Allegato B
Seduta n. 252 del 29/11/2007

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMICI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la scuola elementare e materna «C. Ferrini» - 38 circolo didattico di Roma, sita nel II Municipio ha una popolazione di circa 900 alunni ed è una delle più grandi realtà scolastiche della zona Nord della città. Essa consiste di un plesso in muratura ampio e articolato e di 3 padiglioni prefabbricati di legno e lamiera costruiti negli anni 70 all'interno del giardino della scuola;
nel mese di febbraio 2007, il comune di Roma, proprietario dell'immobile, ha deciso di abbattere uno dei padiglioni per la presunta sussistenza di un pericolo derivante da amianto;
i lavori di abbattimento del padiglione sono iniziati l'11 giugno 2007 e finiranno entro il mese di luglio. I lavori di ricostruzione del padiglione, che ospitava 3 classi, invece, non sono stati ancora appaltati, sicché non finiranno entro l'inizio dell'anno scolastico 2007-2008;
alla luce di tale circostanza, la scuola Ferrini aveva domandato all'adiacente Istituto sperimentale superiore «M. Montessori» (con sede centrale a via Livenza a Roma e succursale a via Casperia 23, in stabile - come accennato - adiacente alla scuola elementare e materna Ferrini e di proprietà della provincia di Roma) la cessione temporanea di 3 aule per il tempo necessario al completamento dei lavori;
inopinatamente, il preside del predetto istituto, professor Di Masi, rispondeva in modo difforme dai criteri di buona amministrazione e leale collaborazione, che tale prestito non poteva avere luogo, costringendo dei genitori della Ferrini a interporre ricorso al TAR Lazio per l'annullamento del diniego;
a seguito di una prima udienza, il TAR impone all'amministrazione scolastica statale di depositare una relazione ispettiva sugli spazi disponibili. Conseguentemente gli Uffici periferici di codesto Ministero ordinavano alle due scuole di stendere una relazione che evidenziasse gli spazi disponibili. In seguito a ciò, constatato che l'istituto superiore «M. Montessori» aveva in effetti diverse aule libere, il TAR emanava un'ordinanza sospensiva del diniego e ingiungeva al Di Masi di consegnare 5 aule;
incredibilmente, il Di Masi - dapprima opponeva un informale rifiuto a ottemperare all'ordinanza del TAR - e poi si risolveva ad annunciare che in data 1 settembre 2007 consegnerà alla provincia di Roma le aule indicate dal TAR ma non i bagni e, fatto davvero grave e minaccioso, ha paventato che la contiguità degli spazi e il mescolamento degli studenti nei corridoi potrà dare luogo ad atti di bullismo e a pericoli di violazione del divieto di fumo pericolosi per i più piccoli;
in pratica, il professor Di Masi lancia un pesante avvertimento ai genitori dei bambini della scuola elementare, i quali

non solo devono patire il disagio di un cantiere aperto - per necessità sanitarie accertate sommariamente - ma devono anche subire la ritorsione di un direttore didattico che si rifiuta di collaborare -:
se ritenga il comportamento del professor Roberto Di Masi conforme ai doveri professionali e istituzionali di un direttore didattico;
se, in caso contrario, intenda esercitare il suo potere disciplinare nei confronti del predetto;
se non ritenga di istruire l'avvocatura dello Stato nel senso di non impugnare l'ordinanza del TAR Lazio del 23 maggio-24 giugno 2007, nella causa 2450/07;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per prevenire ulteriori fatti spiacevoli nella vita scolastica della «C. Ferrini» di Roma.
(4-04550)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame riguardante la scuola elementare «Ferrini» di Roma si comunica quanto riferito dal Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Lazio.
Il Direttore generale medesimo, in data 30 agosto 2007 ha convocato il «Tavolo delle emergenze», per risolvere bonariamente la controversia di cui all'ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio n. 245 del 2007, relativamente alla cessione temporanea di n. 5 aule dell'Istituto «Montessori», succursale di via Casperia, 23, al 38o Circolo didattico «Ferrini».
In tale riunione le parti interessate hanno dichiarato la loro disponibilità ad un accordo per la cessione, in via eccezionale e per il tempo strettamente necessario al completamento dei lavori di ristrutturazione dei padiglioni e, comunque, non oltre il 31 agosto 2008, di n. 3 aule (non 5) e servizi igienici dell'Istituto «Montessori» alla Scuola «Ferrini», ubicate al 3o piano di via Casperia, 23, in contiguità con le aule di pertinenza della Scuola Elementare.
Tale accordo, individuando una soluzione più funzionale alle esigenze delle due scuole, implicava il ritiro del ricorso pendente innanzi al Tar del Lazio.
In tal senso, il 20 settembre 2007, il suddetto ricorso è stato ritirato «a condizione che le tre aule concesse in uso alla Scuola "Ferrini" possano essere utilizzate fino a quando le opere in corso presso tale Scuola siano ultimate e l'agibilità di tutte le aule definitivamente ripristinata».
Si fa presente, infine, che l'attività didattica presso il 38o Circolo didattico «Ferrini» si svolge regolarmente.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

AMORUSO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
alla vigilia dell'avvio degli esami di maturità, duecentoquarantatre docenti sui milleduecentosessanta designati per il ruolo di commissari esterni nelle scuole della Provincia di Bari hanno inviato al Csa (ex Provveditorato agli studi) certificati medici rinunciando all'incarico;
tra i rinunciatari, con conseguenze particolarmente gravi per le scuole coinvolte, figurano anche quindici presidenti di commissione designati;
questa situazione ha determinato un forte disagio tra gli operatori della scuola, tra i genitori e particolarmente tra i ragazzi che - come riportato dalla stampa locale - hanno vissuto una situazione di forte disagio -:
quali siano state le cause di un numero così esorbitante di rinunce nella Provincia di Bari;
se ci siano state mancanze da parte del Ministero dell'istruzione e degli organi preposti;
quali iniziative si intenda porre in atto perché, anche in prospettiva futura ma con il giusto anticipo e con la necessaria programmazione, già a partire dall'anno scolastico 2007-2008 non vi siano più le condizioni per il ricrearsi di questa «emergenza» che, se ripetuta,

metterebbe a rischio la regolarità e il valore degli esami di maturità nella Provincia di Bari.
(4-04164)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante fa presente che nelle scuole della provincia di Bari, a seguito di numerose rinunce di docenti designati a far parte delle commissioni d'esami di Stato in qualità di commissari esterni, si è determinato un forte disagio tra gli operatori della scuola, tra i genitori, ed in particolare, tra gli studenti e chiede iniziative al riguardo.
Come già riferito in Commissione Senato il 27 giugno 2007 occorre far presente preliminarmente che la nuova articolazione delle commissioni d'esame prevista dalla legge n. 1 del 2007 - tre commissari interni, presidente e tre commissari esterni - è stata voluta dal legislatore per rendere l'esame più serio.
Nel primo anno di applicazione della legge è stato necessario superare una serie di ostacoli, quali appunto il non sempre agevole reperimento dei docenti in ambito specialistico.
La pubblicazione delle commissioni è tuttavia avvenuta in tempo utile per risolvere i problemi di ordine meramente tecnico.
Il fenomeno comunque va ridimensionato dal punto di vista numerico: a livello nazionale la percentuale dei rinunciatari è del 22,7 per cento per i commissari e del 6 per cento per i presidenti.
Gli Uffici scolastici regionali hanno provveduto a sostituire i presidenti rinunciatari già dall'insediamento delle commissioni ed hanno poi proceduto tempestivamente alla sostituzione dei commissari esterni, a cominciare da quelli coinvolti nelle prime due prove scritte, per garantire la piena regolarità dello svolgimento delle prove stesse. I sostituti sono stati individuati all'interno degli elenchi dei docenti di ruolo non nominati in quanto in numero eccedente al fabbisogno richiesto.
Soltanto per alcune discipline molto specifiche, presenti in indirizzi di studio a scarsa diffusione nazionale, nelle operazioni di sostituzione si è fatto ricorso a docenti abilitati.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Bari, il Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Puglia ha precisato che la percentuale delle «rinunce» dei presidenti e dei commissari si è attestato sul dato nazionale. L'Ufficio scolastico provinciale di Bari ha provveduto, entro il giorno della 1a prova scritta a sostituire i presidenti e i commissari rinunciatari nominati per le materie oggetto delle due prove scritte, al fine di assicurare il regolare svolgimento degli esami.
Le operazioni di sostituzione sono state comunque completate entro il secondo giorno iniziale degli esami e le operazioni di esami si sono svolte regolarmente.
Una delle ragioni che può aver indotto i nominati a rinunciare alla funzione loro assegnata potrebbe essere ricercata nei ritardi con i quali, nel corso degli ultimi anni, ed in particolare dal 2003 al 2006, sono stati corrisposti i compensi per la partecipazione alle commissioni d'esame o anche la remunerazione ritenuta non adeguata.
Allo scopo di evitare ogni preoccupazione, nel decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007, convertito nella legge 25 ottobre 2007 n. 176, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007/2008, il limite di spesa per la corresponsione dei compensi di cui trattasi - già elevato dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007 a euro 138.000.000 - è stato ulteriormente elevato a euro 183.000.000 a decorrere dal 2007.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Argentina, per estensione geografica, è l'ottavo paese più grande del mondo, il secondo dopo il Brasile in America Latina;
dopo la crisi del 2001-2002 si è registrata una ripresa economica, con incrementi nella produzione fino al 93 per cento

in alcuni settori, quali la raffinazione del petrolio e i materiali per costruzione;
l'Argentina, già a partire dagli anni '90, ha realizzato un programma di liberalizzazione economica, con la riduzione delle tariffe doganali e l'introduzione di misure per favorire le esportazioni, aumentate con una media di circa il 32 per cento nei vari settori;
l'economia argentina, per mantenere adeguati livelli di crescita, ha bisogno di un ampliamento ed una modernizzazione dell'industria, con la conseguenza che i relativi investimenti dovranno provenire in larga parte dall'estero;
il Governo italiano, data la massiccia presenza di connazionali in America meridionale e nello specifico in Argentina, ha inserito questo Paese tra i beneficiari di iniziative a credito della cooperazione allo sviluppo, concedendo due crediti di aiuto per un totale di 100 milioni di euro in favore delle piccole e medie imprese e delle strutture sanitarie pubbliche argentine;
la Costituzione argentina concede ai cittadini stranieri ed argentini pari diritti, in relazione al lavoro, alla conduzione di affari e agli investimenti -:
quali iniziative, nell'ambito del programma di cooperazione allo sviluppo, siano state realizzate e i risultati ottenuti;
come il Ministro interessato intenda procedere in merito allo stanziamento dei fondi ancora a disposizione e quali settori intenda privilegiare;
se abbia avviato, o se sia in programma, la creazione di joint venture in accordo con le regioni per sostenere i progetti di cooperazione di cui in premessa.
(4-04527)

Risposta. - A seguito della crisi economica del 2001 una delibera del Ministero degli affari esteri ha consentito alla direzione generale della cooperazione di riammettere l'Argentina nel novero dei paesi eleggibili a ricevere crediti di aiuto. In conformità alla suddetta delibera, le iniziative sono finalizzate alla lotta alla povertà e al sostegno delle fasce deboli della popolazione.
In tale contesto, nel febbraio 2002, sono state approvate due linee di credito per un valore complessivo di 100 milioni di euro, rispettivamente nel settore sanitario (25 milioni) e delle PMI (78 milioni).
Con la linea di credito relativa al settore sanitario si è provveduto a sostenere gli ospedali pubblici tramite l'acquisto di medicinali e attrezzature.
La linea di credito per le PMI ha previsto invece l'erogazione di finanziamenti per imprese italo-argentine ed argentine destinati a favorire l'assunzione di nuova manodopera o il riassorbimento di personale licenziato a causa della crisi economica.
Il programma si è concluso nel dicembre del 2006 su richiesta del Governo argentino, che vorrebbe utilizzare il residuo, pari a circa 42 milioni di euro, per una seconda fase del programma sanitario.
Nell'ottobre 2002 è stato altresì costituito un Fondo regionale per l'America latina, denominato don Sturzo per il mediocredito, per un ammontare di 5 milioni di Euro. In tale ambito, in favore dell'Argentina sono state approvate due operazioni per un ammontare di circa 1,8 milioni di dollari, ed è allo studio una ipotesi di utilizzo di circa 750.000 euro per l'incremento delle capacità di commercializzazione urbana per piccoli produttori rurali.
È inoltre in fase di realizzazione un programma di sostegno alla riattivazione dell'occupazione, per un importo di circa 9 milioni di euro, realizzato in collaborazione con l'ILO. L'obiettivo del programma è di potenziare le reti dei centri di collocamento (in collaborazione con Italia lavoro).
Si menziona inoltre un programma dell'UNIDO per l'appoggio ai servizi reali per le imprese in Argentina, finanziato dalla cooperazione italiana con un importo complessivo pari a circa 5 milioni di euro sul contributo volontario all'organismo del 2003. La conclusione del programma è previsto a fine 2007.

In considerazione dei positivi risultati delle iniziative in corso e delle segnalazioni ricevute dall'Ambasciata d'Italia a Buenos Aires, alcune iniziative potranno essere eventualmente ri-finanziate. I settori di intervento saranno quelli tradizionali dell'intervento italiano, ossia sanità e occupazione.
La partecipazione delle autonomie locali italiane a programmi di cooperazione in Argentina, ha conosciuto, in anni recenti, una considerevole espansione e presenta interessanti potenzialità per lo sviluppo di nuovi partenariati territoriali con Enti omologhi argentini.
Delegazioni di undici regioni italiane hanno preso parte alla II Conferenza sulla cooperazione decentrata organizzata dal Governo Argentino, il 4 e 5 luglio 2007, costituendo di fatto il contingente più numeroso di regioni ed altre realtà territoriali presenti alla manifestazione ed interessate ad avviare nuove iniziative in varie aree del paese.
Per quanto riguarda specificamente i programmi futuri della cooperazione decentrata, con specifico riferimento al sostegno ed alla modernizzazione del settore economico-industriale e delle PMI, si fa riferimento ai seguiti del Programma integrato di cooperazione tecnica (Pict Argentina) che saranno affidati, con un cofinanziamento di questa direzione generale, all'iniziativa delle autonomie locali italiane.
Queste ultime indirizzeranno i loro interventi nei settori di cooperativismo, del micro-credito e dell'impresa sociale.
In particolare, verranno offerti agli enti territoriali argentini, pacchetti di formazione nelle seguenti materie: distretti industriali, creazione di imprese recuperate, Casse di credito cooperativo.
Rispetto all'originario Programma Pict, che riguardava solo quattro regioni campione, il nuovo programma di cooperazione decentrata verrà avviato in altre regioni che saranno individuate nei prossimi mesi.
Ad alcune aree territoriali di frontiera della Repubblica argentina è poi dedicato il Progetto «fronteras abiertas» cui la cooperazione italiana partecipa in collaborazione con l'Istituto italo latino-americano (Iila), il Cespi e l'Agencia Española de cooperaciòn internacional (Aect).
Le attività sono rivolte allo sviluppo territoriale delle regioni transfrontaliere e riguardano sette aree di frontiera. Per quanto riguarda l'Argentina, sono state prescelte: la provincia di Misiones (area di frontiera Argentina-Brasile-Paraguay), per la tutela e la promozione dello sviluppo economico locale e del turismo culturale; e la provincia di Jujuy (area di frontiera Argentina-Cile-Bolivia), legata alla strada bi-oceanica Mercosur-Cile per il passo di Jama.
Sette regioni italiane hanno già aderito al progetto
fronteras Abiertas, dando disponibilità per l'accoglienza di tirocinanti e per la realizzazione di attività di assistenza tecnica specialistica, e diverse altre hanno espresso il proprio interesse.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Donato Di Santo.

BIANCHI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si apprende che il Ministero delle infrastrutture avrebbe adottato un provvedimento al fine di rendere operativo un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nella regione Calabria;
tale piano investirebbe le scuole di ogni ordine e grado della Regione;
parrebbe controversa la circostanza se in tale piano siano ricomprese le scuole paritarie;
proprio queste ultime rivestono un ruolo significativo nella regione, ove solo si pensa che in alcune realtà la percentuale dei bambini dai 3 ai 6 anni che le frequenta supera il 50 per cento, con punte dell'80 per cento nelle aree di San Luca e di Platì -:
se le scuole paritarie siano ricomprese nell'attuazione del piano straordinario citato.
(4-05130)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Alla luce delle riforme costituzionali, la competenza in materia di edilizia scolastica non rientra tra quelle attribuite allo Stato.
Tale fondamentale circostanza costituisce il presupposto logico del comma 21 dell'articolo 80 della legge 27 dicembre 2002 n. 289 che prevede, appunto, l'inserimento, nell'ambito del programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001, di un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico.
Il predetto piano si configura, pertanto, come straordinario in quanto destina risorse aggiuntive rispetto a quelle ordinarie e ha trovato collocazione all'interno delle competenze statali ed in particolare di questo dicastero per le sue finalità di protezione civile rivolte all'edilizia pubblica.
La natura non strettamente demaniale di tale intervento ha, inoltre, reso necessaria una lunga concertazione con gli enti costituzionalmente competenti (Regioni, Province e Comuni) conclusasi con l'intesa raggiunta in sede di Conferenza Unificata il 13 ottobre 2005 che fissa limiti e procedure di attuazione del primo e del secondo programma stralcio afferente al piano in oggetto.
Per completezza si informa che in materia di edilizia scolastica è stata prevista una specifica disposizione nel disegno di legge «disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2008)» attualmente in discussione alle competenti sedi parlamentari. L'articolo 36, comma 3 del detto atto normativo dispone, difatti, che «Il fondo di cui all'articolo 32-
bis del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326» (Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri) «è incrementato di 20 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2008, da destinare ad interventi di adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici del sistema scolastico, secondo programmi basati su aggiornati gradi di rischiosità».
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

BIANCOFIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in data 22 giugno 2007 si è appreso dalla stampa locale dell'ennesimo caso di discriminazione etnica, nella provincia autonoma di Bolzano, ai danni di una bambina del gruppo linguistico italiano;
detta discriminazione si sarebbe ripetutamente compiuta nella classe che frequentava in una scuola di lingua tedesca di Villandro (Bolzano), solamente perché la bambina era italiana, figlia di genitori italiani, in un paesino a stragrande maggioranza di lingua tedesca come ormai gran parte del territorio altoatesino fatta salva la conca della città di Bolzano. E ciò a causa del progressivo indotto allontanamento della comunità italiana per mancanza di lavoro, casa, concessione di appalti obbligo di patentino, applicazione della proporzionale rigida, chiusura di caserme, dogane, riduzione degli sportelli postali, settori tradizionalmente appannaggio dei lavoratori italiani;
la bambina è stata picchiata e strattonata dai compagni ed insultata con la parola «walsche» che letteralmente è un dispregiativo che in Alto Adige viene usato dal gruppo tedesco per indicare «gli sporchi italiani»;
detti episodi hanno inciso profondamente sul profilo psicologico della bambina che risultava essere sempre triste appartata e manifestava disagio sociale il che ha allarmato i genitori inconsapevoli;
gli insegnanti si sono fatti carico dell'episodio cercando di arginarlo ma

hanno evitato di avvertire il Dirigente del plesso scolastico che ha manifestato il proprio disappunto riferendo di una mancanza di confronto culturale tra le etnie in Alto Adige;
il sindaco di Villandro, di lingua tedesca, si è scusato sui media locali affermando però che non ha mai avvertito intolleranza verso gli italiani dagli abitanti locali;
va da sé però che bambini di 10 anni non possono inventare autonomamente insulti e parolacce che comunemente vengono ancora oggi utilizzati in Alto Adige, se non avendole ascoltate da adulti consapevoli di quello che affermano e divulgano;
il caso è balzato addirittura su qualche attento media nazionale ma a tutt'oggi la famiglia della bambina non ha avuto alcun contatto ufficiale con le istituzioni locali;
la bambina è stata costretta a cambiare scuola e lingua del percorso scolastico a causa degli avvenimenti di cui sopra;
in Alto Adige certi episodi possono accadere perché è ancora vietata la così detta «immersione linguistica» ovvero la possibilità di creare scuole miste italiane-tedesche come viceversa è concesso alla minoranza ladina;
costanti sono a tutt'oggi episodi di intolleranza e di conseguenza di razzismo, come sostenuto da alcuni articoli di stampa locale, ai danni della comunità italiana. L'ultimo fra questi, segnalato sempre al governo è rimasto senza risposta, è relativo al capostazione italiano cacciato dalla sua dimora ex FS di Laces e dell'ufficiale giudiziario incaricato dello sfratto che ha insultato gli esponenti italiani che manifestavano contro l'esecuzione dello stesso -:
che cosa intenda fare il Governo per porre fine a questa sconvolgente macchia sociale che intacca anche la credibilità dello Stato italiano, fondatore di quell'Unione Europea che condanna ogni tipo di discriminazioni, protegge le minoranze anche non formalmente individuate ed è finalizzata all'integrazione dei popoli;
se intendano, come sarebbe auspicabile per uno Stato che ha a cuore gli interessi e i diritti dei propri cittadini, farsi portavoce presso la neonata Agenzia europea per la difesa dei diritti fondamentali con sede a Vienna, del caso unico della minoranza territoriale italiana in Alto Adige a protezione della quale lo Stato ha il dovere di intervenire e ciò anche in attuazione di quanto disposto dal trattato di Amsterdam che sancisce la protezione dei diritti fondamentali in quanto principio fondamentale stesso dell'Unione Europea, requisito per gli Stati che desiderano aderire all'Unione europea e condizione permanente per conservare pieni poteri decisionali in seno al Consiglio.
(4-04279)

Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dal Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, si rappresenta quanto segue.
La vicenda trae origine dallo stato di Profondo disagio vissuto da una bambina di madrelingua italiana, residente a Villandro (Bolzano), che, frequentando la scuola elementare presso un istituto di lingua tedesca, è stata oggetto di un comportamento ostile di alcuni compagni di classe, che l'avrebbero in più occasioni dileggiata e offesa per la sua appartenenza al gruppo linguistico italiano.
La classe frequentata dalla bambina era composta da soli 11 alunni, tra i quali la piccola era l'unica, in tutto il Comune di Villandro, ad avere entrambi i genitori di madrelingua italiana. Quasi tutti gli altri bambini sono, infatti, figli di genitori di madrelingua tedesca, mentre una piccola minoranza è figlia di genitori mistilingue.
Il dirigente scolastico, informato tardivamente degli episodi incresciosi, nell'esprimere il proprio rammarico per non averne avuto tempestiva conoscenza dalle insegnanti, ha individuato, tra le possibili cause dello spiacevole episodio, il clima di minore

multiculturalità e di minore multilinguismo che caratterizza le piccole comunità periferiche rispetto ai centri più grandi e popolosi.
Analoghe reazioni si sono registrate da parte del Sovrintendente scolastico di lingua italiana e dell'Intendente scolastico di lingua tedesca, che, da un lato, hanno invitato i genitori ad avere più fiducia nelle istituzioni scolastiche, segnalando ogni situazione di interesse, e, dall'altro, li hanno sollecitati a non creare eccessivi allarmismi per una vicenda che resta comunque un caso isolato rispetto alla normalità dei rapporti esistenti tra gli studenti di ambedue i gruppi linguistici.
In ogni caso, il Commissario del Governo ha segnalato il caso al Comitato contro la discriminazione e l'antisemitismo avente sede presso il Ministero dell'interno.
Per quanto concerne, poi, l'ordinamento della scuola nella Provincia di Bolzano si ritiene opportuno evidenziare che l'articolo 19 dello Statuto della Provincia di Bolzano, decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 2002) prevede che l'insegnamento nelle scuole materne, elementari e secondarie, sia impartito nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella materna.
In Alto Adige, quindi, da decenni esistono tre distinti tipi di scuole: quelle in lingua italiana, in lingua tedesca e le scuole paritetiche delle località ladine.
La creazione di un nuovo tipo di scuola plurilingue richiederebbe la modifica dello Statuto di Autonomia, anche se da qualche anno si discute della possibilità di istituire un modello di immersione linguistica (in sostanza una scuola ove vi sia la possibilità di insegnare sia in italiano che in tedesco, a seconda delle materie) per promuovere l'integrazione degli alunni dei tre gruppi linguistici, ipotesi non gradita alla Suedtiroler Volskpartei (SVP), il partito tedesco di maggioranza assoluta.

Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.

BOFFA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
con decorrenza 1 gennaio 2007 è entrato in vigore l'articolo 1, comma 1180, della legge finanziaria 2007 che prevede l'obbligo della comunicazione preventiva ai Centri per l'impiego delle assunzioni temporanee;
tale obbligo non è applicabile alla scuola poiché i decreti di assunzione di nomina di supplenze sono attivabili solo in presenza di impedimenti e non programmabili necessità;
tali difficoltà hanno generato incertezze circa le modalità di applicazione della norma in questione. Le stesse sono state difatti richiamate con una nota (prot. N. 1843 del 1 febbraio 2007 del Direttore generale del Dipartimento per l'Istruzione del Ministero della pubblica istruzione) giunta alle scuole per il tramite delle Direzioni scolastiche regionali, con la quale si comunicava che il Ministero della pubblica istruzione aveva già richiesto al Ministero del lavoro, per evidenti motivi di precaria applicabilità, di esonerare le scuole dell'obbligo dall'adempimento in esame;
solo a fine febbraio 2007 le scuole venivano rese edotte degli esiti dell'intervento della pubblica istruzione concernente la conferma e reiterazione dell'obbligo di comunicazione anche per le scuole e la mera individuazione di una possibile deroga solo relativamente al termine di effettuazione della comunicazione medesima da mettere in atto non più il giorno precedente al conferimento dell'incarico, ma genericamente in tempo successivo nel primo giorno utile;
ai diversi Dirigenti scolastici sono state notificate diffide e multe;
si è determinato uno stato di forte disagio nelle scuole, in una fase complessa e delicata della vita scolastica dovuta all'imperversare di diffide e multe che sono oramai percepite come vessatorie per

l'irrazionalità e l'assurdo delle motivazioni che le hanno generate -:
se non ritenga il Ministro della pubblica istruzione di mettere in atto le necessarie iniziative tese a risolvere le questioni suddette così da assumere la tipicità e la specificità della Scuola rispetto agli altri settori lavorativi.
(4-03981)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative in merito al disagio determinatosi nelle scuole a seguito dell'entrata in vigore della norma contenuta nell'articolo 1, comma 1180 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, legge finanziaria per il 2007.
Al riguardo si fa presente la predetta disposizione modificando le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 510 del 1996, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, obbliga il datore di lavoro, pubblico - ivi comprese le amministrazioni statali - e privato, a comunicare al servizio competente l'instaurazione, la trasformazione e la cessazione di qualsiasi rapporto di lavoro subordinato, nonché di alcune tipologie di lavoro autonomo, di lavoro associato e di altre esperienze lavorative.
Per quanto attiene al settore scolastico, la sua peculiarità non ha sempre consentito ai dirigenti scolastici di effettuare detti adempimenti nei tempi prescritti, in quanto il conferimento delle supplenze oltre a non essere discrezionale, di solito non può essere previsto in anticipo.
Gli adempimenti stessi sono risultati inoltre molto impegnativi per le scuole in quanto le medesime sono costrette ad effettuare, nel corso dell'anno scolastico, la sostituzione dei titolari assenti anche per brevi periodi, e quindi è elevato il numero di rapporti di lavoro che le scuole instaurano con i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario per supplenze temporanee.
Per ovviare a tali inconvenienti, verificatisi in più parti, e per porre definitivo rimedio a tale situazione e alle contestazioni già intervenute, il decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147 convertito con modificazioni nella legge 25 ottobre 2007, n. 176, ha previsto che le istituzioni scolastiche provvedono a detto adempimento entro il termine di dieci giorni successivi all'instaurazione, trasformazione, variazione o cessazione del rapporto di lavoro, ed inoltre, che le sanzioni già irrogate sono annullate.
La questione, pertanto, è superata.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

BRUSCO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da più parti si segnala l'inottemperanza della Telecom spa alle normative sulla tutela e la sicurezza dei lavoratori, con particolare riguardo alle sedi romane di via Oriolo Romano e viale Europa;
sono stati segnalati: pericolo di presenza di amianto a via Oriolo Romano a seguito di demolizioni, senza nessun riscontro da parte degli organi competenti, mancato rispetto delle norme sulla tutela degli operatori dei videoterminali (cui spetterebbe una pausa di 15 minuti ogni 2 ore); illegale decurtazione da parte della Telecom di un ora di permesso retribuito per i lavoratori che usufruiscono dei congedi parentali; distacchi coatti di lavoratori diversamente abili in sedi remote ed in attività non compatibili con il loro stato di salute; fenomeni di mobbing, in particolare nei call-center; utilizzo punitivo della Cassa integrazione, con dimansionamento e allontanamento dei lavoratori, in particolare di quelli sindacalmente impegnati, in sedi remote; perversa interpretazione del concetto «primi soccorsi», con conseguente carenza di attrezzature mediche da cui è scaturita recentemente la morte di un dipendente;
con successivi esposti alla Procura della Repubblica di Roma sono state fatte presenti le citate irregolarità, nonché l'incapacità di ASL ed Ispettorato del lavoro competenti ad intervenire -:
se i Ministri interrogati non intendano sollecitare per quanto di loro competenza,

l'Ispettorato del lavoro a verificare il rispetto delle normative e delle condizioni di lavoro nelle sedi romane della Telecom spa.
(4-01289)

Risposta. - In relazione alle presunte carenze in materia di igiene e sicurezza degli infortuni sul lavoro evidenziate nell'interrogazione in esame, si comunica l'esito degli accertamenti effettuati dalla competente Direzione provinciale del lavoro presso le sedi Telecom di viale Europa n. 190 e via Oriolo Romano n. 240 in Roma.
Nella sede di viale Europa sono state verificate le condizioni ambientali e di sicurezza con particolare riguardo al rispetto delle norme sulla tutela degli operatori addetti ai videoterminali.
All'atto delle indagini si è rilevato che presso i predetti luoghi di lavoro non sono presenti postazioni di videoterminali che prevedono uno stazionamento fisso trattandosi di uffici amministrativi in cui il videoterminale viene utilizzato in ausilio ad attività prevalente di altro tipo.
Per quanto attiene ai locali di via Oriolo Romano in cui viene utilizzato in modo continuativo personale addetto ai videoterminali, in particolare linee 119 e 187, si è rilevata la sostanziale rispondenza alle normative di sicurezza del lavoro di cui al Titolo VI del decreto legislativo n. 626 del 1994 e successive modificazioni ed integrazioni. In particolare risultano applicate le misure di cui all'articolo 54 che prevedono l'interruzione delle attività sui videoterminali secondo modalità stabilite attraverso la contrattazione collettiva aziendale, sentito il parere del medico competente.
Nella fattispecie si è rilevato che il personale addetto all'uso continuativo dei videoterminali ha diritto ad una interruzione di 15 minuti ogni due ore di lavoro svolto. Predette interruzioni sono programmate a livello aziendale mediante un sistema automatizzato che dà segnalazione visiva di inizio pausa direttamente sullo schermo del videoterminale.
Si è altresì provveduto a verificare le postazioni risultate ergonomicamente corrette e i sistemi illuminanti che servono predette postazioni lavorative risultati anch'essi a norma.
Per quanto attiene al problema legato alla dismissione di materiali contenenti amianto si è rilevato che la società Telecom ha provveduto a tale lavoro di bonifica seguendo il previsto protocollo di smaltimento, peraltro comunicando l'inizio dei lavori di bonifica all'Azienda sanitaria locale Rm/E (con n. di protocollo 5316/Spresal f/s/a del 31 maggio 2005).
Successivamente l'Azienda sanitaria locale Rm/E, con lettera del 26 agosto 2005, protocollo 1505, ha espresso parere favorevole all'inizio dei lavori di bonifica di cui trattasi.
A conclusione delle attività di bonifica la società Telecom ha provveduto, come previsto dalle vigenti normative, ad inviare il referto analitico dei campioni esaminati relativi alla bonifica, al trasporto e allo smaltimento di circa 110 mq di pavimentazione con matrice vinilica contenente amianto presso l'immobile Telecom sito in via Oriolo Romano n. 252.
Si fa, infine, presente che i predetti locali, dal gennaio 2006, non ospitano più personale Telecom, risultando gli stessi acquisiti da altra azienda.
Con specifico riferimento, invece, alle presunte irregolarità fatte presenti, dai singoli lavoratori Telecom spa, sarà l'autorità giudiziaria competente a valutare se ci sono i presupposti per agire penalmente nei confronti di Telecom spa.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

BUEMI e VILLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ultima puntata della trasmissione televisiva Report è stata documentata una situazione drammatica di debiti fuori bilancio di comuni, province, e regioni italiane causata da diffondersi della cosiddetta finanza derivata strutturata, tramite convenzioni capestro stipulate con primari Istituti di Credito italiani e stranieri;

in sostanza gli enti locali per farsi anticipare somme in contanti dagli Istituti di Credito pagano ingenti costi occulti e trasferiscono avanti nel tempo oneri finanziari insostenibili a carico delle future amministrazioni;
in base ad informazioni di stampa dello stesso amministratore delegato dell'Unicredit al 30 giugno la massa creditoria netta nei confronti dei propri clienti ha raggiunto la somma di un miliardo di euro per le operazioni summenzionate nei confronti di istituzioni pubbliche e private;
tale meccanismo ha già comportato il dissesto finanziario di amministrazioni locali e di altre realtà imprenditoriali private;
nella stessa trasmissione summenzionata, il Capo dipartimento dell'economia di Palazzo Chigi, Francesco Boccia, ha addirittura parlato di circonvenzione di incapace per spiegare il rapporto che intercorre fra Istituti di credito e amministratori -:
quali iniziative normative intenda assumere per obbligare gli istituti bancari ad una corretta e facilmente comprensibile informazione agli investitori;
quale sia l'ammontare del guadagno realizzato da Unicredit mediante le operazioni portate a termine senza le dovute garanzie e sanzionate con il provvedimento Consob dell'agosto del 2007, emesso nei confronti di alcuni manager Unicredit per il totale di 511.200 euro, proprio per carenze procedurali sui prodotti in derivati;
se al Governo risulti quali siano gli istituti di credito coinvolti, oltre a quelli segnalati nell'inchiesta in premessa;
se intenda assumere specifiche misure atte a tutelare gli interessi delle collettività locali di fronte a iniziative spesso irresponsabili da parte di amministrazioni pubbliche non in grado di valutare l'effettivo rischio di operazioni finanziarie fortemente speculative.
(4-05745)

Risposta. - L'atto in esame pone quesiti in ordine alle operazioni di finanza derivata effettuate in particolare dagli enti locali.
Al riguardo, occorre premettere che le disposizioni emanate per disciplinare il ricorso al debito e la relativa gestione da parte degli enti territoriali si inseriscono nel dettato costituzionale di autonomia e responsabilità garantite agli enti territoriali innanzitutto dall'articolo 5, nonché dagli articoli 114, 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione. L'utilizzo di strumenti derivanti da parte di enti territoriali è stato introdotto con l'articolo 41 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, e disciplinato ulteriormente dal successivo decreto interministeriale del 1o dicembre 2003, n. 389. Con la legge finanziaria per il 2007, il Governo ha innovato e migliorato tale normativa, introducendo all'articolo 1 comma 736, il principio che le operazioni di gestione del debito tramite utilizzo di strumenti derivati devono essere improntate alla riduzione del costo finale del debito e alla riduzione dell'esposizione ai rischi di mercato.
È stato ribadito, inoltre, che gli enti possono concludere tali operazioni solo in corrispondenza di passività effettivamente dovute, avendo riguardo al contenimento dei rischi di credito assunti.
Dal Governo in carica è stata introdotta la comunicazione obbligatoria al ministero dell'economia e delle finanze ai fini della validità dell'operazione, che ha rafforzato il monitoraggio delle operazioni stesse. In base ai dati comunicati dagli enti, dal 2002 al 30 giugno 2007, risultano pervenuti quasi novecento contratti: nel solo primo semestre 2007 sono 151 i contratti definitivi pervenuti. Va precisato che tali valori non riguardano solo le nuove posizioni, ma anche la rinegoziazione di contratti esistenti.
Le norme definiscono, quindi, con chiarezza i criteri di prudenza a cui gli amministratori devono ispirarsi nella gestione del debito e dettagliano adeguatamente i limiti di utilizzo degli strumenti derivati.
Il Governo ha dato nuovo impulso ad alcune iniziative, tra cui quella in corso con l'Associazione bancaria italiana, per la definizione

di un documento che illustri le linee guida per una gestione consapevole e cauto dei derivati, sia da parte degli enti locali.
In una precedente interpellanza presso la Camera dei deputati sono già stati forniti i dati della centrale dei rischi messi a disposizione dalla Banca d'Italia, limitatamente alle banche italiane, non essendo obbligate le filiali di banche non italiane.
Pertanto, i derivati debbono essere esclusivamente strumenti di gestione del debito e, quindi, nessun derivato può essere, di per se, una passività, come è ribadito anche di recente nella circolare del 22 giugno 2007 del Dipartimento del tesoro del ministero dell'economia e delle finanze in tema di non applicabilità delle delegazioni di pagamento alle operazioni di derivati concluse da enti territoriali. Con riferimento poi al Patto di stabilità interno, i flussi generati dagli strumenti derivati, anche gli enti locali pongono in essere, hanno già evidenza in termini di variazione della spesa per interessi.
In questo quadro ogni iniziativa volta a favorire la trasparenza dell'operazione e la piena conoscibilità dei rischi ad essa associati è considerata dal Governo con attenzione. Anche perché il Governo ha contribuito direttamente alla stesura dell'articolo 20 che è contenuto nella legge finanziaria 2008 che è in discussione proprio alla Camera e che contiene queste norme:

«Art. 20.
(Norme per limitare i rischi degli strumenti finanziari sottoscritti dagli enti territoriali).

1. I contratti su strumenti finanziari, anche derivati, sottoscritti da regioni ed enti locali, sono informati alla massima trasparenza contrattuale.
2. I contratti su strumenti finanziari, anche derivati, sottoscritti da regioni ed enti locali, devono recare le informazioni ed essere redatti secondo le indicazioni specificate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare sentite la CONSOB e la Banca d'Italia. Il Ministero dell'economia e delle finanze verifica la conformità dei contratti ai modelli di cui al predetto decreto.
3. La regione o l'ente locale sottoscrittore dello strumento finanziario deve attestare espressamente di aver preso piena considerazione dei rischi e delle caratteristiche dello strumento proposto.
4. Il rispetto di quanto previsto ai commi 2 e 3 è elemento costitutivo dell'efficacia dei contratti».

Di conseguenza il lavoro della Camera in sede di approvazione della legge finanziaria 2008 potrà eventualmente migliorare il testo approvato dal Senato.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alfiero Grandi.

BURCHIELLARO e RUGGERI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da molti anni ormai, a Mantova i segnali di trasmissione Rai Radio 3 non arrivano se non debolissimi;
la stessa situazione e ancora più grave si verifica per i segnali televisivi riguardanti il TG Regionale della Lombardia;
la questione è di grande rilevanza «democratica» perché è impedita ai mantovani l'informazione locale e dell'intero territorio lombardo, nonostante il pagamento del canone TV;
da fonti tecniche pare che tutto dipenda dalla mancanza di un semplice ripetitore, visto che emittenti radiofoniche e televisive provenienti da altre regioni si sentono e si vedono benissimo;
i reclami fatti dalla popolazione sino ad oggi non hanno trovato udienza e risposte dalla Rai -:
quali misure voglia intraprendere perché si concretizzi e si garantisca anche a Mantova finalmente il rispetto del servizio pubblico radio e televisivo.
(4-02771)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che in base al nuovo contratto di servizio stipulato fra il Ministero delle comunicazioni e la RAI - approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 aprile 2007 (Gazzetta Ufficiale n. 123 del 29 maggio 2007) - la concessionaria è impegnata ad estendere la copertura del proprio servizio di diffusione televisiva analogica fino ad una percentuale non inferiore al 99 per cento della popolazione per ciascuna delle tre reti televisive nazionali.
Per quanto concerne in particolare la terza rete il grado medio di copertura regionale non deve essere inferiore al 97 per cento della popolazione (articolo 16).
Lo stesso contratto di servizio stabilisce, altresì, che allo scopo di assicurare il massimo sviluppo delle tre reti analogiche la Rai, laddove si riscontri un interesse all'ampliamento del servizio analogico, si adoperi ad estendere localmente la suddetta copertura stipulando, a tal fine, convenzioni o contratti con le regioni, le province, i comuni, le comunità montane o altri enti locali o consorzi di enti locali secondo criteri di economicità degli investimenti, tenendo in particolare conto la salvaguardia della salute umana e la tutela del paesaggio.
Ciò premesso in linea generale, per quanto concerne le lamentate carenze nella ricezione dei programmi di Rai 3 e dei segnali televisivi del telegiornale della Lombardia nella città di Mantova, la concessionaria Rai, interessata al riguardo, ha fatto presente che la diffusione del segnale della terza rete televisiva e radiofonica è assicurata nel suddetto comune, dai seguenti impianti:

 Rai 3Radio 3
MantovaGh (reg. Lombardia) 
Monte Penice35h (reg. Lombardia) 
Monte Venda32h (reg. Veneto)89.9 Mhz.

La terza rete televisiva è inoltre ricevibile nel MUX A (multiplex del digitale terrestre) Rai sul canale 34h dall'impianto di Torricelle.
In proposito la medesima società Rai ha precisato che la possibilità di ricezione dei segnali derivano dalle caratteristiche morfologiche del territorio servito, per cui è possibile che i segnali irradiati da alcuni impianti Rai ubicati in regioni limitrofe e che, pertanto, effettuano una programmazione non lombarda, possano essere captati dalla popolazione mantovana che, di conseguenza, può risultare sintonizzata su frequenze in cui operano impianti veneti o emiliani.
In tali casi un diverso orientamento dell'impianto di antenna ricevente può contribuire alla corretta ricezione dei segnali regionali, mentre da parte loro, gli organi territoriali del Ministero delle comunicazioni attraverso opportuni accertamenti volti a verificare l'eventuale presenza di interferenze, provvedono a salvaguardare la qualità dei segnali.
Quanto all'installazione di un ulteriore ripetitore nella zona del mantovano, nel rammentare che la realizzazione di un siffatto impianto esula dagli obblighi derivanti dal contratto di servizio essendo stati raggiunti gli indici di copertura nazionali e regionali previsti dal contratto medesimo, la concessionaria Rai e si è comunque dichiarata disponibile, previa verifica della reale disponibilità di frequenze libere da utilizzare allo scopo, a stipulare con l'amministrazione comunale di Mantova, un nuovo impianto trasmittente per il miglioramento del servizio ai sensi di quanto previsto dall'articolo 16 del ripetuto contratto di servizio.

Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.

CACCIARI e SPERANDIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel periodo estivo abbiamo assistito ad un susseguirsi incessante di colpi di scena nel tormentato processo di avanzamento della costruzione del sistema Mose a Venezia;
il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha deciso in

extremis di stanziare 243 milioni di euro contro una previsione contenuta nella Finanziaria (elenco «grandi opere») di 550 milioni;
il magistrato istruttore della Corte dei conti ha avanzato 57 capi d'accusa (tra i quali spiccano: la remissione totale al Concessionario Consorzio Venezia Nuova di funzioni proprie del Magistrato alle Acque come l'elaborazione del Piano generale degli Interventi, la decisione sulle priorità delle opere da eseguire e le modalità di gestione; le variazioni dei costi intervenute negli anni, passati da 1.540 milioni di euro del progetto di massima a 4.271 milioni di euro dichiarati nel «prezzo chiuso»; l'onerosità eccessiva della percentuale sul costo dei lavori che incassa il Consorzio Venezia Nuova, in quanto concessionario, che raggiunge il 12 per cento, quando invece la legge 183 del 1989 prescrive un limite massimo del 10 per cento) a cui il Magistrato alle Acque dovrà rispondere entro il 15 settembre prossimo venturo nell'ambito dell'indagine in corso sullo stato di avanzamento del progetto;
a seguito dell'intervento della Corte dei conti lo stesso Ministro all'economia Padoa Schioppa ha dichiarato che «ci sono rilievi importanti di cui bisogna tenere conto»;
continuano a rimanere validi - nonostante le intimidazioni legali avanzate dal Consorzio Venezia Nuova - dubbi sul funzionamento del sistema Mose (rischi strutturali, difficoltà di manutenzione subacquea, pericolosità dei tunnel sottomarini) avanzati da validi esperti di sistemi idraulici e di salvaguardia della laguna -:
se il Governo, in forza di uno stato di avanzamento dei lavori che riguardano opere ancora reversibili e/o utilizzabili diversamente, non ritenga opportuno evitare di assumersi la responsabilità di far proseguire i lavori di realizzazione di un'opera che, oltre ai rischi di inefficienza e dannosità, presenta sempre più ombre anche sul versante delle procedure e dei costi di realizzazione.
(4-04775)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Magistrato alle Acque di Venezia, ha inteso in primo luogo precisare che, a seguito della presentazione - da parte del Sindaco di Venezia - di progetti ritenuti alternativi alle opere alle bocche di porto, il comitato misto (che,
ex articolo 4 della legge n. 798 del 1984, presiede all'attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna), nella seduta del 20 luglio 2006, ha ritenuto di sospendere la consegna di nuove attività e, pertanto, l'avvio di nuovi lavori finalizzati alla realizzazione del Sistema Mose in modo da poter valutare le suddette proposte alternative.
All'esito degli approfondimenti tecnici eseguiti dagli organi istituzionali direttamente coordinati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella successiva seduta del 22 novembre 2006, il comitatone ha deliberato la prosecuzione della realizzazione degli interventi e di procedere, quindi, all'avvio di ulteriori fasi realizzative dell'opera. Ciò in quanto le proposte presentate dal Sindaco di Venezia non erano risultate tali da costituire una valida alternativa al progetto già in corso di esecuzione. L'ulteriore verifica tecnica ha, infatti, confermato l'assoluta necessità di realizzare il Sistema Mose, unica soluzione attuabile al fine di garantire un'adeguata difesa alla città di Venezia e della sua Laguna.
Infine, con riferimento alle questioni recentemente sollevate dalla Corte dei Conti, occorre precisare che l'indagine avviata rappresenta attività ordinaria della Magistratura contabile, rivolta al solo controllo di gestione - vale a dire la verifica dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa - e non anche a censurare aspetti relativi alla fase esecutiva delle opere del Sistema Mose.
La maggior parte delle censure avanzate dalla Corte dei Conti afferiscono a questioni di legittimità, che sono state già in precedenza ampiamente verificate e positivamente accertate sia dalla stessa Magistratura contabile, che dal Tar Veneto e dal Consiglio di Stato.

Ogni altro rilievo relativo a questioni di natura tecnica è stato, invece, oggetto di trattazione nelle competenti sedi istituzionali.
In particolare, con riguardo alle specifiche censure richiamate dagli interroganti, si osserva quanto segue:
in ordine alla «remissione totale al concessionario Consorzio Venezia nuova di funzioni proprie del Magistrato alle acque, come l'elaborazione del Piano generale degli interventi», va sottolineato che l'azione amministrativa protesa alla salvaguardia di Venezia è disciplinata dalla legislazione speciale all'uopo adottata.

La previsione che una serie di interventi di competenza del Magistrato alle acque avrebbe dovuto essere realizzata mediante concessione di sola costruzione è contenuta nell'articolo 3 della legge n. 798 del 1984; peraltro, la legittimità di detta concessione è stata confermata sia dalla Sez. controllo Stato della Corte dei Conti, che dalla Commissione europea, che dall'Autorità di vigilanza, che ne hanno verificato e confermato i presupposti.
Inoltre, vale precisare che lo sviluppo delle attività assentite in concessione si è svolto con adeguata soddisfazione dell'interesse pubblico sotteso alla esecuzione delle opere, nel rispetto dei programmi prefigurati, dei tempi esecutivi previsti e nei limiti di spesa concordati.
Infine, occorre rappresentare che l'attività di programmazione generale non rientra tra le competenze del Consorzio Venezia nuova, atteso che il Piano generale degli interventi del 1991 (richiamato nell'articolo 3 della legge n. 139 del 1992), e le sue successive integrazioni, è stato predisposto dall'Amministrazione concedente (Magistrato alle acque).
Con riferimento alla questione afferente alla «decisione sulle priorità delle opere da eseguirsi e le modalità di gestione», deve evidenziarsi che tali priorità vengono indicate dal concedente Magistrato alle acque secondo il piano di sviluppo delle attività approvato dal comitato misto per Venezia che,
ex articolo 4 della legge n. 798 del 1984, presiede alla attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna.
Quanto alle «variazioni dei costi intervenute negli anni, passati da 1.540 milioni di euro del progetto di massima a 4.271 milioni di euro dichiarati nel "prezzo chiuso"», occorre in primo luogo sottolineare che, relativamente al valore dell'opera, è stata svolta approfondita istruttoria ad ogni livello (Magistrato alle acque, comitato misto e Cipe). Peraltro, il progetto di massima è stato predisposto nel 1992, con il che, per avere un confronto «omogeneo» con il «prezzo chiuso», le voci di costo andrebbero aggiornate al 2004; inoltre, la stima del medesimo progetto di massima è stata effettuata sulla base di computi propri di quello stadio progettuale, successivamente affinati allo scopo di recepire tutte le prescrizioni formulate nel corso del lungo
«iter» approvativo, che hanno comportato la necessità di apportare modifiche e opere integrative alla configurazione iniziale del progetto. In proposito, va evidenziato che alcune lavorazioni sono state richieste dal comitato misto per Venezia, altre sono state affinate in sede di progettazione definitiva, altre ancora sono state introdotte a seguito delle prescrizioni rese nel corso del procedimento di approvazione. Inoltre, deve rammentarsi che, dall'elaborazione del progetto di massima del 1992 alla redazione di quello definitivo, sono trascorsi 12 anni, con conseguente lievitazione dei costi.
Ciò premesso, occorre precisare che a seguito della sottoscrizione tra lo scrivente istituto ed il consorzio Venezia nuova dell'atto aggiuntivo rep. 8067 dell'11 maggio 2005, è stato introdotto il criterio del «prezzo chiuso» per gli interventi necessari al completamento delle opere di regolazione delle maree alle bocche di porto. In base a tale atto, è stato determinato l'importo complessivo dell'opera nella somma di 3.709,897 milioni di euro, e si è altresì provveduto ad aggiornare il fabbisogno occorrente per la realizzazione degli interventi strettamente connessi al Sistema Mose e ricompresi nella medesima convenzione.


Alla luce di tali ridefinizioni è emerso che il fabbisogno complessivo del Sistema Mose ammonta a 4.271,626 milioni di euro, al lordo delle somme già assegnate dal Cipe per le prime fasi realizzative delle opere alle bocche di porto (3.709,897 + 450 + 111,729 milioni di euro), così come recepito nella delibera del Cipe n. 74 del 29 marzo 2006, registrata alla Corte dei Conti in data 31 luglio 2006.
Con riferimento alla asserita «onerosità eccessiva della percentuale sul costo dei lavori che incassa il consorzio Venezia nuova, in quanto concessionario, che raggiunge il 12 per cento, quando invece la legge 183 del 1989 prescrive un limite massimo del 10 per cento», va precisato che, in sede di affidamento della concessione al consorzio Venezia nuova, e di conseguente pattuizione delle clausole idonee a disciplinare il relativo rapporto, è stato assunto quale parametro di riferimento, al fine di individuare la percentuale spettante al concessionario, le norme di cui agli articoli 53 del Regio decreto n. 523 del 1904 e 4 del Regio decreto-legge n. 1271 del 1919. La legittimità di tale previsione è stata accertata, in primo luogo, dalla locale delegazione della Corte dei Conti che ha ammesso al visto ed alla conseguente registrazione il provvedimento vagliato. Inoltre, la sezione controllo stato della Corte dei Conti, nel confermare la validità della clausola convenzionale che attribuisce al consorzio Venezia nuova il diritto di vedersi riconosciuto, per le attività proprie del concessionario, un importo commisurato al 12 per cento delle attività eseguite, ha altresì escluso la precettività della sopravvenuta norma dell'articolo 23 della legge n. 183 del 1989 in ordine al rapporto concessorio in essere tra Magistrato alle acque e consorzio Venezia nuova.
Infatti, con la deliberazione n. 16 del 1991 è stato definitivamente affermato che «la tipicità della fattispecie ... non consente di estendere ad essa l'applicazione di una norma, l'articolo 23 citato, che è invece preordinata alla disciplina dell'ipotesi ordinaria di concessione di costruzione». Ciò con il corollario che è «esclusa ... l'applicabilità alla convenzione in esame della disposizione introdotta con l'articolo 23 della legge n. 183 del 1989, viene a cadere l'ipotesi di illegittimità delle clausole in essa contenute, che si fondava sul preteso contrasto fra dette clausole e la menzionata disposizione. Ad analoghe conclusioni è pervenuta la medesima sezione della Corte dei Conti con deliberazioni nn. 120 del 1996 e 119 del 1997.
Si rappresenta, in ogni caso, che il formale riscontro a tutti i rilievi formulati dalla Corte dei Conti nell'ambito dell'indagine n. 1/2007/G è stato predisposto e trasmesso nel rispetto dei termini concessi.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i vigili del fuoco non sono più in condizione di sopportare i gravissimi e incomprensibili disagi causati da una politica non avveduta di tagli alle risorse loro destinate; è la ragione della clamorosa protesta manifestata a Venezia da 140 vigili del fuoco provenienti da tutto il Veneto; il corteo, formato da rappresentanze di Cgil, Rdb, Cisal e Uil si è diretto al patriarcato di piazza San Marco, dove una delegazione ha chiesto di essere ricevuta dal patriarca Angelo Scola. Si è trattato di una palese manifestazione di sfiducia nelle istituzioni che devono preoccupare il Governo;
la clamorosa protesta ha una lunga serie di motivazioni che comprende: il mancato pagamento da sei mesi delle identità e degli straordinari; le retribuzioni sono ferme addirittura al 1985; il costante stato di carenza dei quadri; la necessità di riorganizzazione e di riqualificazione; la persistenza di precariato; episodi d'indebitamento anche per la fornitura dei carburanti; i vigili del fuoco hanno denunciato che l'organico inadeguato causa interventi, in gravi situazioni, con squadre ridotte; tutto questo avviene nonostante si presentino compiti sempre più gravosi in difesa della proprietà e

dell'incolumità dei cittadini, soprattutto per l'esigenza d'interventi in presenza di sostanze pericolose -:
quali provvedimenti intenda assumere per affrontare la gravissima e intollerabile situazione in cui i vigili del fuoco sono costretti ad adoperare, dal momento che la gravità della situazione impone un'assunzione di responsabilità politica, se consideri prioritari i problemi del corpo dei vigili del fuoco o, se invece, ritenga necessario effettuare risparmi nella loro organizzazione per altre esigenze generali.
(4-04172)

Risposta. - Le problematiche evidenziate dall'interpellante a proposito dei Comandi provinciali dei Vigili del fuoco del Veneto rispecchiano una situazione presente su tutto il territorio nazionale.
Da diverso tempo il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco soffre di gravi carenze finanziarie, che si riflettono negativamente sulle attività operative, sulle esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative del Corpo, in sede sia centrale che periferica.
Peraltro occorre precisare che tale situazione è la diretta conseguenza delle politiche di natura economica adottate negli ultimi anni.
Il dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, a partire dal 2001, per effetto delle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo, ha visto ridurre in modo corposo le proprie dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento delle strutture e delle attività di soccorso.
In tale contesto si è assistito, su tutto il territorio nazionale, ad una progressiva decurtazione delle risorse per la conduzione dei mezzi operativi e per le spese logistiche del Dipartimento (locazioni, utenze energetiche, idriche, telefoniche, servizi di pulizia delle sedi, gestione dei servizi informatici).
Si è certamente consapevoli che in tali circostanze la carente disponibilità dei fondi nel settore può comportare difficoltà per l'operatività stessa dei comandi provinciali.
Tra le priorità gestionali del Corpo vi è quindi anche quella di risolvere le situazioni di esposizione finanziaria nei confronti dei fornitori, frutto del perdurare di una condizione di minori stanziamenti rispetto alle occorrenze.
Al riguardo, il Governo sta adottando ogni utile iniziativa diretta ad assicurare un incremento delle risorse a garanzia della funzionalità del soccorso tecnico urgente.
Al fine di realizzare programmi straordinari di incremento dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, la legge finanziaria per il 2007 ha infatti previsto la possibilità per il Ministro dell'interno e, per sua delega, i Prefetti di stipulare convenzioni con le Regioni e gli Enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale, o finanziaria delle stesse Regioni e degli Enti locali.
La medesima legge finanziaria ha poi previsto nuove entrate stabili quali quelle derivanti dal sistema di finanziamento del servizio antincendi negli aeroporti.
Nel disegno di legge n. 1817 concernente la legge finanziaria per il 2008 è stata poi prevista l'istituzione nel bilancio del Ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Inoltre, nel medesimo disegno di legge, in aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, è previsto lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo.
Riguardo all'esigenza di potenziamento dell'organico, si sottolinea che, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, la scorsa manovra finanziaria del 2007 ha attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la legge finanziaria 2007 ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei comandi provinciali,

sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, la citata legge finanziaria ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso «
ad hoc» per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, di cui 814 Vigili del fuoco.
Nel contesto generale appena descritto, si auspica di poter risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, le problematiche relative ai comandi provinciali dei Vigili del fuoco della regione Veneto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in un intervista al Corriere della sera di lunedì 11 settembre scorso, il sociologo Aris Accornero ha confermato che migliaia di pubblici dipendenti, distaccati per svolgere l'attività sindacale a tempo pieno, continuano a essere pagati anche dall'amministrazione pubblica;
il sistema di liberalizzazioni introdotto con il decreto Bersani non ha stabilito delle regole che realizzino la trasparenza richiesta dalla stessa Costituzione -:
a) quanti siano i dipendenti pubblici che godono del distacco sindacale;
b) quale sia l'ammontare della spesa sostenuta dallo Stato per questi dipendenti;
c) se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, per intervenire con un sistema di regole più trasparenti e restrittive per ridurre l'onere per le pubbliche finanze e per contribuire al contenimento del disavanzo pubblico.
(4-00951)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la materia delle prerogative sindacali nell'ambito delle pubbliche, amministrazioni, si rappresenta quanto segue.
Gli istituti delle aspettative e dei permessi sindacali nel settore pubblico sono disciplinati dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 165 del 2001 il quale dispone che le modalità di utilizzo e distribuzione delle stesse tra le confederazioni e le organizzazioni sindacali aventi titolo sulla base della loro rappresentatività sono rimesse alla contrattazione collettiva.
In particolare, al fine di garantire il contenimento, la trasparenza e la razionalizzazione delle aspettative e dei permessi sindacali, la contrattazione collettiva ne determina i limiti massimi mediante un apposito accordo stipulato tra l'Aran e le confederazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 43 del citato decreto.
Peraltro, tali accordi sono sottoposti alla certificazione favorevole della Corte dei Conti in merito alla attendibilità dei costi quantificati ed alla loro compatibilità con gli strumenti di programmazione e di bilancio.
Inoltre, il medesimo articolo 50 dispone che le amministrazioni pubbliche sono tenute a comunicare al Dipartimento della funzione pubblica il numero complessivo ed i nominativi dei beneficiari dei permessi sindacali e che, a cura del suddetto Dipartimento, tali dati sono pubblicati in allegato alla

«Relazione sullo stato della pubblica amministrazione», presentato annualmente dal Governo al Parlamento.
In tale sede sono, altresì, illustrati i risultati delle verifiche che il medesimo Dipartimento della funzione pubblica provvede ad effettuare ai sensi dell'articolo 11, comma 7 e dell'articolo 14, comma 1, del CCNQ del 7 agosto 1998. Tali controlli riguardano il rispetto dei contingenti relativi ai distacchi, alle aspettative, ai permessi cumulati sotto forma di distacco, nonché ai permessi per la partecipazione alle riunioni degli organismi direttivi statutari, fissati contrattualmente per ciascuna confederazione ed organizzazione sindacale.
Tanto premesso, con riferimento specifico alle questioni sollevate dall'interrogante, si rappresenta che l'ultima Relazione sullo stato della pubblica amministrazione presentata in Parlamento ha illustrato i dati relativi all'anno 2005, rilevati, a consuntivo, dal Dipartimento della funzione pubblica. Da tali dati, nonché da quanto comunicato dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, si evince che l'attuale contingente di distacchi per attività sindacale, riferito a tutti i comparti del pubblico impiego contrattualizzato - personale dirigenziale e non - fissato dai contratti collettivi nazionali quadro del biennio 2004-2005 stipulati dall'Aran con le organizzazioni sindacali, ammonta a 3.297 unità complessive per un costo annuo lordo (inclusi oneri a carico del datore di lavoro per contributi ed Irap) di circa 120 milioni di euro, di cui 68 milioni riferibili al solo personale del settore statale.
Tale consistenza è il risultato di numerosi interventi normativi - a partire dal decreto legislativo n. 93 del 1993 e successive modificazioni - che, al fine di salvaguardare i criteri dell'invarianza di spesa e del contingentamento dei distacchi e permessi sindacali, hanno significativamente decurtato di oltre il 50 per cento il numero dei distacchi sindacali consentiti dal previgente regime pubblicistico.
Si sottolinea, peraltro, che la cosiddetta contrattualizzazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici ha, comunque, comportato una gestione più complessa e articolata delle relazioni sindacali, sia a livello nazionale che decentrato, tale da non consentire ulteriori limitazioni delle prerogative sindacali connesse alle attività di negoziazione, informativa, concertazione e consultazione, limitazioni che comprometterebbero, dunque, l'esercizio costituzionalmente garantito della libertà sindacale.

Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.

CASSOLA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe che alcuni cittadini con doppia cittadinanza italiana e maltese, residenti in Italia abbiano fatto, nel corso di quest'anno, domanda per essere inclusi nelle graduatorie provinciali di incarichi e supplenze per l'insegnamento;
in seguito alla pubblicazione delle graduatorie provvisorie e poi di quelle definitive i suddetti cittadini avrebbero constatato che l'inserimento nella graduatoria sarebbe avvenuto con un punteggio inferiore al loro, poiché non venivano considerati gli anni di insegnamento prestati a Malta;
il decreto del direttore generale del 16 marzo 2007, articolo 3, comma 4 e della Tabella ad esso allegata B2, lettera d), recita che «a decorrere dall'anno scolastico 2005/2006 i servizi prestati nelle scuole di ogni ordine e grado statali o riconosciute, dai paesi appartenenti all'Unione Europea sono equiparati ai corrispondenti servizi prestati nelle scuole italiane. Ai fini della valutazione di tali servizi, debitamente certificati dall'autorità diplomatica italiana nello Stato estero, è costituita presso ciascun ufficio scolastico regionale un'apposita Commissione per la definizione della corrispondenza tra i servizi». «Il servizio d'insegnamento prestato su posti del contingente statale italiano all'estero con atto di nomina del Ministero degli affari esteri, nonché nelle scuole

dell'Unione Europea riconosciute dagli ordinamenti comunitari, è equiparato al corrispondente servizio prestato in Italia.»;
tuttavia, gli uffici competenti avrebbero affermato che il servizio prestato all'estero, secondo la loro interpretazione del decreto, vada valutato solamente dall'anno in cui la Repubblica di Malta è entrata a far parte dell'Unione europea per cui il servizio prestato precedentemente non può essere preso in considerazione -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di assumere le opportune iniziative affinché il decreto in questione debba essere considerato in modo estensivo ed interpretato in maniera univoca dagli uffici scolastici al fine di evitare disparità di trattamento tra cittadini membri dell'UE.
(4-04578)

Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione in esame e si comunica quanto segue in merito alla valutazione del servizio prestato all'estero dai cittadini con doppia cittadinanza italiana e maltese.
Come è noto all'interrogante, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto del Direttore generale 16 marzo 2007, «Aggiornamento ed integrazione delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo per il biennio 2007/2009» e del punto B3 lettera
d) della tabella di valutazione dei titoli prevista dal decreto ministeriale del 15 marzo 2007, n. 27, i servizi prestati nelle scuole di ogni ordine e grado, statali e riconosciute, dei Paesi appartenenti all'Unione Europea, a decorrere dall'anno scolastico 2005/2006, sono equiparati ai corrispondenti servizi prestati nelle scuole italiane e valutabili anche se prestati negli anni precedenti.
Detti servizi dovranno essere debitamente certificati dall'Autorità diplomatica italiana nello Stato estero e valutati da apposite Commissioni costituite presso gli Uffici scolastici regionali.
In particolare, per i servizi prestati in Paesi non ancora appartenenti all'Unione Europea, l'attribuzione del punteggio non può avere una decorrenza anteriore all'anno di ingresso nell'Unione medesima, fermo restando che il riconoscimento deve riguardare tutti i servizi utili, compresi quelli prestati prima dell'adesione dello stato del migrante all'Unione Europea.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

CATANOSO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 17 agosto 2005, n. 162, recante ulteriori misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive, convertito con modificazionidalla legge 17 ottobre 2005, n. 210, all'articolo 1, comma 5, prevede che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - d'intesa con il Ministero dell'interno e con il Ministero per i beni e le attività culturali, nonché in collaborazione con altre amministrazioni pubbliche ed enti e associazioni private interessate - predispone, nell'ambito delle risorse destinate annualmente alle istituzioni scolastiche sul fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, un programma di iniziative volte a sviluppare ed approfondire nelle scuole le tematiche della prevenzione della violenza nelle manifestazioni sportive, in coerenza con le finalità dell'educazione alla convivenza civile;
le predette iniziative - prosegue la norma - sono realizzate dalle istituzioni scolastiche attraverso appositi progetti da esse elaborati ed inseriti nel piano dell'offerta formativa;
per le finalità previste dalla legge il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si avvale di un apposito comitato tecnico-scientifico, istituito con decreto del Ministro -:
quali iniziative siano state predisposte dal Ministero per il corrente anno scolastico al fine di sviluppare ed approfondire nelle scuole le tematiche della

prevenzione della violenza nelle manifestazioni sportive;
quanti e quali progetti siano stati avviati dalle istituzioni scolastiche nel piano dell'offerta normativa per il 2006-2007;
quante risorse siano state destinate dalla legge finanziaria al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, istituito dalla legge 18 dicembre 1997, n. 440;
quante volte si sia riunito e da chi risulti composto il comitato tecnico-scientifico appositamente previsto in materia.
(4-02468)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale si chiede di conoscere gli interventi di questo ministero per sviluppare ed approfondire nelle scuole le tematiche della prevenzione della violenza nelle manifestazioni sportive.
Al riguardo si premette che la tematica sollevata dall'interrogante, per la sua rilevanza, è da tempo al centro dell'attenzione del ministero, nella consapevolezza che la scuola può contribuire attraverso lo sport alla promozione della cultura della legalità, del rispetto dell'altro e delle regole, costituendo così una valida alternativa alla violenza e alla slealtà.
Al fine di favorire la prevenzione della violenza nelle attività sportive e per rendere lo sport un'attività ludica e formativa, finalizzata a suscitare profonda passione, rispetto reciproco e corretti stili di relazione nella competizione sportiva e nei rapporti sociali, in data 30 gennaio 2007, sono state emanate «Linee guida per lo sport a scuola» che si collegano con azioni formative già programmate. Per tali iniziative sono stati stanziati nella direttiva n. 33 del 3 aprile 2006 - che individua gli interventi prioritari e criteri generali per la ripartizione delle somme, le indicazioni sul monitoraggio, il supporto e la valutazione degli interventi stessi, ai sensi della legge n. 440 del 1997 - appositi finanziamenti pari a 6.600.000 euro da destinare alle scuole sulla base di progetti relativi alla educazione motoria e sportiva nella scuola. Ulteriori 900.000 euro sono stati finalizzati per finanziare una ulteriore sperimentazione volta ad incrementare la pratica dell'attività motoria e sportiva nelle scuole primarie di 32 città a rischio di devianza giovanile.
A livello nazionale, in collaborazione con il Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive, è stato istituito un tavolo di lavoro interministeriale per l'elaborazione e l'attuazione di proposte per l'attività motoria e sportiva scolastica con il coinvolgimento attivo della scuola.
Le azioni più importanti per permettere la diffusione di una sana cultura dello sport mirano:
a diffondere la cultura dello sport;
a incentivare lo sport nelle aree a rischio;
ad aprire gli stadi alle scuole;
a sensibilizzare le famiglie per diffondere la cultura dell'educazione motoria e dello sport come momento di formazione;
ad educare ad accettare la sconfitta;
ad introdurre all'interno dei giochi sportivi studenteschi la regola di far schierare in campo le squadre avversarie, al termine delle competizioni, per salutarsi amichevolmente;
a promuovere su tutto il territorio nazionale confronti con testimoni privilegiati del mondo dello sport al fine di dare la possibilità ai ragazzi di scoprire il lato meno visibile ma più autentico e formativo della pratica sportiva;
ad istituire nell'ambito delle finali dei giochi sportivi studenteschi il «premio
fair play»;
di avviare rapporti di collaborazione tra le consulte provinciali degli studenti e gruppi di tifosi manifestamente contrari ad ogni forma di violenza;
a favorire l'apertura pomeridiana della scuola per attività dedicate anche all'educazione motoria e sportiva.

Si fa presente, infine, che la pratica motoria e pre-sportiva è incentivata anche con le misure previste nell'articolo 1 comma 627, della legge n. 296 del 2006, finanziaria per il 2007, volte a favorire l'ampliamento dell'offerta formativa e la piena fruizione degli ambienti e delle attrezzature scolastiche anche in orario diverso da quello delle lezioni da parte degli alunni, dei loro genitori e, più in generale, della popolazione giovanile e adulta.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

CATONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore energetico è il comparto su cui poggia lo sviluppo socio-economico del Paese ed è considerato pre-condizione essenziale per l'emancipazione delle zone meno sviluppate, quali sono le aree di molti comuni della nostra Regione Abruzzo;
è in atto la riorganizzazione territoriale della Rete Elettrica della Divisione Infrastrutture e Reti dell'Enel Distribuzione S.p.A., che prevede la costituzione di un Dipartimento Territoriale Rete Lazio, Abruzzo e Molise;
nell'ambito del Comune di Roma, realtà più consistente della Regione Lazio, la distribuzione di energia elettrica è effettuata dall'Azienda Comunale Energia ed Acqua (ACEA);
in relazione a tale circostanza, l'ubicazione del Dipartimento Territoriale Rete Elettrica - Lazio, Abruzzo e Molise nella città di Roma, secondo l'interrogante, non sembrerebbe dettato da alcuna esigenza organizzativa;
per contro, la città dell'Aquila è obiettivamente più baricentrica alla dislocazione degli impianti e della clientela nell'ambito territoriale del Dipartimento;
la città de L'Aquila fino al 2000 è stata già sede della Direzione Territoriale Abruzzo e Molise dell'Enel Distribuzione S.p.A., sia per le strutture tecniche, che amministrative e commerciali;
l'attuale riorganizzazione in atto, prevede per Calabria e Sardegna, aventi gli stessi requisiti della Regione Abruzzo, la costituzione di Dipartimenti Territoriali Regionali -:
se corrisponda al vero che l'Enel Distribuzione S.p.A. non intende collocare nella città de L'Aquila la sede del Dipartimento Territoriale Rete Lazio, Abruzzo e Molise;
quali siano, in caso affermativo, i motivi della mancata collocazione nella città dell'Aquila.
(4-03718)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la riorganizzazione territoriale della Rete elettrica da parte dell'Enel, con particolare riferimento alla città di L'Aquila.
Al riguardo, la Società Enel SpA, ha comunicato che il riassetto organizzativo territoriale di Enel distribuzione nella regione Abruzzo rientra in un progetto aziendale, a rilevanza nazionale, già avviato, che è stato oggetto di un confronto sindacale.
Tale riorganizzazione, finalizzata al miglioramento della qualità del servizio elettrico mediante azioni di efficientamento dei processi e razionalizzazione delle strutture, è coerente con l'attuale quadro normativo in Italia, con gli indirizzi dell'Unione Europea in materia di progressiva separazione della rete dal mercato nonché con le delibere emanate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che mirano ad una riduzione delle tariffe anche attraverso il miglioramento della qualità del servizio assicurata da Enel distribuzione.
I criteri adottati dal modello organizzativo non consentono di istituire nuove strutture, ma sono orientati all'accorpamento di alcune tra quelle attualmente previste.


La costituzione del Dipartimento territoriale rete (DTR) «Lazio Abruzzo e Molise», conferma l'attuale unità territoriale rete «Lazio Abruzzo e Molise», con sede in Roma e non determina alcuna ripercussione per la regione Abruzzo.
Peraltro, il nuovo modello organizzativo, al fine di assicurare un adeguato livello di riferimento per le tematiche della rete elettrica anche nelle regioni, come l'Abruzzo, non coincidenti con le sedi del DTR, prevede l'istituzione, presso il capoluogo di provincia di tali regioni, nel caso specifico presso L'Aquila, di una sede del «Distaccamento dell'unità di esercizio rete di DTR per le attività di conduzione e monitoraggio rete, nonché dell'unità progettazione, lavori ed autorizzazione del Dipartimento territoriale rete Lazio, Abruzzo e Molise.
La società Enel ha, infine, precisato che la riorganizzazione territoriale della rete elettrica nell'ambito della regione Abruzzo garantisce il mantenimento e il miglioramento degli attuali livelli di qualità del servizio, senza prevedere, in termini generali, fenomeni di mobilità geografica di personale.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.

CIRINO POMICINO, BARANI, NARDI e FRANCESCO DE LUCA. - Al Ministro della salute. - Per sapere:
se il Consiglio di amministrazione della fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia nelle scorse settimane abbia adottato due delibere con le quali intende assumere nelle proprie mani atti importanti di gestione come, ad esempio, la stipula di appalti per forniture e servizi e di conferimenti di incarichi dirigenziali;
se tali delibere non violino le norme statutarie della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo e più in generale l'ordinamento che presiede alla gestione delle strutture ospedaliere pubbliche che mettono sulle spalle del direttore generale tutte le responsabilità della gestione -:
quali iniziative intenda assumere per verificare la sussistenza di queste gravi violazioni di norme statutarie ed ordinamentali e per determinare gli eventuali conseguenti provvedimenti atti a rimuovere immediatamente anomalie di questo genere.
(4-05011)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame il Ministero della salute ha provveduto ad acquisire dalla regione Lombardia i necessari elementi informativi.
Il Direttore generale sanità della Lombardia ha comunicato che in data 12 settembre 2007, il Consiglio di amministrazione della Fondazione Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Policlinico «San Matteo» di Pavia ha approvato le seguenti deliberazioni:
n. 129, concernente «Linee di indirizzo in merito agli incarichi consulenziali da affidarsi entro il 31 dicembre 2007»;
n. 135, concernente «Linee di indirizzo in merito alla verifica di congruità della gestione rispetto ai programmi stabiliti».

La deliberazione n. 129 del 2007 disponeva che, nella predisposizione degli atti deliberativi relativi all'affidamento entro il 31 dicembre 2007, di incarichi di consulenza, i dirigenti responsabili dovessero acquisire al riguardo il preventivo visto del Presidente della fondazione.
Il provvedimento, ritenuto dallo stesso Consiglio di amministrazione viziato da mero errore materiale, è stato revocato con deliberazione n. 145 del 27 settembre 2007.
Con la seconda delibera, il suddetto Consiglio ha stabilito che nella predisposizione degli atti deliberativi concernenti la gestione del personale (compresi gli incarichi dirigenziali), la stipula di convenzioni e di appalti di forniture, servizi e lavori da affidarsi, il direttore generale e il direttore scientifico devono informare preventivamente il Presidente della fondazione per consentire all'organo di vertice di fornire le debite comunicazioni al riguardo al Consiglio di amministrazione.


La regione ha precisato che tale provvedimento non sembra essere in contrasto con le norme statutarie, laddove viene prevista l'informativa al Presidente e al Consiglio di amministrazione; infatti, ai sensi della lettera
e) dell'articolo 13 dello Statuto, agli stessi spetta «controllare e monitorare costantemente che l'attività di amministrazione e gestione sia coerente con i programmi deliberati e si indirizzi verso i risultati prefissati».
Questo ministero, pur condividendo le valutazioni sopra riportate in merito al rispetto delle norme statutarie, non può non rilevare le possibili, eventuali difficoltà che il direttore scientifico potrebbe dover affrontare, nella gestione delle attività di ricerca, essendo tenuto, secondo la deliberazione in esame, a rispettare la preventiva informativa.
Tale previsione appare in conflitto con l'autonomia gestionale di tale organo, che è riconosciuta sia da una norma di legge articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288), sia dall'articolo 3 dell'Atto di intesa Stato-Regioni 1 luglio 2004, in materia di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico applicabile per analogia anche agli Istituti trasformati in Fondazioni, sia dall'articolo 12 dello schema tipo di regolamento allegato al citato Atto di intesa, sia, infine, da una norma (articolo 17) dello Statuto dello stesso Policlinico San Matteo.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.

CONTENTO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Brugnera (Pordenone) ha pubblicamente stigmatizzato la mancata concessione all'IPSIA, che ha ivi sede, della stessa edizione del corso post diploma da parte della regione Friuli Venezia Giulia;
il competente dirigente scolastico ha giustificato la decisione sulla base della mancanza di risorse finanziarie atteso che la regione finanzia soltanto il 25 per cento della durata col risultato che sarebbero mancati circa 7/8 mila euro per garantirne la copertura;
perplessità sono state espresse in relazione al fatto che il dirigente, allo scopo di scongiurare l'allevato, non abbia coinvolto l'amministrazione comunale e le associazioni di categoria;
il mancato avvio del corso ha sicuramente impoverito il mondo del lavoro e le opportunità di impiego in un'area a densa vocazione produttiva perché ricompressa in uno dei più importanti distretti industriali del mobile e dell'arredo -:
se ritenga coerente con l'esigenza di assicurare ai giovani maggiori occasioni di lavoro il comportamento tenuto, nel caso, dal dirigente e, in particolare, il mancato avviso preventivo alle istituzioni locali del rischio di un mancato avvio del corso a causa delle regioni finanziarie inviolate.
(4-03856)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la mancata attivazione del corso di formazione post-secondaria presso l'Ipsia di Brugnera (Padova).
Al riguardo si comunica che il corso di formazione di cui trattasi si è svolto solo in parte presso l'Ipsia ed è stato poi trasferito altrove.
Il Direttore dell'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, interpellato in proposito, ha comunicato, sulla base delle informazioni ricevute dal Dirigente scolastico dell'Istituto professionale per l'industria e artigianato (Ipsia) di Brugnera, che, nonostante tutto lo sforzo profuso, la scuola non ha potuto sostenere la prosecuzione del corso stesso in quanto sono venute meno le condizioni inizialmente pattuite tra la scuola e gli altri enti e docenti coinvolti nell'organizzazione e nella gestione del progetto. In tal senso si è espresso anche, nella propria autonomia, il Consiglio di Istituto della scuola.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

DI GIOIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia Barletta, Andria, Trani è una delle tre nuove province italiane (insieme a quelle di Monza e Brianza e Fermo, con cui ha condiviso l'iter parlamentare) istituite con legge n.148 dell'11 giugno 2004, che diventerà operativa secondo i termini di legge nel 2008;
si tratta della sesta provincia della Puglia dopo quelle di Bari, Taranto, Foggia, Lecce e Brindisi, primo caso in Italia di provincia a tre teste, il cui territorio ricomprende quindi comuni rientranti nella sfera sia della provincia di Bari che di quella di Foggia;
ai sensi della legge istitutiva sarà lo Statuto provinciale ad individuare la sede legale della nuova provincia e per curare gli adempimenti necessari all'istituzione della stessa fino all'insediamento degli organi elettivi, è stato nominato dal Ministero dell'interno un Commissario Governativo, nella persona del prefetto Giuseppe Capriulo;
la provincia è in attesa dello Statuto, quindi non ha ancora i suoi organi e, a tal proposito, la legge stabilisce, al comma 4 dell'articolo 2, che: «Le prime elezioni degli organi elettivi della provincia di Barletta-Andria-Trani hanno luogo in concomitanza con il primo turno utile delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi elettivi della provincia di Foggia o di Bari»;
poiché le elezioni della Provincia di Bari sono fissate per il 2009, mentre quelle della Provincia di Foggia per il 2008, dovrebbe essere quest'ultima la data in cui si andrà a votare per eleggere il nuovo Consiglio Provinciale di BAT, fatto salvo il caso di un eventuale rinnovo anticipato;
Capriulo ha però di recente annunciato che, dal momento che gli adempimenti necessari all'istituzione della nuova provincia non potranno essere compiuti prima dei tre e dopo i quattro anni dalla pubblicazione della legge istitutiva, la prima data disponibile per votare sarebbe quella della primavera del 2009, in concomitanza quindi con le elezioni di Bari e probabilmente anche con quelle di Foggia, per le quali si ipotizza una proroga -:
se quanto affermato dal Commissario Governativo Capriulo risponda al vero;
se, a tal proposito, non si ritenga di dover rispettare quanto previsto dal dettato normativo che fissa in maniera molto chiara la data per le elezioni della provincia di nuova istituzione, mantenendo così invariato il termine di riferimento della conclusione del mandato amministrativo per la provincia di Foggia nel 2008.
(4-02963)

Risposta. - La legge 11 giugno 2004 n. 148, istitutiva della provincia di Barletta Andria Trani, al primo comma dell'articolo 2 come modificato con legge 17 del 2007, ha posto a carico delle province di Bari e di Foggia, una serie di adempimenti da effettuare di concerto con il commissario governativo, nominato dal Ministro dell'interno per curare le attività finalizzate all'istituzione della nuova provincia fino all'insediamento degli organi elettivi. Gli adempimenti, che riguardano la ricognizione delle dotazioni organiche di personale, l'accertamento e la ripartizione delle consistenze patrimoniali, nonché la rideterminazione delle circoscrizioni elettorali, devono essere svolti non prima di trentaquattro mesi e non oltre quattro anni dalla data di entrata in vigore della legge, cioè fra il 30 aprile 2007 ed il 30 giugno 2008.
Lo stesso articolo, al quarto comma, ha stabilito che le prime elezioni degli organi rappresentativi della nuova provincia avvengano in concomitanza col primo turno utile delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi della province di Bari o di Foggia successivo alla scadenza del termine di cui al primo comma.
Poiché, come detto, la scadenza dell'arco temporale sopra indicato (30 aprile 2007-30 giugno 2008) è successivo allo svolgimento delle elezioni amministrative della primavera del 2008, ne consegue che il primo turno

utile per le elezioni degli organi della nuova provincia coinciderà con il rinnovo degli organi della provincia di Bari, in scadenza nella primavera del 2009.
Il problema della non contestualità delle scadenze dei consigli provinciali di Bari e di Foggia e delle sue conseguenze sul processo istitutivo della nuova provincia è stato formalmente sollevato anche con una delibera del Consiglio Provinciale di Foggia del 28 aprile 2007, che ha approvato un ordine del giorno nel quale si chiede di chiarire in termini espliciti, la data delle consultazioni elettorali per le province di Bari e Foggia.
Il documento fa riferimento, in particolare, alla posizione dei Comuni di Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia e Trinitapoli, già appartenenti alla provincia di Foggia ed ora transitati nella nuova provincia, i quali, ove non fossero interessati dalla consultazione elettorale della primavera 2008 per il rinnovo degli organi della provincia madre, si troverebbero senza rappresentanza politica a livello provinciale fino all'anno successivo, quando saranno chiamati alle urne per eleggere gli organi della nuova provincia.
Tale evenienza, tuttavia, risulta già prevista e disciplinata dalla stessa legge istitutiva, che al sesto comma del già citato articolo 2 ha statuito che, fino all'elezione degli organi di Barletta Andria Trani, le province di Bari e di Foggia continuano ad esercitare le loro funzioni sull'intero territorio delle province così come originariamente delimitate.
In virtù di tale norma, le prossime elezioni della provincia di Foggia non potranno che essere effettuate sulla base dei collegi attualmente vigenti, chiamando alle urne anche gli elettori di Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia e Trinitapoli. Questi ultimi, fino alla costituzione degli organi della nuova provincia, continueranno ad essere rappresentati dagli organi della provincia di Foggia e devono quindi necessariamente concorrere alla loro elezione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.

DI SALVO, MOTTA, BELLANOVA, SCHIRRU, CINZIA MARIA FONTANA, CORDONI, CODURELLI, LENZI e BUFFO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
a Catania i call center sono circa 30, un terzo dei 94 censiti in Sicilia, una regione in cui una presenza così numerosa è da mettere in relazione all'alto tasso di disoccupazione e di scolarità, che richiederebbe politiche di promozione di sviluppo e occupazione di qualità;
in essi si registra una presenza superiore a 10.000 lavoratrici e lavoratori, per lo più inquadrati come co.co.pro., nonostante si tratti di collaborazioni in cui si registra la totale assenza di autonomia organizzativa e lavorativa;
la maggior parte di quei call center opera per conto di grandi aziende in outsourcing, senza responsabilità dunque delle aziende committenti rispetto alle condizioni di lavoro applicate alle operatrici e agli operatori;
è in questo contesto di negazione di elementari diritti di cittadinanza che è avvenuta la sospensione del lavoro prestato presso il call center di Misterbianco (Catania) di Ivana Maugeri, una ragazza di 28 anni, al quarto mese di gravidanza, rappresentante sindacale;
tale sospensione appare agli interroganti una violazione dei diritti fondamentali di cittadinanza e dei diritti sindacali, oltre che una scelta discriminatoria -:
quali scelte il Governo intenda operare perché siano riconosciuti tutti i diritti correlati alla maternità e previsti dalle leggi in vigore a tutte le lavoratrici madri;
quali interventi ispettivi intenda avviare nei confronti del call center in questione;
quali politiche, più in generale, il Governo intenda promuovere per il sostegno al lavoro delle donne, nell'accesso e nel suo svolgimento.
(4-00491)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, dagli accertamenti effettuati dal Servizio Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania, presso la Società Incoming TLS, con sede legale in Misterbianco (Catania) è emerso quanto segue.
Dall'esame della documentazione risulta che la signora Ivana Ester Maugeri, in data 8 giugno 2006, aveva stipulato con la suddetta azienda un contratto di lavoro a progetto, ai sensi degli articoli 61/69 del decreto legislativo n. 276 del 2003, come operatrice di
call-center.
Risulta dagli atti che, a seguito all'intervento apparso sui
mass media in cui la signora Maugeri evidenziava i rischi per la gravidanza nello svolgimento dell'attività lavorativa la Incoming TLS, unilateralmente e in assenza di una specifica istanza in tal senso da parte della lavoratrice, provvedeva a sospendere il rapporto di collaborazione, ai sensi dell'articolo 66, commi 1 e 3, del succitato decreto legislativo.
Pertanto, il rapporto di lavoro veniva sospeso e, conseguentemente, veniva applicata la proroga del rapporto di 180 giorni, come previsto dalla normativa sopra citata.
L'ispettorato del lavoro di Catania ha precisato che tali circostanze sono state confermate dall'interessata nella dichiarazione a verbale resa il 31 luglio 2007, presso lo stesso ufficio.
È emerso, poi, che in data 1o agosto 2006, le parti hanno esperito infruttuosamente un tentativo di conciliazione presso il Servizio Ufficio provinciale del lavoro di Catania. Successivamente, per il 19 gennaio 2007 era stata indetta, presso il centro per l'impiego di Misterbianco, la riunione della Commissione circoscrizionale di conciliazione, allo scopo di tentare la conciliazione della controversia di lavoro promossa dalla signora Maugeri.
La citata Commissione circoscrizionale, in data 19 gennaio 2007, ha redatto verbale di mancata conciliazione per assenza della lavoratrice in questione, regolarmente convocata tramite il proprio legale di fiducia.
Si è comunque venuti a conoscenza del fatto che l'assenza della signora Ivana Maugeri alla riunione della Commissione circoscrizionale di conciliazione, indetta il 19 gennaio 2007, è dovuta alla scelta della stessa di adire le vie legali, in seguito all'esito negativo del tentativo di conciliazione, esperito in data 1o agosto 2006 presso l'Ufficio provinciale del lavoro di Catania. Sarà quindi compito del giudice del lavoro entrare nel merito della controversia.
Si fa presente che, in seguito al ricevimento della notizia dei fatti avvenuti presso la Società Incoming TLS, il ministero, che non ha diretta competenza in materia di vigilanza nella Regione Sicilia, ha provveduto immediatamente ad informare il competente organo della Regione.
Infine, si rende noto, che la Sottosegretaria di Stato ha provveduto ad investire della problematica la consigliera provinciale di parità, competente per territorio.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

FERRIGNO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che le autorità fiscali statunitensi hanno dichiarato l'evasione fiscale del personale italiano a contratto delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli Istituti di cultura all'estero, avanzando agli stessi la richiesta di adesione al condono per gli importi che oscillano tra i 75,000 dollari e 100,000 dollari a persona, entro il 30 marzo 2007;
risulta, inoltre all'interrogante, che i suddetti cittadini italiani, hanno al contrario, regolarmente pagato le imposte che sono state prelevate, accantonate e versate dal ministero degli affari esteri, quale sostituto d'imposta, al ministero delle finanze americano;
a parere dell'interrogante il ministero degli affari esteri italiano, nella fase dì accantonamento e versamento degli importi, avrebbe omesso di applicare i dettati dell'accordo bilaterale esistente fra Italia e Stati Uniti d'America, che prevede la riscossione in loco delle tasse da parte del ministero delle finanze americane;

i suddetti lavoratori non risulterebbero pertanto evasori ma vittime inconsapevoli di un errore commesso dalle autorità del ministero degli affari esteri italiano;
anche il personale delle ambasciate di altri paesi è stato coinvolto nella verifica fiscale dell'amministrazione americana partita nel febbraio del 2005, ma è stato sollevato dall'amministrazione di provenienza che è riuscita, come nel caso della Gran Bretagna, che si è fatta carico di rimborsare direttamente al fisco americano le imposte, a trovare delle soluzioni che tutelassero i propri dipendenti -:
quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di trovare un'urgente soluzione al problema posto.
(4-03084)

Risposta. - In merito a quanto sollevato dall'Interrogante nell'Atto in esame sulle trattenute fiscali per il personale a contratto presso le Rappresentanze diplomatico - consolari e Istituti italiani di cultura negli USA, si informa che:
In data 5 ottobre 2007, a conclusione di un complesso negoziato condotto di stretto concerto con questa Amministrazione, il Ministero dell'economia e delle finanze è pervenuto a un'intesa finale con l'
Internal Revenue Service degli Stati Uniti sulla problematica.
Tale intesa è stata formalizzata con uno scambio di lettere operato ai sensi degli articoli 3, comma 1, lettera
e), e 25, comma 3, della vigente Convenzione italo-statunitense contro le doppie imposizioni. L'accordo va pertanto considerato come Mutual Agreement Procedure tra le Autorità competenti, vale a dire composizione in via amichevole di «difficoltà o dubbi inerenti all'interpretazione o all'applicazione della Convenzione».
Va sottolineato che le formule individuate mirano - nel comune intento delle parti - a superare le passate incertezze interpretative e a pervenire a una rigorosa applicazione delle pertinenti norme della vigente Convenzione fiscale bilaterale (in particolare, gli articoli 1, 3, 19 e 23).
Ciò premesso, ai fini operativi, i termini dell'accordo possono essere sintetizzati come segue:
1. In conformità a quanto previsto dalla Convenzione, gli impiegati a contratto che siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italo-americani devono ritenersi assoggettati esclusivamente alla tassazione negli Usa. Si conferma pertanto che essi rientrano pienamente nell'ambito di applicazione della
Settlement Initiative, cui avrebbero dovuto decidere se aderire, come da precedenti istruzioni di questo Ministero, entro il 30 giugno 2007.
2. Gli impiegati a contratto detentori di
green card che hanno sinora pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia saranno sottoposti a tassazione negli Usa a partire dall'anno d'imposta 2006, mentre per gli anni 2004-2005 rientreranno nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative.
Ai fini di una loro adesione alla stessa - che dovrà intervenire improrogabilmente entro 30 giorni dal 5 ottobre 2007 - essi potranno dichiarare il solo reddito imponibile in Italia (esibendo il Cud) e verrà loro riconosciuto dalle Autorità fiscali americane un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia.
Nel caso in cui un titolare di
green card sia divenuto residente negli Usa al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, ferma restando l'applicabilità del Settlement nei termini sopra indicati, a partire dall'anno fiscale 2006 l'Italia manterrà la propria potestà impositiva congiuntamente agli Stati Uniti, che riconosceranno tuttavia all'interessato un credito d'imposta per quanto versato al fisco italiano.
3. Gli impiegati a contratto detentori di visto A2 o G1, i quali per gli anni fiscali 2004 e 2005 abbiano già pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia non rientreranno nel campo di applicazione del Settlement, in quanto per quegli anni soggetti all'imposizione fiscale in Italia. Essi tuttavia dovranno essere assoggettati esclusivamente alla tassazione americana a partire dall'anno d'imposta 2006 nel caso in cui

- come prevede testualmente la convenzione - non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.

B. Sulla base del quadro appena illustrato, si forniscono le seguenti ulteriori indicazioni operative.

Anni fiscali 2004-2005
1. Gli impiegati doppi cittadini che hanno pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia e si siano avvalsi della
Settlement Initiative potranno esercitare il loro diritto a chiedere rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano.
2. Gli impiegati titolari di
green card, rientranti nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative alle condizioni sopra descritte, non potranno chiedere rimborsi all'Agenzia delle entrate per gli anni fiscali 2004-2005, poiché verrà loro riconosciuto dalle autorità fiscali americane, sulla base delle cifre riportate nel Cud, un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia per tale periodo.
3. Gli impiegati titolari di visti A2 o G1 che hanno finora versato le imposte al fisco italiano non dovranno aderire alla
Settlement Initiative.

Anno fiscale 2006
Qualora non vi avessero già provveduto, sono tenuti a effettuare, entro le scadenze previste, la dichiarazione al Fisco americano dei redditi da lavoro percepiti nel 2006 tutti gli impiegati a contratto che si trovino in una delle seguenti condizioni:
1. siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italo-americani;
2. siano detentori di
green card;
3. siano residenti negli Usa ad altro titolo (come visti A2 o G1) e non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.

Il personale che si trovi nelle predette condizioni che quanto alla determinazione del reddito imponibile, la dichiarazione dovrà essere conforme alle relative disposizioni statunitensi e riferirsi quindi, ove da esse prescritto, alla retribuzione annua globale, quale risultante dalla retribuzione annua base con l'aggiunta dell'eventuale assegno personale non riassorbibile.
Si sottolinea che coloro che hanno versato le imposte sul reddito da lavoro percepito nel 2006 in Italia potranno esercitare il loro diritto a chiedere rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano.
Appare inoltre utile precisare che il titolare di
green card divenuto residente negli Usa al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, essendo soggetto alla potestà impositiva congiunta di entrambi i Paesi, dovrà effettuare la dichiarazione dei redditi negli Usa chiedendo un credito d'imposta per quanto già versato al fisco italiano. Pertanto, chi si trovi in tale condizione non avrà titolo a rimborsi dall'erario italiano.

Anni fiscali 2007 e seguenti
Valgono le stesse indicazioni fornite per l'anno 2006. Tuttavia l'Amministrazione, per l'anno fiscale 2007, onde evitare agli interessati le più complesse procedure di rimborso, provvederà a restituire sotto forma di conguagli le ritenute erariali già prelevate alla fonte agli impiegati di cui è stata accertata l'assoggettabilità esclusiva all'imposizione fiscale americana.

C. Si precisa che non sono soggetti al fisco americano e continueranno pertanto a versare le imposte sui redditi da lavoro all'erario italiano gli impiegati che risultano essere divenuti residenti negli Usa al solo scopo di prestarvi servizio per lo Stato italiano.


Qualora in futuro i suddetti impiegati dovessero divenire titolari di
green card saranno soggetti anche alla potestà impositiva statunitense.

D. L'Amministrazione non mancherà di adottare i provvedimenti necessari a garantire un congruo adeguamento del trattamento economico degli impiegati assoggettati al mutamento di regime fiscale, quando questo si tradurrà in un maggior carico fiscale per gli interessati. In un'ottica perequativa, lo stesso avverrà - nelle opportune proporzioni - anche per i restanti dipendenti a contratto che, per il fatto di essere stati sottoposti da più tempo alla tassazione americana, hanno sinora sopportato maggiori oneri fiscali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Bobo Craxi.

GALANTE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il giorno 26 gennaio 2007 il Coordinatore del Consorzio Iricav Uno, Ing. Angelo Carmona, ha convocato il personale dipendente nella sala riunioni, dove ha comunicato la necessità di una riorganizzazione del personale che porterebbe ad esuberi tra i dipendenti fino alle 4-5 unità;
tale comunicazione è avvenuta senza preventive e dovute consultazioni con le Organizzazioni sindacali;
l'assemblea dei dipendenti ha ribadito l'ormai esiguo numero dei dipendenti diretti (18 di cui 3 dirigenti) ed ha fatto notare come ancora numerosa fosse la presenza di risorse esterne (tra service e collaboratori), invitando la Direzione del Consorzio alla risoluzione del rapporto con le stesse proponendo il subentro del personale dipendente per i ruoli professionalmente sostituibili;
nello specifico i servizi sono:
a) espropri (su 14 lavoratori soltanto 4 sono dipendenti di cui 1 dirigente);
b) amministrazione/finanza, che è un'attività completamente in service da parte delle conferitarie Condotte e Astaldi utilizzando 8 lavoratori dei quali nessuno risulta essere dipendente diretto;
tutte le residue attività lavorative relative ai chilometri di linea ferroviaria da completare ancora, mediamente atto integrativo alla Convenzione del 15 ottobre 1991, tra IRI-FICTECNA/TAV/IRICAV UNO, sono oggi gestite per intero impropriamente dalla conferitaria Condotte esclusivamente con proprio personale ed espropriando di fatto competenze storicamente e contrattualmente del Consorzio Iricav Uno;
il Consorzio Iricav Uno è composto da alcune tra le più grandi Società di costruzioni italiane, quali la Fintecna, la Società italiana per le condotte d'acqua spa, l'astaldi spa, il consorzio cooperative costruzioni spa, l'ansaldo trasporti spa e la pianini lavori spa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra descritti;
quali iniziative, secondo le proprie prerogative, intenda porre in essere al fine di salvaguardare l'integrità dell'importante azienda di trasporti, nonché i relativi livelli occupazionali.
(4-02719)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, si comunica l'esito degli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma, sulla base della documentazione acquisita e dei colloqui intercorsi con la Dirigenza del consorzio e con le RSA.
Il Consorzio Iricav Uno, composto da n. 6 aziende (Società italiana per Condotte d'acqua SpA Astaldi SpA Ansaldo Trasporti Sistemi ferroviari SpA, Vianini Lavori SpA, Consorzio Cooperative Costruzioni e Fintecna-Finanziaria per i settori Industriali e dei Servizi SpA), nasce nel 1991 con la finalità di realizzazione, in qualità di
General Contractor, della tratta ferroviaria alta velocità Roma-Napoli.
In particolare, in data il 15 ottobre 1991, la Tav SpA, il Consorzio e l'Iri hanno

stipulato una Convenzione avente ad oggetto l'affidamento al Consorzio della progettazione esecutiva e della realizzazione della suddetta linea ferroviaria. Successivamente, sono stati stipulati diversi atti integrativi della Convenzione, aventi ad oggetto modificazioni dei tempi e delle modalità di realizzazione dei lavori da eseguire (tra gli ultimi, accordo del 22 dicembre 2004 e del 7 settembre 2005).
Nel giugno 2001, l'opera da realizzare è stata suddivisa in due lotti, denominati 1o e 2o Lotto Funzionale, con differenti termini di ultimazione e collaudi tecnici ed amministrativi.
A tal proposito, si evidenzia che la tratta di linea relativa al 1o Lotto Funzionale è stata attivata il 19 dicembre 2005, e che il relativo certificato di collaudo (secondo quanto dichiarato dalla Dirigenza, non ancora nella disponibilità del Consorzio) è stato emesso in data 5 luglio 2006 ed integrato il 30 gennaio 2007.
Inoltre, sempre in merito al 1o Lotto funzionale, residuano i lavori inerenti le «varianti per le barriere antirumore» e le «varianti per i ricettori isolati»: le prime richiedono, nei termini di cui al verbale sottoscritto tra Italferr ed il Consorzio in data 13 aprile 2007, un tempo di realizzazione di diciotto mesi; i tempi per la realizzazione delle seconde, invece, secondo quanto dichiarato dalla dirigenza del Consorzio e dalle Rappresentanze sindacali unitarie, non sono state ancora contrattualmente definite.
La dirigenza ha, inoltre, dichiarato che, a causa di impedimenti non risolvibili da parte dei Consorzio, il programma contrattuale del 2o lotto funzionale che, come da accordi, avrebbe dovuto essere ultimato in data 31 marzo 2008, subirà revisioni, ad oggi non ancora contrattualmente definite.
A tal riguardo, le Rappresentanze sindacali unitarie sostengono che i lavori sono in piena attività e che i tempi di consegna stimati sono per il 2009, salvo eventuali ritardi. Non si riscontra, pertanto, da parte delle Rappresentanze sindacali unitarie né, l'urgenza né la necessità di dismissione del personale dipendente, così come prospettato dalla dirigenza del consorzio. Le Rappresentanze sindacali unitarie sostengono, in particolare, che, sin dalla costituzione del Consorzio, la dirigenza ha fatto presente la necessità di riduzione di personale, creando una continua ed ingiustificata situazione di tensione, instabilità è preoccupazione di tutto il personale.
La dirigenza, ad ogni modo, ritenendo progressivamente ridotti i propri impegni verso il committente, in ragione del contestuale raggiungimento degli obiettivi prefissati, ha dichiarato di aver fatto richiesta alle aziende consorziate di assumere risorse dirette del Consorzio stesso, ove possibile, e di reintegrare nelle singole società di appartenenza il personale distaccato presso il Consorzio, provvedendo ad informare, sia informalmente (nella riunione del 26 gennaio 2007 con il coordinatore, signor Angelo Carmona) sia formalmente, il personale tutto e le organizzazioni sindacali.
In merito, le Rappresentanze sindacali unitarie, dissentendo circa la necessità di ridurre il personale, hanno dichiarato di aver proposto alla dirigenza del Consorzio di istituire un tavolo sindacale per regolare la posizione lavorativa del personale dipendente, proponendo l'inserimento dello stesso o presso il neocostituito Consorzio «Metro C», oppure presso le Ferrovie dello Stato, come già avvenuto in passato per altri lavoratori. Dal mese di febbraio 2007, un solo lavoratore è stato trasferito presso una delle aziende facente parte del Consorzio.
A tal proposito, inoltre, è stata presa visione, da parte di funzionari del Servizio ispezione lavoro della citata direzione provinciale, di un verbale del Comitato tecnico del Consorzio del 20 aprile 1995, nel quale le imprese facenti parte del Consorzio si impegnavano a rilasciare al personale transitato dalle loro dipendenze a quelle del Consorzio una lettera di impegno alla riassunzione, al termine delle attività esercitate dal Consorzio. Al momento, le Rappresentanze sindacali unitarie dichiarano di non sapere se tali impegni siano o meno stati rispettati.
Alla data dell'ispezione il personale operante presso il Consorzio Iricav Uno era composto di n. 28 unità, di cui: n. 4 con contratti di collaborazione a progetto; 4 consulenti; n. 6 lavoratori distaccati da alcune delle aziende facenti parte del Consorzio

Iricav1 (Astaldi, Condotte, Ansaldo trasporti); n. 3 dirigenti; n. 11 impiegati.
Dal mese di gennaio 2007, il Consorzio ha attivato procedure di esodi agevolati, mediante accordi specifici raggiunti con i singoli lavoratori interessati (n. 4 lavoratori, di cui n. 3 impiegati e n. 1 collaboratore a contratto di collaborazione a progetto hanno risolto consensualmente il rapporto di lavoro).
Non potendo entrare nel merito delle scelte aziendali, relative alla politica di
outsourcing, si ritiene opportuno, infine, sottolineare che le Rappresentanze sindacali unitarie hanno evidenziato la mancata necessità di ricorrere alla esternalizzazione di servizi (settore espropri; amministrazione-finanza), che da sempre sono di competenza del Consorzio e che potrebbero essere svolti da personale dipendente del Consorzio stesso e non delle società facentene parte.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

GARAGNANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è compito di codesto ministero dedicare massima attenzione alla situazione degli italiani in Istria, con particolare riferimento alla parità di diritti con la popolazione di lingua croata ed al mantenimento nel sistema scolastico croato degli elementi fondamentali della cultura italiana per come si è configurata in Istria negli ultimi secoli;
pur prendendo atto di un mutamento dell'opinione pubblica nei confronti dei giusti diritti della minoranza italiana, una volta ampiamente maggioritaria e lentamente estromessa dalla propria terra, l'interrogante ritiene che persistano elementi di preoccupazione -:
quale sia lo stato delle relazioni fra Italia e Croazia e se non intenda adoperarsi per la tutela, ad ogni livello, dei pochi italiani rimasti anche in riferimento al possesso della doppia cittadinanza ed ai legami con la nostra terra.
(4-05213)

Risposta. - L'Italia sostiene il processo di avvicinamento della Croazia all'Unione Europea in quanto elemento essenziale di democratizzazione del Paese e di stabilizzazione regionale. Tale traguardo apre prospettive di crescita economica e sociale per la Croazia da cui potranno trarre beneficio anche le relazioni bilaterali con l'Italia.
La nostra linea nei confronti di Zagabria ha prodotto alcuni risultati positivi tra i quali la decisione della Croazia, nell'ottobre 2006, di aprire il mercato immobiliare anche ai cittadini europei (italiani) non residenti: una misura da tempo sollecitata dall'Italia. La procedura prevede un'autorizzazione del Ministero della giustizia croato all'acquisto degli immobili.
È nostro preciso impegno vigilare al fine di accelerare il più possibile la tempistica dei provvedimenti di autorizzazione e garantire piena ed effettiva attuazione della stessa legge croata.
Con un giro di affari superiore ai 4 milioni di euro, l'Italia è il 1o
partner commerciale della Croazia, il primo esportatore ed il primo mercato di sbocco per i prodotti croati. Sul piano degli investimenti, siamo il quinto paese, dopo Austria, Germania, Francia e USA, con oltre 4600 imprese operanti nel Paese. Con Zagabria condividiamo, inoltre, un'eccellente collaborazione nell'ambito delle iniziative regionali, Iai (Iniziativa Adriatico-Ionica), InCE, Quadrilaterale (di cui la Croazia detiene attualmente la presidenza).
I nostri rapporti politici sono caratterizzati da un dialogo intenso ai vari livelli, in cui il tema della nostra minoranza è costantemente all'ordine del giorno. Sono circa 30.000 i componenti della minoranza italiana autoctona che vivono nei territori di tradizionale insediamento, in particolare in Istria, Quarnero, Dalmazia. Essa si riconosce nell'Unione italiana, dispone di un seggio al Parlamento croato, di una casa editrice (Edit), di una compagnia teatrale, di un centro di ricerche storiche, di 46 istituti scolastici, di 3 dipartimenti di pedagogia e di numerose sedi delle comunità locali.
La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte delle rappresentanze diplomatico-consolari italiane.

Va segnalato che nella regione Istriana vige il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno inoltre adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale Governo croato, guidato dal Primo Ministro Ivo Sanader, leader dell'Hdz (Comunità Democratica Croata), benefici dell'appoggio esterno dei rappresentanti della minoranza italiana. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da parte croata in materia di tutela della nostra minoranza.
I territori di tradizionale insediamento italiano sono oggetto di una precisa strategia di impegno della Farnesina; in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza istituzionale italiana, sono stati aperti recentemente due Vice Consolati onorari (a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'
ex Zona B) ed un Consolato onorario a Ragusa/Dubrovnick. Vengono effettuate sul territorio missioni periodiche a livello politico e di alti funzionari, di coordinamento, sensibilizzazione e monitoraggio.
Il sostegno a favore della minoranza si basa sul dispositivo normativo della Legge n. 193 del 2004 per un ammontare di 4.650.000 euro (ora oggetto di proroga triennale per il periodo 2007-2010) attraverso due Convenzioni, con l'Unione italiana (euro 1.799.350) e con l'Università popolare di Trieste (euro 2.850.462). A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario pari a Euro 2.723.000 nel 2007 a favore della stessa Università popolare di Trieste per interventi volti a favorire attività culturali ed iniziative per la conservazione delle testimonianze connesse con la storia e le tradizioni del gruppo etnico italiano nei Paesi dell'
ex Yugoslavia (di cui alla legge n. 960 del 1982). La regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione di oltre 1 milione euro a favore della nostra minoranza in applicazione alla legge Regionale n. 79 del 1978.
Il Ministero degli affari esteri segue con la massima attenzione lo sviluppo dei negoziati per l'adesione della Croazia all'Unione Europea nella convinzione che esso dischiuda nuove opportunità per un ulteriore rafforzamento dei diritti e della tutela della nostra, minoranza sul piano politico e giuridico.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.

GERMANÀ e STAGNO d'ALCONTRES. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini siciliani in possesso di porto d'arma uso caccia, e quindi senza precedenti penali, hanno pagato le tasse previste per la stagione venatoria 2007-2008;
previo parere acquisito dal Comitato regionale faunistico-venatorio composto da presidenti di associazioni venatorie, ambientaliste, agricole, funzionari della pubblica amministrazione, docenti delle Università di Messina, Palermo, in data 12 giugno 2007, presieduta dall'Assessore regionale all'agricoltura, presente il Direttore generale, il Dirigente della XII ripartizione della Regione Sicilia, è stato emanato il decreto assessoriale n. 1168 che regolamenta l'attività venatoria nella Regione Sicilia;
mercoledì 22 agosto 2007 veniva presentato da alcune associazioni ambientaliste al Tar di Palermo un ricorso giurisdizionale con istanza di sospensione del decreto assessoriale n. 1168;
pur nella legittima libertà di decisione codesto Tar, che certamente conosce le leggi venatorie ma anche il rigetto integrale operato lo scorso anno dal Tar di Catania a un ricorso simile che per altro prevedeva un calendario venatorio con più specie cacciabili, non ha avuto la sensibilità di operare come il Tar di Catania ed entrare nel merito anziché concedere la sospensiva con impareggiabile solerzia in quanto emesso in data 27 agosto 2007, nonostante il 25 e 26 fossero rispettivamente

sabato e domenica, ed inoltre non ha tenuto nella giusta considerazione il ritardo strumentale utilizzato dalle associazioni ambientaliste nel presentare il ricorso stesso, chiaramente voluto al fine di ledere i diritti di coloro i quali avevano, si ripete senza precedenti penali, pagato regolarmente le relative tasse per esercitare questo loro diritto;
sorge spontaneo chiedersi quale sia il criterio che ispira il Tar nella scelta di concedere sospensive in tempi così brevi in materia distinte, pur essendo la disciplina della caccia materia di competenza legislativa esclusiva regionale, vi sono aspetti, quali la tutela della fauna selvatica, di pertinenza statale -:
se il 50 per cento della tassa di concessione governativa pagata dai cittadini siciliani sia stato come previsto dalla legge, restituito dallo Stato alla Regione Sicilia per l'anno 2006 ed inoltre se intenda assumere iniziative legislative, per - una tantum - far recuperare nel mese di febbraio, solo per la specie migratoria, i giorni non utilizzati all'apertura, tra l'altro attività venatoria che alcuni Paesi della Comunità europea consentono nel mese di febbraio.
(4-04793)

Risposta. - Con riferimento alle argomentazioni svolte nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente che il Consiglio di Stato, interpellato al riguardo, ha fatto osservare che si tratta di questione risolta dal Tribunale amministrativo regionale nell'esercizio della funzione giurisdizionale e che, in quanto tale, è suscettibile di riesame secondo i modi e i tempi prescritti dalla legge.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

GIOVANARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il signor Renato Signorile di Gioa del Colle in data 11 giugno 2007 ha fatto richiesta al Sindaco di quel Comune, ai sensi della legge n. 241 del 1990 e successive modifiche, di poter acquisire gli atti relativi ad un concorso di categoria D3, pubblicato all'Albo del Comune di Gioia del Colle l'11 giugno 2007;
trascorso un mese dalla richiesta nessuna documentazione è pervenuta al Signorile -:
se non ritenga opportuno sottoporre la questione all'esame della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, affinché la stessa eserciti i propri poteri di vigilanza e di accesso ai sensi della richiamata legge n. 241 del 1990.
(4-04534)

Risposta. - Con riferimento all'atto in esame, si rappresenta che, nel caso in cui una richiesta di accesso ai documenti amministrativi non abbia ricevuto risposta entro i trenta giorni successivi alla data in cui l'istanza è pervenuta alla competente amministrazione, è possibile configurare tale silenzio come diniego tacito.
Occorre pertanto fare riferimento all'articolo 25 comma 4 della legge 241 del 1990, che è di seguito riportato:
«Articolo 25 Modalità di esercizio del diritto di accesso e ricorsi.

4. Decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta. In caso di diniego dell'accesso, espresso o tacito, o di differimento dello stesso ai sensi dell'articolo 24, comma 4, il richiedente può presentare ricorso al tribunale amministrativo regionale, ai sensi del comma 5, ovvero chiedere, nello stesso termine e nei confronti degli atti delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, al difensore civico competente per ambito territoriale, ove costituito, che sia riesaminata la suddetta determinazione. Qualora tale organo non sia stato istituito, la competenza è attribuita al difensore civico competente per l'ambito territoriale immediatamente superiore. Nei confronti degli atti delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato tale richiesta è inoltrata presso la Commissione per l'accesso di cui all'articolo 27. Il

difensore civico o la Commissione per l'accesso si pronunciano entro trenta giorni dalla presentazione dell'istanza. Scaduto infruttuosamente tale termine, il ricorso si intende respinto. Se il difensore civico o la Commissione per l'accesso ritengono illegittimo il diniego o il differimento, ne informano il richiedente e lo comunicano all'autorità disponente. Se questa non emana il provvedimento confermativo motivato entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione del difensore civico o della Commissione, l'accesso è consentito. Qualora il richiedente l'accesso si sia rivolto al difensore civico o alla Commissione, il termine di cui al comma 5 decorre dalla data di ricevimento, da parte del richiedente, dell'esito della sua istanza al difensore civico o alla Commissione stessa. Se l'accesso è negato o differito per motivi inerenti ai dati personali che si riferiscono a soggetti terzi, la Commissione provvede, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, il quale si pronuncia entro il termine di dieci giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il parere si intende reso. Qualora un procedimento di cui alla sezione III del capo I del titolo I della parte III del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, o di cui agli articoli 154, 157, 158, 159 e 160 del medesimo decreto legislativo n. 196 del 2003, relativo al trattamento pubblico di dati personali da parte di una pubblica amministrazione, interessi l'accesso ai documenti amministrativi, il Garante per la protezione dei dati personali chiede il parere, obbligatorio e non vincolante, della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi. La richiesta di parere sospende il termine per la pronuncia del Garante sino all'acquisizione del parere, e comunque per non oltre quindici giorni. Decorso inutilmente detto termine, il Garante adotta la propria decisione».

Nello specifico caso in esame, peraltro, trattandosi di un diniego di accesso da riferire ad un Comune, la competenza a trattare l'eventuale ricorso, in alternativa al Tribunale amministrativo regionale, non è della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, ma del Difensore civico.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

GRECO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale del 3 ottobre 2006, in attuazione dell'articolo 1-sexies della legge 31 marzo 2005, n. 43 e dell'articolo 3-bis della legge 17 agosto 2005, n. 168, ha indetto un corso concorso selettivo di formazione per il reclutamento nell'ambito dell'amministrazione scolastica periferica di dirigenti scolastici dei ruoli regionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado, per la scuola secondaria superiore e per le istituzioni educative, riservato a coloro che hanno effettivamente ricoperto per almeno un anno, entro l'anno scolastico 2005/2006, le funzioni di preside incaricato oppure di vice rettore incaricato o di vice direttrice incaricata negli istituti educativi, previa frequenza del corso di formazione previsto dall'articolo 15 del predetto decreto;
in alcune regioni, quale ad esempio la Puglia, i presidi incaricati che hanno partecipato alla selezione iniziale ed alla successiva prova scritta del suddetto concorso riservato e risultati collocati nello scaglione B (comprensivo di coloro che risultano inseriti dopo gli utilmente collocati rispetto al numero dei posti previsti dal bando di concorso) non hanno ancora potuto completare il percorso formativo per disposizione interna dell'Amministrazione, anche se utilmente collocabili nell'elenco previsto dal bando a seguito di rinunce od opzione per il reclutamento tramite concorso ordinario ovvero per altre cause oggettive;
queste situazioni di palese illegittimità e discriminazione gettano discredito sul buon nome della pubblica amministrazione, ledendone il prestigio e l'onorabilità, oltre a costituire una grave violazione

del principio costituzionale di imparzialità -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare perché tali candidati vengano immediatamente inseriti tra coloro che stanno ultimando la prevista formazione con il colloquio finale, ai fini di un normale avvio dell'anno scolastico ormai imminente.
(4-04245)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame concernente il corso-concorso selettivo di formazione indetto con decreto ministeriale 3 ottobre 2006 per il reclutamento di 1458 dirigenti scolastici, ripartiti nei ruoli regionali, riservato a coloro che hanno ricoperto la funzione di preside incaricato per almeno un anno.
L'interrogante lamenta che in alcune regioni, segnatamente in Puglia, «i presidi incaricati che hanno partecipato alla selezione iniziale ed alla successiva prova scritta e risultati collocati nello scaglione B (comprensivo di coloro che risultano inseriti dopo gli utilmente collocati rispetto al numero dei posti previsti dal bando di concorso) non hanno potuto completare il percorso formativo per disposizione interna dell'Amministrazione, anche se utilmente collocabili nell'elenco previsto dal bando a seguito di rinunce od opzione per il reclutamento tramite concorso ordinario ovvero per altre cause oggettive».
Va premesso che, relativamente alla procedura indetta con il suddetto decreto ministeriale 3 ottobre 2006, il numero dei posti messi a concorso per la regione Puglia è di 82, distinti per settori formativi: 80 per la scuola primaria e secondaria di I grado; 1 per la scuola secondaria di II grado e 1 per gli Istituti educativi. Successivamente il Ministero, con circolare prot. n. 4962 del 12 marzo 2007, ha comunicato l'incremento di 154 posti a livello nazionale di cui 21 per la regione Puglia, settore formativo scuola primaria e secondaria di I grado.
A norma dell'articolo 3 del bando, la procedura concorsuale si articola in quattro fasi:

a) esame di ammissione, che consiste in una prova colloquio (articolo 10 del bando);
b) valutazione dei titoli culturali, professionali e dell'anzianità di servizio maturata quale preside incaricato;
c) periodo di formazione di 4 mesi (articolo 15 del bando);
d) esame finale, con prova scritta ed orale (articolo 16 del bando).

Giova ricordare che la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha rimodulato alcuni aspetti.
In particolare, l'articolo 1 - comma 605, lettera
c) - della citata legge ha previsto la possibilità di scorrere le graduatorie per assumere dirigenti scolastici sui posti vacanti e disponibili fino all'anno scolastico 2009/2010, dopo aver nominato i vincitori dello stesso concorso riservato e completate le nomine del corso-concorso ordinario di cui al decreto dirigenziale 22 novembre 2004, purché i candidati avessero partecipato ad un apposito corso di formazione.
Tenuto conto che tale novità avrebbe determinato un dispendio di risorse perché, di volta in volta, in relazione alle successive vacanze, si sarebbe dovuto istituire un apposito corso di formazione, il Ministero, con circolare prot. n. 1364 del 26 gennaio 2007, in base al principio della economicità dell'azione amministrativa, ha fornito indicazioni operative agli Uffici scolastici regionali, nel senso di far accedere a domanda tutti i candidati del concorso in parola al percorso formativo.
Pertanto, la Direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Puglia, contrariamente a quanto riportato nell'interrogazione circa una presunta opposizione dell'Amministrazione al completamento del percorso informativo da parte di tutti i concorrenti, con decreto dirigenziale n. 3047 del 27 marzo 2007, ha consentito la partecipazione al corso di formazione a tutti i candidati che avevano superato l'esame colloquio di cui all'articolo 10, comma 1, del bando.
Tanto premesso, si evidenzia che con decreto dirigenziale n. 3849 del 26 aprile 2007, sono state approvate dall'Ufficio scolastico regionale per la Puglia:

a) le graduatorie generali - distinte per settore formativo - redatte dalla

Commissione esaminatrice a conclusione delle fasi concorsuali relative all'esame colloquio e alla valutazione dei titoli;
b) le graduatorie - distinte per settore formativo - dei candidati utilmente collocati nelle graduatorie di merito ammessi al corso di formazione, compilate ai sensi dell'articolo 10, comma 8, del bando - entro il limite numerico dei posti messi a concorso, maggiorato del 10 per cento;
c) le graduatorie - distinte per settore formativo - dei candidati non utilmente collocati che hanno partecipato a domanda al corso di formazione ai sensi dell'articolo 1, comma 605 lettera c) della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

All'esame finale, consistente in una prova scritta e in una prova orale, sono stati ammessi a partecipare tutti i candidati iscritti nelle graduatorie sub b); mentre per i candidati iscritti nelle graduatorie sub c), che pure hanno sostenuto la prova scritta, il completamento della prova orale è stato differito per accelerare il completamento delle prove da parte dei candidati utilmente collocati nelle graduatorie di merito e quindi per non comprometterne l'assunzione nel ruolo dei dirigenti sin dal 1o settembre 2007.
Va sottolineato che i candidati delle graduatorie
sub c), secondo la scansione temporale sancita dalla legge finanziaria devono attendere che si esaurisca prima la graduatoria del concorso ordinario bandito con decreto dirigenziale 22 novembre 2004 e per tale ragione essi non hanno potuto essere nominati a decorrere dal 1o settembre 2007.
Infine, circa la questione sollevata nell'interrogazione in ordine «alle rinunce od opzioni per il reclutamento tramite concorso ordinario», va precisato che le graduatorie generali di merito formate dalla Commissione esaminatrice a conclusione dell'esame finale e approvate con decreto dirigenziale 6013 del 23 luglio 2007 hanno consentito la completa copertura dei posti messi a concorso.
Alla luce di quanto sopra esposto, risultano infondate le censure mosse nell'interrogazione sull'operato dell'Amministrazione scolastica.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

JANNONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2004 è stato approvato, su proposta del ministro dell'Innovazione Tecnologica Lucio Stanca, dal Comitato Ministri Società dell'Informazione (Cmsl) uno stanziamento di 45 milioni di euro, 21 dei quali di competenza delle Regioni, per la realizzazione e la gestione del portale www.italia.it finalizzato alla promozione turistica del nostro Paese;
nel luglio 2005 la gara europea è stata vinta da un raggruppamento temporaneo d'imprese coordinato dalla società Ibm. L'attività comprendeva l'acquisizione di contenuti di carattere turistico informativo. Furono stanziati 7,8 milioni di euro e i lavori si sarebbero dovuti concludere definitivamente entro il dicembre 2005. A causa dei ritardi accumulati, il ministero fu però costretto a bloccare il progetto;
il sito, ricomparso dopo un anno, fu presentato al pubblico nel febbraio 2007 dal governo di centrosinistra nella persona del Ministro Rutelli, ma è risultato identico a quello già diffuso nel marzo 2006. Unica novità, il logo che, ironia della sorte, è composto da una banana verde rovesciata: l'immagine secondo l'interrogante rievoca quella del partito spagnolo comunista «Izquierda Unida»;
molte istituzioni locali evidenziano errori, imprecisioni, omissioni attinenti ai contenuti paesaggistici, artistici e turistici del proprio territorio;
nel marzo 2007 gli hacker hanno collegato il portale, che dovrebbe promuovere il made in Italy all'Estero, alla parola«m...» nei motori di ricerca mondiali;

quali iniziative il ministero intenda assumere per rilanciare il sito, integrandolo con esaustivi contenuti per la promozione turistica dell'Italia, eliminando i macroscopici errori dei contenuti turistici e nel contempo vigilando affinché non si ripetano intrusioni degli hacker che ridicolizzano il nostro Paese sullo scenario Internazionale;
quali procedure si intendano seguire per fare in modo che gli enti locali utilizzino compiutamente i fondi messi a disposizione dallo Stato per il rilancio del portale atteso che alcune Regioni che hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per rivendicare la propria
autonomia di spesa, di fatto limitata da alcuni paletti imposti nella legge finanziaria che indica le precise modalità di impiego delle risorse in esame.
(4-03449)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente il portale nazionale del turismo «Italia.it», si rappresenta quanto segue.
L'articolo 12 del decreto legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni nella legge 14 maggio 2005, n. 80 ha previsto interventi per il rafforzamento ed il rilancio del settore turistico ed in particolare per il progetto «Scegli Italia»; per tale progetto sono stati stanziati, come segnalato dall'interrogante, nella precedente legislatura 45 milioni di euro dei quali, 7 milioni di euro finalizzati alla messa a punto e alla pubblicazione del portale, mentre un ulteriore importo di 21 milioni di euro è stato destinato al finanziamento di uno o più progetti per la realizzazione di contenuti digitali relativi all'offerta turistica regionale o interregionale, predisposti dalle regioni.
Successivamente, con l'avvio della nuova legislatura, il Governo ha affrontato la questione della riorganizzazione del portale, offrendo idonee soluzioni alle problematiche derivanti dall'impostazione eccessivamente centralistica data al portale al momento della sua realizzazione. Tale impostazione, censurata da più parti, è da ritenersi ormai superata; infatti con decreto del Vice Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione l'8 novembre 2006 è stato costituito il Comitato nazionale per il portale
www.Italia.it che, registra il coinvolgimento delle regioni nella realizzazione del progetto.
In tale sede, infatti, le regioni rappresentano circa la metà dei componenti e sono chiamate a collaborare al perfezionamento dell'iniziativa nazionale, nel pieno rispetto dell'articolo 117 della Costituzione che attribuisce la materia del turismo alla competenza esclusiva regionale. A riscontro, quindi, di questa nuova e più efficace collaborazione tra le amministrazioni centrali dello Stato e le regioni, è in corso di trasferimento l'importo già stanziato di 21 milioni di euro.
Al riguardo si rileva che conclusasi nello scorso mese di luglio la fase realizzativa vera e propria, finalizzata a rendere effettivamente operativo il portale, è stata avviata la fase di revisione ed implementazione dei contenuti in piena sinergia con le regioni. In tale contesto il citato Comitato nazionale ha già provveduto a fornire gli indirizzi necessari per uniformare l'attività delle regioni e consentire la produzione di ulteriori contenuti, assicurandone la necessaria integrazione con quelli già presenti nei portali regionali.
L'impegno del Governo è, quindi, quello di garantire il mantenimento degli attuali livelli di funzionalità del portale nel passaggio dalla prima fase di realizzazione al nuovo assetto gestionale. Da ultimo va poi sottolineato che gli errori lamentati all'atto della prima pubblicazione del portale, tra i quali vanno senz'altro ricompresi quelli indicati dall'interrogante, e che comunque risultano percentualmente irrilevanti rispetto al complesso delle informazioni ivi contenute, sono stati eliminati e l'ulteriore sviluppo dell'iniziativa consentirà una messa a regime dei contenuti e delle indicazioni fornite, tali da assicurare per accuratezza e puntualità un miglior servizio agli utenti.

Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 1994 è rimasto inutilizzato l'immobile dell'ex «Centro servizi» del Ministero delle Finanze che ha sede a Bergamo, al confine con Orio al Serio, di proprietà della Fintecna. Il bene giace da tempo in uno stato di progressivo degrado;
la comunità locale ha vissuto questa vicenda come un pessimo esempio di utilizzo e di spreco di risorse pubbliche;
l'amministrazione comunale ha avviato studi specifici per la formazione del nuovo strumento urbanistico, denominato Piano di Governo del Territorio, in base alla legge Lombarda n. 12-05, che sostituirà l'attuale Piano Regolatore. Il nuovo Piano sarà idoneo a ricercare nuove soluzioni urbanistiche, ivi compresa quindi quella relativa all'immobile in questione -:
quali iniziative il ministero intenda adottare per valorizzare l'immobile e risolvere gli elementi critici che fino ad oggi hanno caratterizzato la presenza della struttura;
quali iniziative intenda assumere per favorire la sua immissione nel mercato immobiliare o l'utilizzo da parte di istituzioni pubbliche.
(4-03491)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in oggetto, concernente l'immobile dell'ex «Centro di Servizio» del Ministero delle finanze, con sede in Bergamo.
Al riguardo, la società Fintecna ha comunicato che l'alienazione del citato bene è curata dalla propria controllata Fintecna immobiliare srl. In particolare, sono pervenute a quest'ultima alcune manifestazioni di interesse all'acquisto, che però non sono risultate conformi né al prezzo di acquisto né al valore potenziale dell'immobile conseguente ad un possibile cambio di destinazione. Pertanto, al fine di conseguire una conveniente prospettiva di collocamento sul mercato, sono stati avviati incontri con l'Amministrazione comunale e sono state effettuate prospezioni commerciali ed approfondimenti progettuali per ipotesi di recupero, trasformazione e rifunzionalizzazione dell'immobile.
In particolare, su richiesta dell'Assessore comunale all'urbanistica, sviluppo economico e territoriale di Bergamo è stato istituito un tavolo congiunto con Fintecna immobiliare, nel corso del quale è stata evidenziata la necessità di trovare adeguate soluzioni per il riutilizzo dell'immobile.
In tale contesto, il comune di Bergamo ha manifestato disponibilità ad inserire nella pianificazione territoriale del Piano Generale del Territorio (PGT) le proposte di nuove destinazioni d'uso indicate che Fintecna immobiliare, a seguito di un apposito studio di fattibilità, indicherà come concretamente realizzabili. Una volta approvata la cornice normativa urbanistica, potrà essere indetta una procedura ad evidenza pubblica di cessione alla quale potranno partecipare gli imprenditori locali che hanno manifestato interesse al progetto.
Il comune di Bergamo si è anche reso disponibile ad operare con i Piani integrati di intervento o, qualora se ne ravvisi l'interesse pubblico, mediante Accordo di programma.
In relazione alla conformazione dell'immobile sono state ipotizzate sia destinazioni commerciali non alimentari, sia funzioni direzionali e tecnologiche di tipo privato, in assenza di concrete richieste di acquisto da parte di soggetti pubblici.
In ragione di quanto sopra esposto, Fintecna immobiliare conferma di avere in corso di redazione un progetto complessivo di fattibilità, che sottoporrà entro la fine del corrente anno al comune di Bergamo.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.

LOMAGLIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel Contact Center «Poste Italiane» di Caltanissetta, dal momento dell'avvio

nel luglio 2001, sono stati assunti sino ad oggi circa 120 dipendenti con varie tipologie di contratti caratterizzati dalla precarietà del rapporto. Tutto ciò nonostante sia facile dimostrare, e che sia evidente l'esigenza dell'azienda di usufruire dell'apporto dei predetti lavoratori in modo stabile e continuato nel tempo, in un contesto produttivo segnato da una cronica carenza di personale;
sono attualmente utilizzati nel Contact Center di Caltanissetta 22 lavoratori che, dopo varie vicissitudini, operano da 5 anni di rinnovo in rinnovo, in una situazione di insostenibile precarietà con un contratto di lavoro a tempo determinato che appare discriminatorio ed in contrasto con le scelte fatte da Poste Italiane in altri siti in situazioni simili;
va sottolineato che in questi giorni a Reggio Calabria i lavoratori esultano per la condivisibile decisione di Poste Italiane di stabilizzare il rapporto di lavoro del personale precario in servizio presso il Contact Center, mentre a Caltanissetta si va all'ennesima proroga di contratti che pur cambiando forma e nome sono inquadrabili tra quelli che caratterizzano la precarietà del mondo del lavoro odierno;
le organizzazioni sindacali dei lavoratori SLC-CGIL, SLP-CISL, FAILP-CISAL, hanno richiesto, con diverse iniziative, a Poste Italiane di assorbire queste limitate aree di precarietà che ormai durano da anni, premiando la professionalità e l'impegno dei lavoratori interessati e chiedendo all'azienda di impegnarsi ad utilizzare il lavoro a tempo determinato, solo come strumento di flessibilità per affrontare esigenze temporanee e picchi di traffico -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, ciascuno secondo le proprie competenze, per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, secondo l'interrogante lesi profondamente all'interno del Contact Center di Poste Italiane a Caltanissetta, al fine di superare una condizione di precariato che delinea, ad avviso dell'interrogante, una situazione di sostanziale illegittimità di tali rapporti di lavoro;
se il Ministro del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministro delle comunicazioni intendano accertare la veridicità di quanto esposto dall'interrogante ed in caso di riscontro affermativo, se ritengano opportuno istituire un tavolo di confronto tra le parti al fine di ricercare una adeguata soluzione alla vicenda, che porti al superamento dell'attuale condizione di precariato ed alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
(4-00855)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, occorre innanzitutto precisare che a seguito della trasformazione dell'Ente Poste Italiane in Società per Azioni (delibera CIPE 18 dicembre 1997), il Governo non ha il potere di sindacare gli aspetti organizzativi riguardanti la gestione aziendale, anche sotto il profilo della gestione del personale, materie che rientrano nell'ambito dell'autonomia della società.
La società, tuttavia, è tenuta ad impostare i propri programmi strategici alla luce della vigente normativa che impegna la stessa società al conseguimento ed al mantenimento dell'equilibrio gestionale, nonché al raggiungimento di livelli di efficienza ed affidabilità del servizio paragonabili a quelli degli altri Paesi europei.
Al Ministero delle comunicazioni spetta il compito di vigilare sul corretto adempimento degli obblighi derivanti dallo svolgimento del servizio universale, tra i quali è previsto quello di assicurare che tale servizio venga effettuato su tutto il territorio nazionale secondo criteri di ragionevolezza.
Premesso ciò, per quanto riguarda la specifica questione della precarietà del rapporto di lavoro dei dipendenti del
contact center di Caltanissetta, dagli accertamenti effettuati dall'Ispettorato provinciale del lavoro di Caltanissetta è emerso che i 22 lavoratori, a suo tempo assunti con contratto di lavoro a tempo determinato, sono stati regolarmente assunti per il tramite della competente sezione circoscrizionale

per l'impiego e precisamente n. 14 unità in data 13 ottobre 2006, n. 6 in data 24 ottobre 2006 e n. 2 in data 6 novembre 2006.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

LONGHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sui giornali genovesi del 28 novembre 2006 si è data notizia che il rappresentante della ditta palermitana DMGA srl ha selvaggiamente picchiato il suo dipendente Giacomo Peruggi, reo di avergli chiesto il pagamento dello stipendio per il lavoro svolto ormai da oltre tre mesi;
la DMGA srl è una ditta di appalto della Fincantieri di Genova-Sestri che con 8 dipendenti lavora agli arredi della mensa della Costa Fortuna;
Giacomo Peruggi è a Genova dal 2 agosto, lavora 10 ore al giorno, 8 il sabato e la domenica se lo vuole il capo. Ha stipulato un contratto che viene chiamato «paga globale». Un meccanismo perverso: ha pattuito uno stipendio, ma sulla busta paga compare solo un terzo della cifra e gli assegni familiari non ci sono. Il resto viene dato fuori busta, in «nero», e i contributi non si sa se vengono versati. La differenza doveva essere inserita sotto la voce superminimo, ma non c'è traccia: è una busta paga «fuorilegge»;
il sindacato denuncia il fatto che questo caso rientra in un subappalto di terzo grado e che il sistema degli appalti della Fincantieri è del tipo «a scatole cinesi» -:
se il Governo intenda intervenire su Fincantieri perchè venga positivamente modificato il sistema degli appalti e dei subappalti;
se intenda inviare gli ispettori del ministero del lavoro, dell'Inps e dell'Inail per effettuare i necessari controlli;
se intenda garantire l'occupazione dell'operaio picchiato e dei suoi sette compagni di lavoro.
(4-01750)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si comunicano, in via preliminare, gli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, in merito alla controllata Fincantieri SpA.
Il sistema produttivo della Fincantieri è caratterizzato, normalmente, dal rispetto delle normative in materia di appalti e subappalti; tale modello produttivo, oltre ai controlli degli enti istituzionalmente preposti quali Inps, Inail, Azienda sanitaria locale prevede ulteriori verifiche e controlli interni a cui vengono sottoposte sia le società appaltatrici sia i fornitori in corso d'opera, così come previsto dagli accordi integrativi del gruppo sottoscritti con le Organizzazioni sindacali.
Nell'ambito di tali controlli rientrano, tra l'altro, quelli relativi alla regolarità contributiva, retributiva ed assicurativa, nei confronti dei lavoratori delle ditte interessate tra le quali rientra anche la ditta DMGA.
In considerazione di quanto sopra, la direzione dello stabilimento di Fincantieri - dopo aver avuto conferma dell'avvenuta denuncia del signor Giacomo Peruggi nei confronti della ditta DMGA, ha disposto l'immediato divieto di accesso della ditta stessa in cantiere, con contestuale sospensione delle attività e relativa trattenuta economica di 28.000 euro, quale misura cautelativa nei confronti del suddetto lavoratore, così come previsto dalle norme attuative di controllo.
Successivamente, a seguito dell'accordo transattivo intervenuto tra il lavoratore e la ditta DMGA, con conseguente ritiro della denuncia e, considerato l'esito negativo dell'istruttoria interna nei confronti della DMGA - per la quale, ad esito dei controlli effettuati da Fincantieri, non era stata riscontrata alcuna ulteriore irregolarità retributiva nei confronti dei suoi dipendenti - la società ha ripristinato l'accesso in cantiere della ditta.


Si fa presente, infine, che dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Genova è emerso che il lavoratore in parola, signor Giacomo Peruggi, risulta aver terminato il rapporto con la DMGA Arredamenti Navali Srl dal 1o dicembre 2006 a seguito di dimissioni e che lo stesso ha già regolato le proprie spettanze con la ditta (arretrati e trattamento fine rapporto maturato).

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono noti l'importanza strategica delle linee ad alta velocità e gli accordi sottoscritti in sede europea;
la tratta Torino-Milano rientra nel Corridoio 5, che prevede di collegare Lisbona a Kiev, passando per la Pianura Padana e toccando quindi le città di Torino, Novara e Milano;
la conversione in legge da parte del Parlamento del decreto-legge 31 gennaio 2007 (Decreto Bersani), revoca le concessioni a TAV Spa per alcune tratte dell'Alta Velocità affinché si passi ad affidamenti per gara;
secondo quanto affermato dall'amministratore delegato di FS, dottor Mauro Moretti, nell'audizione alla Commissione lavori pubblici del Senato della Repubblica, che i costi dei lavori per le linee ferroviarie sono di 32 milioni di euro al chilometro, a fronte di una spesa di 10 milioni di euro a chilometro in Francia e 9 milioni di euro a chilometro in Spagna; tali costi sarebbero saliti, nella tratta Torino-Novara, a 54 milioni di euro al chilometro -:
se corrisponda al vero che - qualora il Governo confermi tali dichiarazioni - la lievitazione dei costi deriva da vincoli; richieste e prescrizioni di autorità centrali e locali; nel qual caso, a quanto ammontino i costi di tali opere di mitigazione ambientale;
se i Ministri interrogati reputino ancora prioritario e di interesse nazionale il completamento dei lavori della tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano e, nel qual caso, come intendano adoperarsi affinché i lavori vengano portati a compimento nei tempi previsti dagli accordi con i Partner europei.
(4-03349)

Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Progetto AV/AC è certamente il più importante investimento pubblico avviato in Italia nel dopoguerra e uno dei più importanti d'Europa. Dalla sua impostazione ed avvio i costi di realizzazione delle opere hanno subito significativi scostamenti rispetto alle previsioni originali dovuti soprattutto al passaggio, avvenuto tra il 1998 e il 1999, da un modello di rete ad alta velocità, indipendente dalla rete esistente come nella gran parte delle reti ad alta velocità francese e spagnola, ad un modello di rete ad alta velocità/alta capacità AV/AC completamente integrato con la medesima.
L'articolo 2, comma 15 della legge 23 dicembre 1996 n. 662 ha impegnato il Governo a procedere ad una verifica ed a riferire alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato del progetto di alta velocità. A seguito della citata legge del 1996, le linee sono state riprogettate a partite dal 1997 secondo la logica dell'alta capacità che permetterà di offrire, una volta attivate, un servizio migliore più veloce e di liberare la linea convenzionale per il traffico metropolitano di primaria importanza.
Il passaggio dal progetto da alta velocità ad un progetto di alta capacità ha comportato una rivisitazione complessiva del progetto stesso, un consistente aumento dei costi ed uno slittamento dei tempi di attivazione.
Secondo Ferrovie dello Stato l'aumento dei costi è in primo luogo dovuto alle sostanziali modifiche tecniche che il progetto

ha dovuto subire in termini di adeguamento delle specifiche prestazionali, per rendere idonea l'infrastruttura a consentire il transito di rilevanti volumi di traffico merci, nonché in termini di maggiore integrazione con le linee esistenti.
In secondo luogo la lievitazione dei costi è dovuta alla durata dell'
iter permessuale che si è esteso per 13 anni. Tale iter approvativo, iniziato con la pubblicazione dello Studio di impatto ambientale nella metà del 1992, si è concluso con l'approvazione del nodo AV/AC di Firenze nel luglio 2005. Nell'ambito di tale iter, l'approvazione del Progetto, da parte delle competenti autorità territoriali e locali, ha quasi sempre comportato onerose ricadute in termini di appesantimento delle opere da realizzare e di allungamento dei tempi di esecuzione, gravando altresì il Progetto, in numerosi casi, di ineludibili obiettivi di riqualificazione delle aree attraversate estranei alle finalità proprie dell'opera ferroviaria. A titolo di esempio:
variazioni di tracciato e di tipologia di opere (sostituzione di rilevati con viadotti e con gallerie artificiali);
nuove viabilità e l'adeguamento di viabilità esistenti;
l'aumento del numero delle interconnessioni tra rete AV/AC e linee esistenti;
interventi di potenziamento delle linee ferroviarie esistenti e, in alcuni casi, rilocazione delle stesse;
estese aree di riambientalizzazione fuori linea;
varianti/potenziamenti autostradali e ricostruzione svincoli;
opere di riqualificazione di corsi d'acqua, canali e rete irrigua;
bonifica di siti inquinati.

Sui costi del progetto ha inoltre influito il fatto che nel periodo in considerazione si è concretizzata in sede europea una vera e propria innovazione tecnologica nell'ambito dei sistemi di distanziamento dei treni per traffici ad alta velocità ETCS/ERTMS 2 (European Train Control System/European Rail Traffic Management System di livello 2), per cui è stato necessario effettuare lunghe e complesse attività di sviluppo non previste dal progetto originario, con conseguenti inevitabili rallentamenti, ma con il rilevante risultato di disporre di sistemi unici e all'avanguardia nel panorama ferroviario europeo.
Il costo chilometrico delle tratte che compongono la relazione Torino-MilanoBologna-Firenze-Roma-Napoli dipende in misura rilevante dalle caratteristiche morfologiche e antropiche dei territori attraversati, oltre che dalle prescrizioni imposte.
Relativamente al costo a chilometro della tratta Torino-Novara pari a 54 milioni di euro, cui fa riferimento l'interrogante, Ferrovie dello Stato specifica che su tale costo influisce la prescrizione del Ministero dell'ambiente, nel `94, e delle regioni interessate, di impostare il progetto in stretto affiancamento alla esistente autostrada Torino-Milano, realizzando in tal modo un corridoio infrastrutturale plurimodale.
Sulla base di tali indicazioni è stato sviluppato il progetto esecutivo che ha definito nel dettaglio tutte le caratteristiche delle opere necessarie per la realizzazione dell'opera ferroviaria e per la risoluzione delle interferenze con l'autostrada e con le reti irrigue.
Per la realizzazione di tali interventi è stato sostenuto un onere valutabile in circa 1.550 milioni di euro pari a circa il 30 per cento del costo totale della tratta.
Per quanto riguarda il completamento tratta AV/AC Torino-Milano la realizzazione dell'opera è inserita nella pianificazione delle grandi infrastrutture pubbliche a livello italiano ed europeo, come elemento della trasversale Torino-Milano-Venezia, facente parte sia della rete T.E.N. europea, progetto prioritario n. 6, che della rete ad AV/AC italiana.
Tale tratta è stata suddivisa in due subtratte di cui la prima, Torino-Novara, è stata attivata a febbraio 2006, mentre la seconda, Novara-Milano, è in corso di realizzazione: sono in piena attività i cantieri delle opere civili con un avanzamento complessivo

dei lavori di oltre il 50 per cento. L'attivazione della sub tratta Novara-Milano è prevista per dicembre 2009, compresa la nuova fermata di Rho Fiera, ivi ricadente.
Il finanziamento per il completamento della tratta in questione, già inserito nel Contratto di programma 2000-2005 tra l'allora Ministero delle infrastrutture e trasporti e R.F.I., è stato confermato nel nuovo schema di Contratto di programma 2007-2011, attualmente in corso di approvazione.
Si segnala, inoltre, che l'articolo 1, comma 964, della legge 27 dicembre 2001, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) reca un'autorizzazione di spesa pari a 8.100 milioni di euro nel periodo 2007-2021 per la prosecuzione degli interventi relativi, al Sistema alta velocità/Alta capacità della linea Torino-Milano-Napoli. Ad analoghe finalità risulta, inoltre, ispirata la disposizione di cui all'articolo 1, comma 975, della citata legge n. 296 del 2007, che ha concesso a Ferrovie dello Stato SpA contributi quindicennali di 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2006 per la prosecuzione dei predetti interventi.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

MANCUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo dei Vigili del fuoco ha indetto uno sciopero nazionale lo scorso 8 giugno, allo scopo di sensibilizzare il Governo nei confronti di questo importantissimo servizio pubblico;
sono circa 11.000 le unità mancanti al Corpo dei Vigili del fuoco, di cui circa 700 solo in Piemonte ed a questa mancanza di personale si somma la vetustà di molti mezzi, quali autobotti e attrezzi necessari per lo svolgimento del quotidiano lavoro;
la mancanza di fondi destinati al Corpo dei Vigili del fuoco determina problemi a molti comandi provinciali come quello di Novara dove la mancanza di personale rischia di far collassare il Comando, con gravi ripercussioni sulla sicurezza pubblica; infatti gli automezzi di soccorso hanno un'età media di dieci anni ed alcuni rasentano l'idoneità tecnica di funzionamento -:
se il Governo intenda stanziare fondi sufficienti per la gestione dell'attività del Corpo dei Vigili del fuoco consentendo così l'adeguamento del parco mezzi e di incrementare l'organico dei pompieri ad un livello almeno accettabile.
(4-04611)

Risposta. - Le problematiche evidenziate dall'interrogante riguardano situazioni concernenti tutto il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, sia in sede centrale che periferica, le cui carenze finanziarie ne ostacolano l'ottimale adempimento dei compiti istituzionali impedendone il completamento dell'organico ed il miglioramento della logistica, oltre a determinare una crescente e preoccupante esposizione debitoria.
Detta situazione, che si riflette negativamente sulle attività operative, sulle esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative è stata peraltro causata dalle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo che, a partire dal 2001, hanno ridotto in modo corposo le dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso.
Tra le maggiori conseguenze negative delle carenze finanziarie del Corpo nazionale figura l'impossibilità di completare l'organico teorico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del decreto legislativo n. 21 del 2005, della legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 222 del 2006 a 34.710 unità, a fronte delle sole circa 31.500 realmente in servizio.
È da aggiungere, al riguardo, che le più recenti leggi finanziarie hanno di fatto impedito al Corpo nazionale la sistematica copertura del
turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha determinato l'impossibilità non soltanto di completare l'organico teorico, ma persino di mantenere almeno l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati.


Un primo passo migliorativo si è avuto però con l'applicazione delle disposizioni della legge finanziaria per il 2007 che, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, ha comunque attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la citata legge finanziaria, per far fronte almeno parzialmente alla necessaria copertura del
turn over, ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei Comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, ha previsto infatti per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso «
ad hoc» per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale volontario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
Tra i volontari effettivamente legittimati alla stabilizzazione, il Dipartimento della funzione pubblica dovrà stabilire, a breve, sulla base dei fondi resi disponibili dalla stessa legge finanziaria, quante unità potranno effettivamente essere assunte a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda sempre l'esigenza di potenziamento dell'organico, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 è stato inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1.021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, di cui 814 Vigili del fuoco.
Per realizzare programmi straordinari di incremento dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, la citata legge finanziaria ha previsto altresì la possibilità per il Ministro dell'interno e, per sua delega, i Prefetti di stipulare convenzioni con le regioni e gli Enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale, o finanziaria delle stesse regioni e degli Enti locali.
La medesima legge ha poi previsto nuove entrate stabili quali quelle derivanti dal sistema di finanziamento del Servizio antincendi negli aeroporti, tramite l'istituzione di un fondo di 30 milioni di euro da destinare al bilancio del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, alimentato da un incremento di 0,50 euro dell'addizionale sui diritti di imbarco aeroportuale.
Per far fronte alle citate problematiche di carattere finanziario, il Governo ha infine avviato un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «Tesoretto»), ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del Corpo, per un primo immediato ripianamento dei debiti finora maturati.
È stato avviato inoltre un percorso con il Ministero dell'economia e delle finanze diretto ad accelerare la procedura diretta a riassegnare a favore del Corpo una parte significativa delle somme versate in entrata da enti pubblici e da privati quale corrispettivo delle prestazioni richieste ai Vigili del fuoco per servizi resi a pagamento o da convenzioni.
Si soggiunge che nel disegno di legge n. 1817 concernente la legge finanziaria per l'anno 2008 è stata poi prevista l'istituzione nel bilancio del Ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Inoltre, nel medesimo disegno di legge, in aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, è previsto lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo.


Nel contesto generale appena descritto, si auspica di poter risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, le problematiche relative al Comando provinciale Vigili del fuoco di Novara.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

MENIA. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per le politiche per la famiglia, al Ministro per i diritti e le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
si verificano con sempre maggiore frequenza casi in cui, causa agitazioni o assemblee sindacali, vengono interrotte attività e servizi anche quando questi interessino bambini o minori;
qui si segnalano, in proposito, i ripetuti episodi avvenuti in asili della città di Trieste che hanno dato luogo alle proteste, finora vane, dei genitori;
ad esempio, solo nelle ultime settimane, (ma l'andazzo continua da mesi) nell'asilo comunale «Delfino blu» si sono verificati i sottocitati episodi:
il giorno 13 marzo 2007 la direzione dell'asilo ha comunicato che «il giorno 15, causa assemblea sindacale dalle ore 12.00 alle 14.00, la scuola chiude alle ore 11.30 e riapre alle 14.30. Il pranzo non verrà somministrato»;
il giorno 19 marzo 2007 una nuova comunicazione ha annunciato che «il giorno 30 marzo 2007 causa sciopero si potranno avere dei disservizi»;
il giorno 20 marzo 2007 un'altra comunicazione ha avvisato che «il 27 marzo 2007 causa assemblea del personale dalle 9.00 alle 11.00, la scuola aprirà alle 7.30 e chiuderà alle 8.30. Si riapre alle 11.30»;
sono del tutto evidenti i disagi creati in tali frangenti: dai genitori lavoratori costretti alle ferie, a quelli in cerca di «parcheggio» per i minori, al rischio di bambini lasciati incustoditi per ore;
fatti come quelli esposti si ripetono costantemente in ogni città d'Italia;
il diritto degli operatori a riunirsi in assemblea o in altre attività sindacali non può ritenersi prevalente su quello dei bambini, sicuramente parte più debole, ad essere seguiti e accuditi nelle istituzioni educative; parimenti l'esercizio di tale diritto non può di fatto conculcare quello del genitore alla scelta delle ferie, obbligando lo stesso ad utilizzarne uno o più giorni per sopperire ad una palese disfunzione organizzativa del servizio pubblico -:
se di tali situazioni i Ministri in indirizzo abbiano notizia e se non si ritenga, in un'ottica di protezione dei diritti dei minori, di adottare iniziative normative affinché situazioni di questo genere siano regolamentate, ed in particolare se il Governo ritenga di conseguenza opportuno prendere dei provvedimenti tali da garantire che, anche nel caso di attività sindacali, sia comunque attuato un servizio minimo continuo e venga preservato il diritto dei minori a svolgere regolarmente le loro attività didattiche e ricreative.
(4-03071)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede interventi del Governo affinché nella città di Trieste non vengano interrotte le attività nelle scuole dell'infanzia comunali, a causa di agitazioni o assemblee sindacali.
Con riguardo alla problematica evidenziata il comune di Trieste, ente gestore della scuola dell'infanzia paritaria «Delfino Blu», ha chiarito che i motivi del disservizio verificatosi nella scuola in parola sono originati dalla mancata definizione delle prestazioni indispensabili da garantire nei servizi educativi gestiti dal comune.
L'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia da parte sua ha evidenziato che la scuola dell'infanzia comunale nella città di Trieste incontra il favore dell'utenza; il comune di Trieste

gestisce 30 scuole dell'infanzia e tale servizio non ha mai dato adito a lamentele di sorta.
L'unico motivo di lamentela è il disservizio al quale fa riferimento l'interrogante.
Il medesimo Ufficio scolastico regionale ha anche fatto presente che non mancherà di sollecitare il comune affinché vengano adottati i necessari provvedimenti atti a garantire il servizio scolastico in caso di assemblee e scioperi del personale.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

MEREU. - Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 febbraio 2002 la società Alumix spa è stata citata in giudizio da 19 ricorrenti, ex-dipendenti della suddetta società, al fine di ottenere il loro diritto ad essere ammessi alla procedura di ricollocazione, presso le pubbliche amministrazioni, per i dipendenti delle società controllate dal soppresso EFIM, come previsto dall'articolo 10 comma 6 bis della legge del 27 dicembre 1994 n. 738;
il Giudice del Tribunale Civile di Roma-Sezione Lavoro impegnava la società Alumix a comunicare i decreti attuativi di procedura di ricollocazione entro e non oltre il 10 marzo 2002 e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Funzione pubblica e alle pubbliche amministrazioni prescelte dai ricorrenti, i nominativi degli stessi e relativi curricula vitae entro e non oltre il 15 aprile 2002;
alla data attuale nessuno dei ricorrenti ha ricevuto la suddette comunicazioni -:
se sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure urgenti intenda adottare per consentire ai soggetti interessati di ottenere il loro diritto ad essere ricollocati così come previsto dalla normativa vigente.
(4-02395)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica l'esito degli accertamenti svolti nei confronti della Alumix SpA, da parte della Direzione provinciale del lavoro di Roma.
La società, posseduta al 100 per cento dall'EFIM - Ente partecipazioni finanziamento industria manifatturiera in liquidazione coatta amministrativa dal 21 gennaio 1995, ha ceduto, come le altre società controllate dal gruppo, in data 20 marzo 1996 l'attività alla società Alcola a responsabilità limitata, la quale ha assunto, a seguito di tale operazione, complessivamente n. 2.701 lavoratori.
Alcune decine di lavoratori
ex dipendenti della Alumix hanno presentato negli anni successivi distinti ricorsi per ottenere l'annullamento delle dimissioni rassegnate al momento della cessione dell'azienda e per poter essere ammessi alla procedura di ricollocazione presso la pubblica amministrazione, come previsto dalla legge speciale 738 del 1994, all'articolo 10.
Riguardo agli istanti indicati nell'interrogazione, si rappresenta che, in data 7 febbraio 2002, presso il Tribunale di Roma, n. 19 lavoratori hanno sottoscritto un verbale di conciliazione giudiziale convenendo con la società Alumix la rinuncia ai diritti azionati con il ricorso a fronte dell'impegno all'attivazione della procedura di ricollocamento.
Nella stessa giornata presso il medesimo Tribunale altri n. 11 lavoratori ex Alumix hanno sottoscritto un uguale verbale di conciliazione giudiziale.
A cura dell'ufficio addetto della Corte di Appello di Roma, in data 2 marzo 2002, è stato notificato a tutti i firmatari dell'accordo il verbale di conciliazione unitamente e contestualmente ai decreti attuativi delle procedure di ricollocazione.
La società Alumix ha rispettato l'impegno espresso in sede di conciliazione provvedendo a trasmettere, in data 13 aprile 2002, le domande di riassunzione consegnate dai ricorrenti con i relativi
curricula vitae, ai Ministeri e agli Enti prescelti dagli stessi lavoratori e per conoscenza alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica.


A gran parte delle domande sono seguite comunicazioni da ministeri ed enti circa l'indisponibilità all'assunzione.
Si comunica, inoltre, che in occasione di medesime richieste inviate a maggio 2006 successive a conciliazioni stragiudiziali sottoscritte da
ex dipendenti Alumix, il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, con nota del 10 luglio 2006 indirizzata a ministeri, Enti e alla Alumix, ha comunicato di non ritenere valutabili le domande relative agli stessi lavoratori, il cui rapporto di lavoro è cessato negli anni 1995-1996, in quanto presentate oltre il termine, previsto dall'articolo 10 della legge 738 del 1994, di centoventi giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Il Dipartimento predetto ha precisato, infatti, che negli accordi di conciliazione stragiudiziale sottoscritti, si rileva la rinuncia da parte dei ricorrenti a qualsiasi pretesa risarcitoria connessa alle dimissioni per le quali è stato chiesto l'annullamento e l'impegno per la società ad inoltrare entro 90 giorni dalla sottoscrizione dell'accordo le domande degli stessi con i relativi
curricula vitae.
In conclusione, secondo quanto espresso dal Dipartimento della funzione pubblica, le domande degli
ex dipendenti Alumix, tenuto anche conto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2006 sul controllo della finanza pubblica e del contenimento delle spese di personale, non possono essere oggetto di valutazione in assenza delle condizioni di legge per procedere alla riassunzione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a giudizio dello stesso Sottosegretario di Stato con delega ai Vigili del fuoco la Legge Finanziaria per il 2007 ha sottostimato gravemente la cifra minima necessaria al finanziamento dell'ordinaria funzionalità del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco;
anche in Toscana ne è scaturita una situazione drammatica per ciò che concerne sia gli organici sia la stessa utilizzazione dei mezzi come più volte sottolineato da alcuni sindacati;
la situazione inerente gli incendi estivi sta determinando una emerenza che solo l'eroica abnegazione del Corpo è in grado di contrastare nonostante la sottovalutazione operata dal Governo nei loro confronti -:
quali iniziative immediate si intendano responsabilmente assumere per riassegnare elementari livelli di funzionalità al corpo dei vigili del fuoco in Toscana e nel resto d'Italia.
(4-04693)

Risposta. - Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, organismo che, per compiti istituzionali, provvede in maniera diretta e con l'immediatezza necessaria alla tutela della vita umana ed alla salvaguardia dei beni e dell'ambiente dai danni, o dai pericoli di danni, causati da incendi o da altre situazioni accidentali, soffre da tempo, su tutto il territorio nazionale, di gravi carenze finanziarie.
Detta situazione, che si riflette negativamente sulle attività operative, sulle esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative, in sede sia centrale che periferica, è dovuta alle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo che, a partire dal 2001, hanno ridotto in modo corposo le dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso, determinando, fra l'altro, una crescente esposizione debitoria.
Il Governo sta pertanto adottando ogni utile iniziativa diretta ad assicurare un incremento delle risorse a garanzia della funzionalità del soccorso tecnico urgente.
Al fine di realizzare programmi straordinari di incremento dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, la legge finanziaria per il 2007 ha infatti previsto la possibilità per il Ministro dell'interno e, per sua delega, i Prefetti di stipulare convenzioni con le Regioni e gli Enti locali che prevedano la contribuzione

logistica, strumentale, o finanziaria delle stesse Regioni e degli Enti locali.
La medesima legge finanziaria ha poi previsto nuove entrate stabili quali quelle derivanti dal sistema di finanziamento del Servizio antincendi negli aeroporti, tramite l'istituzione di un fondo di 30 milioni di euro da destinare al bilancio del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, alimentato da un incremento di 0,50 euro dell'addizionale sui diritti di imbarco aeroportuale.
Per far fronte alle citate problematiche di carattere finanziario, il Governo ha infine avviato un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «Tesoretto»), ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del Corpo, per un primo immediato ripianamento dei debiti finora maturati.
È stato avviato inoltre un percorso con il Ministero dell'economia e delle finanze diretto ad accelerare la procedura diretta a riassegnare a favore del Corpo una parte significativa delle somme versate in entrata da enti pubblici e da privati quale corrispettivo delle prestazioni richieste ai Vigili del fuoco per servizi resi a pagamento o da convenzioni.
Nel disegno di legge n. 1817 concernente la legge finanziaria per il 2008 è stata poi prevista l'istituzione nel bilancio del Ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Inoltre, nel medesimo disegno di legge, in aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, è previsto lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo.
Riguardo all'esigenza di potenziamento dell'organico, si evidenzia che tra le maggiori conseguenze negative delle carenze finanziarie del Corpo nazionale figura proprio l'impossibilità di completare l'organico teorico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del decreto legislativo n. 217 del 2005, della legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 222 del 2006 a 34.710 unità, a fronte delle sole circa 31.500 realmente in servizio.
È da aggiungere, al riguardo, che le più recenti leggi finanziarie hanno di fatto impedito al Corpo nazionale la sistematica copertura del
turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha determinato l'impossibilità non soltanto di completare l'organico teorico, ma persino di mantenere almeno l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati.
Ciò ha prodotto così una progressiva riduzione delle capacità operative del Corpo e della sua presenza sul territorio, a fronte di documentati incrementi delle situazioni potenzialmente pericolose.
Nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, la scorsa manovra finanziaria del 2007 ha comunque attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la legge finanziaria per il 2007 ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, la citata legge finanziaria ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso
ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. Tra i volontari effettivamente legittimati alla stabilizzazione, il Dipartimento della funzione pubblica

dovrà stabilire, a breve, sulla base dei fondi resi disponibili dalla stessa legge finanziaria, quante unità potranno effettivamente essere assunte a tempo indeterminato.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, di cui 814 Vigili del fuoco.
Nel contesto generale appena descritto, si auspica di poter risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, le problematiche relative ai comandi provinciali dei Vigili del fuoco della regione Toscana.
Si soggiunge che, per potenziare gli organici dei predetti comandi, al fine di fronteggiare gli incendi durante la stagione estiva, la direzione regionale Vigili del fuoco della Toscana ha stipulato una convenzione con la regione Toscana diretta alla costituzione di squadre Aib ad integrazione dell'ordinario dispositivo di soccorso.
Sotto questo profilo, i numerosi incendi boschivi che in detto periodo hanno interessato alcune delle aree più significative del nostro patrimonio ambientale, hanno evidenziato l'esigenza di valutare l'adozione di un intervento normativo a chiarificazione delle competenze.
Fermo restando che il Corpo nazionale, come ribadito dalla più recente normativa (decreto legislativo 139 del 2006), in caso di eventi di protezione civile, opera quale componente fondamentale del servizio nazionale di protezione civile (legge n. 225 del 1992), è tuttavia opportuno, oltre a rinnovare l'attività di impulso del sistema di sicurezza civile allargata, avviare, con il necessario coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati -
in primis le regioni - una riflessione anche per un'eventuale rivisitazione dell'attuale quadro ordinamentale della materia relativa agli incendi boschivi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

CAMILLO PIAZZA e PELLEGRINO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 5 luglio è stato denunciato, il grave caso di una lavoratrice di Misterbianco (Catania), Ivana Maugeri, licenziata dalla società «Incoming» di Catania perché incinta;
la giovane donna ha reso nota la sua storia attraverso gli organi di stampa, con una lettera aperta diretta alle parlamentari del Governo, in cui ha dichiarato di essere stata licenziata anche per la mancanza di tutele in cui versano le donne impiegate come precarie nei call-center;
secondo un'indagine dell'Istituto di Ricerche economiche e Sociali, sui lavori atipici, infatti, i processi di precarizzazione del lavoro riguardano soprattutto le donne, che costituiscono il 60 per cento del totale impiegato in varie forme di precariato;
alla vicenda sono seguiti scioperi di solidarietà e sostegno da parte dei lavoratori del call-center di Catania e richieste di sostegno e di iniziative rivolte al Governo da parte degli organismi sindacali, che hanno evidenziato quanto il mancato rispetto dei diritti sia pratica consueta nei call-center, fino ad arrivare a quello elementare alla maternità -:
come il Governo intenda far luce sull'episodio denunciato mediante i propri poteri ispettivi e sulla situazione di mancanza di tutele della categoria dei lavoratori impiegati nei call-center;
se non ritenga fondamentale attivarsi affinché, in tutte le varie forme di precariato, i diritti, come quello alla maternità siano rispettati e tutelati.
(4-00507)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, dagli accertamenti effettuati dal servizio Ispettorato provinciale del lavoro di Catania, presso la Società Incoming TLS, con sede legale in Misterbianco (Catania), è emerso quanto segue.


Dall'esame della documentazione risulta che la signora Ivana Ester Maugeri, in data 8 giugno 2006, aveva stipulato con la suddetta azienda un contratto di lavoro a progetto, ai sensi degli articoli 61/69 del decreto legislativo n. 276 del 2003, come operatrice di
call-center.
Risulta dagli atti che, a seguito all'intervento apparso sui
mass media in cui la signora Maugeri evidenziava i rischi per la gravidanza nello svolgimento dell'attività lavorativa la Incoming TLS, unilateralmente e in assenza di una specifica istanza in tal senso da parte della lavoratrice, provvedeva a sospendere il rapporto di collaborazione, ai sensi dell'articolo 66, commi 1 e 3, del succitato decreto legislativo.
Pertanto, il rapporto di lavoro veniva sospeso e, conseguentemente, veniva applicata la proroga del rapporto di 180 giorni come previsto dalla normativa sopra citata.
L'ispettorato del lavoro di Catania ha precisato che tali circostanze sono state confermate dall'interessata nella dichiarazione a verbale resa il 31 luglio 2007, presso lo stesso ufficio.
È emerso, poi, che in data 1o agosto 2006, le parti hanno esperito infruttuosamente un tentativo di conciliazione presso il servizio Ufficio provinciale del lavoro di Catania.
Successivamente, per il 19 gennaio 2007 era stata indetta, presso il centro per l'impiego di Misterbianco, la riunione della Commissione circoscrizionale di conciliazione, allo scopo di tentare la conciliazione della controversia di lavoro promossa dalla signora Maugeri.
La citata Commissione circoscrizionale, in data 19 gennaio 2007, ha redatto verbale di mancata conciliazione per assenza della lavoratrice in questione, regolarmente convocata tramite il proprio legale di fiducia.
Si è comunque venuti a conoscenza del fatto che l'assenza della signora Ivana Maugeri alla riunione della Commissione circoscrizionale di conciliazione, indetta il 19 gennaio 2007, è dovuta alla scelta della stessa di adire le vie legali, in seguito all'esito negativo del tentativo di conciliazione, esperito in data 1 agosto 2006 presso l'Ufficio provinciale del lavoro di Catania. Sarà quindi compito del giudice del lavoro entrare nel merito della controversia.
Si fa presente che, in seguito al ricevimento della notizia dei fatti avvenuti presso la Società Incoming TLS, il Ministero, che non ha diretta competenza in materia di vigilanza nella Regione Sicilia, ha provveduto immediatamente ad informare il competente organo della Regione.
Infine, si rende noto che la Sottosegretaria di Stato ha provveduto ad investire della problematica la Consigliera provinciale di parità, competente per territorio.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il personale a contratto delle rappresentanze diplomatico-consolati, e Istituti di Cultura negli Stati Uniti, dovrebbe aderire entro il 20 febbraio 2007 alla richiesta di condono fiscale avanzata dalle autorità fiscali statunitensi (Inland Revenue Service), per importi che variano dai 75.000 ai 100.000 dollari a persona, per evasione fiscale acclarata e dichiarata dalle medesime autorità;
tale personale ha, al contrario, pagato regolarmente le tasse che sono state prelevate, accantonate e versate dal ministero degli affari esteri, quale sostituto d'imposta, al ministero dell'economia e delle finanze;
il Ministero degli affari esteri ha omesso di applicare nella procedura di prelievo, incameramento e versamento delle imposte i dettati dell'accordo bilaterale esistente fra Italia-Usa, che prevede la riscossione in loco delle tasse da parte del fisco Usa;
l'adesione alla richiesta di condono avanzata dalle autorità fiscali Usa significherebbe ammissione di colpa, mentre trattasi di errore della Farnesina;

altri Paesi, coinvolti nella verifica fiscale condotta ad ampio raggio e preannunciata già nel febbraio del 2006 dall'IRS, sono riusciti ad individuare soluzioni che hanno tutelato i propri impiegati - come nel caso della Gran Bretagna - in cui lo stesso Stato si è fatto carico di rimborsare immediatamente le tasse al fisco americano -:
quali iniziative siano state fino ad oggi intraprese in proposito;
se sia stato incaricato un esperto di questioni fiscali americane a sostegno dei nostri connazionali, come da loro richiesto;
se, ed in quale modo, intendano intervenire presso le autorità statunitensi, per lo slittamento della scadenza del 20 febbraio per l'adesione alla richiesta di condono;
quali provvedimenti intendano adottare affinché una tale situazione non si ripeta in futuro.
(4-02493)

Risposta. - In merito a quanto sollevato dall'interrogante nell'atto in esame sulle trattenute fiscali per il personale a contratto negli Stati Uniti, si informa che: in data 5 ottobre scorso, a conclusione di un complesso negoziato condotto di stretto concerto con questa amministrazione, il Ministero dell'economia e delle finanze è pervenuto a un'intesa finale con l'Internal Revenue Service degli Stati Uniti sulla problematica.
Tale intesa è stata formalizzata con uno scambio di lettere operato ai sensi degli articoli 3, comma 1, lettera
e), e 25, comma 3, della vigente Convenzione italo-statunitense contro le doppie imposizioni. L'accordo va pertanto considerato come Mutual Agreement Procedure tra le Autorità competenti, vale a dire composizione in via amichevole di «difficoltà o dubbi inerenti all'interpretazione o all'applicazione della Convenzione».
Va sottolineato che le formule individuate mirano - nel comune intento delle parti - a superare le passate incertezze interpretative e a pervenire a una rigorosa applicazione delle pertinenti norme della vigente Convenzione fiscale bilaterale (in particolare, gli articoli 1, 3, 19 e 23).
Ciò premesso, ai fini operativi, i termini dell'accordo possono essere sintetizzati come segue:
1) in conformità a quanto previsto dalla Convenzione, gli impiegati a contratto che siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italoamericani devono ritenersi assoggettati esclusivamente alla tassazione negli USA. Si conferma pertanto che essi rientrano pienamente nell'ambito di applicazione della
Settlement Initiative, cui avrebbero dovuto decidere se aderire, come da precedenti istruzioni di questo Ministero, entro il 30 giugno 2007;
2. Gli impiegati a contratto detentori di
green card che hanno sinora pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia saranno sottoposti a tassazione negli Usa a partire dall'anno d'imposta 2006, mentre per gli anni 2004-2005 rientreranno nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative.

Ai fini di una loro adesione alla stessa - che dovrà intervenire improrogabilmente entro 30 giorni dal 5 ottobre 2007 - essi potranno dichiarare il solo reddito imponibile in Italia (esibendo il CUD) e verrà loro riconosciuto dalle Autorità fiscali americane un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia.
Nel caso in cui un titolare di
green card sia divenuto residente negli USA al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, ferma restando l'applicabilità del Settlement nei termini sopra indicati, a partire dall'anno fiscale 2006 l'Italia manterrà la propria potestà impositiva congiuntamente agli Stati Uniti, che riconosceranno tuttavia all'interessato un credito d'imposta per quanto versato al fisco italiano.
3. Gli impiegati a contratto detentori di visto A2 o G1, i quali per gli anni fiscali 2004 e 2005 abbiano già pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia non rientreranno nel campo di applicazione del
Settlement, in quanto per quegli anni soggetti all'imposizione fiscale in Italia. Essi tuttavia dovranno essere assoggettati esclusivamente

alla tassazione americana a partire dall'anno d'imposta 2006 nel caso in cui - come prevede testualmente la convenzione - non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.
Sulla base del quadro appena illustrato, si forniscono le seguenti ulteriori indicazioni operative.
Anni fiscali 2004-2005:
1) gli impiegati doppi cittadini che hanno pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia e si siano avvalsi della
Settlement Initiative potranno esercitare il loro diritto a chieder rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano;
2) gli impiegati titolari di
green card, rientranti nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative alle condizioni sopra descritte, non potranno chiedere rimborsi all'Agenzia delle entrate per gli anni fiscali 2004-2005, poiché verrà loro riconosciuto dalle autorità fiscali americane, sulla base delle cifre riportate nel CUD, un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia per tale periodo;
3) gli impiegati titolari di visti A2 o G1 che hanno finora versato le imposte al fisco italiano non dovranno aderire alla
Settlement Initiative.

Anno fiscale 2006:
Qualora non vi avessero già provveduto, sono tenuti a effettuare, entro le scadenze previste, la dichiarazione al Fisco americano dei redditi da lavoro percepiti nel 2006 tutti gli impiegati a contratto che si trovino in una delle seguenti condizioni:
1) siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italo-americani;
2) siano detentori di
green card;
3) siano residenti negli Usa ad altro titolo (come visti A2 o G1) e non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.

Il personale che si trovi nelle predette condizioni che quanto alla determinazione del reddito imponibile, la dichiarazione dovrà essere conforme alle relative disposizioni statunitensi e riferirsi quindi, ove da esse prescritto, alla retribuzione annua globale, quale risultante dalla retribuzione annua base con l'aggiunta dell'eventuale assegno personale non riassorbibile.
Si sottolinea che coloro che hanno versato le imposte sul reddito da lavoro percepito nel 2006 in Italia potranno esercitare il loro diritto a chiedere rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano.
Appare inoltre utile precisare che il titolare di
green card divenuto residente negli Usa al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, essendo soggetto alla potestà impositiva congiunta di entrambi i Paesi, dovrà effettuare la dichiarazione dei redditi negli USA chiedendo un credito d'imposta per quanto già versato al fisco italiano. Pertanto, chi si trovi in tale condizione non avrà titolo a rimborsi dall'erario italiano.

Anni fiscali 2007 e seguenti:
Valgono le stesse indicazioni fornite per l'anno 2006. Tuttavia l'Amministrazione, per l'anno fiscale 2007, onde evitare agli interessati le più complesse procedure di rimborso, provvederà a restituire sotto forma di conguagli le ritenute erariali già prelevate alla fonte agli impiegati di cui è stata accertata l'assoggettabilità esclusiva all'imposizione fiscale americana.

Si precisa che non sono soggetti al fisco americano e continueranno pertanto a versare le imposte sui redditi da lavoro all'erario italiano gli impiegati che risultano essere divenuti residenti negli USA al solo scopo di prestarvi servizio per lo Stato italiano.


Qualora in futuro i suddetti impiegati dovessero divenire titolari di
green card saranno soggetti anche alla potestà impositiva statunitense.
L'Amministrazione non mancherà di adottare i provvedimenti necessari a garantire un congruo adeguamento del trattamento economico degli impiegati assoggettati al mutamento di regime fiscale, quando questo si tradurrà in un maggior carico fiscale per gli interessati. In un'ottica perequativa, lo stesso avverrà - nelle opportune proporzioni - anche per i restanti dipendenti a contratto che, per il fatto di essere stati sottoposti da più tempo alla tassazione americana, hanno sinora sopportato maggiori oneri fiscali.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Bobo Craxi.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le autorità fiscali statunitensi hanno dichiarato l'evasione fiscale del personale italiano a contratto delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli istituti di cultura all'estero, avanzando agli stessi richiesta di adesione al condono, per importi che oscillano tra i 75.000 ed i 100.000 dollari a persona;
risulta che i suddetti cittadini italiani hanno, al contrario, regolarmente pagato le imposte che sono state prelevate, accantonate e versate dal Ministero degli esteri, quale sostituto d'imposta, al Ministero delle finanze americano;
il Ministero degli esteri italiano, nella fase di accantonamento e versamento degli importi, avrebbe omesso di applicare i dettati dell'accordo bilaterale esistente fra Italia e USA, che prevede la riscossione in loco delle tasse da parte del Ministero delle finanze americano;
i suddetti lavoratori non risulterebbero evasori ma vittime inconsapevoli di un errore macroscopico commesso dalle autorità dal Ministero degli esteri italiano, ed una loro eventuale adesione alla richiesta di condono avanzata dalle autorità americane equivarrebbe ad una ingiusta ammissione di colpevolezza;
è assurdo che il personale a contratto delle sedi consolari e degli istituti di cultura, il cui reddito è sottoposto al regime fiscale italiano, subisca un trattamento fiscale discriminante rispetto a quello riservato al personale di ruolo, a parità di reddito, di condizioni lavorative e familiari;
in data 13 febbraio 2007 è stata presentata una interpellanza urgente rivolta al ministro degli esteri affinché questi intervenisse presso le autorità statunitensi al fine di far slittare la scadenza, allora prevista per il 20 febbraio 2007, del termine di adesione al condono fiscale e per rivedere gli accordi fra Italia e USA in materia tributaria;
in sede di risposta, il sottosegretario Di Santo rassicurava gli interpellanti, comunicando che le autorità americane avevano deciso di prorogare il termine per l'adesione alla proposta di condono fiscale al 30 marzo 2007, dando contestualmente spazio all'avvio di necessari contatti a livello tecnico per chiarire la situazione;
alla luce di tale sviluppo l'Italia ha inteso avviare immediatamente consultazioni bilaterali, rispetto alle quali l'amministrazione americana si è dimostrata disponibile ad approfondire la questione della reciprocità, al fine di pervenire ad un'intesa definitiva e soddisfacente per entrambe le parti sulla controversa materia;
nonostante gli impegni assunti dal governo, allo stato attuale non si è pervenuti ad una soluzione definitiva della vertenza in grado di sollevare i nostri connazionali dal pericolo di dover sborsare ingenti somme di denaro, difficilmente reperibili se non attraverso la vendita delle proprie abitazioni o la liquidazione anticipata dei fondi pensionistici;
si è appreso che il fisco americano ha ufficialmente confermato una ulteriore proroga del termine del condono per il 30 giugno 2007 ed uno sconto sulla tassazione

dell'anno 2003, dando in tal modo più tempo ai nostri connazionali per reperire 75.000 dollari a famiglia al posto dei 100.000 richiesti inizialmente;
le questioni fiscali USA e le loro conseguenze a livello economico impongono una riflessione sull'aspetto retributivo del personale a contratto del Ministero degli esteri per garantire, anche in futuro, il potere d'acquisto delle retribuzioni del personale colpito dai provvedimenti di cui sopra, considerato che a causa del decreto-legge 103 del 2000, anche per quest'anno al personale a contratto sarà preclusa la possibilità di negoziare il biennio 2006-2007;
anche che il personale delle ambasciate di altri Paesi è stato coinvolto nella verifica fiscale dell'amministrazione americana partita nel febbraio 2006, ma come avvenuto in Gran Bretagna, l'amministrazione di provenienza si è fatta carico di rimborsare direttamente le imposte al fisco americano, trovando così una soluzione che tutelasse i propri dipendenti -:
quali iniziative, con urgenza, intenda intraprendere per chiarire definitivamente la questione fiscale del personale italiano a contratto delle rappresentanze diplomatiche consolari e degli istituti di cultura al fine di tutelare i nostri connazionali;
quali iniziative intenda mettere in atto per rivedere in modo perequativo il potere d'acquisto delle retribuzioni del personale colpito dall'inasprimento fiscale americano.
(4-03667)

Risposta. - In merito a quanto sollevato dall'interrogante nell'Atto in esame sulla posizione fiscale del personale italiano a contratto presso le rappresentanze diplomatiche negli Stati Uniti d'America, si informa che:
In data 5 ottobre scorso, a conclusione di un complesso negoziato condotto di stretto concerto con questa amministrazione, il Ministero dell'economia e delle finanze è pervenuto a un'intesa finale con l'
Internal Revenue Service degli Stati Uniti sulla problematica.
Tale intesa è stata formalizzata con uno scambio di lettere operato ai sensi degli articoli 3, comma 1, lettera
e), e 25, comma 3, della vigente Convenzione italo-statunitense contro le doppie imposizioni. L'accordo va pertanto considerato come Mutual Agreement Procedure tra le Autorità competenti, vale a dire composizione in via amichevole di «difficoltà o dubbi inerenti all'interpretazione o all'applicazione della Convenzione».
Va sottolineato che le formule individuate mirano - nel comune intento delle parti - a superare le passate incertezze interpretative e a pervenire a una rigorosa applicazione delle pertinenti norme della vigente Convenzione fiscale bilaterale (in particolare, gli articoli 1, 3, 19 e 23).
Ciò premesso, ai fini operativi, i termini dell'accordo possono essere sintetizzati come segue:
1) In conformità a quanto previsto dalla Convenzione, gli impiegati a contratto che siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italoamericani devono ritenersi assoggettati esclusivamente alla tassazione negli USA. Si conferma pertanto che essi rientrano pienamente nell'ambito di applicazione della
Settlement Initiative cui avrebbero dovuto decidere se aderire, come da precedenti istruzioni di questo Ministero, entro il 30 giugno 2007;
2) Gli impiegati a contratto detentori di
green card che hanno sinora pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia saranno sottoposti a tassazione negli USA a partire dall'anno d'imposta 2006, mentre per gli anni 2004-2005 rientreranno nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative.
Ai fini di una loro adesione alla stessa - che dovrà intervenire improrogabilmente entro 30 giorni dal 5 ottobre 2007 - essi potranno dichiarare il solo reddito imponibile in Italia (esibendo il CUD) e verrà loro riconosciuto dalle Autorità fiscali americane un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia.


Nel caso in cui un titolare di
green card sia divenuto residente negli USA al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, ferma restando l'applicabilità del Settlement nei termini sopra indicati, a partire dall'anno fiscale 2006 l'Italia manterrà la propria potestà impositiva congiuntamente agli Stati Uniti, che riconosceranno tuttavia all'interessato un credito d'imposta per quanto versato al fisco italiano;
3) Gli impiegati a contratto detentori di visto A2 o G1, i quali per gli anni fiscali 2004 e 2005 abbiano già pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia non rientreranno nel campo di applicazione del
Settlement, in quanto per quegli anni soggetti all'imposizione fiscale in Italia. Essi tuttavia dovranno essere assoggettati esclusivamente alla tassazione americana a partire dall'anno d'imposta 2006 nel caso in cui - come prevede testualmente la convenzione - non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.

Sulla base del quadro appena illustrato, si forniscono le seguenti ulteriori indicazioni operative.

Anni fiscali 2004-2005:
1) Gli impiegati doppi cittadini che hanno pagato le imposte sul reddito da lavoro in Italia e si siano avvalsi della
Settlement Initiative potranno esercitare il loro diritto a chiedere rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano;
2) Gli impiegati titolari di
green card, rientranti nell'ambito di applicazione della Settlement Initiative alle condizioni sopra descritte, non potranno chiedere rimborsi all'Agenzia delle entrate per gli anni fiscali 2004-2005, poiché verrà loro riconosciuto dalle autorità fiscali americane, sulla base delle cifre riportate nel CUD, un credito d'imposta pari a quanto versato in Italia per tale periodo;
3) Gli impiegati titolari di visti A2 o G1 che hanno finora versato le imposte al fisco italiano non dovranno aderire alla
Settlement Initiative.

Anno fiscale 2006:

Qualora non vi avessero già provveduto, sono tenuti a effettuare, entro le scadenze previste, la dichiarazione al fisco americano dei redditi da lavoro percepiti nel 2006 tutti gli impiegati a contratto che si trovino in una delle seguenti condizioni:
1) siano cittadini statunitensi ovvero doppi cittadini italo-americani;
2) siano detentori di
green card;
3) siano residenti negli USA ad altro titolo (come visti A2 o G1) e non si siano trasferiti nel Paese al solo scopo di assumere servizio alle dipendenze dello Stato italiano.

Il personale che si trovi nelle predette condizioni che quanto alla determinazione del reddito imponibile, la dichiarazione dovrà essere conforme alle relative disposizioni statunitensi e riferirsi quindi, ove da esse prescritto, alla retribuzione annua globale, quale risultante dalla retribuzione annua base con l'aggiunta dell'eventuale assegno personale non riassorbibile.
Si sottolinea che coloro che hanno versato le imposte sul reddito da lavoro percepito nel 2006 in Italia potranno esercitare il loro diritto a chiedere rimborsi d'imposta nei modi e alle condizioni previste dalla legge (articolo 38 TUIR), presentando la documentazione attestante l'avvenuto pagamento delle imposte al fisco americano.
Appare inoltre utile precisare che il titolare di
green card divenuto residente negli USA al solo scopo di prestare servizio per lo Stato italiano, essendo soggetto alla potestà impositiva congiunta di entrambi i Paesi, dovrà effettuare la dichiarazione dei redditi negli Usa chiedendo un credito d'imposta per quanto già versato al fisco italiano. Pertanto, chi si trovi in tale condizione non avrà titolo a rimborsi dall'erario italiano.

Anni fiscali 2007 e seguenti:

Valgono le stesse indicazioni fornite per l'anno 2006. Tuttavia l'amministrazione, per l'anno fiscale 2007, onde evitare agli interessati le più complesse procedure di rimborso, provvederà a restituire sotto forma di conguagli le ritenute erariali già prelevate alla fonte agli impiegati di cui è stata accertata l'assoggettabilità esclusiva all'imposizione fiscale americana.
Si precisa che non sono soggetti al fisco americano e continueranno pertanto a versare le imposte sui redditi da lavoro all'erario italiano gli impiegati che risultano essere divenuti residenti negli USA al solo scopo di prestarvi servizio per lo Stato italiano. Qualora in futuro i suddetti impiegati dovessero divenire titolari di
green card saranno soggetti anche alla potestà impositiva statunitense.

L'Amministrazione non mancherà di adottare i provvedimenti necessari a garantire un congruo adeguamento del trattamento economico degli impiegati assoggettati al mutamento di regime fiscale, quando questo si tradurrà in un maggior carico fiscale per gli interessati. In un'ottica perequativa, lo stesso avverrà - nelle opportune proporzioni - anche per i restanti dipendenti a contratto che, per il fatto di essere stati sottoposti da più tempo alla tassazione americana, hanno sinora sopportato maggiori oneri fiscali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Bobo Craxi.

PILI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 comma 1346 della legge finanziaria per il 2007 prevede l'emanazione, entro il 30 aprile, di un decreto del Presidente della Repubblica ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, con cui si provveda al riordino della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, già prevista dall'articolo 27 della legge n. 241 del 1990;
entro il 30 aprile il governo e in particolar modo il Consiglio dei ministri avrebbe pertanto dovuto proporre il decreto per il riordino della commissione per l'accesso ai documenti amministrativi;
nessun provvedimento a riguardo risulta adottato;
nessuna comunicazione in merito risulta fatta alla Camera dei Deputati;
il provvedimento era stato ritenuto importante dal governo in carica;
i termini prescritti risultano abbondantemente scaduti con conseguente inadempienza del governo stesso -:
quali siano le ragioni di tale inadempienza del governo;
cosa intenda fare per porre rimedio a tale inadempienza;
in che termini e con quali tempi il governo intenda adempiere alle disposizioni di legge.
(4-04762)

Risposta. - Con riferimento all'atto in esame si fa presente quanto segue.
Lo schema del decreto del Presidente della Repubblica emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 1346, della legge 27 dicembre 2006, n. 29, relativo al riordino e razionalizzazione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio 2007, a conclusione di un complesso
iter.
Infatti, per la redazione del relativo testo, è stato necessario effettuare la disamina delle funzioni svolte dalla Commissione per l'accesso, in modo da verificare la possibilità di sopprimere, secondo quanto previsto dal comma sopra citato, eventuali funzioni svolte già da altri organi.
Inoltre, sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica predisposto dal Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato necessario acquisire, sia il parere del Ministero dell'economia e delle

finanze, che quello del Consiglio di Stato; il decreto del Presidente della Repubblica è stato quindi registrato dalla Corte dei conti, ai fini della successiva pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 21 settembre 2007.
Da ultimo, per completezza informativa, si ritiene opportuno segnalare che la riduzione dei compensi, prevista dall'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica medesimo decorre dall'esercizio finanziario 2007.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

RAMPELLI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
un grave incidente si è verificato ieri nel tunnel del nuovo attraversamento sotterraneo di Lecco provocando la morte di due persone;
un auto è finita contro il guard-rail prendendo fuoco immediatamente: il conducente è morto carbonizzato;
il tunnel si è poi riempito di fumo causando il decesso per intossicazione di un altro automobilista;
a seguito del maxi-tamponamento a catena che ha coinvolto diverse decine di auto, oltre un centinaio di persone sono state soccorse per intossicazione o per le ferite riportate;
dai primi accertamenti effettuati è emerso che gli impianti di ventilazione fossero difettosi -:
se non ritenga opportuno avviare un monitoraggio approfondito sulle condizioni di sicurezza in cui versano i principali tunnel o gallerie presenti nella rete viaria nazionale;
se, nell'ambito della programmazione di lavori sulla rete infrastrutturale, non intenda prevedere interventi di ammodernamento e adeguamento degli standard di sicurezza nelle gallerie stradali, ciò non solo per ragioni di prevenzione ma anche al fine di ridurre le conseguenze degli incidenti.
(4-04777)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito al grave incidente avvenuto il 10 settembre scorso nel tunnel sotterraneo di Lecco sulla strada statale 36 «del Lago di Como e dello Spluga» in cui è deceduto il conducente di un'auto che ha preso fuoco a seguito di un impatto, l'Anas fa sapere che ha immediatamente costituito una Commissione tecnica d'indagine per accertare le cause che hanno determinato l'intossicazione da fumo degli utenti presenti in quel momento in galleria ed ha offerto piena collaborazione alla magistratura che ha avviato indagini sull'accaduto, coperte da segreto istruttorio.
All'esito di tali indagini, Anas fa sapere che provvederà ad adottare tutte le iniziative del caso.
Per quanto concerne quindi la problematica generale della sicurezza delle gallerie stradali, si ricorda che proprio a tal fine la Comunità europea ha emanato la Direttiva 2004/54/CE, che è stata recepita dallo Stato italiano con il decreto legislativo n. 264 del 5 ottobre 2006.
La nuova normativa si applica alle gallerie della rete stradale transeuropea con uno sviluppo superiore a 500 metri e stabilisce procedure e requisiti tecnici per la sicurezza delle gallerie aperte al traffico, in costruzione e in progettazione.
Successivamente al grave incidente stradale del 1999 all'interno del traforo del Monte Bianco, la società Anas ha definito nuove specifiche tecniche e linee guida relative alle gallerie. Sostanzialmente si stabilisce:
una nuova configurazione della galleria che prevede, ad esempio, una corsia di emergenza laterale e delle vie di fuga sicure;
impianti di ventilazione, di rilevamento fumi, antincendio, di illuminazione,

di segnalazione di incendi o di incidenti all'imbocco delle gallerie;
una nuova segnaletica.
Attualmente, per garantire un elevato livello di sicurezza alla circolazione, tutti i nuovi progetti Anas delle gallerie, sia della rete europea sia della rete nazionale extraurbana, vengono attualmente predisposti sulla base dei requisiti tecnici di recente definizione.
A tale proposito, si segnala che la società Anas ha già in corso l'adeguamento alle norme tecniche del citato decreto per i progetti dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, già in fase di appalto.
Per completezza di informazione, si informa che è stata costituita presso il Ministero delle infrastrutture la «Commissione permanente per le gallerie ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 264 del 2006, con decreto ministeriale del 30 novembre 2006 n. 462/SGS presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
La Commissione, in applicazione dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 264 del 2006 (competenze della Commissione), ha attivato quanto possibile per l'acquisizione di tutti i dati conoscitivi necessari alla predisposizione della relazione,
ex articolo 11 della Direttiva 2004/54/CE ed indispensabili comunque alla attività della stessa Commissione.
Contestualmente, il predetto organismo ha dato corso alla fase operativa di esame dei progetti, di emanazione direttive e di elaborazione dati nonché di verifica degli adempimenti a carico dei gestori.
Si segnala, inoltre, che la Commissione ha recentemente predisposto un documento «Adeguamento delle gallerie già in esercizio al 30 aprile 2006 - Direttiva 2004/54/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea, articolo 11, paragrafo 5» ed è in corso di predisposizione un'apposita relazione di analisi dei dati raccolti volta alla predisposizione degli eventuali provvedimenti atti a migliorare il livello di sicurezza delle gallerie.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

RANIERI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti della Rai Corporation - un'azienda di proprietà della Rai Spa con sede negli Stati Uniti, per cui la contabilità è sottoposta alla Corte dei conti italiana - sono cittadini italiani assunti in base ad un contratto disciplinato dalla legge statunitense;
nel 1992 i lavoratori della Rai Corporation hanno convenuto in giudizio la Rai Spa al fine di ottenere il riconoscimento dello status di lavoratori italiani all'estero e potere applicare alla propria posizione lavorativa il diritto italiano, che garantirebbe una maggior tutela al lavoratore dipendente;
la Rai Spa ha contestato l'iniziativa dei lavoratori della Rai Corporation, adducendo che la Rai Corporation è una società di servizio americana, distinta dalla Rai Spa, la quale si limita a fornire manodopera a Rai Spa;
dopo l'inizio del contenzioso la condizione dei dipendenti della Rai Corporation sembra averne risentito negativamente;
consta all'interrogante che la Rai Corporation avrebbe presentato una proposta di transazione che sarebbe stata ritenuta inadeguata a sanare tale situazione -:
se non si intendano avviare iniziative, anche normative, per consentire una rapida soluzione della questione esposta in premessa in particolare al fine di assicurare adeguata tutela ai cittadini italiani che lavorano all'estero.
(4-02503)

Risposta. - Si comunica l'esito degli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma - Servizio ispezione del lavoro.
Si evidenzia, in primo luogo che la Rai Corporation spa è una società di diritto americano, costituita nel 1960, interamente posseduta dalla Rai spa ed avente sede legale a New York, e per tali motivi sottratta al controllo del Ministero del lavoro

e della previdenza sociale in materia di vigilanza sul lavoro.
Dai colloqui intercorsi con la dirigenza Rai, si è potuto apprendere che i rapporti giuridici e finanziari tra le due società sono regolati da apposita Convenzione del 2 agosto 1995, nella quale si specifica che l'attività esercitata dalla Rai Corporation spa consiste nell'assistenza tecnica, amministrativa e logistica per il funzionamento dell'Ufficio di corrispondenza Rai a New York, nella produzione e distribuzione di programmi Rai in territorio americano, nonché nella gestione dei rapporti con le comunità italiane, sedi diplomatiche e rappresentanze di aziende ed enti italiani in America.
Sempre secondo quanto dichiarato dalla dirigenza Rai spa, ad oggi, non sono in corso trattative per giungere ad una definizione transattiva delle controversie tra Rai spa ed i dipendenti della Rai Corporation spa, aventi ad oggetto il riconoscimento agli stessi dello
status di lavoratori italiani all'estero.
A tal riguardo, si ritiene doveroso evidenziare che, per giurisprudenza costante, è stato affermato che la Rai Corporation spa è una società americana, la quale, con propria organizzazione e propri dipendenti, svolge attività di produzione, commercializzazione e distribuzione di programmi, in proprio e per conto di altri committenti, e che, pertanto, risulta dotata non solo di una propria personalità giuridica, ma anche di un'amministrazione e di una gestione operativa effettivamente autonome dalla Rai spa.
È stato segnalato, verbalmente da parte della Rai spa, un unico giudizio, conclusosi, peraltro, da oltre dieci anni in via transattiva, in cui un dipendente della Rai Corporation spa si è visto riconoscere lo
status di lavoratore italiano all'estero, ai sensi della legge n. 398 del 1987.
Secondo la legge
de qua, le obbligazioni tra le parti inerenti il rapporto di lavoro sono regolate dalla legge prescelta dal datore di lavoro e dal lavoratore, con la precisazione che la legge straniera, eventualmente prescelta, in ogni modo, non potrà essere applicata qualora sia ritenuta in contrasto con l'ordine pubblico internazionale, ex articolo 16, legge n. 218 del 1995.
Si ritiene utile, per mero scrupolo di completezza, evidenziare, a tal proposito, che la sentenza Cassazione n. 15822 del 2002 ha considerato contraria all'ordine pubblico italiano la normativa in vigore negli Stati Uniti d'America, nel punto in cui non prevede alcuna tutela contro il licenziamento ingiustificato.
In merito, inoltre, al contenzioso tra la Rai Corporation spa ed i suoi dipendenti, secondo quanto dichiarato dalla dirigenza della società americana alla Rai spa, si comunica che gli stessi lavoratori sono iscritti ad un sindacato nazionale di categoria americano NABET (
National association of broadcast employeed & technicians), al quale è stato già conferito, da parte degli stessi lavoratori, l'incarico di rappresentarli per quanto riguarda la tutela dei loro diritti, in quanto lavoratori americani.
Non è stato possibile ricevere ulteriori informazioni da parte della Rai Corporation spa in quanto quest'ultima ha rappresentato ai funzionari procedenti che la divulgazione delle stesse violerebbe il rapporto intercorrente tra la società statunitense ed il sindacato.
Alla richiesta formulata, infine, alla Rai spa, in merito al numero di dipendenti in forza presso la Rai Corporation spa, alla loro condizione lavorativa ed ai relativi contratti applicati, la dirigenza della società americana non ha fornito alcuna informazione, adducendo che è prassi comune, per le aziende statunitensi, non rilasciare tali notizie, a tutela della
privacy ed al fine di evitare potenziali conseguenze legali a danno della Rai Corporation spa.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

MARIO RICCI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che al signor Vincenzo Grasso, che lavora con la qualifica di primo ufficiale di macchina, imbarcato con ripetuti contratti a viaggio alle

dipendenze della RFI spa dal 28 gennaio 2000, gli è stato improvvisamente interrotto il rapporto di lavoro, senza preavviso alcuno, al 46 giorno d'imbarco invece che ai 78 giorni previsti;
tale rapporto di lavoro è continuato invece per altre persone già titolari di pensione; per il capitano Grasso questo era invece l'unico reddito di cui disponeva;
il signor Grasso è anche rappresentante sindacale ed impegnato nel superamento del precariato che contraddistingue negativamente i rapporti di lavoro nello Stretto di Messina -:
se non intenda intervenire con urgenza nei confronti di RFI Spa affinché sia riavviato il rapporto di lavoro in questione e affinché siano ripristinate le corrette relazioni sindacali che prevedono la tutela delle libertà ed i diritti sindacali.
(4-01418)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica l'esito degli accertamenti svolti relativamente al lavoratore Grasso Vincenzo, occupato presso la Rfi - Rete Ferroviaria Italiana spa, in qualità di 1o ufficiale di macchina, con contratto di arruolamento equipaggi delle navi traghetto, sottoscritto con la Capitaneria di porto di Messina, in data 1o settembre 2006, per un periodo massimo di 78 giorni.
La procedura di assunzione del lavoratore predetto è stata attivata, come previsto dalla normativa dei marittimi, con richiesta numerica all'Ufficio di collocamento della gente di mare della Capitaneria di porto, che vigila, peraltro, sulla regolarità del rapporto di lavoro del personale imbarcato.
In data 16 ottobre 2006 è stato disposto dall'Autorità marittima lo sbarco di due lavoratori tra cui il signor Grasso, per fine viaggio, sbarco motivato, secondo quanto asserito dalla Direzione movimento-navigazione, dalla circostanza che, a seguito dell'applicazione di una nuova tabella di armamento con nuove figure professionali per il traghetto Enotria, su cui i predetti lavoratori erano imbarcati in qualità di ufficiali di macchina, è stato ridotto l'organico di n. 5 unità lavorative su n. 13 in servizio con contratto di arruolamento avente termine nei 78 giorni di viaggio.
Riguardo alla cessazione del rapporto di lavoro del Grasso, si è espresso il Tribunale di Messina - Sezione lavoro, con ordinanza di rigetto del ricorso presentato dall'ORSA - Organizzazione sindacati autonomi e di base settore navigazione, con cui la stessa ha denunciato di antisindacalità il comportamento di Rete ferroviaria italiana, avendo quest'ultima, tra l'altro, proceduto alla risoluzione del contratto di Grasso con l'invito a cancellarsi dal sindacato e senza consentire la maturazione dei 78 giorni di imbarco utili per il diritto all'indennità di disoccupazione.
Nell'ordinanza predetta, il Giudice unico del lavoro di Messina ha precisato che il licenziamento e lo sbarco del Grasso non possono essere inquadrati in una fattispecie di antisindacalità perché legittimati dal termine contrattuale, trattandosi di dipendente marittimo con contratto di arruolamento, e non ha ritenuto fondata la volontà discriminatoria nei riguardi dello stesso lavoratore da parte della Rfi, atteso che il licenziamento senza la maturazione dei 78 giorni ha riguardato numerosi altri marittimi.
Si rappresenta, inoltre, che il Grasso ha attivato una causa individuale, poi riunita con altre già pendenti proposte da altri lavoratori marittimi, finalizzata alla riammissione in servizio con contratto a tempo indeterminato, contestando l'illegittimo uso continuativo del contratto a tempo determinato.
A conclusione di tale controversia, il Tribunale di Messina - sezione lavoro ha pronunciato una sentenza di rigetto, in data 3 luglio 2006, ritenendo non ricorrenti le ipotesi di conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato previste dall'articolo 326 del codice navale, sia perché i contratti a termine in esame sono risultati di durata inferiore ad un anno, sia perché tra le diverse prestazioni di lavoro rese dai ricorrenti è intercorso un periodo ogni volta superiore ai sessanta giorni.


Si comunica, infine, che il lavoratore Grasso Vincenzo ha attivato una ulteriore causa, la cui prima udienza è stata fissata per il giorno 29 ottobre 2007.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

RONCONI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che a seguito di una riunione tecnica tenutasi presso la sede della Provincia di Terni con gli amministratori competenti, sarebbe emerso che i lavori per il completamento dello svincolo di collegamento della strada di Maratta con la E45 non saranno completati;
del finanziamento di 12 milioni di euro previsto dall'ANAS da destinare all'opera in questione, infatti, si accerta che circa 2 sarebbero mancanti, non consentendo così l'ultimazione in toto dell'infrastruttura;
i lavori interessati avevano già subito uno slittamento l'anno scorso e la stessa ANAS nel mese di febbraio aveva dato rassicurazioni in merito alla ripresa e conclusione positiva della questione;
le istituzioni locali denunciano l'insoddisfazione totale e l'assunzione di tutte le iniziative formali in loro potere per far fronte alla necessità del completamento delle opere, in un'area dove si avrebbe una ricaduta negativa sulla produzione degli operatori economici locali che prevedono un rialzo degli indici economici -:
se non ritenga opportuno attivarsi per verificare l'effettivo stato della situazione e assumere tutti gli atti in suo potere per far fronte alla risoluzione della problematica in questione;
quale sia l'effettiva causa della mancata corresponsione del finanziamento previsto per la realizzazione dell'opera.
(4-05136)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito ai lavori del raccordo autostradale Civitavecchia-Rieti - svincolo della strada statale 3-
bis «Tiberina» con la E45 - l'Anas riferisce che, a causa di problematiche insorte nel corso dei lavori, in particolare modo a seguito delle prescrizioni impartite da Rfi (Rete ferroviaria italiana) e dagli enti locali, è emersa la necessità di redigere una perizia di variante tecnica e suppletiva di lavori dell'importo di circa 900.000 euro. Il finanziamento mancante è pertanto da ascriversi al maggiore importo derivante dalla perizia di variante in parola che è stata esaminata favorevolmente dal Consiglio di amministrazione di Anas lo scorso 28 settembre.
Per quanto attiene l'andamento dei lavori, l'Anas ha chiesto all'impresa esecutrice di contenere i tempi di esecuzione, almeno per quanto riguarda i lavori della rampa Perugia-Terni, entro il prossimo mese di ottobre e di garantire l'ultimazione dell'intero appalto entro il mese di marzo del 2008.
La società stradale ha infine assicurato di monitorare con costante attenzione l'andamento di tutti i lavori in corso intervenendo, se del caso, con provvedimenti adeguati all'obiettivo del completamento dei lavori.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

RUSCONI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 prevede:
a) la prosecuzione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale fino alla messa a regime dell'obbligo di istruzione confermandone anche i relativi finanziamenti destinati alla realizzazione dei predetti percorsi (articolo 1, comma 624);

b) la possibilità di attivare percorsi e progetti che siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell'assolvimento dell'obbligo di istruzione;
il Ministro della pubblica istruzione, onorevole Giuseppe Fioroni, commentando i dati sul fenomeno della dispersione scolastica ufficializzati nel mese di febbraio 2007, così si è espresso: «Abbiamo introdotto con la finanziaria l'obbligo dell'istruzione a 16 anni che andrà in vigore dal 2007-2008 con l'obiettivo di dare ai ragazzi un'opportunità in più e non una libertà in meno. La scuola deve ampliare la propria offerta formativa per incrociare gli stili cognitivi di quel 25 per cento di ragazzi che la scuola «perde» nei primi due anni delle superiori. Nessuno di fronte a ciò può ostinarsi a perseguire pregiudizi ideologici che portano a pensare che gli stili cognitivi dei ragazzi si debbano piegare all'offerta formativa della scuola (e questa è senz'altro la principale causa della dispersione scolastica). Fortunatamente il Parlamento, approvando l'innalzamento dell'obbligo di istruzione non ha previsto né catene né poliziotti per tenere i ragazzi a scuola».
l'interpretazione autorevole data allo spirito della finanziaria da parte del Ministro della pubblica istruzione e confermata anche dalla Circolare per le iscrizioni all'anno 2007/2008 (Circolare del Ministero della pubblica istruzione n. 74 del 21 dicembre 2006, protocollo n. 11668) che prevede esplicitamente la possibilità di effettuare le iscrizioni ai percorsi formativi sperimentali, sollecita a prendere in esame le scelte che alcune Regioni (Abruzzo, Puglia, Sardegna...), stanno compiendo in vista dell'anno scolastico e formativo 2007-2008;
sulla base del protocollo di intesa tra la Regione Puglia e i Ministeri MIUR: (Ministero dell'istruzione, università e ricerca - MLPS: Ministero del lavoro e della previdenza sociale) del 24 luglio 2003 la Regione Puglia ha avviato i percorsi formativi sperimentali attivi fin ad oggi (103 corsi attivati nel 2004-2005 con il coinvolgimento di circa 2.000 persone per arrivare al biennio 2005-2007 con l'organizzazione di 368 corsi e con il coinvolgimento di 8.785 giovani);
sulla base della circolare del MPI (Ministero della pubblica istruzione) n. 74 del 21 dicembre 2006 molte famiglie hanno effettuato l'iscrizione ai percorsi formativi sperimentali realizzati presso i Centri di formazione professionale accreditati, continuando una prassi ormai consolidata;
il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, con decreto direttoriale del 2 marzo 2007 n. 15/CON/II/2007 ha stanziato a favore della Regione Puglia la somma di euro 15.496.838,00 per l'effettuazione di tali percorsi; anche il Ministero della pubblica istruzione ha stanziato euro 899.200,00 per la medesima finalità;
nel mese di aprile l'Assessore alla formazione professionale comunica la volontà di interrompere i percorsi formativi sperimentali e di spingere gli allievi e le famiglie ad iscriversi a percorsi solamente scolastici -:
Come intenda il Ministro interrogato intervenire per assicurare il rispetto degli accordi sottoscritti che prevedono «il compimento delle attività triennali iniziate (articolo 2 del protocollo d'intesa tra Assessorato regionale della Puglia ed Ufficio scolastico regionale per la Puglia), posto che:
a) la legge finanziaria prevede la possibilità della prosecuzione dei percorsi sperimentali;
b) i suddetti percorsi realizzati nella regione Puglia contribuiscono a ridurre l'alta percentuale di dispersione propria del territorio regionale permettendo ai giovani di conseguire almeno una qualifica professionale a valenza nazionale e corrispondente almeno al 2 livello europeo (caratteristiche degli Accordi Stato - Regioni);

c) la Regione Puglia ha necessità di questa offerta dal momento che si attesta su una percentuale di diciotto-ventiquattroenni con la sola licenza media pari a 27,7 per cento contro una media nazionale che si attesta solamente al 20,6 per cento (dati del Ministero della pubblica istruzione, La dispersione scolastica. Indicatori di base per l'analisi del fenomeno. Anno scolastico 2004-2005, dicembre 2006);
d) non risultano agli Enti di Formazione professionale ricerche o monitoraggi realizzati dalla Regione Puglia che attestino la necessità di «interrompere» così bruscamente questo processo sperimentale concordato tra Stato e Regioni.
(4-04513)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame vengono espresse preoccupazioni circa l'eventualità che non proseguano i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale avviati in Puglia sulla base del protocollo d'intesa del 24 luglio 2003 sottoscritto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur), dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalla regione Puglia.
Secondo quanto riportato nell'atto di sindacato ispettivo, le preoccupazioni sarebbero da riferire alla circostanza che nello scorso mese di aprile l'Assessore regionale alla formazione professionale avrebbe comunicato la «volontà di interrompere i percorsi formativi sperimentali e di spingere gli allievi e le famiglie ad iscriversi a percorsi solamente scolastici».
A tale riguardo, la Direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Puglia ha fatto presente quanto segue.
A seguito dell'Accordo quadro sottoscritto il 19 giugno 2003 tra il Miur, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane per la realizzazione dall'anno scolastico 2003/2004 di un'offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale, nelle more dell'emanazione dei decreti legislativi previsti dalla legge n. 53 del 2003, l'Ufficio scolastico regionale, in data 30 luglio 2003, ha stipulato un protocollo d'intesa con l'Assessorato alla formazione professionale della regione Puglia, per la realizzazione anche in quella regione di tali percorsi integrati, la cui fonte di finanziamento prioritaria era costituita dai fondi messi a disposizione dal Ministero del lavoro. In data 22 ottobre 2003, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa aggiuntivo, sempre con il medesimo Assessorato regionale, per disciplinare l'attivazione di ulteriori percorsi sperimentali, mediante l'utilizzazione delle risorse finanziarie appositamente stanziate dal Miur.
I suddetti protocolli d'intesa sono stati pienamente operanti fino al corrente anno scolastico ed hanno consentito di conseguire apprezzabili risultati in ordine al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica.
Successivamente, come è noto, l'articolo 1, comma 622 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria per il 2007) ha previsto obbligatorietà dell'istruzione impartita per almeno dieci anni, consentendo, fino alla messa a regime di tale previsione, la prosecuzione dei percorsi sperimentali triennali di istruzione e formazione professionale.
Alla luce dei mutamenti normativi intervenuti, l'Ufficio scolastico regionale, in data 18 aprile 2007, ha sottoscritto un nuovo protocollo d'intesa con la regione Puglia, per la realizzazione dall'anno scolastico 2007/2008 di un'offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale rivolta agli allievi che abbiano concluso il primo ciclo di studi.
Il nuovo accordo - all'articolo 4, comma 4 - impegna la regione Puglia «a definire l'assegnazione dei percorsi entro una data che sia compatibile con la definizione dell'organico di fatto riferito a ciascun anno scolastico»; ciò proprio nell'intento di superare uno degli elementi di maggiore criticità che erano stati riscontrati in passato. E, in effetti, con determinazione dirigenziale n. 857 del 30 luglio 2007 del Settore formazione professionale, la regione Puglia ha approvato le graduatorie, distinte per provincia, relative ai percorsi da finanziare

per l'anno scolastico 2007/2008 (si tratta di 36 percorsi sull'intero territorio regionale).
Alla luce di quanto sopra esposto, possono considerarsi superate le preoccupazioni espresse nell'atto di sindacato ispettivo.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

SGOBIO e LICANDRO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il 3 luglio scorso, la segreteria regionale della Cgil ha denunciato che, a Catania, una lavoratrice, Ivana Maugeri, 28 anni, impiegata, al suo quarto mese di gravidanza, con un contratto a progetto che scade nel 2008, nel call center «Incoming», è stata sospesa dal lavoro perché incinta;
la stessa Cgil ha proclamato per il 7 luglio prossimo uno sciopero di 4 ore nell'azienda;
secondo la segreteria regionale della Cgil, «la sospensione della lavoratrice, peraltro rappresentante sindacale, segue le sue denunce sulle condizioni di lavoro pesanti alle quali sono sottoposti i lavoratori del call center, ancora più gravose per una donna all'inizio della gravidanza»;
sempre secondo quanto denunciato dalla Cgil, «il caso è solo la punta di un iceberg fatto di mancato rispetto dei diritti più elementari»;
a parere degli interroganti, l'episodio, oltre a configurarsi come una palese violazione dei diritti sindacali dei lavoratori, rappresenta una grave e intollerabile violazione dei diritti sanciti dalla stessa Carta Costituzionale -:
se, nel caso in questione, non ravvisi una violazione dei diritti sindacali dei lavoratori da parte del call center e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare nell'intento di scongiurare quanto deciso dai vertici aziendali;
se non ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi presso i soggetti interessati al fine di ripristinare un corretto e rispettoso rapporto di lavoro all'interno della struttura, a tutela dei diritti della dignità dei lavoratori.
(4-00459)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dal Servizio ispettorato provinciale del lavoro di Catania, presso la Società Incoming TLS con sede legale in Misterbianco (Catania) è emerso quanto segue.
Dall'esame della documentazione risulta che la signora Ivana Ester Maugeri, in data 8 giugno 2006, aveva stipulato con la suddetta azienda un contratto di lavoro a progetto, ai sensi degli articoli 61/69 del decreto legislativo n. 276 del 2003, come operatrice di
call-center.
Risulta dagli atti che, a seguito all'intervento apparso sui
mass media in cui la signora Maugeri evidenziava i rischi per la gravidanza nello svolgimento dell'attività lavorativa a Incoming TLS, unilateralmente e in assenza di una specifica istanza in tal senso da parte della lavoratrice, provvedeva a sospendere il rapporto di collaborazione, ai sensi dell'articolo 66, commi 1 e 3, del succitato decreto legislativo.
Pertanto, il rapporto di lavoro veniva sospeso e, conseguentemente, veniva applicata la proroga del rapporto di 180 giorni come previsto dalla normativa sopra citata.
L'ispettorato del lavoro di Catania ha precisato che tali circostanze sono state confermate dall'interessata nella dichiarazione a verbale reso il 31 luglio 2007, presso lo stesso Ufficio.
È emerso, poi, che in data 1o agosto 2006, le parti hanno esperito infruttuosamente un tentativo di conciliazione presso il servizio ufficio provinciale del lavoro di Catania.
Successivamente, per il 19 gennaio 2007 era stata indotta, presso il Centro per l'impiego di Misterbianco, la riunione della commissione circoscrizionale di conciliazione, allo scopo di tentare la conciliazione

della controversia di lavoro promossa dalla signora Maugeri.
La citata commissione circoscrizionale, in data 19 gennaio 2007, ha redatto verbale di mancata conciliazione per assenza della lavoratrice in questione, regolarmente convocata tramite il proprio legale di fiducia.
Si è comunque venuti a conoscenza del fatto che l'assenza della signora Ivana Maugeri alla riunione della commissione circoscrizionale di conciliazione, indetta il 19 gennaio 2007, è dovuta alla scelta della stessa di adire le vie legali, in seguito all'esito negativo del tentativo di conciliazione, esperito in data 1o agosto 2006 presso l'Ufficio provinciale del lavoro di Catania. Sarà quindi compito del giudice del lavoro entrare nel merito della controversia.
Si fa presente che, in seguito al ricevimento della notizia dei fatti avvenuti presso la Società Incoming TLS, il Ministero, che non ha diretta competenza in materia di vigilanza nella Regione Sicilia, ha provveduto immediatamente ad informare il competente organo della Regione.
Infine, si rende noto, che la Sottosegretaria di Stato ha provveduto ad investire della problematica la Consigliera provinciale di parità, competente per territorio.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il 24 agosto 2006, gli ex lavoratori dell'Oviesse di Messina - Gruppo Coin Oviesse di Messina - si sono incatenati davanti ai nuovi magazzini, per protestare contro il regime di mobilità cui sono stati posti già dal 2005 da parte dell'azienda e contro in non essere stati reintegrati nei nuovi posti di lavoro, dato che la stessa azienda ha inaugurato - il 24 agosto 2006 - nuovi locali nel comune di Messina, venendo meno agli accordi sindacali che prevedevano, in tal caso, la reintegrazione degli ex lavoratori in questione -:
se non ritenga opportuno e urgente intervenire, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, nell'intento di scongiurare e porre fine a quanto deciso dai vertici aziendali e garantire i diritti elementari dei lavoratori stessi ed il rispetto delle normative che regolano la materia.
(4-01353)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dal servizio ispettorato provinciale del lavoro di Messina è emerso quanto segue.
La ditta Oviesse srl, società controllata diretta e coordinata da gruppo Coin, opera nella provincia di Messina con due filiali e precisamente in Piazza Cairoli, dal 1o gennaio 2005, e in località Tremestieri dal 1o agosto 2006.
Precedentemente ha gestito il negozio sito in Messina, in viale della Libertà, avuto in «affidamento di gestione di reparto» dalla ditta Standa commerciale spa alla quale successivamente e subentrata la ditta Co.Mart. srl.
L'immobile in cui era ubicata detta filiale è rientrato in una procedura di fallimento (società proprietaria «Vento» & C. srl) mentre la Società Co.Mart. srl (titolare della licenza commerciale) morosa nei confronti della ditta proprietaria è rientrata in una procedura di amministrazione straordinaria.
Il Tribunale di Messina in data 22 dicembre 2003 ha convalidato lo sfratto per morosità intimato dalla Curatela del fallimento della Società proprietaria Vento & C. srl alla società Co.Mart. srl di conseguenza anche la ditta Oviesse srl, poiché occupava parte dell'immobile in affidamento di reparto, ha subìto in data 3 febbraio 2005 analoga procedura.
La ditta Oviesse, pertanto, è stata costretta a chiudere il negozio di viale della Libertà attivando una procedura di mobilità per nove dipendenti in organico, avendo già verificato in sede sindacale il 24 marzo 2005 ed il 6 aprile 2005 l'impossibilità di individuare soluzioni alternative.


In data 28 aprile 2005 veniva raggiunto un accordo con le Organizzazioni sindacali nel quale si prevedeva la disponibilità da parte della ditta Oviesse srl ad accogliere eventuali richieste di trasferimento in altre sedi di lavoro della stessa azienda. Nella circostanza due dipendenti aderivano ed ottenevano il trasferimento (una presso la filiate di Palermo ed un'altra presso la filiale di Afragola).
I restanti sette dipendenti venivano collocati in mobilità ai sensi di quanto previsto dall'articolo 24 della legge n. 223 del 1991.
Per detti dipendenti, il citato accordo sindacale del 28 aprile 2005 prevedeva l'erogazione di importi economici a fronte della rinuncia all'opposizione al licenziamento, diversificati in funzione delle diverse posizioni contributive individuali. Sola eccezione, a clausola di riassunzione (con esclusione dei dipendenti con i requisiti di accompagnamento alla pensione), da parte della Oviesse, nel caso di riapertura della filiale di viale della Libertà, comprese le eventuali richieste di trasferimento presso la suindicata filiale, avanzate dal personale da essa trasferito ad altra filiale, all'atto della chiusura della stessa.
In data 1o luglio 2005, presso la sede dell'Unione generale dei commercianti di Messina venivano sottoscritti verbali di conciliazione in sede sindacale con i quali le parti definivano transattivamente, agli effetti degli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile, nonché 2113 del codice civile, ogni possibile controversia comunque riferibile al rapporto di lavoro tra loro intercorrente ed alla sua risoluzione.
Si precisa che presso la filiale di Messina località Tremestieri, inaugurata nel mese di agosto 2006, non sono state effettuate nuove assunzioni, ma è confluito personale proveniente da altre filiali in soddisfacimento a richieste legittime avanzate dai lavoratori interessati al trasferimento in questa filiale.
Più precisamente n. 4 unità lavorative provenienti dalla filiale di piazza Cairoli di Messina e n. 2 unità provenienti rispettivamente dalla filiale di Bologna e dalla filiale di Vignate (Milano). Si è proceduto, inoltre, ad assunzione di personale a tempo determinato, in soddisfacimento a momentanee esigenze aziendali. Di tali assunzioni solo una è stata confermata in quanto addetto al magazzino 5o livello, figura quest'ultima assente in organico.
Alla luce di quanto accertato ed in assenza di nuove assunzioni presso la filiale di Messina località Tremestieri, non sembra essere stata violata la clausola di cui al citato accordo sindacale, in quanto lo stesso prevedeva, tra l'altro, la riassunzione del personale licenziato solo in caso di riapertura della stessa filiale di viale della Libertà in Messina.
Si ricorda, infine, che, come sopra precisato, ai sette lavoratori interessati sono stati erogati importi economici a fronte della rinuncia all'opposizione al licenziamento.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il 24 ottobre scorso, si è concluso con un rinvio, al 14 novembre prossimo, l'incontro svoltosi presso la Provincia di Teramo per esaminare la situazione della «All. Coop», società del gruppo «Amadori», che ha richiesto l'avvio di una procedura di mobilità per 10 lavoratori;
l'All. Coop di Mosciano Sant'Angelo, in provincia di Teramo, occupa attualmente oltre 450 dipendenti -:
se non ritenga opportuno e urgente adottare iniziative a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, nell'intento di garantire loro un futuro occupazionale certo e sereno.
(4-01427)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'interrogazione indicata in oggetto, dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Teramo è emerso che la questione appare risolta in quanto la All Coop - Società cooperativa

agricola del gruppo Amadori, con lettera del 5 gennaio 2007, indirizzata all'Amministrazione provinciale di Teramo ed alle organizzazioni sindacali territoriali, ha comunicato di rinunciare alla procedura di mobilità per 10 lavoratori dello stabilimento di Mosciano S. Angelo (Teramo), avanzata in data 28 agosto 2006.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la questione della carenza di personale nel distaccamento dei Vigili del Fuoco di Dalmine, oramai è cronica e l'interrogante ha più volte fatto presente, con svariati atti di sindacato ispettivo, la grave situazione;
il distaccamento di Dalmine è stato istituito senza una pianta organica che lo rende, quindi, del tutto dipendente da quello di Bergamo; infatti la sede, per mantenere in efficienza il servizio, deve essere presieduta attraverso ore straordinarie svolte dal personale di via Codussi a Bergamo il cui comando, tra l'altro, è ridotto a 13 unità in servizio giornaliero (solo 7 per il servizio tecnico urgente);
a rendere peggiore la situazione sono anche i molteplici e continui incidenti stradali che si verificano sul tratto della A4 e quelli chimici che richiedono spesso l'intervento urgente dei vigili del fuoco;
per far fronte alla situazione si fa ricorso sistematicamente a 24 vigili temporanei permettendo, in questo modo, un regolare svolgimento dell'attività -:
quali misure intenda adottare al fine di potenziare l'organico dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Dalmine in modo tale da permettere di mantenere in efficienza la struttura che, situata in posizione strategica, consente il raggiungimento tempestivo delle zone limitrofe;
se non si ravvisi la necessità di procedere all'assunzione definitiva dei 24 vigili temporanei al fine di garantire un regolare e continuato servizio con tutte le garanzie che questo insostituibile lavoro richiede.
(4-04986)

Risposta. - Il distaccamento di Dalmine è stato attivato nel maggio del 2006 ed ha operato a pieno regime, 24 ore al giorno, fino alla data del 4 settembre 2006, mediante l'impiego di una squadra di sei Vigili del fuoco composta, in una prima fase, in parte da personale in straordinario, in parte da personale volontario discontinuo e, in un secondo momento, mediante assegnazione di 18 nuove unità di vigili permanenti.
Successivamente, per effetto dei processi di mobilità ordinaria che si sono verificati a livello nazionale ed a causa dei pensionamenti, il Comando provinciale di Bergamo ha registrato, in via generale, una carenza di organico di personale operativo, attualmente quantificabile in 32 unità rispetto alla pianta organica normativamente prevista.
Tale situazione, che non riguarda solo la provincia di Bergamo ma è estesa all'intero territorio nazionale, unita all'impossibilità di autorizzare l'impiego di ulteriori ore di straordinario oltre a quelle già attribuite al Comando stesso, ha, talvolta, impedito al distaccamento di Dalmine di funzionare a pieno regime, essendo la sua stessa operatività subordinata all'effettiva presenza, presso il Comando, del numero necessario di unità di personale con funzioni operative.
Va detto, peraltro, che le carenze di circa 3.000 unità attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del
turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei Vigili del fuoco

attraverso l'attuazione delle misure previste dalla legge finanziaria per il 2007.
In primo luogo, la citata legge ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei Comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, entro la fine dell'anno, al termine del corso di formazione. Si terrà pertanto conto della necessità di assegnare nuovo personale alle sedi del nord Italia, tra cui quella di Bergamo.
In secondo luogo, ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso
ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio, purché in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa. A breve la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento funzione pubblica - farà conoscere la quota complessiva di vigili del fuoco da stabilizzare e, nell'ambito di tale quota, altro personale operativo sarà assegnato a Bergamo.
Ulteriori unità di personale operativo potranno essere assegnate alla sede di Bergamo a seguito dei prossimi concorsi di riqualificazione per Capo squadra e per Capo reparto.
Si soggiunge che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge n. 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1.021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, di cui 814 Vigili del fuoco.
Si auspica pertanto che l'attuazione complessiva delle suindicate misure possa risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, la problematica relativa alla carenza di organico in provincia di Bergamo, nonché la particolare situazione nella quale si trova il distaccamento di Dalmine, cui sarà comunque sempre possibile assegnare un adeguato numero di vigili discontinui e che, per il resto, è dotato delle strutture tecniche necessarie al suo regolare funzionamento.
Nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in venti minuti» sono state inoltre individuate in provincia di Bergamo, le località di Trescore e Sarnico per la realizzazione di ulteriori distaccamenti, la cui attivazione è vincolata all'emanazione di specifici provvedimenti legislativi che prevedano e finanzino i necessari incrementi di organico.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

TASSONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella sua audizione tenuta lo scorso 30 maggio presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera, nel corso dell'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, sugli indirizzi delle politica della sicurezza dei cittadini e sull'organizzazione e il funzionamento delle Forze di Polizia è stato rilevato che il Ministero dell'interno, negli ultimi quattro anni, ha subito un accrescimento del carico funzionale, ma ha perso con l'ultima finanziaria 217 milioni ed ha maturato, di contro debiti per 408 milioni per via di canoni di affitto, bollette e altre forniture non pagate;
in merito alla mancanza di soldi per il gasolio dell'autopompa dei vigili del fuoco, il Ministro ha suggerito al Corpo in questione di non pagare gli affitti e di risparmiare così denaro per acquistare la

benzina, dando, in tal modo, secondo l'interrogante, palese dimostrazione del profondo stato di coma in cui versa la sicurezza italiana;
i tagli imposti dalla legge finanziaria approvata lo scorso dicembre sono assolutamente incongruenti perché hanno colpito alla cieca lo sperpero della spesa pubblica e danneggiato un settore vitale come quello della sicurezza, causando la chiusura di diverse strutture periferiche dei Vigili del fuoco, come quella molto probabile di Catanzaro;
il precedente Governo, in cinque anni, aveva investito per il trattamento del personale della sicurezza 1,7 miliardi in più rispetto all'attuale, ritenendo giustamente che le basi di uno Stato avanzato e civile sono quelle che presuppongono, in primis, l'accrescimento dei fondi per le funzioni strategiche;
con l'avvenuta equiparazione del personale delle forze di polizia e delle forze armate a quello del pubblico impiego, sono state lasciate scoperte le retribuzioni per le prestazioni particolari come sono i notturni, i festivi e i servizi all'estero, nonché tagliate le risorse per il funzionamento dell'apparato, dalla benzina alla manutenzione delle vetture;
ulteriore schiaffo alle forze di polizia e alle forze armate è stata la firma dell'accordo per l'utilizzazione delle risorse previste dal fondo di efficienza per l'anno 2006, siglato pochi giorni fa, soldi che, rientrando nel tasso di inflazione programmato, appartengono sostanzialmente ai lavoratori -:
quali provvedimenti intenda adottare al riguardo, ai fini di una migliore razionalizzazione delle risorse che eviti la chiusura di svariate caserme dei vigili del fuoco, in particolare quella di Catanzaro, e di una maggiore tutela dell'incolumità dei cittadini.
(4-03938)

Risposta. - Come è noto, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è l'organismo che, per compiti istituzionali, provvede in maniera diretta e con l'immediatezza necessaria, alla tutela della vita umana e alla salvaguardia dei beni e dell'ambiente dai danni, o dai pericoli di danni, causati da incendi o da altre situazioni accidentali.
La legge di delega 30 settembre 2004, n. 252, nel sancire il passaggio del rapporto di impiego del personale del Corpo nazionale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, ne ha previsto una collocazione più consona alle missioni istituzionali del soccorso pubblico, della protezione civile e della difesa civile, con ciò allineando l'ordinamento dei vigili del fuoco a quello del personale degli altri Corpi dello Stato chiamati alla difesa dei valori fondamentali della Repubblica.
Il processo di adeguamento degli aspetti economici e retributivi conseguente al rinnovato assetto ordinamentale, ancora in via di perfezionamento, introdotto dal decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, emanato in attuazione della legge di delega 252, ha previsto, per gli aspetti contrattuali, comparti di negoziazione denominati «vigili del fuoco e soccorso pubblico», del tutto autonomi dal cosiddetto «comparto sicurezza».
Da tale presupposto è necessario partire per esaminare le problematiche che attengono, in particolare, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e che sono state sollevate nell'atto di sindacato ispettivo.
Al riguardo, si concorda con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alle gravi carenze finanziarie di cui, da diverso tempo, soffre il Corpo nazionale, e che si riflettono negativamente nelle attività operative, nelle esigenze strutturali e logistiche e nelle potenzialità organizzative, determinando una inevitabile progressiva esposizione debitoria.
Peraltro, ciò è anche il risultato prodotto dalle politiche di natura economica adottate negli ultimi anni, ove il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, a partire dal 2001, per effetto delle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo, ha visto ridurre in modo corposo le proprie dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso.


Tale condizione è resa ancor più difficile dal fatto che, nell'ultimo biennio, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha potuto riassegnare parte delle somme versate in entrata da enti pubblici e da privati, quale corrispettivo delle prestazioni richieste ai Vigili del fuoco per servizi resi a pagamento o da convenzioni. Al riguardo è stato avviato un percorso con il Ministero dell'economia e delle finanze diretto ad accelerare la procedura diretta a riassegnare a favore del Corpo una parte significativa di tali somme.
Inoltre, in considerazione della necessità di far fronte alle spese per il funzionamento dei presidi logistici e dei mezzi operativi, tanto più in una struttura che assolve compiti di soccorso tecnico urgente su tutto il territorio nazionale, questa Amministrazione, già in sede di assestamento della legge di bilancio per il 2007, ha provveduto a richiedere le necessarie integrazioni agli stanziamenti iniziali ai competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò comporterebbe un parziale incremento dello stanziamento delle risorse per il carburante e per le spese relative ai fitti, pulizie ed utenze.
Per far fronte alla delicata situazione di esposizione finanziaria in cui versa attualmente il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si precisa che l'attuale Governo ha avviato un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «Tesoretto»), ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del Corpo nazionale, percorso che dovrà trovare il necessario completamento.
Inoltre, il disegno di legge finanziaria per il 2008 ha previsto, nell'ambito del potenziamento della sicurezza e del soccorso pubblico, la destinazione di 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Lo stato di carenza in cui versa il Corpo nazionale riguarda anche la prioritaria componente relativa alle «risorse umane», ove si ricorda che tale condizione è stata determinata dalle leggi finanziarie emanate nel corso della precedente legislatura che hanno impedito la sistematica copertura del
turn-over del personale posto in quiescenza.
Obiettivo del Governo è, invece, quello di operare anche nella prospettiva di un progressivo ripianamento degli organici del Corpo su tutto il territorio nazionale e del superamento delle derivanti difficoltà sul piano operativo che, com'è noto i recenti drammatici eventi calamitosi connessi al fenomeno degli incendi boschivi hanno decisamente accentuato.
A questo proposito si ricorda che con la legge finanziaria per il 2007, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato, consentendo l'allocazione di risorse per un'immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, come avvenuto a decorrere dal 16 luglio 2007, ed avviando un percorso
ad hoc per la trasformazione in rapporto a tempo indeterminato della forma di organizzazione precaria del lavoro espletato dal personale volontario dei vigili del fuoco.
Nel precisare, con particolare riferimento al Comando provinciale dei vigili del fuoco di Catanzaro, che tale sede è operativa ed efficiente, così come i distaccamenti da esso dipendenti, per i quali non risulta a questa Amministrazione sia intervenuta alcuna sospensione, neanche temporanea, dell'attività per tutta la campagna estiva 2007, si è comunque consapevoli della necessità di completare i percorsi già avviati dal Governo per il miglioramento complessivo dell'efficienza delle strutture del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell'ottica della fondamentale funzione di salvaguardia dell'incolumità dei cittadini.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

TASSONE. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni, in Calabria la stampa ha dato ampio spazio ad una iniziativa del Ministro delle infrastrutture il quale ha firmato un decreto interministeriale che rende operativo il 1 Programma stralcio

del Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
la somma stanziata per la Regione Calabria sarà erogata alle Amministrazioni Comunali entro la fine del 2007;
il provvedimento in questione si dovrebbe riferire a tutte le Scuole di ogni ordine e grado della Calabria, comprese le scuole paritarie dell'infanzia che accolgono i bambini dai tre ai sei anni, tale riferimento non è specificato nell'iniziativa in questione;
anche il Ministro della pubblica istruzione ha sostenuto e difeso l'importanza svolta dalle scuole paritarie nell'ambito del sistema nazionale di istruzione -:
quali iniziative si intendano prendere per eliminare questa manifesta discriminazione tra scuole statali e non statali paritarie nella Regione Calabria.
(4-05101)

Risposta. - Alla luce delle riforme costituzionali, la competenza in materia di edilizia scolastica non rientra tra quelle attribuite allo Stato.
Tale fondamentale circostanza costituisce il presupposto logico del comma 21 dell'articolo 80 della legge 27 dicembre 2002 n. 289 che prevede, appunto, l'inserimento, nell'ambito del programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001, di un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle «zone soggette a rischio sismico».
Il predetto piano si configura, pertanto, come straordinario in quanto destina risorse aggiuntive rispetto a quelle ordinarie e ha trovato collocazione all'interno delle competenze statali ed in particolare di questo dicastero per le sue finalità di protezione civile rivolte all'edilizia pubblica.
La natura non strettamente demaniale di tale intervento ha, inoltre, reso necessaria una lunga concertazione con gli enti costituzionalmente competenti (Regioni, Province e Comuni) conclusasi con l'intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata il 13 ottobre 2005 che fissa limiti e procedure di attuazione del primo e del secondo programma stralcio afferente al piano in oggetto.
Per completezza si informa che in materia di edilizia scolastica è stata prevista una specifica disposizione nel disegno di legge «disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2008)» attualmente in discussione alle competenti sedi parlamentari. L'articolo 36, comma 3, del detto atto normativo dispone, difatti, che «Il fondo di cui all'articolo 32-
bis del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326» (Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri) «è incrementato di 20 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2008, da destinare ad interventi di adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici del sistema scolastico, secondo programmi basati su aggiornati gradi di rischiosità».
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

TONDO. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
è apparsa nei giorni scorsi una spiacevole polemica sui quotidiani locali in merito al blitz effettuato in molte scuole della provincia di Udine da parte degli ispettori del lavoro per verificare l'applicazione della nuova norma presente nella legge finanziaria che prevede l'obbligo per gli istituti scolastici di inviare al centro per l'impiego la documentazione relativa alle assunzioni a tempo determinato di insegnanti, bidelli e amministrativi con la precisazione che il "plico" deve arrivare il giorno precedente alla data di avvio del rapporto di lavoro;
dalla data di entrata in vigore della legge 27 dicembre 2006 n. 296, articolo 1, dal comma 1180 al comma 1185, ad oggi né il ministero della pubblica istruzione,

né il ministero del lavoro hanno fornito alcuna indicazione in merito alle modalità previste per ottemperare all'adempimento in questione;
per la sostituzione dei lavoratori che comunicano la propria indisponibilità alla prestazione lavorativa il giorno stesso dell'assenza si determina una situazione di urgenza e imprevedibilità;
il supplente individuato può anche accettare altra proposta a lui più favorevole;
il reclutamento del personale avviene all'interno delle istituzioni scolastiche attraverso apposite graduatorie;
la tempestività del reclutamento è indispensabile per garantire agli studenti il regolare svolgimento dei programmi di studio -:
quali provvedimenti e iniziative urgenti intendano adottare i ministeri interrogati e il Governo al fine di assicurare la continuità del servizio mettendo nel contempo gli operatori della Scuola e gli Istituti del Lavoro nelle condizioni di condurre serenamente il proprio lavoro.
(4-02915)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative in merito al disagio determinatosi nelle scuole di Udine a seguito dell'entrata in vigore della norma contenuta nell'articolo 1, comma 1180 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, finanziaria 2007.
Al riguardo si fa presente che la predetta disposizione, modificando le norme contenute nel decreto-legge n. 510 del 1996, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, obbliga il datore di lavoro, pubblico - ivi comprese le amministrazioni statali - e privato, a comunicare al Servizio competente l'instaurazione, la trasformazione e la cessazione di qualsiasi rapporto di lavoro subordinato, nonché di alcune tipologie di lavoro autonomo, di lavoro associato e di altre esperienze lavorative.
Per quanto attiene al settore scolastico, la sua peculiarità non ha sempre consentito ai dirigenti scolastici di effettuare detti adempimenti nei tempi prescritti, in quanto il conferimento delle supplenze oltre a non essere discrezionale, di solito non può essere previsto in anticipo.
Gli adempimenti stessi sono risultati molto impegnativi per le scuole in quanto le medesime sono costrette ad effettuare, nel corso dell'anno scolastico, la sostituzione dei titolari assenti anche per brevi periodi, e quindi è elevato il numero di rapporti di lavoro che le scuole medesime instaurano con i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario per supplenze temporanee.
Per ciò che riguarda la provincia di Udine l'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia ha fatto presente che effettivamente diverse scuole della provincia di Udine hanno ricevuto accertamenti da parte di ispettori del Lavoro al fine di verificare il rispetto di quanto prescritto dalla suddetta norma.
A seguito di tali accertamenti almeno 4 scuole hanno ricevuto verbali di contravvenzione in quanto avevano inviato in ritardo al centro per l'impiego le comunicazioni relative alle nomine di supplenza effettuate.
Per quanto riguarda le altre province della Regione al direttore regionale non risulta sia stato effettuato alcun accertamento da parte di ispettori dei centri per l'impiego.
Per ovviare a tali inconvenienti, verificatisi in più parti, ed al fine di porre definitivo rimedio a tale situazione e alle contestazioni già intervenute, il decreto- legge 7 settembre 2007 n. 147, convertito con modificazioni nella legge 25 ottobre 2007, n. 176 ha previsto che le istituzioni scolastiche provvedono a detto adempimento entro il termine di dieci giorni successivi all'instaurazione, trasformazione, variazione o cessazione del rapporto di lavoro, ed inoltre, che le sanzioni già irrogate sono annullate.
La questione, pertanto, è superata.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

TONDO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto magistrale Percoto di Udine nel mese di gennaio, come ogni altro istituto cittadino, ha visto pubblicare le commissioni d'esame;
il Ministero aveva nominato, in qualità di commissario esterno, un professore di diritto;
è giunta nel mese di giugno all'Istituto Percoto la composizione della Commissione giudicatrice;
il Ministero nominava un docente di matematica anziché il docente di diritto indicato a gennaio;
è opportuno tutelare le legittime aspettative degli studenti che si stavano preparando su una materia anziché sull'altra, anche se è noto che per l'esame orale gli studenti dovranno comunque portare tutte le materie;
è evidente che gli studenti ritenendo di avere in Commissione un docente di diritto hanno elaborato le tesine su quella materia e non su matematica;
è evidente che quegli studenti saranno penalizzati rispetto a tutti gli altri studenti delle altre scuole;
di chi siano le responsabilità relative al cambio dell'insegnante di Diritto con quello di Matematica e per sapere quali provvedimenti intenda assumere per porre rimedio alla disparità di trattamento che si verrebbe a creare se venisse mantenuto lo status quo.
(4-04003)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede chiarimenti in merito alla composizione delle commissioni degli esami di Stato presso l'istituto magistrale «Percoto» di Udine ove, dopo la pubblicazione delle commissioni stesse, il commissario esterno di diritto è stato sostituito da un commissario esterno di matematica.
A tale riguardo si precisa che, con decreto ministeriale n. 8 del 17 gennaio 2007, sono state pubblicate le materie oggetto degli esami di Stato nonché le materie affidate ai membri esterni delle commissioni degli esami stessi.
Successivamente, sono state apportate alcune modifiche alle classi di concorso dei commissari esterni, segnalate sul sito ufficiale di questo Ministero nella sezione - normativa di gennaio - consultabile sia da istituzioni pubbliche da privati, con una annotazione riportata nel sottotitolo del decreto ministeriale n. 7 del 2007.
Tali modifiche sono intervenute prima del 28 febbraio 2007, termine previsto per la nomina dei commissari interni e fino all'8 marzo 2007, termine per la presentazione delle domande come presidente o commissario esterno.
Alcuni istituti scolastici, evidentemente, non hanno notato tale annotazione, per cui solo al momento della pubblicazione delle nomine si sono resi conto del cambiamento di materia.
In merito al caso al quale fa riferimento l'interrogante, l'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, ha riferito che il dirigente scolastico dell'istituto magistrale «Percoto» aveva già segnalato il caso in questione e che, con nota del 13 giugno 2007, l'Ufficio ha espresso il parere che il buon andamento dell'esame non è compromesso se una materia è affidata a un commissario interno o esterno e che nessuna materia può essere esclusa a priori nella preparazione dell'esame.
Si fa presente, infine, che presso l'Istituto in questione gli esami si sono svolti e conclusi senza particolari problemi.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

TURCO, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 222 del 1985 dispone che l'otto per mille dell'imposta dei redditi delle persone fisiche sia annualmente sottratta al bilancio dello Stato e ripartita tra sette soggetti individuati dalla legge;

la mancata espressione di una scelta di destinazione da parte dei cittadini comporta che la loro quota parte di otto per mille sia comunque ripartita tra gli altri soggetti sulla base delle scelte espresse dagli altri contribuenti;
l'assenza di informazione e la disinformazione esistente su tale questione, fa sì che gran parte dei contribuenti non esprima alcuna scelta sull'errato presupposto che in tale maniera il denaro rimanga nel bilancio dello Stato;
è preoccupante la crescita di cittadini che non esprimono una scelta di destinazione (dal 55 per cento del 1996 all'attuale 60 per cento) -:
quali iniziative l'onorevole Ministro intenda porre in essere per informare i contribuenti italiani, ad esempio attraverso campagne pubblicitarie sulle reti radiotelevisive pubbliche, avvisi negli uffici aperti al pubblico della agenzia delle entrate nonché sul sito web dell'Agenzia delle entrate;
quale sia la modalità con la quale avviene il conteggio delle scelte espresse (a campione, nominativa, etc) dai contribuenti al fine di determinare la ripartizione tra i vari soggetti beneficiari;
quale sia il ruolo eventualmente svolto nel conteggio dai Centri di Assistenza Fiscale e le modalità di espletamento di tale ruolo;
quali siano le verifiche poste in essere al fine di accertare l'originarietà della scelta espressa tramite invio postale del solo modello 730-1;
quali siano i dati (in assoluto e in percentuale) relativi alle scelte espresse e a quelle non espresse dai contribuenti italiani negli ultimi cinque anni;
quali siano i dati relativi alla percentuale delle scelte espresse per ciascuno dei soggetti beneficiari negli ultimi cinque anni.
(4-03191)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante ha chiesto chiarimenti su alcuni aspetti gestionali relativi alla destinazione dell'8 per mille, con particolare riferimento all'assenza di informazione riguardo al meccanismo di riparto sia delle scelte espresse sia delle scelte non espresse, lamentando la mancanza di iniziative per informare i cittadini anche attraverso campagne pubblicitarie.
L'interrogante chiede, altresì, di conoscere l'eventuale ruolo svolto dai centri di assistenza fiscale, se esistono particolari controlli o verifiche di garanzia sulla originarietà della scelta espressa tramite invio del solo modello 730-1 e, infine, i dati tecnici relativi alla distribuzione delle scelte nell'ultimo quinquennio.
Per quanto concerne la lamentata mancanza di informazione a cura dell'amministrazione finanziaria per la scelta del beneficiario cui destinare la quota pari all'8 per mille, l'agenzia delle entrate ha fatto presente che le istruzioni per la compilazione dei modelli di dichiarazione illustrano compiutamente il procedimento di attribuzione dell'8 per mille dell'Irpef, laddove si precisa che:
«La ripartizione tra le istituzioni beneficiarie avviene in proporzione alle scelte espresse. La quota d'imposta non attribuita viene ripartita secondo la proporzione risultante dalle scelte espresse; le quote non attribuite, proporzionalmente spettanti alle Assemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese, Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale».
Per quanto attiene alle modalità di ripartizione dei fondi dell'8 per mille, la medesima agenzia, al fine di consentire l'erogazione del contributo in esame ai beneficiari istituzionali (Stato e Confessioni religiose), acquisisce i dati delle scelte effettuate dai contribuenti nelle dichiarazioni presentate ai fini dell'imposta personale sul reddito e, per coloro che sono esonerati dall'obbligo, attraverso l'acquisizione delle schede contenute nel modello Cud o prelevabile dal modello Unico che tali contribuenti possono inviare.
L'acquisizione dei dati al sistema dell'anagrafe tributaria avviene attraverso i flussi telematici delle dichiarazioni dei redditi

trasmesse dai soggetti abilitati (Caf, professionisti, sostituti d'imposta, banche, poste e singoli contribuenti, in possesso di pin rilasciato dall'agenzia, che utilizzano internet).
Ai fini del conteggio delle scelte, le dichiarazioni presentate vengono suddivise tra dichiarazioni «con scelta espressa» e dichiarazioni «con scelta non espressa».
Nel mese di giugno di ogni anno, le risultanze delle elaborazioni svolte, riferite - ai sensi dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 - alle dichiarazioni presentate nel «terzo periodo d'imposta precedente» l'anno finanziario in corso, vengono trasmesse a cura dell'agenzia delle entrate al dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che provvede ad effettuare le definitive elaborazioni utili per l'erogazione del contributo dell'8 per mille ai beneficiari (Stato e Confessioni religiose).
Circa, il ruolo dei Caf, si precisa che tali centri di assistenza hanno esclusivamente il compito di ricevere, elaborare e trasmettere le dichiarazioni dei contribuenti che a loro si rivolgono e, per quanto attiene l'argomento dell'interrogazione in esame, di trasmettere i dati delle scelte dell'8 per mille segnalando eventuali anomalie riscontrate (quali, ad esempio, la presenza di più firme nella casella, firma apposta in più caselle, eccetera).
In ogni caso, il contribuente, attraverso la visione dei dati di dettaglio forniti dal Caf cui si è rivolto, è tenuto ad esercitare un doveroso riscontro per verificare l'esatta Caf tra il dato acquisito dal Caf e la effettiva scelta operata.
In riferimento, inoltre, alle verifiche sull'originarietà delle scelte espresse tramite invio postale del solo modello 730-1, si fa presente che, anche per questo modello dichiarativo, viene informaticamente accertato se si è o meno in presenza di scelte multiple effettuate dallo stesso soggetto. In tali casi, se il contribuente ha effettuato la stessa scelta su più dichiarazioni presentate, tale scelta viene considerata come unica scelta valida.
Per completezza, l'agenzia delle entrate ha rappresentato, infine, che sono stati trasmessi, in data 30 maggio 2007, al dipartimento della Ragioneria generale dello Stata, i dati riguardanti la ripartizione delle scelte per la devoluzione dell'8 per mille dell'IRPEF allo Stato ed alle Confessioni religiose (articolo 47, ultimo comma, della legge n. 222 del 1985 e articolo 45, comma 7, della legge n. 448 del 1998), utili per l'erogazione del beneficio in argomento nell'esercizio finanziario in corso (dichiarazioni dei redditi presentate nel 2004 per l'anno di imposta 2003).
Tali dati sono contenuti nel prospetto disponibile presso il servizio Assemblea contenente le scelte espresse e non espresse comunicate alla predetta Ragioneria generale dello Stato per gli esercizi finanziari dal 2002 al 2007.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Vincenzo Visco.

TURCO, BELTRANDI, CAPEZZONE, D'ELIA e PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende da un comunicato diffuso alla stampa da parte del deputato europeo onorevole Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, il 17 aprile 2007, vi sarebbero «numerose testimonianze documentate di CAF che in questi giorni rifiutano la firma del cinque per mille destinato all'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Il diniego, a quanto pare, sarebbe dovuto ai software utilizzati dai CAF, che non sarebbero stati aggiornati con i nuovi codici. È dunque immaginabile che ci siano altri soggetti, oltre all'Associazione Coscioni ad essere danneggiati». Un tale errore arreca, in effetti, non solo un danno diretto e gravissimo all'Associazione Luca Coscioni, che ha prodotto spot radiofonici e centinaia di migliaia di pubblicazioni per pubblicizzare la scelta di destinare il cinque per mille, ma anche un danno ai contribuenti, impediti nell'esercizio di un loro diritto -:
se è a conoscenza dei fatti narrati;
quali sono le associazioni che, pur avendo diritto a ricevere il cinque per mille,

sono stati esclusi dalla materiale ed effettiva possibilità di riceverlo;
se intenda far aggiornare i software utilizzati dai CAF in modo tale che siano contemplati i codici fiscali di tutti gli enti aventi il diritto di ricevere, per l'anno 2007, il cinque per mille dell'IRPEF;
se intenda indirizzare una circolare a tutti i CAF abilitati alla presentazione della dichiarazione dei redditi dando corrette informazioni su quali siano i soggetti aventi diritto ad essere indicati come beneficiari del cinque per mille;
se intenda pubblicare un annuncio sui principali quotidiani per informare, almeno una parte dei cittadini, di quanto avvenuto per evitare il perpetuarsi di tale errore;
se intenda estendere di almeno 20 giorni i termini per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi.
(4-03753)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante, nell'apprendere da un comunicato stampa diffuso dall'onorevole Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, che alcuni Caf, in sede di ricezione e/o elaborazione dei modelli 730, avrebbero rifiutato la firma del cinque per mille destinato alla predetta Associazione a causa del mancato aggiornamento dei dati contenuti nel software dagli stessi utilizzati, chiedono di conoscere, tra l'altro, quali interventi si intendano adottare per provvedere all'aggiornamento di detti software e se si intenda prorogare i termini per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi.
Al riguardo, l'agenzia delle entrate ha preliminarmente rappresentato che, in ordine al caso segnalato dall'interrogante, ha provveduto a sensibilizzare i Caf attraverso i propri rappresentanti in seno alla Consulta.
Per quanto concerne, in particolare, gli elenchi dei destinatari della scelta del «cinque per mille» presenti sul sito dell'Agenzia delle entrate
(www.agenziaentrate.gov.it), l'Agenzia ha dato, sin dall'inizio, la possibilità di visionare, mediante un apposito motore di ricerca, i dati esatti degli enti e delle associazioni iscritte. La criticità segnalata, pertanto, poteva essere ovviata con la suddetta ricerca.
Inoltre, ai rappresentanti dei Caf e ad altri gruppi che ne hanno fatto richiesta, agenzia ha consegnato l'aggiornamento dei dati definitivi relativi agli elenchi dei richiedenti il beneficio in questione per l'esercizio 2007 (volontariato, enti di ricerca scientifica e dell'università, enti di ricerca sanitaria).
Per quanto attiene, infine, la richiesta di differire i termini di presentazione delle dichiarazioni dei redditi, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 luglio 2007, sono stati ulteriormente differiti, al 1 ottobre 2007, i termini di presentazione delle dichiarazioni in scadenza nel periodo dal 1 maggio 2007, al 30 settembre 2007.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Vincenzo Visco.

TURCO, BELTRANDI e D'ELIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che martedì scorso si è tenuta una riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena con all'ordine del giorno un regolamento stringente in materia di privacy e di accesso agli atti che faceva seguito alla richiesta del quotidiano online la Voce di poter prendere visione dell'elenco dei consulenti esterni del 2006 e 2007 (negata con un pretesto dal direttore generale Giuseppe Di Benedetto);
la natura di Ente pubblico della Fondazione, così come del servizio erogato, è pagato - come gli stipendi - con il denaro dei contribuenti, tramite l'aliquota per il Servizio sanitario nazionale, e l'addizionale Irpef regionale, oltre che con altri balzelli come il ticket sulle prestazioni ospedaliere;

per quanto concerne la certificazione del bilancio 2005 dell'Ente, uno dei componenti dell'organo di controllo, ha protocollato il giorno precedente una lettera, indirizzata a tutti i consiglieri, al Collegio sindacale, ed al direttore generale Di Benedetto, nella quale si denuncia che, dall'analisi svolta:
a) risulterebbero pagati 100 mila euro alla società di revisione contabile «Reconta Ernst & Young S.p.A.» per la certificazione del bilancio, certificazione che non è mai stata effettuata;
b) manca la nota integrativa, che rende il bilancio «non verificabile»;
c) nonostante l'articolo 6 dello Statuto impone che «il bilancio deve essere certificato da una Società di Revisione», così non è stato. Infatti, un funzionario della «Reconta, Ernst & Young», convocato in sede di riunione del Collegio sindacale, avrebbe dichiarato di non aver potuto effettuare alcuna verifica, in quanto non gli sarebbe stata consegnata «alcuna documentazione contabile e contrattuale»;
il bilancio 2006 (che ammonta a circa 500 milioni di euro) è stato approvato solamente a maggioranza dal Consiglio di amministrazione, con l'astensione dell'ex senatore Piergiorgio Sirtori, che del Policlinico fu anche direttore sanitario;
il Collegio sindacale aveva deciso di approvare il bilancio 2005 con delle riserve, da sciogliere nella gestione successiva, in quanto la documentazione richiesta per le verifiche contabili-amministrative non è mai stata consegnata al Collegio sindacale, salvo qualche «contentino», come i Cud emessi per il lavoro assimilato, in buona parte mancanti delle spiegazioni d'obbligo necessarie per l'individuazione del tipo di reddito». La situazione contabile-amministrativa dell'Ente è infine definita dall'organo di controllo come «confusa, sfuggente, imprecisa, assolutamente incontrollata e incontrollabile», gettando così pesanti ombre sulla gestione del più grande Ente sanitario italiano;
la Fondazione, uscita da un lungo commissariamento solo un anno fa, è probabilmente destinata ad una nuova gestione straordinaria, se la magistratura contabile e quella penale decideranno di guardare a fondo i bilanci dell'Ente -:
se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
se non ritenga di informarne la Corte dei conti;
se non si ritenga opportuno introdurre, attraverso un provvedimento governativo, criteri di trasparenza negli Enti pubblici.
(4-04225)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
Nel corso della seduta del Consiglio di amministrazione della Fondazione istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), tenutasi in data 22 maggio 2007, in sede di esame per l'approvazione del bilancio consuntivo 2006, il consigliere dottor Piergiorgio Sirtori ha espresso il proprio voto contrario dichiarando che tale manifestazione di volontà non attiene al merito e, quindi, ai contenuti del bilancio consuntivo 2006, ma «scaturisce da motivazioni di mera natura politica connesse con gli attuali limiti normativi imposti all'azione del Consiglio di Amministrazione».
Alcuni giorni dopo la predetta riunione consiliare, il consigliere Sirtori faceva circolare la propria dichiarazione di voto all'interno e all'esterno dell'ente inviandola anche al direttore responsabile della testata giornalistica
on fine «La voce d'Italia», dottor Marco Marsili. Questi, il 14 giugno 2007, ne pubblicava il contenuto e avanzava formale richiesta di rilascio, per dichiarati fini giornalistici e di pubblicazione, di «copia dei nominativi dei beneficiari di incarichi di consulenza (e relativi importi) affidati da codesta Fondazione nel 2006 e nel 2007, alla data della presente richiesta», nonché gli importi di «eventuali contributi in denaro erogati all'Associazione amici dei Policlinico donatori di sangue».


Con nota 20 giugno 2007, la Direzione generale della Fondazione in questione riscontrava la richiesta della testata giornalistica
on fine e comunicava al dottor Marsili le seguenti circostanze:
a) che la Fondazione non ha instaurato rapporti di consulenza. Sono stati invece - trattandosi di ente di ricerca - instaurati rapporti di collaborazione a progetto, in coerenza con i principi e le procedure di selezione stabiliti dall'articolo 32 della legge n. 248 del 4 agosto 2006 (legge Bersani);
b) che i contributi erogati all'Associazione donatori di sangue Amici dell'ospedale Policlinico, come quelli erogati alle altre associazioni aventi scopi analoghi, trovano fondamento nella legge della regione Lombardia dell'8 febbraio 2005, n. 5, (vedi piano regionale sangue e plasma della regione Lombardia per gli anni 2005-2009) nel quadro della convenzione stipulata con la citata Associazione e redatta in coerenza con lo schema-tipo regionale.

In detta nota venivano anche comunicate le somme erogate all'Associazione per il 2006 e nel primo trimestre 2007.
Il 25 giugno 2007, il citato direttore responsabile della testata
on line, ritenendo immotivato quello che lui giudicava un diniego ha presentato ricorso alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, affinché la medesima «ingiunga alla Fondazione Irccs di comunicare allo scrivente, entro i termini prescritti dalla normativa in vigore i documenti richiesti».
Il 5 luglio 2007, quindi, la Fondazione ha inoltrato alla predetta Commissione la propria memoria difensiva e il ricorso
de quo è stato discusso il giorno 9 luglio 2007 e dichiarato inammissibile.
Nella decisione della Commissione si afferma che la situazione soggettiva e le finalità prospettate dal ricorrente non sono idonee a legittimare l'accesso e ciò in quanto, per normativa e giurisprudenza consolidata, la richiesta di accesso agli atti amministrativi è legittima se fondata su interesse personale concreto evidentemente non riscontrato nella descritta fattispecie.
Occorre poi precisare che la Fondazione Irccs, ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena - costituita con decreto del Ministero della salute del 29 dicembre 2004, trova il proprio regime giuridico nel decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288 e nasce:

a) dalla trasformazione in Fondazione Irccs ai sensi dell'articolo 2 del succitato decreto legislativo, dell'ex Irccs ospedale Maggiore Policlinico di Milano;
b) dall'afferimento alla Fondazione (Irccs), i cui organi si sono insediati in data 24 gennaio 2005 - di parte dell'azienda ospedaliera «Istituti clinici di perfezionamento» e per scorporo dalla medesima, disposto con deliberazione del Consiglio regionale n. VII/1100 del 16 novembre 2004, successivo «decreto del Presidente della Giunta regionale della Lombardia, n. 1181, del 31 gennaio 2005, e con decorrenza dal 1 febbraio 2005.

La previsione della certificazione di bilancio da parte di società di revisione - non rinveniente dal decreto legislativo n. 288 del 2003, che contempla l'accertamento della regolare tenuta delle scritture contabili e la conformità del bilancio alle risultanze dei libri e delle scritture contabili a cura del Collegio sindacale - è contenuta nello Statuto della Fondazione.
Il Consiglio di amministrazione, con deliberazione n. 49 del 21 settembre 2005, affidava l'incarico di cui trattasi per un anno alla società Reconta Ernst & Young, approvando il disciplinare d'incarico con onere pari a euro 80.000,00 + 5 per cento (per spese forfettarie) oltre l'Iva, corrispondenti ad annui euro 100.800,00.
Il disciplinare d'incarico prevedeva, tra l'altro, un impegno della detta società per complessive n. 900 ore annue ripartite tra le diverse figure professionali.
Nel mese di maggio 2006 il Consiglio di amministrazione - attesi gli adempimenti e le connesse operazioni straordinarie connesse con la trasformazione dell'ente in Fondazione e il disposto afferimento regionale di rami d'azienda derivanti da scorporo dell'azienda ospedaliera

istituti clinici di perfezionamento, nonché dei diversi sistemi informativi che hanno reso e, in parte, ancora rendono difficoltoso il lavoro da svolgere, stante la complessità e la quantità del medesimo - ha ritenuto utile e opportuno chiedere alla società Reconta di modificare l'incarico, rendendo il medesimo propedeutico alla certificazione e, ciò, al fine di ottenere una fotografia della situazione e la predisposizione di un piano secondo le procedure previste dalla Consob.
Solo recentemente la Fondazione è stata messa in condizione, ad esempio, di redigere lo stato patrimoniale e, ciò, dopo il riconoscimento della regione dell'entità dei debiti da ripianare fino al 31 dicembre 2004, di cui all'articolo 1, comma 173, della legge Finanziaria n. 311 del 2004.
Alla luce di quanto sopra esposto, si conferma che la Società Ernst & Young SpA ha svolto la propria attività per il monte ore contrattuale, per i motivi sopra specificati e secondo richiesta del Consiglio di amministrazione della Fondazione e, per tale motivo, è stata retribuita al termine dell'anno di incarico.
Per quanto concerne gli altri punti della interrogazione parlamentare si precisa:
che la nota integrativa al bilancio è sempre stata presentata al Collegio sindacale e dal medesimo verbalizzata: verbali che recano anche la firma della ragioniera Paxi Ricco;
che non risulta all'ente e neppure al collegio sindacale, che può confermare, che la società Reconta abbia mai affermato di non aver potuto effettuare verifiche di sorta in quanto «alcuna documentazione contabile non sia stata consegnata»;
che non risponde a verità che il collegio sindacale abbia approvato il bilancio 2005 «con riserva da sciogliere nella gestione successiva» e che non sia stata consegnata al collegio la documentazione richiesta «salvo qualche contentino».
che al collegio sindacale, e il medesimo può certificarlo, è sempre stata consegnata tutta la documentazione richiesta e il bilancio consuntivo 2005, peraltro in pareggio, è stato approvato; che la ragioniera Paxi ha chiesto e ottenuto i Cud senza riferire né oralmente e né per iscritto al collegio sindacale;
che il collegio stesso non ha mai verbalizzato di una situazione contabile amministrativa «confusa, sfuggente, imprecisa eccetera», dichiarazione quest'ultima fatta recentemente dalla ragioniera Paxi Ricco, al di fuori dell'organo di controllo di cui fa parte e del quale ha sempre sottoscritto i relativi verbali che, come è noto, vengono trasmessi al Ministero della salute, al Ministero dell'economia e delle finanze e alla regione Lombardia.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

VANNUCCI e FORLANI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge 8 febbraio 2001, n. 21 che reca «misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi per aumentare l'offerta di alloggi in locazione», istituisce un «programma sperimentale per la riduzione del disagio abitativo» e «il programma innovativo in ambito urbano»;
la norma contenuta nel comma 4 dell'articolo 4 prevede che, con decreto del Ministro dei lavori pubblici, oggi Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, «vengono definiti previa intesa in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge gli indirizzi e i contenuti del programma di cui al comma 1 e le modalità di attribuzione e erogazione dei finanziamenti»;
con il decreto ministeriale 27 dicembre 2001, n. 2522 (di seguito anche il «decreto») sono stati definiti, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, i contenuti del programma innovativo in ambito

urbano denominato «contratti di quartiere II» e inizialmente previsto il cofinanziamento da parte delle Regioni nella misura del 35 per cento a fronte del restante 65 per cento facente capo ai fondi dello Stato;
il decreto, secondo la previsione delle norme di cui alla legge n. 21/2001, detta le linee guida per la realizzazione del programma ed è stato adottato nella perfetta osservanza della sequenza procedimentale indicata dal predetto articolo 4;
con la sua emanazione s'è completato il procedimento indicato dalla norma, cosicché con gli atti successivi tendenti alla sua mera attuazione si sono posti in essere null'altro che provvedimenti meramente consequenziali ed applicativi;
conseguentemente, non è stata indetta alcuna Conferenza Stato-Regioni per l'adozione del decreto ministeriale 30 dicembre 2002, con il quale sono state, tra l'altro, ripartite le risorse destinate al programma in questione, nonché fissata la contribuzione finanziaria delle regioni e province autonome al programma medesimo;
il decreto ministeriale 22 luglio 2002 indicava perentoriamente il termine del 30 settembre 2003, per la predisposizione e approvazione da parte delle Regioni dei relativi bandi regionali a seguito della avvenuta adesione finanziaria al programma innovativo che qui occupa;
con il decreto ministeriale 8 marzo 2006 dal titolo «Completamento del Programma innovativo in ambito urbano - contratti di quartiere II» sono state approvate le disposizioni per il completamento del programma «essendo state esaurite le procedure (dei) sopra citati bandi»;
così come avveniva per i decreti ministeriali 22 luglio 2002 e decreto ministeriale 30 dicembre 2002, non veniva convocata la Conferenza Stato-Regioni;
infatti, il decreto ministeriale 8 marzo 2006 conseguiva solo e semplicemente dalla nota della Cassa Depositi e Prestiti del 7 settembre 2005, n. 102229, con la quale ci si limitava ad accertare che residuavano fondi non spesi per una disponibilità della somma di euro 311.455.371,216;
il Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro per gli affari regionali, adottava il provvedimento testé citato impiegando le risorse residue con le medesime regole preventivamente fissate con il decreto in ragione della «opportunità di procedere al completamento del programma "contratti di quartiere II" pervenendo alla piena utilizzazione delle risorse ad esso destinate»;
l'articolo 2, a proposito delle modalità di presentazione da parte dei comuni delle domande, afferma che le medesime «sono ripetute nell'avviso che forma parte integrante del presente decreto (allegato 1)»;
infatti, l'allegato 1) riporta pedissequamente le previsioni, già contenute nel precedente bando allegato al decreto ministeriale 30 dicembre 2002 con lievi differenze, quali il titolo dell'articolo 1 che reca la dizione «completamento del programma contratti di quartiere II» e la sostituzione nel corpo del provvedimento del soggetto «programma» con «progetto», espressione che appare più idonea a rappresentare un momento esecutivo applicativo di una disciplina in toto richiamata;
la regione Umbria impugnava il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti affidando la propria iniziativa giurisdizionale a due motivi «Violazione falsa applicazione dell'articolo 4, comma 4, legge n. 21 del 2001» ed «Eccesso di potere per irragionevolezza, contraddittorietà, illogicità manifesta, carenza assoluta di motivazione, eccesso di poter per sviamento»;
in sede cautelare, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio sospendeva l'efficacia dell'atto impugnato;

numerosi Comuni interessati avanzarono parimenti ricorso al TAR del Lazio per vedere salvaguardati i propri diritti e contrastare la sospensione delle procedure;
gli intervenienti Comuni, avevano infatti fatto legittimo affidamento sul decreto impugnato, sicché orientarono le proprie risorse finanziarie per la progettazione delle opere pubbliche relative;
altresì, i Comuni intervenienti, in conseguenza della programmazione operata assumevano obblighi consistenti nell'affidamento di incarichi professionali ed impegnavano la propria struttura organizzativa e burocratica ai fini della realizzazione di quanto progettato;
in ragione del provvedimento cautelare si trovano ora nell'impossibilità di realizzare quanto programmato nell'interesse della collettività ed a dovere fare fronte agli impegni assunti, nonché, nella ipotetica possibilità di vantare una futuribile escussione risarcitoria nei confronti del Ministero per i danni patiti e conseguenti alla controversia in essere;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, come da nota stampa del 29 aprile 2007, ha «chiesto all'Avvocatura dello Stato di continuare il giudizio, ma di assumere il torto, in modo da risolvere il problema»;
i Comuni intervenienti richiesero l'apertura di un tavolo politico di intesa ed il Ministero rispose di poter valutare il confronto solo dopo l'esito del giudizio di merito del TAR Lazio -:
se non ritenga, a fronte di quanto sopra esposto, di giungere ad una definizione diversa rispetto all'esito incerto del contenzioso in essere ed evitare quindi la possibile richiesta risarcitoria non solo dei Comuni interevenienti nel ricorso avanti al TAR Lazio di cui al RGN 5147/06, ma bensì di tutti gli oltre ottocento comuni italiani partecipanti al decreto ministeriale 8 marzo 2006.
(4-03810)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Ministero delle infrastrutture, successivamente all'ordinanza del Tar Lazio di sospensione del decreto ministeriale 8 marzo 2006, concernente il «Completamento del programma innovativo in ambito urbano contratti di quartiere II», ha attivato numerosi incontri, a livello tecnico, con i soggetti interessati al fine di giungere ad una possibile soluzione delle problematiche connesse alla procedura concorsuale che potesse tenere conto degli interessi dei diversi soggetti coinvolti. È da evidenziare, in ogni caso, che gli esiti di tali riunioni non hanno consentito di individuare percorsi procedurali condivisi tra le diverse parti.
Si rappresenta, infine, che il 10 ottobre 2007, presso il Tar Lazio si è svolta la discussione di merito del ricorso presentato dalla regione Umbria.
Ciò posto, il Ministero resta in attesa del deposito della sentenza del Tar per conoscere le decisioni assunte nel merito riservandosi, al contempo, l'individuazione di possibili soluzioni da definire, in ogni caso, previa intesa in sede di conferenza Stato-Regioni.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a pagina 23 del quotidiano Corriere della Sera dello scorso 1 febbraio 2007 in un lungo articolo a firma del noto giornalista Magdi Allam viene illustrato come gli Imam delle moschee di Centocelle (Roma), Varese e Jenner di Milano abbiano risposto ad una coppia di coraggiosi giornalisti che - per realizzare un servizio per la trasmissione «Controcorrente» su Sky tg24 - si sono ad essi presentati sotto le mentite spoglie di «islamicamente corretti»;
dall'articolo e dalla trasmissione si apprendono elementi gravi per la sicurezza

pubblica, in evidente spregio per le leggi italiane e per la nostra stessa Costituzione e soprattutto uno sleale rapporto con le istituzioni e le altre religioni professate nel nostro paese, se non una vera e propria istigazione a violarne lo spirito e la norma;
è grave a giudizio dell'interrogante che persone che godono di aiuti e riconoscimenti da parte dello Stato si esprimano in questi termini con persone ad esse sconosciute, lasciando immaginare che ancora più gravi possano essere discorsi ed atteggiamenti nei confronti di affiliati o correligionari ben noti agli stessi Imam -:
quali iniziative intenda prendere il Ministro per una verifica di quanto venga trasmesso dai predetti Imam nelle proprie sedi religiose e quali provvedimenti di ordine pubblico si intendono prendere in presenza di reati o di pericolo di reati;
se sia o meno in essere oggi un monitoraggio delle moschee italiane e soprattutto di quelle che più possano essere contigue a fenomeni di integralismo islamico, copertura o fiancheggiatura di elementi terroristici;
quale sia il giudizio del Ministro sulle iniziative in essere con le Comunità islamiche per emarginare elementi pericolosi ed in particolar modo come venga giudicata la presenza delle rappresentanze di gruppi come l'UCOII in seno alla Consulta islamica con riferimento alla loro attività sul territorio.
(4-02479)

Risposta. - I centri culturali islamici di Milano, viale Jenner e Varese, via Giusti, negli ultimi anni, nel corso di inchieste giudiziarie condotte sul terrorismo internazionale si sono più volte evidenziati come centri di aggregazione ad alto rischio ove gravitano stranieri di religione islamica le cui idee si attestano su posizioni estreme e radicali.
L'Imam di viale Jenner è il cittadino egiziano Arman Ahmed el Hisiny Helmy,
alias Abu Imad, regolarmente soggiornante nel nostro territorio, già coinvolto in passato in inchieste concernenti l'islamismo radicale, è attualmente imputato presso l'8a sezione penale del tribunale di Milano per un'ipotesi di associazione per delinquere, ricettazione ed altro e presso la 2a Corte d'Assise di Milano per un'ipotesi di associazione per delinquere semplice (articolo 416 codice penale), aggravata dalla finalità di terrorismo.
Negli ultimi anni alcuni rappresentanti della comunità religiosa islamica milanese di viale Jenner, anche grazie alla pressione esercitata dagli organi investigativi e di intelligence sono stati arrestati, condannati e soprattutto, per coloro che sono stati ritenuti legati ad organizzazioni terroristiche internazionali è scattato il provvedimento di espulsione dal territorio nazionale.
Ad oggi, comunque, la comunità islamica che frequenta il centro milanese di viale Jenner è da ritenersi più conciliante e collaborativa, aperta al dialogo con le istituzioni.
Il responsabile della cosiddetta moschea di Varese, sita in via Giusti, è il cittadino marocchino Khachia Brahim residente in Italia dal 1989, titolare della carta di soggiorno.
Lo stesso non svolge a pieno titolo, ma solo in via saltuaria, le funzioni di Imam all'interno del luogo di culto varesino e peraltro non riscuote un ampio consenso tra i vertici della comunità stessa.
Si soggiunge, inoltre, che da diversi anni è in atto da parte degli organi di polizia una mirata attività info-investigativa finalizzata a monitorare la presenza, specie nei luoghi di culto, di stranieri contigui a formazioni terroristiche internazionali.
Nessuna delle comunità sopra menzionate gravita, comunque, nel circuito dell'UCOII (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia).
Per quanto attiene infine l'attività svolta dalla comunità islamica presso la moschea «al Huda», ubicata a Roma in via dei Frassini, presieduta dal cittadino tunisino Mohamed Ben Mohamed, affiliata all'Ucoii, non risulta sino ad oggi che abbia posto in essere alcun atto di fanatismo o espressioni religiose di estremismo volte

a condizionare la serena convivenza con i cittadini residenti.
Vero è che questi ultimi hanno lamentato, più volte, alcuni disagi ma legati soltanto all'eccessivo afflusso di frequentatori nei locali della cosiddetta moschea, che peraltro ospita anche l'Associazione culturale islamica.
Si precisa che recentemente, in relazione alla delicata situazione politica medio-orientale, sono stati opportunamente potenziati e intensificati mirati servizi di prevenzione volti ad assicurare il mantenimento dell'ordine pubblico e ad impedire eventuali atti o condotte che confliggano con le leggi del nostro paese.
Come è ormai noto, alle misure di prevenzione e talvolta a quelle di natura repressiva, quando vengono accertati fatti legati ad azioni criminali o terroristiche, devono essere affiancate tutte le operazioni volte a facilitare e favorire l'integrazione degli immigrati di qualsiasi gruppo o comunità facciano parte.
A tal proposito il Ministro Amato già dal mese di giugno dello scorso anno ha sostenuto l'idea di elaborare una «Carta dei valori, della cittadinanza e dell'integrazione», il cui obiettivo è quello di enunciare valori e principi validi a coloro che desiderano risiedere stabilmente in Italia, nel pieno rispetto delle regole e delle leggi.
La «carta dei valori» redatta secondo i principi della Costituzione italiana e delle principali carte europee e internazionali dei diritti umani, si sofferma in modo particolare su quei problemi che si pongono all'attenzione delle società occidentali legati al tema dell'immigrazione e della cultura multietnica.
Il decreto varato il 15 giugno 2007 si muove proprio in questa direzione, orienta infatti i criteri sui quali devono basarsi i rapporti tra le diverse comunità sempre e comunque nella prospettiva dell'integrazione e della coesione sociale.
Ovviamente la «Carta dei valori» non ha potere vincolante o di atto normativo, ma è sicuramente uno strumento che può accompagnare il processo di integrazione e il percorso per la cittadinanza di molti immigrati di qualsiasi etnia o credo religioso che intendano integrarsi nella nostra comunità, nel rispetto delle regole del nostro paese, pur conservando le proprie radici culturali e religiose.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è franata la strada regionale della Valle Anzasca interrompendo ogni collegamento con Macugnaga e gli altri comuni della valle bloccando, per un tempo presunto di alcune settimane, ogni collegamento;
ciò porterà ad ulteriori problemi per queste località già in passato oggetto di delicate situazioni all'attenzione della Protezione civile e con gravi danni per il turismo e ogni forma di sviluppo economico;
si impongono interventi immediati ed urgenti per risolvere il problema del raggiungimento delle località bloccate;
nelle scorse settimane è stata presentata l'ipotesi della realizzazione di un «tunnel alpino» che possa collegare Macugnaga con altre valli intorno al Monte Rosa;
la manutenzione della strada regionale è ancora affidata, per convenzione, all'Anas -:
se non si ritenga indispensabile assumere iniziative, anche normative, urgenti per stanziare immediatamente una somma di almeno duemilionicinquecentomila euro per il rilancio di immagine della località;
quale sia l'opinione del Governo in merito al progettato tunnel alpino e se si stia effettivamente prendendo in considerazione questa ipotesi per la realizzazione del tunnel e in quali tempi e con quali finanziamenti.
(4-03606)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Il movimento franoso, verificatosi nei giorni 4 e 5 maggio 2007, ha interessato la strada regionale della Valle Anzasca, in provincia di Verbano Cusio Ossola ed ha provocato l'interruzione dei collegamenti tra il comune di Macugnaga e gli altri comuni della valle.
A seguito di tale evento la regione Piemonte, con una nota del 7 giugno 2007, ha inoltrato la richiesta per la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992.
Sulla base dell'istruttoria tecnica effettuata dal Dipartimento della protezione civile è emerso che il fenomeno franoso ha interessato la strada regionale n. 549 di Macugnaga, causando l'interruzione del traffico veicolare ed il completo isolamento dei comuni di Macugnaga, Ceppi Morelli, Vanzone con S. Carlo, Bangio Anzino e Calanca Castiglione.
Tempestivamente la regione Piemonte ha realizzato alcuni interventi urgenti tra i quali la posa del ponte Bayle, un'infrastruttura provvisoria in funzione dal 16 maggio 2007, che ha consentito di ripristinare i collegamenti in valle.
La strada, peraltro, l'unica che collega la valle, è già stata interessata da dissesti. In particolare si ricorda il fenomeno franoso sul Mont Rubi, in prossimità di Ceppo Morelli, in seguito agli eventi alluvionali del 2000, che provocò la distruzione della strada, isolando Macugnaga per 40 giorni. Dopo tale evento fu costruita una deviazione che utilizza due ponti Bayle per attraversare l'Anza.
La regione Piemonte, per la messa in sicurezza della strada, stanziò 27 milioni di euro con i quali iniziò la progettazione degli interventi prioritari da realizzare sulla strada regionale n. 549 che, attraverso una convenzione, furono affidati alla provincia.
Inoltre, furono stanziati altri 32 milioni di euro per la realizzazione della galleria a Ceppo Morelli, crollata dopo la frana del 2000.
Per quanto riguarda il movimento franoso del maggio scorso, dal 30 aprile al 4 maggio 2007, sono state registrate precipitazioni nelle province di Torino, di Biella e di Verbano Cusio Ossola, risultate più intense nei giorni 2 e 4 maggio 2007.
Il Centro funzionale della regione Piemonte, nel bollettino d'allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico, emesso in data 1o maggio 2007, ha individuato situazioni di moderata criticità per piogge localizzate mentre, nel Bollettino emesso il successivo 2 maggio, ha previsto la possibilità di effetti al suolo di criticità ordinaria dovuta ai temporali.
Nella zona di allerta «Piem A», nella quale sono compresi i comuni oggetto della richiesta dello stato di emergenza, sono stati registrati valori giornalieri dell'ordine di 75 millimetri e precipitazioni nevose al di sopra dei 2300 metri di altezza.
Durante l'evento sono stati segnalati danni idrogeologici, in particolare nel pomeriggio del 4 maggio 2007, al chilometro 7+400 della strada regionale n. 549 della Valle Anzasca, tra l'abitato di Castiglione e quello di Molini, dove si è verificata una frana che ha provocato una voragine, interessando la sede stradale con conseguente interruzione della viabilità e l'isolamento dei comuni di Macugnaga, Ceppo Morelli, Vanzone con S. Carlo, Bangio Anzino e Calanca Castiglione, raggiungibili solo attraverso una mulattiera o con l'elicottero.
A seguito dell'evento franoso e in relazione alla nota della regione Piemonte del 31 luglio 2007, è stata ravvisata la necessità di provvedere alla realizzazione, in termini di somma urgenza, di interventi infrastrutturali finalizzati al definitivo superamento del contesto emergenziale ed alla rimozione delle situazioni di pericolo provocate dal crollo del muro stradale di sostegno.
Pertanto, è stato dichiarato, fino al 30 aprile 2008, lo stato di emergenza ai sensi della legge n. 225 del 1992 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2007.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
in Argentina vengono pagate le pensioni INPS a decine di migliaia di nostri connazionali;
fino a pochi mesi fa tali pensioni erano fisicamente pagate agli aventi diritto dalla Banca Nazionale del Lavoro (BNL) che avrebbe trattenuto una commissione bancaria di circa l'1 per cento;
questa trattenuta sarebbe stata effettuata per molti anni;
recentemente la BNL è stata sostituita dalla banca ITAU suscitando molte proteste da parte dei pensionati perché questo istituto è poco presente nel paese -:
se la commissione richiesta dalla BNL fosse conforme alla legge e nota all'INPS;
se non lo fosse, quali iniziative siano state intraprese per indennizzare gli aventi diritto e nei confronti di questa banca;
per quali motivi sia stata scelta la banca ITAU per il pagamento delle pensioni INPS e se l'istituto sia a conoscenza che in Argentina molti connazionali hanno protestato per questa scelta segnalando la questione anche alle nostre autorità consolari.
(4-04290)

Risposta. - In relazione a quanto richiesto dall'interrogante sul pagamento delle pensioni Inps ai connazionali residenti in Argentina, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Dal 1o maggio 2007 il pagamento delle pensioni ai beneficiari residenti all'estero è stato aggiudicato, tramite bando di gara, all'Istituto centrale delle banche popolari italiane (ICBPI), che in Argentina opera tramite l'Istituto bancario Itaù.
Per garantire una migliore copertura territoriale e raddoppiare il numero complessivo degli sportelli, il Banco Itaù ha perfezionato un accordo con il Banco Patagonia. Inoltre, nella provincia di Buenos Aires il Banco Patagonia utilizza alcune filiali del Banco Provincia Buenos Aires, nell'area della Mesopotamia e nelle regioni limitrofe si serve di Banche del gruppo Eskenazi (Banco de Entre Rios, Banco de San Juan e Banco de Santa Cruz) e in altri casi particolari fa ricorso al Banco Nacion Argentina.
La Convenzione tra l'Inps e l'Istituto delle Banche Popolari prevede l'esclusione di ogni commissione a carico del pensionato. Rimangono naturalmente escluse dall'accordo le commissioni bancarie per il cambio di valuta, nel caso in cui il connazionale voglia ricevere la pensione in dollari, visto che le pensioni per i connazionali all'estero sono erogate in euro, come avviene per i cittadini residenti in Italia.
Diverso è il caso della commissione bancaria dell'1 per cento trattenuta dalla Banca Nazionale del Lavoro prima del maggio 2007. Il precedente sistema, infatti, non prevedeva l'esclusione della commissione, che era quindi legittima e nota all'Inps.

Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.