Allegato B
Seduta n. 231 del 25/10/2007

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'ambiente e della

tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 3 luglio 2006 nel vibonese si è abbattuto un violento nubifragio che ha provocato quattro morti, tra i quali un bimbo di soli 15 mesi, e numerosi feriti;
il nubifragio ha provocato lo straripamento di alcuni fiumi, lo smottamento di terreni, ingenti danni ad abitazioni, imprese, attività commerciali ed altri nelle frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi;
fin da subito l'interpellante ha evidenziato, attraverso atti ispettivi, l'assoluta sottovalutazione dei danni causati da quell'alluvione riscontrabile dagli insufficienti interventi della protezione civile, dai pochissimi mezzi meccanici messi a disposizione, della scarsissima attenzione delle Istituzioni preposte e dalla mancata valutazione delle cause che avevano contribuito a non salvaguardare l'assetto idrogeologico di quel territorio;
risultava, già allora, all'interpellante, che non vi era stato l'intervento degli Uffici regionali sulla regimazione dei corsi d'acqua, nonostante l'adeguato finanziamento a seguito dell'alluvione del maggio 2002;
da subito gli importi stanziati per quell'alluvione sono apparsi del tutto insufficienti;
sarebbero state presentate fatturazioni per gli interventi d'urgenza per circa 5 milioni di euro, senza l'ufficializzazione dei criteri d'individuazione delle ditte incaricate il relativo elenco e le indicazioni delle prestazioni effettuate;
la 'ndrangheta è sempre riuscita ad inserirsi negli appalti pubblici e non v'è dubbio che abbia avuto un ruolo anche negli interventi post-alluvionali;
gli stessi rappresentanti delle confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, hanno denunziato la presenza di «loschi individui» tra la popolazione;
fin dal settembre 2006, a due mesi di distanza del tragico nubifragio, sono iniziate le giuste proteste dei residenti nelle zone maggiormente colpite, per non aver visto la concretizzazione delle promesse degli interventi, fatte dal mondo politico ed istituzionale;
l'interpellante ha da subito avuto qualche remora nell'apprendere che il Governo nazionale aveva delegato per quell'emergenza alluvionale il governatore calabrese, il quale a sua volta aveva delegato il sindaco del comune, i presidenti dell'Amministrazione provinciale e della Camera di commercio di Vibo Valentia;
ancora nel novembre 2006 i locali comitati pro alluvionati erano stati costretti a chiedere al governatore della Calabria un monitoraggio sulla drammatica situazione esistente;
dopo sei mesi dalla tragica alluvione non era dato conoscere quanti e dove erano finiti gli stanziamenti ed i contributi raccolti per gli alluvionati;
nello scorso mese di luglio 2007, ancora ad un anno di distanza dal tragico evento l'interpellante aveva continuato a denunziare i numerosi «buchi neri» rimasti, nonostante le giuste proteste dei cittadini: la mancata valutazione dei fondi stanziati alle famiglie non risarcite, la non individuazione delle cause che hanno provocato il dissesto e quella delle relative responsabilità;
dopo il 3 luglio 2007, ogni temporale è stato vissuto con grande preoccupazione dai cittadini dei territori alluvionati, giacché sono stati costretti sempre a rivivere le stesse scene: liquami che fuoriescono dai tombini, case allagate, torrenti al limite di guardia;
agli inizi del corrente mese di ottobre alcuni alluvionati lamentavano la mancata elargizione dei fondi per la ristrutturazione delle proprie abitazioni;
nelle stesse zone alluvionate, nella stessa giornata di martedì 23 ottobre 2007, a seguito di un violento temporale è tornata la paura;

nella frazione di Bivona sono saltati tombini ed i liquami, scorrendo con le acque nelle strade, si sono fermati nella «nuova» piazzetta;
a Vibo Marina sono stati costretti ad evacuare gli alunni delle scuole materne ed elementari, che ospitano anche gli alunni della frazione Bivona sfrattati dall'alluvione del 3 luglio 2006 ed ancora in attesa di una loro scuola;
si sono allagate anche alcune case di Vibo Marina, perché l'acqua piovana non è riuscita a defluire;
quei pochi lavori fatti dopo il 3 luglio 2006 sembra non siano serviti a nulla, se non per sperperare denaro pubblico confluito non si sa bene nelle tasche di quali personaggi -:
se non ritengano necessario ed urgente revocare la delega per l'emergenza alluvionale al governatore della Calabria ed agli altri enti dallo stesso sub-delegati;
se al Governo risulti quale sia stato l'intervento della protezione civile regionale calabrese e quali gli interventi della magistratura di Vibo Valentia nei confronti delle istituzioni responsabili della mancata salvaguardia dell'assetto idrogeologico di quel territorio;
quali siano stati gli interventi degli uffici regionali calabresi sulla regimazione dei corsi d'acqua di quel territorio;
quali criteri abbiano guidato la scelta delle ditte incaricate per gli interventi d'urgenza nelle zone alluvionate, per una fatturazione di circa 5 milioni di euro, quali le prestazioni effettuate e quale autorità abbia affidato gli incarichi in questione;
se al Governo risulti se tra le ditte incaricate per i citati interventi d'urgenza vi sia stata l'infiltrazione di uomini delle cosche della 'ndrangheta vibonese;
quali siano stati i motivi che hanno portato alla mancanza di un adeguato monitoraggio utile alla individuazione degli effettivi interventi;
quale sia stato, per quanto di competenza, il controllo della gestione dei fondi;
se nel comitato delegato alla gestione dei fondi ci sia qualche persona che risulta indagata per truffa o reati contro la pubblica amministrazione;
quali siano i motivi per cui, ad oltre un anno di distanza, non si vedono ancora risarcite tutte le famiglie alluvionate;
perché ad oltre un anno di distanza, le 429 imprese alluvionate attendono ancora il dovuto risarcimento;
quali siano le somme effettivamente stanziate e raccolte per l'alluvione del 3 luglio 2006;
quali siano stati gli opportuni interventi finanziari per incentivare il piano di assetto idrogeologico approvato, da tempo, dalla regione Calabria;
quali attività di controllo intendano attuare al fine di verificare la bontà o meno dei lavori effettuati in quel territorio dopo l'alluvione del 3 luglio 2006;
se non ritengano necessario ed urgente verificare se in quel territorio, anche successivamente all'alluvione in questione, siano stati perpetrati danni ambientali attraverso un abusivismo edilizio non controllato ed impunito.
(2-00805) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta orale:

AFFRONTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la zona dell'Oltrepo pavese è stata funestata dall'alluvione del 31 agosto 2007 ed il suo territorio è ancora in attesa di validi e definitivi provvedimenti di sistemazione idrogeologica;
in una sola notte 100 millimetri di pioggia hanno messo in ginocchio l'Oltrepo orientale con allagamenti e smottamenti

che hanno arrecato danni rilevanti a edi- fici e automezzi pubblici e privati, agli insediamenti produttivi industriali e agricoli, alla viabilità, nonché all'ambiente;
la pioggia torrenziale ha fatto esondare i torrenti Coppa, Rile, Versa e Versiggia e il cavo Riazzolo a Casteggio, lo Scuropasso nella valle a cui dà il nome, il rio Bedo e il rio Frati a Broni. Ma i danni peggiori non sono arrivati dai fiumi. A riempire di fango decine di frazioni sono stati gli smottamenti dalle colline: terreni resi friabili da periodi di siccità ripetuti negli anni;
come risulta dai rilevamenti ad opera delle autorità locali nella zona i danni arrecati dal violento nubifragio sono ingenti: nei centri colpiti dal maltempo potrebbero perciò risultare necessarie risorse stimabili in non meno di 17 milioni di euro per far fronte all'emergenza così determinatasi;
centinaia sono risultati essere gli appartamenti allagati, le automobili seriamente danneggiate, le abitazioni lesionate da ristrutturare, moltissime sono state le aziende industriali e agricole, le imprese artigianali e commerciali danneggiate dall'ondata di maltempo;
occorrono inoltre interventi strutturali per fronteggiare i lavori di bonifica di canali e fossi per evitare che le piogge autunnali tornino a far franare a valle le colline: se in pianura hanno fatto danni gli allagamenti, infatti, nei comuni e nelle frazioni collinari sono stati gli smottamenti a mettere in ginocchio un consistente numero di aziende vitivinicole e a sommergere di fango decine di frazioni lungo il fronte della perturbazione tra Casteggio, la valle Scuropasso e la Valle Versa -:
se non si ritenga opportuno intervenire, secondo compiti e competenze, ma con estrema urgenza, per provvedere alle necessità dei cittadini dell'Oltrepo pavese, accogliendo la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale con i conseguenti benefici di legge, così come da richiesta avanzata in proposito dalla Prefettura e dai Sindaci dei Comuni interessati alla Regione Lombardia la settimana scorsa -:
se si abbia in animo di approntare, come necessario, quanto occorra per corrispondere alle esigenze più urgenti in termini di sostegno ai cittadini ed alle imprese danneggiate;
se si stiano predisponendo le risorse finanziarie adeguate per sostenere quanto richiesto dalle istituzioni locali al fine del superamento dei danni ambientali ed idrogeologici prodottisi in occasione della recente congiuntura;
se, a seguito dell'adozione di procedure rapide di constatazione dei danni, il Governo intenda delegare direttamente ai comuni interessati e ai loro sindaci sia la stima definitiva dei danni subiti dai privati e dalle amministrazioni pubbliche sia la relativa gestione della ripartizione dei fondi da assegnare;
se, date alcune priorità riguardanti opere d'arte e servizi essenziali, il Governo intenda anticipare una congrua somma tramite un apposito stanziamento per far fronte ai primi interventi di massima urgenza;
quali risorse intenda stanziare affinché si possa avviare l'opera di ripristino della normalità e di consolidamento del territorio, nonché si chiede di conoscere quali risorse intenda stanziare a sostegno dei vari settori produttivi così gravemente danneggiati.
(3-01384)

MENIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 24 ottobre 2007, recandosi sul sito internet del ministero della giu
stizia,

nella sezione dedicata ai comunicati stampa, compariva il seguente e, per l'interrogante, incredibile testo, relativo alla querelle scoppiata tra il ministro Mastella e il suo collega Di Pietro:
Giustizia.it - Comunicati Stampa della XIV legislaturaRoma, 22 ottobre 2007
Comunicato stampa
Di Pietro attapirato: l'usciere di via Arenula conferma che è ignorante
l'usciere di via Arenula, dopo le dichiarazione del ministro Di Pietro a Striscia la Notizia, conferma che l'ex pubblico ministero di manipulite «è ignorante e attapirato, e che non conosce il diritto». «Come fa il Guardasigilli - si chiede l'usciere del dicastero della Giustizia - a correre dal giudice dal momento che nessuno, tranne le cronache dei giornali, gli ha notificato niente di niente. Di cosa si dovrebbe scusare e su che cosa dovrebbe dare spiegazioni?»;
a parere dell'interrogante, il sito della giustizia non può divenire una sorta di succedaneo di un «blog» o qualcosa che richiami teatrali forum di discussione; esso è un sito istituzionale, che deve fornire informazione al cittadino e, possibilmente, se non rassicurarla, almeno dargli la sensazione che atteggiamenti equilibrati, imparziali, «istituzionali» per l'appunto, prevalgano su umori di parte e vendette personali -:
quali valutazioni faccia il Presidente del Consiglio dei ministri a proposito di un uso così spregiudicato del sito della giustizia, divenuto nell'occasione cassa di risonanza di una bega che ha tutto il sapore di un contenzioso personalissimo tra i due litiganti ministri;
quali misure intenda comunque porre immediatamente in essere anche per evitare che possa ripetersi in futuro un analogo penoso spettacolo.
(3-01385)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FAVA, FILIPPI, FUGATTI, ALLASIA, PINI, GARAVAGLIA, BRICOLO, BRIGANDÌ, BODEGA, GRIMOLDI e MONTANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del commercio internazionale, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
diverse Leggi hanno sottratto all'ICE- Istituto Nazionale per il Commercio Estero la competenza in materia di controllo di qualità sui prodotti ortofrutticoli. Da ultimo l'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 28 febbraio 2005, n. 22, ha testualmente stabilito: All'articolo 18 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, dopo il comma 1 è inserito il seguente: «1-bis. L'Agecontrol S.p.a. effettua i controlli di qualità aventi rilevanza a livello nazionale sui prodotti ortofrutticoli, ai sensi della normativa vigente»;
lo stesso Consiglio di amministrazione dell'ICS con Deliberazione n. 070/03 del 12 marzo 2003 approvava la ridefinizione parziale della dotazione organica dell'ICE relativamente al personale «già addetto» (nel 2003) al servizio di controllo ortofrutticolo dato che non sussistevano più dubbi, alla luce del Decreto Legislativo 10 dicembre 2002 n. 306, «circa la titolarità delle funzioni da parte delle Regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, come confermato in un memorandum del 18 febbraio 2003 dello stesso Ministero delle Politiche Agricole e Forestali»;
l'ICE, con il pretesto della mancata emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo della Legge, che avrebbe dovuto disciplinare definitivamente il passaggio delle risorse umane e finanziarie connesse alle funzioni trasferite, sta per concedere oggi ai suoi professionisti agronomi benefici economici sotto forma di indennità di funzione e attribuzione di livelli «differenziati», che secondo gli interroganti sono illegittimi in quanto erogati a fronte di funzioni che

non vengono nei fatti più svolte da anni, in quanto sottratte all'ICE ed assegnate all'Agecontrol;
l'indennità di funzione e il livello differenziato presuppongono un'attività lavorativa caratterizzata da elevati livelli di responsabilità, alto grado di autonomia, prestazione di apporti specialistici, tutte condizioni queste che all'ICS non esistono in quanto l'Ente non disimpegna più per Legge le funzioni professionali in materia -:
quali siano le ragioni che hanno impedito e tuttora impediscono l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei minsitri che disciplini definitivamente il passaggio delle risorse umane e finanziarie connesse alle funzioni trasferite dall'ICE all'AGECONTROL;
quali passi si intenda compiere per far cessare quelli che gli interroganti giudicano gli autentici sprechi del denaro del contribuente consistenti nella corresponsione di benefici economici a fronte di funzioni inesistenti.
(5-01669)

MURGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, eretta con regio decreto 24 giugno 1923, n. 1371 in Ente Morale avente personalità giuridica, è soggetta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Corte dei conti cui vengono sottoposti - tra l'altro - i bilanci;
l'Associazione è articolata in Federazioni provinciali che svolgono attività d'impresa creando apposite società per il perseguimento degli scopi statutari (Statuto A.N.C.R. firmato dal Presidente della Repubblica);
le Federazioni provinciali, pur se svolgono attività in senso lato d'impresa, costituiscono articolazioni locali dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, che rimane tuttavia titolare di una esclusiva personalità giuridica rispetto alle proprie articolazioni;
l'unica storica attività svolta direttamente dai propri dipendenti è quella di vigilanza privata tramite la propria articolazione denominata Istituto Vigilanza Urbe (Ente Morale con regio decreto del 1932);
in particolar modo con l'Istituto di Vigilanza Urbe impiega circa 850 lavoratori con fatturato che ha raggiunto anche i 50 milioni di euro;
l'Istituto di vigilanza dell'Urbe e l'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci sono un'unica realtà tanto che utilizzano la stessa Partita IVA, lo stesso Codice Fiscale e lo stesso Regolamento interno;
l'Associazione è definita ente pubblico da numerosi elementi normativi e non (fra gli altri legge 18 agosto 1978, n. 481 e compendio del Ministero dell'economia e delle finanze, Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza, avente ad oggetto «Enti ed organismi pubblici non territoriali, diversi dagli organi costituzionali»);
da tre anni circa sono in corso iniziative degli amministratori dell'Associazione aventi come obiettivo la cessione del ramo di azienda ad altri soggetti esercenti la medesima attività, attraverso trattative di tipo privatistico senza l'esperimento di apposita procedura ad evidenza pubblica giustificando queste iniziative e supportandole con una crisi di fatturato dovuta alla perdita di numerosi appalti;
è attualmente in corso, presso il Tribunale Ordinario di Roma - Sezione fallimentare -, un procedimento per la dichiarazione di insolvenza dell'Istituto di Vigilanza dell'Urbe;
il procedimento potrebbe portare alla precarizzazione degli 850 lavoratori dell'I.V.U. che godono per legge (Ministero del lavoro e Ministero previdenza sociale lettera

41083-XXVII-22 del 21 novembre 1949 e regio decreto-legge del 4 ottobre 1935, n. 1827 articolo 40 n. 2 e della legge n. 264 del 29 aprile 1949, articolo 32) della stabilità di impiego che esenta dal pagamento della disoccupazione involontaria;
sembrerebbe che tali gravi tensioni finanziarie siano dovute anche a dismissioni di servizi svolti e a mancate partecipazioni a gare promosse da committenti pubblici e privati quasi che un disegno preordinato alla svendita dell'Istituto regolasse l'azione degli amministratori in carica;
il patrimonio pubblico rischia di essere fortemente depauperato dal perpetuarsi di tale gestione aziendale -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per esercitare il controllo sull'attività svolta dagli Amministratori dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci al fine di tutelare il patrimonio pubblico e salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-01671)