Allegato B
Seduta n. 217 del 4/10/2007

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
una realizzazione partita nel 1989: l'esigenza di realizzare un Museo per illustrare il patrimonio archeologico preistorico e protostorico della Valle Camonica, tutto di proprietà dello Stato, è datata fine anni Ottanta e nasce dalla constatazione che il fenomeno arte rupestre, riconosciuto dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità nel 1979, primo sito in Italia, andava contestualizzato e illustrato attraverso la valorizzazione dei contesti e complessi archeologici coevi che in quegli anni si andavano arricchendo e diversificando attraverso scavi di ricerca e di salvataggio, condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e da Università che svolgevano campagne di scavo in concessione da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
con la catalogazione sistematica di tutti i complessi condotta nel 1989 e la conseguente raccolta di tutti i reperti presso i depositi e le sedi della Soprintendenza, risultò evidente la ricchezza e la consistenza del patrimonio pre-protostorico della Vallecamonica che si è ulteriormente arricchito così che ora si dispone di migliaia di reperti archeologici provenienti da abitati, necropoli, santuari, bivacchi e luoghi del lavoro. Tra questi si distinguono per eccezionalità gli oltre cento monumenti istoriati - stele e massi menhir - provenienti dai santuari megalitici del III millennio a.C. presenti e in corso di scavo in valle, un complesso di portata europea e di assoluta novità nel panorama della preistoria alpina. I reperti pre-protostorici sono attualmente conservati nei depositi della Soprintendenza (in Capo di Ponte, a Milano e a Bergamo);
l'urgenza della creazione di un Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica fu prospettata dalla Sovrintendenza fin dal 1989 al Ministero-Div. IV (nota del 27 aprile 1989, n. 3580) e al Gabinetto del Ministro (nota del 3 ottobre 1989, n. 8791). Fu verificata allora l'eventuale disponibilità di edifici demaniali (risposta negativa dall'Intendenza di Finanza con nota del 7 novembre 1989, n. 7333). Si avviò pertanto la ricerca di un edificio adeguato per creare una esposizione permanente, avendo ben chiaro il principio che la sede ideale si collocava in corrispondenza

del principale polo dell'arte rupestre, in Capo di Ponte, per ragioni culturali e per opportunità organizzative (logistiche e di personale addetto), essendo già ubicati in Capo di Ponte il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, fondato nel 1955 (cui nell'ottobre 2005 si sono aggiunti il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo e il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, egualmente inaugurato nell'ottobre 2005). Per parte sua il Ministero, facendo proprio il problema, nel luglio 1989 aveva inviato l'architetto Berucci del Centro progetti museali del Ministero per esaminare la possibilità di allocare il museo, con una costruzione ex novo, all'interno del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri in località Naquane, a seguito, anche, della difficoltà di acquistare l'edificio di proprietà Sorteni all'interno del Parco, soluzione che pure si era tentata nell'ambito dell'esproprio dei terreni privati del Parco e di un generale progetto di valorizzazione del Parco nel frattempo finanziato dalla legge n. 449 del 1987. Contemporaneamente si continuò nella ricerca di un edificio chiedendo la collaborazione degli Enti locali: il Comune di Ossimo offrì l'edificio delle ex scuole elementari, che tuttavia sembrò troppo dislocato per varie ragioni, culturali, logistiche, turistiche, pur riconoscendo la sua validità in un futuro come sede complementare per l'esposizione del ricco patrimonio delle stele e dei massi istoriati che numerosi venivano alla luce in quegli anni nel territorio del Comune (che in effetti nei successivi anni Novanta ha mostrato di essere il centro di una serie di luoghi di culto e cerimoniali calcolitici di grandissima importanza e rarità). Con nota del 18 ottobre 1990, n. 184/IVD il Ministero non ritenne praticabile la soluzione della scuola di Ossimo, condividendo in toto gli aspetti negativi sottolineati dalla Soprintendenza, e invitò a cercare un'area nelle vicinanze del Parco Nazionale oppure a valutare la possibilità di realizzare una costruzione in un'area interna al Parco. Procedette anche la ricerca di un edificio presso il Comune di Capo di Ponte e furono esaminati, su indicazione dell'Amministrazione locale, che proponeva di assumersi l'onere dell'acquisto, un grande edificio scolastico e due edifici di qualità nel centro storico, di proprietà privata (uno era l'ex pretura) che sembravano disponibili alla vendita. Il 25 giugno 1992, su incarico del Ministero, si svolse un sopralluogo dell'ispettore centrale, dottor C. Laviosa, che esaminò gli edifici nel centro storico di Capo di Ponte e vide pure la scuola di Ossimo a suo tempo proposta da quel Comune; ella concluse indicando come idoneo un edificio storico di proprietà privata ubicato sulla piazza di Capo di Ponte che il Comune prospettava di acquisire. Con nota del 17 novembre 1992, n. 6292/VI N la Direzione Generale fece sua questa proposta e invitò la Soprintendenza ad iniziare formali trattative con il Comune. Questo, con nota del 2 marzo 1993, n. 939, dichiarò l'intervenuta non disponibilità della proprietà a vendere l'immobile e la propria impossibilità a reperire i fondi necessari per l'acquisto di uno stabile. Proseguirono infruttuosi tentativi fino al gennaio 1996 quando si condusse una verifica sulle strutture industriali dismesse esistenti in valle; l'unica giudicata interessante allo scopo fu individuata a Breno, ma essa parve non idonea in quanto dislocata rispetto al polo dell'arte rupestre, in un centro per altro già molto caratterizzato per la presenza di un importante museo storico artistico che l'Amministrazione comunale voleva preferenzialmente valorizzare. Finalmente nella primavera 1996 il Comune di Capo di Ponte suggerì come idoneo per la realizzazione del Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica (da non confondere con il Museo Nazionale della Civitas Camunnorum di Cividate Camuno dedicato al periodo romano) un edificio settecentesco di proprietà della Parrocchia, sito nel centro storico, in adiacenza alla Chiesa parrocchiale in Via S. Martino, denominato Villa Agostani, un tempo sede di un seminario vescovile e da molti anni non utilizzato;
l'edificio a seguito di una convenzione tra la Soprintendenza Archeologica e la Parrocchia e con l'assenso della Curia

di Brescia, fu ceduto in affitto allo Stato per 20 anni (lire 35.000.000 all'anno) per la realizzazione del Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, con l'onere per lo Stato della ristrutturazione (recepita con nota del Direttore Generale U.C.BAAA e S dell'11 dicembre 1998, n. 7100). La posizione del Museo nel centro storico del paese è centrale rispetto ai Parchi di Arte rupestre presenti nella zona, che rappresenta il più cospicuo polo d'arte rupestre della Vallecamonica. Infatti, un notevole flusso di visitatori diretti ai parchi archeologici (Parco Archeologico Nazionale delle Incisioni Rupestri, Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, questi ultimi due inaugurati nell'ottobre del 2005) è attratto in tutto l'arco dell'anno nell'area, con ovvio beneficio anche per l'economia locale. Inoltre, la ex villa Agostani, un edificio su tre piani con ampio cortile e vasto giardino, risponde ai requisiti di prestigio richiesti in quanto complesso di antica origine adiacente alla monumentale chiesa parrocchiale di S. Martino: si tratta di un lungo corpo di fabbrica che fiancheggia la strada, lungo la quale corre un alto muro di cinta che delimita il cortile, su cui affaccia il fronte principale, porticato, con archi ribassati poggianti su pilastri in pietra. L'edificio è dotato di un cortile cintato verso la strada e di un porticato coperto a piano terra che formano un ideale luogo di raccolta e accoglienza per la visita, anche da parte di comitive. Inoltre, dispone di un ampio spazio a prato sul retro dove si intende, con una copertura con tensostruttura, ampliare lo spazio museale per esporre, in continuità con i locali a piano terra, i numerosissimi massi e stele istoriati del III millennio (oltre 100, di dimensioni variabili da m 3 a m 1 ca.) che si qualificano come una delle più ricche e straordinarie collezioni europee di questi monumenti, che in Valcamonica sono collegati ad estesi luoghi di culto, alcuni dei quali in corso di scavo. Nel 1997 prese quindi avvio il progetto pluriennale per la realizzazione del Museo, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (per la parte architettonica dall'architetto F. Curcio e, per la parte scientifica, dalla dottoressa R. Poggiani Keller ambedue della Soprintendenza);
l'allestimento museale si svilupperà, su una superficie globale di oltre 2.000 mq, al piano terra, negli spazi aperti contigui (portico, corte di ingresso e giardino posteriore) e al secondo piano dove si dispone di un unico grande ambiente di grande suggestione. Nel giardino posteriore è prevista una tensostruttura per l'esposizione di parte dei complessi megalitici calcolitici. Ai servizi ed alle attività museali (uffici, sala per mostre temporanee e conferenze, sala multimediale, depositi) sono destinati il primo piano e parte del secondo;
la nuova destinazione, da collegio vescovile a sede del Museo Nazionale della Preistoria della Vallecamonica ha reso necessarie opere di sistematica manutenzione e di adeguamento e adattamento alle funzioni museali cui l'edificio è destinato. Tra 1997 e 2002 sono stati effettuati diversi lavori, per l'adeguamento del fabbricato all'utilizzo espositivo, comprendenti i consolidamenti, il risanamento dall'umidità, la sistemazione del manto di copertura e degli intonaci (parzialmente), la predisposizione del vano ascensore e le nuove tramezzature per creare servizi e depositi per il materiale archeologico. Nel 2005 si è avviata la realizzazione di tutti gli impianti (termo-idraulico, elettrico, emergenza, antincendio, allarme, sorveglianza, ascensore, eccetera). Gli interventi, finanziati sul bilancio ordinario del superiore Ministero, si sono susseguiti non in continuità negli anni 1997, 1999, 2002, con ripresa per la conclusione nel triennio 2005-2007, per una cifra complessiva di euro 793.927,60;
il piano triennale di completamento, ulteriormente slittato di un anno (2006-2008) e articolato in tre lotti omogenei di euro 400.000 l'uno per una cifra complessiva di euro 1.200.000,00, comprende il

completamento delle finiture ed i serramenti, sia interni che esterni, la sistemazione delle due corti (quella meridionale di accesso e quella settentrionale da utilizzare per fini espositivi), l'allestimento ed anche le necessarie opere per la promozione e la divulgazione dell'iniziativa, da concludersi nell'anno 2008. La conclusione nel 2008, nelle intenzioni, dovrebbe coincidere con il centenario della scoperta dell'arte rupestre (1909) in Valle Camonica che si celebrerà nel 2009. Questa ricorrenza comporterà una serie di celebrazioni cui le Amministrazioni locali, attualmente coinvolte nel Piano di Gestione del sito UNESCO tengono in modo particolare. La realizzazione del Museo è per altro uno dei punti di forza del Piano di Gestione UNESCO elaborato nel 2005 e condiviso, con un impegnativo lavoro di concertazione, dagli Enti territoriali e locali (Provincia di Brescia; Comunità Montana di Valle Camonica; Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica (B.I.M.); Comuni di Darfo Boario Terme, Capo di Ponte; Sellero; Sonico; Consorzio della Riserva Regionale di Ceto, Cimbergo e Paspardo) unitamente alla Soprintendenza che lo ha coordinato per incarico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
il Museo ha subito, a partire dal 2006, un notevole decurtamento dei finanziamenti, nonostante il piano triennale 2006-2008 già approvato per una spesa complessiva di euro 1.200.000,00 equamente ripartita nel triennio 2006-2008. Il lotto di euro 400.000,00 del 2006 è stato ridotto ad euro 150.000,00. Nel 2007, anno in cui doveva iniziare l'allestimento espositivo, la voce Museo Nazionale della Preistoria per euro 400.000,00, regolarmente inserita nel piano di programmazione proposto dalla Soprintendenza, è addirittura scomparsa dal piano adottato dal Ministero. Il Soprintendente con nota n. 5245 del 13 aprile 2007 ha lamentato il fatto, ma senza esito in quanto il Piano approvato e trasmesso dal Ministero in data 20 giugno 2007 non reintegra il lotto dei lavori per il Museo della Preistoria che pure è inserito in un piano triennale. Questa situazione rischia di rinviare sine die la conclusione dei lavori per l'allestimento del Museo, vanificando i lotti già realizzati a partire dal 1997, in un edificio dato in affitto dalla Parrocchia allo Stato per venti anni (1997-2017);
la Commissione Cultura della Camera ha approvato all'unanimità una risoluzione per la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico culturale di arte rupestre, riconosciuto dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità nel 1979 -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di concludere nei tempi previsti i lavori del Museo Nazionale della Preistoria di Vallecamonica.
(5-01564)

Interrogazione a risposta scritta:

FORMISANO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che nella giornata del 2 ottobre 2007 si sono svolte delle manifestazioni di protesta per bloccare i lavori di costruzione di una piattaforma di cemento adiacente la seconda cascata del fiume Liri, nel comune di Isola di Liri, provincia di Frosinone;
il progetto che prevede la riqualificazione dell'ex mattatoio e degli spazi a verde adiacenti del comune di Isola Liri è al centro di numerose e aspre polemiche tra le forze politiche locali sull'opportunità dell'opera in uno spazio di territorio di particolare bellezza naturalistico-ambientale;
l'intervento delle forze di polizia locale ha bloccato la prosecuzione dei lavori previsti in attesa degli accertamenti amministrativi sulle autorizzazioni necessarie -:
se sia a conoscenza della vicenda e non ritenga opportuno intervenire anche ai sensi dell'articolo 150 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 62 con ogni

atto in proprio potere per evitare il proseguimento dei lavori che deturperebbero gravemente il paesaggio in un'area di particolare interesse e di impatto ambientale.
(4-05121)