo rurale nel Belucistan e nelle FATA e ambientale (progetti nel Karakorum Park) e per l’emergenza post-terremoto.

 

9. Scambio di visite

Dal 19 al 21 febbraio 2010 si è recato in Pakistan il Vice Ministro per l’economia, Vegas, accompagnato dal Presidente del CNR, Majani e da una delegazione del Politecnico di Milano (incontri con Primo Ministro Gilani e con vari Ministri economici). Precedentemente si era recato in Pakistan il Ministro Frattini (ottobre 08, incontri con Presidente Zardari, Primo Ministro Gilani e Ministro degli Esteri Qureshi), mentre pochi giorni dopo, il Presidente Berlusconi aveva incontrato il suo omologo Gilani a margine del Vertice Asia-Europa a Pechino.

Il 28 settembre 2009 è giunto in Italia il Presidente Zardari accompagnato da un’ampia delegazione che includeva il Ministro di Stato per gli Investimenti Mandviwalla. Quest’ultimo aveva già visitato il nostro Paese nel novembre 2008 incontrando i vertici di diverse imprese ed enti italiani (ENI, Fincantieri, Finmeccanica, Verona Fiere, ecc), oltre che all’allora Sottosegretario alle Finanze, Vegas.

Nel corso del 2009 è inoltre venuto due volte il Ministro degli Esteri Qureshi: in febbraio (riunione ministeriale sulla riforma del CdS delle NU) e in giugno (Trieste, riunione G8). Nel maggio dello stesso anno, è giunto il Ministro della Sanità per discutere con il Vice Ministro alla Salute Fazio nuove collaborazioni nel settore medico e farmaceutico.

Da ricordare, che nel maggio 2007 si era recato in Pakistan l’allora Ministro D’Alema (primo tra i nostri Ministri degli Esteri in oltre venti anni), mentre tra il 2001 ed il 2006 numerose sono state le visite a livello di Sottosegretario (On. Boniver e On. Vernetti).

Si segnalano, infine, le visite in Italia dell’allora Presidente Musharraf (settembre 2004) e quella dell’allora Primo Ministro Aziz (luglio 2005).

 


10. Principali accordi intergovernativi firmati

 

FIRMA

IN VIGORE

Accordo sui servizi aerei

05/10/1957

15/07/1961

Convenzione per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito

22/06/1984

27/02/1992

Accordo per la cooperazione economica e finanziaria

7/10/1984

7/10/1984

Accordo per la promozione e protezione degli investimenti

19/07/1997

22/06/2001

MoU per la cooperazione nel campo della difesa

30/09/2009

Iter ratifica in corso

Accordo per la concessione di un soft loan di Euro 7,75 milioni per l’attuazione di una linea di credito a sostegno del settore privato

14/07/2005

07/03/2006

Accordo per la ristrutturazione del debito, applicativo dell’Intesa multilaterale del Club di Parigi del 23.01.2001 (con liste debitorie)

15/06/2001

17/01/2003

Accordo bilaterale di ristrutturazione del debito,applicativo dell’Intesa multilaterale del Club di Parigi del 13.12.2001

24/02/2003

23/06/2003

Scambio di Note per la cancellazione del 50% dei crediti di aiuto ristrutturati con l’Accordo bilaterale del 24/2/2003

07/06/2004 e 03/09/2004

03/09/2004

Accordo di conversione per il restante 50% dei crediti di aiuto ristrutturati con l’Accordo bilaterale del 24/2/2003 

04/11/2006

14/05/2007

M.O.U. per l'implementazione del Programma italiano di Emergenza a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Pakistan

03/11/2006

03/11/2006

Nuovo accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica [14]

10/11/2005

Manca la ratifica pakistana

Programma esecutivo di Cooperazione Culturale Scientifica e Tecnologica per gli anni 2006-2008

04/11/2006

04/11/2006

Accordo sulla lotta contro il traffico di stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori

29/09/2004

Manca la ratifica pakistana

Accordo per la  riammissione degli immigrati in posizione irregolare e relativo Protocollo attuativo

Siglato 21/03/2000

NO

Accordo di cooperazione in materia di turismo

29/09/2004

Manca la ratifica italiana

 


 

Principali intese firmate tra Ministeri

 

FIRMA

IN VIGORE

MoU sulla cooperazione politica tra il Ministero degli Esteri italiano e pakistano

14/07/2005

14/07/2005

MoU tra MIUR e Presidente della Commissione Istruzione Superiore in materia di ricerca nei settori scientifico e tecnologico

07/03/2006

07/03/2006

MoU tra MIUR e Presidente della Commissione Istruzione Superiore relativo al settore della ricerca sui terremoti

07/03/2006

07/03/2006

Dichiarazione di Intenti tra il Ministero degli Esteri italiano e l'Higher Education Commission pakistana

04/11/2006

04/11/2006

MoU sulla cooperazione sui sistemi di difesa tra il Ministero della Difesa italiano e pakistano

09/07/1990

09/07/1990

 

 

 

 


L’evoluzione del quadro politico e l’impegno italiano
in Pakistan
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

Il Governo democratico pakistano, nonostante residue ambiguità, sta conducendo un’efficace e difficile lotta contro i talebani nelle aree di frontiera con l’Afghanistan, azione che ha ripercussioni positive sul teatro afgano e per il consolidamento democratico in Pakistan. Le conseguenze di tale azione sono pesanti per il Governo, le forze di sicurezza e la popolazione civile, come testimoniano i continui sanguinosi attentati terroristici che colpiscono le principali città del Paese. La campagna militare è di straordinaria importanza in proiezione regionale, soprattutto ora che si è focalizzata nel sud Waziristan, da cui partono e sono pianificati attacchi alle forze ISAF in Afghanistan. L’azione pakistana, se coronata da successo, rappresenterebbe una boccata di ossigeno per gli Stati Uniti e gli alleati e consentirebbe di affrontare la riconciliazione afgana da una posizione di forza.

Gli USA, forti dell’ingente pacchetto di assistenza economica e militare offerto al Governo Zardari, esortano comunque il Governo pakistano a fare di più anche contro i talebani afgani presenti nelle aree di frontiera con l’Afghanistan (e non solo contro i talebani pakistani) e contro tutte le formazioni terroristiche presenti nel Paese (approccio non selettivo), mentre continuano gli attacchi mirati con i droni, che non mancano di suscitare le proteste del Governo pakistano (nonostante risulti una collaborazione per alcuni di essi) e di un’opinione pubblica profondamente antiamericana. E’ da registrare al riguardo che non sono venute del tutto meno le ambiguità di chi, a Islamabad, vede i talebani afgani come argine all’influenza indiana e considera i gruppi militanti anti-indiani come pedina irrinunciabile per la questione Kashmira.

La Conferenza di Londra sull’Afghanistan ha visto le Autorità pakistane ribadire il loro favore nei confronti del processo di reintegrazione e riconciliazione, dichiarandosi pronte a sostenere soluzioni diverse da quella militare per la conclusione del conflitto afgano. Islamabad ha ribadito l’importanza della presenza militare americana dal lato afgano del confine e l’esigenza che questa non cessi prematuramente, ad evitare un vuoto di potere o una situazione di caos che andrebbe a danno dello stesso Pakistan. Le Autorità pakistane si sono proposte per essere incluse nel processo di riconciliazione con i leader talebani, auspicando un maggior ruolo dei paesi confinanti nelle dinamiche di stabilizzazione dell’Afghanistan ed evidenziando come tale outreach non dovrebbe riguardare l’India in quanto Paese non confinante.

L’”ossessione” pakistana di avere un “Governo amico” a Kabul potrebbe tuttavia portare a ingerenze indebite nel processo politico afgano tese a favorire componenti talebane e pashtun, con verosimili conseguenze negative. Grazie al rinnovato rapporto con gli USA, il Governo pakistano ha comunque ottenuto il riconoscimento internazionale del suo ruolo di parte della soluzione e non del problema afgano. I suoi rapporti con Kabul sono in netto miglioramento e si basano su questioni concrete di comune interesse, come lo sviluppo e l’interconnessione delle aree di frontiera. In questa prospettiva, sembrano sussistere le condizioni affinché il ruolo quasi inevitabile che il Pakistan può svolgere nel processo di riconciliazione afgano sia costruttivo e responsabile, grazie anche alla riapertura del canale di dialogo con l’India.

Da parte indiana, si teme che la concentrazione di forze contro i talebani comporti un allentamento delle briglie sui movimenti estremisti anti-indiani. Al riguardo, è da rilevare l’apertura del Governo Singh per normalizzare i rapporti con Islamabad nella consapevolezza che gli sviluppi in Afghanistan impongono all’India uno sforzo per facilitare la cooperazione regionale. Anche da parte pakistana si auspica che New Delhi non interrompa gli sforzi di riavvicinamento, affinchè venga meno quella che il Pakistan continua a percepire come la minaccia principale alla propria sicurezza, ossia la minaccia egemonica indiana. I temi che la configurano sono, oltre alla nota questione del Kashmir e all’Afghanistan, il problema delle fonti d’acqua della regione, e quello non meno delicato dell’equilibrio nucleare e degli armamenti convenzionali.

Da ultimo, in occasione del vertice SAARC in Bhutan, il premier Gilani ha incontrato il suo omologo indiano Singh, e i due sembrano aver posto le condizioni per un rilancio del dialogo. Pur avendo ribadito che il terrorismo resta la preoccupazione principale per New Delhi, e che si continuano a volere segnali effettivi di repressione dei gruppi fondamentalisti anti- indiani in Pakistan, Singh ha convenuto che i prossimi incontri bilaterali includano un’agenda più ampia, tale da soddisfare le aspettative di Islamabad. Quale corrispettivo, Gilani avrebbe dato assicurazioni sulla volontà del Governo di lottare contro il terrorismo, ed accettato di lasciar cadere questioni di definizione; per il momento non si dovrebbe quindi parlare di “dialogo composito”.

Il Governo pakistano è altresì chiamato ad attuare un’imponente opera di ricostruzione materiale e sociale nelle aree colpite dagli scontri e dal dramma degli sfollati e, più in generale, a promuovere lo sviluppo economico delle zone rurali e depresse del Paese. Si tratta di un’azione necessaria e impellente per creare un consenso popolare che permetta il coinvolgimento della base sociale nelle riforme e per rompere il circolo vizioso della povertà che alimenta l’estremismo e fornisce manodopera alla militanza armata. Il Governo, insieme alle Forze Armate, deve insomma portare avanti programmi di riforma (giustizia e fisco in primis) e risanamento economico. In tale contesto è da valutare positivamente la recente riforma costituzionale, caratterizzata da due aspetti principali: il primo è la trasformazione dello Stato in forma federale, e la concessione di una certa autonomia alle province periferiche del Paese (Beluchistan, Gilgit-Baltistan, Khyber- Pakhtunkhwa). Il secondo concerne il ripristino dell’importanza centrale del Parlamento e l’attribuzione di maggiori poteri al Primo Ministro Gilani rispetto al Presidente, i cui poteri vengono ridimensionati. Sul piano politico, sarebbe auspicabile un maggiore spirito di collaborazione tra maggioranza ed opposizione, volto a far maturare le istituzioni democratiche.

Il processo democratico incarnato da Zardari, Presidente che mostra pragmatismo nei rapporti con l’opposizione di Sharif, è ritenuto meritevole di appoggio, nonostante problemi di corruzione e una crescente opposizione del potente movimento dei giudici ne abbiano intaccato la figura; è comunque un processo che si pone quale contraltare dell’ambiguo potere dei militari e possibile catalizzatore di cambiamento e sviluppo.

 

L’impegno italiano in Pakistan

In occasione della Conferenza dei Donatori per il Pakistan, svoltasi a Tokyo il 17 aprile 2009, l’Italia ha annunciato nuovi programmi di sviluppo per 62 milioni di euro in settori prioritari quali lo sviluppo rurale e il microcredito (40 milioni), la formazione professionale (20 milioni) e l’agricoltura (olio di oliva, 2 milioni), con una concentrazione geografica nelle aree tribali di confine con l’Afghanistan. Le lentezze pakistane non consentono tuttavia l’avvio dei programmi.

Stiamo inoltre finalizzando la conversione del debito di 80 milioni di euro, da utilizzare per progetti di sviluppo e ricostruzione. Il relativo Comitato congiunto ha approvato i primi 11 progetti finanziabili (32 milioni di euro di ammontare), ora in fase di avvio. E’ stato concordato di utilizzare almeno 10 milioni di dollari per progetti da realizzare nella provincia del Malakand: approvato a fine dicembre, in questo quadro, un progetto per 8,7 milioni di dollari per un intervento nel settore agricolo.

I combattimenti nelle aree di frontiera tra esercito e talebani nel 2009, hanno generato una grave emergenza umanitaria (oltre 2 milioni di sfollati). L’Italia ha risposto con interventi diretti (2 voli umanitari) e contributi all’ONU e al CICR per una somma di 4,6 milioni di euro. A questi si sono aggiunti 3,1 milioni di euro per interventi di protezione dei bambini e delle donne (con UNICEF e UNIFEM)e 1,35 milioni di euro a donoper un progetto affidato allo IAO per il sostegno alla produzione a commercializzazione dei prodotti orto-frutticoli nello Swat.

Per il 2010, è in programmazione un contributo di 4 milioni di euro al Trust Fund per le aree di confine con l’Afghanistan (Malakand Strategy), che sarà gestito dalla Banca Mondiale e di cui si dovrebbe cercare di accelerare l’attivazione. 

Sul piano politico, attraverso l’Inviato Speciale del Ministro per l’Afghanistan e Pakistan, Amb. Iannucci, siamo portatori, nel quadro del Gruppo Friends of Democratic Pakistan, di un messaggio di urgenza negli aiuti e dell’opportunità di incrementare l’assistenza al Governo di Islamabad.

La visita del Presidente Zardari a Roma a fine settembre, con gli incontri con il Presidente della Repubblica Napolitano, il Presidente del Consiglio Berlusconi ed il Ministro Frattini, ha consentito di suggellare al massimo livello l’appoggio politico e strategico che il nostro Paese sta assicurando, sia bilateralmente che in seno all’UE e al Gruppo Friends of Democratic Pakistan, al Governo pakistano. Firmato in tale occasione il MoU di cooperazione nel campo della difesa, che conferma gli eccellenti rapporti in questo settore ed apre nuove opportunità.

Le nostre relazioni economiche e commerciali sono in crescita, ma resta un forte potenziale in settori come l’agro-industria, il marmo e le pietre preziose, il cuoio, il tessile, l’energia, le infrastrutture e le biotecnologie. A questi temi abbiamo dedicato una tavola rotonda, il 29 settembre 2009 alla Farnesina, alla presenza del Presidente Zardari, del Ministro Frattini e del Vice Ministro Urso e di qualificati rappresentanti del mondo economico italiano e delle associazioni di categoria. In autunno dovrebbe tenersi la Commissione economica mista, a Islamabad.

A livello comunitario, l’Italia ritiene opportuno dare un segnale politico ad Islamabad, sia sul piano del dialogo politico (il Vertice UE-Pakistan si è svolto il 4 giugno scorso), sia in tema di maggiore apertura del mercato comunitario ai prodotti pakistani (avvio a lungo termine dei negoziati del Free Trade Agreement e attenzione alla richiesta di accesso al GSP+), indispensabile per lo sviluppo economico del Paese.

 


Le forze politiche pakistane di fronte ai problemi del Paese

La transizione dal regime militare a un governo democratico, capace di raccogliere la fiducia dei cittadini per la sua capacità di affrontare e gestire le numerose crisi che affliggono il Pakistan, si sta rivelando più lunga e difficile del previsto.

La nuova dirigenza (e soprattutto i rappresentanti del partito di maggioranza relativa, il Partito del popolo pakistano- PPP, che occupano le principali cariche dello Stato), non riesce a definire e a seguire una linea politica coerente, adeguata alla delicatezza del momento.

Il presidente Asif Ali Zardari, in carica dal 6 settembre 2008, manca di quella visione strategica che dovrebbe avere il leader di un Paese in cerca di stabilità e con le sue iniziative o le sue incertezze spesso è la causa principale delle tensioni che agitano gli ambienti politici  e istituzionali. Egli deve confrontarsi con il suo passato e soprattutto con le accuse di corruzione che hanno sempre accompagnato il suo cursus honorum, offuscando la sua immagine sul piano interno e internazionale. In queste condizioni diventa l’anello debole di un sistema di potere che vede la Corte suprema e il suo presidente, Iftikhar Mohammad Chaudhry, assumere un ruolo sempre più forte, che potrebbe finire con il danneggiare la corretta dialettica democratica e i rapporti tra le varie istituzioni dello Stato.

L’opposizione, ed in particolare la sua componente più attiva rappresentata dalla Lega musulmana pakistana- Nawaz (PML-N) di Nawaz Sharif, è divisa tra la tentazione di incalzare Zardari per costringerlo a rassegnare le dimissioni o far emergere l’illegittimità della sua posizione ed il richiamo al senso di responsabilità, che consiglia di evitare una crisi di cui potrebbero beneficiare solo le forze ostili alla democrazia.

La debolezza del quadro politico coincide con una fase assai delicata della vita del Pakistan, che sente ancora pesantemente la crisi economica e deve lottare contro gruppi eversivi che con ferocia e determinazione perseguono il rovesciamento delle istituzioni democratiche, nonostante i duri colpi subiti negli ultimi mesi con le operazioni dell’esercito nelle Federally Admistered Tribal Areas (FATA) e nella North Western Frontier Province (NWFP) e con gli attacchi dei drone statunitensi.

La concretizzazione di ipotesi di soluzione negoziale del conflitto afghano potrebbe fornire al Pakistan l’opportunità di affermarsi come fattore di stabilità nell’intera regione facendo valere i legami dei suoi apparati intelligence e di sicurezza con il movimento taliban e gli altri gruppi impegnati nello jihad in Afghanistan. Tuttavia, il governo non riesce a esprimersi con una azione efficace e credibile ma si limita ad appelli generici e a impegni assai vaghi, lasciando che siano i vertici militari a diventare gli interlocutori più credibili dell’Amministrazione di Washington, che ha bisogno di un partner affidabile per portare avanti la sua strategia.

L’inadeguatezza dell’esecutivo di Islamabad di fronte alle sfide interne ed esterne costituisce anche un ostacolo alla ripresa dei negoziati con l’India per la soluzione dei contenziosi che sono stati la causa di tre guerre tra i due Paesi e di un conflitto di portata più limitata (quello di Kargil, nel 1999). Nuova Delhi teme che la dirigenza pakistana non sia in grado di far rispettare eventuali accordi, che comprenderanno necessariamente impegni seri nel contrasto ai gruppi terroristi che agiscono sia nello Jammu e Kashmir sia sull’intero territorio indiano, in particolare nei principali centri urbani.

 

Il dissidio tra l’Esecutivo e la Corte suprema

Il contrasto tra i due poteri, sempre latente, si è riacutizzato nei mesi scorsi con due sentenze della Corte che hanno annullato, dichiarandone la incostituzionalità, il National Reconciliation Ordinance (NRO) ed un decreto presidenziale sulla nomina di due giudici. Il NRO era stato emanato dall’ex presidente Musharraf a seguito di una lunga trattativa con Benazir Bhutto e prevedeva di fatto una amnistia per reati di corruzione. Creava quindi le condizioni per il ritorno in patria della stessa Bhutto e di suo marito, l’attuale Presidente, che potevano riprendere l’attività politica così come di altri esponenti che in passato erano stati incriminati per quel reato. Dopo il verdetto (16 dicembre), determinato anche dal rifiuto dell’Assemblea Nazionale di votare il NRO, sono stati riaperti i procedimenti giudiziari precedentemente chiusi per l’amnistia.

Il PPP ha tuttavia resistito alle richieste di dimissioni dei Ministri coinvolti sostenendo che essi hanno diritto di difendersi davanti alle Corti, mantenendo il loro incarico. Vi sono stati anche momenti di grave imbarazzo istituzionale, con il divieto imposto al Ministro della difesa, Ahmad Mukhtar, di imbarcarsi all’aeroporto di Islamabad per compiere una visita ufficiale in Cina.

Soprattutto, si è aperta una polemica che ha interessato sia gli ambienti politici che quelli giudiziari sulla legittimità della posizione di Zardari, che secondo molti non avrebbe i requisiti per mantenere la massima carica dello Stato perché inquisito. Tuttavia, altri, e soprattutto il Primo Ministro Yousuf Raza Gilani, hanno ribadito che fino a quando ricopre l’attuale incarico il Presidente gode dell’immunità prevista dall’articolo 248 della Costituzione. Questa posizione è stata accettata, con qualche difficoltà, anche dalla PML-N che, dopo aver dato l’impressione di voler lanciare una campagna per le dimissioni di Zardari ha poi desistito, forse anche su pressione di Washington. Tuttavia, alcuni esponenti del partito risollevano di tanto in tanto il problema cercando se non altro di mettere in difficoltà l’esecutivo, costringendolo alla difensiva.

L’altra sentenza della Corte riguarda una vicenda assai complessa, anche sul piano giuridico, relativa alla nomina di giudici della Corte suprema e delle Alte corti di Giustizia, che spetta al Presidente previa consultazione con il Capo della Corte Suprema, come previsto dall’articolo 177 della Costituzione. Il 13 febbraio scorso Zardari ha firmato un decreto che designava il Capo dell’Alta Corte di Giustizia di Lahore, Khawaja Muhammad Sharif, quale giudice della Corte Suprema; contestualmente, insediava il giudice Saqib Nisar a Capo dell’Alta Corte di Giustizia di Lahore. Dopo poche ore il provvedimento è stato annullato da una Sezione della Corte suprema, appositamente riunita, perché era stato preso senza consultare il Capo della Corte stessa.

Di fatto, Chaudhry aveva già fatto conoscere la sua posizione, indicando per la nomina a giudice della Corte Suprema Saqib Nisar, senza rispettare la prassi consolidata che privilegia per incarichi di questo tipo il principio dell’anzianità di servizio (Saqib Nisar è più giovane di Khawaja Muhammad Sharif). La vicenda si è conclusa con la decisione del Presidente di accogliere le raccomandazioni del Presidente della Corte Suprema, rinunciando in tal modo a ogni ruolo sostanziale nella nomina dei membri delle più alte istituzioni giudiziarie. L’episodio ha rappresentato un altro vulnus al prestigio di Zardari, che è stato anche accusato dall’opposizione di essere la principale minaccia per la democrazia.

Molti hanno visto nelle sentenze della Corte contrarie al governo e alle sue decisioni una incomunicabilità tra Zardari e Chaudhry, dovuta a reciproca antipatia e a storie personali assai diverse. Qualora questa ricostruzione fosse vera, essa avrebbe origine negli ostacoli posti dal governo, e soprattutto dal Presidente, al reinsediamento dello stesso Chaudhry e di altri giudici della Corte Suprema e delle Alte Corti di Giustizia destituiti dal Presidente Musharraf dopo la proclamazione dello Stato d’emergenza nel novembre 2007. Nonostante gli impegni presi nelle trattative per la formazione del governo, di cui era entrata a far parte anche la PML-N, Zardari ha ritardato una decisione che sembrava scontata con la fine del regime militare. Egli evidentemente temeva che l’attivismo e la spregiudicatezza di Chaudhry potessero mettere in pericolo equilibri molto delicati, quali quello creato dal NRO.

Oltre a perdere il sostegno della popolazione, egli ha compromesso anche l’efficacia dell’azione del governo, indebolitosi dopo l’uscita dalla coalizione di maggioranza della PML-N (25 agosto 2008), proprio per l’irriducibilità della posizione di Zardari. Quando infine i giudici sono potuti ritornare ai loro incarichi (16 marzo 2009), i rapporti si erano troppo deteriorati per permettere una normale collaborazione istituzionale. Infatti, il reinsediamento non è stato deciso al termine di un confronto politico, teso ma costruttivo, come dovrebbe avvenire in ogni democrazia, ma a seguito delle manifestazioni organizzate dalle associazioni degli avvocati e dai partiti di opposizione e dalle pressioni pervenute dai vertici militari, dalla società civile e dai governi occidentali (soprattutto Washington e Londra). Nonostante il massiccio schieramento di forze dell’ordine e l’adozione di misure che hanno ricordato quelle attuate dal regime militare in occasioni simili, le autorità non erano riuscite a impedire che centinaia di migliaia di persone scendessero in piazza a sostegno dell’indipendenza del potere giudiziario.

Ugualmente dannoso per la stabilità del quadro politico è il ritardo dell’abrogazione dell’articolo 58(b)2 della Costituzione, entrato in vigore con l’approvazione del 17° emendamento (dicembre 2003), che attribuisce tra l’altro al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento, destituire il Primo Ministro e i Ministri e nominare i vertici delle forze armate. La necessità di un riequilibrio dei poteri dello Stato a favore del governo e del Parlamento è uno dei principi base della Charter of Democracy, approvata da Benazir Bhutto e Nawaz Sharif nel 2006, durante il regime di Musharraf. Anche per questo è difficile giustificare le ragioni del rifiuto di Zardari a cedere una parte delle sue prerogative, che peraltro passerebbero a un altro esponente del suo partito, il Primo Ministro Gilani, che sta progressivamente acquistando una statura nazionale e internazionale, affermandosi come personalità equilibrata, pragmatica e accorta. Le promesse fatte più volte al riguardo non sono state mai mantenute e quando alla fine l’articolo 58(2)b verrà abrogato, molti penseranno che il Presidente è stato costretto a recedere dalle sue posizioni dagli avversari o dalle circostanze politiche.

 

La presenza dei gruppi islamici

I gruppi islamici attivi nel Paese sono soprattutto quelli costituti a partire dal 2003 nelle aree tribali da esponenti radicali pashtun formatisi nella guerra combattuta dai taliban afghani per impadronirsi del potere e per resistere all’intervento militare occidentale della fine del 2001 e che vengono indicati come “taliban pakistani”.

Questi hanno potuto estendere progressivamente il loro controllo o la loro influenza su molte aree delle FATA e della NWFP riuscendo a penetrare anche in altre province, in particolare in quella del Punjab, ove vive il 60% della popolazione pakistana, e nell’area metropolitana di Karachi (capoluogo della provincia del Sindh e importantissimo centro economico e finanziario). Essi hanno stretto alleanza con i gruppi punjabi sorti sul finire degli anni 1980 per combattere contro le forze indiane nello Jammu e Kashmir e che dopo l’avvio di un faticoso processo di normalizzazione tra i due Paesi hanno dovuto ridurre la loro attività nella regione contesa perché il Pakistan si è impegnato a bloccare le infiltrazioni. La risposta dello Stato alla minaccia terroristica è stata inadeguata sia per la mancanza di una chiara volontà politica sia per l’incapacità delle forze di sicurezza di condurre una efficace campagna di counterinsurgency. Le operazioni militari avviate nel corso degli anni, tutte di portata limitata, si sono generalmente concluse senza risultati significativi o con accordi che hanno rappresentato di fatto un cedimento ai militanti.

La lotta contro le forze governative e le istituzioni statali è guidata dal Tehrik Taliban-i- Pakistan (TTP - Movimento degli studenti del Pakistan, costituito il 14 dicembre 2007), che mira allainstaurazione nel Paese di un regime islamico basato su una interpretazione molto rigida dellasharia. Da tale strategia dissentono alcuni comandanti, quali Gul Hafiz Bahadur del NordWaziristan e maulawi Nazir del Sud Waziristan, che hanno ostacolato sinora il consolidamento diun fronte comune e ritengono prioritario lo jihad in Afghanistan, contro le forze straniere e quelledel governo di Kabul. Nel tempo il TTP ha consolidato i suoi legami con al-Qaida e con il supportotecnico e addestrativo della rete di Osama bin Laden ha compiuto numerosi attentati di alto profilo,che hanno provocato migliaia di vittime tra la popolazione civile e le forze di sicurezza. Secondo unrapporto del Pakistan Institute for Peace Studies, nel 2009 sono state 3.021, con un incremento del48% rispetto all’anno precedente.

Il governo di Islamabad accusa il TTP di aver ordito l'assassinio di Benazir Bhutto nel dicembre 2007. Da ultimo, il gruppo terrorista ha rivendicato l’assalto, il 5 aprile, al cordone di sicurezza intorno al Consolato americano di Peshawar, il fallito attentato di Times Square del 3 maggio e la strage in due moschee Lahore, capitale culturale del Pakistan, che ha causato almeno 80 morti e 110 feriti, il 28 maggio. Con riferimento a quest’ultimo eccidio, un analista esperto di gruppi militanti, Rahimullah Yusufzai, ha sottolineato che con questa operazione il Ttp abbia voluto ribadire la sua linea ortodossa fondamentalista, “contraria agli sciiti, agli Ahmadi, e contro le minoranze di ogni genere”'.

Sulla lotta ai gruppi terroristici sono emerse in più occasioni forti tensioni con l’Amministrazione di Washington che ha spesso criticato la debolezza della risposta delle istituzioni pakistane alla minaccia. Gli USA hanno premuto e continuano a premere perché la lotta sia estesa anche ai gruppi che sono impegnati prioritariamente nello jihad in Afghanistan mentre le autorità di Islamabad, soprattutto quelle militari, tendono a distinguere tra taliban buoni e taliban cattivi, identificando questi ultimi in coloro che attaccano obiettivi istituzionali e civili nel Paese.

Inoltre, si sono decise all’azione militare solo quando è apparsa più immediata la minaccia allo Stato e quando si è creato nell’opinione pubblica un sentimento di rifiuto verso gli estremisti. Tuttavia, la dirigenza pakistana ha respinto le sollecitazioni di Washington a lanciare una operazione militare nel Nord Waziristan per distruggere le basi e i centri di comando dei gruppi che combattono in Afghanistan, specialmente di quello comandato da Jalaluddin e Sirajuddin Haqqani. Inoltre, continua a chiedere, almeno ufficialmente, la fine dei raid con i drone2, sostenendo che essi contribuiscono a rafforzare l’atteggiamento anti-statunitense della popolazione rendendo più difficile la cooperazione nella guerra al terrorismo.

 

Le relazioni civili-militari, il nodo dei rapporti India-Pakistan e l’incognita afghana

Le elezioni indiane dello scorso anno hanno visto l’affermazione di una coalizione di centro sinistra di orientamento moderato, guidata dal Partito del Congresso, che ha sconfitto il partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party(BJP) quindi non deve temere un rifiuto del Parlamento ad approvare il rilancio delle relazioni con il Pakistan, anche se la linea di rifiuto del BJP è condivisa da alcuni esponenti della maggioranza. Tuttavia, la dirigenza di Islamabad è indebolita dai suoi problemi giudiziari e non può fare concessioni che sarebbero giudicate dagli avversari come un cedimento di fronte al nemico tradizionale del Pakistan.

Soprattutto, non può alienarsi il supporto degli ambienti militari che mirano ancora, dopo l’insediamento di un governo democratico, a influenzare la politica di difesa e sicurezza del Paese.

Proprio i sospetti reciproci che caratterizzano i rapporti tra il governo e i vertici militari costituiscono un altro fattore suscettibile di aggravare la crisi del Paese. Sembra mancare soprattutto un dialogo costruttivo tra il Presidente e il Capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Ashfaq Pervez Kayani. Gli ambienti militari hanno contestato in più occasioni le iniziative dell’Esecutivo; tra queste, le aperture di Zardari all’India, poco dopo il suo insediamento, e il tentativo di porre sotto controllo civile l’ISI. Il decreto relativo è stato revocato dopo poche ore.

I militari hanno criticato, con un documento approvato in una riunione della Conferenza dei Comandati di Corpo d’armata, la condotta del governo che non è riuscito a far modificare la Legge Kerry-Lugar, con cui il Congresso USA ha stanziato finanziamenti per 7,5 miliardi di dollari, in cinque anni, per aiuti al Pakistan nel settore civile. Essi hanno giudicato una umiliante violazione della sovranità del Paese alcune condizioni poste per l’erogazione dei fondi (tra queste, la fine del supporto ai gruppi estremisti da parte di settore dell’esercito o dell’intelligence e la garanzia che le forze di sicurezza non stiano cercando di sovvertire i processi politici e giudiziari). La posizione dei militari è stata pienamente condivisa dall’opposizione, che in un dibattito all’Assemblea Nazionale ha definito insultante per il Pakistan ogni pagina della legge

È sull’atteggiamento che terrà sul problema afghano che saranno valutate la credibilità e l’affidabilità della classe dirigente del Paese, sia civile che militare. Come già detto, Islamabad, oltre a denunciare le incursioni dei droni statunitensi contro basi e elementi dei gruppi terroristici nelle aree tribali, si è opposta alla richiesta di Washington di condurre una operazione militare nel Nord Waziristan, che questi gruppi hanno trasformato di fatto in un emirato islamico, con una propria amministrazione parallela a quella ufficiale, ma molto più rispettata e temuta di questa. Con la nuova strategia annunciata da Obama nel suo discorso ai cadetti di West Point (1° dicembre 2009) viene ribadito che il successo in Afghanistan è instricabilmente legato alla collaborazione con il Pakistan7.

Alle autorità di Islamabd viene chiesto sia di impegnarsi seriamente per neutralizzare i santuari dei terroristi sul proprio territorio sia di contribuire a convincere i militanti taliban a rinunciare alla lotta armata e ad accettare le offerte di reintegrazione del governo di Kabul. Sinora, le reazioni della dirigenza politica pakistana sono state incerte e poco convincenti, mentre quelle dei militari sono apparse, almeno in questa fase, più concrete. È importante sottolineare in questo contesto il contributo che l’ISI ha fornito per la cattura, a Karachi (l’8 febbraio scorso), del mullah Abdul Ghani Berader, considerato il vice di mullah Omar, per conto del quale dirigeva i lavori del consiglio supremo taliban (rahbari shura). Segnali di cambiamento si potevano notare anche nelle dichiarazioni rilasciate alcuni giorni prima a un gruppo di giornalisti stranieri dal Generale Kayani.

Questi ha assicurato che Islamabad non vuole un Afghanistan “talibanizzato” ma un Afghanistan pacifico, stabile e amico: solo così il Pakistan potrà acquisire la profondità strategica necessaria per la sua sicurezza perché non dovrà temere minacce sul confine occidentale. I due episodi fanno emergere le contraddizioni della classe dirigente pakistana se si ricorda che l’11 gennaio scorso il Primo Ministro Gilani aveva negato la presenza di leader del movimento del mullah Omar sul territorio pakistano e che nel 2008 il Generale Kayani aveva definito Jalaluddin Haqqani uno “strategic asset” per il Pakistan.

È anche da rilevare, in questo contesto, che molti, sia in Afghanistan sia in Occidente, dubitano della reale volontà degli apparati di sicurezza pakistani di dare il loro pieno sostegno alla lotta contro i gruppi che combattono le forze del governo di Kabul e quelle di ISAF/Coalizione internazionale. Il mullah Berader, infatti, era favorevole a colloqui di pace con il governo Karzai e avrebbe approvato i colloqui segreti svoltisi nel corso del 2009 in Arabia Saudita tra rappresentanti del governo afghano e taliban. Non è escluso che egli abbia anche partecipato direttamente ad alcuni incontri. Con il suo arresto, l’ISI, che era stata tenuta fuori dai colloqui, ha voluto inviare un messaggio a tutti gli attori interessati (le autorità afghane e statunitensi e i vertici taliban): il processo di pace non può avere successo senza il suo pieno coinvolgimento. Altri hanno anche ventilato l’ipotesi che il mullah Berader non faceva più parte della rahbari shura, da cui era stato allontanato a seguito di una “purga” decisa dall’ala dura del movimento che ha di recente preso il sopravvento su quella più flessibile. Quindi la sua cattura contribuisce a rafforzare i legami tra l’intelligence pakistana e la nuova dirigenza taliban.

È indubbio, tuttavia, che gli ambienti militari pakistani, e soprattutto l’ISI, potrebbero svolgere un ruolo molto importante nel processo di pacificazione dell’Afghanistan. Molti sono convinti, infatti, che gli americani raggiungeranno alla fine un accordo con il mullah Omar per l’insediamento a Kabul di un esecutivo di coalizione, comprendente anche i taliban, sostenuto dall’India. Addirittura, si paventa il rischio che questo esecutivo possa concedere rifugi sicuri ai taliban pakistani ed esercitare una influenza potenzialmente destabilizzante sulla popolazione pashtun concentrata prevalentemente nelle FATA e nella NWFP.

Le preoccupazioni sono state accresciute proprio dalle notizie che i taliban e il governo di Kabul hanno voluto tener fuori l’ISI dai colloqui segreti che hanno avuto nel corso del 2009 con la mediazione saudita. Alcuni hanno ipotizzato che, per evitare che si realizzi questo scenario, l’ISI potrebbe cercare di far fallire i colloqui di pace. Di fatto, tuttavia, tali timori sembrano inconsistenti perché l’intelligence di Islamabad è in grado, più di qualsiasi altra organizzazione simile di altri Paesi della regione, di influenzare l’atteggiamento dei taliban. Oltre ad avere in Pakistan i loro rifugi e le loro basi addestrative e logistiche, questi possono inoltre utilizzare le strutture sanitarie locali per curare i feriti. Ancora più solidi sono i legami con i vertici, che spesso tengono le loro famiglie in Pakistan e utilizzano passaporti pakistani quando si recano in Arabia Saudita8. L’importanza della “carta pakistana” è stata ribadita di recente anche dal Comandante di CENTCOM, generale Petraeus. In una intervista alla Reuters, pubblicata il 3 febbraio, egli ha dichiarato che le forze pakistane hanno raggiunto al momento un limite riguardo alle dimensioni della campagna di counterinsurgency e ha parlato della necessità per Islamabad di svolgere un ruolo chiave nel portare i taliban al tavolo negoziale, dato i legami storici tra gli ambienti militari e dell’intelligence pakistani e il movimento jihadista.

 Sarà importante per il successo dell’azione del governo poter contare sulla collaborazione con la PML-N sugli aspetti più importanti. Sinora la PML-N ha cercato di sfruttare la debolezza dell’esecutivo e la contraddittorietà degli atteggiamenti del PPP per acquistare una maggiore visibilità proponendosi come unico partito in grado di dare al Paese le risposte che questo si attende. Tale obiettivo è stato in parte raggiunto come dimostrano anche recenti sondaggi che danno in rapida ascesa la popolarità di Nawaz Sharif.

Tuttavia, sono forti nel partito i gruppi che cercano una rivincita sul PPP e spingono per una radicalizzazione dell’opposizione, creando difficoltà al governo in ambito locale, soprattutto nell’Assemblea provinciale del Punjab, in cui la PML-N ha la maggioranza relativa. Le divisioni tra le forze politiche ha fatto fallire il tentativo di rafforzare il controllo del governo sugli organismi di intelligence e sull’esercito perché di volta in volta i partiti politici hanno cercato di utilizzare i militari per raggiungere i loro obiettivi senza preoccuparsi se ciò era rischioso per la democrazia. Ugualmente poco accorta politicamente è la copertura che l’opposizione garantisce agli ambienti legali nella lotta contro il governo senza valutare le conseguenze sulla solidità del sistema democratico, basata su un equilibrio fra i vari poteri dello Stato.

A queste manovre sta facendo riscontro un atteggiamento meno interventista dei vertici militari che, sotto la guida del Generale Kayani, stanno cercando di migliorare la loro immagine pubblica, gravemente compromessa agli occhi della popolazione che lo identificava con il regime autoritario e impopolare di Musharraf. Kayani ha più volte ribadito la sua fedeltà alle istituzioni, confermata dalla decisione di astenersi da ogni iniziativa che potesse sembrare formalmente di appoggio a Musharraf in occasione della vicenda che ha portato alle dimissioni di quest’ultimo (18 agosto 2008).

Quest’ultimo, dopo quasi due anni di esilio a Londra, ha annunciato il 21 maggio scorso di voler tornare in Pakistan per giocare un ruolo politico, senza escludere di candidarsi alle elezioni presidenziali: "Prevedo certamente di tornare in Pakistan per far politica. La questione se mi presenteró alle presidenziali o se voglio diventare primo ministro si porrà piú tardi",  

Un ruolo molto importante per la stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza pakistano può essere svolto dai governi occidentali, che negli ultimi anni hanno seguito con preoccupazione e speranza l’evoluzione della situazione del Paese e l’avvio del processo di democratizzazione. È auspicabile che in futuro gli occidentali, e soprattutto gli USA, evitino gli errori del passato quando hanno attribuito patenti di statista e di liberale a chi non era né l’uno né l’altro e hanno fornito al Paese ingenti aiuti finanziari senza controllare l’uso che ne veniva fatto. Vi è stata inoltre una chiara sottovalutazione della necessità di incrementare l’assistenza nel settore civile, portandola almeno ai livelli di quella a favore degli apparati di difesa e sicurezza. In tale quadro vanno registrate con favore sia l’approvazione della Legge Kerry-Lugar, con le sue condizioni per l’erogazione dei finanziamenti, sia la disponibilità occidentale a sostenere l’istituzione di Reconstruction Opportunity Zones (ROZ) nelle regioni di confine pakistane e afghane per accelerare lo sviluppo economico e sociale e sottrarre le popolazioni locali all’influenza dei gruppi estremisti.

 

 


Rapporti UE-Pakistan
 (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

Come indicato nella relazione annuale dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della PESC, presentata l’8 giugno 2010, il Pakistan è un attore fondamentale nel quadro delle relazioni con l'Afghanistan, e al tempo stesso deve affrontare sfide importanti al suo interno. Oltre al ruolo cardine svolto nelle questioni collegate alla stabilità e alla sicurezza nella regione, l'UE sta impegnando il Pakistan a migliorare la cooperazione su questioni fondamentali come antiterrorismo, la non proliferazione, la lotta alla droga e diritti umani; essa è inoltre disposta a sostenere le iniziative pakistane per quanto riguarda la riforma del settore della sicurezza, lo stato di diritto e le istituzioni democratiche, compreso il sistema elettorale. Secondo l’UE, qui come altrove, lo sviluppo economico sarà anche essenziale per offrire una stabilita a più lungo termine.

Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo

I rapporti tra l’Unione europea e la Repubblica Islamica del Pakistan – che risalgono al 1962 - sono attualmente regolati dal nuovo Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo, firmato il 24 novembre 2001 ed entrato in vigore il 1° settembre 2004.

Il nuovo accordo, che sostituisce il precedente firmato nel 1986, comporta un significativo rafforzamento delle relazioni tra le Parti. In primo luogo, stabilisce che il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici rappresenti la base essenziale per la cooperazione. In secondo luogo, estende in maniera significativa gli ambiti della cooperazione a nuove importanti aree quali ambiente, cooperazione regionale, scienza e tecnologia, droga e riciclaggio del denaro. Infine l’accordo formalizza il dialogo prevedendo incontri regolari su base annuale di una commissione congiunta chiamata ad affrontare i temi principali della cooperazione. Completano l’accordo una dichiarazione congiunta in materia di proprietà intellettuale, industriale e commerciale e un impegno da parte del Pakistan a concludere con l’UE un accordo di riammissione[15].

La conclusione dell’Accordo riflette il riconoscimento dei significativi sviluppi registrati in Pakistan, non soltanto sul fronte interno ma anche per quanto riguarda le relazioni con l’India. In occasione della conclusione dell’accordo l’UE ha annunciato l’intenzione di proporre e sviluppare con il Pakistan un meccanismo di cooperazione sui temi della non proliferazione delle armi di distruzione di massa e della lotta al terrorismo.

Il piano d’azione per l’Afghanistan e il Pakistan

Nell’ottobre 2009 l’UE ha deciso di rafforzare il proprio impegno verso la regione,adottando nel corso della riunione del Consiglio affari esteri un piano d’azione per l’Afghanistan e il Pakistan che, sulla base di una revisione delle esigenze, è inteso a razionalizzare l’approccio europeo e a identificare le politiche prioritarie, d’intesa con i governi locali.

In particolare, per quanto riguarda il Pakistan:

·                il Consiglio ribadisce l'intenzione di rafforzare la nuova relazione strategica dell'UE con il Pakistan. Si compiace per le iniziative adottate dal governo pakistano democraticamente eletto per affrontare le sfide complesse del paese ed esorta il governo ad avviare senza indugio la ricostruzione e lo sviluppo nella parte nord-occidentale del paese, conformemente alla strategia per lo sviluppo del Malakand. Per sostenere lo sviluppo economico del Pakistan, l'UE ha convenuto di intensificare un dialogo specifico al fine di rafforzare in modo significativo la relazione commerciale bilaterale, anche tramite, a lungo termine, un eventuale accordo di libero scambio;

·                secondo il Consiglio un Pakistan stabile, democratico e prospero è anche la chiave per affrontare questioni globali, come l'azione antiterroristica, la non proliferazione, la lotta al narcotraffico e i diritti umani. L'UE intende migliorare la cooperazione con il Pakistan nelle sedi multilaterali per realizzare maggiori progressi su questi temi. L'UE è disposta ad assumere un ruolo di supporto nelle iniziative a guida pakistana per riformare il settore della sicurezza, rafforzare lo stato di diritto e le istituzioni democratiche, compreso il sistema elettorale, incoraggiando così il governo a produrre risultati concreti. In proposito, l'UE e il Pakistan stabiliranno rapidamente un dialogo e una cooperazione regolari sul controterrorismo per rafforzare la capacità di lotta al terrorismo.

Il Vertice bilaterale

Il 4 giugno 2010 si è tenuto il secondo vertice bilaterale UE-Pakistan che, in linea con le indicazioni del Consiglio, ha fornito l’opportunità di rafforzare il dialogo strategico tra le parti. A tal fine, è stato infatti concordato di predisporre un piano quinquennale di impegni su temi politici, economici, di sicurezza e sviluppo che sarà messo a punto sotto la supervisione dell’Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e del ministro pakistano degli affari esteri.

In secondo luogo si è discusso delle sfide che il Pakistan sta affrontando sui versanti economico e della sicurezza. A tale proposito, come risulta dalla nota sugli esiti dell’incontro rilasciata dal Presidente del Consiglio europeo, Herman Von Rompuy, l’UE ha ribadito che sosterrà il Pakistan nei suoi sforzi di creare un’economia stabile e prospera, che è fattore vitale per combattere la povertà e assicurare la stabilità della regione. Nell’occasione l’UE si è impegnata ad aumentare l’aiuto allo sviluppo e umanitario e a esplorare nuove possibilità per rafforzare la cooperazione economica reciproca.

In materia di sicurezza, l’UE ha apprezzato gli sforzi e i sacrifici dell’esercito pakistano lungo la frontiera occidentale e ricordato che UE e Pakistan hanno rafforzato la cooperazione in materia di lotta al terrorismo, in particolare con riguardo a rafforzamento del diritto, lotta alla radicalizzazione e cooperazione giudiziaria. L’UE ha ricordato inoltre il suo impegno di lungo termine in Afghanistan e ribadito che il successo nell’area dipende dal contributo di tutti i soggetti interessati, compreso il Pakistan.

Per quanto riguarda i diritti umani, l’UE ha riconosciuto i passi avanti compiuti con la creazione di ministeri competenti per diritti umani e tutela delle minoranze e la ratifica della convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR). Nello stesso tempo l’UE ha manifestato le sue preoccupazioni per le violazioni dei diritti delle donne e le discriminazioni contro le minoranze religiose.

A tale proposito si fa presente che, come risulta dalla relazione sull’azione dell’UE in materia di democrazia e diritti umani nel mondo, presentata dall’Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza l’11 maggio 2010, l’UE ha sollevato la questione della tutela dei diritti umani in Pakistan anche in altre occasioni. L'UE ha sottolineato in particolare la necessità che il governo pakistano assicuri la tutela dei diritti delle persone appartenenti a tutti i gruppi vulnerabili, comprese le donne, i bambini e le minoranze ed impedisca efficacemente gli episodi di violenza. L'UE ha espresso preoccupazione per i recenti attacchi contro membri di minoranze religiose ed ha esortato le autorità pakistanesi a perseguire penalmente con urgenza i responsabili.

I rapporti commerciali

UE e Pakistan hanno stretti rapporti commerciali. L’UE sostiene gli scambi del Pakistan, garantendo alle esportazioni pakistane tariffe ridotte nell’ambito del sistema delle preferenze generalizzate[16]. Come risultato, circa il 20% dei prodotti pakistani entra nell’UE a tariffa zero e il 70% a tariffa ridotta.

L’UE è uno dei maggiori partner commerciali del Pakistan, coprendo nel 2007 circa il 20% del commercio pakistano totale. Tra il 2003 e il 2007 gli scambi tra UE e Pakistan si sono incrementati dell’8%; nel 2007 l’UE ha esportato beni in Pakistan per 3,8 miliardi di euro (prevalentemente attrezzature meccaniche ed elettroniche, prodotti farmaceutici e chimici) e importato per un valore di 3,4 milioni di euro (tessili, abbigliamento e prodotti in pelle). I tessili costituiscono il 70% delle esportazioni del Pakistan verso l’UE e per l’80% entrano nell’UE con una tariffa preferenziale. Nonostante l’eliminazione delle quote sull’importazione dei prodotti tessili e di abbigliamento provenienti dalla Cina, le esportazioni pachistane verso l’UE sono costantemente cresciute in termini di valore. L’UE ha dunque lanciato programmi di diversificazione commerciale per ridurre la dipendenza degli scambi pakistani dal settore tessile e dell’abbigliamento.

Assistenza finanziaria

A partire dal 1976, data di inizio della cooperazione con il Pakistan, fino al 2006 l’UE ha impegnato più di 500 milioni di euro in programmi e progetti per lo più destinati agli obiettivi prioritari di ridurre la povertà e di favorire lo sviluppo sociale, riservando particolare attenzione all’istruzione di base e alle cure sanitarie.

Il Country strategy paper per gli anni 2007-2013 definisce gli orientamenti strategici della cooperazione e fissa uno stanziamento di 398 milioni di euro per l’intero periodo, prevalentemente destinati ai due settori prioritari:

·             sviluppo rurale e gestione delle risorse naturali nella provincia del nord-ovest e in Balucistan, in considerazione dello stato di deterioramento dell’ambiente e della diminuzione delle risorse idriche;

·             istruzione e sviluppo delle risorse umane, facilitando l’accesso alla scuola di base e migliorando la qualità dell’istruzione.

Accanto alle due aree prioritarie, sono inoltre finanziati progetti che promuovono lo sviluppo commerciale, per accelerare l’integrazione del Pakistan nell’economia mondiale, nonché il rispetto dei diritti umani e il processo di democratizzazione.


Rapporti parlamentari Italia-Pakistan
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

Presidente dell’Assemblea Nazionale

Sig.ra Fahmida MIRZA (Partito del Popolo Pakistano, dal 19 marzo 2008)

Presidente del Senato

Farooq Hamid NAEK(Pakistan People’s Party PPP) dal 12 marzo 2009

 

Rappresentanze diplomatiche

 

Ambasciatore italiano ad Islamabad: Vincenzo Prati

 

Ambasciatore pakistano a Roma: sig.ra Tasnim Aslam (dal 18 dicembre 2007)

 

Si segnala che, con lettera del 9 luglio 2008, il Presidente della Camera dei Deputati, on. Gianfranco Fini, ha assegnato all’on. Margherita Boniver, Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, l’incarico di coordinare i rapporti parlamentari con l’Assemblea nazionale del Pakistan nella XVI legislatura.

 

 

Incontri del Presidente

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il Presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, il 30 settembre 2009.

 

Il Presidente Fini ha sottolineato l’importanza del Pakistan nella stabilità della regione ed ha sollecitato una maggiore collaborazione a livello parlamentare. Zardari ha inoltre parlato dell’impegno pakistano nella lotta al terrorismo e del sostegno economico di cui il Paese ha bisogno, con aiuti stimati in 50 miliardi di dollari. Fini ha concordato sulla necessità di sostenere il Pakistan ed ha espresso preoccupazione per la situazione in Afghanistan, considerato uno dei punti focali nella lotta al terrorismo internazionale. Da entrambe le parti è stato sottolineato che solo con azioni di peacekeeping non si riuscirà a risolvere il problema alla radice.

        

Il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato l’Ambasciatore del Pakistan in Italia, Sig. ra Tasnim Aslam, il 12 giugno 2008

 

Il Presidente Fini si è dichiarato favorevole ad intensificare i rapporti parlamentari con l’Assemblea nazionale delPakistan e ad ha affidato l’incarico di coordinare tali relazioni all’onorevole Margherita Boniver, Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

 

Incontri delle Commissioni

 

Il Presidente della Commissione Esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto,  il 4 febbraio 2010, la visita dell’Incaricato di Affari pakistano, Rahim Hayat Qureshi.

 

Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della stabilità nella regione. Il Presidente Stefani ha prospettato una visita di parlamentari italiani in Afghanistan e Pakistan.

 

 

L’on. Margherita Boniver, Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, nonché coordinatrice delle relazioni parlamentari con il Pakistan, ha incontrato, il 12 novembre 2008, il Ministro di Stato per gli investimenti del Pakistan, Saleem Mandviwalla.

 

Nel corso del colloquio, Mandviwalla ha chiesto maggiori investimenti  italiani nel Paese, del quale ha ricordato il difficile cammino verso la normalizzazione. 

 

 

Atti di indirizzo e sindacato ispettivo

 

Si ricorda l’approvazione, il 3 giugno 2010, della mozione 1-00374 (primo firmatario Mogherini Rebesani Federica sul tema della non proliferazione nucleare (si ricorda che il Pakistan non aderisce al TNT, Trattato di Non Proliferazione Nuclerare).

Nella mozione si impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;

a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e per l'adozione universale dei protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia; a prendere parte attiva nello sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro dei deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;

ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione.

 

 

In tema di persecuzione contro la minoranza cristiana, si segnala la mozione 1-00334 (primo firmatario Marinello Giuseppe Francesco Maria) presentata il 1° marzo 2010 (iter in corso). Nella mozione si chiede al Governo di attivarsi affinché sia definito a livello internazionale il concetto di blasfemia e proselitismo religioso (in Pakistan a causa di accuse di blasfemia sono stati perseguitati e anche uccisi cristiani e la Corte Suprema ha stabilito nel 2009 che la violazione delle legge sulla blasfemia comporta la pena di morte) nonché di regolare i rapporti con i Paesi musulmani in cui siano presenti minoranze cristiane sulla base della reciprocità per quanto riguarda i culti religiosi, ad intervenire in Pakistan affinché sia soppressa la legge sulla blasfemia.

 

Si segnala l’approvazione approvazione della mozione 1-00313 (primo firmatario Fassino Piero) in cui, fra i diversi punti si chiede al Governo di:

“sostenere, specialmente nell'ambito dell'Onu, ogni iniziativa internazionale che promuova forme di coordinamento e coinvolgimento di tutti i Paesi dell'area, a partire da Iran, Pakistan e India, e l'adozione di un approccio regionale per giungere in tempi brevi ad una conferenza internazionale, in cui valorizzare il ruolo di mediazione del nostro Paese e dell'Unione europea”

 

Si segnala inoltre  la discussione congiunta, il 15 giugno 2009, delle  mozioni Fabio Evangelisti ed altri n. 1/00190,  Enrico Pianeta ed altri n.  1/00191 e Federica Mogherini Rebesani ed altri n. 100174, in cui viene trattato il tema del disarmo nucleare (si ricorda che il Pakistan è un Paese detentore di un arsenale nucleare, ma non aderisce al Trattato di Non Proliferazione Nucleare). Nelle mozioni viene, in particolare, invitato il Governo italiano ad impegnarsi in sede internazionale (in particolare in sede G8 ed in vista della prossima conferenza ONU di riesame del Trattato, prevista per il maggio 2010 a New York) affinché il Trattato di Non Proliferazione sia applicato e rispettato da tutti i Paesi, affinché si metta fine alle sperimentazioni nucleari ed affinché il Pakistan sia sostenuto economicamente e politicamente, essendo il Paese collocato in uno scacchiere internazionale particolarmente complesso e difficile, nonché impegnato a contrastare Al Qaeda al suo interno. Le mozioni sono state approvate il 23 giugno 2009.

 

Riguardo la lotta in corso contro i talebani, che ha per teatro il Pakistan oltre all’Afghanistan, ed al relativo coinvolgimento dei militari italiani, si segnala l’interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3/00526 (presentata da Leoluca Orlando il 13 maggio 2009) in cui si chiede al Governo informazioni sul coinvolgimento militare e politico italiano nell’area afghano/pakistana, anche a riguardo dei programmi di riconversione delle colture di papavero da oppio.

All’interrogazione è stata data risposta il 14 maggio 2009 dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito:  (…) Per quanto riguarda le vicende in atto in Pakistan, a nome del Governo credo di poter condividere la sua preoccupazione, cioè che l'approccio militare, pur necessario e che in questo momento sta registrando un'intensificazione della presenza e dell'impegno da parte del Governo pakistano nelle zone interessate,  può non essere da solo sufficiente ad evitare l'insorgere del rischio che si diffonda un malcontento sociale in intere zone di popolazione nelle quali serpeggia un certo disagio. Proprio per questo il nostro Paese, sempre nel quadro della più ampia collaborazione internazionale, sta collaborando con le autorità centrali e locali del Pakistan per poter meglio gestire l'emergenza dei profughi e per far meglio avvertire il sostegno internazionale in aiuto della popolazione locale. Sono stati già stanziati 400 mila euro da parte del nostro Governo per la cooperazione italiana in questa direzione e, naturalmente, tutti gli sforzi che potranno essere fatti, a partire già dai prossimi giorni, per contribuire a quelle esigenze di cooperazione nell'area che possano confortare la popolazione locale, saranno assunti. Evidentemente altri aspetti specifici della sua interrogazione potranno poi trovare una migliore definizione - ripeto - nelle altre sedi di confronto parlamentare, rispetto alle quali il Governo ritiene sempre utile poter contare, su questi temi di politica estera, di politica internazionale e di difesa, sul sostegno di tutte le forze politiche in Parlamento.

 

 

Cooperazione multilaterale

 

Si segnala che, a seguito dell’allargamento dell’esercizio intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting) deciso all’ultimo vertice ASEM (Helsinki 2006) e che è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino nell’ottobre 2008, il Pakistan è entrato a fare parte dell’ASEP (Asia Europe Parliamentary Partnership) il cui ultimo incontro si è tenuto a Pechino dal 18 al 20 giugno 2008, al quale però la Camera non ha inviato una rappresentanza.

 

UIP

 

Nell’ambito dell’Unione interparlamentare è in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia - Asia Meridionale, in cui rientra il Pakistan, la cui presidenza è stata affidata al sen. Antonio Gentile (PdL).

 

Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali all’esame delle Camere

 

C 3097 -B

 

       Conversione in legge del decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa

 

       Approvato definitivamente il 3 marzo 2010. Legge n. 30/10 del 5 marzo 2010, GU n. 55 del 8 marzo 2010. Testo coordinato G.U. n. 55 del 8 marzo 2010.

 

 

 

 

 

XV LEGISLATURA

 

Nel corso della XV legislatura non si registrano incontri a livello di Presidenza della Camera ma solo di Commissioni parlamentari.

L’allora Presidente della Commissione Esteri, on. Umberto Ranieri, aveva  ricevuto il 7 luglio 2006 la visita dell’allora Ambasciatore del Pakistan, Mirza Kamar Beg, e, il 21 luglio 2006, l'Ambasciatore italiano in Pakistan, Roberto Mazzotta.

 

Il 10 gennaio 2008 vi era stata in Commissione Affari esteri l’audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri dell’epoca, Giani Vernetti, sugli sviluppi della situazione in Pakistan, a seguito dell’uccisione di Benazir Bhutto.

 

Attività legislativa

 

Nel corso della XV legislatura era stata approvata la legge n. 183/07 del 4 ottobre 2007, GU n. 256 del 3 novembre 2007 “Ratifica ed esecuzione dell' Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan, con Annesso, fatto a Islamabad il 10 novembre 2005”.

Si ricorda che nella XIV legislatura il Parlamento italiano aveva ratificato l’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistansulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004 (legge n. 71 del 13 febbraio 2006) e che nella XIII legislatura era stato ratificato l’Accordo sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Islamabad il 19 luglio 1997(legge n. 116 del 2001).

 

 

XIV LEGISLATURA

 

Si ricordano anche i rapporti sviluppatisi nella XIV legislatura nel corso della quale vi erano stati incontri di alto livello; infatti, l’allora  Presidente della Camera Casini aveva ricevuto a Roma la visita del Primo Ministro del Pakistan, Shaukat Aziz, il 14 luglio 2005. Nel corso del colloquio, il Presidente Casini aveva avanzato, tra l’altro la proposta di creare un gruppo di cooperazione interparlamentare. Il Primo Ministro pakistano, ricordando la comune posizione dei due Paesi in tema di riforma delle Nazioni Unite, aveva espresso apprezzamento per l’impegno dell’Italia in Afghanistan. Per quanto riguarda la situazione in Iraq, Aziz ha affermato la necessità di coinvolgere l’ONU nel processo di ricostruzione e pacificazione del Paese, cui devono contribuire tutte le parti in gioco, anche l’Iran.

 

Il Presidente Casini aveva inoltre incontrato due volte il Presidente del Senato, Mohammedmian Soomro: la prima volta questi era a capo della delegazione parlamentare pachistana e l’incontro è avvenuto a margine della giornata parlamentare annuale UIP-ONU che si è svolta a New York dal nell’ottobre 2004; la seconda volta a Roma nel maggio 2005. Nel corso di quest’ultimo incontro, il Presidente Soomro aveva sottolineato l’importanza dell’impegno italiano in Afghanistan e il Presidente Casiniaveva manifestato l’interesse alla stipula di un Protocollo di cooperazione con l’Assemblea Nazionale del Pakistan.

 

Rilevanti erano stati anche i rapporti bilaterali a livello di Commissioni parlamentari,che hanno riguardato esclusivamente la Commissione Affari esteri, e di cui si segnalano i più significativi. In particolare, si segnala la visita del Primo Ministro, Aziz, il 14 luglio 2005, e, il 6 luglio 2004, la visita del Ministro degli esteri pachistano Mian Khurshid Mahamood Kasuri, che incontrarono il Presidente della Commissione esteri dell’epoca, on. Gustavo Selva. Al centro del colloquio il comune impegno nella lotta al terrorismo internazionale, la situazione nell’Asia Centrale e la riforma dell’ONU. In particolare, il Ministro Kasuri aveva rivendicato il ruolo di primaria importanza giocato dal Pakistan nel mantenimento della pace e della sicurezza nell’area, in particolare rispetto all’Afghanistan (paese da cui, ha osservato il Ministro, arrivano milioni di profughi) e all’Iraq. Per quanto attiene ai rapporti indo-pachistani e alla questione del Kashimir, il Ministro aveva riaffermato l’impegno del paese a promuovere il dialogo con l’India ai fini di una soluzione della questione. Kasuri ha inoltre sottolineato gli eccellenti rapporti intrattenuti dal Pakistan con la Cina e con gli USA (anche se gli Stati Uniti  avevano imposto al paese sanzioni economiche a causa del programma nucleare).

 


Allegato

 


 

 

 

 

 



[1]    Un vero e proprio terremoto politico si è scatenato in seguito alla decisione della Corte Suprema pakistana di annullare l’ordinanza (NRO) adottata dal governo Musharraf nel 2007 per rendere possibile il rientro in patria della Bhutto in vista di un accordo di power-sharing.La sentenza ha prodotto la riapertura dei procedimenti giudiziari per corruzione “congelati” dal NRO nei confronti di circa 8.000 politici, alti funzionari ed uomini di affari, in prevalenza legati al PPP di Zardari (quest’ultimo è coperto dall’immunità connessa alla propria carica ma per altri dirigenti del PPP, compresi Ministri di primo piano, i procedimenti sono stati riaperti).

[2]    E’ questa la nuova denominazione della NWFP.

[3]    Il nuovo governo pakistano sta rilanciando i progetti dei due principali gasdotti regionali: quello, sostenuto dagli USA, dal Turkmenistan attraverso Afghanistan verso Pakistan e India (TAPI) e quello dall’Iran tramite Pakistan verso India (IPI), invece fortemente ostacolato dagli Stati Uniti e guardato con diffidenza dall’India (il gasdotto dovrà attraversare l’instabile Baluchistan). Iran e Pakistan hanno già suggellato il proprio impegno ad avviare la realizzazione del gasdotto che, lungo 900 Km dovrebbe portare il gas iraniano (750 milioni di metri cubi al giorno per i prossimi 25 anni) dal Golfo Persico fino alla provincia pakistana del Sind attraverso il Baluchistan. Stante la perdurante perplessità indiana, la Cina si è detta interessata a subentrare nel progetto.

[4]    South Asian association for Regional Cooperation (Pakistan, Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Sri Lanka e dal 2007 anche Afghanistan)

[5]    Economic Cooperation Organization (Pakistan, Iran, Turchia, Afghanistan, Azerbaijan, Kazakistan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan)

[6]    L’anno fiscale pakistano corre tra luglio e giugno; per anno fiscale 2009, o 2008-09, s’intende quindi il periodo compreso tra luglio 2008 e giugno 2009.

[7]    L’ammissione ai benefici dell’SPG plus consente l’accesso al mercato UE dei prodotti dei paesi terzi in sostanziale esenzione dei tassi. La Commissione sembra disponibile a considerare la possibilità di rivedere i c.d. “criteri di vulnerabilità”, in modo da consentire l’inserimento del Pakistan fra le “economie vulnerabili” ammissibili al sistema. Secondo i calcoli della Commissione, dall’accesso al GSP+, il Pakistan trarrebbe un beneficio di circa 250 milioni di euro in termini di minori dazi e imposte europee.

[8].    Affinchè il Pakistan possa beneficiare del SPG+ a partire dal gennaio 2012 è necessario che la modifica ai “criteri di vulnerabilità” venga inserita già nel “Regolamento proroga” (c.d.”roll over”) che regolamenterà la materia nelle more dell’entrata in vigore della nuova disciplina degli schemi di incentivazione comunitari, presumibilmente a partire dal 2014.

[9]    I dati, di fonte pakistana, si riferiscono al trimestre luglio-settembre 2009.

[10]   Da notare che la SIMEST non è presente in Pakistan. La SACE dal 10 aprile 2009 classifica il Paese nella 7^ categoria di rischio (cui corrisponde il rischio maggiore). A fine 2009 è stata decisa l’adozione di un plafond ad esaurimento di 200 milioni di euro per limitare l’ulteriore esposizione e nel rispetto dei limiti posti dal FMI all’indebitamento non concessional. Al 31.03.10 le garanzie deliberate verso il Pakistan ammontavano a 823,4 milioni di Euro, le garanzie perfezionate in quota capitale ammontavano a 620,4 milioni di Euro, di cui 225,4 milioni già erogati. L’ICE opera a Karachi con un proprio ufficio. A partire dal 2009 si sono costituite l’Italian Development Council di Karachi e l’Italy-Pakistan Business Association di Multan, primi nuclei di future camere di commercio. Altre organizzazioni imprenditoriali sono in preparazione a Lahore e Sialkot.

[11]   La prima Sessione della Commissione Mista si è tenuta a Roma nel marzo 2006 ed ha istituito quattro Gruppi di Lavoro che opereranno nei settori dell’energia e delle infrastrutture, dell’agricoltura e delle industrie agro-alimentari, dell’Information Technology e del commercio e joint ventures.

[12]   L’accordo del 2005,  una volta in vigore, sostituirà le precedenti intese in materia, destinando nuovi fondi alle relazioni culturali e scientifiche bilaterali.

[13]   SMEDA: Istituzione pakistana per la promozione delle piccole e medie imprese.

[14]   Una volta in vigore sostituirà i due Accordi attualmente in vigore, quello culturale e quello scientifico e tecnologico, firmati nel 1975.

[15]   L’accordo è stato firmato nell’ottobre 2009.

[16]   Il sistema delle preferenze generalizzate (SPG), applicato dalla CEE dal 1971 sulla base di una raccomandazione dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo), consente di potenziare le esportazioni di prodotti originari dei paesi in via di sviluppo tramite la concessione di speciali preferenze tariffarie. L’SPG applicato dall’UE è il più generoso fra tutti i sistemi adottati dai paesi sviluppati.