Allegato B
Seduta n. 174 del 21/6/2007

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 2 aprile 2007 il Ministero dei beni culturali ha emanato un atto di indirizzo con cui si prevede la progressiva dismissione dei quattro teatri gestiti dall'Ente Teatrale Italiano (ETI), per cui il Teatro Duse di Bologna, il Quirino di Roma, la Pergola di Firenze e il Valle di Roma (i primi due in affitto, mentre dei secondi è anche proprietario degli immobili) avranno presto nuovi proprietari;
tale situazione, molto complessa anche in considerazione del valore degli immobili, comporterà un grave svantaggio per il teatro italiano, che sarà costretto a rapportarsi non più con l'Eti ma con un privato o con un ente locale, con una contestuale provincializzazione di strutture da sempre facenti capo ad un ente pubblico;
l'Eti, istituito con la legge n. 365 del 19 marzo 1942, da ben 65 anni rappresenta la più importante istituzione pubblica del teatro in Italia: una Istituzione senza barriere ideologiche, fucina di idee, progetti, di fatti d'arte che incontrano l'attenzione e l'interesse di un pubblico che spesso deve essere educato alla cultura teatrale. L'Eti rappresenta una istituzione che si inserisce e compete con le istituzioni europee nel processo di interscambio socio-culturale di unificazione, che oltre all'abbattimento delle barriere doganali e fiscali, all'introduzione della moneta unica, deve comprendere l'Arte che, dal '300 ad oggi, unisce i cittadini del e nel mondo;
la dismissione da parte dell'Eti rappresenta un grave danno per il sistema teatrale italiano, che ha origini antichissime (si ricorda che il teatro della Pergola è il teatro all'italiana più antico al mondo) ed è tra i più apprezzati al mondo ed annulla tutte le attività tradizionali di programmazione e promozione svolte dall'Eti, nonché la funzione distributiva svolta sin dal 1942;
alla base di tale operazione riformatrice voluta dal ministero dei beni culturali vi sono motivazioni diverse: la prima è che l'Eti, nel programmare i propri teatri, si pone come competitore in una logica commerciale, mentre la programmazione dei teatri non è svolta dall'Eti nella veste di competitore, in quanto ci si trova in un meccanismo sempre più fondato sullo scambio fra circuiti chiusi, una funzione di riequilibrio dell'offerta di quel teatro di assoluta qualità che, non disponendo di teatri da scambiare, rischia di non avere più fisicamente la possibilità di realizzarsi;
la perdita dei teatri da parte dell'Eti rappresenta una perdita per il pubblico ma anche per gli attori di compagnie che sono il fiore all'occhiello del nostro Paese, che vivono i teatri dell'Eti come strutture fortemente ricettive e funzionali, porti sicuri in cui poter approdare nei momenti importanti dei giri nazionali, non concorrenti nei rispetto ad altre strutture operanti nei territori in cui sono collocati, punti di riferimento della vita culturale delle città e regioni in cui si trovano;
da anni i teatri dell'Eti sono veri e propri centri culturali con attività differenziate e di formazione del pubblico per la diffusione di una cultura teatrale non commerciale;
una ulteriore motivazione, piuttosto sommaria e superficiale, riguarda il lato economico: i costi delle strutture sono in linea con quelli di tutti gli altri teatri di analoghe dimensioni sparsi nel nostro Paese, confrontati nelle sole voci gestionali, escludendo i costi delle produzioni. Risulta piuttosto superficiale l'affermazione che tutto il contributo dello Stato all'Eti viene assorbito dai teatri, poiché si omette la produttività, in quanto tale contributo copre annualmente i costi fissi

di tutto l'Ente (sia della sede che dei teatri) e di una parte di attività istituzionale, mentre i teatri portano entrate annue proprie che si aggirano intorno ai 5.500.000 euro, con una ricaduta positiva nel settore -:
quali iniziative, anche a carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che un'istituzione importante come l'Eti non rimanga senza teatri e perda la sua funzione principale, quella cioè di diffusione e promozione della cultura teatrale, strumento indispensabile per la crescita e la socializzazione degli individui;
in che modo intenda superare, senza danno per l'Erario, il problema del valore degli immobili di proprietà (Valle e La Pergola)
come intende superare il problema del personale dipendente dei teatri, ivi compresi quelli distaccati presso la sede dell'Ente.
(4-04120)