Allegato B
Seduta n. 217 del 4/10/2007

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
su richiesta del ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, nella seduta di venerdì 28 settembre 2007, il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la legge regionale della Lombardia n. 19 del 6 agosto 2007, davanti alla Corte costituzionale;
nonostante la legge regionale n. 19 del 2007 rientri nelle competenze che la Costituzione affida alle Regioni in materia di Istruzione e di Istruzione e Formazione professionale, si apprende, da fonte giornalistica, che la più forte contestazione espressa dal Governo riguarderebbe l'aver

legiferato, da parte di Regione Lombardia, in assenza della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che competono allo Stato;
l'assenza di tali atti da parte dello Stato non può essere un limite all'azione legislativa regionale, né il ritardo nell'emanazione degli atti statali può essere utilizzato per impedire alle Regioni l'esercizio delle proprie competenze costituzionali e la legge regionale è comunque rispettosa dei livelli essenziali delle prestazioni, poiché ne richiama esplicitamente il rispetto;
la legge regionale n. 19 è frutto di un lungo lavoro di confronto che ha coinvolto le parti sociali, datoriali, gli enti locali, le espressioni del mondo della scuola e della formazione (associazioni docenti, dirigenti scolastici, genitori, enti di formazione), e finanche gli Uffici periferici del Ministero della pubblica istruzione, alla fine del quale si è registrato un ampio consenso, ad esclusione della sola Cgil e di alcune espressioni leoncavalline;
la legge n. 19 è stata approvata dal Consiglio regionale con una maggioranza trasversale, che ha visto convergere, attraverso un voto di astensione, i partiti dell'Ulivo verso le posizioni di tutta la Casa delle Libertà;
la volontà del Governo di impugnare la legge regionale n. 19 del 2007 crea un pericoloso vulnus nel mondo della formazione così ricco di esperienze di successo come in Lombardia, e mette a repentaglio la possibilità di rispondere più puntualmente ai bisogni urgenti di quel territorio, mortificando, per l'ennesima volta le naturali esigenze del nord a tutto vantaggio di politiche centralistiche -:
quali ragioni abbiano spinto il Governo a procedere in tal senso, considerato che nel testo della suddetta legge regionale non si ravvisano elementi di incostituzionalità.
(2-00772) «Aprea, Lupi, Bernardo, Berruti, Bocciardo, Casero, Catone, Colucci, Craxi, Gregorio Fontana, Gelmini, Jannone, Moroni, Palmieri, Paroli, Pecorella, Ravetto, Rivolta, Romani, Romele, Testoni, Uggè, Valducci, Verro, Airaghi, Armani, De Corato, Frassinetti, Gamba, Garnero Santanchè, Ronchi, Saglia, Rosso, Zanetta, Sanza, Fallica, Galli, Ponzo, Baiamonte, Prestigiacomo, Mondello, Giudice, Carlucci, Mazzocchi, Ricevuto, Picchi, Vitali, Santelli, Della Vedova, Licastro Scardino, Gardini, Pelino, Carfagna, Biancofiore, Ceccacci Rubino, Gianfranco Conte, Palumbo, Gioacchino Alfano, Giro, Bondi, Osvaldo Napoli».

Interrogazioni a risposta orale:

BUONTEMPO, SALERNO e PEZZELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2006 nello stabilimento della ditta «Umbria Olii S.p.A.», situato nel comune di Campello sul Clitunno, si è verificata una violenta esplosione in cui hanno perso la vita quattro persone, dipendenti di una ditta esterna impegnata in lavori di manutenzione dell'impianto;
l'evento, drammatico per la perdita di vite umane, ha rappresentato anche un grave danno per l'economia del Comune di Campello e dei territori limitrofi, in quanto la Umbria Olii S.p.A. e un'azienda leader europea nel trattamento degli olii per finalità alimentari, con cinquantatré dipendenti ed un indotto di circa ottanta unità fatto di piccoli trasportatori, venditori e agenti;
l'esplosione ha provocato ingenti danni anche sotto il profilo ambientale poiché le grandi quantità di olii presenti nelle strutture di stoccaggio della fabbrica

sono andati dispersi nell'ambiente, provocando danni ai corsi d'acqua vicini e saturando i terreni limitrofi;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o dicembre 2006 è stato dichiarato lo stato di emergenza con durata fino al 31 dicembre 2007;
gli stanziamenti previsti per far fronte all'emergenza sono stati i seguenti:
O.P.C.M n. 3558 del 27 dicembre 2006, euro 2.500.000, la cui gestione è stata affidata direttamente al Commissario straordinario per l'emergenza individuato nella persona della presidente della giunta regionale di cui 200.000 a carico del bilancio regionale, 800.000 a carico del fondo di Protezione civile, 1.500.000 residui anno 2005 dello stato di previsione del ministero dell'Ambiente;
Finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) euro 75.000.000 per eventi meteorologici del novembre 2005 e per il ristoro dei danni causati dall'esplosione verificatasi nella Umbria Olii così ripartiti:
5.000.000 anno 2007;
35.000.000 anno 2007;
35.000.000 anno 2008;
DGR n. 910 del 7 giugno 2007 che ha approvato il riparto dei 75.000.000 di euro previsti dalla Finanziaria 2007 come di seguito:
59.000.000 eventi meteorologici novembre 2006;
5.000.000 consolidamento frana Città di Castello;
6.000.000 bonifica sito Campello sul Clitunno (Umbria Olii);
5.000.000 Fondo di Riserva;
le somme ad oggi impegnate per l'emergenza di Campello ammontano a 8.500.000 di euro (2,5 più 6);
nella risposta scritta del 25 luglio 2007 fornita dall'assessore all'ambiente all'atto n. 805/2006, relativo alla richiesta di chiarimenti sulla erogazione dei finanziamenti previsti in finanziaria e ripresi nel DAP 2007-2008, l'assessore faceva presente quanto segue:
la Regione dell'Umbria è in attesa dell'emanazione di apposita ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri che consenta di utilizzare i 6.000.000 di euro previsti in finanziaria;
l'importo di 6.000.000 può essere eventualmente integrato con il Fondo riserva di cui alla DGR 910/2007 (5.000.000);
dei 2.500.000 di euro stanziati per gestire l'emergenza ad oggi la Regione ha speso 1.038.567 euro così ripartiti:
200.000 euro di consulenze;
708.567,83 euro assegnati al Comune di Campello;
130.000 euro assegnati al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco -:
quali iniziative si intendano assumere in considerazione dei fatto che è ormai prossimo il termine dello stato di emergenza previsto per il 31 dicembre prossimo, per sollecitare la presidente della Regione ad utilizzare il milione e mezzo di euro residuante dallo stanziamento di 2,5 milioni di cui nemmeno un centesimo, fino ad oggi, è andato alla Umbria Olii, cosa per gli interroganti paradossale se si considera che mentre da dieci mesi l'azienda, con enormi sacrifici, sta evitando di mandare in cassa integrazione i propri dipendenti, il Commissario è riuscito a spendere ben 200.000 euro di quei fondi per consulenze;
quali siano i tempi di emanazione del provvedimento del Consiglio dei ministri che consentirebbe di utilizzare i 6.000.000 di euro, già previsti nella finanziaria 2007, e che dovrebbero essere utilizzati per garantire la bonifica del suolo, delle acque superficiali e delle acque sotterranee.
(3-01298)

VENIER, FALOMI, PETTINARI, BELLILLO, CESINI, CRAPOLICCHIO, MADERLONI, MASCIA, SOFFRITTI, NAPOLETANO, PEGOLO, FERDINANDO BENITO PIGNATARO, PROVERA, SGOBIO, TRANFAGLIA, VACCA e ZIPPONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a seguito di un conflitto politico emerso nel 2005 in seno al Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese il Tribunale di Budapest ha ritenuto di poter intervenire nelle autonome dinamiche di questa organizzazione politica annullando addirittura gli esiti del 21o Congresso di questo partito;
a seguito di tali discutibili decisioni del Tribunale il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese ha espresso la propria opinione affermando che la sentenza è stata una sentenza politica, che non ha precedenti nella storia legale degli ultimi due decenni, affermando, inoltre, che essa rappresenta una risposta vendicativa al referendum promosso dal partito contro la privatizzazione degli ospedali, svoltosi nel 2004 con la partecipazione di circa due milioni di elettori che hanno votato contro la privatizzazione del sistema sanitario;
il Tribunale di Budapest ha richiesto al Presidium del partito di ritirare immediatamente la propria opinione e di dichiarare che la sentenza non aveva niente a che fare con la politica;
la leadership del partito ha rifiutato di farlo;
il presidente del Tribunale di Budapest ha poi deciso di chiamare in giudizio l'intera dirigenza del partito, incriminando il Presidium per «diffamazione pubblica»;
il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese è convinto che questa sentenza violi la Costituzione ungherese, precisamente l'articolo 61 della Costituzione che concede a chiunque la libertà di esprimere la propria opinione;
il Presidente Gyula Thurmer ed altri sei membri del Presidium, secondo il Codice Penale Ungherese, potrebbero essere condannati ad un massimo di due anni di carcere;
questo tipo di sentenze si inquadra in un contesto regionale, quello dei paesi dell'Europa Orientale e Baltici, dove la libertà di opinione ed associazione viene ufficialmente o nella prassi negata a molte forze che si dichiarano comuniste o semplicemente di sinistra secondo uno schema che spesso richiama i peggiori anni del maccartismo;
gli interroganti ritengono l'accusa di «diffamazione pubblica» rivolta al Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese un grave atto di violazione delle libertà e dei diritti civili e democratici inaccettabile tanto più per un Paese appartenente all'Unione europea -:
quali iniziative il Governo intenda adottare nei confronti del governo ungherese affinché vengano garantiti i diritti civili politici e democratici prima fra tutte la libertà di associazione e di espressione delle proprie idee.
(3-01299)

BUONTEMPO, SALERNO e PEZZELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 22 febbraio il Presidente del Consiglio ha presentato i «punti programmatici» cui si ispira l'ulteriore azione del Governo;
al n. 5 dell'elenco dei punti programmatici figurava il proposito di «Prosecuzione dell'azione di liberalizzazioni e di tutela del cittadino consumatore nell'ambito dei servizi e delle professioni»;
nell'ultima Legge Finanziaria è stato possibile l'inserimento del comma 1343 (conosciuto come «emendamento Fuda»), preordinato a modificare il regime della responsabilità per danno erariale innanzi

alla Corte dei conti, dando un duro colpo all'attività di presidio della stessa Corte contro gli illeciti amministrativi;
lo stesso è stato abrogato;
in proposito lo stesso Presidente del Consiglio aveva pubblicamente espresso il proprio dissenso ed il proprio disconoscimento della norma in questione, affermando nella sostanza l'assoluta contrarietà, politica ed ideologica, personale e del suo Governo, alla deresponsabilizzazione ope legis di quanti, operando nella pubblica amministrazione hanno, almeno in teoria, il dovere di non disgiungere l'onore della carica dall'onere della relativa responsabilità, sia personale che istituzionale, qualificando come «errore redazionale» quanto in realtà si iscrive a pieno titolo in una deplorevole prassi ed in un modo «anomalo» di legiferare;
il decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 303, integrativo e modificativo della legge n. 262 del 2005 sulla tutela del risparmio, emanato in attuazione della delega contenuta all'articolo 43 della richiamata legge 28 dicembre 2005, n. 262, e recante «Coordinamento con la legge 28 dicembre 2005, n. 262, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (T.U.B.) e del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (T.U.F)»;
all'articolo 4, comma 3, lettera d) del decreto legislativo in questione è comparsa ed in formulazione piuttosto anodina, la previsione normativa secondo la quale «Nell'esercizio delle proprie funzioni di controllo le Autorità di cui al comma 1 e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, i componenti dei loro organi nonché i loro dipendenti rispondono dei danni cagionati da atti o comportamenti posti in essere con dolo o colpa grave»;
essendo ovvio che chi provoca dei danni per dolo o colpa grave ne risponde, sembra evidente che l'esplicita menzione di tale principio serva a stabilire che la responsabilità patrimoniale delle Autorità in discorso nei confronti dei danneggiati si verifica solo nell'ipotesi di conclamato dolo o colpa grave, e se è così, ciò equivale alla deresponsabilizzazione degli organi di vigilanza rispetto all'ordinario e normale obbligo di risarcire danni cagionati nel corso e per effetto dell'attività di vigilanza, nel comparto finanziario;
ciò, secondo gli interroganti, non sembra coerente con la sbandierata centralità del cittadino utente e consumatore, e con la tutela degli interessi e dei diritti dei risparmiatori;
il Ministro dell'economia (nel cui prestigioso curriculum figura anche un periodo trascorso alla Presidenza della Consob) nel suo intervento all'assemblea dell'ABI dello scorso anno aveva affermato che «la legge sul risparmio nasce dall'intento - che l'attuale Governo condivide - di migliorare le norme per correggere disfunzioni e incongruenze che hanno concorso ai gravi episodi che hanno interessato la cronaca degli ultimi anni e danneggiato migliaia di risparmiatori. Un obiettivo urgente e necessario, che la legge ha perseguito affrontando un'ampia gamma di questioni. La legge introduce molti cambiamenti positivi: intensifica, ad esempio, i controlli interni sulla gestione delle imprese e la sorveglianza sulla corretta rappresentazione della loro situazione finanziaria»;
e più oltre che: «il Governo intende perciò modificare alcuni aspetti della legge. Correzioni saranno apportate avvalendosi (...) nelle prossime settimane, delle deleghe previste dalla legge (...) il Governo è impegnato in queste azioni - e nel rapido recepimento delle direttive europee non ancora attuate -, conscio che una buona regolamentazione è indispensabile alla difesa dei risparmiatori e rappresenta un importante fattore per la competitività del sistema bancario»;
inoltre, nella stessa sede, in occasione della stessa Assemblea tenutasi qualche giorno fa, il medesimo Ministro ha indicato come comportamento virtuoso ed auspicabile «mutare il sistema delle sanzioni al comportamento di ogni soggetto,

individuo o impresa, pubblico o privato, dirigente o dipendente» ed è da ritenere che intendesse in senso più rigoroso, atteso che più oltre ha proseguito, elencando come fattori negativi che si oppongono al cambiamento, «la forza antica degli interessi particolari, la sfiducia che le cose possano mutare davvero, la costante tentazione di dire solo cose gradite, il respiro corto dei nostri pensieri, l'esiguità delle forze che operano per il cambiamento rispetto a quelle che vi resistono», sostenendo che le forze che operano per il cambiamento sono presenti e ostinatamente credono che l'Italia possa migliorare; non cercano protezione, coltivano il merito, conquistano risultati e che tutto ciò si possa perseguire «portando tutte le Amministrazioni ad operare al livello di quelle - e ve ne sono - esemplari, per qualità ed efficienza» -:
se ci sia consapevolezza del fatto che la previsione secondo la quale la responsabilità patrimoniale sussista solo nell'ipotesi di danni provocati da comportamenti dolosi o gravemente colposi non sia altro che un modo di camuffare la deresponsabilizzazione degli Organi pubblici di Vigilanza, attesa l'evidente circostanza che dolo e colpa grave sono di diabolica probatio;
se ci sia consapevolezza del fatto che un grave colpo è stato inferto al diritto in termini di deresponsabilizzazione di un organo di vigilanza per antonomasia che, avendo riportato recenti condanne al risarcimento di risparmiatori danneggiati dalla poca o omessa vigilanza, non è affatto detto possa essere indotto ad un più attento espletamento dei propri compiti istituzionali per effetto di un alleggerimento delle proprie responsabilità patrimoniali;
se la previsione normativa contenuta nel menzionato articolo 4, comma 3, lettera d), del decreto legislativo n. 303 del 2006 citata in premessa vada in direzione opposta alla millantata centralità del cittadino inteso come consumatore, utente e, quindi, anche risparmiatore, ed in direzione opposta rispetto al contenuto di alcune dichiarazioni dell'attuale Ministro dell'Economia, con ciò suscitando l'impressione che tali virtuose affermazioni mal si concilino con la previsione normativa in discorso che è contenuta in un decreto legislativo che è atto emanato sotto la responsabilità del Governo in carica;
se non si ritenga che la citata previsione del decreto legislativo non integri estremi di dubbia legittimità costituzionale sotto il profilo della limitazione, ope legis, della responsabilità patrimoniale della Pubblica Amministrazione, atteso che le Authorityies in questione, Consob per prima, sono «pubblica amministrazione» a tutti gli effetti;
se la menzionata previsione, ove mantenuta, non rischierebbe di produrre effetti perniciosi sulla valutazione che le competenti società ed agenzie di rating dovessero stabilire di rivedere al ribasso nei confronti del nostro «Sistema Paese»;
se sia condiviso l'assunto che, non diversamente da quanto è accaduto con il comma 1343 dell'ultima finanziaria, la norma in questione debba opportunamente e sollecitamente essere soppressa.
(3-01300)