Allegato A
Seduta n. 184 del 5/7/2007

...

(Sezione 3 - Vicende relative all'attacco alla stazione di pompaggio dell'Eni in Nigeria)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 17 giugno 2007 la società petrolifera Eni ha informato che nella prima mattina di quello stesso giorno un non meglio precisato gruppo di uomini armati aveva occupato la flow station di Ogboinbiri nello stato di Bayelsa in Nigeria;
al momento dell'attacco, secondo quanto diffuso dalla stessa Eni, sarebbero stati presenti nell'impianto 24 lavoratori nigeriani e 51 soldati. 40 soldati e 8 lavoratori sarebbero riusciti a lasciare la flow station. Secondo quanto risulta ad Eni, pare non ci siano stati feriti o morti durante l'attacco;
il 21 giugno 2007, quattro giorni dopo le prime notizie diffuse da Eni, le agenzie di stampa informavano che durante un'operazione militare lanciata nella notte dall'esercito nigeriano la stazione di pompaggio di Ogboinbiri era stata liberata dopo quattro giorni di occupazione da parte, si suppone, di quello stesso gruppo armato cui si riferivano le notizie diramate dall'Eni. Un portavoce dell'esercito ha riferito che nell'attacco sono stati uccisi 12 «militanti». Lo stesso portavoce ha riferito anche di aver trovato e liberato

solo 11 tecnici al momento del raid e che dei soldati, che secondo Eni erano stati presi in ostaggio, non vi era traccia;
il 25 giugno 2007 in una comunicazione inviata al Times of Nigeria e poi ripresa da altri quotidiani nigeriani, Cynthia Whyte portavoce del jrc (joint revolutionary council), una coalizione di gruppi delle milizie attive nella regione petrolifera del Delta del Niger dava un'altra versione dei fatti;
secondo questa ricostruzione qualche settimana fa l'esercito avrebbe ucciso alcuni civili ijaw, e i loro parenti con un gruppo di giovani hanno occupato per protesta la low-station dell'Agip;
«giovedi 21 giugno 2007 - prosegue l'articolo del Times of Nigeria - su richiesta della oil company (cioè l'Eni), forze armate della sicurezza che sembra che lavorino per il gigante petrolifero italiano hanno attaccato e ucciso 12 giovani ijaw di Ogboinbiri, che stavano protestando contro la criminale uccisione dei loro parenti avvenuta qualche settimana prima da parte delle forze armate»;
l'articolo prosegue citando le parole della suddetta Cinzia White: «tutti coloro che sono stati parte di questa malvagità contro le nostre genti ne vedranno i frutti in futuro. La Naoc (nigerian agip oil company) sarà ripagata dallo stesso numero di incidenti, dolore e sfortuna (...). Informiamo tutti gli uomini di buona volontà che tutte le azioni di rappresaglia prese contro l'Agip e i suoi cospiratori non saranno in alcun modo rapportate con la nostra prima decisione di tregua nelle ostilità contro il Governo nigeriano. Le azioni di ostilità contro l'Agip sono considerate solo come un pagamento per quello che fa l'Agip e per ridurre l'attività operativa della Naoc negli Stati del Rivers e di Bayelsa»;
nella ricostruzione degli eventi fatta dal Times of Nigeria, non c'è traccia dei soldati che secondo Eni presidiavano l'impianto -:
quali siano le norme di sicurezza che adotta l'Eni in Nigeria per garantire la sicurezza dei lavoratori e degli impianti;
quanti «soldati» fossero effettivamente presenti al momento dell'attacco, e quali azioni difensive hanno intrapreso;
se i «soldati» presenti al momento dell'attacco facciano parte delle forze di sicurezza dell'Eni o rispondono alle autorità nigeriane;
quanti fossero i «miliziani» che hanno sostenuto l'attacco e mantenuto l'occupazione e se tra loro ci fossero anche dei civili;
se sia stato un attacco armato o un'occupazione pacifica;
per quale ragione gli assalitori siano rimasti nella stazione di pompaggio per ben 5 giorni e se fosse stata aperta una trattativa;
se l'attacco alla stazione di pompaggio che ha liberato gli ostaggi e causato 12 vittime tra gli assalitori sia stata condotta dall'esercito nigeriano o da forze della sicurezza dell'Agip;
se ci sia stata resistenza da parte degli occupanti e se ci siano state vittime o feriti tra i «liberatori»;
quale sia l'effettivo numero degli ostaggi liberati e dove siano gli altri presunti ostaggi a cui aveva fatto riferimento l'Eni nel primo comunicato;
che tipo di politiche verso le popolazioni locali del Delta del Niger l'Eni abbia intenzione di attuare per abbassare il livello di tensione salito oltremisura negli ultimi mesi;
che impatto abbiano avuto le azioni armate e i sequestri di personale sulla produzione petrolifera dell'Eni in Nigeria;
che tipo di meccanismi di controllo e verifica l'Eni e il governo abbiano intenzione di attuare per consentire una valutazione indipendente della situazione nel Delta del Niger.
(2-00639)
«Cacciari, Mantovani, Siniscalchi, Migliore».