Allegato B
Seduta n. 228 del 22/10/2007

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

LUSSANA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa a tiratura locale, sabato 20 ottobre, verrà inaugurata, a seguito dei lavori di ristrutturazione, la nuova sede del centro culturale islamico di Vertova (Bergamo);
la sede del centro culturale islamico, acquistata nel 1999 dalla comunità musulmana, sita in via Canale a Vertova (Bergamo) è un ex capannone industriale;
l'area acquistata dalla comunità musulmana è accatastata con destinazione d'uso commerciale ed industriale, idonea a recepire un affluenza massima di 50 persone e priva di autorizzazione per svolgere incontri finalizzati all'esercizio del culto;
dalle indiscrezioni riportate dagli organi di stampa si deduce che la struttura sorta inizialmente come sede per le attività socio culturali della associazione musulmana svolge in realtà le funzioni di una vera e propria moschea. Sempre in base alla notizie pubblicate dai media, sembra che nell'incontro di preghiera del venerdì si radunino all'interno della struttura centinaia di persone;
in Italia l'aumento esponenziale del fenomeno dell'immigrazione da paesi di cultura islamica ha messo a dura prova le politiche di integrazione facendo emergere problematiche di diversa natura estremamente complicate e difficili da dirimere. Se da un lato è difatti connaturata nella storia democratica del nostro Paese una politica di integrazione e tolleranza dall'altro lato non è più accettabile procrastinare interventi volti a garantire il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti nel nostro territorio;
nel nostro Paese gli uomini e le donne di fede musulmana sono circa un milione, poco più di diecimila invece gli italiani convertiti all'Islam. Di fondamentale importanza è analizzare come si è organizzata questa comunità in Italia, dove opera, come agisce e da chi è finanziata;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale. Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center, eccetera);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del

nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
il mantenimento di questa costosissima rete di associazioni islamiche in Italia è impensabile senza il sostegno e la solidarietà di moschee, centri universitari, donazioni, finanziamenti di Stati e banche che hanno come obiettivo la «diffusione della fede» (da'wa). È, inoltre, secondo l'interrogante ipotizzabile, che i finanziamenti di queste attività, avvengano anche attraverso strutture parallele formate da commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione;
è necessario prevedere misure di controllo di tali finanziamenti affidando, ad esempio, al Comitato di Sicurezza finanziaria, istituito con il decreto-legge n. 369, del 12 ottobre 2001, convertito nella legge n. 431 del 14 dicembre 2001, speciali compiti di controllo. Si deve agire affiinché il Comitato di Sicurezza finanziaria possa chiedere informazioni dettagliate agli istituti creditizi riguardo ad operazioni e clienti, al fine di creare una banca dati su tutti i flussi finanziari che in modo diretto od indiretto riguardano le associazioni islamiche ed i centri di culto islamico presenti sul territorio nazionale. La stessa procedura dovrà essere applicata alle agenzie di money transfer con controlli da parte dell'UIC;
sarebbe importante, inoltre, prevedere misure atte ad istituire un obbligo a carico di tutte le banche italiane e comunitarie con sedi nel nostro territorio e le succursali di banche extracomunitarie di mettere a disposizione delle autorità preposte, tramite una apposita banca dati, un elenco di tutti i flussi provenienti da Stati, Enti, Fondazioni, Società, Organizzazioni e cittadini di origine islamica diretti a sostenere finanziariamente centri di aggregazione atti a diffondere la cultura islamica;
si stima che oggi l'ammontare di denaro utilizzabile dalle organizzazioni legate al fondamentalismo islamico ammonterebbe ad almeno 150 miliardi di euro;
la diffusione dei centri islamici in Italia come già detto ha fatto registrare negli ultimi tempi una forte impennata. Una situazione generale che nelle regioni settentrionali raggiunge picchi allarmanti;
è noto che questi centri culturali, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventano anche centri della vita sociale e politica della comunità musulmana;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita. Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile.
per l'Islam «l'adunata per l'esercizio del culto» è la massima espressione di fede e in quel momento il leader della comunità musulmana, l'imam, rappresenta, in sintesi, quello che per noi sono insieme il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola;
la legge islamica, rivolgendosi l'Islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un entità statuale;

mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose o di semplici incontri associativi, gli imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori su cui è fondata la nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana);
è necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva, accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;
l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà;
è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale -:
se il ministero possa fornire a una mappatura completa di tutti centri culturali islamici presenti in Italia, in particolar modo in provincia di Bergamo, ed una scheda informativa sulle relative modalità di organizzazione e finanziamento;
se il Ministro sia a conoscenza del caso specifico illustrato in premessa e quali provvedimenti intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, pur nel rispetto del principio costituzionale della libertà religiosa, per garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia.
(4-05334)