Allegato B
Seduta n. 150 del 2/5/2007

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
a Garlate, in provincia di Lecco, dal 1953 è presente il Museo della Seta Abegg, sorto come entità privata ad opera degli

industriali svizzeri Abegg. Nel 1976 venne donato al Comune di Garlate che ora ne è proprietario. Fin dalle origini tale museo ha svolto un'importante opera di testimonianza della storia delle tecnologie e della scienza applicate all'industria serica nell'ultimo millennio in occidente per tutte le fasi lavorative;
siamo in presenza del primo museo con questa impostazione esistente in Europa ed unico nel territorio italiano;
l'attività serica ha dato origine in occidente tra il XIV e XVI secolo alla struttura dell'industria moderna, struttura che si è imposta in tutto il mondo e in tutti i settori produttivi;
il Museo rappresenta la più ampia documentazione di macchine e strumenti per l'industria serica esistente in Europa. È ubicato in una ex Filanda del 1790 circa un tempo di proprietà Abegg. La fabbrica operò nelle attività seriche fino alla chiusura nel 1973. Allora fu acquistata dal Comune di Garlate con l'intento di completare il Museo nell'ambito di un piano di archeologia industriale. Due terzi dei reperti non sono stati mai esposti al pubblico;
l'amministrazione comunale subentrata nel 2001, ha più volte manifestato l'intenzione di disfarsi del Museo per poter vendere l'edificio che ricordiamo è posto sulla riva del lago di Garlate;
l'amministrazione comunale, successivamente al suo insediamento, non ha dato seguito alle norme del Regolamento della Istituzione Civico Museo della Seta Abegg non nominando né il Consiglio di amministrazione né il Comitato Scientifico. Ancora oggi la situazione è immutata;
risulta all'interpellante che non solo gli esperti che da anni prestavano la loro opera gratuitamente sono stati via via allontanati, ma il progetto di allestimento «Archeoseta», finanziato dalla Comunità europea, è stato abbandonato e chiusa ogni collaborazione coi musei dell'industria serica inglesi, portoghesi e spagnoli;
naturalmente a tale situazione è seguito il progressivo degrado di reperti e macchinari dei vari settori del Museo;
nel 2003 viene incaricata una consulente, esperta in conservazione di quadri;
il Museo da sette anni è senza alcun sostegno scientifico specifico;
nel 2005 l'amministrazione comunale, in accordo con l'Assessore regionale alla cultura ha predisposto un progetto, ora in fase di realizzazione, che prevede di:
1) smembrare il Museo per poter vendere l'ala est al Parco Adda Nord, ente pubblico, per farvi una foresteria con circa 20-25 posti. Esattamente l'opposto di quanto hanno fatto tutte le amministrazioni precedenti che hanno cercato di conservare l'unità strutturale, gestionale e di utilizzo della antica manifattura. Risulta all'interpellante che la vendita dell'intera ala avverrebbe per una cifra inferiore al valore commerciale dell'ala, tra l'altro senza alcuna condizione che resti pubblica per un congruo numero di anni;
2) demolire integralmente un impianto, già raro all'epoca e oggi unico, per rocchetti e fusetti da seta, con macchinari di fine Ottocento e cunicoli di trasmissione. Infatti la vendita presuppone lo svuotamento e il riuso del locale per mensa, ritrovo, biblioteca. La cessione comporta anche la perdita per ristrutturazione e cambio d'uso di settori produttivi (ricotto, macero, depurazione, battitura, eccetera) della antica filanda. La Soprintendenza ai Beni architettonici di Milano invece di verificare l'esistente si è rimessa alle dichiarazioni della consulente;
3) ristrutturare i vari ambiti produttivi dell'antica filanda invece di restaurarli ripristinando ove possibile le vecchie funzioni rimettendo al loro posto antichi macchinari che in parte sono presenti;
4) trasformare alcuni aspetti significativi come il settecentesco ingresso lastricato della filanda in bagno; il taglio di massicce e pregiate balaustre in ferro battuto; smembrare unità produttive ancora

complete di tutte gli elementi in uso verso il 1870; distribuire a pioggia nell'edificio ristrutturato le macchine attualmente esposte escludendo del tutto quelle in deposito che sono la gran parte del patrimonio;
5) costruire un box in muratura all'interno della sala di trattura della filanda, ambiente già destinato ad esposizione museale, per ammassarvi circa un quinto dei reperti depositati invece di esporli. In tal modo viene snaturato l'ambiente più caratteristico di una fabbrica di seta. Demolire o avviare alla discarica le macchine e gli strumenti restanti;
risulta all'interpellante che l'intero progetto non è mai stato sottoposto, come più volte richiesto, al parere scientifico di una commissione di esperti di archeologia industriale del settore serico;
la Soprintendenza al Patrimonio di Milano, competente per tutti i reperti materiali presenti, ha dichiarato di non essere nemmeno stata informata del progetto;
ai primi di novembre sono iniziate le demolizioni delle macchine in deposito acquistate o avute in donazione negli ultimi 40 anni. Macchine per le lavorazioni seriche tutte di proprietà comunale, mai inventariate. Nessun esperto è stato chiamato nemmeno per identificarle, tutto ciò in aperta violazione di precise indicazioni comunicate dalla Soprintendenza al Patrimonio storico di Milano (comunicazione del 27 dicembre 2005, prot. 11909). Solo l'intervento dell'autorità giudiziaria ha fermato lo scempio su denuncia di associazioni locali;
successivamente è però proseguita l'asportazione di macchinari e reperti mescolando parecchie centinaia di pezzi di impianti differenti per impaccarli meglio, violando in toto le prescrizioni della soprintendenza con danni facili da comprendere;
l'alienazione stravolgente di un'ala della Filanda-Museo al Parco Adda Nord è stata approvata dalla Soprintendenza regionale dei Beni culturali e paesaggistici della Lombardia perché l'acquirente è un ente pubblico. Col risultato che i reperti saranno divisi tra due enti e la proprietà dell'immobile anche; le macchine del Museo ancora in opera nella posizione originale verranno demolite; l'ala venduta è suscettibile di essere venduta di nuovo come ha già dichiarato l'acquirente Parco Adda -:
se sia al corrente di tale situazione e che giudizio ne dia;
se, stante l'importanza tecnologica e scientifica del Museo e la irreversibilità degli interventi in corso e previsti, non ritenga di sottoporre ad una valutazione urgente l'intero progetto di ristrutturazione, demolizione e vendita parziale ad esperti di Archeologia industriale del settore serico;
quali siano i provvedimenti in merito, per quanto di sua competenza, che il Ministro intenda adottare.
(2-00497)«Locatelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GERMONTANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Giunta Regionale di Reggio Emilia ha aggiudicato i lavori di realizzazione della Variante di Canali per il completamento della c.d. Tangenziale sud-est di Reggio Emilia;
il tracciato della suddetta Tangenziale è in parte previsto all'interno di un'area soggetta a vincolo paesaggistico e, per la restante parte, attraverserà l'interno del Parco del Crostolo;
il Parco fluviale è sottoposto a vincolo paesaggistico dalla legge 431 del 1985, che individua le zone soggette ad una particolare tutela da parte del Ministero dei Beni Culturali;
nel 1989 il Comune di Reggio Emilia ha qualificato il Parco quale area di rilevante

interesse dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico e ha destinato a tale zona parecchie iniziative con un apposito Programma di riqualificazione Urbana;
per mitigare l'impatto ambientale l'opera in progetto prevede costi sproporzionati ovvero 4.000.000,00 di Euro al chilometro -:
se il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali non intenda effettuare una indagine approfondita volta ad acquisire le motivazioni di fatto e di diritto a fronte delle quali la Sopraintendenza per i Beni Ambientali di Bologna ha autorizzato la Provincia di Reggio Emilia a realizzare una tangenziale in un'area soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi della Legge 8 agosto 1985 n. 431;
quali iniziative il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali ha assunto in relazione alla richiesta del 13 marzo 2007 di inibizione dei lavori ex articolo 150 del codice dei beni culturali e del paesaggio presentata dal Comitato per la Salvaguardia del Parco del Crostoso;
se non si ritenga opportuno assumere le opportune iniziative volte a far sì che le Autorità Locali sospendano, anche solo momentaneamente, l'inizio dei lavori allo scopo di esaminare eventuali tracciati alternativi per la costruzione della succitata tangenziale, che consentirebbero tra l'altro, non coinvolgendo aree soggette a vincolo paesaggistico, un considerevole risparmio di denaro pubblico.
(5-00974)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2004 è stato approvato, su proposta del ministro dell'Innovazione Tecnologica Lucio Stanca, dal Comitato Ministri Società dell'Informazione (Cmsl) uno stanziamento di 45 milioni di euro, 21 dei quali di competenza delle Regioni, per la realizzazione e la gestione del portale www.italia.it finalizzato alla promozione turistica del nostro Paese;
nel luglio 2005 la gara europea è stata vinta da un raggruppamento temporaneo d'imprese coordinato dalla società Ibm. L'attività comprendeva l'acquisizione di contenuti di carattere turistico informativo. Furono stanziati 7,8 milioni di euro e i lavori si sarebbero dovuti concludere definitivamente entro il dicembre 2005. A causa dei ritardi accumulati, il ministero fu però costretto a bloccare il progetto;
il sito, ricomparso dopo un anno, fu presentato al pubblico nel febbraio 2007 dal governo di centrosinistra nella persona del Ministro Rutelli, ma è risultato identico a quello già diffuso nel marzo 2006. Unica novità, il logo che, ironia della sorte, è composto da una banana verde rovesciata: l'immagine secondo l'interrogante rievoca quella del partito spagnolo comunista «Izquierda Unida»;
molte istituzioni locali evidenziano errori, imprecisioni, omissioni attinenti ai contenuti paesaggistici, artistici e turistici del proprio territorio;
nel marzo 2007 gli hacker hanno collegato il portale, che dovrebbe promuovere il made in Italy all'Estero, alla parola «m...» nei motori di ricerca mondiali;
quali iniziative il ministero intenda assumere per rilanciare il sito, integrandolo con esaustivi contenuti per la promozione turistica dell'Italia, eliminando i macroscopici errori dei contenuti turistici e nel contempo vigilando affinché non si ripetano intrusioni degli hacker che ridicolizzano il nostro Paese sullo scenario Internazionale;
quali procedure si intendano seguire per fare in modo che gli enti locali utilizzino compiutamente i fondi messi a disposizione dallo Stato per il rilancio del portale atteso che alcune Regioni che hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per rivendicare la propria

autonomia di spesa, di fatto limitata da alcuni paletti imposti nella legge finanziaria che indica le precise modalità di impiego delle risorse in esame.
(4-03449)