Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Audizione di Andris Piebalgs, Commissario europeo per la cooperazione allo sviluppo - Roma, 24 gennaio 2011
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE    Numero: 16
Data: 20/01/2011
Descrittori:
ASSISTENZA ALLO SVILUPPO   COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
UNIONE EUROPEA     
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 


 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

audizioni e incontri in ambito ue

 

 

 

 

 

Audizione di Andris Piebalgs, Commissario europeo

per la cooperazione allo sviluppo

 

 

Roma, 24 gennaio 2011

 

 

 

 

 

 

n. 16

 

20 gennaio 2011

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea (tel. 2145)

Il capitolo “Elementi fondamentali della cooperazione allo sviluppo in Italia” è stato curato dal Servizio studi, Dipartimento Affari Esteri (tel. 4939)

 

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I N D I C E

 

Scheda di lettura         1

Quadro generale della politica di sviluppo dell’Unione europea       3

Strumenti giuridici e risorse      4

Obiettivi di sviluppo del millennio      6

Il sostegno al bilancio      6

La Relazione annuale 2010      7

Il Libro verde sull’impatto della politica di sviluppo dell’UE        9

Elementi fondamentali della cooperazione allo sviluppo in Italia (a cura del Servizio Studi)  11

L’assetto normativo      11

Le risorse      12

Documentazione         15

 

-        Curriculum vitae del Commissario europeo Piebalgs                                  17

 

Commissione europea

-        Libro verde “La politica di sviluppo dell’Unione europea a sostegno della crescita inclusiva e dello sviluppo sostenibile – Potenziare l’impatto della politica di sviluppo dell’UE”, Bruxelles 10 novembre 2010 (COM(2010)629)                                                                                   19

-        Libro verde “Il futuro del sostegno al bilancio dell’UE a favore dei Paesi terzi”, Bruxelles 19 ottobre 2010 (COM(2010)586)                                                                                   41

-        Relazione annuale 2010 sulle politiche dell’Unione europea in materia di sviluppo e assistenza esterna e sulla loro attuazione nel 2009, Bruxelles 28 giugno 2010 (COM(2010)335)                                                                                                                                     59

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura


Quadro generale della politica di sviluppo dell’Unione europea

L'obiettivo della politica di sviluppo dell’Unione europea consiste nella progressiva eliminazione della povertà e nell’integrazione dei paesi interessati nell'economia mondiale. A queste finalità economiche e sociali si affianca un progetto di tipo politico: contribuire a consolidare la democrazia e lo Stato di diritto, nonché a perseguire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

La cooperazione allo sviluppo condotta dall’Unione europea è complementare alle politiche degli Stati membri[1] (art. 208 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e, nella misura del possibile, si concerta con quelle di altri finanziatori a livello mondiale e organizzazioni internazionali (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale). Si persegue inoltre l’obiettivo della coerenza tra la politica di sviluppo e le altre politiche comunitarie, tra le quali la politica agricola comune e la politica commerciale comune.

Attualmente, l'Unione europea è il principale partner dei paesi in via di sviluppo, in termini di aiuti, scambi commerciali e investimenti diretti. Insieme, la Comunità e gli Stati membri hanno fornito nel 2009 49 miliardi di euro di aiuti, pari al 56% del complesso degli aiuti internazionali pubblici allo sviluppo. L’UE ha inoltre fissato per gli Stati membri, entro il 2015, l’obiettivo dello 0,7 percento del PIL da destinare agli aiuti allo sviluppo.

La relazione annuale sui progressi compiuti

La relazione annuale sui progressi compiuti nel finanziamento dello sviluppo relativa all’anno 2009 - il documento con cui la Commissione valuta ogni anno il rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri e dall’UE in materia di finanziamento dello sviluppo - mostra che, a dispetto dell’impatto della crisi sulle economie dei paesi membri, l’aiuto ufficiale allo sviluppo ha continuato a crescere come percentuale del reddito nazionale lordo (RNL), raggiungendo lo 0.42 percento. Tre dei cinque paesi maggiori donatori sono membri dell’UE (Francia, Germania e Regno Unito) e quattro dei cinque paesi che hanno superato l’obiettivo dello 0.7 percento del PIL sono membri dell’UE (Danimarca, Lussemburgo, Paesi bassi e Svezia). La relazione rileva tuttavia che l’UE è lontana (con una previsione dello 0.45-0.46 per cento del PIL) dall’obiettivo collettivo dello 0,56 percento del PIL che si era riproposta per il 2010. Occorre in proposito precisare che tale obiettivo si riferisce all’RNL cumulato degli Stati membri, mentre per ciascuno Stato dell’UE a 15 l’obiettivo era fissato allo 0,51 percento; i restanti 12 Stati membri dell’UE contribuivano all’obiettivo collettivo raggiungendo lo 0,17 percento del PIL nazionale. Con una equa condivisione dei carichi interni secondo la Commissione l’obiettivo dell’0,7 per cento per il 2015 sarebbe ancora raggiungibile.

Per quanto riguarda l’Italia – sulla base dei dati forniti dal Comitato di assistenza allo sviluppo dell’OCSE (Development assistance committee - DAC) - la relazione registra per il 2009 lo 0.16 per cento del reddito nazionale lordo, il che richiederebbe un aumento dello 0.54 percento entro il 2015. Al momento l’Italia è lo Stato membro più in ritardo rispetto al raggiungimento degli obiettivi fissati.

 

 

1995

2000

2005

2009

Francia

0,55

0,30

0,47

0,46

Germania

0,31

0,27

0,36

0,35

Italia

0,15

0,13

0,29

0,16

Regno Unito

0,29

0,32

0,47

0,52

Spagna

0,24

0,22

0,27

0,46

Aiuto pubblico allo sviluppo (come percentuale sul PIL)

Strumenti giuridici e risorse

La cooperazione allo sviluppo dell’UE è fondata su una vasta gamma di strumenti giuridici e finanziari, che rispecchia la natura multiforme dei rapporti intrattenuti dall'Unione coi paesi interessati.

Il sistema convenzionale si basa sulla conclusione di accordi internazionali, in particolare di associazione nel quadro dell'articolo 217 del TFUE. Tali accordi possono essere multilaterali, ossia riguardare un vasto numero di controparti (ad esempio le convenzioni di Lomé), o bilaterali, nel caso in cui presiedano alle relazioni tra l’Unione e un paese specifico (ad esempio, ciascuno dei paesi del Maghreb).

Il sistema unilaterale si basa sull'articolo 207 del TFUE, che regola la politica commerciale comune, la quale costituisce la base del sistema di preferenze generalizzate concepito per facilitare l'accesso al mercato comunitario ai prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo.

Per quanto riguarda il finanziamento della cooperazione allo sviluppo, la fonte principale è rappresentata dal bilancio comunitario, attraverso lo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo in vigore a partire dal 1° gennaio 2007 (regolamento (CE) N. 1905/2006), nell’ambito del nuovo quadro regolamentare istituito, con le prospettive finanziarie 2007-2013, nell’intento di potenziare l'efficacia degli aiuti esterni dell’Unione europea.

Gli stanziamenti messi a disposizione tramite questo strumento sono ripartiti sulla base di un duplice approccio, geografico e tematico.

I programmi geografici intendono sostenere lo sviluppo dei paesi e delle regioni dell'America latina, dell'Asia, del Medio Oriente e del Sud Africa, e rafforzare la cooperazione con essi.

I programmi tematici - complementari a quelli geografici - sostengono azioni in materia di sviluppo umano e sociale; ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, ivi compresa l’energia; sicurezza alimentare; migrazione e asilo. Uno specifico programma tematico è destinato a cofinanziare attività proposte e/o intraprese dalle organizzazioni della società civile e dalle autorità locali dei paesi partner nel settore dello sviluppo.

L'importo finanziario di riferimento per il periodo 2007-2013 ammonta a 16,897 miliardi di euro, pari all’1,73 percento del bilancio totale dell’UE.

Oltre al bilancio comunitario, gli interventi relativi alla cooperazione allo sviluppo si basano su due strumenti finanziari più specifici:

il Fondo europeo di sviluppo (FES), che si affida ai contributi degli Stati membri e che rappresenta lo strumento principale degli aiuti comunitari per la cooperazione allo sviluppo con gli Stati ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), nonché con i paesi e territori d'oltremare. Dalla quarta convenzione di Lomé in poi, i finanziamenti a favore dei paesi ACP sono quasi esclusivamente a fondo perduto. Per il periodo 2008-2013 il 10° Fondo europeo di sviluppo (FES) costituisce il quadro finanziario, con una dotazione di 22,7 miliardi di euro;

la Banca europea per gli investimenti (BEI), che concede prestiti nel quadro delle proprie attività esterne.

Per quanto riguarda la gestione degli aiuti comunitari allo sviluppo, a partire dal maggio 2000 la Commissione ha realizzato un processo di riforma, mirante a:

·         migliorare la qualità dei progetti e dei programmi;

·         ridurre i ritardi nell’attuazione;

·         garantire la più stretta conformità alle norme internazionali sulle procedure di gestione finanziaria, tecnica e contrattuale.

Tra le novità introdotte vi è l’istituzione dell’Ufficio EuropeAid, responsabile della gestione dell’intero ciclo del progetto, dalla sua formulazione alla valutazione finale. La programmazione e la strategia sono invece svolte dalle Direzioni generali geografiche e tematiche. Inoltre, è stato introdotto uno strumento strategico per ciascun paese, al fine di garantire la coerenza dell’intervento ed il coordinamento tra donatori; è stato, altresì, attuato un maggior decentramento delle responsabilità gestionali.

Secondo quanto stabilito nella decisione del Consiglio che ha istituito il Servizio europeo per l’azione esterna (2010/427/UE del 26 luglio 2010), la Commissione rimane responsabile della gestione degli strumenti finanziari[2].Nell’ambito dell’intero ciclo di programmazione, pianificazione ed attuazione dei citati strumenti finanziari, l’Alto rappresentante e il SEAE collaboreranno con i competenti servizi della Commissione. In particolare, il servizio avrà la responsabilità di preparare le seguenti decisioni della Commissione: definizione degli stanziamenti di ciascuna regione e ciascun paese; papers strategici per paese e per regione; programmi nazionali e regionali.

Obiettivi di sviluppo del millennio

Nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), fissati nel 2000 dalla comunità internazionale, l’Unione europea – in quanto maggior donatore di aiuto allo sviluppo - ha assunto una serie di impegni.

I contributi forniti dall’UE nei dieci anni trascorsi dalla Dichiarazione del millennio e i progressi compiuti a livello internazionale sono stati esposti dalla Commissione nel pacchetto presentato ad aprile 2010 e valutati dal Consiglio in vista del Vertice dell’ONU di settembre 2010, dedicato alla revisione degli OSM. 

Per favorire il raggiungimento di risultati concreti e orientati all'azione, il Consiglio ha proposto l'adozione delle seguenti azioni e politiche concrete:

·         rafforzare la titolarità in vista della realizzazione degli OSM - I paesi in via di sviluppo sono i principali responsabili della realizzazione degli OSM. L'UE li invita a rafforzare la loro titolarità e leadership, segnatamente includendo gli OSM nelle strategie di sviluppo nazionali, agendo con trasparenza e responsabilità e includendo tutte le parti interessate (governi centrali e locali, organizzazioni della società civile e settore privato);

·         concentrare gli sforzi - L'UE e gli Stati membri presteranno particolare attenzione ai paesi che registrano il maggiore ritardo, inclusi quelli in situazioni di conflitto e fragilità, e ai paesi in via di sviluppo che, attraverso le loro politiche e i loro piani di sviluppo, si impegnano risolutamente a perseguire progressi in materia di OSM entro il 2015;

·         migliorare l'impatto delle politiche sullo sviluppo e sugli OSM - L'UE riconosce l'interdipendenza dei progressi riguardo ai vari OSM e l'impatto degli OSM in ritardo, quali la fame, l'assistenza sanitaria infantile e materna, le strutture igienico-sanitarie, l'accesso, l'inclusione e la qualità dell'istruzione per tutti i bambini;

·         mobilitare finanziamenti maggiori e prevedibili a favore dello sviluppo;

·         utilizzare più efficacemente le risorse per lo sviluppo.

Il sostegno al bilancio

Il sostegno al bilancio è uno dei meccanismi fondamentali per l’erogazione degli aiuti da parte della Commissione, in linea con i principi volti a rafforzare la titolarità a livello locale, promuovere la capacità di sviluppo nei paesi partner, garantire l’allineamento degli aiuti con le politiche nazionali e ridurre i costi di transazione degli aiuti.

Con il sostegno al bilancio i fondi sono trasferiti nella tesoreria nazionale del paese beneficiario, purché esso soddisfi le condizioni di pagamento concordate. Negli ultimi anni, il sostegno al bilancio (generale o settoriale) è andato acquisendo centralità a livello UE come strumento atto a sostenere politiche economiche e di bilancio sane e stimolare il processo di riforma dei paesi partner.

In tale contesto, il 19 ottobre 2010 la Commissione ha adottato un Libro verde sul futuro del sostegno al bilancio dell'UE a favore dei paesi terzi e ha lanciato un'ampia consultazione pubblica, che si è conclusa a fine dicembre 2010, e raccogliere elementi fattuali su come, in base agli insegnamenti tratti, si può garantire in futuro un uso migliore del sostegno al bilancio tanto a livello UE che degli Stati membri.

Gli obiettivi specifici del Libro verde sono: identificare le opportunità e le sfide, esaminare con precisione come sfruttare queste opportunità e affrontare le sfide, raccogliere pareri e contributi nell'intento di migliorare il nostro approccio al sostegno al bilancio.

La Relazione annuale 2010

La relazione annuale 2010 sulle politiche dell'Unione europea in materia di sviluppo e assistenza esterna e sulla loro attuazione nel 2009 – che la Commissione ha presentato il 28 giugno 2010 –dà conto del forte impatto prodotto dall’UE sui paesi in via di sviluppo attraverso una vasta gamma di politiche, processi e strumenti. Nei settori della ricerca, dell’ambiente e dell’energia, le politiche dell’UE si sono rivelate particolarmente positive. Nel campo della ricerca, l’UE e i paesi in via di sviluppo lavorano insieme in settori d’interesse per gli stessi paesi, come la sanità e la sicurezza alimentare. I ricercatori dei paesi in via di sviluppo sono incoraggiati a partecipare ai programmi di ricerca e ai programmi di mobilità. Per quanto concerne la politica in materia di ambiente, l’UE è in prima fila nella protezione delle foreste in tutto il mondo. Nel quadro della sua iniziativa per "l'applicazione delle normative,  la governance e il commercio nel settore forestale” (FLEGT), l’UE importa dai paesi partner soltanto legname certificato, al fine di combattere il disboscamento illegale.

Nel settore dell’energia, l’obiettivo vincolante della direttiva sulle energie rinnovabili (20% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020) stimolerà le esportazioni di biocarburanti dai paesi in via di sviluppo.

La Commissione è stata in prima linea per iniziative adottate in occasione di forum di alto livello sull’efficacia degli aiuti, organizzati dall’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici/Comitato di aiuto allo sviluppo (OCSE/CAS). Per accelerare i progressi e poter mostrare risultati concreti in tempo per il prossimo forum che si terrà a Seul nel 2011, la Commissione ha operato in qualità di catalizzatore e coordinatore per migliorare le sinergie fra gli Stati membri. Ciò ha permesso l’adozione, da parte del Consiglio, nel novembre 2009, di un quadro operativo dell’UE che si incentra sulle tre principali priorità in merito all’efficacia degli aiuti convenute nel corso dell’ultimo forum di Accra nel 2008: ridurre la frammentazione degli aiuti tramite la divisione dei compiti ai donatori, aumentare l’uso dei sistemi statali e migliorare la qualità della cooperazione tecnica. In questo contesto, nel gennaio 2009 la Commissione ha adottato un ambizioso piano d’azione.

Secondo quanto riportato nella relazione, la Commissione si sforza di misurare l’impatto delle sue attività di cooperazione allo sviluppo. Questa è un’importante priorità, condivisa da tutti i donatori. in quanto permette di dirigere gli aiuti laddove questi sono più efficaci. Finora, la maggior parte dei donatori si è concentrata maggiormente sui contributi, sulle spese e sulle tecnicalità e meno sui risultati, l’impatto e la sostenibilità. La misurazione dei risultati, dell’impatto e della sostenibilità dei progetti e dei programmi è di cruciale importanza per la valutazione degli effetti degli aiuti sull’effettiva eliminazione della povertà.

In pratica, la Commissione ha cercato di innalzare i propri standard di attuazione, controllo di qualità, responsabilità e monitoraggio dei risultati prodotti in materia di aiuti. Essa si è impegnata in una riforma dei processi interni per semplificarli, incentrarli maggiormente sulla qualità e i risultati, e in linea con gli obiettivi concordati a livello internazionale sull’efficacia degli aiuti. La Commissione ha inoltre sviluppato forme più dinamiche di partenariato con beneficiari e con altri donatori, ha semplificato le sue procedure e chiarito le regole di erogazione ed attuazione.

Nel 2009, gli sforzi si sono concentrati in particolare:

·         sull’attuazione della riforma della cooperazione tecnica della Commissione al fine di migliorare l’efficacia degli aiuti; gli elementi chiave in questa fase sono stati lo sviluppo degli orientamenti e la definizione di un sistema di monitoraggio dei risultati della riforma;

·         l’adozione, nel 2009, di diversi strumenti metodologici volti a semplificare e snellire l’attuazione degli aiuti esterni dell’UE;

·         lo sviluppo di competenze e capacità del personale coinvolto nell’erogazione dell’assistenza esterna a livello di sedi centrali e di delegazioni;

·         una revisione del principale strumento di qualità attuato in fase progettuale nel ciclo di vita del progetto, che è un meccanismo di revisione tra pari detto oQSG (office Quality Support Group — gruppo di sostegno alla qualità nelle funzioni di ufficio) che nel 2009 ha interessato circa il 100% dei progetti e dei programmi ammissibili.

La Commissione ha un attivo programma di valutazioni: nel 2009, sono state avviate 19 nuove valutazioni. Le principali conclusioni emerse dalle valutazioni portate a termine sono una buona programmazione, attuazione ed efficacia nella maggior parte dei casi. L’efficienza e la sostenibilità sono ancora considerate gli elementi più deboli. Gli interventi dell’UE generano impatti positivi, tuttavia sarebbe opportuno rafforzare la titolarità dei paesi partner.

Il Libro verde sull’impatto della politica di sviluppo dell’UE

Il 10 novembre 2010 la Commissione europea ha presentato il Libro verde La politica di sviluppo a sostegno della crescita inclusiva e dello sviluppo sostenibile – Potenziare l’impatto della politica di sviluppo dell’UE, sul cui contenuto ha avviato una consultazione pubblica aperta fino al 17 gennaio 2011.

Di fronte alla triplice sfida della crisi − economica, alimentare ed ambientale − ma anche alla luce dei risultati economici generalmente incoraggianti ottenuti dai paesi in via di sviluppo, la Commissione intende raccogliere opinioni su come l'Unione europea possa ottimizzare il suo sostegno per accelerare il cammino di tali paesi verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio ed oltre. Partendo dai traguardi già raggiunti, essa propone quattro principali aree di discussione, incentrate:

·         sull’impatto degli aiuti UE, così che ogni euro speso, oltre a produrre il maggior valore aggiunto possibile e il miglior rapporto costi-benefici, crei anche il massimo effetto leva ed il più ampio patrimonio di opportunità per le generazioni future. Gli aiuti europei devono incentrarsi su settori ove il valore aggiunto sia chiaramente visibile. Si comincerà puntando su quattro requisiti fondamentali: lo sviluppo umano − incluse la sanità e l'istruzione − e la sicurezza, che sono i presupposti per lo sviluppo di ogni paese; la crescita e l'inclusione sociale, necessarie per qualunque impegno duraturo. Tali obiettivi implicano anche un sostegno a favore del buon governo, il coordinamento degli aiuti e la coerenza tra le varie politiche;

·         sugli strumenti atti ad agevolare una crescita più inclusiva, Si tratta di stabilire se l'Unione europea debba esaminare l'eventualità di definire nuove strategie congiunte per una crescita inclusiva, di concerto con i singoli paesi in via di sviluppo o con gruppi regionali di tali paesi, coinvolgendo anche operatori del settore privato;

·         sulla promozione dello sviluppo sostenibile. lo sviluppo basato sull'economia "verde" non va visto solo come onere, ma come vero e potente impulso alla creazione di opportunità. La Commissione solleva peraltro il problema dell'accesso alle fonti energetiche, che rappresenta uno dei presupposti per poter conseguire la maggior parte degli obiettivi di sviluppo del millennio: Essa rammenta che l'Africa ha un gran potenziale di energia rinnovabile non ancora sfruttato, che potrebbe essere utilizzato per garantire a milioni di persone l'accesso all'elettricità;

·         sul conseguimento di risultati durevoli nei settori dell'agricoltura e della sicurezza alimentare.

Dopo la consultazione pubblica, aperta sia agli Stati membri dell'UE che ai paesi partner, la Commissione presenterà, nel 2011, una comunicazione su una politica di sviluppo dell'Unione europea più moderna.


Elementi fondamentali della cooperazione allo sviluppo in Italia

L’assetto normativo

La disciplina organica italiana in materia di cooperazione allo sviluppo è rappresentata dalla legge 49/1987 che, tra le altre cose, definisce la cooperazione, come “parte integrante della politica estera dell’Italia”.

La legge definisce le norme generali in materia di cooperazione allo sviluppo, rinviando, per la disciplina di dettaglio, ad atti normativi secondari del Governo (tra i quali si segnala in particolare il regolamento di esecuzione della legge approvato con DPR 12 aprile 1988, n. 177) e alle delibere del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS)

Ai sensi della legge 49/1987 l’attività di cooperazione si svolge attraverso due canali: quello degli accordi bilaterali tra l’Italia e i singoli paesi in via di sviluppo e quello degli accordi multilaterali.

I principali strumenti per realizzare le iniziative di cooperazione bilaterale sono il dono e il credito d’aiuto. La scelta dello strumento da utilizzare nei singoli casi dipende essenzialmente dalle condizioni economiche del paese beneficiario e dal tipo e dimensione dell’intervento, secondo i criteri stabiliti dal CICS con proprie delibere.

Un aspetto importante della cooperazione italiana risiede nel trasferimento di conoscenze scientifiche e tecniche disponibili nel sistema produttivo nazionale e nella rete delle istituzioni di ricerca. Non va inoltre trascurato il ruolo delle Regioni e degli Enti locali (cosiddetta “cooperazione decentrata”), le cui iniziative sono coordinate al livello centrale in un’apposita struttura presso la Direzione generale della cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari Esteri.

Un’altra parte importante della politica di cooperazione allo sviluppo è attuata mediante collaborazione con organismi multilaterali internazionali. La partecipazione italiana alla dimensione multilaterale allo sviluppo si attua anzitutto mediante il cofinanziamento del capitale di varie banche e fondi di sviluppo; inoltre rileva particolarmente il sostegno al bilancio e alle attività di vari organismi internazionali, tra i quali fanno spicco gli Istituti specializzati dell’ONU. Non va poi dimenticato che l’Italia compartecipa agli stanziamenti per l’aiuto allo sviluppo determinati in sede di Unione Europea. Quasi un terzo dell’APS italiano è canalizzato tramite la Commissione Europea, per due distinte finalità: 1) quale quota-parte nazionale dovuta al Fondo Europeo di Sviluppo (FES/FED), per finanziare le attività previste dal nuovo accordo ACP-UE, firmato a Cotonou nel giugno 2000, e modificato da un successivo accordo del 2005. L’Italia si colloca, per il periodo 2008-2013 al quarto posto tra i paesi contributori (dopo Germania, Francia e Regno Unito) fornendo un contributo di 2,916 miliardi di Euro, pari al 12,86% dell’intero FES.

Ulteriore aspetto fondamentale della cooperazione allo sviluppo è nel sostegno allo sviluppo del settore privato delle economie dei PVS. Va infatti notato che i flussi finanziari originati dall’APS a livello internazionale verso i PVS rappresentano soltanto un quinto del totale dei movimenti di capitali privati e degli investimenti diretti (IDE) verso i PVS.

Le risorse

Gli stanziamenti destinati alla cooperazione italiana allo sviluppo sono suddivisi tra numerosi capitoli degli stati di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli Affari esteri. Si segnalano in particolare:

a)      La cooperazione a dono. Le relative risorse affluiscono "Fondo speciale per la cooperazione allo sviluppo". Gli stanziamenti del Fondo sono attualmente ripartiti tra 18 capitoli[3], tutti afferenti al Programma 4.2, Cooperazione allo sviluppo, nel quale tuttavia sono frammisti a numerosi altri capitoli.

b)      Fondo rotativo presso il Mediocredito centrale(cap.7415/Ministero dell’economia e delle finanze). A valere su questo fondo erano erogati i crediti d'aiuto per programmi e progetti di sviluppo rispondenti alle finalità della legge e basati normalmente su accordi bilaterali. Faceva altresì capo al fondo rotativo il sostegno alle joint-ventures che rientrano nelle finalità della legge. Si rileva che già nel ddl di bilancio 2009 il capitolo risultava soppresso, non prevedendosi appostamenti a carico di esso nell’imminente esercizio finanziario.

c)      Le attività di cooperazione multilaterale, per le quali sono previsti appositi stanziamenti, si sostanziano nella partecipazione alle iniziative comunitarie e nei contributi obbligatori e nei finanziamenti a banche e fondi di sviluppo. I relativi stanziamenti sono attribuiti a vari capitoli in diversi stati di previsione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La serie storica dei dati di bilancio relativi alla cooperazione allo sviluppo sono riportati nella tabella sottostante:

 

COOPERAZIONE ITALIANA ALLO SVILUPPO: dati di bilancio 2006-2013

 

(in milioni di euro)

 

 

Anno

 

2006

 

2007

 

2008

 

2009

 

2010

 

2011

Prev. 2012

Prev. 2013

Ex Rubrica 8 Esteri

(cooperazione a dono – Tab. C della L. Finanziaria e poi della L. di stabilità)

 

391,9

 

646,6

 

732,8

 

321,7

 

326,9

 

175,8

 

179,2

 

179,2

 

 

I fondi che ciascun paese destina alla cooperazione internazionale (con stanziamenti su una specifica voce del proprio bilancio) costituiscono peraltro solo una parte del più ampio aggregato denominato APS (Aiuto pubblico allo sviluppo), stimato dall’OCSE e che rappresenta il più significativo e il più noto indicatore a livello internazionale in materia. Questo aggregato supera ad esempio notevolmente gli stanziamenti di bilancio italiani per la cooperazione allo sviluppo (gestiti dal Ministero degli Affari Esteri), in quanto include anche tutta una serie di operazioni finanziarie, come ad esempio la riduzione o cancellazione del debito – tanto a livello di iniziative multilaterali, quanto nei rapporti bilaterali dell’Italia con i PVS.

In proposito, merita ricordare che già da 16 anni è stato fissato a livello internazionale l’obiettivo, per i Paesi sviluppati, di stanziamenti per l’APS pari allo 0,7 % del PIL, obiettivo recepito dall’Unione europea dal consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002.

 

 

 

               

 

 

 

 

Nella tabella sottostante sono forniti i dati OCSE per l’aiuto allo sviluppo relativi all’Italia negli anni dal 2003 al 2009:

 

AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO DELL’ITALIA:  serie storica 2003-2009

 

Fonte: OCSE – Comitato di assistenza allo sviluppo (DAC)

 

 

(in milioni di dollari USA e in % sul PIL)

 

2003

2004

2005

 

2006

2007

2008

2009[4]

2.433

2.462

5.091

 

3.641

3.971

4.861

3.314

0,17%

 

0,15%

0,29%

0,20%

0,19%

0,22%

0,16%

 

 


Documentazione


 



[1] Si ricorda che il consenso europeo per lo sviluppo - sottoscritto nel 2005 dai presidenti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europeo – ha definito per la prima volta una visione comune sullo sviluppo da parte dell’UE e dei suoi Stati membri. Le sue componenti principali sono: maggiori risorse, migliore qualità dell’aiuto, una maggiore coerenza nelle politiche per lo sviluppo e la concentrazione degli sforzi sull’Africa.

[2] Oltre al Fondo europeo di sviluppo e allo Strumento per la cooperazione allo sviluppo, si tratta di: Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, Strumento per il vicinato dell'UE e il partenariato, Strumento per la cooperazione sulla sicurezza nucleare e Strumento per la cooperazione con i paesi industrializzati.

[3]   Si tratta dei capitoli di cui nell'esposizione della tabella C del disegno di legge finanziaria.

[4]   Dati preliminari.