Allegato B
Seduta n. 251 del 28/11/2007

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

MONTANI e ALLASIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'incentivazione alla prescrizione e all'uso di farmaci generici, con principio attivo scaduto, rappresenta una condivisibile strategia di contenimento dei costi farmaceutici a carico del Servizio sanitario nazionale;
attualmente la spesa a carico del SSN riferita a farmaci a base di Omega 3 (farmaco indicato nella prevenzione secondaria dell'infarto ed in grado di ridurre il tasso ematico di trigliceridi) risulterebbe di circa 85 milioni di euro annui;
l'immissione in commercio di farmaci generici a base di Omega 3 genererebbe un

risparmio per il SSN di circa 25 milioni di euro annui, pari al 30 per cento dell'attuale esborso annuale;
da settembre 2005 risultano giacenti presso l'AIFA quattro richieste di autorizzazione all'immissione in commercio di farmaci generici a base di Omega 3, che alla data odierna non risultano essere state evase -:
quali azioni il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di verificare le ragioni di tale ritardo dell'AIFA nel rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio dei farmaci generici a base di Omega 3, nella consapevolezza che tale inerzia comporta costi ingiustificati per il SSN e comunque non offre ai medici e agli assistiti la possibilità di scegliere tra farmaci equivalenti.
(5-01817)

CANCRINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in previsione dell'applicazione del decreto legislativo n. 230 del 1999 che regolamenta il passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero della giustizia al Ministero della salute gli esperti psicologi ex articolo 80 non sono previsti in tale passaggio;
la motivazione data dal Ministero della giustizia, in una riunione ufficiale con i rappresentanti degli psicologi penitenziari, a questa scelta si basa sulla esclusione degli psicologi dall'area sanitaria del carcere, prevedendo il trasferimento solo per le funzioni sanitarie e specialistiche rappresentate da medici, infermieri, psichiatri e tecnici della riabilitazione;
gli psicologi penitenziari dal punto di vista amministrativo sono sempre rientrati nell'area trattamentale e non nell'area sanitaria pur svolgendo nell'esercizio delle loro funzioni all'interno del carcere compiti di carattere sanitario quali attività clinico-diagnostica, di sostegno psicologico e di riabilitazione per il detenuto;
la finalità del decreto legislativo n. 230 del 1999 è di considerare la salute sia psichica che fisica del soggetto detenuto al pari di qualsiasi cittadino e l'attività degli psicologi penitenziari è principalmente rivolta a garantire la salute psichica del detenuto svolgendo funzioni di natura sanitaria come stabilito dell'articolo 1 dell'Ordinamento della professione di Psicologo -:
quali interventi il Ministro intenda attuare affinché gli psicologi penitenziari non vengano esclusi nel passaggio della medicina penitenziaria al Ministero della salute e le loro competenze vengano riconosciute nell'area sanitaria valorizzando l'importante risorsa e funzione che svolgono all'interno del circuito penitenziario per garantire la salute psichica del detenuto in una realtà complessa quale quella penitenziaria.
(5-01818)

SMERIGLIO e DIOGUARDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con le Note AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) si pongono delle limitazioni alla prescrizione, a carico del Sistema Sanitario Nazionale, delle varie categorie di farmaci;
in pratica alcuni farmaci sono gratuiti, cioè in Fascia A solamente in alcune condizioni patologiche individuate appunto in tali note e il medico prescrittore è obbligato al rispetto di quanto previsto;
con le ultime Note, entrate in vigore dal 25 gennaio 2007, la CUF ha deciso di limitare l'uso di farmaci utili per trattare pazienti con dolore neuropatico, cioè il dolore derivante da disfunzionamento/lesione delle strutture nervose, periferiche o centrali (lesioni traumatiche di nervo, lesioni causate da interventi chirurgici, radicolopatie da ernia discale, malattie del midollo spinale come la sclerosi multipla, i traumi o gli infarti spinali o celebrali);
in particolare la rimborsabilità vale ora solo per i pazienti con neuropatia

diabetica, herpes zoster e dolore oncologico, rimangono esclusi tutti i numerosi pazienti con dolori neuropatici di altra origine come i dolori neuropatici centrali ed i dolori da neuropatie periferiche con cause differenti (ad esempio tossica, carenziale, eccetera);
in particolare con la Nota 4 è stato ristretto l'utilizzo del gabapentin e del pregabalin nel dolore neuropatico e nella Nota 3 è stato limitato anche l'uso di un altro antidolorifico, il tramadolo;
con tali limitazioni si è di fatto interrotta la possibilità di cura per molti pazienti che sono spesso invalidi e non autosufficienti e perciò particolarmente bisognosi anche economicamente;
non va dimenticato, infatti, che studi epidemiologici sulla cura del dolore in Europa, pubblicati nel 2006 sul European Journal of Pain ( volume 10: pagine 287-333) dimostrano che il dolore cronico colpisce circa 5 milioni di cittadini ogni anno in Italia (stima derivata dalla percentuale del 26 per cento di persone che riferiscono di soffrire di dolore cronico su un campione di 3.849 cittadini intervistati) e che almeno il 20 per cento di questi è colpita da un dolore neuropatico ed ha necessità di queste terapie;
è utile ricordare che la stesura delle Note, per quanto necessarie e significative, non modificano né possono modificare le informazioni contenute nella scheda tecnica delle singole specialità medicinali, inoltre le Note AIFA non hanno valore retroattivo e quindi non incidono sui trattamenti iniziati precedentemente e fino al successivo controllo da parte del medico o della struttura specialistica -:
se non ritenga necessario ed urgente, alla luce di quanto sopra esposto, abrogare la Nota 4 che, limitando la rimborsabilità di farmaci specifici per il trattamento del dolore neuropatico, è in contrasto con il principio costituzionale del diritto universale alla Salute ed al principio di equità tra chi può permettersi di pagare e chi no, al fine di restituire la necessaria serenità e la pari dignità. a tutti colore che, avendo dolori neuropatici, sono già sottoposti ad enormi sofferenze.
(5-01819)

DI VIRGILIO e BOCCIARDO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
alcune malattie minori della pelle rientrano nella categoria delle malattie rare dermatologiche come:
a) epidermolisi bollosa ereditaria;
b) ittiosi e disturbi di cheratinizzazione correlati;
c) xeroderma pigmentoso;
d) displasie ectodermiche;
e) nevi congeniti giganti;
qualora i cittadini affetti da tali malattie, quando si manifestino riacutizzazioni o complicanze, venissero ricoverati in reparti dermatologici specialistici, questi ricoveri - sarebbero considerati incongrui, con la conseguenza di un'assurda politica del risparmio nell'assistenza o di un assurdo indebitamento delle amministrazioni ospedaliere che se ne facciano carico -:
quando il Ministero della salute deciderà vista la drammaticità della situazione, di classificare le suddette patologie dermatologiche come malattie maggiori della pelle riconoscendo loro una maggiore e meritata dignità patologica, e quindi una facilitazione di ordine sia tecnico che economico (con un DRG più congruo) nella fornitura di una adeguata assistenza.
(5-01820)

PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo l'articolo 1 comma 2 dell'ordinanza del Ministero della salute del 4 maggio scorso (Misure urgenti in materia di cellule staminali da cordone ombelicale) «è sempre consentita la conservazione di sangue da cordone ombelicale donato per uso allogonico e fini solidaristici»;

secondo l'articolo 1, comma 7, «è vietata l'istituzione di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private anche accreditate ed ogni forma di pubblicità alle stesse connessa». In Italia non si può conservare per uso autologo il cordone ombelicale se non in casi specificatamente previsti, il comma 4 dell'articolo 1 prevede che la conservazione autologa è prevista solo per «famiglie ad alto rischio di avere ulteriori figli affetti da malattie geneticamente determinate»;
all'articolo 4 della stessa ordinanza si disciplina la procedura per permettere la conservazione autologa del cordone ombelicale presso banche estere. Al comma 2 dell'articolo 4 si legge: «l'autorizzazione all'esportazione, ai fini della conservazione, di campioni di sangue cordonale autologa è richiesta al Ministero della salute, dai soggetti, diretti interessati che, preso atto dei contenuti della presente ordinanza, e non ricorrendo le condizioni di cui all'articolo 1, commi 3 e 4, previo counselling con li Centro Nazionale Trapianti, e previo accordo con la Direzione Sanitaria sede del parto, decidano di conservare detti campioni a proprie spese presso banche operanti all'estero» -:
dal settembre 2006 all'ottobre 2007: quanti cordoni sino stati prelevati e conservati per uso allogenico a fini solidaristici e, a quale costo a carico del SSN quante autorizzazioni il ministero della salute abbia concesso per la conservazione autologa dei cordoni all'estero a seguito del counselling con il Centro Nazionale Trapianti e quante in Italia, nei casi previsti dal comma 4 dell'articolo 1 dell'ordinanza.
(5-01821)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) decideva di sperimentare sull'uomo un vaccino anti-AIDS basato sulla proteina ricombinante HIV-1 TAT, responsabile la dottoressa Barbara Ensoli nella sua qualità di direttrice del reparto AIDS dell'ISS;
la TAT è una proteina regolatoria «chiave» del virus HIV-1, prodotta in fase precoce, subito dopo l'infezione, indispensabile per la successiva espressione dei geni virali, per la trasmissione del virus da cellula a cellula e per la progressione della malattia. L'efficacia di un vaccino anti-AIDS basato sulla proteina regolatoria TAT di HIV-1 aveva precedentemente dimostrato di indurre una risposta in grado di controllare l'infezione da HIV-1 nel modello della scimmia;
nel 2003 furono avviati due protocolli di sperimentazione sull'uomo: P-001 che prevedeva l'arruolamento complessivo di 32 volontari adulti sani non infettati da virus HIV-1 e T-001 che prevedeva l'arruolamento complessivo di 56 volontari adulti infettati dal virus HIV-1. La durata di ciascuno studio doveva essere di 24 settimane (6 mesi) e per entrambi vigeva l'obbligo del doppio cieco (nella procedura denominata doppio cieco entrambi, il medico che somministra e il paziente che assume il farmaco, non conoscono il trattamento applicato. Ciò al fine di evitare che i risultati della ricerca vengano influenzati dalla consapevolezza del trattamento assegnato o ricevuto. Tale modalità, evitando che sia noto se si è assunto o somministrato un farmaco piuttosto che un placebo, costituisce il livello di neutralità più rigoroso);
in un verbale dell'11 luglio 2005, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) incaricata dell'ispezione sugli studi clinici svolti dichiarava che durante l'ispezione erano state riscontrate 7 deviazioni critiche e 3 deviazioni maggiori, tutte di competenza del promotore della sperimentazione ossia l'ISS;
in particolare due deviazioni critiche riguardavano l'interruzione dell'arruolamento dei soggetti in sperimentazione - in totale furono arruolati solo 47 volontari su 88 - senza aver acquisito il parere del

Comitato etico. Inoltre, altre due deviazioni critiche sempre relative ad entrambi i protocolli più due deviazioni maggiori riguardavano la mancanza presso il centro sperimentale dei dati originali di alcune analisi previste dal protocollo e fondamentali per lo studio. Altre deviazioni riguardavano la produzione dell'importazione del vaccino stesso. Il verbale si concludeva richiamando l'attenzione sulla necessità che l'interruzione anticipata dell'arruolamento dei volontari fosse connotata come emendamento sostanziale e come tale andava sottoposto alla valutazione del Comitato etico;
inoltre nel verbale risultava l'impossibilità da parte dei sanitari dello Spallanzani di inoculare nel 70 per cento dei volontari sani e nel 100 per cento dei volontari con infezione da HIV la dose prevista del vaccino pari ad 1 ml, pertanto gli sperimentatori non sono in grado ora di stabilire che il vaccino non sia tossico alle dosi inoculate in quanto esse non sono precisamente note. Si rileva da detto verbale che la difficoltà alla inoculazione del vaccino è stata attribuita ad un difetto della produzione e non ai medici sperimentatori;
in risposta ad una lettera del dottor Nello Martini (Direttore generale dell'AIFA), datata 26 luglio 2005, il professor Fernando Aiuti, immunologo all'Università La Sapienza nonché membro dell'équipe di sperimentatori del vaccino in questione, scrisse tra gli altri al dottor Martini, al professor Garaci (Presidente dell'ISS) e per conoscenza alla dottoressa Barbara Ensoli per ribadire alcuni rilievi del verbale dell'AIFA, in particolare l'interruzione anzi tempo della sperimentazione che aveva portato al dimezzamento dei soggetti volontari arruolati rispetto ai protocolli;
inoltre, accanto alle deviazioni riscontrate dall'AIFA il professor Aiuti rilevava personalmente che l'interruzione era avvenuta perché erano trascorsi i mesi previsti dallo studio senza che si fosse riusciti a raggiungere l'obiettivo prefissato di 88 volontari: il primo volontario era stato arruolato il 5 aprile 2004 per il protocollo P-001 e il 23 marzo 2004 per il protocollo T-001, entrambi gli studi dovevano durare 6 mesi, ma il 5 novembre 2004 l'arruolamento si fermò a 20 soggetti su 32 previsti per il protocollo P-001 e il 3 dicembre 2004 l'arruolamento si fermò a 26/56 soggetti per il protocollo T-001;
in più, dal momento che, al contrario, la dottoressa Ensoli sosteneva che gli obiettivi della sperimentazione erano stati raggiunti (a dispetto di quanto documentato dall'AIFA) ciò doveva interpretarsi come una violazione dell'obbligo del doppio cieco perché quando erano stati diffusi i risultati sulla sicurezza e immunogenicità l'ISS non doveva aver aperto il cieco perché non c'era stata alcuna approvazione etica né statistica dell'emendamento relativo all'interruzione dell'arruolamento in entrambi gli studi ovvero i risultati erano stati letti prima del termine previsto per la sperimentazione;
secondo il prof. Aiuti la diminuzione del numero dei soggetti arruolati ed in particolare quella dei soggetti con infezione HIV-1 avrebbe alterato profondamente ogni interpretazione statistica pertanto chiedeva ai responsabili dell'AIFA e ai responsabili statistici dell'ISS se riducendo del 50 per cento il numero dei soggetti arruolati si potessero ritenere validi i dati sulla sicurezza. Quanto descritto dal professor Aiuti risulta anche da una recente dichiarazione del professor Ferdinando Dianzani, attuale Presidente del Comitato Etico dell'IRCS Spallanzani ed allora anche Presidente della Commissione Nazionale per la lotta contro l'AIDS del Ministero della salute;
con riferimento alla fase II della sperimentazione, prevista in Sud Africa, sempre nella sua lettera il professor Aiuti chiedeva quale Comitato etico avrebbe autorizzato un'ulteriore sperimentazione nel continente africano, dati anche, tra gli altri, alcuni problemi tecnici di preparazione, conservazione e inoculazione del vaccino come descritti nella lettera sopra menzionata;
nonostante tali deviazioni e rilievi espressi a voce e per iscritto tanto in fase di

ispezione che di dibattito scientifico, l'ISS ha autorizzato comunque la dottoressa Ensoli a passare alla fase II in Sud Africa;
quanto agli effetti collaterali, secondo lo stesso scopritore del virus dell'AIDS, Robert Gallo, la Tat attiva usata dall'ISS è potenzialmente tossica (si legga intervista comparsa sull'Espresso del 22 novembre 2007). Inoltre, lo stesso Espresso denuncia che i risultati della sperimentazione non sono mai stati pubblicati su una rivista di rilievo scientifico internazionale, mentre si sarebbero verificati effetti collaterali gravissimi quali un caso di paresi facciale e un altro problema muscolare importante, come rivelato da Ferdinando Dianzani, presidente del Comitato etico dello Spallanzani di Roma, uno dei quattro centri dove si è svolta la sperimentazione;
le critiche non sono state effettuate soltanto dall'AIFA e dal professor Aiuti, ma anche da altri scienziati che hanno partecipato alla sperimentazione in fase I come il professor Adriano Lazzarin, direttore della Divisione Malattie Infettive dell'IRCS San Raffele di Milano. Tanto il professor Lazzarin che il professor Wigzell, scienziato svedese di fama internazionale, hanno dichiarato che la dottoressa Ensoli non ha risposto alle critiche scientifiche mosse in convegni internazionali ed ha addirittura minacciato di querelare il professor Aiuti se avesse fatto domande, cosa che poi è avvenuta nel maggio 2007;
quanto ai fondi, secondo varie fonti, tra cui la prestigiosa rivista scientifica Science (vol. 317 del 10 agosto 2007), in tutto sarebbero stati stanziati dal Governo italiano 52 milioni di euro, di cui 21 milioni di euro dal Ministero della salute per la sperimentazione in Italia e 31 milioni per un programma generale contro l'AIDS in Sud Africa, programma che include appunto anche la fase II della sperimentazione. Nessuno dei due fondi è stato sottoposto al sistema di peer-review che prevede la valutazione dei progetti da parte di referees/revisori anonimi, competenti nella materia scientifica del progetto e indipendenti dal proponente del progetto stesso. Grazie a questo metodo si assicura il buon uso delle risorse pubbliche, salvaguardando tanto la qualità e competitività scientifica (migliore scienza), quanto ovvi principi economici (miglior uso del denaro, miglior aspettativa di ricadute applicative), politici (pari opportunità, libertà della ricerca, trasparenza, sottrazione della pubblica amministrazione da pressioni indebite e conflitti di interesse), e di sviluppo e valorizzazione umana e sociale (tutte le cose precedenti insieme);
sul Sole 24 Ore di domenica 11 novembre si fa riferimento a quanto scritto nella rivista Science e allo stanziamento di 21 milioni di euro e di altri 31 per l'avvio della sperimentazione di Fase 2 del vaccino TAT. Il 18 novembre scorso, Enrico Garaci, presidente dell'ISS, sempre dalla pagine dello stesso quotidiano, replicando all'articolo dell'11 novembre, con una lettera ha dichiarato che: «le cifre meritano un'analisi e non una strumentalizzazione. Intanto i soldi stanziati finora sono stati sette milioni che verranno utilizzati per portare avanti la sperimentazione vaccinale di fase 2 in Italia e in Sudafrica, mentre un budget totale di circa 30 milioni di euro riguarda il «Programma di sostegno al Ministero della Sanità del Sudafrica per la realizzazione del programma Nazionale di risposta globale all'HIV/AIDS nelle zone di confine tra Sudafrica e Paesi circostanti e in regioni di sviluppo selezionate» -:
se i ministri interpellati non ritengano opportuno nel rispetto del principio di trasparenza ed equità spiegare:
a) per quale motivo è stato deciso di passare alla fase il della sperimentazione del vaccino TAT contro l'AIDS, nonostante siano state rilevate numerose deviazioni nonché in più sedi sia stata espressa preoccupazione sul rigore scientifico ed etico del progetto della dottoressa Ensoli e della sperimentazione in fase I;
b) quale sia l'esatto ammontare dei fondi stanziati per tale progetto: quindi 52 milioni di euro come scritto da Science (vol. 317 del 10 agosto 2007) e su Il Sole 24 Ore

(11 novembre 2007) o 37 milioni come affermato da Garaci nella lettera pubblicata sempre su Il Sole 24 Ore il 18 novembre e quale sia il decreto con cui sono stati disposti questi finanziamenti;
c) riguardo le dichiarazioni del professor Enrico Garaci, contenute sempre nella lettera del 18 novembre, in cui dichiara che una parte dei fondi serviranno a «costituire uno stabilimento per la produzione del vaccino HIV», se non si ritenga di chiarire nei termini precisi quale sia la parte di fondi destinata alla sperimentazione del vaccino in fase II e su quali dati si possa programmare la costruzione di uno stabilimento di produzione del vaccino HIV prima ancora di avere i risultati che il vaccino funzioni e che abbia superato le fasi II e III;
d) se la sperimentazione di un vaccino anti-AIDS in Africa rientri tra i progetti finanziabili con fondi del Ministero degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo;
e) se non sia comunque necessario sottoporre progetti di questa entità scientifica, etica e finanziaria al sistema della peer review, coinvolgendo nella valutazione dei progetti finanziati eminenti ricercatori internazionali e indipendenti allo stesso ISS.
(5-01825)

Interrogazioni a risposta scritta:

GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
recentemente si è aperta una polemica, riportata in particolare dal quotidiano La Padania, tra la direttrice della casa Circondariale Baldenich di Belluno, dott.sa Immacolata Mannarella, e l'assessora regionale alla sanità del Veneto, Francesca Martini, sulla scelta della responsabile della struttura carceraria di consentire ai detenuti transessuali di assumere gratuitamente gli ormoni per il cambiamento di sesso;
«Non si tratta di regalare farmaci perché qualcuno ce li chiede - ha dichiarato la direttrice dell'istituto - l'ottica è la tutela e non il peggioramento della salute di chi ha già iniziato delle cure». Secondo la dott.sa Mannarella, tagliare le dosi ormonali a chi già le assume «significherebbe creare una serie di gravi scompensi dal punto di vista fisico» che potrebbero compromettere seriamente la salute psicofisica dei detenuti in fase di transizione;
malgrado le motivazioni di carattere assolutamente sanitario addotte dalla direttrice della Casa Circondariale, l'assessore alla sanità del Veneto ha dichiarato che il progetto di assistenza alle persone detenute transgender sarà impedito entro breve dall'Ulss n. 1 che sottrarrà qualsiasi sostegno economico volto a coprire la spesa dei medicinali antiandrogeni, androgeni ed estrogeni naturali e coniugati, necessari per il mantenimento di tali cure, impedendo in questo modo la prosecuzione dell'esperimento della responsabile della struttura carceraria -:
se i Ministri non ritengano necessario e urgente a fronte di una situazione tanto complessa come quella carceraria non lasciare alla sensibilità personale dei direttori degli istituti di pena un tema tanto delicato come quello della salute e garantire, attraverso una direttiva specifica in materia, la somministrazione di quei medicinali necessari alla prosecuzione delle cure ormonali per i detenuti trangender secondo il dettato dell'articolo Art. 32. della Costituzione italiana che «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».
(4-05775)

MANCUSO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
circa 25.000 medici specializzandi prestano assistenza presso il Servizio Sanitario Nazionale senza una retribuzione

dignitosa e senza tutele contrattuali: infatti, la maggior parte di essi lavora più di 50 ore settimanali, con picchi superiori a seconda dell'incarico, e guadagna, al netto, poco meno di 800 euro al mese;
la legge 23 dicembre 2005 (Legge Finanziaria 2006), introducendo il «contratto di formazione specialistica», prevede che ai medici snecializzandi venga applicato un vero e proprio contratto di «formazione specialistica» e la posticipazione della trasformazione del loro rapporto di lavoro a partire dall'anno accademico 2006-2007;
il Governo ha accolto l'OdG della Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica, con cui si impegnava il Governo ad utilizzare le risorse finanziarie già stanziate per regolamentare la situazione dei medici specializzandi;
la circolare ministeriale 31 ottobre 2006, prot. 4149, emanata in attuazione del decreto legislativo n. 368 del 1999, modificato dalla legge n. 266 del 2005, prevede la stipula di un contratto di formazione specialistica in sostituzione della borsa di studio; ma non essendo ancora stato redatto il modello di contratto da applicare, la circolare specifica che fino a quando non sarà attuato il contratto si procederà, per tutti coloro che sono in formazione specialistica, al pagamento delle borse di studio. In realtà non tutte le Aziende Ospedaliere, né tutte le Università hanno recepito la suddetta circolare, affermando di attendere la pubblicazione dei contratti. Ne deriva una situazione di grave confusione, di vuoto legislativo, di disparità di trattamento da una sede universitaria all'altra e un ulteriore aggravamento dell'assenza delle tutele per i medici specializzandi;
il Ministero dell'università e della ricerca ha avviato da mesi l'iter per la pubblicazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, che dovrebbero portare all'attuazione del contratto di formazione specialistica ma, al momento, non vi sono garanzie né tempistiche certe; va considerato, inoltre, il grave ritardo nella pubblicazione del bando di concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione, che secondo il decreto ministeriale 2 marzo 2006 dovrebbe essere pubblicato ogni anno entro il mese di settembre; tale ritardo impedisce il regolare svolgimento dell'attività formativa delle scuole di specializzazione;
dei 25.000 medici specializzandi, circa 20.000 sono ancora trattati da borsisti (status decaduto con l'abrogazione del decreto legislativo n. 257 del 1991 dovuta all'entrata del decreto legislativo n. 368 del 1999), mentre i restanti 5.000 hanno firmato il nuovo contratto, ma in realtà non ne vedono ancora l'applicazione;
si calcola che siano stati stanziati circa 570 milioni di euro per i nuovi contratti secondo il nuovo trattamento economico, ma i Ministeri interessati e responsabili della ripartizione dei fondi agli atenei (tesoro e finanze, università e ricerca e salute) non hanno ancora assunto alcuna iniziativa in merito -:
se il Governo non ritenga opportuno ed urgente intervenire al fine di regolamentare la situazione dei medici specializzandi, dando attuazione al contratto di formazione specialistica in virtù del decreto legislativo n. 368 del 1999 e, quindi, provvedere alla pubblicazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-05780)