Allegato B
Seduta n. 220 del 9/10/2007
TESTO AGGIORNATO AL 15 OTTOBRE 2007
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SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
DIOGUARDI, LOMAGLIO, FUNDARÒ, ROTONDO, CARUSO e SMERIGLIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il governo della Regione Sicilia, su proposta dell'Assessorato alla sanità, ha adottato un atto di indirizzo per la politica sanitaria del triennio 2007-2009 e per l'aggiornamento del PRS che costituisce la base per la definizione delle scelte programmatiche in materia di salute;
la legge finanziaria 2007 approvata dal governo regionale, ha fissato al 31 dicembre 2007 la scadenza per l'adozione del nuovo piano sanitario, anche in considerazione dell'accordo sottoscritto il 31 luglio 2007 dal Presidente della Regione e dall'Assessore alla sanità con il Ministero della salute e dell'economia e finanze;
nel PRS sono stati previsti una serie di interventi che, a parere degli interroganti, puntano al taglio dei costi piuttosto che ai tagli degli sprechi con il risultato di una caduta verticale dell'assistenza ai cittadini;
è necessario, a questo scopo, ricordare alcune delle anomalie della Regione Sicilia:
a) il costo sanitario pro capite della Regione è di 1556 euro a fronte di una media nazionale di 1634 euro;
b) in una classifica per costi degli ospedali tra gli ultimi dieci, gli ospedali siciliani sono cinque;
c) vi è una enorme carenza di personale, soprattutto nel ruolo infermieristico;
d) il tasso di ospedalizzazione, secondo gli ultimi dati disponibili, è di 256,52 a fronte di una media nazionale di 207,67;
e) i costi dei ricoveri sono mediamente di 2750 euro nel pubblico e di 2872 euro nel privato (fonte del Ministero della Sanità);
f) la Sicilia ha il record nazionale di ambulatori e laboratori privati (82 per cento del totale);
g) più di un quinto delle risorse erogate dal SSN alla Regione (esclusi farmaci e medici di base) va alle cliniche private;
h) il trend di crescita della spesa dal 1995 al 2004 esplode con medie superiori al 200 per cento (farmaceutica più 197 per cento, ospedali convenzionati più 274 per cento, specialistica convenzionata più 237 per cento);
i) assenza quasi assoluta di strutture per l'assistenza territoriale (RSA, ADI), con la conseguente mancanza di un'azione di filtro per i ricoveri;
appare evidente che il perdurare di tale situazione rischia di trascinare al collasso la sanità pubblica in Sicilia;
nonostante ciò si è deciso una riduzione del 30 per cento dei ricoveri in Day Hospital e in Day surgery e di sopprimere, nel triennio 2007-2009, 87 presidi di continuità assistita, senza consultare gli Enti locali e le parti sociali, con il risultato che
molte aree della Sicilia resteranno prive, in assenza di qualsiasi organica alternativa, dei più elementari livelli di assistenza medica e che aumenteranno a dismisura le richieste di ricovero, con evidente aumento dei costi;
va sottolineato, in particolare, che i presidi di continuità assistenziale da sopprimere nel triennio 2007-2009, nel territorio siciliano saranno:
a) 28 nella provincia di Messina;
b) 10 nella provincia di Agrigento;
c) 9 nella provincia di Enna;
d) 6 nella provincia di Caltanissetta;
e) 2 nella provincia di Catania;
f) 6 nella provincia di Siracusa;
g) 3 nella provincia di Ragusa;
h) 16 nella provincia di Palermo;
i) 7 nella provincia di Trapani;
con tale decisione migliaia di cittadini, in maggioranza anziani, verranno privati dell'assistenza sanitaria e sarebbero costretti a rivolgersi ai presidi dei Comuni limitrofi, andando incontro a rischiosi allungamenti dei tempi di soccorso, anche alla luce dei ben noti problemi di viabilità del territorio siciliano;
in questi giorni l'Assessore alla Sanità ha emanato una serie di decreti per attuare, nel territorio siciliano, i tagli previsti dal PRS delle guardie mediche, ed ha inviato alle ASL territoriali un elenco individuando le sedi di guardia medica ritenute superflue, sulla base di un calcolo dei pazienti assistiti e della vicinanza con altri centri forniti di presidi sanitari;
nelle province di Caltanissetta e Palermo, i vertici delle ASL hanno già adottato la delibera che riguarda la chiusura di alcuni presidi per dare attuazione al decreto assessoriale n. 011767/07 che prevede il termine del 21 settembre 2007 per l'adozione del provvedimento;
molte Istituzioni locali e le organizzazioni sindacali (queste ultime preoccupate anche per i risvolti occupazionali) hanno contestato i criteri di adozione di tale provvedimento che è stato emanato senza avere preventivamente coinvolto, nelle decisioni sul piano di rientro, la conferenza dei sindaci che ha, come prevede il decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive integrazioni e modifiche, precise competenze di indirizzo in ambito sanitario;
l'Assessore regionale alla sanità, Roberto Lagalla, in seguito alle proteste delle comunità interessate e all'incontro, tenutosi il 24 settembre 2007, con i direttori delle aziende territoriali e con numerosi sindaci dei comuni interessati, ha comunicato di avere sospeso il provvedimento relativo alla rimodulazione delle guardie mediche, postergando l'esecutività del decreto di 15 giorni;
la crisi della sanità siciliana, ad avviso degli interroganti, è frutto di tanti anni di gestione dissennata da parte dei governi regionali che si sono succeduti. Tale gestione è stata priva di programmazione e di controllo, non sempre orientata agli interessi della collettività, spesso condizionata dall'occupazione partitica delle aziende sanitarie, in una condizione diffusa di illegalità in cui hanno trovato ampio spazio le infiltrazione mafiose;
con i provvedimenti in via di adozione e con i tagli previsti dal PRS, la riduzione della spesa sanitaria rischia di essere pagata dai cittadini che subiranno il passaggio dal sistema dei LEA (livelli essenziali assistenziali) ai LAP (livelli assistenziali possibili), con i quali la Regione erogherà i servizi in funzione delle risorse economiche disponibili con il risultato che non si risolverà la grave crisi finanziaria della sanità siciliana ma si arrecherà certamente un danno ulteriore alla qualità ed alla diffusione dei servizi e delle prestazioni sanitarie -:
se non ritenga urgente e necessario, alla luce della grave situazione descritta in premessa e stante il rischio oggettivo che
non vengano più garantiti per la chiusura di numerosi presidi medici nelle province siciliane, i minimi livelli di assistenza sanitaria per migliaia di cittadini con grave rischio della salute pubblica, intervenire presso le competenti autorità regionali affinché siano rimessi in discussione gli obiettivi previsti dal Piano di rientro della spesa sanitaria in Sicilia al fine di non privare intere comunità di presidi sanitari territoriali pubblici e si indirizzi, al contrario, la manovra puntando a ridurre l'insostenibile ricorso alla convenzione con i privati, l'eccessiva spesa farmaceutica, a razionalizzare i costi di gestione delle ASL, puntando in questo modo a combattere gli sprechi salvaguardando la qualità dell'assistenza sanitaria pubblica.
(5-01570)
PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Unità Operativa Semplice di Fisiopatologia della Riproduzione Umana è stata istituita nel 1999 presso l'IRCCS S. de Bellis di Castellana Grotte (Bari). Dalla sua istituzione fino al dicembre del 2005 la UOS ha erogato prestazioni di PMA (procreazione medicamente assistita) di II livello e III livello, segnalandosi come centro di riferimento per la sterilità di coppia nel sud Italia, come dimostrato dalla alta percentuale di attrazione extraregionale di pazienti infertili (40 per cento);
nell'agosto 2005 l'allora Ministro della salute, onorevole Storace, ha nominato un nuovo commissario straordinario, l'avvocato Francesco Paolo Sisto;
nel settembre 2005 sempre l'allora Ministro della salute, onorevole Storace, ha determinato la chiusura della linea di ricerca in fisiopatologia della riproduzione, di modo che la UOS non avrebbe più potuto beneficiare di progetti di ricerca finanziati dal Ministero;
il commissario Sisto ha successivamente nominato il direttore sanitario, nella persona del dottor Vincenzo De Filippis (membro dell'associazione medici cattolici, del quale si ricorda l'attivo impegno in seno al comitato promotore del NO ai quesiti referendari sulla legge 40). Costui ha subito messo in discussione la regolarità dei contratti di consulenza stipulati con i medici della UOS di Fisiopatologia della Riproduzione Umana, smembrando di fatto l'unità stessa e revocando i contratti di collaborazione scientifica del personale dirigenziale della UOS;
di fatto, dunque, dal 1o gennaio 2006, la UOS di fisiopatologia della riproduzione umana è stata costretta a sospendere i trattamenti di PMA ed i ricoveri. Inoltre, a causa dell'assenza di un embriologo, i pazienti che avevano chiesto di poter disporre dei propri gameti già crioconservati presso la UOS per utilizzarli nell'ambito di trattamenti maggiori di PMA presso altri centri non avevano potuto prelevarli, ricevendo così un ulteriore danno alla propria salute;
il direttore sanitario dell'ente, dottor Vincenzo De Filippis, è stato il responsabile e firmatario di tutti gli atti a seguito dei quali la UOS ha cessato la propria funzione. Secondo quanto comunicato dall'Assessorato alle Politiche della Salute della regione Puglia, Servizio Ispettivo, il dottor De Filippis non disponeva dei requisiti necessari alla nomina di direttore sanitario;
nell'ultimo anno prima della chiusura, la UOS ha erogato circa 800 trattamenti maggiori di PMA, 2.000 visite specialistiche, 1.400 esami seminologici, 400 interventi diagnostico-terapeutici di chirurgia miniinvasiva. Nell'anno 2004 l'attività della UOS di Fisiopatologia della Riproduzione Umana ha prodotto un attivo di bilancio pari a 382.621 euro, ed un fatturato totale pari al 13 per cento di quello prodotto dall'intero ospedale, pur avendo a disposizione solo il 5 per cento dei posti letto del nosocomio;
la UOS si è inoltre distinta per la sua attività scientifica, finanziata in buona parte dal Ministero della salute mediante progetti di ricerca corrente e finalizzata, che ha prodotto brillanti risultati;
l'associazione di pazienti l'Altra Cicogna ha denunciato la vicenda ai mass media ed ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Bari, denunciando l'interruzione di pubblico servizio occorsa all'IRCCS de Bellis. La Procura di Bari, ha archiviato il caso, nonostante la UOS di Fisiopatologia della Riproduzione Umana avesse, di fatto, cessato di erogare le abituali prestazioni dal gennaio 2006 e non avesse mai ripreso le proprie funzioni;
nel 2006, terminato il commissariamento dell'Ente, si è insediato il nuovo Consiglio di Indirizzo e Verifica dell'Ente, il cui presidente, dottor Tateo, ha affermato per iscritto che ogni attività della UOS di Fisiopatologia della Riproduzione Umana era di fatto cessata a far data dal gennaio 2006. L'associazione Altra Cicogna ha preso contatti con il Presidente del CIV, e ha fornito la sua intermediazione per un accordo di programma con il Ministero della salute a favore della riapertura della UOS;
l'Assessore alle Politiche della Salute dottor Alberto Tedesco ha espresso l'intenzione di trasferire la UOS presso il vicino nosocomio di Conversano, nonostante presso la nuova sede dell'IRCCS de Bellis fosse stato realizzato un centro IVF modello, dotato di sala operatoria autonoma, di un adiacente laboratorio di embriologia, di sala risveglio e di ambulatori e laboratori a norma. In quanto allo stabile di Conversano, in evidente stato di deterioramento, sarebbero stati necessari onerosi ed antieconomici lavori di consolidamento e di messa a norma degli impianti, oltre alla realizzazione ex novo di un ulteriore centro IVF situato a cinque chilometri da quello di Castellana Grotte, che sarebbe rimasto inutilizzato;
a causa di quella che l'interrogante giudica l'inspiegabile ostinazione dell'Assessore alle Politiche della salute, tuttavia, non è stato possibile ad oggi riattivare la UOS di Fisiopatologia della riproduzione umana -:
quali provvedimenti il Ministro intenda prendere per fronteggiare la descritta interruzione di sevizio ai pazienti, visto che la situazione è al Ministro stesso nota da oltre un anno e vi sono 400 malati che sono costretti ad andare all'estero e fuori regione per farsi curare.
(5-01571)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI, CARLUCCI, PAOLETTI TANGHERONI e LICASTRO SCARDINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende che il Ministero della Salute avrebbe predisposto un decreto ministeriale con il quale verrebbe consentita la consegna di metadone, da parte dei Sert direttamente ai pazienti, per una durata fino a trenta giorni;
tale iniziativa rischia di rappresentare una scelta pericolosissima per i pazienti, che potrebbero assumere troppo metadone in una sola volta, venderlo o cederlo ad altre persone, custodirlo in luoghi non sicuri, con conseguenti gravi rischi per altri soggetti;
i farmaci stupefacenti (metadone e buprenorfina) devono essere per legge regolarmente registrati su appositi ricettari da mantenere presso le Aziende Sanitarie e le Aziende produttrici hanno l'obbligo di documentare in maniera molto precisa le quantità prodotte e commercializzate-:
quale sia la quantità totale di farmaco prodotto e venduto in Italia per singola Regione e quanto di questo sia stato utilizzato per i soggetti tossicodipendenti presso i Sert;
per quale motivo nella proposta di affidamento di metadone a domicilio, preparata dal Ministro della Salute, contenuta nel decreto sopramenzionato, non vengano indicati i motivi dell'affidamento e le caratteristiche dettagliate degli utenti tossicodipendenti tali da poter accedere e fruire ai programmi di affidamento delle sostanze stupefacenti presso il proprio domicilio;
come mai non vengano indicati i motivi e le condizioni per le quali tali
affidamenti possano e debbano essere revocati (come ad esempio la ripresa di assunzione di sostanze stupefacenti da strada durante l'assunzione della terapia data in affidamento);
se siano state individuate ed elencate nel dispositivo del Ministro della salute e quali siano le misure che sono state previste per garantire che il metadone dato non venga venduto fraudolentemente una volta affidato o utilizzato per finalità improprie;
come il Ministro abbia previsto di accertare se il metadone affidato ai pazienti venga poi assunto regolarmente secondo il piano terapeutico;
se siano state individuate e quali siano le misure previste esplicitamente nel dispositivo del Ministero della Salute al fine di accertare preventivamente se l'utente a cui verrà affidato il metadone stia assumendo contemporaneamente eroina e, se questo sia stato esplicitamente riportato come motivo esplicito di non affidamento;
quale tipo di tutela il Ministro della salute abbia messo in atto nel dispositivo predisposto nel caso in cui il tossicodipendente non possa recarsi personalmente al servizio a ritirare il metadone, per evitare che il metadone venga ritirato da persona «non affidabile» o addirittura anch'egli tossicodipendente;
se un'eventuale «delega» del paziente tossicodipendente a terzi per il ritiro del metadone affidato possa essere considerata valida agli effetti legali e quali siano le norme che sostengono questo, ma soprattutto se il «delegato» debba essere e come verificato nella sua affidabilità;
quali siano i criteri elencati nel dispositivo per poter considerare la persona a cui verrà affidato il metadone persona «affidabile» alla conservazione e al corretto utilizzo del farmaco;
se esistano e quali siano, prove scientifiche dirette, certe e documentabili che dimostrino che questo aumento del tempo di affidamento a 30 giorni comporti contestualmente un aumento dell'efficacia delle terapie con metadone (in termini di sospensione dell'uso di sostanze stupefacenti illegali o alcoliche) e del reinserimento sociale e lavorativo;
se il Ministro ritenga che l'accesso di una persona tossicodipendente al Sert una sola volta al mese possa essere considerata condizione necessaria e sufficiente per asserire che il trattamento in corso sia una «buona e valida prassi clinica», ben controllato negli effetti terapeutici e collaterali possibili e, in caso affermativo, su quali evidenze scientifiche basi la sua convinzione;
se nel decreto proposto siano previste e quali siano le misure da adottare qualora il paziente, una volta ottenuto l'affidamento del metadone, non si renda più reperibile;
se nel dispositivo predisposto dal Ministro della salute sia stato preso in considerazione e come, anche l'aspetto di sicurezza nei posti di lavoro per le persone con affidamento del metadone, soprattutto in relazione agli incidenti e alle morti sui posti di lavoro sotto l'effetto di sostanze stupefacenti;
quale sia l'elenco delle aziende farmaceutiche produttrici e fornitrici di metadone e buprenorfina e se al Ministro risulti l'elenco delle società scientifiche, associazioni di ricerca e federazioni di operatori del settore o altre organizzazioni del settore le cui attività congressuali o seminariali o di formazione siano state in qualche modo finanziate o sponsorizzate dalle aziende produttrici di metadone e buprenorfina negli ultimi tre anni, altresì quali siano gli importi delle sponsorizzazioni corrisposti e il nominativo degli attuali presidenti di dette organizzazioni che hanno goduto di tali privilegi;
se nei gruppi di lavoro del Ministero della Salute e delle Regioni in materia di tossicodipendenze, che hanno partecipato alla preparazione o approvazione di tale decreto, vi siano persone, consiglieri o
consulenti ufficiali del Ministro della salute, che hanno avuto o hanno in essere, direttamente o indirettamente, rapporti economici o di concessione di privilegi, con aziende farmaceutiche produttrici di metadone o buprenorfina.
(4-05156)
FABRIS. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
gli autisti di mezzi rotabili, nello svolgimento delle loro mansioni, sono soggetti al rischio di malattie, quali l'artrosi cervicale, l'artrite e la scoliosi;
il decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, (Attuazione dell'articolo 3, comma 1, lettera f) della legge 23 ottobre 1992, n. 421, recante benefici per le attività usuranti) ha considerato lavori particolarmente usuranti quelli per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee (articolo 1);
in particolare, la tabella «A» allegata al citato decreto ha incluso nell'ambito delle attività particolarmente usuranti quella degli autisti di mezzi rotabili di superficie, a conferma dello stretto nesso di causalità tra alcune malattie ed il servizio espletato;
il decreto ministeriale del 19 maggio 1999, relativo ai criteri per l'individuazione delle mansioni usuranti (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 208 del 19 maggio 1999) ha sensibilmente modificato la tabella «A» allegata al decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374 ed ha escluso dalla lista delle mansioni particolarmente usuranti l'attività di autista di mezzi rotabili di superficie;
conseguentemente, alla particolare categoria di autisti in questione sono stati improvvisamente negati i benefici previdenziali previsti dal decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, pur conservando l'attività di autista di mezzi rotabili di superficie le stesse caratteristiche particolarmente usuranti per il lavoratore, che giustificarono i trattamenti previdenziali di favore;
il 19 settembre 2003 la Commissione europea ha adottato una raccomandazione (sostitutiva della raccomandazione del 22 maggio 1990) con la quale invita gli Stati membri ad «introdurre al più presto nelle loro disposizioni legislative, regolamentari o amministrative relative alle malattie riconosciute scientificamente di origine professionale, che possono dar luogo ad indennizzo e che devono costituire oggetto di misure preventive, l'elenco europeo di cui all'allegato I»;
considerato inoltre che l'allegato I succitato contenente l'elenco europeo di malattie professionali non contempla quelle derivanti dall'attività di autista di mezzi rotabili di superficie, ma nulla impedisce di accordare al tipo di malattie in questione un trattamento regolamentare e di aggiornare l'elenco europeo;
considerato ancora che la raccomandazione della Commissione europea prevede che «gli Stati membri sono invitati a informare la Commissione circa le misure adottate per dar seguito alla presente raccomandazione entro e non oltre il 31 dicembre 2006» -:
quali iniziative siano state adottate dall'Italia al fine di allinearsi alla legislazione degli Stati membri relativa alla salute ed alla sicurezza sul lavoro;
se i Ministri interrogati, alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione, non ritengano più equo e opportuno reinserire nella tabella «A» allegata al decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374 l'attività gli autisti di mezzi rotabili di superficie, entro il 31 dicembre 2006, termine ultimo imposto allo Stato Italiano dalla Commissione Europea;
quali iniziative normative si intendano assumere, anche in sede europea, al fine di allargare il novero delle attività lavorative considerate particolarmente
usuranti, quali quelle svolte dagli autisti di organi istituzionali.
(4-05165)