Allegato B
Seduta n. 217 del 4/10/2007

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'attuazione della cosiddetta «direttiva nitrati» (direttiva 91/676/CEE), nonostante in vigore da oltre un decennio, continua a porre gravi problemi che, di fatto, ne inficiano la piena e corretta applicazione e, quindi, anche il conseguimento degli importanti obiettivi di tutela ambientale che, con la stessa direttiva, ci si proponeva di conseguire;
tra i problemi che maggiormente hanno inciso ai fini della corretta attuazione della «direttiva nitrati», vi è, sicuramente, l'approccio più burocratico che operativo che molte amministrazioni hanno ritenuto di adottare a detti fini. In particolare, è mancata la messa a punto e l'attuazione di concreti strumenti di intervento programmato (i pur previsti programmi di azione regionali) che avrebbero dovuto operare per consentire il controllo e l'adeguamento dei livelli di nitrati nei periodi di quattro anni che intercorrono tra una ricognizione e l'altra che le regioni sono tenute ad effettuare, ai fini della individuazione delle zone vulnerabili;
il principale obiettivo dei suddetti programmi di azione dovrebbe essere la riduzione dell'utilizzo in agricoltura di fertilizzanti contenenti azoto e la limitazione dell'impiego di concimi di allevamento, affinché siano tutelate le risorse idriche, gli ecosistemi acquatici e la salute umana;
è da considerare, del tutto inaccettabile che - come sta avvenendo - si pretenda di sopperire alle carenze programmatiche delle amministrazioni competenti attraverso la semplice - nonché semplicistica - imposizione, a carico degli agricoltori dell'onere di mettere a punto e rispettare un piano di gestione dell'utilizzo dei fertilizzanti (il cosiddetto PUA: piano di utilizzo agronomico);
i limiti fissati dalla «direttiva nitrati» riguardo al carico massimo di reflui zootecnici applicabile ai suoli è di 340 kg/ha di azoto per le zone non classificate come vulnerabili; mentre tale limite si dimezza (170 kg/ha di azoto) per le zone individuate come vulnerabili;
ai fini della designazione delle aree vulnerabili, la situazione è particolarmente grave per la Pianura Padana che, stando all'applicazione letterale dei parametri indicati nella «direttiva» rischia, allo stato, di essere, pressoché, interamente considerata come tale;
nelle quattro regioni padane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), si concentra il 65,8 per cento della produzione nazionale di bovini da carne e da latte; il 72,1 per cento della produzione di suini ed il 57,5 per cento di quella avicola che, a sua volta, è fortemente concentrata (39,5 per cento) in due sole regioni (Veneto e Lombardia, rispettivamente con il 22,9 per cento ed il 16,6 per cento della produzione nazionale);
l'ulteriore estensione delle zone vulnerabili nell'area della Pianura Padana (attualmente sono considerate tali il 60 per cento delle superfici) con il conseguente dimezzamento dei carichi massimi di reflui zootecnici e, quindi, della produzione, comporterebbero gravissime conseguenze di carattere economico-sociale, stante anche la su richiamata concentrazione territoriale degli allevamenti;
la situazione, comunque grave, lo diverrebbe particolarmente per gli allevamenti che presentano i maggiori livelli di concentrazione territoriale e, in specie, per quelli avicoli di Lombardia e Veneto, peraltro, già gravemente provati dalle conseguenze delle emergenze sanitarie degli ultimi anni;
il mancato rispetto degli obblighi posti dalla «direttiva nitrati» costituisce, a

tutti gli effetti, una violazione della normativa comunitaria ed espone le regioni inadempienti ai rischi conseguenti l'apertura di procedure di infrazione, primi fra tutti (in caso di condanna), il blocco degli aiuti comunitari erogati nel quadro, sia della PAC, sia delle politiche di sviluppo rurale, ossia di tutti quegli aiuti, la cui concessione - come è noto - è subordinata al rispetto della cosiddetta «ecocondizionalità»;
nei mesi scorsi, nella consapevolezza della gravità della situazione sopra esposta, le competenti Commissioni parlamentari, ai fini della formulazione del parere sullo schema di decreto legislativo presentato dal Governo nell'ambito dell'esercizio della delega per la modificazione di alcune parti del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, avevano convenuto, tra le altre cose, di subordinare il loro parere positivo all'introduzione nell'ambito del suddetto schema di decreto di alcune disposizioni specificatamente rivolte a fare fronte ai problemi del settore agricolo in merito all'attuazione della «direttiva nitrati»;
l'azione di cui sopra è stata vanificata non dal venire meno dell'accordo politico in merito alle azioni da sostenere, ma dalla sopravvenuta scadenza dei termini regolamentari per l'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni,

impegna il Governo:

ad adottare misure straordinarie ed urgenti attraverso le quali recuperare le disposizioni sulle quali era maturato l'accordo politico nell'ambito delle competenti Commissioni parlamentari in merito alla necessità di fornire pronte ed efficaci risposte ai problemi conseguenti l'attuazione della «direttiva nitrati»;
se e quali iniziative intenda adottare al fine di negoziare con le istituzioni comunitarie condizioni finalizzate a consentire un più graduale adeguamento delle aree maggiormente produttive della nostra agricoltura ai vincoli posti dalla «direttiva nitrati»;
a promuovere, d'intesa con le regioni, un'azione di indirizzo e di coordinamento dei singoli programmi di azione regionale, affinché gli stessi siano finalizzati a ridurre concretamente il carico di azoto per ettaro, attraverso azioni, almeno triennali, fondate sulla concessione di incentivi per la realizzazione di investimenti e di impianti finalizzati allo smaltimento dei reflui e, più in genere, all'abbattimento dei livelli di azoto e, sulla base di ciò, avanzare, nelle competenti sedi comunitarie, motivata richiesta di differimento dei termini inerenti gli obblighi di cui alla «direttiva nitrati».
(7-00283) «Dussin, Fugatti, Fava, Pini, Alessandri».