Allegato B
Seduta n. 174 del 21/6/2007

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
sul settimanale Panorama del 14 giugno 2007 è apparso un articolo, a firma di Donatella Marino, dal titolo «Istat, un tesoretto non riscosso»;
secondo l'articolista, l'Istituto nazionale di statistica, nonostante le disposizioni cogenti contenute negli articoli 7 e 11 del decreto legislativo n. 322 del 1989, che prevedono sanzioni pecuniarie a carico di cittadini ed imprese che non rispondono alle indagini statistiche (da un minimo di 200 euro ad un massimo di 2.000, per i privati; e da un minimo di 516 ad un massimo di 5.160 per le imprese) e nonostante le mancate risposte ai questionari, per ammissione dello stesso Istat, ammontino ad oltre 350 mila l'anno, non ha mai provveduto all'accertamento delle infrazioni;
secondo il sindacato interno Usi/RdB-Ricerca, che ha denunciato la vicenda alla procura regionale del Lazio della Corte dei conti, l'erario negli ultimi 5 anni (tenuto conto del termine quinquennale di prescrizione) non ha incassato da un minimo di 775 milioni di euro ad un massimo di 7,5 miliardi di euro;

tali ingenti risorse sarebbero potute essere utilizzate per superare l'emergenza precariato nella pubblica amministrazione -:
quali provvedimenti si intendano adottare per verificare la fondatezza della vicenda de qua;
nel caso in cui trovasse conferma, quali provvedimenti si intendano adottare per dare applicazione alle disposizioni legislative clamorosamente disattese dagli organismi dirigenti dell'Istat.
(2-00621) «Carta, Piro, Nannicini, Fadda, Musi, Burchiellaro, Ruggeri, Schirru, Margiotta, Marchi, Marantelli, Mantini, Turco, Chicchi, Boato, Marone, Mellano, Lulli, Sanna, Crema, Schietroma, De Zulueta, Buemi, Di Gioia, D'Elia, Poretti, Nicola Rossi, Costantini, Razzi, Astore, Lovelli, Tocci, Servodio, Ruta, Barbi, Marcenaro, Intrieri, Ceccuzzi, Vico, Chianale, Zunino».

Interrogazione a risposta orale:

MENIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 38 del 23 febbraio 2001 sulla tutela della minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia prevede che un «Comitato paritetico per la minoranza slovena», sulla base delle richieste dei comuni e della effettiva presenza tradizionale della minoranza in una determinato territorio, individui (o meglio proponga) la delimitazione territoriale dei comuni da inserire nell'elenco in cui applicare le norme di tutela (bilinguismo nell'attività amministrativa, nella toponomastica, nei rapporti tra cittadino della minoranza e uffici pubblici);
ad avviso dell'interrogante l'opera di tale comitato (formato da 10 persone di madrelingua italiana e 10 slovena), data la sua composizione linguistico/politica, è portato ovviamente - di fatto - a supportare in ogni caso le tesi più «massimaliste» in ordine alla presenza ed all'insediamento di una minoranza slovena;
i dubbi sulla proposta avanzata dal Comitato alla fine dei suoi lavori avevano già indotto il Governo (Consiglio dei ministri del 17 marzo 2006) a non approvare - anche sulla base delle osservazioni del Consiglio di Stato - la tabella proposta dal Comitato, che indicava ben 32 comuni del Friuli-Venezia Giulia come destinatari delle norme «più intense» di tutela della minoranza, asserendo l'esistenza di una tradizionale presenza della minoranza linguistica slovena;
le osservazioni del Governo riguardavano in particolare l'inclusione dell'elenco dei comuni di Trieste, Gorizia e Cividale per i quali già sono previsti dalla legge e sono operativi appositi uffici, i cosiddetti «sportelli linguistici», che consentono ai cittadini di lingua slovena di rapportarsi con la pubblica amministrazione nella propria lingua;
fatto nuovo nella vicenda è la richiesta, inviata il 14 giugno 2007 dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza al Comitato, di non inserire il territorio del comune di Trieste nell'ambito tutelato dalla legge 38 per la minoranza slovena. Il documento è stato presentato, con il sindaco come primo firmatario, da altri 19 consiglieri comunali del capoluogo giuliano;
analogamente ha proceduto, con nota del 9 maggio 2007, il comune di Gorizia che ha richiesto di non includere la città nella tabella ma solo le frazioni di Sant'Andrea e Piuma Oslavia;
hanno inoltre ufficialmente richiesto di non essere, inclusi nella tabella i comuni di Cividale del Friuli (Udine) con nota dell'11 maggio 2007; Taipana (Udine) con nota del 9 maggio 2007; Torreano (Udine) con nota del 12 maggio 2007;

Stregna (Udine) con nota del 14 maggio 2007; Pulfero (Udine) con nota del 22 maggio 2007;
il 15 giugno 2007 il Comitato Paritetico ha invece proceduto, senza tenere in alcun conto quanto sopra, all'approvazione di un documento fotocopia del precedente, con i medesimi ambiti ed i medesimi 32 comuni in cui applicare le misure di tutela della minoranza slovena, aggiungendovi argomentazioni quali la presenza di istituti, circoli e orari di S. Messe... Il presidente del Comitato, Brezigar, ha peraltro dichiarato al Piccolo di Trieste di considerare «fuori dal mondo» la posizione espressa dalla richiesta del sindaco di Trieste, con ciò andando evidentemente - secondo l'interrogante - fuori da ogni regola di galateo e rispetto istituzionale, che sarebbero dovuti derivare dalla sua posizione -:
come intenda il Governo procedere sulla vicenda segnalata, che - ad avviso dell'interrogante - denota in tutta evidenza come vi sia stata da parte del Comitato Paritetico, anche in quest'occasione, una totale mancanza di rispetto della realtà del territorio e delle volontà manifestate dagli enti istituzionali rappresentativi delle comunità locali;
se, in particolare, si voglia rimandare al mittente il documento di individuazione degli ambiti territoriali, con l'indicazione di procedere secondo le condizioni oggettive della presenza della minoranza e della volontà degli enti locali;
se non si ritenga, in alternativa, di procedere ad una iniziativa di revisione normativa che provveda ad abolire un Comitato dimostratosi - secondo l'interrogante - squilibrato rispetto alle linee dell'interesse generale e degli obiettivi della legge, prevedendo invece, quale base per la tutela, strumenti oggettivi quali le rilevazioni di censimento simili ovvero la rilevazione della presenza e della rilevanza della minoranza ad opera di autorità o enti indipendenti ed obiettivi.
(3-01013)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge Finanziaria 2007) ha introdotto una serie di criteri e di requisiti per la stabilizzazione nei ruoli del personale in servizio a tempo determinato presso la pubblica amministrazione che l'interrogante giudica fortemente disomogenei e contraddittori e che stanno generando evidente confusione fra la pubblica amministrazione;
in particolare, i commi 519 e 558 dell'articolo 1 della predetta legge Finanziaria, prevedono la stabilizzazione, oltre che dei precari assunti con regolare prova concorsuale, anche di quelli assunti senza l'espletamento di alcuna prova selettiva;
la legge finanziaria per il 2007, nello stabilire che i precari assunti senza prova concorsuale siano, ai fini della stabilizzazione, sottoposti a «prova selettiva», lascia supporre che gli enti tenuti alla stabilizzazione non necessariamente ricorreranno a prove di natura concorsuale, non avendo il testo specificato la natura concorsuale della prova selettiva richiesta;
il dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio, ha assunto nel corso degli ultimi anni oltre 200 unità lavorative, con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in relazione ai numerosi interventi di calamità naturali che hanno colpito diverse province italiane e relativamente allo stato di emergenza socio-economico-ambientale;
attualmente, la maggior parte di essi si trova in uno stato di precarietà permanente, nonostante le rassicurazioni in più occasioni sbandierate dal Governo, su una

imminente stabilizzazione per i suddetti lavoratori con i contratti di collaborazione coordinata e continuativa -:
se non ritengano necessario ed urgente intraprendere le opportune iniziative affinché venga garantita una regolare e tempestiva assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori indicati in premessa, in attuazione delle disposizioni previste dalla legge Finanziaria del 2007.
(4-04132)

SMERIGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il colonnello nazista Herbert Kappler, comandante della Gestapo di Roma all'inizio del 1944, fu responsabile, come è noto, di numerosi crimini tra i quali del massacro delle Fosse Ardeatine ed il rastrellamento del Quadraro;
arrestato dalle truppe inglesi alla fine della guerra, fu trasferito alle autorità italiane nel 1947 e condannato da un tribunale militare al carcere a vita;
nel 1977 fu ricoverato all'ospedale Celio di Roma per gravi motivi di salute;
il 15 agosto 1977 riuscì a fuggire, almeno così sembra sino ad adesso, con la complicità di sua moglie Annaliese Wegner Kappler;
Kappler morì il 9 febbraio 1978 nella sua casa di Soltau presso Lüneburg in Germania;
Annaliese Wegner Kappler, sul finire dei suoi giorni, ha rilasciato alcune dichiarazioni al settimanale OGGI in edicola il 27 giugno 2007, smentendo piani rocamboleschi di fuga e affermando che la notte del 15 agosto 1977 la coppia uscì tranquillamente dalla porta del carcere;
la signora ha aggiunto che l'evasione fu possibile perché i responsabili politici italiani di quel tempo avevano dato chiare e ferme disposizioni di non disturbare il prigioniero fino alla tarda ora del mattino giustificando l'ordine con le precarie condizioni di salute del prigioniero e che trasportò il marito in Germania con la macchina del figlio senza essere mai fermati per un controllo, pur essendo stata, la targa tedesca della macchina annotata dal casellante per aver chiesto la riduzione prevista per i turisti;
l'ex ministro della difesa Vito Lattanzio, sullo stesso settimanale, dichiara che dopo la fuga di Kappler, il partito comunista fece una mezza rivoluzione nel tentativo di scardinare l'intero governo e quindi lui fu costretto a dimettersi per coprire responsabilità altrui;
lo stesso aggiunge che non riuscì mai a sapere con esattezza se a dare l'ordine ai carabinieri di allentare la vigilanza con l'aggiunta di non disturbare il prigioniero durante la notte fosse stato Moro, Andreotti o Forlani;
negli anni che seguirono quel clamoroso episodio, non fu mai nominata una Commissione parlamentare d'inchiesta né nessun tribunale civile o militare aprì un procedimento per accertare i fatti e le relative responsabilità;
ad avviso dell'interrogante queste clamorose dichiarazioni sono la dimostrazione lampante di una fattiva convivenza tra organi dello Stato e i criminali di guerra nazisti e non possono nella misura più assoluta essere ignorate -:
se non si ritenga necessario ed urgente, alla luce di queste ultime dichiarazioni, attivare tutte le misure di competenza necessarie al fine di far luce sulla clamorosa fuga del colonnello nazista, chiarendo una volta per tutte le responsabilità materiali e morali e gli intrecci politici che portarono a ignorare le leggi dello Stato liberando un tale criminale di guerra.
(4-04135)