Allegato B
Seduta n. 231 del 25/10/2007

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la Risoluzione ONU 2758, adottata il 25 ottobre 1971, sul tema della rappresentanza cinese in seno alle Nazioni Unite, non definisce Taiwan una provincia della Repubblica popolare cinese, non riconosce la sovranità del governo di Pechino sull'Isola né, in alcuna sua parte, cita Taiwan;
dal 1949 la realtà è che Taiwan, di fatto e di diritto, è uno Stato indipendente e sovrano, con legittime istituzioni tutte elette democraticamente in libere e pluralistiche elezioni;
da molti anni, in alcune organizzazioni internazionali quali il WTO, il Comitato Olimpico, l'APEC, la ADB, ecc., si sono applicate pragmatiche soluzioni che consentono a Taiwan di partecipare a pieno titolo alle attività delle menzionate organizzazioni;
l'esclusione di Taiwan dall'ONU e dalle sue Agenzie specializzate - imposta soltanto per volontà del governo di Pechino - è irrealistica, anacronistica e ingiusta poiché continua a privare i 23 milioni di cittadini taiwanesi del diritto, e dei relativi doveri, di condividere con tutti i popoli del Mondo le responsabilità nella massima organizzazione internazionale fondata proprio su quel principio di universalità che è mutilato dalla impedita partecipazione del popolo taiwanese;
tale esclusione di Taiwan rappresenta una assurda apartheid politica, in palese contraddizione con i diritti umani e con i principi di universalità proclamati dalla Carta fondamentale delle Nazioni Unite,

impegna il Governo

ad attivarsi in sede di Unione europea e di ONU per affrontare realisticamente e urgentemente il problema della partecipazione di Taiwan all'ONU e alle sue Agenzie specializzate.
(1-00240)
«Campa, Zanotti, Paroli, Tolotti, Bertolini, Giorgio Conte, Porcu, Buonfiglio, Licastro Scardino, Goisis, Germontani, Prestigiacomo, Moroni, Verro, Capitanio Santolini, Contento, Briguglio, Cosenza, Lo Presti, Dell'Elce, Tondo, Antonio Pepe, Frassinetti, Angeli, Barani, Barbieri, Bernardo, Biancofiore, Bono, Bosi, Buontempo, Catone, Ceroni, Colucci, Giulio Conti, D'Elia, De Corato, Di Centa, Fedele, Filippi, Franzoso, Garagnani, Garavaglia, Lenna, Lucchese, Marcazzan, Mazzaracchio, Mazzocchi, Mellano, Migliori, Mistrello Destro, Moffa, Paoletti Tangheroni, Patarino, Pedrizzi, Cirino Pomicino, Razzi, Romagnoli, Romele, Rosso, Uggè, Santori, Ulivi, Widmann, Zacchera, Zanella, Zanetta».

La Camera,
premesso che:
il Ministro Di Pietro, intervenendo in merito alle richieste di chiarimento avanzate dal Commissario europeo Charles McCreevy sulle concessioni autostradali, ha dichiarato testualmente: «se un giorno Bruxelles che ci chiede tutte queste spiegazioni ci potesse anche dire chi gli manda tutte le veline ci farebbe un favore»;
questa dichiarazione non solo è eccessiva ma, sicuramente, non in linea con il codice di comportamento che dovrebbe regolare i rapporti tra istituzioni,

ed in particolare tra un Ministro di uno Stato membro ed un Commissario della Unione europea;
l'Unione europea rappresenta e difende gli interessi dell'Europa nel suo complesso, sovrintende all'attuazione delle politiche UE negli Stati membri e vigila sul rispetto della legislazione e dei trattati europei;
la procedura d'infrazione della UE non è, come, invece, asserisce sostanzialmente l'ex PM, Antonio Di Pietro, frutto di un complotto di non si sa chi ai danni del Ministro (come riportato sul quotidiano Libero Mercato del 12 ottobre del 2007);
il Ministro Antonio Di Pietro, invece di polemizzare in modo improprio con la Commissione europea, dovrebbe riflettere, piuttosto, sull'ormai chiaro fallimento del suo operato come Ministro delle infrastrutture, in quanto dopo diciotto mesi di Legislatura ha solo sottoscritto accordi di programma senza far procedere concretamente i lavori autostradali in un Paese con infrastrutture autostradali e stradali fortemente congestionate;
non si può scadere in forme così anomale di comportamento a livello di Governo, soprattutto quando è in gioco non solo l'immagine del Paese ma anche la trasparenza dei rapporti tra i vari protagonisti di una tematica, come quella delle concessioni autostradali, su cui, finora, la dialettica su scala nazionale e comunitaria non era mai caduta in logiche di schieramento;
appare strano ed al tempo stesso preoccupante che il Ministro Di Pietro parli di «veline» inviate alla Unione europea;
appare davvero strano che il Ministro Di Pietro dubiti della correttezza di un Commissario come Charles McCreevy,

impegna il Governo

ed in particolare il Presidente del Consiglio Romano Prodi, già Presidente per cinque anni della Commissione europea, ad intervenire immediatamente formulando le scuse nei confronti del Commissario europeo Charles McCreevy nonché ad una puntuale applicazione dell'articolo 5, comma 2, lettera d) della legge n. 400 del 1988 («Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri») secondo cui il Presidente del Consiglio concorda con i ministri interessati le pubbliche dichiarazioni che essi intendano rendere ogni qualvolta, eccedendo la normale responsabilità ministeriale, possano impegnare la politica generale del Governo.
(1-00241)
«Leone, Lupi, Stradella, Uggè».

La Camera,
premesso che:
il problema delle crisi idriche si ripropone periodicamente nel nostro Paese; la riduzione significativa delle riserve idriche nei Paesi industrializzati è da attribuire sia ad un cambiamento climatico, riguardante tutto il globo e, quindi, anche i paesi non industrializzati, sia ad una cattiva gestione delle acque a disposizione, con relativi sprechi e sperperi;
l'Italia è un Paese ricco d'acqua, ma, negli ultimi 15 anni, è stata colpita da 5 alluvioni e 4 siccità. Questi stati di crisi sono continui ed ormai cronicizzati ed il nostro sistema di gestione idrico è ormai al collasso;
il nostro Paese vive di industria, agricoltura e turismo e tutte e tre le voci sono fortemente vincolate dall'uso dell'acqua;
il problema investe, ormai, non solo il sud dell'Italia, ma anche il nord e regioni come l'Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia si scontrano oggi con problemi fino a qualche anno fa ritenuti impensabili;
i laghi e i fiumi italiani versano in condizioni preoccupanti: pesca illegale, captazioni, sversamento di sostanze inquinanti

delle acque, mancata depurazione degli scarichi civili e industriali, furto di ghiaia e inerti dagli alvei, abusivismo edilizio sono soltanto alcuni dei principali illeciti commessi a danno degli ecosistemi fluviali e lacustri e delle tante economie locali eco-sostenibili che vi convivono;
il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, in una lettera del 5 marzo 2007, indirizzata alle istituzioni locali, ha affermato che, nel loro complesso, le crisi idriche che hanno interessato il territorio nazionale - caratterizzato, in alcuni casi, dall'obsolescenza e dall'inefficienza di parte delle infrastrutture preposte alla captazione, all'accumulo, al trasporto ed alla distribuzione della risorsa idrica - sono state spesso originate non solo da pronunciati deficit pluviometrici ma, ancor di più, da una gestione irrazionale, inadeguata e conflittuale dell'utilizzo della risorsa, in assenza di un'efficace pianificazione dei prelievi e degli usi;
la grave situazione delle reti di distribuzione dell'acqua ha raggiunto livelli sproporzionati in alcuni Ambiti territoriali ottimali (ATO), istituiti dalla legge n. 36 del 1994 per garantire l'efficiente distribuzione, gestione e depurazione delle acque per scopi civili, dove le perdite sono superiori al 55 per cento;

impegna il Governo:

a stilare una redazione dei bilanci idrici di bacino, dando così concreta attuazione alla direttiva europea 2000/60/CE;
ad introdurre, al più presto, una tariffazione del consumo individuale, per scoraggiare gli sprechi ed incentivare il riuso, in altri termini per educare l'utente ad un responsabile uso dell'acqua;
a completare le reti del settore fognario e dei depuratori, adeguandole alla legislazione italiana in vigore e alla relativa normativa comunitaria;
a favorire l'applicazione di tecniche irrigue più efficienti e di scelte agronomiche meno idroesigenti, promuovendo il riciclo delle acque reflue per l'irrigazione e il riutilizzo nelle lavorazioni industriali;
a verificare quali misure di prevenzione e riduzione dell'inquinamento siano state attuate nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili;
ad attuare una reale tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell'ambito di ciascun bacino idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni.
(1-00242)
«Germontani, Zacchera, Mancuso, Bellotti, Holzmann, Migliori, Lamorte, Proietti Cosimi, Leo, Filipponio Tatarella».

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
l'articolo 36-quater del decreto legislativo n. 626 del 1994, come novellato dal decreto legislativo n. 235 del 2003, prevede l'obbligo di realizzare corsi di formazione, per addetti al montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi, da parte del datore di lavoro, il quale è tenuto ad assicurare «che i ponteggi siano montati, smontati o trasformati sotto la sorveglianza di un preposto e ad opera di lavoratori che hanno ricevuto una formazione adeguata e mirata alle operazioni previste»;
in attuazione della disposizione citata, la circolare del Ministero del lavoro n. 30 del 3 novembre 2006 ha fissato il relativo termine - entro il quale è obbligatorio formare i preposti e gli addetti al montaggio dei ponteggi - in due anni dalla data di pubblicazione dell'accordo Stato-regioni del 26 gennaio 2006;
essendo la citata data di pubblicazione intervenuta il 23 febbraio 2006, il termine di cui sopra è, quindi, fissato al prossimo 23 febbraio 2008;
in diverse province (e, tra queste, nella provincia di Alessandria), l'Ente

Scuola Edile preposto alla formazione teme di non riuscire a soddisfare, nonostante il susseguirsi ininterrotto di corsi (peraltro attuati con diligente tempestività), le innumerevoli richieste di partecipazione entro il termine sopra stabilito;
occorre, dunque, fronteggiare questa emergenza, per evitare che le imprese edili sul territorio abbiano seri problemi di funzionalità e per scongiurare il rischio di una paralisi dei lavori pubblici e privati nel settore dell'edilizia -:

impegna il Governo:

a compiere ogni possibile sforzo diretto a garantire tempi utili per ultimare la formazione dei lavoratori addetti alle incombenze di cui in premessa, atteso anche che tali addetti, in attesa dello svolgimento dei corsi, possono comunque operare solo se in possesso di documentata esperienza pregressa, a garanzia sia della propria sicurezza sia degli utilizzatori delle opere provvisionali in questione;
a verificare, in ogni caso, la possibilità di disporre una proroga del termine del 23 febbraio 2008, riportato in premessa, per soddisfare la continua richiesta di svolgimento dei corsi, in tal modo consentendo di rispondere adeguatamente alle innumerevoli richieste di partecipazione formativa, anche oltre il termine sopra stabilito.
(7-00300)
«Fabbri, Stradella, Lovelli, Leddi Maiola».

La XIII Commissione,
premesso che:
nel 2004 i tre consorzi di produttori - Comitato Produttori Indipendenti Aceto Balsamico di Modena, Comitato Produttori Indipendenti Aceto Balsamico di Modena, Consorzio Produzione Certificata Aceto Balsamico Modenese - hanno inviato alla Commissione Europea la domanda di registrazione del marchio Igp per l'aceto balsamico di Modena (di seguito Abm) accompagnata da un disciplinare sottoscritto e condiviso da tutti. In quel disciplinare era indicato «l'impiego di mosti ottenuti da uve coltivate nella regione Emilia Romagna»;
nell'ottobre 2006 la Commissione Europea fa sapere ufficialmente che quella indicazione non può essere accolta, sostanzialmente perché non viene dimostrato per quale motivo solo i mosti dell'Emilia Romagna sarebbero adatti per produrre Abm;
la Provincia di Modena e la Regione Emilia Romagna - da sempre impegnate, insieme ai produttori, a supporto del raggiungimento di un obbiettivo importante per la qualificazione di un prodotto del territorio assieme al ministero delle politiche agricole hanno lavorato per ricercare una soluzione possibile richiedendo una nuova audizione che si è svolta con i rappresentanti dei 3 consorzi davanti alla Commissione Europea, la quale ha nuovamente espresso l'impossibilità di procedere sulla strada indicata (mosti dell'Emilia Romagna);
in seguito ad ulteriori approfondimenti si è giunti, il giorno 27 novembre 2006 presso la sede della Provincia di Modena, alla firma di un documento che prevede la seguente modifica del disciplinare presentato nel 2004 alla Commissione Europea: indicazione di 7 vitigni (lambruschi, sangiovese, trebbiani, albana, ancellotta, fortana, montuni), oltre a due parametri riguardanti l'acidità totale minima e l'estratto secco minimo dei mosti, come da indicazioni della Commissione Europea;
su questa soluzione si sono pronunciate favorevolmente la Provincia di Modena, la Regione Emilia Romagna ed il ministero. Tale proposta è stata sottoscritta da tutti e 3 i consorzi: Consorzio produzione Certificata; Consorzio ABM e Consorzio produttori indipendenti;
qualche tempo dopo, tuttavia, in seguito a questioni interne alla vita di uno dei citati consorzi, il Consorzio produzione certificata, con l'avvicendamento del Presidente,

è ritornato sopra alle decisioni unitariamente assunte ed a seguire, il Consorzio Abm ha ritirato il proprio assenso, seguito dal Comitato Produttori Indipendenti;
il 20 giugno 2007 i 3 consorzi hanno presentato al ministero ulteriori tre proposte di modifica del disciplinare. Di queste tre proposte due fanno riferimento alla regione Emilia Romagna confliggendo con la posizione espressa dalla Commissione Europea, mentre la terza propone «mosti prodotti con uve senza indicazioni di territorio oro-geografico», vale a dire la deregulation totale: mosti liberi;
a fronte di queste proposte - due delle quali tornavano su un argomento già «bocciato» dalla Commissione, la terza annullava ogni possibile legame con il territorio - il ministero ha ritenuto di procedere con la soluzione che era stata condivisa e sottoscritta da tutti e 3 i consorzi, quella cioè con i 7 vitigni e i parametri di acidità-estratto secco;
il 6 luglio 2007 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE la domanda di concessione del marchio IGP e il disciplinare del 2004 con l'unica modifica dei 7 vitigni e i parametri di acidità-estratto secco;
non sono state introdotte modifiche per quanto riguarda il processo produttivo che avrebbero nuociuto al raggiungimento della IGP;
l'imbottigliamento in zona, infatti, non è previsto per i prodotti IGP, e non risultava essere parte dell'accordo del 2004 con i 3 consorzi;
per rafforzare e rafforzare la denominazione e l'immagine sui mercati la Provincia di Modena, la Regione Emilia Romagna e il ministero delle politiche agricole ed alimentari hanno deciso di avviare parallelamente un percorso per arrivare alla stipula di accordi di filiera dell'ABM, in grado di legare in maniera ancor più stretta la produzione di mosti alla produzione di ABM;
tale accordo di massima è stato sottoscritto l'8 ottobre 2007 a Modena, alla presenza del Ministro De Castro, dai responsabili regionali di Confagricoltura, Cia, Copagri, FedagriConfcooperative, Legacoop agroalimentare e Consorzio Produzione certificata aceto balsamico modenese, dalla Provincia di Modena e dalla Regione Emilia;
il lavoro svolto fino ad oggi fa ritenere che sia possibile ottenere il marchio IGP per l'aceto balsamico di Modena e che potrebbe essere compromesso di fronte a nuovi cambiamenti, e modifiche;
nulla vieta che una volta ottenuto il riconoscimento in sede comunitaria, eventuali modifiche migliorative del disciplinare possono essere introdotte,

impegna il Governo

ad adoperarsi nell'ambito delle iniziative finora svolte per l'ottenimento del riconoscimento dell'IGP aceto Balsamico di Modena, sulla base delle intese fino ad oggi raggiunte fra i vari soggetti istituzionali e della rappresentanza, mettendo in essere le azioni necessarie ai fini del raggiungimento dell'obiettivo.
(7-00299)
«Franci, Brandolini, Zucchi, Miglioli, Ghizzoni».