Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Bilancio dello Stato
Altri Autori: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: (D7) Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2-bis)
Riferimenti:
DOC LVII, N. 2-BIS     
Serie: Documenti e ricerche    Numero: 7
Data: 30/09/2009
Descrittori:
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA     
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione

 

 

                                                      

XVI legislatura

 

 

 

 

Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013

(Doc. LVII, n. 2-bis)

 

 

 

 

 

 

 

Settembre 2009

n. 7

 


DOCUMENTAZIONE DI FINANZA PUBBLICA

 

 

 

SENATO DELLA REPUBBLICA:

 

Servizio del bilancio

Tel. 066706-5790

 

CAMERA DEI DEPUTATI:

 

Servizio Bilancio dello Stato

Tel. 066760-2174 – 066760-9455

 

Servizio Studi – Dipartimento bilancio e politica economica

Tel. 066760-9932 – 066760-2233

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il presente dossier è destinato alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parlamentari e dei parlamentari.

Si declina ogni responsabilità per l’eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

Il presente lavoro tiene conto dei dati disponibili alla data del 29 settembre 2009


I N D I C E

 

1. L’aggiornamento del quadro macroeconomico nazionale............................ 1

1.1 Lo scenario macroeconomico internazionale................................................ 1

1.2 Lo scenario macroeconomico nazionale...................................................... 4

1.3. Le previsioni di crescita per l’Italia nel quadro europeo............................... 6

2. La finanza pubblica....................................................................................... 10

2.1 Il quadro tendenziale di finanza pubblica.................................................... 10

2.2 Il quadro programmatico della Pa............................................................. 20

2.3 Il bilancio programmatico dello Stato........................................................ 21

3. I saldi strutturali........................................................................................... 23

4. La spesa per interessi, il fabbisogno ed il debito pubblico......................... 32

 

 


1. L’aggiornamento del quadro macroeconomico nazionale

La Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 presenta una revisione delle stime di crescita per l’anno in corso e per il 2010, in considerazione dei primi segnali di ripresa che si sono manifestati a livello internazionale, nei mesi estivi, dopo la grave crisi economica e finanziaria iniziata alla fine del 2007.

 

Il miglioramento della congiuntura economica internazionale consente di delineare uno scenario lievemente più favorevole per l’Italia rispetto a quello delineato nel DPEF di luglio per il biennio 2009-2010.

In particolare, per il 2009 la variazione del PIL presenta un miglioramento di 0,4 punti percentuali rispetto a quanto inizialmente previsto; la contrazione del PIL si attesterebbe infatti a -4,8 per cento, rispetto al -5,2 per cento stimato nel DPEF. Per il 2010, la Nota prevede una crescita più sostenuta dell’economia italiana, pari allo 0,7 per cento, di circa 0,2 punti percentuali superiore rispetto alle indicazioni fornite a luglio.

Restano invariate le stime di crescita per il periodo successivo, fissate dal DPEF di luglio in media al 2 per cento: tale previsione si situa peraltro all’interno di una elevata incertezza circa la solidità della ripresa economica mondiale.

 

Un’analisi dettagliata del quadro macroeconomico dal 2009 al 2013 è contenuta nella Relazione previsionale e programmatica 2010 (RPP), alla quale la Nota di aggiornamento rinvia.

1.1 Lo scenario macroeconomico internazionale

Rispetto alle indicazioni fornite dal DPEF 2010-2013, presentato alle Camere il 15 luglio 2009 - che aveva evidenziato come l’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale fosse risultato, nei primi mesi del 2009, di particolare intensità, determinando una generalizzata e profonda contrazione del prodotto in tutte le economie avanzate - la Nota di aggiornamento rileva come, a partire dal secondo trimestre 2009, il clima economico, a livello internazionale, sia nettamente migliorato, manifestando i primi segnali di stabilizzazione e di graduale ripresa, in particolare delle economie asiatiche.

 

Il commercio internazionale, dopo la forte caduta registrata nell’ultimo trimestre 2008 e nel primo trimestre 2009, ha mostrato i primi segnali di recupero; analogamente, la produzione industriale globale è cresciuta del 2,1 per cento rispetto al trimestre precedente ed anche le tensioni sui mercati finanziari si sono fortemente allentate, anche per effetto delle azioni di politica economica intraprese dai Governi e dalle Banche centrali a sostegno delle economie.

La RPP sottolinea, in particolare, come nel periodo gennaio-agosto 2009 il prezzo medio del petrolio sia stato di circa 55 dollari al barile, la metà del valore registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Nelle previsioni per il 2009 il prezzo del petrolio si collocherebbe attorno a 60 dollari al barile, con una moderata crescita negli anni seguenti.

I prezzi delle materie prime non energetiche sono tornati a crescere da marzo scorso, per la domanda cinese; anche i prezzi dei beni alimentari sono aumentati dal secondo trimestre 2009, pur restando inferiori a quelli dello stesso periodo dell’anno passato.

 

Sulla base delle nuove prospettive, la riduzione del PIL mondiale nel 2009 è ora stimata nell’ordine dell’1,4 per cento, seguita da una ripresa della crescita nel 2010 al 2,9 per cento, in leggero miglioramento rispetto alle stime riportate nel DPEF, come evidenziato nella tabella che segue.

Anche il commercio mondiale, che tornerebbe a espandersi nel 2010 (3,0 per cento), registrerebbe nel 2009 una minore contrazione rispetto a quella ipotizzata a luglio (-15,9 per cento).

 

Tabella 1.1

Quadro macroeconomico internazionale                                                                          (variazioni %)

 

RPP 2010
settembre

DPEF 2010-2013
luglio

 

2009

2010

2011

2009

2010

2011

Mondo

-1,4

2,9

4,1

-1,7

2,3

4,1

Stati Uniti

-2,8

1,4

2,2

-2,8

0,8

2,2

Giappone

-5,4

1,7

1,7

-6,4

1,0

1,7

UEM

-3,9

0,8

1,8

-4,7

0,2

1,7

Italia

-4,8

0,7

2,0

-5,2

0,5

2,0

Francia

-2,1

1,0

1,8

-3,1

0,6

1,8

Germania

-4,8

0,8

1,7

-6,2

0,2

1,7

Regno Unito

-4,7

0,1

1,8

-4,3

0,0

1,8

Spagna

-3,7

-0,7

1,5

-4,4

-1,5

1,5

Paesi industrializzati

-3,6

1,2

2,1

-4,0

0,6

2,1

Commercio mondiale

-15,9

3,0

5,0

-16,2

1,5

5,0

Fonte:         DPEF 2010-2013 e Relazione previsionale e programmatica per il 2010 (elaborazioni del Governo su dati FMI, OCSE e UE).


Secondo quanto riportato nella RPP, in quasi tutti i maggiori Paesi del mondo si è registrata, a livello congiunturale, una attenuazione della contrazione del PIL nel secondo trimestre 2009 rispetto al trimestre precedente, anche in conseguenza delle misure adottate dai Governi a sostegno dell’economia, che sembra fornire un segnale positivo sulle prospettive di crescita.

In particolare, negli Stati Uniti la contrazione del PIL nel secondo trimestre 2009 si è notevolmente attenuata (-1,0 per cento rispetto al trimestre precedente che aveva registrato una riduzione del 6,4 per cento). Per l’anno in corso è nel complesso stimata un contrazione del PIL del 2,8 per cento, inferiore a quella dell’area dell’euro. La ripresa è invece prevista nel 2010 con un tasso di crescita stimato l’1,4 per cento.

Analogamente, per il Giappone, che dopo quattro trimestri negativi ha registrato un aumento del PIL nel secondo trimestre 2009 (0,6 per cento sul trimestre precedente), la contrazione complessiva del PIL nel 2009 è prevista in attenuazione di circa un punto percentuale rispetto alle stime di luglio.

 

Anche l’economia dell’area dell’euro ha manifestato un miglioramento nel secondo trimestre 2009, registrando nel complesso una contrazione del PIL dello 0,1 per cento rispetto al -2,5 per cento del trimestre precedente. Tale recupero è essenzialmente legato alla ripresa economica manifestatasi in Francia e Germania, paesi entrambi contraddistinti da una crescita del PIL, nel secondo trimestre 2009, dello 0,3 per cento.

Nel complesso, precisa la Relazione, la stima della crescita dell'area dell'euro nel 2009 permane ancora negativa, ma appare nel contempo confermata una “lenta ripresa” rispetto a quanto evidenziato nel DPEF. Si prevede, infatti, una minore contrazione del PIL nel 2009 (-3,9 per cento rispetto al -4,7 ipotizzato a luglio) ed una crescita del PIL nell’area euro nel 2010 pari allo 0,8 per cento (+0,6 per cento).


1.2 Lo scenario macroeconomico nazionale

In linea con il miglioramento della congiuntura internazionale, anche per l’Italia si sono manifestati segnali incoraggianti di ripresa nei mesi estivi.

Particolarmente favorevole è risultato a luglio l’indicatore anticipatore elaborato dall’OCSE (Composite Leading Indicator[1]), che ha segnalato per l’Italia e per la Francia i valori più elevati all’interno del gruppo dei paesi più industrializzati (G7).

 

Secondo le informazioni fornite nella RPP, i risultati del secondo trimestre 2009 si sono rivelati lievemente migliori delle attese.

Nel secondo trimestre 2009, infatti, il PIL ha registrato una contrazione dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente la contrazione è pari al 6,0 per cento).

Come evidenziato nel Comunicato ISTAT del 10 settembre 2009, hanno mostrato una ripresa rispetto al trimestre precedente i consumi privati (in particolare quelli di beni durevoli) ed anche gli investimenti in mezzi di trasporto (+1,2 per cento). Gli investimenti in macchinari hanno invece continuato a contrarsi (-5,9 per cento), così come quelli in costruzioni (-1,6 per cento). Le esportazioni e le importazioni si sono ridotte, rispettivamente, del 3,7 per cento e del 3,0 per cento rispetto al trimestre precedente, manifestando un’attenuazione nella flessione congiunturale.

 

Tenuto conto, pertanto, dei risultati del secondo trimestre 2009, che la RPP considera “lievemente migliori delle attese” e delle più generali previsioni di ripresa congiunturale nella seconda parte dell’anno, la Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 stima nel 2009 una riduzione del PIL del 4,8 per cento, più contenuta rispetto a quanto previsto a luglio (-5,2 per cento).

Nel 2010, la ripresa si prospetta più consistente, con una previsione di crescita del PIL dello 0,7 per cento, di circa 0,2 punti percentuali in più rispetto alle indicazioni fornite a luglio.

Nonostante le persistenti incertezze in ordine all’intensità e alla solidità della ripresa, la RPP non esclude comunque che il rimbalzo dell’attività economica nei prossimi mesi possa essere più vivace delle attese.

Per il triennio 2011-2013 la crescita del PIL è prevista attestarsi ad una media del 2,0 per cento, secondo le indicazioni già fornite nel Documento di programmazione di luglio.


La tabella che segue mostra l’andamento delle principali componenti del PIL, delle grandezze relative al mercato del lavoro e al livello dei prezzi.

 

Tabella 1.2

Quadro macroeconomico                                                                                                         (variazioni %)

 

RPP 2010
settembre

DPEF 2010-2013
luglio

 

2009

2010

2011

2012

2013

2009

2010

2011

2102

2013

PIL

-4,8

0,7

2,0

2,0

2,0

-5,2

0,5

2,0

2,0

2,0

Importazioni

-16,1

0,9

3,6

4,1

4,3

-15,3

-0,2

3,8

4,1

4,3

Consumi nazionali

-1,1

0,4

1,7

1,9

1,8

-1,5

0,3

1,6

1,9

1,8

-   spesa famiglie residenti

-1,7

0,5

2,2

2,1

2,1

-2,2

0,3

2,2

2,1

2,0

-   spesa delle PA e ISP

0,5

0,4

0,0

1,2

1,0

0,5

0,4

0,0

1,2

1,0

Investimenti fissi lordi

-11,7

1,7

2,4

2,4

2,5

-11,6

0,6

2,1

2,4

2,5

-   macchinari e attrezzature

-17,2

2,5

2,4

3,0

3,5

-16,5

1,5

2,0

3,0

3,5

-   costruzioni

-6,1

1,0

2,4

1,8

1,6

-6,6

-0,3

2,2

1,8

1,6

Esportazioni

-19,9

1,2

4,2

4,1

4,3

-19,2

0,3

4,2

4,1

4,3

INFLAZIONE

Deflatore PIL

2,3

1,5

1,7

1,8

1,9

2,0

1,4

1,7

1,8

1,9

Deflatore consumi

0,1

1,5

1,7

1,8

1,9

0,1

1,4

1,7

1,8

1,9

Inflazione
programmata (DPEF)

0,7

1,5

1,5

1,5

1,5

0,7

1,5

1,5

1,5

1,5

 

 

Può osservarsi che, come risulta dalla tabella, il miglioramento del quadro macroeconomico dovrebbe intensificarsi dal 2011 in poi, con un PIL che si situa sull’elevato tasso di crescita del 2 per cento annuo.

In considerazione del diffuso clima di incertezza che caratterizza necessariamente la previsione in questione, tale stima andrà verificata, ed eventualmente aggiornata, alla luce di quelli che saranno gli andamenti economici effettivi in corso d’anno. Ciò anche in relazione al fatto che la crescita di alcune delle componenti che dovranno contribuire significativamente a tale risultato – quali la spesa per consumi privati (spesa famiglie residenti) – è anch’essa contraddistinta da fattori di forte imprevedibilità (connessi, per tale voce, alla incerta evoluzione del mercato del lavoro), come rileva la stessa Relazione.

 

Con riferimento, infine, agli indicatori dell’inflazione, la RPP prevede il deflatore del PIL[2] attestarsi al 2,3 per cento nel 2009 e all’1,5 per cento nel 2010, su valori lievemente superiori rispetto a quelli previsti a luglio (rispettivamente 2,0 per cento nel 2009 e 1,5 nel 2010).

Per il triennio 2011-2013, la stima dei valori di tale indicatore non viene modificata.

L’inflazione relativa all’anno in corso, misurata in termini di indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC)[3], è stimata intorno all’1,0 per cento.

La stima considera il dato dell’inflazione acquisita, pari allo 0,8, nonché la previsione di una ripresa moderata dell’andamento dei prezzi, che, a dicembre, soprattutto per un “effetto base”, dovrebbe attestarsi intorno all’1,5 percento.

Per il 2010, considerando un effetto di trascinamento dal 2009, il Governo prevede un’inflazione media annuale dell’1,5 percento.

1.3. Le previsioni di crescita per l’Italia nel quadro europeo

La revisione della stima di crescita del PIL per l’Italia indicata dalla Nota di aggiornamento per l’anno 2009 risulta attestarsi su valori lievemente migliori di quelli contenuti nelle revisioni operate dai principali organismi internazionali per l’Italia.

La Commissione UE, nell’Interim Forecast di settembre 2009, ha rivisto le stime di crescita per l’Italia per l’anno in corso, portandole al -5,0 per cento, rispetto al -4,4 per cento previsto lo scorso maggio.

Anche l’OCSE, nell’Interim Assessment di settembre, ha corretto in senso lievemente migliorativo le precedenti stime di crescita dell’Italia per il 2009 portandole al -5,2 per cento, rispetto al -5,5 di giugno.

 


Tabella 1.3

PIL dell'Italia 2009-2010: previsioni a confronto                                                       (variazioni %)

 

2009

2010

 

settembre
2009

maggio-luglio
2009

settembre
2009

maggio-luglio 2009

DPEF
Nota di Agg.

-4,8 (*)

-5,2 (**)

0,7 (*)

0,5 (**)

Commissione UE

-5,0

-4,4

-

0,1

OCSE

-5,2

-5,5

-

0,4

(*)        Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013.

(**)     DPEF 2010-2013.

Fonte:Commissione UE: Interim forecast (15 settembre 2009) e Spring forescasts (maggio 2009); OCSE: What is the economic outolook for OECD countries, an interim assessment (3 settembre 2009) e Economic Outlook (giugno 2009).

 

Per quanto concerne i confronti internazionali circa l’andamento del PIL, la Commissione europea ha mantenuto ferme (vedi tabella che segue), rispetto alle previsioni di primavera, le stime di decrescita per il 2009 relative all’Area euro (-4,0), operando invece alcune revisioni alle stime relative a singoli paesi dell’Area. In particolare, la Commissione ha corretto al ribasso le stime relative all’Italia e alla Spagna (-3,7 rispetto al -3,2 stimato a maggio) ed ha invece rivisto in senso migliorativo le previsioni relative a Germania (-5,1 rispetto al -5,4 di maggio) e Francia (-2,1 rispetto al precedente -3,0).

 

Tabella 1.4

Prodotto interno lordo 2009 - Confronti internazionali             (variazioni % a prezzi costanti)

 

 

Commissione UE

OCSE

 

 

sett. 2009

maggio 2009

sett. 2009

giugno 2009

 

Italia

-5,0

-4,4

-5,2

-5,5

 

Francia

-2,1

-3,0

-2,1

-3,0

 

Spagna

-3,7

-3,2

-

-4,2

 

Germania

-5,1

-5,4

-4,8

-6,1

 

Area euro

-4,0

-4,0

-3,9

-4,8

 

Regno unito

-4,3

-3,8

-4,7

-4,3

 

Usa

-

-2,9

-2,8

-2,8

 

Giappone

-

-5,3

-5,6

-6,8

Fonte:  Commissione UE: Interim forecast (15 settembre 2009) e Spring forescasts (maggio 2009); OCSE: What is the economic outolook for OECD countries, an interim assessment (3 settembre 2009) e Economic Outlook (giugno 2009).

 

 

In via generale, la Commissione rileva che a partire dal secondo trimestre dell’anno, la situazione economica è nettamente migliorata, lasciando spazio a previsioni di crescita più rosee. Ma a causa dell’andamento fortemente negativo di fine 2008 e inizio 2009, quest’anno il PIL dovrebbe comunque retrocedere del 4% nell’area dell’euro, come previsto già in primavera.

L’incertezza si mantiene tuttavia a livelli elevati, e, sebbene a brevissimo termine la ripresa potrebbe essere sorprendentemente migliore delle previsioni, è ancora da vedere la sua durata. Le condizioni esterne sono sempre più favorevoli, essendo l’economia mondiale non più “in caduta libera” e i dati recenti sugli scambi e la produzione industriale, così come sulla fiducia delle imprese e dei consumatori, si dimostrano incoraggianti. Pur tuttavia, l’impatto della crisi sui mercati del lavoro e sulle finanze pubbliche non si è tuttavia ancora fatto sentire a pieno.

 

Il mercato del lavoro

Per quanto riguarda l’occupazione, la RPP rileva una fisiologica incertezza previsiva connessa ai ritardi con cui gli effetti del ciclo economico si manifestano sul mercato del lavoro.

Dalla seconda metà del 2008, tale mercato ha subito gli effetti della crisi, anche se in Italia l’impatto risulta al momento più contenuto rispetto ad altri paesi industrializzati. Nel secondo trimestre 2009, l’occupazione (misurata in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, ULA) risulta diminuita dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008.

 

Tabella 1.5

Mercato del lavoro                                                                                                                            (valori %)

 

RPP 2010
settembre

DPEF 2010-2013
luglio

 

2009

2010

2011

2012

2013

2009

2010

2011

2102

2013

Occupazione (ULA)

-2,5

-0,1

1,1

1,1

1,1

-2,7

-0,2

1,0

1,0

1,0

Tasso disoccupazione

8,5

8,8

8,3

7,9

7,5

8,8

8,9

8,5

8,1

7,7

Tasso occupazione

57,9

57,8

58,5

59,3

60,1

57,3

57,2

57,8

58,5

59,3

 

 

In base ai dati esposti, l’occupazione, misurata in unità standard (ULA) è stimata ridursi nel 2009 del 2,5 per cento, in modo più contenuto rispetto a quanto previsto a luglio (-2,7 per cento). Il calo maggiore delle unità di lavoro è previsto nell’industria in senso stretto (-6,7 per cento).

Nel 2010, la flessione sarebbe marginale e pari a -0,1 per cento (inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio).

La ripresa dell’occupazione è prevista per gli anni successivi al 2010.

 

Il tasso di disoccupazione è stimato nel 2009 pari all’8,5 per cento, su valori più bassi rispetto alle previsioni di luglio (8,8 per cento).

Secondo le previsioni governative il tasso di disoccupazione aumenterebbe lievemente nel 2010, attestandosi all’8,8 per cento. Anche per tale anno, la previsione è lievemente migliorativa di quella fornita a luglio (+8,9 per cento). L’indice si attesterebbe al 7,5 per cento nel 2013.

Si ricorda che in base al Comunicato diffuso dall’ISTAT il 22 settembre 2009, relativo alla Rilevazione sulle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione relativo al secondo trimestre 2009 è risultato pari al 7,4 per cento.

Il dato annuale recato nella RPP, pari all’8,5 per cento, sconta, pertanto, un peggioramento dell’andamento occupazionale nell’ultima fase dell’anno in corso.

 

Il quadro previsionale relativo al mercato del lavoro presentato dalla RPP sembra trovare conferma nell’Employement Outlook 2009, recentemente pubblicato dall’OCSE, che analizza l’impatto della recessione sul mercato del lavoro[4], illustrando i dati relativi ai paesi OCSE nella prima parte dell’anno.

Va segnalato peraltro come l’Outlook, sulla base dei dati disponibili, evidenzi che, alla metà del 2009, “la maggior parte dell’incremento atteso della disoccupazione ha già preso piede in Irlanda, Giappone, Spagna, Stati Uniti, mentre in altri paesi, inclusi Francia, Germania, Italia, la gran parte di tale incremento deve ancora venire”.

 

 


2. La finanza pubblica

2.1 Il quadro tendenziale di finanza pubblica

La Nota aggiorna il conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per il periodo 2009-2013. Rispetto alle stime contenute nel quadro del DPEF presentato nel luglio scorso, le differenze, secondo quanto dichiarato dal Governo, derivano principalmente dai seguenti fattori:

– la revisione delle prospettive di crescita dell’economia italiana, che vede una minore contrazione nel 2009 e una ripresa lievemente più sostenuta nel 2010;

– l’aggiornamento del conto delle PA in base all’attività di monitoraggio;

– le modifiche alla manovra di cui al decreto legge 78/2009[5] introdotte in sede di conversione;

– le variazioni alla curva dei tassi di interesse.

 

Tali fattori, che comportano una ricomposizione all’interno degli aggregati di entrata e di spesa, incidono solo lievemente sull’indebitamento netto.

La Nota conferma, infatti, per il 2009 ed il 2010 il valore (rispettivamente, 5,3 e 5 per cento del PIL) indicato dal Documento di programmazione. Nel periodo successivo prosegue la riduzione del saldo (4,3 per cento del PIL nel 2011, 3,9 per cento nel 2012 e 3,5 per cento nel 2013), evidenziando un miglioramento, rispetto alle precedenti stime, pari allo 0,1 di PIL nel 2011, e allo 0,2 nel biennio successivo. Su tale evoluzione incide una dinamica più favorevole della spesa per interessi, che più che compensa il peggioramento atteso del saldo primario.

 

In particolare, con riferimento al 2009, la conferma dell’incidenza dell’indebitamento netto sul PIL al 5,3 per cento sconta un miglioramento in valore assoluto del saldo di bilancio pari a 368 milioni, quale risultante di una riduzione della spesa per interessi (-1,7 miliardi), quasi completamente assorbita dal peggioramento (-1,3 miliardi) del saldo primario, che diventa ulteriormente negativo. Tale evoluzione è ascrivibile ad una riduzione delle entrate (-1,6 miliardi, di cui 1,5 miliardi riguardanti le imposte indirette), a fronte di un contenimento della spesa di parte corrente (-1,7 miliardi) in parte compensato da un aumento di quella di parte capitale (+1,4 miliardi).

Anche nel 2010 permane la dinamica più favorevole della spesa per interessi, che si riduce rispetto alla precedente stima contenuta nel DPEF per circa 2,5 miliardi. Tale andamento non compensa, tuttavia, l’aumento della spesa in conto capitale (+900 milioni), cui si accompagna quello della spesa corrente primaria (+1,5 miliardi). Pur peggiorando in valore assoluto (741 milioni), l’indebitamento netto mantiene l’incidenza sul PIL sul valore (5 per cento) previsto nel Documento di programmazione.

Negli anni successivi si conferma l’andamento più favorevole della spesa per interessi, che si riduce rispetto alla precedente stima contenuta nel DPEF: -3,4 miliardi nel 2011, -4,9 miliardi nel 2012 e -4,2 miliardi nel 2013. Tale dinamica, insieme ad una ripresa delle entrate, ed in particolare dei contributi, più che compensa l’aumento della spesa in conto capitale, cui si accompagna quello della spesa corrente primaria (da +1,6 miliardi nel 2011 a +2,4 miliardi nel 2013).

 

Di seguito si confrontano le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento e il quadro tendenziale del DPEF, che incorpora gli effetti del DL 78/2009, nel testo iniziale, e del ddl di assestamento.

Le variazioni tra i due quadri tendenziali appaiono solo in parte riconducibili alle modifiche apportate nel corso dell’iter parlamentare al disegno di legge di conversione. Prendendo in considerazione la ricostruzione della manovra contenuta nella Relazione previsionale e programmatica, si giunge ad una spiegazione parziale degli andamenti risultanti dal quadro a legislazione vigente contenuto nella Nota di aggiornamento.

Appare pertanto opportuno che il Governo fornisca un’indicazione, oltre che delle variazioni riconducibili alla manovra, di quelle dipendenti da una revisione dei tendenziali conseguente sia all’aggiornamento del quadro macroeconomico che agli esiti del monitoraggio, nonché delle ipotesi sottostanti tali revisioni.

 


Tabella 2.1

Principali aggregati - Confronto Nota aggiornamento (tendenziale lv) e Dpef 2010


Tabella 2.2

Conto della PA - Confronto Nota aggiornamento Dpef  (tendenziale LV) e Dpef 2010-2013


Tabella 2.3

Conto della PA - Nota aggiornamento - tendenziale a legislazione vigente


Le previsioni di spesa

 

Di seguito si illustrano gli andamenti delle principali componenti della spesa primaria, sia nell’anno in corso che nel periodo successivo, evidenziando gli scostamenti rispetto alle previsioni contenute nel quadro tendenziale del DPEF, che sconta, come si è detto, gli effetti del DL 78/2009 nel testo iniziale.

 

Per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente, la Nota evidenzia un aumento della spesa di 184 milioni nel 2009, 522 milioni nel 2010, 1.121 milioni nel 2011, 1.523 milioni nel 2013 e 1.923 milioni nel 2013.

Per quanto riguarda l’esercizio in corso, la variazione sembra doversi ricondurre al maggior onere (di carattere una tantum) connesso alla contrattazione decentrata, ed in particolare a quella regionale[6]. Per quanto riguarda il 2010 e anni successivi, con riferimento alle Amministrazioni statali, l’aumento potrebbe derivare da una revisione (a legislazione vigente) degli oneri previdenzialia carico del datore di lavoro. Questo potrebbe contribuire a spiegare parte dell’incremento che si riscontra nella voce “Contributi sociali”.

Sul punto appare opportuna una conferma da parte del Governo.

 

Per quanto riguarda i consumi intermedi, appare sostanzialmente confermata la precedente previsione: la variazione in aumento pari a 77 milioni per il 2009 e 200 milioni per ciascuno degli anni successivi, dovrebbe riflettere l’aumento della spesa sanitaria (in termini di acquisti di beni e servizi da parte delle strutture pubbliche e di aumento delle prestazioni in natura da parte degli operatori market) conseguente alle modifiche apportate in sede di conversione al DL 78/2009.

 

Con riferimento alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati[7] è stato, infatti, stimato un aumento dell’onere del Servizio sanitario nazionale (67 milioni nel 2009 e 200 milioni nel periodo successivo) cui corrisponde un maggior finanziamento a carico dello Stato.

 

Più in generale per quanto riguarda la sanità, la conferma dell’evoluzione della spesa prevista in sede di DPEF (salvo l’integrazione suddetta) sconta gli effetti delle misure di contenimento varate con le precedenti finanziarie, nonché le manovre di contenimento dei costi previste dai Piani di rientro delle regioni in disavanzo strutturale. Essa non tiene conto, invece, dei maggiori oneri connessi ai prossimi rinnovi contrattuali.

Ai fini di valutare la tenuta delle previsioni, appare opportuno che il Governo fornisca elementi relativi agli esiti dei Tavoli di verifica e monitoraggio e agli effetti delle misure riguardanti la regione Calabria previste dal DL 78/2009, nonché sulle prospettive per la sanità anche alla luce della prossima Intesa Stato-Regioni[8].

 

E’ confermata per il 2009 la previsione di spesa per prestazioni sociali, a fronte di una riduzione negli anni successivi (120 milioni nel 2010, 310 milioni nel 2011, 390 milioni nel 2012 e 430 milioni nel 2013). In termini di PIL, l’incidenza della spesa aumenta di un decimo di punto nell’anno in corso (per effetto della minore crescita), per poi ridursi di 0,2 punti nel 2010 e nel 2011, e di 0,3 nel biennio successivo.

Per quanto riguarda le pensioni, la variazione è riconducibile alla misura relativa all’aumento dell’età pensionabile delle lavoratrici dipendenti dal settore pubblico[9].

Quanto alle prestazioni sociali in denaro non pensionistiche, la riduzione sembra in parte ricondursi ai risparmi di spesa derivanti dalla misura suddetta[10], e in parte al quadro macroeconomico e alle migliori prospettive di occupazioni che comporterebbero un minor ricorso alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali.

 

Le altre spese correnti sono riviste in diminuzione di 1,9 miliardi per il 2009 (-0,1 punti in termini di PIL), a fronte di un aumento nel restante periodo di previsione (900 milioni nel 2011, 600 milioni nel 2011 e 700 milioni in ciascuno degli anni 2012 e 2013).

Circa tale evoluzione, che non appare riconducibile alle modifiche introdotte al DL 78/2009, appare opportuno acquisire ulteriori elementi da parte del Governo.

 

Per quanto riguarda la spesa in conto capitale, le previsioni sono riviste in aumento per 1,4 miliardi nel 2009, 900 milioni nel 2010, 893 milioni nel 2011, 620 milioni nel 2012 e 320 milioni nel 2013. In termini di PIL si mantiene il profilo delineato dal DPEF passando dal 4,5 per cento del 2009 al 3,3 per cento del 2013.

 

La rettifica al rialzo della previsione riguarda in massima parte la componente relativa agli investimenti fissi lordi, che registra un incremento di oltre 1,4 miliardi nel 2009, poco meno di 600 milioni nel 2010 e 320 milioni nel 2011. Molto più contenute le variazioni relative ai contributi e agli altri trasferimenti in conto capitale, aventi effetto compensativo nel 2009 e peso equivalente nello spiegare la quota restante della rettifica operata nella spesa in conto capitale per gli esercizi 2010-2012.

 

Dalla Nota non emergono le cause sottostanti le variazioni al rialzo della previsione di spesa, riconducibili, se non in minima parte, alle modifiche apportate al DL 78/2009 in sede di esame parlamentare del provvedimento.

 

In tale sede, infatti, sono state fatte per lo più variazioni di carattere compensativo, la principale delle quali riguarda l’esclusione dal Patto di stabilità interno dei pagamenti in conto capitale effettuati a valere sui residui passivi degli enti locali, nel limite del 4% degli stessi (pari a circa 2.250 milioni), compensata mediante il blocco di equivalenti risorse per i pagamenti in conto capitale delle Amministrazioni centrali.

 

L’incremento nelle previsioni di spesa sembrerebbe pertanto ascrivibile non a provvedimenti legislativi ma a cause indipendenti quali, ad esempio, un accelerazione dei pagamenti riscontrata in sede di monitoraggio della spesa o la previsione di un tasso di utilizzo delle risorse per gli interventi di ricostruzione nelle zone terremotate dell’Abruzzo maggiore rispetto a quello scontato nelle previsioni tendenziali. Tali cause potrebbero in parte spiegare la rettifica al rialzo riscontrata per il 2009, mentre resterebbero comunque non chiare le determinanti delle variazioni apportate alle stime per gli anni successivi.

Appare quindi opportuno che sia fornito un chiarimento in merito alle diverse cause alla base delle rettifiche apportate alle singole componenti della stima della spesa in conto capitale, con riferimento all’intero arco temporale compreso nel periodo di previsione.

 

Le entrate

Con riguardo alle entrate, la Nota aggiorna le previsioni tendenziali solo in riferimento alle entrate correnti, restando immutate le stime formulate nel DPEF per le entrate in conto capitale.

Le entrate correnti subiscono un ridimensionamento decrescente nei primi tre anni del periodo di riferimento, rispettivamente pari a 1.600 milioni di euro nel 2009, 875 milioni di euro nel 2010 e 188 milioni di euro nel 2011. A decorrere dal 2012 la correzione è di segno positivo, pari a 499 milioni di euro in tale anno ed a 1.174 milioni di euro nel successivo. In termini di PIL la correzione è di segno negativo per tutto il periodo considerato, in relazione alla migliore dinamica del prodotto stimata nelle previsioni aggiornate. Risultano, pertanto, corrette in diminuzione rispetto alla previsione di luglio, pur se per entità annue modeste, le dinamiche della pressione tributaria e della pressione fiscale.

 

Tali differenziali rispetto alle stime di luglio rispecchiano correzioni di segno e ammontare diverso apportate alle stime relative alle singole voci di entrata. Mentre, infatti, le imposte dirette non presentano alcuna variazione, le imposte indirette subiscono un ridimensionamento annuo di circa 1.500 milioni di euro per ciascuno degli anni del periodo di riferimento.

 

Con riguardo alle imposte dirette, si segnala, tuttavia, che l’invarianza delle stime aggiornate dovrebbe risultare come saldo di correzioni compensative. Infatti, tali stime dovrebbero scontare, in particolare, gli effetti indiretti derivanti dalla regolarizzazione di colf e badanti, introdotta in sede di conversione del DL 78/2009[11], in termini di maggiori imposte versate dai lavoratori, maggiori contributi previdenziali deducibili e maggiori oneri detraibili da parte dei datori di lavoro, con un effetto netto di minore entrata, stimato dalla relazione tecnica di corredo alla misura, in circa 94 milioni di euro nel 2010, 171 milioni di euro nel 2011 e 121 milioni di euro annui dal 2012.

Non è chiaro se nell’ambito delle imposte dirette sia stato considerato anche il gettito del contributo una tantum dovuto in sede di regolarizzazione, per un ammontare stimato in 150 milioni di euro nel 2009, classificato tra le entrate tributarie nel prospetto riepilogativo degli effetti del provvedimento.

 

Il documento non fornisce indicazioni di dettaglio con riguardo alla correzione apportata alle stime sulla dinamica delle imposte indirette.  La correzione sembr, apparire non in linea con il lieve miglioramento delle stime del quadro macroeconomico di riferimento, riguardanti in particolare i consumi, le importazioni e la stabilizzazione dei prezzi: sul punto appare opportuno acquisire ulteriori elementi informativi.

 

I contributi sociali scontano un ridimensionamento di 209 milioni di euro nel 2009, dal 2010 la correzione ha segno positivo e presenta importi crescenti. Le stime aggiornate includono, in particolare, i maggiori versamenti contributivi a seguito della regolarizzazione di colf e badanti, stimabili, in base ai dati forniti dalla relazione tecnica al provvedimento, in 130 milioni di euro nel 2009 ed in 390 milioni di euro annui dal 2010.

 

La dinamica delle entrate correnti extratributarie presenta un miglioramento delle previsioni per tutto il periodo di riferimento.

 

Tale correzione è presumibilmente ascrivibile alle conseguenze di talune modifiche introdotte in sede di conversione del DL 78/2009, che, sulla base della classificazione fornita nel prospetto riepilogativo degli effetti del provvedimento approvato, sono riconducibili a tale comparto. Si tratta, in particolare, delle misure sul rilascio delle concessioni in materia di giochi (200 milioni di euro nel 2010), sui maggiori poteri informativi dell’amministrazione per la repressione di illeciti fiscali (oltre 90 milioni annui dal 2010), nonché di norme in materia di misure cautelari (35 milioni di euro annui dal 2010).

 

Si segnala, infine, che, in sede di conversione del DL 78/2009, sono state introdotte norme volte a consentire il rimpatrio ovvero la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali, detenute fuori dal territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del DL 167/1990, mediante presentazione agli intermediari di una dichiarazione riservata e  versamento di un’imposta sostitutiva del 5 per cento (articolo 13-bis). L’imposta si applica sulle attività detenute a partire da una data non successiva al 31 dicembre 2008 e rimpatriate ovvero regolarizzate a partire dal 15 settembre 2009, fino al 15 aprile 2010.

Le maggiori entrate derivanti dalla misura, non quantificate e non scontate ai fini degli effetti del provvedimento, affluiscono ad apposita contabilità speciale per essere destinate all’attuazione della manovra di bilancio per gli anni 2010 e successivi.

Il decreto correttivo n. 103 del 2009, ha successivamente escluso la possibilità di estendere gli effetti della regolarizzazione ai procedimenti in corso alla data di presentazione della dichiarazione riservata. Nel corso dell’iter parlamentare di conversione di tale provvedimento, sono state, inoltre, introdotte disposizioni che hanno ampliato l’ambito delle fattispecie cui si applicano gli effetti della sanatoria e anticipato al 15 dicembre 2009 il termine ultimo entro il quale i contribuenti possono procedere alla regolarizzazione o al rimpatrio, mediante versamento dell’imposta sostitutiva.            

 


2.2 Il quadro programmatico della Pa

Le revisioni del conto economico delle Pubbliche amministrazioni a legislazione vigente comportano, come si è visto, un lieve miglioramento dell’indebitamento netto tendenziale a partire dal 2011 (0,1 punti nel 2011, 0,2 nel 2012 e nel 2013) che si riflette sul saldo programmatico.

Confermati i valori attesi per l’esercizio in corso (-5,3 per cento del PIL) e per il 2010 (-5 per cento), l’indebitamento netto programmatico è indicato pari al 3,9 del PIL nel 2011, 2,7 per cento nel 2012 e al 2,2 per cento nel 2013.

Il miglioramento rispetto alle precedenti stime è interamente ascrivibile ad una riduzione della spesa per interessi (-0,3 per cento in ciascun anno), a fronte di un minor avanzo primario (-0,2 per cento nel 2011 e 2012 e -0,1 per cento nel 2013).

La manovra correttiva resta confermata nell’entità indicata dal DPEF, pari all’1,2 per cento del PIL nel triennio 2011-2013, di cui 0,4 per cento il primo anno.

Il debito, raggiunto il 117,3 per cento del PIL nel 2010, è previsto ridursi al 112,7 per cento a fine periodo. La riduzione (pari a 4,6 punti nel quadriennio) è più rapida di quella prevista nel DPEF (-1,8 punti).

 

Tabella 2.4

Quadro di finanza pubblica

 

 


2.3 Il bilancio programmatico dello Stato

La Nota di aggiornamento al Dpef 2010-2013 indica le previsioni relative al bilancio programmatico dello Stato, articolando le stime per entrate, spese e saldi differenziali.

Il saldo netto da finanziare programmatico, al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA, risulta pari a -63 miliardi di euro nel 2010, -49 miliardi nel 2011 e -38 miliardi nel 2013. Rispetto alle indicazioni contenute nel DPEF 2010-2013 (saldi non superiori a -61,4 miliardi per il 2010, -48,1 miliardi per il 2011 e -40,6 miliardi per il 2010), emerge un peggioramento, che sarebbe ascrivibile - secondo la Nota in esame - al fatto che le previsioni presentate a luglio si basavano sulle informazioni al momento disponibili, cioè sulla proiezione per gli anni 2010 e 2011 del bilancio triennale 2009-2011. 

La tabella 2.5 riporta le indicazioni quantitative relative alle spese ed entrate del bilancio dello Stato e del conto economico della PA contenute nella Nota di aggiornamento.

 

Tabella 2.5

Bilancio programmatico dello Stato e Conto economico della PA                                miliardi di euro

 

Si noti che sia le entrate che le spese del bilancio dello Stato sono in media il 60 per cento di quelle riferite all'intera PA. Tale divergenza risulta riconducibile al diverso perimetro di riferimento (il conto economico della PA include i comportamenti di spesa di tutti i soggetti facenti parte delle pubbliche amministrazioni) e alla diversa natura dei conti esaminati.

 

A titolo di esempio, con riferimento alla spesa previdenziale, il conto della PA include la spesa di competenza dell'anno di riferimento, mentre il bilancio dello Stato registra i trasferimenti destinati all'INPS nell'esercizio, i quali finanziano solo una parte delle spese sostenute dall'INPS sulla base della legislazione in vigore (aggiuntiva rispetto alla quota finanziata con prelievi contributivi) e risultano parzialmente sfasati da un punto di vista temporale rispetto alla competenza della spesa.

Per quanto riguarda le entrate, il conto della PA incorpora anche le entrate di competenza delle autonomie territoriali e registra le poste secondo criteri diversi rispetto a quelli utilizzati per il bilancio dello Stato.

 

Per una migliore valutazione delle previsioni relative al bilancio dello Stato, sarebbe utile che il Governo esplicitasse maggiormente le ipotesi adottate per la costruzione del conto economico della PA al fine di agevolare il raccordo tra le due previsioni presentate: in particolare, con riferimento alle entrate, indicando le stime di gettito relative all'IRAP, ICI, addizionali, etc. e con riferimento alla spesa, indicando l'articolazione per sottosettore delle voci del conto della PA.

 

 


3. I saldi strutturali

La Nota di Aggiornamento al Dpef 2010-2013 presenta gli indicatori delle variabili macroeconomiche e di finanza pubblica rilevanti per la stima del saldo di bilancio strutturale, cioè al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico[12]. Esso aggiorna, altresì, gli obiettivi programmatici dei saldi strutturali per il periodo 2010-2013, tenuto conto del mutato quadro macro-economico internazionale e interno.

 

Gli indicatori strutturali consentono di confrontare le indicazioni programmatiche del Dpef con quanto prescritto dal Patto di Stabilità e Crescita (PSC).

 

La Tabella 3.1 riporta le variabili macroeconomiche inserite nella Nota di Aggiornamento al Dpef 2010-2013 e nel Dpef 2010-2013 nonché le analoghe variabili contenute nella Ruef 2009 e nell’Aggiornamento del Programma di stabilità, nel Dpef 2009-2013 e nella Nota di Aggiornamento del Dpef 2009-2013. Va notato che un confronto omogeneo è possibile solo con il Dpef 2009-2013 e con la Nota di Aggiornamento al Dpef 2009-2010, in quanto sia l’Aggiornamento del Programma di stabilità sia la Ruef hanno come orizzonte temporale il periodo 2009-2011.

 

Si osserva anzitutto che la crescita potenziale del PIL viene rivista al rialzo nella Nota, con riferimento all’anno corrente e al 2010, mentre per gli anni successivi il quadro previsivo è confermato. Le nuove stime di crescita del PIL potenziale riflettono il miglioramento del quadro macroeconomico rispetto alle previsioni formulate nello scorso  mese di giugno. Il potenziale di crescita è in media pari allo 0,62 per cento nel periodo 2009-2013, rispetto allo 0,54 per cento indicato nell’ultimo Dpef, a fronte di una media pari all’1,22 per cento indicata nel Dpef 2009-2013 per lo stesso arco temporale.


Tabella 3.1

Variabili macroeconomiche e saldi strutturali: documenti a confronto


Per tutto il periodo considerato l’output gap si mantiene negativo, ma con una chiara tendenza alla diminuzione. Dal -4,5 per cento previsto per il 2009, si passa a - 4,3  per il 2010, a -3.0 (2011), a -1,7 (2012) e a -0,6 per cento (2013). Rispetto al Dpef  dello scorso giugno si nota un aumento dell’output gap per il 2009, una riduzione per ciascuno degli anni 2010-2012 e un'invarianza rispetto al 2013.

Come si è osservato nei precedenti dossier, la metodologia adottata a livello europeo per la stima del potenziale presenta dei limiti, in quanto la revisione  delle previsioni di medio periodo influenza anche i valori passati, a causa delle tecniche statistiche impiegate. A tal proposito, si nota che la stima dell’output gap per il 2008 viene nuovamente rivista e passa dall’1 per cento del Dpef 2010-2013 al +0,9 per cento nella stima corrente di cui all'Aggiornamento.

 

La Nota ridetermina parzialmente il profilo temporale dei saldi nominali e strutturali, rispetto al Dpef 2010-2012. Per il 2009 e il 2010, nonostante la crescita del PIL sia rivista verso l’altro, i valori programmatici per l’indebitamento netto vengono confermati (rispettivamente, -5,3 e -5,0 per cento). L’indebitamento netto viene invece rivisto al ribasso per gli anni successivi, nonostante il quadro previsivo macroeconomico non muti rispetto al Dpef, con valori pari a -3,9 per il 2011 (-0,1 rispetto al Dpef), -2,7 per il 2012 (-0,2 rispetto al Dpef), e -2,2 per il 2013 (-0,2 rispetto al Dpef).

 

La Nota conferma, come già prima il Dpef 2010-2013, il rinvio dell’obiettivo del pareggio del saldo di bilancio strutturale (da raggiungere entro il 2011 secondo i precedenti documenti programmatici), alla luce del mutato quadro macroeconomico internazionale ed interno.[13]

 

La Nota evidenzia un disavanzo strutturale programmatico in leggero peggioramento nel 2009 rispetto al Dpef 2010-2013 (-3,3 contro -3,1 per cento), dovuto all’ aumento delle misure una tantum (da 0,0 a 0,2 per cento in rapporto al PIL).

 

Negli anni successivi, l’indebitamento netto strutturale è in graduale riduzione ed è pari a -2,8 nel 2010 (nessuna variazione rispetto al Dpef),  -2,3 nel 2011 (-2,5 nel Dpef), -1,8 nel 2012 (-2,1 nel Dpef). Nel 2013 è previsto un leggero aumento a -2,0 per cento (-2,2 nel Dpef).

 

La Nota prevede per il quadriennio 2010-2013 un miglioramento strutturale complessivo pari a 1,5 punti percentuali di PIL, in aumento rispetto al Dpef 2010-2013, che prevedeva un migliramento pari a 0,9 punti percentuali.

 

Si osserva che la Nota modifica il profilo delle misure una tantum rispetto al Dpef  del giugno scorso. La Nota indica misure una tantum nette pari 0,2 per cento del PIL per il 2009, (0.0 nel Dpef), 0,0 per cento nel 2010 (0,1 del Dpef), -0,1 nel 2011 (0,0 nel Dpef), 0,0 nel 2012 (0,1 nel Dpef) e 0,1 nel 2013 (invarianza rispetto al Dpef)[14].

 

Sarebbe opportuno che il Governo fornisse delucidazioni sulla articolazione di dettaglio  delle misure una tantum, nonché - tenuto conto della significatività della revisione - delle cause delle variazioni intervenute rispetto al Dpef. Si ricorda che il quadro di previsione presentato a luglio già incorporava gli effetti del decreto-legge n. 78, ma non degli emendamenti approvati nel corso dell'esame parlamentare, nell'ambito dei quali, peraltro, non sembrano esserci misure che possano comportare una variazione così significativa delle misure una tantum. Si rileva inoltre che, per maggiore completezza informativa, sarebbe utile che il Governo allegasse il quadro dettagliato delle misure una tantum ad ogni documento di finanza pubblica che incorpora l'analisi dei saldi strutturali.  

 

Un indicatore sintetico sulla direzione della politica fiscale, ossia degli interventi discrezionali di policy, è l’avanzo primario corretto per il ciclo e al netto delle una tantum. L’avanzo strutturale per il 2008 è stato ricalcolato all’1,8 per cento, rispetto all’1,7 del Dpef, a seguito della nuova stima della componente ciclica del saldo di bilancio per il 2008, che e’ passata da 0,5 a 0,4 per cento. Si noti che nel 2009, in termini nominali, l’avanzo primario e’ negativo e pari a -0,5 per cento, in peggioramento rispetto alla stima di -0,4 del Dpef. In termini strutturali, l’avanzo primario nel 2009 viene rideterminato in 1,6 per cento nell’anno corrente, rispetto al +1,8 del PIL contenuto nel Dpef. La Nota evidenzia un sentiero di progressivo consolidamento dell’avanzo strutturale, con valori pari 1,6 per il 2009, 2,1 per il 2010, 2,9 per il 2011 e 3,6 per ciascuno degli anni 2012-2013. Il consolidamento risulta più lento rispetto al profilo contenuto nel Dpef . Infatti, il Dpef prevedeva 1,8 per il 2009, 2,3 per il 2010, 3 per il 2011, 3,7 per cento per ciascuno degli anni 2012 e 2013. Anche rispetto alla Ruef, e con riferimento al biennio 2009-2010, il sentiero di consolidamento è traslato verso il basso.[15]

 

La fiscal stance (ossia la direzione della politica di bilancio rispetto alla posizione dell’economia nel ciclo economico) può essere rappresentata graficamente. Le variabili utilizzate nell’analisi grafica sono riportate nella seguente Tabella 3.2.

 

Tabella 3.2

Output gap e avanzo primario corretto per il ciclo al netto delle una tantum

 

Il Grafico 3.1 confronta la variazione dell’avanzo primario strutturale con l’output gap. Il Grafico 3.1 si compone di quattro quadranti. Quello in alto a sinistra contiene i punti che rappresentano situazioni di restrizione fiscale e di ciclo economico negativo. In basso a sinistra, si posizionano le combinazioni di manovre espansive e ciclo economico negativo. I due quadranti a destra, corrispondenti a situazioni economiche favorevoli, illustrano, quello in alto, una politica fiscale restrittiva, quello in basso, una politica fiscale espansiva. La raffigurazione di una politica di bilancio anti-ciclica richiederebbe che la serie dei punti – che rappresentano, per ciascun esercizio, l’output gap e la variazione del saldo primario strutturale – si posizionasse nel quadrante in basso a sinistra e in quello in alto a destra.[16]

Grafico 3.1

Fiscal stance e output gap, Nota Agg. Dpef 2010-2013

Fonte: elaborazione su dati Nota Agg. Dpef 2010-2013

 

Passando all’esame della politica di bilancio, si nota che tra il 2008 e il 2009, ad un peggioramento del ciclo economico (l'output gap passa da +0,9 a -4,5), si accompagna una espansione fiscale modesta (l'avanzo primario strutturale si riduce di 0,2).

 

Si osserva che, rispetto al quadro delineato dal Dpef dello scorso giugno, la stance del 2009 risulta leggermente modificata a seguito sia della variazione delle misure una tantum e della variazione marginale dell'output gap nel 2009, sia della rideterminazione dell'avanzo strutturale dell'anno 2008.

 

Nel triennio 2010-2012 la politica fiscale diventa restrittiva, ancorché pro-ciclica; l’avanzo primario strutturale cresce nei tre anni, rispettivamente, dello 0,5 per cento, dello 0,8 per cento e dello 0,7 per cento, mentre l’output gap si restringe progressivamente. La pro-ciclicità della politica di bilancio è una conseguenza della necessità di consolidamento della finanza pubblica, in vista dell’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali. Nel 2013 l’output gap si riduce ulteriormente, assumendo un valore pari a -0,6 per cento del PIL. Contemporaneamente al miglioramento del ciclo, la politica fiscale nel 2013 diventa neutra (l’avanzo primario rimane costante rispetto all’anno precedente).

 

Una valutazione più accurata si ottiene guardando alla combinazione dei punti che mette in relazione il miglioramento (peggioramento) del ciclo economico - misurato dalla variazione dell’output gap - con la variazione dell’avanzo primario strutturale (si veda il Grafico 3.2). Questo tipo di analisi ha assunto una valenza sempre più significativa nell’ambito della revisione del Patto di Stabilità e Crescita avvenuta nel 2005, che - rispetto all’impostazione originale del Patto - pone più attenzione alla dinamica del ciclo economico.

 

Grafico 3.2

Fiscal stance e variazione dell’output gap, Nota Agg.Dpef 2010-2013

Fonte: elaborazione su dati Nota Agg. Dpef 2010-2013

 

Nel Grafico si nota la modesta espansione fiscale tra il 2008 e il 2009, in fase di peggioramento del ciclo. Inoltre si osserva una nuova leggera espansione fiscale in fase di ulteriore peggioramento del ciclo nel 2009 (l’avanzo primario si riduce dello 0,2 per cento). Nel 2010, ad una posizione leggermente migliorata nel ciclo rispetto al 2009 (l’output gap si riduce di 0,2 punti percentuali di PIL, pur rimanendo fortemente negativo in termini assoluti), corrisponde una stretta fiscale (l'avanzo primario strutturale aumenta di 0,5). Nel 2011 e nel 2012, il ciclo migliora (l’output gap si riduce in entrambi gli anni di 1,3 punti di PIL, ma rimane negativo in termini assoluti) e la politica fiscale diventa più restrittiva (l’avanzo primario aumenta di 0,8 per cento nel 2011 e 0,7 nel 2012). Infine nel 2013, ad un ulteriore miglioramento del ciclo, evidenziato dall’output gap che migliora di 1,1 per cento in termini di PIL, portandosi a -0,6 per cento in valore assoluto, si accompagna una politica fiscale neutra (l’avanzo primario strutturale non varia rispetto all’anno precedente).

 

 

 


4. La spesa per interessi, il fabbisogno ed il debito pubblico

La spesa per interessi delle amministrazioni pubbliche ammonta nella previsione tendenziale della Nota di aggiornamento, comprensiva degli effetti delle modifiche introdotte in sede di conversione del DL 78/20099, a 74.013 milioni di euro per l’anno in corso, con una riduzione rispetto  al 2008 dell’8,5  per cento.

Negli anni successivi, la spesa per il servizio del debito continuerebbe ad aumentare ad un tasso medio annuo dell’7,6 per cento raggiungendo nel 2013 la cifra di 99,3 miliardi di euro ed una quota di PIL pari al 5,7 per cento, con un incremento di 0,9 punti percentuali rispetto al 2009.

Nel confronto con le previsioni del DPEF, le stime mostrano una correzione in diminuzione della spesa per interessi di importo crescente fino al 2012. In tale anno la correzione raggiunge circa 5 miliardi, per poi ridursi a 4,2 miliardi nel 2013.

In rapporto al PIL, il confronto con le stime del DPEF mostra una riduzione per tutti gli anni del periodo di riferimento, dell’ordine di circa 0,2 punti percentuali nella media del periodo.

 

La Nota di aggiornamento non fornisce indicazioni a sostegno dell’entità della correzione apportata all’aggregato della spesa tendenziale per interessi. Il documento precisa che, tra i fattori che determinano l’esigenza di una revisione delle stime di finanza pubblica, deve includersi la variazione della curva dei tassi d’interesse.

Nella RPP si evidenzia che, rispetto ai primi mesi del 2009, si è assistito ad una sensibile riduzione dei differenziali di rendimento dei titoli di debito pubblico rispetto a quelli di riferimento.

In proposito, appare pertanto opportuno disporre di più analitiche informazioni circa le curve dei rendimenti assunte a base delle nuove previsioni.

 

Tabella 4.1

Spesa per interessi: Nota di aggiornamento e DPEF 2010- 2013

                                                                                                                       (milioni di euro - % PIL)

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

 

 

 

 

 

 

 

DPEF 2010-2013

 

 

 

 

 

 

Quadro tendenziale

 

 

 

 

 

 

Spesa per interessi

80.891

75.724

79.493

88.685

97.656

103.544

Variazione assoluta

3.676

-5.167

3.769

9.192

8.971

5.888

Variazione percentuale

4,8

-6,4

5,0

11,6

10,1

6,0

in % del PIL

5,1

5,0

5,1

5,5

5,9

6,0

Costo medio del debito

5,1

4,6

4,5

4,8

5,1

5,2

 

 

 

 

 

 

 

 Quadro programmatico

 

 

 

 

 

 

in % del PIL

5,1

5,0

5,1

5,5

5,8

5,9

 

 

 

 

 

 

 

Nota di aggiornamento

DPEF 2010- 2013

 

 

 

 

 

 

Quadro tendenziale

 

 

 

 

 

 

Spesa per interessi

80.891

74.013

76.957

85.250

92.676

99.301

Variazione assoluta

3.676

-6.878

2.944

8.293

7.426

6.625

Variazione percentuale

4,8

-8,5

4,0

10,8

8,7

7,1

in % del PIL

5,1

4,8

4,9

5,3

5,5

5,7

Costo medio del debito

5,1

4,5

4,4

4,6

4,9

5,0

 

 

 

 

 

 

 

Quadro programmatico

 

 

 

 

 

 

in % del PIL

5,1

4,8

4,9

5,2

5,5

5,6

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Elaborazioni su dati MEF

 

 

Le stime tendenziali e programmatiche del fabbisogno del settore statale e del settore pubblico sono fornite nella Nota di aggiornamento, come nel DPEF  2010- 2013, in termini di PIL.

In entrambi gli scenari delle previsioni aggiornate, si conferma per i due aggregati una dinamica costantemente discendente, dopo l’elevato valore stimato per l’anno in corso.

Per il 2009, in particolare, le previsioni aggiornate mostrano un fabbisogno del settore pubblico in termini di PIL, pari al 5,9 per cento, di 0,2 punti percentuali inferiore a quello stimato nel DPEF, a causa del lieve miglioramento delle stime della variazione del PIL nominale.

Nella RPP, con riguardo all’andamento del fabbisogno del settore statale nei primi otto mesi dell’anno (pari a circa 60,7 miliardi, in aumento  di circa 32,8 miliardi rispetto all’analogo dato del 2008) si rileva che tale evoluzione del saldo risulta comunque in linea con le previsioni per l’intero anno.

 

Tabella 4.2

Nota di aggiornamento e DPEF 2010- 2013: Fabbisogno del settore statale e del settore pubblico 

                                                                                                                  ( in  % PIL)

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

 

 

 

 

 

 

 

DPEF 2010-2013

 

 

 

 

 

 

Settore statale

 

 

 

 

 

 

Tendenziale

-3,5

-5,9

-4,6

-4,1

-3,7

-3,1

Programmatico

-3,5

-5,9

-4,6

-3,6

-2,2

-1,5

Differenza

0,0

0,0

0,0

0,5

1,5

1,6

 

 

 

 

 

 

 

Settore pubblico

 

 

 

 

 

 

Tendenziale

-3,3

-6,1

-4,9

-4,3

-4,0

-3,3

Programmatico

-3,3

-6,1

-4,9

-3,8

-2,5

-1,7

Differenza

0,0

0,0

0,0

0,5

1,5

1,6

 

 

 

 

 

 

 

Nota di aggiornamento

DPEF 2010-2013

 

 

 

 

 

 

Settore statale

 

 

 

 

 

 

Tendenziale

-3,5

-5,7

-4,4

-3,9

-3,3

-2,8

Programmatico

-3,5

-5,7

-4,4

-3,4

-2,1

-1,5

Differenza

0,0

0,0

0,0

0,5

1,2

1,3

 

 

 

 

 

 

 

Settore pubblico

 

 

 

 

 

 

Tendenziale

-3,3

-5,9

-4,6

-4,0

-3,5

-3,0

Programmatico

-3,3

-5,9

-4,6

-3,6

-2,3

-1,7

Differenza

0,0

0,0

0,0

0,4

1,2

1,3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Elaborazioni su dati MEF

 

 

Dai dati del DPEF, sia del quadro tendenziale che di quello programmatico, emergeva che, a differenza di quanto registrato nel 2008 e stimato per l’anno in corso, a decorrere dal 2010, il fabbisogno del settore pubblico sarebbe stato migliore dell’indebitamento netto, con uno scostamento più ampio alla fine del periodo di previsione. Tale differenza risultava più elevata nelle previsioni programmatiche rispetto a quelle a legislazione vigente, toccando 0,7 punti di PIL nel 2013.

Le previsioni aggiornate confermano tale andamento, tuttavia il differenziale tra i due saldi assume identici valori nei due scenari previsionali.

Come già rilevato in sede di esame del DPEF, occorrerebbe acquisire indicazioni sui fattori che consentirebbero al fabbisogno di collocarsi su valori inferiori a quelli assunti dall’indebitamento netto, in misura crescente a partire dal 2010. 

 

Tabella 4.3

Nota di aggiornamento al DPEF 2010- 2013: Andamenti tendenziali e programmatici dell’indebitamento netto e  del fabbisogno del settore pubblico                                                                                                                                         ( in  % PIL)

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

 

 

 

 

 

 

 

Nota di aggiornamento

 

 

 

 

 

 

Tendenziale

 

 

 

 

 

 

Fabbisogno settore pubblico

-3,3

-5,9

-4,6

-4,0

-3,5

-3,0

Indebitamento netto P.A.

-2,7

-5,3

-5,0

-4,3

-3,9

-3,5

Differenza

-0,6

-0,6

0,4

0,3

0,4

0,5

 

 

 

 

 

 

 

Programmatico

 

 

 

 

 

 

Fabbisogno settore pubblico

-3,3

-5,9

-4,6

-3,6

-2,3

-1,7

Indebitamento netto P.A.

-2,7

-5,3

-5,0

-3,9

-2,7

-2,2

Differenza

-0,6

-0,6

0,4

0,3

0,4

0,5

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Elaborazioni su dati MEF

 

La Nota di aggiornamento colloca il rapporto debito/PIL per l’anno in corso a 115,1 punti percentuali, con una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto all’analogo dato del DPEF, per effetto della lieve revisione della stima del PIL nominale.

Nello scenario tendenziale il rapporto è previsto crescere fino al 2010, stabilizzarsi nel 2011, per poi ridursi di 0,5 punti percentuali nel 2012. Il rapporto si riduce di 1,3 punti percentuali nell’anno terminale del periodo di previsione. Rispetto alle stime del DPEF, la crescita del rapporto appare meno sostenuta nel 2010 e 2011 mentre, negli ultimi due anni del periodo di riferimento, sono previsti decrementi annui più consistenti.

Nello scenario programmatico si conferma la riduzione del rapporto dal 2011, tuttavia con decrementi annui più sostenuti rispetto alle previsioni del DPEF.

 

Tabella 4.4

Nota di aggiornamento e DPEF 2010- 2013: Andamenti tendenziali e programmatici del rapporto debito/PIL( in  % PIL)

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

 

 

 

 

 

 

 

DPEF 2010-2013

 

 

 

 

 

 

Debito/PIL tendenziale

105,7

115,3

118,2

118,6

118,5

117,7

Debito/PIL programmatico

105,7

115,3

118,2

118,0

116,5

114,1

 

 

 

 

 

 

 

Nota di aggiornamento

 

 

 

 

 

 

Debito/PIL tendenziale

105,7

115,1

117,3

117,3

116,8

115,5

Debito/PIL programmatico

105,7

115,1

117,3

116,9

115,1

112,7

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: dati MEF

 

 

Nella tavola che segue è riportata, con riferimento alle previsioni tendenziali contenute nel DPEF e nella Nota di aggiornamento, un’analisi delle componenti che determinano la variazione del rapporto debito/PIL. Il segno algebrico delle singole componenti indica l’effetto, ad incremento o a riduzione del rapporto, esercitato dalle medesime.

 

Tabella 4.5

Nota di aggiornamento e DPEF 2010- 2013: Analisi delle componenti del rapporto debito/PIL nelle stime tendenziali

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

 

 

 

 

 

 

 

DPEF 2010- 2013

 

 

 

 

 

 

Variazione del rapporto

2,2

9,6

2,9

0,4

-0,1

-0,8

Componenti

 

 

 

 

 

 

Avanzo primario

-2,4

0,4[17]

-0,2

-1,1

-1,7

-2,3

Var. % PIL nominale

-1,8

3,2[18]

-1,9

-3,6

-3,8

-3,9

Costo medio del debito

5,1

4,6

4,5

4,8

5,1

5,2

Componente residuale

1,4

1,4

0,4

0,3

0,3

0,1

 

 

 

 

 

 

 

Nota di aggiornamento

 

 

 

 

 

 

Variazione del rapporto

2,2

9,4

2,2

0,0

-0,5

-1,3

Componenti

 

 

 

 

 

 

Avanzo primario

-2,4

0,5

0,0

-0,9

-1,6

-2,2

Var. % PIL nominale

-1,8

2,6

-2,2

-3,7

-3,8

-3,9

Costo medio del debito

5,1

4,5

4,4

4,6

4,9

5,0

Componente residuale

1,4

1,8

0,0

0,0

0,0

-0,2

 

Fonte: Elaborazione su dati MEF

 

L’analisi conferma come nell’anno in corso, anche nelle previsioni aggiornate, tutte le componenti concorrano alla crescita del rapporto. Nel 2010, la minore dinamica del rapporto rispetto alle previsioni di luglio deriva dalla maggiore crescita del PIL e dalla lieve riduzione del costo del debito. Dal 2011 le previsioni di crescita del PIL nominale non mutano sostanzialmente rispetto alle stime del DPEF. Pertanto, i più sostenuti decrementi del rapporto appaiono ascrivibili ad un minore costo del debito, a fronte di un andamento del saldo primario leggermente meno favorevole.  

 



[1]    Tale indicatore è formato per fornire segnali anticipatori dei punti di svolta tra le fasi di espansione e di decrescita dell’attività economica.

[2]    Il deflatore del PIL è un indice che permette di determinare la crescita media dei prezzi con riferimento ai consumi effettivamente realizzati. Il deflatore viene calcolato come rapporto tra il valore dei beni e servizi nell’anno considerato e il valore che gli stessi avevano in un anno precedente assunto come termine di riferimento.

[3]    L’indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico italiano.

[4]    “Employement Outlook 2009 - Tackling the job crisis”, Part. A . The labour market impact of the crisis, pag. 25.

[5]    Convertito con modificazioni dalla legge 102/2009.

[6]    Cfr Articolo 4 del CCNL Regioni del 31 luglio 2009.

[7]    Articolo 1-ter.

[8]    Secondo quanto previsto dall’articolo 79, comma 1-bis, del DL 112/2008 come modificato dall’articolo 22, comma 1, DL 78/2009, l’Intesa dovrebbe essere sottoscritta entro il 15 ottobre 2009.

[9]    Articolo 22-ter del DL 78/2009. A fronte di un risparmio complessivo indicato nel prospetto riepilogativo degli effetti finanziari in misura paria a 120 milioni nel 2010 e 242 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012, la relazione tecnica quantifica una minore spesa pensionistica di 38 milioni nel 2010 e di 150 milioni nel 2011.

[10]   La relazione tecnica indica al riguardo un risparmio di 119 milioni nel 2010 e di 189 milioni nel 2011 per le minori erogazioni per indennità di buonuscita e trattamento di fine servizio (al netto degli effetti fiscali).

[11] Articolo 1-ter.

[12]   Il saldo di bilancio corretto per il ciclo e al netto dei provvedimenti una tantum misura infatti il saldo delle Amministrazioni pubbliche al netto dell’impatto delle fluttuazioni economiche, consentendo in tal modo di distinguere le variazioni automatiche di entrate e spese pubbliche rispetto all’andamento del sistema economico, dalla componente discrezionale di politica fiscale. Per un approfondimento delle analisi legate ai saldi strutturali, si veda il dossier “Conti pubblici, contesto di riferimento e andamenti. Una sintesi”, Senato della Repubblica, Servizio Bilancio, maggio 2008, n. 3, parte prima, e il dossier “Analisi degli effetti finanziari delle norme e dei principali andamenti di finanza pubblica”, Camera dei Deputati, Servizio Bilancio dello Stato, maggio 2008, Parte II.

[13]   L’obiettivo del pareggio di bilancio per i paesi membri dell’Unione è formulato in termini strutturali.

[14]   Le misure una tantum, cioè le disposizioni a carattere non permanente, possono riguardare sia le entrate, sia le spese (ad esempio spese straordinarie per calamità naturali). La somma algebrica degli effetti associati alle disposizioni non permanenti fornisce l’ammontare complessivo delle misure una tantum che viene poi rapportato al PIL. Un valore positivo di tale indicatore significa che, nel complesso, le maggiori entrate una tantum sono superiori alle minori entrate/maggiori spese una tantum; in tal caso, l’indebitamento netto strutturale (che si calcola detraendo dall’indebitamento netto nominale la componente ciclica e le misure una tantum) risulta peggiore dell'indebitamento netto. Quando il valore complessivo delle misure una tantum è negativo, invece, vuol dire che minori entrate/maggiori spese a carattere non permanente sono superiori alle maggiori entrate una tantum. In tal caso, l’indebitamento netto strutturale è migliore dell'indebitamento netto nominale.

[15]   La Ruef prevedeva, infatti, 2 per cento per il 2009, 2,4 per il 2010, 2,7 per il 2011.

[16]  In teoria, la politica di bilancio dovrebbe essere anti-ciclica, ossia restrittiva nelle fasi di espansione economica ed espansiva nella fasi di recessione. Nella pratica, negli ultimi anni molti paesi europei, in considerazione del bilancio pubblico in deficit, hanno dovuto adottare politiche pro-cicliche, cioè restrittive in fasi recessive, ai fini del rispetto dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht. Sulla base del Patto di Stabilità e Crescita, i paesi dovrebbero mantenere il bilancio pubblico in sostanziale pareggio over the cycle, lasciando operare liberamente gli stabilizzatori automatici, ossia meccanismi economici, legati a fattori istituzionali, tendenti a contenere le fluttuazioni cicliche. Ciò implica, in termini del Grafico 3.1, che i paesi dovrebbero trovarsi sull’asse orizzontale (stance neutrale). I paesi che non hanno raggiunto il sostanziale pareggio di bilancio dovrebbero invece trovarsi in punti situati nei due quadranti superiori (politiche fiscali restrittive) ai fini del raggiungimento del pareggio.

[17]   Nel 2009, sia nel DPEF che nella Nota di aggiornamento, è previsto un valore negativo del saldo primario in rapporto al PIL pari, rispettivamente allo 0,4 per cento ed allo 0,5 per cento. Nella tavola tale variazione è indicata con segno positivo, in quanto la  presenza di un disavanzo primario opera in senso accrescitivo del rapporto debito/ PIL. 

[18]   Nel 2009, sia nel DPEF che nella Nota di aggiornamento, è prevista una variazione negativa del Pil nominale, rispettivamente del 3,2 per cento e del 2,6 per cento. Nella tavola tale variazione è indicata con segno positivo, in quanto la riduzione del prodotto opera in senso accrescitivo del rapporto debito/ PIL.