Allegato B
Seduta n. 142 dell'11/4/2007

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ALESSANDRI, GARAGNANI, GALLETTI e RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per venerdì 10 novembre 2006 la Lega Nord aveva chiesto ed ottenuto il permesso per allestire un banchetto, in Piazza Celestini angolo Via D'Azeglio, per raccogliere firme contro la possibilità di costruire una Moschea nella città di Bologna;
erano state avvisate le forze dell'ordine di questo presidio, le quali si erano presentate all'allestimento;
attorno alle ore 16,25 circa si avvicinava al banchetto della Lega Nord una persona di origini nordafricane evidentemente agitata;
questa persona, straniera, senza nemmeno chiedere spiegazioni di quello che si stava propagandando al banchetto della Lega Nord ha iniziato ad inveire ed offendere pesantemente, contro coloro che presiedevano la postazione e contro i leader di partito di riferimento, arrivando anche ad augurare la morte, di tutti quanti precedentemente nominati, in nome del «Suo Dio»;
questo straniero si identificava poi come un sostenitore della Moschea e dichiarava: «fate quello che volete tanto la Moschea si farà»;
solo la calma ed il sangue freddo dei partecipanti leghisti al presidio ha evitato che la situazione degenerasse, anche a seguito di un assembramento di persone, richiamate dalle urla e dall'agitazione di questo extracomunitario;
alle prime avvisaglie di un possibile pericolo, la signora Tarozzi Norma, responsabile del presidio della Lega Nord, aveva chiamato il 113, che purtroppo non è riuscito ad arrivare in tempo per identificare lo straniero, che è rimasto in loco a lanciare invettive per una ventina di minuti e poi si è allontanato minacciando di ritornare da lì a poco con un gruppo di amici;
il 113 prontamente avvisato non è intervenuto e dopo oltre venti minuti il banchetto è stato abbandonato per evitare che le minacce potessero avere effetto senza però che ci sia stato alcun intervento delle forze di sicurezza nonostante la segnalazione;
si evidenzia come sia intollerabile l'arroganza e la violenza che certi stranieri manifestano nei confronti di coloro che la pensano in modo diverso;
tutti i cittadini devono essere messi in condizione di esprimere il proprio pensiero così come sancito dalla Costituzione italiana;
la raccolta di firme contro la costruzione di una Moschea a Bologna è strumento democratico e legittimo e le numerose firme sinora raccolte ne testimoniano l'attenzione e la partecipazione;

da questa vicenda si evince come sia necessario un investimento da parte dello Stato, sul numero delle forze dell'ordine che prestano servizio nella città di Bologna, oltre che un investimento sulle dotazioni e sulla tecnologia che può supportare il loro lavoro -:
cosa intenda fare il Ministro, per garantire la possibilità ai liberi cittadini italiani di esprimere il proprio pensiero, senza dover subire ritorsioni, minacce o aggressioni;
cosa intenda fare il Ministro per garantire alle forze dell'ordine bolognesi la possibilità di intervenire prontamente e debellare situazioni sociali tendenzialmente molto pericolose;
cosa intenda fare il Ministro per far capire a tutti coloro che vengono in Italia, che devono rispettare le nostre regole e devono accettare anche chi la pensa in modo diverso da loro, senza sentirsi legittimati ad effettuare aggressioni verbali o fisiche di qualsiasi tipo;
cosa intenda fare il Ministro per far capire alla comunità islamica di Bologna, che atti di questo genere non sono ammessi e saranno repressi in modo duro e puntuale per evitare degenerazioni;
se non sia possibile verificare se l'atteggiamento della Questura non sia deficitario e se non sia utile sollecitare per il prossimo futuro maggiori garanzie e tutela a chi democraticamente esercita la propria prerogativa politica nel proprio paese e affinché possa manifestarlo serenamente.
(4-01662)

Risposta. - Il 10 novembre 2006, la Lega Nord ha ottenuto dalla Questura di Bologna l'autorizzazione ad allestire in piazza dei Celestini, dalle ore 15 alle 19, un «banchetto» per la raccolta di firme e la distribuzione di materiale informativo.
Nell'occasione, i responsabili delle Forze di polizia hanno predisposto un servizio di vigilanza, con passaggi periodici sul luogo dell'iniziativa, volto a prevenire eventuali azioni di disturbo.
Verso le ore 16, perveniva sulla linea di emergenza del «113» la telefonata di una donna, la quale riferiva che un uomo di origine araba stava creando una forte turbativa al regolare svolgimento dell'iniziativa, urlando e accusando i presenti di recare insulto all'Islam.
Alcuni minuti dopo che l'operatore del «113» aveva assicurato l'invio sul posto di personale di polizia, giungeva allo stesso numero un'altra chiamata con cui veniva revocata la richiesta di intervento, dato che lo straniero si era allontanato. Nella circostanza veniva fatto presente anche che non si erano verificati danneggiamenti o aggressioni.
La Questura di Bologna ha precisato che, durante i frequenti passaggi effettuati sulla piazza dove si teneva l'iniziativa, non sono state evidenziate situazioni tali da far temere limitazioni al suo regolare svolgimento; inoltre, il successivo 16 novembre 2006, il Questore ha avuto un incontro con un consigliere regionale della «Lega Nord», che si è dichiarato soddisfatto dei chiarimenti ricevuti nell'occasione.
Non risulta, quindi, che ci siano state disfunzioni nella gestione dell'evento da parte delle forze di polizia, che hanno sempre prestato la massima attenzione nel predisporre servizi di prevenzione volti a garantire l'esercizio delle libertà civili.
Per quanto riguarda i quesiti relativi alle iniziative del Ministero dell'interno in materia di rapporti con le comunità immigrate e in particolare con quelli di fede islamica, si ribadisce che il rispetto della legalità e dei valori di civile convivenza costituiscono il fondamento inderogabile attorno al quale costruire un più efficace processo di integrazione e di dialogo, ed in questo senso si collocano le diverse iniziative assunte dall'Amministrazione a livello centrale e periferico.
Relativamente allo specifico tema della realizzazione di nuovi luoghi di aggregazione e di preghiera islamica, essa deve essere considerata sotto un doppio punto di vista: sotto il profilo della libertà di culto, come più generale espressione del diritto di libertà religiosa, garantito dall'articolo 19 della Costituzione, e sotto il profilo dell'integrazione

sociale degli immigrati, nella misura in cui il soddisfacimento della dimensione spirituale delle persone e delle comunità organizzate si inserisce in un quadro di ordinata e civile convivenza nella diversità, che implica ovviamente l'esercizio di diritti, ma anche l'assunzione di doveri.
Il Ministero dell'interno guarda, quindi, con interesse a tutte le iniziative che, sul territorio nazionale, possano individuare possibili forme di integrazione e pacifica coesistenza nella diversità, ovviamente nel massimo rispetto dei diritti della persona ma anche con tutte le possibili garanzie per la sicurezza e la legalità.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

AMENDOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 3 maggio 2001 il CIPE ha approvato il Contratto di Programma con la «Nuova Biozenit SpA» la cui stipula è stata effettuata nel giugno 2002, per la realizzazione di una centrale termoelettrica per la produzione di energia elettrica a biomasse e di serre destinate alla produzione di fiori attraverso un procedimento intensivo di fioritura. L'investimento è 45 milioni di euro di cui circa la metà a carico dello Stato e 3 milioni a carico della Regione Calabria che avrebbero dovuto portare alla creazione di 130 nuovi posti di lavoro;
nello stesso Contratto di Programma era stabilito un apposito capitolo di spesa da destinare alla formazione dei lavoratori che, a tal proposito, hanno effettuato e completato appositi corsi con l'utilizzo di fondi regionali calabresi;
per esigenze interne alla Nuova Biozenit la società ha chiesto per ragioni gestionali il trasferimento del sito per l'insediamento da San Floro a Simeri Crichi (Catanzaro);
per dar luogo a tale trasferimento era necessaria una specifica delibera della Giunta regionale della Calabria di concessione del nulla osta con contestuale invio di parere positivo al CIPE;
nell'imminenza dello svolgimento della consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio provinciale di Catanzaro le autorità istituzionali pro tempore hanno effettuato a San Floro il 5 aprile 2004 la cerimonia di posa della prima pietra dell'impianto;
con deliberazione del 18 marzo 2005 il CIPE ha prorogato i termini del suddetto Contratto di Programma;
ad oggi evidenziano i sindacati Cgil, Cisl e Uil nessun altro tipo di intervento è stato segnalato nonostante le vibrate e reiterate proteste dei lavoratori che hanno svolto il corso di formazione;
è notizia delle ultime ore che la Nuova Biozenit ha chiesto ed ottenuto dalla Regione Puglia, nella seduta di Giunta regionale del 21 novembre 2006, l'autorizzazione alla delocalizzazione dell'impianto sul territorio pugliese con relativo utilizzo delle somme pubbliche previste nel Contratto di Programma;
a giudizio dell'interrogante, una circostanza del genere concretezza l'ennesimo tentativo di sottrarre alla Calabria indispensabili risorse economiche tese allo sviluppo economico ed all'incremento dell'occupazione -:
quali iniziative si intendano assumere al fine di mantenere nel territorio della provincia di Catanzaro gli interventi previsti dal Contratto di Programma sottoscritto nel giugno 2002 e prorogato nel marzo 2005 al fine di assicurare l'effettiva creazione dei 130 posti di lavoro previsti;
se si intenda accertare le cause del mancato avvio dell'iniziativa imprenditoriale.
(4-01781)

Risposta. - La società Nuova Biozenit ha comunicato al Ministero dello sviluppo economico di dover rinunciare alla prospettiva di realizzare l'investimento programmato in Calabria, in località San Floro

(Catanzaro), con il contratto di programma stipulato il 5 marzo 2003 adducendo, a fondamento di tale rinuncia, la difficoltà ad avere riscontri dalla Regione Calabria in merito a problematiche di tipo infrastrutturale e in merito a una precedente richiesta di delocalizzare il progetto nel Comune di Sieri Crichi (Catanzaro), sempre nell'ambito della stessa Regione Calabria.
Ciò stante, i competenti uffici del Ministero, nel mese di novembre dello scorso anno, hanno rappresentato alla società che, a seguito di tale rinuncia, era necessario provvedere alla restituzione dell'anticipazione già erogata, pari ad euro 6.954.600,00, maggiorata degli interessi legali maturati.
Nel dicembre 2006, la società Biozenit, nell'aderire alla richiesta di restituzione, intervenuta nello stesso mese di dicembre a mezzo di versamento alla Tesoreria provinciale dello Stato di Bari, ha avanzato richiesta di delocalizzazione dell'iniziativa nella Regione Puglia, riservandosi di presentare il progetto esecutivo corredato dal parere regionale.
Premesso quanto sopra, con riferimento alle affermazioni contenute negli atti di sindacato ispettivo in esame, si precisa che:
alla Regione Calabria non sono state sottratte risorse economiche per lo sviluppo e l'occupazione, in quanto, la decisione di delocalizzare l'impianto programmato sul territorio pugliese è frutto della libera scelta dell'imprenditore, motivata dalle ragioni sopra esposte. Al riguardo, si segnala che uno specifico sollecito, inoltrato nell'agosto del 2006, dagli Uffici del Ministero, inteso a promuovere un pronunciamento della Regione Calabria sulla richiesta della società Nuova Biozenit di delocalizzarsi dal comune di San Floro al comune di Sieri Crichi, è rimasto privo di riscontro;
l'eventuale autorizzazione all'uso delle risorse pubbliche stanziate per il contratto di programma localizzato in Calabria, ai fini della realizzazione dell'investimento ora richiesto per la Regione Puglia - che si sarebbe già pronunciata favorevolmente - non potrà che essere concessa dal CIPE, nel momento in cui al nuovo progetto saranno riconosciuti adeguati obiettivi economici ed occupazionali;
con il contratto di programma non è stata finanziata alcuna spesa di formazione;
titolare del contratto di programma non è la Regione Calabria bensì la società Nuova Biozenit con la quale il Ministero dello sviluppo economico, a seguito della delibera del CIPE del 14 giugno 2002, è stato autorizzato a stipulare il contratto in questione;
l'investimento complessivo del programma ammonta a 45,6 milioni di euro con un contributo a carico dello Stato di 19,1 milioni di euro ed un cofinanziamento della Regione Calabria di 3,098 milioni di euro, che rientrerebbero ovviamente nelle disponibilità della Regione Calabria.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Sergio Antonio D'Antoni.

BENZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate di Menaggio, in provincia di Como, garantisce attualmente un ottimo servizio agli utenti di un vasto territorio, in prevalenza montano, si caratterizza per un rapporto con i contribuenti improntato a criteri di efficienza e funzionalità rafforzando un'immagine di una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini, ha sempre rispettato gli obiettivi nonostante i problemi di organico presenti;
tale agenzia opera in un territorio molto decentrato rispetto al capoluogo provinciale, con una viabilità difficile, privo di sistemi di trasporto efficienti e rapidi;
sembra che vi sia l'intenzione di ridimensionare l'operatività della suddetta agenzia, riducendola a solo servizio di sportello;
tale ipotesi comporterebbe un disagio notevole per l'utenza che sarebbe penalizzata

dalla lontananza e dalla difficoltà di raggiungere una diversa sede;
ciò acuirebbe il senso di abbandono da parte dell'amministrazione pubblica per cittadini che già soffrono fortemente per il carattere di debolezza strutturale della realtà territoriale in cui vivono, sotto il profilo dell'economia, della frammentazione amministrativa, dei servizi presenti -:
quali intendimenti abbia il Ministro rispetto all'ipotesi sopra evidenziata e se non ritenga invece opportuno rafforzare la presenza dell'Agenzia di Menaggio nella attuale collocazione.
(4-01370)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo cui si risponde, l'interrogante, nell'evidenziare i disagi all'utenza che potrebbero derivare dalla soppressione dell'Ufficio dell'Agenzia delle entrate di Menaggio, sito in provincia di Como, chiede di conoscere gli intendimenti del Ministro in merito e rileva, altresì, l'opportunità di rafforzare l'operatività del medesimo nell'attuale collocazione.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che la problematica evidenziata con l'interrogazione in esame non sussiste in quanto, allo stato, non esiste alcuna ipotesi di soppressione dell'Ufficio delle entrate di Menaggio.
Riguardo alla ravvisata opportunità di rafforzare l'operatività del medesimo Ufficio, l'Agenzia ha evidenziato che si è provveduto, recentemente, al suo potenziamento mediante l'assegnazione di tre nuovi funzionari.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Vincenzo Visco.

BIANCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il giorno 1 luglio 2006 il comune di Caccuri, in provincia di Crotone, e zone limitrofe, è stato colpito da un violento nubifragio;
l'eccezionalità dell'evento calamitoso ha causato ingenti danni alle strutture stradali e alle reti idriche e fognarie;
tra i danni accertati sono da annoverare frane e cedimenti di costoni rocciosi in numerose parti dei territori interessati dalle piogge;
i Vigili del Fuoco, intervenuti a sostegno delle popolazioni, hanno accertato la gravità delle situazioni prima indicate evidenziando la necessità di interventi urgenti per la messa in sicurezza dei luoghi e per evitare l'ulteriore aggravamento del loro stato;
le copiose piogge hanno provocato danni importanti alle produzioni agricole che caratterizzano il territorio e che costituiscono parte sostanziale delle economie locali;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 7 luglio 2006, Gazzetta Ufficiale n. 159 dell'11 luglio 2006, veniva dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Vibo Valentia a seguito degli eventi alluvionali del 3 luglio 2006;
l'entità dei danni riportati a Caccuri, e nelle sue zone limitrofe, è analoga per gravità a quella acclarata in Provincia di Vibo Valentia;
quali iniziative intendano adottare -:
per estendere la dichiarazione dello stato di emergenza anche alla Provincia di Crotone, in particolare nella zona di Caccuri e per strutturare un quadro di interventi generali, ed in quanto tali preventivi, in un territorio, quello calabrese, a forte rischio di dissesto idrogeologico.
(4-00559)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
Il 1o luglio 2006, nel territorio del comune di Caccuri, in provincia di Crotone, si è verificato un intenso fenomeno alluvionale

che ha provocato allagamenti e distacchi di roccia anche se di modeste dimensioni.
Dai dati pluviometrici documentati dal Centro Funzionale Centrale, risulta che tra le ore 12,40 e le 14,00 sono caduti 42,6 millimetri di pioggia.
Successivamente, il 7 agosto 2006, a seguito di un sopralluogo effettuato da tecnici della Protezione Civile della regione Calabria, è emerso che la zona è caratterizzata da fenomeni erosivi di natura evolutiva che potrebbero anche portare a crolli repentini e non prevedibili.
Si rende, quindi, opportuno programmare una serie di interventi volti alla messa in sicurezza delle pareti rocciose, procedendo rapidamente alla redazione di uno studio geo-morfologico volto a definire il dissesto in esame, nonché alla realizzazione di un sistema di monitoraggio.
Per quanto riguarda il centro abitato, i suddetti tecnici regionali hanno evidenziato la necessità di potenziare e di adeguare il sistema di collettamento e di raccolta delle acque.
Quanto sopra evidenziato ha, altresì, confermato che il territorio del comune di Caccuri è caratterizzato da una situazione di fragilità nota da tempo, e che i dissesti si manifestano periodicamente a seguito di eventi meteorici intensi, caratterizzati da distacco di blocchi di roccia di piccole dimensioni, che hanno interessato in passato anche civili abitazioni, ora abbandonate.
Nel caso dell'alluvione del 1o luglio, in particolare, i dissesti non hanno minacciato fabbricati adibiti a civile abitazione e, tranne nel caso della strada provinciale 23, hanno interessato unicamente la viabilità secondaria e, quindi, dalla relazione predisposta a seguito del sopralluogo effettuato dalla protezione civile regionale e dai dati tecnici disponibili, non emergono elementi che possono costituire presupposto per la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi della legge n. 220 del 1992.
Del resto, la Regione Calabria, unica amministrazione legittimata a chiedere al Presidente del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, non ha inoltrato alcuna richiesta.
Infine, si informa che il Dipartimento della protezione civile ha provveduto ad inviare una nota alla regione Calabria e all'Autorità di Bacino Regionale per sollecitare, per quanto di competenza, una valutazione della situazione del territorio al fine di realizzare i necessari interventi di messa in sicurezza e le opere per la difesa del suolo.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

BONELLI e ZANELLA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
molte esperienze di interventi di ingegneria idraulica finalizzati alla messa in sicurezza di bacini o di tratti costieri, in particolare marini, hanno dato luogo a modifiche nella morfodinamica costiera o dei fondali, tanto da apportare danneggiamenti più gravi dei rischi che si volevano evitare;
proprio per questo, ogni intervento deve essere preceduto dalla sperimentazione su modelli in scala e dalla messa a punto di adeguati modelli di evoluzione, capaci di prevedere - almeno entro i limiti di validità del modello - l'evoluzione della morfodinamica;
non risulta all'interrogante che la Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici incaricata di validare il progetto MOSE, abbia mai proceduto all'insieme di tali verifiche, in particolare per quanto attiene al modello di evoluzione;
il Consiglio dei ministri del 16 marzo 2001 (Governo Amato) deliberò che prima di passare alla progettazione esecutiva dell'opera dovesse essere compiuto un «approfondimento progettuale», in particolare per quanto riguarda gli effetti sulla morfodinamica dei fondali -:
se tale approfondimento sia stato effettuato, da quale autorità scientifica indipendente e con quali risultati di previsione a medio e lungo termine;

se tali risultati garantiscano l'assenza dei rischi sopra illustrati;
se non ritenga il Ministro, in assenza di inequivocabili garanzie per la salvaguardia di Venezia, tanto da configurare la realizzazione del MOSE addirittura controproducente, di riconsiderare il progetto;
se non ritenga il Ministro, nel caso in cui tali studi non siano ancora stati effettuati da autorità scientifica competente ed indipendente, che la realizzazione del progetto debba essere preceduta da tali importanti verifiche.
(4-01988)

Risposta. - In riferimento ai chiarimenti richiesti dagli interroganti in merito all'avvenuta effettuazione da parte dei competenti enti dell'approfondimento progettuale in ordine agli effetti delle opere alle bocche sulla morfodinamica dei fondali, di cui alla delibera del Consiglio dei ministri del 15 marzo 2001, si precisa che tutte le richieste formulate dall'Esecutivo sono state soddisfatte dal Magistrato alle acque di Venezia come si evince dai provvedimenti approvativi del progetto de quo.
In particolare è stato precisato che già nella riunione dell'8 marzo 1999 il Comitato di indirizzo coordinamento e controllo,
ex articolo 4 della legge 798 del 1984, aveva deliberato nel senso che il Magistrato alle acque di Venezia avrebbe dovuto provvedere entro il 31 dicembre 1999 ad eseguire una serie di attività e di approfondimenti allo scopo di verificare se una diversa pianificazione degli interventi diretti al riequilibrio morfologico della laguna potesse determinare eventuali adeguamenti del progetto di che trattasi.
Al fine di adempiere a quanto richiesto dal predetto Comitato
ex articolo 4 è stato istituito un apposito gruppo di lavoro (Panel) che ha svolto e concluso nel 1999 l'attività richiesta. Al Panel hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, altri soggetti pubblici ed il Ministero dell'università che si è avvalso della collaborazione del CORILA (Consorzio tra le Università di Venezia e di Padova ed il CNR).
Conseguentemente il Magistrato alle acque di Venezia ha sottoposto al Comitato di indirizzo coordinamento e controllo,
ex articolo 4 della legge 79 del 1984, una puntuale relazione contenente le positive conclusioni del gruppo di lavoro che sono state accolte e condivise nella seduta del 12 luglio 2000.
Gli ulteriori approfondimenti richiesti dal Consiglio dei ministri nell'adunanza del 15 marzo 2001 sono stati puntualmente programmati dal Magistrato e svolti per conto della stessa amministrazione. I risultati di tali studi sono stati favorevolmente esaminati dal Comitato tecnico di magistratura - quale organo consultivo del Magistrato alle acque di Venezia - nell'adunanza del 18 ottobre 2001 con voto n. 126.
Peraltro, la circostanza che gli approfondimenti di che trattasi sono stati puntualmente e positivamente eseguiti ed approvati, trova conferma nella delibera del 6 dicembre 2001 del Comitato di indirizzo coordinamento e controllo,
ex articolo 4 legge 798 del 1984, con la quale è stato espressamente riconosciuto che «il Magistrato alle acque di Venezia ha effettuato [...] gli approfondimenti e le verifiche richiesti e indicati nella suddetta delibera del 15 marzo 2001».
Si rappresenta, infine, che nella seduta del 22 novembre 2006 il Comitato di indirizzo e controllo ha assunto la decisione di procedere al completamento delle opere afferenti al «sistema Mose» e degli interventi morfologici ad esso connessi.
Il Consiglio superiore dei lavori pubblici, per sua competenza, fa invece conoscere che non è mai stato «incaricato di validare il progetto Mose», ma ha espresso, nel tempo, il proprio avviso tecnico su specifiche richieste di esame e parere ai sensi dell'articolo 6 della legge 109 del 1994 e successive modificazioni ed integrazioni (ora articolo 127 del decreto legislativo 163 del 2006). Il progetto di salvaguardia della laguna di Venezia si è sviluppato, infatti, lungo un intervallo di tempo estremamente ampio, nel corso del quale il Consesso stesso ha espresso il proprio parere su specifiche questioni.
Al riguardo si rammenta che:
sullo «Studio di fattibilità e progetto di massima» del 1981 l'Assemblea generale

del Consiglio superiore si è espressa favorevolmente, con prescrizioni, con voto n. 209 del 1982;
sul progetto di massima degli sbarramenti mobili alle bocche di porto l'Assemblea generale del Consiglio superiore ha reso il voto n. 48 del 1994, con osservazioni e prescrizioni;
su richiesta del Gabinetto del Ministro dei lavori pubblici, è stato reso il voto n. 19 del 1999 riguardante il confronto e l'analisi critica dei pareri resi dalla Commissione valutazione impatto ambientale e dal Collegio internazionale incaricato dal Governo in merito all'impatto sull'ambiente delle barriere mobili proposte nel progetto di massima.

Dopo il succitato voto del 1999 il Consiglio superiore non ha esaminato progetti concernenti la realizzazione del Mose né sono state sottoposte alla sua valutazione le risultanze tecniche dell'approfondimento progettuale per quanto attiene gli effetti sulla morfodinamica dei fondali. L'esame e l'approvazione del progetto definitivo e dei progetti esecutivi dei vari stralci appaltati sono stati condotti direttamente dal Comitato tecnico amministrativo del Magistrato alle acque di Venezia.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni la Società Serenissima S.p.A. è divenuta una vera e propria holding che controlla una svariata serie di società che svolgono molteplici attività (dalla ristorazione all'immobiliare) che talvolta, non corrispondonoalle attività che la concessionaria dovrebbe perseguire;
la Presidente della Provincia di Vicenza Manuela Dal Lago, azionista e componente del direttivo dell'autostrada Serenissima S.p.A. ha dichiarato al Giornale di Vicenza del 29 luglio 2006: «La Serenissima oggi è una holding ma lo è diventata "senza intaccare assolutamente le risorse economiche destinate alla realizzazione delle opere inserite nel proprio piano finanziario", e ha creato "un considerevole valore aggiunto al patrimonio della società, dandole maggiore forza anziché depauperarla ...«";
inoltre, nello stesso quotidiano del 29 luglio 2006 la società autostradale precisa che «... agli amministratori delle diverse società della holding viene dato dalle rispettive società un compenso "in misura modesta", e non sono certo soldi che provengono dalla riscossione di tariffe autostradali ...» -:
quale sia l'opinione del ministro sul fatto che chi gestisce o è nominato negli organi amministrativi delle società controllate e partecipate si possa trovare nella duplice veste di controllore e controllato e quali procedure di trasparenza amministrativa siano state adottate per non incorrere in pericolosi conflitti d'interesse;
se non ritenga utile conoscere l'utilizzo delle risorse finanziarie della citata concessionaria provenienti dalla riscossione dei pedaggi, verificare che le risorse siano effettivamente impiegate per il potenziamento delle infrastrutture;
se non sia giunto il momento di conoscere nel dettaglio i componenti con le relative responsabilità, al 31 dicembre 2005, degli organi amministrativi delle controllate e collegate sottoelencate:
Controllate: La Serenissima Investimenti S.r.l., sede: Bergamo; Real Estate Serenissima S.p.A., sede: Verona; Società delle Tangenziali Lombardo Venete S.r.l., sede: Verona; Serenissima Costruzioni S.p.A., sede: Verona;
Controllate indirette: Res Abano Terme S.r.l., sede: Bergamo; Autoparco Brescia Est S.r.l., sede: Verona; Serenissima S.G.R. S.p.A., sede: Verona; Res Bergamo S.r.l., sede: Bergamo; La Giada S.p.A., sede: Bergamo; Ristop S.r.l., sede: Verona; Serenissima Trading S.p.A., sede: Verona; Woodworth Systems LTD, sede: Londra; Acufon S.p.A., sede: Bergamo; ST

Vicenza S.r.l., sede: Bergamo; Padova Due S.c.a.r.l., sede: Verona;
Collegate: Infragruppo S.r.l., sede: Verona; Vi.Abilità S.p.A., sede: Vicenza; G.R.A. di Padova S.p.A., sede: Padova; Pedemontana Veneta S.p.A., sede: Verona; Servizi Utenza Stradale S.p.A., sede: Cessalto (TV); Centro Interscambio Merci e Servizi C.I.S., sede: Vicenza; Infracom Italia S.p.A., sede: Verona; Nuova Romea S.p.A., sede: Venezia;
Collegate indirette: Mazzi Impresa Generale di Costruzioni S.p.A., sede: Verona; Acufon International LTD, sede: London (UK); Quidex S.p.A., sede: Milano; Euganea Est S.c.a.r.l., sede: Verona; Esse Emme Service S.c.a.r.l., sede: Verona; Ponte Adige S.c.a.r.l., sede: Verona; Consorzio C.P.I. S.c.a.r.l., sede: Verona;
se non ritenga necessario, trattandosi di una Società che agisce in concessione dallo Stato, di conoscere dettagliatamente tutti gli emolumenti, anche straordinari, percepiti nell'anno 2005 dal dottor Carlo Lepore per svolgere le funzioni di direttore generale della medesima Società, e i compensi, compresi compensi straordinari e premi, percepiti a qualsiasi titolo sempre nell'anno 2005 nelle varie Società ove riveste la carica di Presidente, Vice Presidente, Direttore Generale, Segretario o componente del consiglio di amministrazione;
ed inoltre, se non ritenga necessario, trattandosi di una Società che agisce in concessione dallo Stato, di conoscere dettagliatamente tutti gli emolumenti, anche straordinari, percepiti nell'anno 2005 dal dottor Aleardo Merlin per svolgere le funzioni di presidente della medesima Società, e i compensi, compresi compensi straordinari e premi, percepiti a qualsiasi titolo sempre nell'anno 2005 nelle varie Società ove riveste la carica di Presidente, Vice Presidente o componente del consiglio di amministrazione;
se non sia giunto il momento di conoscere a quali altre persone, oltre i dirigenti, sono riconosciuti benefits, a quale titolo e per quale specifica responsabilità.
(4-01299)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le concessionarie autostradali, in base all'articolo 19 della legge 136 del 1999, possono svolgere attività di impresa diverse da quella principale attinente la concessione, tramite partecipazioni in altre società purché tali attività siano opportunamente esposte in bilancio ed oggetto di contabilità analitica.
Lo schema di piano finanziario tipo di cui al decreto-legge n. 125 del 1997 prevede, tra l'altro, che nel piano finanziario entrino sia le partecipazioni sia i ricavi delle attività diverse da quelle relative alla concessione eventualmente svolte.
L'Anas ha sempre prestato particolare attenzione nella proposizione a questo Ministero dei piani finanziari delle diverse concessionarie a che i ricavi derivanti dalle attività diverse diano un effettivo contributo alla riduzione delle tariffe in favore degli utenti o che, perlomeno, non determino un aggravio sulle stesse in caso di perdite.
La nuova normativa introdotta dal Governo nel settore autostradale contribuirà certamente a migliorare il controllo pubblico sulle attività delle concessionarie e ad assicurare ancora meglio il raggiungimento degli scopi pubblicistici dell'istituto concessorio con una significativa riduzione, se non eliminazione, dei possibili conflitti di interesse tra concessionarie e società collegate.
In particolare si fa riferimento a quanto previsto dai commi da 82 a 90 dell'articolo 2 della legge 286 del 2006 introdotte dal decreto-legge 262 del 2006 ed integrate dal comma 1030 dell'articolo della legge finanziaria 2007 che dovranno essere recepite nella nuova convenzione unica da stipularsi con tutte le concessionarie autostradali.
Si ricorda inoltre che il Cipe, in data 26 gennaio 2007, ha approvato la direttiva relativa alla regolazione tariffaria del settore autostradale che recepisce i criteri stabiliti dalle predette norme ed ha esplicitamente introdotto la contabilità regolatoria la quale ha lo scopo di individuare i

costi ammessi a remunerazione in tariffa. Sarà così possibile assicurare con maggiore trasparenza che le attività delle società concessionarie ultronee alla attività derivante dalla concessione non comporti effetti negativi sulle tariffe.
Tanto premesso in linea generale, con riferimento allo specifico caso della società autostradale Brescia-Padova spa sono stati richiesti elementi all'Anas che ha quindi fornito un dettagliato resoconto attinente i vari quesiti posti con l'interrogazione cui si risponde.
L'Anas nell'ambito delle proprie funzioni ha richiamato l'attenzione del sindaco di nomina Anas presso la concessionaria Brescia Padova Spa in merito alla partecipazione della società stessa a progetti non inerenti l'attuazione degli investimenti autostradali, nazionali ed internazionali, ed attuati attraverso operazioni finanziarie più o meno complesse.
Al riguardo l'Anas ha invitato lo stesso sindaco a monitorare e controllare affinché le decisioni assunte dalle concessionarie non compromettano o alterino le condizioni di equilibrio economico finanziario che caratterizzano i piani finanziari vigenti, con particolare riferimento al piano degli investimenti in atto.
Sul tema si evidenzia che, con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito dalla legge del 24 novembre 2006, l'Anas ha acquisito ulteriori funzioni di controllo sulle società concessionarie, con poteri di richiesta di informazioni e di effettuazione di controlli, di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e di ogni notizia utile in ordine al rispetto degli obblighi convenzionali.
Per quanto concerne il quesito relativo ai componenti degli organi amministrativi delle controllate e collegate citate dall'interrogante, si rappresenta che la Società Concessionaria ha trasmesso i certificati di seguito elencati.

Controllate:

Serenissima Investimenti srl amministratore unico Monzani Massimo, nominato con atto del 13 febbraio 2006 a tempo indeterminato.
Real Estate Serenissima Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2007 Merlin Aleardo (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2005, presidente del consiglio di amministrazione con atto del 31 marzo 2005), Giacomelli Luca (nominato consigliere con atto del 14 settembre 2005, amministratore delegato con atto del 23 ottobre 2006), Casarin Vittorio (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2005, vicepresidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 31 marzo 2005), Roboni Roberto (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2005), Barzanti Piero (nominato consigliere con atto del 14 settembre 2005).
Società delle Tangenziali Lombardo Venete srl: amministratore unico Perdetti Silvano, nominato con atto del 18 novembre 2004 fino alla revoca.
Serenissima Costruzioni Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008 Lepore Carlo (nominato con atto del 24 marzo 2006 consigliere e presidente del Consiglio di Amministrazione), Crisafi Antonino (nominato con atto del 24 marzo 2006 consigliere e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione), Bellesia Mario (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2006), Orlandi Flavio (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2006), Chiari Bruno (nominato consigliere con atto del 24 marzo 2006).

Controllate indirette:

Res Abano Terme srl: amministratore unico, nominato con atto del 20 novembre 2003, fino all'approvazione del bilancio 31 dicembre 2005, Monzani Massimo.
Autoparco Brescia Est srl: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2007 Morazzoni Gaetano (nominato presidente del Consiglio di Amministrazione e consigliere con atto del 21 ottobre 2005), Pedretti Silvano (nominato consigliere con atto del 21 ottobre 2005), Brentegani Alberto (nominato consigliere con atto del 4 aprile 2006).


Serenissima sgr Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio del 31 dicembre 2006 Lepore Carlo (nominato presidente e consigliere con atto del 7 aprile 2004), Chiari Bruno (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004), Bellieni Paolo (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004), Tamburini Matteo (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004), Molon Gianpaolo (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004), Checchetto Alfredo (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004), Orlandi Flavio (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2004).
Res Bergamo srl: amministratore unico Monzani Massimo, nominato con atto del 21 dicembre 2004 fino alla revoca.
La Giada Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008 Colombotti Carlo (nominato presidente con atto del 17 maggio 2006 e consigliere con atto del 20 aprile 2006), Reboni Roberto (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006), Monzani Massimo (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006), Perotti Marco (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006).
Ristop srl: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio 31 dicembre 2007 Monzani Massimo, Avesani Andrea (nominato consigliere con atto del 17 dicembre 2004), Chiari Bruno (nominato consigliere con atto del 17 dicembre 2004), Orlandi Flavio (nominato consigliere con atto del 17 dicembre 2004), Inches Angelo (nominato consigliere con atto del 17 dicembre 2004).
Serenissima Trading Spa: Consiglio di Amministrazione nominato in carica per 3 esercizi Monzani Massimo (nominato presidente e consigliere con atto del 10 maggio 2005), Fornasari Giuseppe (nominato consigliere con atto del 10 maggio 2005), Crisafi Antonino (nominato consigliere con atto del 10 maggio 2005).
Acufon Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008 Colombotti Carlo (nominato presidente con atto del 17 maggio 2006 e consigliere con atto del 20 aprile 2006), Reggio Giorgio (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006), Monzani Massimo (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006), Reboni Roberto (nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006), Orlandi Flavio (nominato consigliere con atto del 26 aprile 2006).
ST Vicenza srl: amministratore unico Chiari Bruno nominato in data 10 marzo 2005, fino alla revoca.
Padova due scarl: Consiglio di Amministrazione nominato fino alla revoca Campagna Alessandro (nominato presidente e consigliere con atto dell'8 febbraio 2005), Mazzi Paolo (nominato vicepresidente del Consiglio di Amministrazione e consigliere con atto dell'8 febbraio 2005), Pozzato Vittorio (nominato consigliere con atto dell'8 febbraio 2005), Zantedeschi Gianfranco (nominato consigliere con atto dell'8 febbraio 2005).

Collegate:

Infragruppo srl: nominato Monzani Massimo amministratore unico fino alla revoca con atto del 19 dicembre 2005.
Viabilità Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 30 aprile 2007 Toniolo Costantino (nominato presidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 12 ottobre 2006), Bellesia Mario (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004), Fongaro Carlo (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004), Barbieri Giuseppe (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004), Bonotto Martino (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004), Carotta Patrizio (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004), Vernizzi Silvano (nominato consigliere con atto del 23 giugno 2004).
GRA di Padova Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2006 Casarin Vittorio (nominato con atto dell'8 novembre 2004 presidente e consigliere), Brentan Lino (nominato con atto dell'8 novembre 2004 consigliere e con atto del 15 novembre 2004 amministratore delegato), Flavio Zanonato (nominato vicepresidente del Consiglio di Amministrazione e consigliere

con atto dell'8 novembre 2004), Mistrello Destro Giustina (nominato consigliere con atto dell'8 novembre 2004), Merlin Aleardo (nominato consigliere con atto dell'8 novembre 2004), Zorzato Marino (nominato consigliere con atto dell'8 novembre 2004).
Pedemontana Veneta Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2007 Di Marco Galliano (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005 e presidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 2 dicembre 2005), Bellesia Mario (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005 e amministratore delegato con atto del 2 dicembre 2005), Del Fabbro Pietro (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005 e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 2 dicembre 2005), Dal Lago Manuela (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Rapino Franco (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Baro Stefano (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Matassi Angelo (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Romiti Paolo (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Rubegni Alberto (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Minutillo Caludia (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005), Borgia Ruggero (nominato consigliere con atto del 18 novembre 2005).
Servizi Utenza Stradale Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio Brentan Lino (nominato amministratore con atto del 4 aprile 2006 e presidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 5 maggio 2006), Cacciaguerra Giorgio (nominato amministratore e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 5 maggio 2006), Merlin Aleardo (nominato amministratore con atto del 4 aprile 2006), Brentegani Alberto (nominato amministratore con atto del 4 aprile 2006), Solfrini Domenico (nominato amministratore con atto del 4 aprile 2006).
Centro Interscambio Merci e Servizi CIS: Consiglio di Amministrazione nominato in carica per 3 esercizi Zanchetta Galdino (nominato con atto del 30 settembre 2005 presidente e consigliere del Consiglio di Amministrazione, Brentegani Alberto (nominato con atto del 30 settembre 2005 consigliere), Bettenzoli Gaetano (nominato con atto del 30 settembre 2005 consigliere), Galla Gabriele (nominato con atto del 30 settembre 2005 consigliere), Tonato Franco (nominato con atto del 30 settembre 2005 consigliere).
Infracom Italia SpA: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2006 Gambari Rino Mauro (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004 e presidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 7 maggio 2004), Reboni Roberto (nominato consigliere con atto del 5 maggio 2006 ed amministratore delegato con atto del 5 maggio 2006), Rigotti Alberto (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004 e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 7 maggio 2004), Lepore Carlo (nominato consigliere e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione con atto del 5 maggio 2004), Cecchetto Alfredo (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Monzani Massimo (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Bergamini Piero (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Chiari Bruno (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Menorello Domenico (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Stevens Anthony Edward (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004), Botti Primo (nominato consigliere con atto del 16 aprile 2004).
Nuova Romea Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio del 31 dicembre 2008 Casarin Vittorio (nominato consigliere e presidente del Consiglio di Amministrazione in data 7 aprile 2006), Di Marco Galliano (nominato consigliere con atto del 7 aprile 2006), Brentan Lino (nominato consigliere e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione in data 7 aprile 2006), Rubegni Alberto (nominato consigliere in data 7 aprile 2006), Franco Rapino (nominato consigliere in data 7 aprile 2006), Baita Piergiorgio (nominato consigliere in data 7 aprile

2006), Bertini Leo (nominato consigliere in data 7 aprile 2006), del Fabbro Pietro (nominato consigliere in data 7 aprile 2006), Fiumara Rosario (nominato consigliere in data 7 aprile 2006), Romiti Paolo (nominato consigliere in data 7 aprile 2006).

Collegate indirette:

Mazzi Impresa Generale di Costruzioni Spa: Consiglio di Amministrazione nominato fino all'approvazione del bilancio 31 dicembre 2009 Mazzi Alberto (nominato con atto del 29 giugno 2006 consigliere e presidente del Consiglio di Amministrazione), Mazzi Paolo (nominato con atto del 29 giugno 2006 consigliere e amministratore delegato), Mazzi Stefano (nominato con atto del 29 giugno 2006 consigliere e amministratore delegato), Lepore Carlo (nominato con atto del 29 giugno 2006 consigliere e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione), Martinalli Grazia (nominato consigliere in data 29 giugno 2006), Orlandi Fabio (nominato consigliere in data 29 giugno 2006).
Euganea Est scarl: Consiglio di Amministrazione nominato fino alla revoca Mazzi Alberto (nominato presidente del Consiglio di Amministrazione in data 22 luglio 2004 e consigliere in data 11 giugno 2004), Camagna Alessandro (nominato consigliere in data 11 giugno 2004 e vicepresidente del Consiglio di Amministrazione in data 22 luglio 2004), Mazzi Paolo (nominato consigliere in data 11 giugno 2004), Zantedeschi Gianfranco (nominato consigliere in data 11 giugno 2004).
Esse Emme Service scarl: Consiglio di Amministrazione nominato fino alla revoca Pozzato Vittorio (nominato consigliere in data 29 marzo 2004 e presidente del Consiglio di Amministrazione in data 3 maggio 2004), Zantedeschi Gianfranco (nominato consigliere in data 3 maggio 2004).
Ponte Adige scarl: Consiglio di Amministrazione nominato fino alla revoca Leonardi Enrico (nominato presidente del Consiglio di Amministrazione e consigliere in data 12 maggio 2005 ed amministratore delegato con atto del 15 luglio 2005), Mazzi Paolo (nominato consigliere e vicepresidente in data 12 maggio 2005 ed amministratore delegato e preposto in data 15 luglio 2005), Pozzato Vittorio (nominato consigliere in data 12 maggio 2005), Zantedeschi Gianfranco (nominato consigliere con atto del 12 maggio 2005).
Consorzio CPI scarl: Consiglio di Amministrazione nominato fino alla revoca Mazzi Alessandro (nominato presidente del Consiglio direttivo e consigliere in data 13 aprile 2005), Baita Piergiorgio (nominato in data 13 aprile 2005 consigliere), Porello Giuseppe (nominato in data 13 aprile 2005 consigliere), Raccosta Massimo (nominato in data 13 aprile 2005 consigliere).
Per quanto riguarda il quesito relativo agli emolumenti percepiti nel 2005 dottor Lepore e dal dottor Merlin, la società concessionaria sottolineando che i dati di cui trattasi potrebbero rientrare nei divieti previsti dalle leggi sul rapporto di lavoro e nel diritto alla privacy, non ha fornito tali dati e nemmeno quelli relativi ai
benefits del personale.
La società concessionaria, peraltro, ha assicurato che tutti i trattamenti economici e normativi sono stati costantemente riconosciuti e corrisposti previa approvazione e controllo da parte degli organi competenti nel quadro delle autonomie gestionali spettanti a ciascuna società e nel rispetto dei criteri di doverosa proporzione in ordine a compiti e responsabilità, ai valori medi retributivi di mercato, con regolare corresponsione di quanto dovuto agli enti fiscali e previdenziali.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

BOSI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Piombino, in provincia di Livorno, si trova una delle principali aziende italiane del settore siderurgico che, sin dalla sua nascita, nel 1891, risulta l'unico produttore italiano di banda stagnata;
lo stabilimento in questione, già denominato Magona, oggi appartiene al

Gruppo francolussemburghese Arcelor, leader mondiale nella produzione di laminati d'acciaio zincati e preverniciati;
nel suddetto stabilimento si producono 900.000 tonnellate annue di laminati ed occupa un considerevole numero di addetti, soprattutto anche se viene tenuto in considerazione l'indotto;
nel luglio scorso il gruppo Arcelor ha stretto un'alleanza con il primo produttore mondiale di acciaio, l'indiana Mittal, costituendo un unico grande raggruppamento industriale;
da notizie diffusesi in ambito locale, la direzione del personale dello stabilimento in questione, contrariamente alle attese ed a precedenti accordi, avrebbe manifestato l'intenzione di non confermare ben 40 lavoratori con contratto a tempo determinato;
da alcuni mesi la produzione dell'acciaieria di Piombino, destinata al mercato statunitense, si è improvvisamente ridotta, fino a scomparire del tutto, senza alcuna motivazione, infatti il mercato verso quel Paese è in continua espansione -:
quali iniziative intenda adottare per tutelare i posti di lavoro che sono riconducibili allo stabilimento in oggetto;
se ritenga opportuno attivarsi tempestivamente per conoscere le prospettive di conservazione del patrimonio produttivo dell'acciaio in provincia di Livorno;
se conosca, o intenda accertare, le intenzioni del gruppo industriale Mittal-Arcelor, circa le scelte industriali che vorranno attuare in futuro, anche a tutela degli oltre 800 lavoratori che sono impiegati nei vari stabilimenti presenti nel nostro Paese, considerato che le forniture statunitensi indicate in premessa, adesso sono state dirottate su altre realtà produttive dello stesso gruppo, ma ubicate all'estero.
(4-01819)

Risposta. - La società ex Magona di Piombino, oggi Arcelor Piombino, dal 2002 fa parte del Gruppo Arcelor, leader mondiale dell'acciaio.
Arcelor Piombino, che è
leader nei prodotti laminati d'acciaio, sottili zincati e preverniciati, comprende anche una divisione con sito produttivo dislocato nel sud Italia: l'Arcelor Avellino. Nel 2006, il Gruppo Arcelor si è fuso con il gruppo indiano Mittal Steel dando vita all'attuale Gruppo Mittal-Arcelor.
Ciò premesso, nel sottolineare che il Ministero dello sviluppo economico non ha la possibilità di interferire nelle scelte imprenditoriali di imprese private che, in quanto tali, nella pienezza della loro autonomia gestionale, possono programmare processi di ristrutturazione e/o riorganizzazione aziendale, si fa presente, sulla base delle notizie in possesso del Ministero medesimo, che risulta di tutta evidenza l'interesse del gruppo in questione,
leader mondiale nel settore dell'acciaio a conservare e, se del caso, rafforzare la posizione che detiene sul mercato italiano.
Non sembrano, pertanto, sussistere, in prospettiva, motivi di particolare preoccupazione per la forza lavoro che opera nello stabilimento di Piombino. Ciò, soprattutto perché non risultano, a oggi, smentite le intenzioni del gruppo indiano di effettuare il preventivato investimento nel nuovo impianto di zincatura.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Alfonso Gianni.

CACCIARI e SPERANDIO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2002 il Consiglio dei Ministri ha approvato il progetto definito dell'Autostrada A31 Valdastico sud, da Vicenza verso Rovigo e il 13 maggio 2004 l'Anas ha dato il proprio via libera al completamento della Valdastico verso sud;
il 20 dicembre 2004 il consiglio di amministrazione dell'Anas ha approvato i progetti esecutivi relativi ai lotti 9, 12 e 14 della Valdastico Sud per un ammontare di 213 milioni di euro;

la Valdastico Sud interesserà quattro province (Vicenza, Padova, Rovigo e Verona) e 22 comuni. Il tracciato si sviluppa dall'interconnessione esistente tra la A4 Brescia-Padova e la stessa A31 Valdastico, all'altezza del comune di Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza, e scorre verso la Riviera Berica;
l'opera si svilupperà per complessivi 54 chilometri, di cui 44,7 in superficie, 5 in galleria e trincea e 4,2 su ponti e viadotti. Il nuovo asse avrà caratteristiche di autostrada a pedaggio, con sei caselli ed una barriera terminale all'altezza di Badia Polesine;
il 12 febbraio 2005 il Presidente della Giunta Regionale Giancarlo Galan e l'allora Ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi hanno inaugurato i cantieri dell'opera;
l'avvio dei lavori è stato contrastato da un ricorso presentato al Tar del Veneto da alcuni privati, dalle associazioni Italia Nostra e WWF, dal Comitato intercomunale contro la realizzazione della Valdastico Sud e dalla Fondazione inglese The Landmark Trust. Il ricorso contestava le procedure secondo cui è stata condotta la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e di approvazione del progetto, che andrebbe a deturpare il paesaggio dei Colli Berici, a cancellare circa 900 aziende agricole e a danneggiare il patrimonio artistico costituito da 9 ville venete poste lungo il tracciato;
il Tar del Veneto ha accolto tale ricorso il 31 maggio 2005 ed ha decretato la sospensione dei lavori;
la decisione del Tar del Veneto è stata ribaltata alla fine del mese di agosto 2005 dal Consiglio di Stato, che ha accolto la richiesta dei soggetti ricorrenti (Regione Veneto, Autostrada Brescia Padova e Provincia di Vicenza) contro la sospensione dei lavori decretata tre mesi prima;
nel mese di giugno 2006 la società Serenissima Costruzioni spa ha ripreso i lavori nel Comune di Saletto, nella provincia di Padova, con la riapertura di un cantiere e l'abbattimento di alcune colture;
alcuni privati cittadini hanno manifestato il proprio dissenso sulla realizzazione dell'opera ed evidenziato alcune irregolarità;
a quanto risulta all'interrogante i lavori sono stati sospesi -:
se il Governo, malgrado le opinioni contrarie espresse dall'attuale Ministro nel marzo 2004, intenda proseguire i lavori e realizzare l'opera così come avviata dal precedente esecutivo.
(4-00406)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, relativa alla realizzazione dell'Autostrada A31 Valdastico Sud da Vicenza a Rovigo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Attualmente, i lavori in corso lungo il tronco Sud dell'autostrada Valdastico riguardano i lotti 1 - 9 - 12 - 14 - 16 e 17 mentre sono stati affidati e sono in corso di consegna i lotti 2 - 3 e 15. I restanti lotti sono in fase di approvazione presso l'Anas o in fase di affidamento. Nonostante il ritardo sin qui accumulato, la Valdastico sud dovrebbe essere aperta al traffico, secondo le previsioni della società concessionaria, per il 2010.
In data 7 aprile 2006 la Società concessionaria ha comunicato alla società Anas che procederà nell'avanzamento dei lavori, dando priorità ai lotti già approvati, tranne quelli che ad oggi non risultano coperti finanziariamente, quali i lotti 7 - 8 - G e lotto Parchi.
Sulla base di tale pianificazione, si potrà dare funzionalità sia al tratto iniziale di 16 km di nuova autostrada, tra l'interconnessione con l'autostrada A4 ed il casello di Alettone-Barbarano Vicentino, sia al tratto finale di 18 km tra il casello di Santa Margherita D'Adige e l'innesto sulla strada statale 434 nel comune di Canda.
Alla luce di ciò, e considerato che un'eventuale sospensione darebbe luogo ad inadempimento contrattuale, la società Anas ha intimato alla società concessionaria di non assumere iniziative che possano

incidere sulla regolare prosecuzione delle attività realizzative in corso.
Allo stato attuale i lavori stanno procedendo regolarmente, nel rispetto del piano finanziario allegato alla convenzione vigente tra l'Anas e la Brescia-Padova S.p.A.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

CARUSO, PERUGIA e SMERIGLIO. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dell'economia e delle finanze, Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 22 novembre 2006, un gruppo di attivisti di Action ha occupato simbolicamente uno stabile sito a Roma, nella centralissima Via Cavour;
il suddetto immobile, come da documentazione allegata, risulta essere al centro di impressionante catena di compravendita:
a) il 31 ottobre 2005 il Fondo Beta della Fimit Sgr (controllata da Capitalia Spa e nel cui CdA compaiono Franco Carraro, Presidente, e Massimo Caputo, Amministratore Delegato) si aggiudica l'intero complesso immobiliare per 62 milioni e mezzo di euro;
b) il 21 giugno 2006 il Fondo Beta acquista il 51 per cento della società «Via Cavour srl» con sede a Milano e capitale sociale pari a 10 mila euro, il restante 49 per cento della società è detenuto dalla «DH Residencia Sarl», società lussemburghese controllata da uno dei principali fondi immobiliari europei: Doughty Hanson & Co. European Real Estate II;
c) i1 28 giugno 2006, il Fondo Beta cede alla «Via Cavour srl», praticamente a se stessa, il complesso immobiliare di Via Cavour per 63 milioni e 770 mila euro, generando per il Fondo Beta una plusvalenza di 1 milione e 270 mila euro, rispetto al prezzo d'acquisto;
d) scopo dell'operazione è di valorizzare l'immobile trasformandolo in un condominio di pregio, l'investimento del Fondo Beta è pari circa a 7 milioni di euro, di cui 5.800 per l'acquisto del 51 per cento della società «Via Cavour srl», 1 milione e 700 mila circa come versamento in conto capitale e 5 milioni circa come finanziamento subordinato;
e) di soldi veri, il Fondo Beta, ha versato solo 1 milione e 700 mila euro più i 5.800 ed in seguito ne ha guadagnati 1 milioni e 270 mila della differenza tra acquisto e vendita, con il risultato che 6 immobili del valore di 62 milioni e 500 mila euro sono costati la cifra irrisoria di 454.877 euro;
f) la «Via Cavour srl», a sua volta, per dar corso all'acquisto e alla ristrutturazione dell'immobile ha contratto un finanziamento con un pool di banche, cioé il Fondo Beta, cioé la Fimit Sgr, si è fatta finanziaria dalle banche per comprare un immobile già suo;
g) a completare l'opera l'80 per cento dell'intero finanziamento è sottoscritto da un gruppo di banche, tra le quali la Mediocredito Centrale (di cui Franco Carraro è presidente dal 2002), la merchant bank di Capitalia, che possiede il 52 per cento della Fimit Srg, insieme all'INPDAP che ne possiede il 39 per cento e l'ENPALS il restante;
tale operazione si inquadra in un meccanismo più ampio in atto, da troppo tempo, nel nostro Paese per il quale si assiste al proliferare continuo di società immobiliari che nascono, con capitali irrisori, nell'arco di pochi mesi, e alle quali vengono affidati patrimoni di milioni di euro;
va ricordato, inoltre, che la Fimit Sgr si era già distinta nel processo di privatizzazione degli Enti previdenziali pubblici, con particolare riferimento al patrimonio INPDAP, quando, dopo alcuni mesi dall'acquisto (come risulta dall'interrogazione a risposta in commissione, 5-04242, della XIV legislatura) cominciò a vendere, senza alcuna gara, gli immobili acquistati triplicando i prezzi;

tutto ciò pone in evidenza la necessità di attivare, al più presto, maggiori strumenti di controllo e contrasto a simili manovre speculative;
l'episodio dimostrativo che si è svolto a Roma evidenzia, ancora una volta, la drammaticità del problema abitativo nel nostro Paese e la necessità di arrivare a modifiche normative in materia di diritto all'abitare al fine di dare una risposta a vasti settori sociali che, stante le manovre speculative che caratterizzano il mercato immobiliare, non riescono più a soddisfare il loro bisogno primario di un'abitazione;
la recente bocciatura del decreto sugli sfratti, avvenuta al Senato, ha ulteriormente peggiorato la situazione con il rischio concreto che si arrivi ad un innalzamento del livello di conflitto sociale sulle tematiche abitative -:
se e quanto si intenda attivare le modifiche normative necessarie al fine di rilanciare le politiche abitative nel nostro Paese;
se non si ritenga indispensabile, stante la grave crisi abitativa esistente, attivarsi al fine di recuperare le risorse economiche necessarie, oltre quelle già previste per il «contributo all'affitto», al rilancio dell'edilizia residenziale pubblica che rappresenterebbe, nei fatti, l'unica possibilità di «calmierare» il mercato degli affitti.
(4-01833)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione in esame si fa presente che nonostante i dati ufficiali (fonte Istat) segnalino come in Italia il rapporto abitazioni/famiglie sia superiore a 1,2, permangono per alcune categorie sociali situazioni di disagio abitativo ed urbano, particolarmente gravi in alcune aree metropolitane.
Un altro dato sta ad evidenziare, inoltre, la particolarità della situazione italiana: a fronte di un costante aumento del numero delle famiglie che vivono in un alloggio di proprietà, che è ormai superiore all'80 per cento del totale, la condizione degli inquilini delle categorie sociali più svantaggiate permane critica.
A testimonianza dell'anomalia in cui versa il comparto dell'edilizia residenziale e della riqualificazione urbana, attualmente privo di un canale di finanziamento ordinario, si segnala che a partire dagli anni Sessanta il sistema di finanziamento del settore, basato su un prefissato prelievo dalle busta paga dei lavoratori dipendenti e su un contributo posto a carico dei datori di lavoro, aveva garantito dotazioni consistenti (anche più di 3000 miliardi di lire l'anno fino al 1998).
Le difficoltà abitative riguardano categorie di cittadini a basso reddito o svantaggiate (anziani, immigrati, disabili, persone che vivono sole o con figli in età prescolare, ecc.) che risultano presenti soprattutto nelle grandi concentrazioni urbane.
Una riflessione sulle nuove condizioni abitative è dunque necessaria ed è sempre più opportuno, peraltro, procedere ad un riposizionamento degli strumenti di solidarietà in campo abitativo.
In tale contesto l'approvazione del disegno di legge «Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali» che proroga di otto mesi (o di diciotto nel caso di alloggi di grandi proprietà) l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili ad uso abitativo per i nuclei familiari a basso reddito residenti nei comuni capoluogo di provincia e nei comuni confinanti con oltre 10 mila abitanti oltre a quelli ad alta tensione abitativa costituisce una importante novità.
La nuova legge intende evidenziare, infatti, la necessità di ridisegnare un nuovo modello di politica abitativa con particolare attenzione per le categorie sociali deboli sottoposte a procedure esecutive di rilascio dell'alloggio.
Per trovare soluzioni efficaci per la riduzione del disagio abitativo è necessario che i comuni orientino il piano pluriennale previsto dalla nuova legge - da inviare ai Ministeri delle infrastrutture, della solidarietà sociale e a quello delle politiche per la famiglia - alla realizzazione di interventi o progetti speciali che diano risposte immediate. Conseguentemente è necessario che il piano straordinario sia caratterizzato da

una forte fattibilità tecnica e amministrativa privilegiando, prioritariamente, interventi di recupero del patrimonio edilizio già esistente.
Va evidenziato, in ogni caso, come nell'attuale assetto istituzionale le competenze in campo di edilizia residenziale pubblica sono demandate alle Regioni. In ogni caso spetta allo Stato la definizione dei livelli minimi del servizio abitativo nonché degli standard di qualità degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
In tale contesto il programma nazionale di edilizia residenziale pubblica previsto dalla recente legge, da predisporre sulla base delle indicazioni emerse dal tavolo di concertazione da convocare dal Ministero delle infrastrutture, dovrà assumere come obiettivo fondamentale quello di avviare a soluzione le più manifeste condizioni di disagio abitativo. Questo potrà avvenire mediante l'incremento dello
stock di alloggi disponibili sul mercato delle locazioni che nel nostro Paese risulta fortemente sottodimensionato rispetto al reale fabbisogno e stimolando, al contempo, l'intervento dei soggetti che tradizionalmente operano nel comparto dell'edilizia residenziale in modo da rendere conveniente anche ad imprese, consorzi, cooperative di abitazione ad intervenire, mediante la previsione di opportune agevolazioni sia da parte dello Stato sia degli enti locali, nella predisposizione di concrete iniziative.
In questa direzione va anche il riparto tra i 14 comuni metropolitani effettuato recentemente dal Ministero delle infrastrutture della disponibilità di 99.234.336,32 euro indirizzati alla realizzazione di interventi speciali finalizzati alla realizzazione di alloggi sperimentali e a progetti speciali per aumentare la disponibilità di alloggi di edilizia sociale da destinare prioritariamente ai soggetti sottoposti a sfratto esecutivo.
Le procedure attuative per l'utilizzo di tali risorse prevedono la sottoscrizione di appositi accordi di programma tra Ministero e comune beneficiario da sottoscrivere entro marzo 2007. Gli interventi saranno finanziati per il 50 per cento con il contributo statale e per il restante 50 per cento con risorse poste a carico del singolo comune e della regione o di operatori pubblici o privati aderenti alle singole iniziative. In tal modo le risorse disponibili verranno raddoppiate.
Attualmente sono pervenute al Ministero delle infrastrutture le proposte avanzate dai comuni di Roma, Milano, Torino, Bari, Messina, Venezia ed è in corso la verifica tecnico-amministrativa necessaria per procedere alla stipula dei previsti protocolli d'intesa.
In ogni caso va segnalato che il vero nodo della questione sta nell'individuazione di un nuovo canale di alimentazione finanziaria del settore dell'edilizia residenziale pubblica.
Con l'esaurirsi dei finanziamenti provenienti dalla ritenute Gescal è venuta a mancare la fonte finanziaria a cui ha fatto riferimento, a partire dal 1978 fino al 1998, la programmazione dell'edilizia residenziale pubblica garantendo un flusso finanziario annuale ripartito tra le regioni pari 3-4 mila miliardi di vecchie lire.
Per il futuro dovranno pertanto individuarsi nuovi canali di alimentazione del comparto attivando gli strumenti più idonei, tenendo peraltro conto della nuova configurazione con cui si caratterizza, nei diversi contesti territoriali, la domanda abitativa proveniente da segmenti di utenza diversificati quali anziani, immigrati, studenti, lavoratori in mobilità, eccetera.
Per quanto attiene in particolare la vicenda evidenziata nell'atto ispettivo, il Ministero dell'economia e delle finanze fa preliminarmente presente che il cespite oggetto dell'interrogazione non era parte del patrimonio immobiliare pubblico.
Il complesso immobiliare Via Cavour-Via Lanza, facente originariamente parte del patrimonio del Gruppo assicurativo Tirrena sottoposto a liquidazione coatta amministrativa, è stato acquistato, per l'importo di 62.500.000 euro, da Fimit SGR, per conto del Fondo Beta, nel corso di un'asta fallimentare tenutasi in data 31 ottobre 2005.
Inizialmente il pagamento è avvenuto per cassa, con l'impiego di liquidità propria del Fondo. In particolare l'atto di compra

vendita è stato stipulato a rogito del Notaio G. Mariconda in data 30 gennaio 2006. Già in tale sede, peraltro, veniva esplicitamente dichiarata la possibilità che la Fimit avviasse una partnership con un primario operatore del settore dello sviluppo immobiliare per la condivisione dei rischi dell'operazione.
Il Fondo Beta ha, pertanto, trasferito l'immobile ad un veicolo societario denominato «Via Cavour Srl» di cui deteneva (e detiene tutt'ora) il 51 per cento del capitale, mentre il restante 49 per cento è detenuto dal Gruppo Doughty Hanson.
Scopo della costituzione della suddetta società veicolo è la ristrutturazione e la valorizzazione del complesso immobiliare e la successiva vendita frazionata passando attraverso le specifiche competenze del Gruppo Doughty Hanson.
Il prezzo al quale è stata effettuata la suddetta vendita è stato opportunamente maggiorato rispetto al prezzo di aggiudicazione in asta al fine di ribaltare sul partner Doughty Hanson parte dei costi di acquisizione e gestione sostenuti dal Fondo Beta nel periodo di circa cinque mesi intercorrente tra il primo e il secondo trasferimento.
La Via Cavour Srl, e quindi il complesso immobiliare da essa detenuto, è stata finanziata attraverso l'utilizzo di tre tecniche: capitale proprio, finanziamento dei soci a titolo oneroso ed infine finanziamenti bancari.
Ciò premesso, in merito all'affermazione per cui «di soldi veri il Fondo Beta ha versato solo 1 milione e 700 mila euro più i 5.800 ed in seguito ne ha guadagnati 1 milione e 270 mila della differenza tra acquisto e vendita, con il risultato che 6 immobili del valore di 62 milioni e 500 mila euro sono costati la cifra irrisoria di 454.877 euro» il Ministero dell'economia e delle finanze riferisce quanto segue.
In primo luogo, il Fondo Beta non è più proprietario dell'intero complesso immobiliare, ma solo della metà, circostanza questa che fa scendere il valore dell'investimento iniziale a poco più di 31 milioni di euro. Per contro, i finanziamenti ricevuti, a fronte dei quali sono state iscritte ipoteche a garanzia del rimborso, costituiscono debiti che la proprietà dovrà ripagare nel tempo con i relativi interessi.
In secondo luogo, l'operazione in questione è coerente sia con le tipologie di investimento previste dal regolamento di gestione del Fondo Beta sia con le sue strategie e politiche di gestione, che prevedono anche la partecipazione ad operazioni di sviluppo compatibili con l'orizzonte temporale dello stesso.
Infine, il suddetto Ministero sottolinea che sia l'operazione originaria di acquisto in asta sia la successiva cessione alla società veicolo hanno seguito il prescritto iter decisionale interno alla società di gestione, incluso il giudizio di congruità sui valori espresso dagli esperti indipendenti.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

CARUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 27 ottobre 2006, il giornale Cronache di Napoli pubblicava una lettera di Antonio Palma, detenuto nel padiglione Avellino del carcere di Poggioreale;
nella lettera, intitolata «Non ho ucciso l'edicolante, i killer sono liberi» il detenuto afferma di aver subito violenze negli uffici della Questura di Napoli, dichiarando testualmente «Quando siamo stati arrestati io e i miei fratelli siamo stati picchiati. Io specialmente sono stato picchiato e sono svenuto. Ho le prove. Il mio corpo era pieno di lividi ed ho un giubbino pieno di sangue» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti.
(4-02292)

Risposta. - Le indagini relative all'omicidio di un edicolante, perpetrato a Napoli il 4 settembre 2006 durante un tentativo di rapina, sono state da subito indirizzate dalla Squadra mobile della Questura del capoluogo campano verso gruppi malavitosi operanti nei quartieri di Piscinola, Scampia e di Secondigliano.


Il successivo 16 settembre 2006, la pressante attività investigativa ha consentito agli inquirenti di individuare, tra i possibili sospettati, un pregiudicato, il quale, condotto presso gli uffici di polizia, ha reso, in presenza di un avvocato e di pubblici ministeri della locale Procura della Repubblica, ampia confessione in merito ai citati delitti, indicando in tre fratelli, tutti pregiudicati e residenti nel quartiere Pescinola, i coautori dei reati.
Pertanto, l'Autorità giudiziaria ha immediatamente emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto per tentata rapina e omicidio nei confronti di tutti e quattro i presunti coautori dei menzionati reati. Il fermo è stato eseguito dalle forze di polizia all'alba del giorno successivo.
Tra i tre fratelli fermati risulta il pregiudicato menzionato dall'interrogante.
Anch'egli, a fronte delle contestazioni mossegli all'atto della notifica del citato provvedimento di fermo, ha assunto un atteggiamento collaborativo descrivendo, nel corso dell'interrogatorio condotto dall'Autorità giudiziaria e alla presenza di un avvocato, tutte le fasi del sanguinoso episodio.
Anche il fratello minorenne esprimeva la volontà di collaborare e rendeva analoga dichiarazione confessoria.
Per quanto concerne la notizia riportata da un giornale locale in merito alle presunte violenze subite dai fermati, si rappresenta la non attendibilità della stessa, in quanto, i fermati, come certificato dai medici della struttura penitenziaria, erano, all'atto del loro ingresso in carcere, in buone condizioni di salute e non presentavano né ferite, né lesioni.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dall'articolo allegato alla presente interrogazione, datato mercoledì 8 novembre 2006, pubblicato sul quotidiano Il Salernitano, nella notte tra domenica 5 novembre e lunedì 6 novembre, «...dei malviventi hanno tentato di svaligiare il negozio Bottega Verde di proprietà del consigliere comunale di Nocera Inferiore Federico Maria Marrazzo...»;
da quanto si evince dall'articolo allegato alla presente interrogazione, datato mercoledì 8 novembre 2006, pubblicato sul quotidiano Cronache del Mezzogiorno, «...Federico Marrazzo si è dimesso... La decisione di Marrazzo è maturata nel tardo pomeriggio di ieri dopo che il titolare della Bottega Verde aveva trovato la fotocopia dell'articolo di un quotidiano nel quale lui stesso denunciava alcune irregolarità commesse nella zona di Montevescovado...»;
da quanto si evince dall'articolo allegato alla presente interrogazione, datato mercoledì 8 novembre 2006, pubblicato sul quotidiano Il Mattino, pare che «...l'ultimo intervento da consigliere comunale Federico Maria Marrazzo lo aveva effettuato sui lavori di costruzione dei nuovi alloggi di Montevescovado fermi al palo... Il giornale riportava un suo attacco contro i rallentamenti dei lavori di sostituzione dei prefabbricati a Montevescovado...»;
da quanto si evince dall'articolo allegato alla presente interrogazione, datato mercoledì 8 novembre 2006, pubblicato sul quotidiano Il Mattino, «...Marrazzo si è sentito intimidito. I ladri avevano preso solo il registratore di cassa, tra l'altro abbandonato in terra, senza rubare nulla... Ora però il tentato furto al negozio di Marrazzo e la copia dell'articolo su Montevescovado giungono ad una trentina di ore di distanza l'uno dall'altro e questa vicinanza di tempi è stata interpretata dalla vittima come azioni di un unico disegno intimidatorio nei suoi confronti...»;
da quanto si evince dall'articolo allegato alla presente interrogazione, datato mercoledì 8 novembre 2006, pubblicato sul quotidiano La città di Salerno, pare che il sindaco di Nocera Inferiore, riferendosi alle modalità del tentato furto, abbia testualmente affermato: «...Piuttosto anomale, fanno pensare più che altro al

desiderio di causare un danno strutturale. Se dietro vi fosse altro sarebbe agghiacciante...» -:
se risultino al Governo elementi informativi circa l'esistenza di un nesso tra l'atto illecito compiuto ai danni del consigliere comunale Federico Maria Marrazzo e la sua attività politica di consigliere al comune di Nocera Inferiore.
(4-01926)

Risposta. - Alla luce di quanto riferito dal Prefetto di Salerno, risulta che il 7 novembre 2006 il consigliere comunale di Nocera Inferiore (Salerno), menzionato dall'interrogante, ha denunciato alla locale Stazione dell'Arma dei Carabinieri che, durante la notte precedente, ignoti avevano danneggiato il suo esercizio commerciale rovinando il registratore di cassa ed un computer, senza tuttavia asportare nulla.
Il giorno successivo, al momento della riapertura del negozio, sotto l'entrata è stata rinvenuta una pagina, edita da un quotidiano locale, riportante l'articolo di denuncia rilasciato dal citato consigliere in merito ad asseriti ritardi di quell'Amministrazione comunale nell'esecuzione dei lavori di riqualificazione di un quartiere e dei costruendi alloggi di edilizia popolare.
Le prime ipotesi investigative ricondurrebbero l'effrazione a un tentativo di furto poi impedito dall'attivazione del sistema di allarme e tenderebbero ad escludere il collegamento con il ritrovamento della pagina del quotidiano locale.
In merito ai menzionati episodi, l'Arma dei Carabinieri ha inoltrato informativa di reato alla competente Autorità giudiziaria.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la così detta «rotonda di Maniago» è un'infrastruttura molto nota per la propria pericolosità nella zona di Maniago, Montereale Valcellina e Vajont (Pordenone) che permette di raggiungere i tre succitati comuni;
la situazione di insidiosità si richiama soprattutto alla conformazione dello svincolo (dimensioni troppo ampie delle curve) e alla totale assenza di illuminazione notturna;
nel corso del tempo questo tratto di strada, inserito nella variante della Strada Statale n. 251 «della Valcellina - Val di Zoldo», ha fatto registrare numerosi sinistri;
nella maggior parte dei casi, gli incidenti si sono rivelati uscite autonome di carreggiata, avvenute durante le ore più buie;
la questione dell'insidiosità della rotonda, innestata nella più ampia Via Marco Polo, è stata portata anche all'attenzione del Consiglio Comunale di Maniago con documenti ispettivi e richieste di intervento rivolte all'Anas;
il miglior deterrente ai continui sinistri pare rappresentato proprio dall'installazione di un adeguato impianto di illuminazione notturna, tale da segnalare agli automobilisti in transito la reale conformazione della strada e evitare pericolosi effetti ottici -:
se intenda o meno disporre un intervento atto a dotare la così detta «rotonda di Maniago» di qualche lampione per scongiurare il ripetersi di incidenti stradali e, in caso di risposta affermativa, con quale tempistica l'opera potrà ritenersi cantierizzabile.
(4-02178)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, l'Anas S.p.a. ha fatto conoscere che il proprio Ufficio compartimentale regionale ha già provveduto a predisporre un progetto per l'illuminazione dello svincolo in questione sito sulla strada statale n. 251 «Val di Zoldo e Val Cellina» unitamente ad altri interventi sulla statale medesima che verranno realizzati subordinatamente alle priorità ed alle risorse che saranno allo scopo individuate.

L'Anas fa tuttavia presente che l'elevata sinistrosità della rotonda di Maniaco va ricondotta essenzialmente al mancato rispetto del limite di velocità esistente fissato in 50 chilometri orari per gli svincoli di tale tipologia.
Le caratteristiche strutturali dello svincolo medesimo e, in particolare, i suoi raggi di curvatura rispettano, difatti, le normative vigenti.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in base alla legge 28 gennaio 1994 n. 84 concernente «Riordino della legislazione in materia portuale» è previsto che spetta allo Stato l'onere per la realizzazione delle opere di grande infrastrutturazione nei porti di cui alla categoria I e per la realizzazione delle opere di grande infrastrutturazione nei porti di cui alla categoria II, classi I e II;
la medesima legge, stabilisce inoltre che sono considerate opere di grande infrastrutturazione, le costruzioni di canali marittimi, di dighe foranee di difesa, di darsene, di bacini e di banchine attrezzate, nonché l'escavazione e l'approfondimento dei fondali e che i relativi progetti sono approvati dal Consiglio superiore dei lavori pubblici;
il porto di Bari, che rientra nei requisiti previsti dalla legge per la categoria II, classe I, negli ultimi anni ha perseguito appropriate strategie e politiche di sviluppo che hanno trainato la crescita del traffico, ma risente tuttora di alcune carenze infrastrutturali alla stregua della maggior parte degli scali italiani;
la strategia che ha proiettato in breve tempo il porto di Bari, tra i maggiori scali nazionali è basata sulla scelta della polifunzionalità, ovvero del rafforzamento oltre che delle attività commerciali e del movimento dei passeggeri, in particolare di quello crocieristico;
in considerazione della disponibilità di strutture con elevati standard qualitativi e funzionali, l'Autorità portuale di Bari, si propone di candidare Bari, come home port, vale a dire come scalo di partenza e quindi di lunga soste delle navi da crociera, per gli itinerari che toccano il Mediterraneo orientale, a conferma della strategica posizione geografica in cui la città è situata;
anche il traffico merci, seppure con ritmi meno sostenuti, negli ultimi anni ha presentato un trend crescente, compromesso tuttavia dal mancato completamento dell'area portuale denominata: «Marisabella» di cui attualmente esiste soltanto una colmata parziale, a causa di complesse vicende amministrative;
l'area portuale «Marisabella» è una infrastruttura di grandi potenzialità (400 mila mq di piazzali, 1.100 m di banchine e fondali da 12 m) in grado di ospitare un importante terminal container, aree di stoccaggio, insediamenti di tipo commerciale e industriale che consentirebbero al porto di offrirsi alla crescente domanda internazionale di trasporto unitizzato; pertanto la realizzazione della colmata, così come confermato da una recente ricerca della Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), permetterebbe al porto del capoluogo pugliese di intercettare un movimento di containers per circa 200 mila teus (Twenty-foot equivalent units) all'anno -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di evitare ulteriori ritardi alle opere di ammodernamento e ampliamento del porto e in particolare della colmata di Marisabella, con il rischio di perdere i finanziamenti già previsti;
quali siano attualmente le risorse disponibili ed i tempi di realizzazione e di completamento delle altre opere infrastrutturali, previste nel porto di Bari, come ad esempio l'ampliamento del Molo di San Cataldo e la realizzazione della Darsena di Ponente, per valutare se occorrano

ulteriori stanziamenti statali per arrivare in tempi brevi al completamento di tali opere essenziali, nonché per valorizzare il ruolo del porto di Bari nel sistema portuale meridionale, nel contesto del Mediterraneo.
(4-02425)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si segnala preliminarmente che gli interventi per il completamento delle strutture portuali nell'area Pizzoli-Marisabella e per l'ampliamento del molo di San Cataldo presso il porto di Bari risultano individuati quali priorità infrastrutturali nell'ambito del documento «Infrastrutture prioritarie», predisposto da questo Ministero e presentato alla Conferenza unificata Stato-Città-Autonomie locali il 16 novembre 2006.
Relativamente a quanto richiesto dall'interrogante in ordine allo stato di attuazione dei predetti interventi ed alle risorse finanziarie disponibili per la loro realizzazione, anche sulla base delle notizie acquisite presso l'Ufficio del genio civile per le opere marittime di Bari, si fa presente quanto segue.
Per quanto attiene il completamento delle strutture portuali nell'area «PizzoliMarisabella» del porto di Bari, il Ministero dell'ambiente e della tutela e del territorio e del mare con nota del 7 novembre 2006 ha comunicato l'esito favorevole di esclusione dell'opera dalla valutazione di impatto ambientale. Tuttavia, lo stesso Ministero ha formulato alcune prescrizioni cui ottemperare nella fase propedeutica all'appalto dei lavori e prima dell'inizio degli stessi, richiedendo, inoltre, il monitoraggio di alcune componenti ambientali
ante e post operam.
L'Ufficio del genio civile riferisce di aver già provveduto al recepimento delle prescrizioni relative alla prima fase e di aver trasmesso la relativa documentazione all'Assessorato all'ambiente della Regione Puglia, ente individuato dal predetto Dicastero ai fini della verifica di ottemperanza. La spesa per i lavori di completamento delle strutture portuali nell'area «Pizzoli-Marisabella» ammonta complessivamente a sessanta milioni di euro ed è stata preventivata nel Programma triennale opere marittime 2007-2009.
In merito all'ampliamento del molo di San Cataldo del porto di Bari, l'Ufficio del genio civile per le opere marittime di Bari riferisce che il progetto definitivo redatto dall'Autorità portuale di Bari, il cui importo è di 15,494 milioni di euro, è stato esaminato favorevolmente e con prescrizioni dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e, attualmente, l'Autorità portuale sta provvedendo al perfezionamento del progetto. Il finanziamento statale è a valere sul Programma triennale opere marittime 2007-2009.
Per quanto riguarda, infine, l'ampliamento della darsena di ponente del porto di Bari l'Ufficio del genio civile per le opere marittime di Bari riferisce che i lavori sono in corso di realizzazione secondo il cronoprogramma contrattuale. La loro ultimazione è prevista per la prima metà dell'anno 2009.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
già in data 8 maggio 2006, atto camera 4-00006, il sottoscritto aveva presentato interrogazione parlamentare a risposta scritta più in generale sull'argomento, ancora priva di risposta;
è in sperimentazione presso la Questura di Prato e presso altre 4 Questure in tutto il territorio italiano, un progetto pilota per la emissione di nuovi permessi di soggiorno prodotti su tesserino magnetico, tipo tessera sanitaria;
in data 3 agosto 2006 i signori Naco Gaqo e Naco Meri, cittadini albanesi, si sono recati presso la Questura di Prato per il rinnovo dei loro rispettivi permessi di soggiorno; in tale circostanza gli sono stati ritirati i permessi di soggiorno in scadenza e gli è stata consegnata copia degli stessi con le ricevute delle richieste di rinnovo, invitandoli a ritirare i nuovi permessi dopo 60 giorni, ovvero in data 3 ottobre;

ai signori Naco era stato detto impropriamente (o loro impropriamente hanno capito) che, purché muniti dei suddetti documenti, potevano lasciare l'Italia per recarsi all'estero, sempre che fossero rientrati dalla stesso varco di frontiera usato per la partenza, pertanto gli stessi, avendo appreso la notizia della nascita della propria nipotina in Grecia, hanno acquistato due biglietti aerei per raggiungere la figlia e poter prestare la propria assistenza alla stessa ed alla nuova nipotina;
il 10 agosto, data fissata per la partenza, i coniugi Naco si sono recati in aeroporto a Roma Fiumicino e presso il posto di frontiera gli è stato comunicato che avrebbero potuto lasciare l'Italia, con possibilità di rientrarvi, soltanto per recarsi in Albania, mentre i signori Naco avrebbero dovuto raggiungere la figlia in Grecia;
a questo punto i signori Naco hanno spostato la prenotazione del volo ai primi di ottobre, data entro la quale i nuovi permessi di soggiorno avrebbero dovuto essere consegnati;
in data 4 di ottobre i signori Naco si sono recati presso la Questura di Prato, dove le pratiche sono state esitate rispettivamente con i nn. 06 PO 01296 e 06 PO 01297, per il ritiro dei permessi rinnovati, ma gli è stato detto di ripresentarsi a distanza di ulteriori 60 giorni per chiedere nuovamente informazioni, poiché, con molta probabilità i permessi di soggiorno non sarebbero stati pronti neppure per quella data;
i coniugi Naco hanno perso definitivamente i soldi dei biglietti aerei in quanto non hanno più potuto procrastinare la prenotazione con la compagnia aerea -:
se codesto Ministero abbia finora avuto modo di svolgere delle verifiche di funzionalità del progetto di sperimentazione e di accertare le motivazioni e le anomalie che causano tali clamorosi ritardi (addirittura superiori alle tradizionali procedure «a mano»), al fine di intervenire tempestivamente;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché, in casi ritenuti più urgenti, in cui il cittadino extracomunitario abbia necessità di lasciare temporaneamente l'Italia, si possa adottare una procedura più celere;
si chiede, infine, a codesto Ministero di volersi attivare affinché i coniugi Naco possano essere risarciti delle somme spese per l'emissione dei biglietti aerei che hanno perso.
(4-01480)

Risposta. - Preliminarmente si ritiene opportuno precisare che all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante, dallo stesso richiamato e relativo alla nuova procedura di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, è stata data risposta il 21 novembre 2006.
In merito ai fatti oggetto della presente interrogazione si rappresenta, invece, quanto segue.
La Questura di Prato è stata impegnata dal 17 luglio 2006, insieme ad altre quattro Questure italiane, nella sperimentazione della procedura relativa al rilascio del permesso di soggiorno elettronico.
La nuova procedura prevede l'acquisizione delle pratiche per via telematica e l'identificazione degli utenti tramite apparecchiature idonee alla registrazione delle impronte digitali, della fotografia e della firma.
Il nuovo sistema operativo permette agli addetti delle questure di trasmettere le pratiche, dopo la loro trattazione, per via telematica all'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato per la stampa dei nuovi permessi di soggiorno in formato digitale.
La descritta procedura è stata introdotta al fine di adeguare la normativa italiana alle direttive comunitarie in materia di rilascio di documenti e cittadini stranieri regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale ed avrà come ulteriore, non secondario, effetto di uniformare l'attività ed i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno di tutte le questure.
Durante la sperimentazione della procedura si sono verificati, com'era fisiologico, alcuni inconvenienti di carattere tecnico che, per quanto tempestivamente segnalati e

risolti, hanno talvolta determinato una dilatazione dei tempi di trattazione e di evasione delle istanze.
In merito al caso segnalato dall'interrogante risulta che i coniugi Naco hanno presentato istanza di rinnovo dei rispettivi permessi di soggiorno il 3 agosto 2006 senza evidenziare alcun tipo di urgenza.
Pertanto, anche a causa degli inconvenienti tecnici sopraevidenziati, la Questura di Prato ha potuto trattare le pratiche e le ha trasmesse per la stampa soltanto il 14 ottobre 2006, ricevendo materialmente i permessi di soggiorno il successivo 26 novembre 2006. I documenti sono stati consegnati agli interessati il 6 dicembre 2006.
In ogni caso appare opportuno precisare che proprio per garantire agli stranieri la pienezza delle proprie posizioni soggettive anche nelle more del procedimento di rinnovo dei permesso di soggiorno, il Ministero dell'interno ha emanato il 5 agosto 2006 una direttiva che consente agli stessi di lasciare temporaneamente il territorio dello Stato e di farvi regolare rientro alle condizioni indicate nella direttiva stessa, ferme restando le limitazioni e le condizioni alla circolazione nell'ambito dell'area Schengen, che restano regolate dalla disciplina internazionale.
Con riguardo alla vicenda segnalata dall'interrogante, appare opportuno precisare che i coniugi Naco avevano chiesto di raggiungere la figlia in Grecia mentre le citate disposizioni consentono di lasciare l'Italia temporaneamente ma solo al fine di far rientro nello Stato d'origine.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

FALOMI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 26 agosto 2006, il circolo di Rifondazione Comunista «Ciccio Morabito» nel quartiere «Sbarre» di Reggio Calabria è stato oggetto di un tentativo di incendio doloso;
per tale grave ed ignobile atto veniva fermato in flagranza di reato dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria Claudio Miro Suraci, ventitreenne riconducibile ad alcuni fazioni di estrema destra della città di Reggio Calabria;
in data 10 agosto 2006, lo stesso circolo di Rifondazione Comunista aveva subito delle intimidazioni nella forma di scritte e simboli razzisti realizzati da ignoti sulla porta di ingresso dei locali;
a seguito di quell'evento le autorità di pubblica sicurezza avevano comunicato di aver disposto una vigilanza più attenta onde prevenire il ripetersi di fatti analoghi;
l'arresto in flagranza di reato dimostra che l'attività di prevenzione è stata svolta con accuratezza;
gli episodi suddetti fanno parte di una più ampia e complessa rete di violenza politica ed intimidazione che pare essersi innescata negli ultimi mesi nella città di Reggio Calabria -:
quali provvedimenti il Ministro competente intende adottare al fine di evitare il ripetersi di atti intollerabili e gravissimi come quelli descritti.
(4-00932)

Risposta. - Effettivamente, come rappresentato dall'interrogante, il circolo del partito della Rifondazione Comunista denominato «Ciccio Morabito», sito nel quartiere «Sbarre» di Reggio Calabria, è stato oggetto oltre che di un tentativo di incendio, che ha portato all'arresto di un giovane militante dell'estrema destra reggina, anche di altri episodi intimidatori.
In particolare, il 10 agosto 2006 sono state rinvenute, in prossimità del portone d'ingresso, alcune scritte inneggianti al defunto parlamentare Ciccio Franco, esponente politico della destra reggina e sostenitore negli anni '70 dei «moti» per Reggio capoluogo.
Va evidenziato che il presunto responsabile del citato tentativo di incendio risulta essere stato deferito già altra volta all'Autorità giudiziaria per i reati previsti dagli articoli 424 (danneggiamento seguito da incendio) e 612 (minaccia) del codice penale,

relativamente ad altro episodio ai danni della sede della «Sezione Sud» del partito dei Comunisti italiani e per gravi minacce rivolte, tramite lettera minatoria, ad esponenti della stessa parte politica.
Ciò premesso, al fine di prevenire ulteriori episodi del genere, le Autorità di pubblica sicurezza hanno disposto, da un lato, un più capillare controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine con priorità dei servizi di sorveglianza per la tutela degli obiettivi più esposti, dall'altro un'informazione preventiva che, mediante l'attivazione di canali riservati, è finalizzata a monitorare costantemente le attività degli aderenti ai gruppi politici più estremisti degli opposti schieramenti.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

GREGORIO FONTANA e JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo oltre 25 anni di ritardi e rinvii, il giorno 19 luglio 2005, è stato inaugurato dall'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, On. Pietro Lunardi, il raddoppio ferroviario sulla tratta Bergamo-Treviglio, realizzata dopo soltanto tre anni dall'apertura dei cantieri;
sono in corso e, come comunicato da RFI (rete ferroviaria italiana) termineranno tra breve, i lavori per il quadruplicamento della tratta ferroviaria Treviglio-Pioltello;
sono in corso e, come comunicato da RFI, termineranno entro la metà del 2007, i lavori per il quadruplicamento della tratta ferroviaria Treviglio-Milano;
il giorno 19 luglio 2005 è stato firmato un «protocollo d'intesa per Bergamo» in cui il Ministro delle infrastrutture, la regione Lombardia e la provincia di Bergamo, si sono impegnate alla realizzazione ed al completamento di numerosi interventi infrastrutturali indispensabili per il miglioramento della mobilità delle persone e delle merci;
la provincia di Bergamo è la decima in Italia per densità di popolazione;
nelle stazioni ferroviarie di medie dimensioni, Bergamo risulta essere al quinto posto per quanto riguarda il trasporto dei passeggeri in particolare dei pendolari;
vi è l'esigenza urgente, da più parti rilevata, di raccordare all'altezza della stazione di Treviglio, i due binari della tratta Bergamo-Treviglio con i due nuovi della futura tratta ad alta velocità Milano-Venezia;
la mancanza di tale raccordo rischia di rendere inutili i benefici avuti dal raddoppio ferroviario tra Bergamo e Treviglio e del quadruplicamento tra Treviglio e Milano;
Trenitalia ha proposto, come situazione tampone, di costruire uno scambio che permette ai treni provenienti da Bergamo di immettersi sulla tratta ad alta velocità per Milano, ma ciò comporterebbe certamente che i treni provenienti da Bergamo resterebbero in coda a quelli già in transito sulla tratta Venezia-Milano -:
quale sia lo stato di avanzamento, di realizzazione e finanziamento per dar corso all'impegno assunto nel protocollo d'intesa nel luglio del 2005 per realizzare le opere di viabilità fondamentali per la provincia di Bergamo;
se e in che tempi saranno reperiti i fondi necessari per la realizzazione dell'opera che consentirà ai treni provenienti da Bergamo di immettersi nella linea ad alta velocità diretta a Milano e viceversa.
(4-01438)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nel documento, «Infrastrutture prioritarie», presentato alla Conferenza unificata Stato-Regioni e al Cipe alla fine dello scorso anno, gli interventi individuati per la

Lombardia costituiscono per quantità, caratteristiche e distribuzione territoriale delle opere un impegno di particolare rilevanza finanziaria tra quelli previsti dal programma.
Il predetto documento prevede diversi interventi ferroviari che riguardano anche l'area bergamasca. Si tratta, in particolare, del sistema dell'Alta velocità/alta capacità direttrice Torino-Lione-Milano-Venezia-Trieste-Lubiana; del Quadruplicamento Lambrate-Treviglio e del Sistema Gottardo con il potenziamento della linea Bergamo-Seregno.
L'intervento denominato «Raddoppio Bergamo-Treviglio» è inserito nella proposta del 4o Addendum al contratto di programma con Rete Ferroviaria Italiana 2001-2005 con un costo complessivo di 95,50 milioni di euro e con l'allocazione di risorse pari a 31,30 milioni di euro quale quota residua per l'intera copertura dell'onere finanziario connesso all'opera.
Ferrovie dello Stato S.p.a. fa conoscere che il programma per il potenziamento del collegamento Bergamo-Treviglio-Milano prevede un insieme integrato di interventi finalizzato ad aumentare la quantità e la qualità dell'offerta di trasporto ferroviario nel quadrante nord-orientale del comprensorio lombardo. Tale programma ha stabilito la realizzazione delle opere per fasi al fine di consentire il progressivo miglioramento della funzionalità e della capacità di trasporto del collegamento stesso.
In questa ottica sono stati inseriti i seguenti interventi:
è stato previsto il raddoppio della linea sulla tratta Bergamo-Treviglio mediante la costruzione di un secondo binario in supporto a quello esistente, con tre nuove fermate ed il conseguente ammodernamento dei dispositivi sia per il controllo della marcia dei treni sia per la regolazione del traffico nelle stazioni;
è stata disposta la prosecuzione del quadruplicamento, già realizzato fra Lambrate e Pioltello, sulla tratta Pioltello-Treviglio mediante la costruzione di una nuova coppia di binari sulla quale saranno instradati principalmente traffici a lunga percorrenza viaggiatori e merci. La linea esistente disimpegnata potrà conseguentemente assumere la funzione di linea metropolitana-regionale attrezzata per consentire alte capacità di traffico.
L'esecuzione di tali opere è stata predisposta per fasi. La prima fase è stata già completata con la realizzazione del raddoppio Bergamo-Treviglio, che consente la fluidificazione della circolazione ferroviaria nel tatto Treviglio ovest-Bergamo, ma non incrementi di offerta, poiché per la prosecuzione verso Milano si può disporre della sola linea esistente a doppio binario Treviglio-Pioltello. Tale tratta è attualmente impegnata in modo intenso dai traffici del servizio regionale da Milano a Bergamo, Cremona e Brescia e dai traffici viaggiatori e merci a lunga percorrenza della trasversale Torino-Venezia.
La seconda fase, da attuarsi nella primavera del 2007, prevede l'attivazione del quadruplicaniento Pioltello-Treviglio che consentirà di instradare tutto il traffico a lunga percorrenza sui nuovi binari e renderà possibile cospicue nuove offerte di servizi sulla relazione Bergamo-Milano.
Per ultimo, tra la fine del 2007 e gli inizi del 2008, è stato previsto l'inserito sulla Treviglio-Pioltello (Bivio Bergamo), nella zona di innesto della linea per Bergamo, un'ulteriore connessione con i due nuovi binari del quadruplicamento in modo da consentire l'instradamento dei treni diretti tra Bergamo e Milano Centrale.
La società Ferrovie dello Stato, infine, informa che l'intero complesso di opere di potenziamento del collegamento Bergamo-Treviglio-Milano è stato impostato e finanziato con le risorse disponibili in modo da consentire rilevanti incrementi di offerta di trasporto rispetto a quella attuale e tali da soddisfare l'incremento di domanda all'orizzonte temporale di progetto.
Soltanto qualora la domanda dovesse aumentare oltre il limite di capacità consentita dalla configurazione impiantistica sopra descritta, sarà opportuno inserire in corrispondenza del citato Bivio Bergamo un'opera ulteriore atta ad evitare l'incrocio a raso dei treni. Tale eventuale fase aggiuntiva, per la quale i dispositivi in via di

realizzazione sono comunque predisposti, non è al momento finanziata e comporterebbe un tempo di costruzione di circa due anni al netto delle relative procedure di gara. In ogni caso, anche con l'intervento di scavalco, tecnicamente definito «salto di montone», i treni in provenienza da Bergamo e diretti a Milano sarebbero soggetti alla regolazione della linea Alta velocità.
Per quanto riguarda le richieste relative alle opere viarie formulate nell'atto ispettivo in oggetto, si forniscono le seguenti informazioni.
In data 18 dicembre 2006, questo Ministero, l'Anas, la Regione Lombardia e la Provincia di Bergamo hanno stipulato l'Accordo per la realizzazione di infrastrutture viarie in Provincia di Bergamo recepito all'interno del documento «Infrastrutture prioritarie». In tale documento figurano, infatti, gli interventi «Tangenziale Sud di Bergamo» e la strada statale 42 del Tonale e della Mendola».
La prima opera è stata oggetto di appalto poi revocato da parte di Anas. L'
iter di progettazione e realizzazione, con accordo tra Anas e Provincia di Bergamo per l'attribuzione di ruolo di stazione appaltante, è in fase di revisione. L'intervento è diviso in tre tratte funzionali: da Stezzano a Zanica; da Treviolo a Paladina e da quest'ultima a Villa d'Almè.
La seconda opera dell'Accordo si propone di realizzare varianti sull'attuale tracciato per consentire le deviazioni ai nuclei abitati della media Valle Camonica.
Con il menzionato Accordo, il Ministero delle infrastrutture si è impegnato a rendere disponibile le seguenti somme nel prossimo Contratto di programma Anas:
la somma di 150.000.000,00 di euro per la realizzazione della Tangenziale Sud di Bergamo per stralci funzionali, con priorità per il tratto «Stezzano-Zanica» del costo stimato di euro 25.000.000,00 e, compatibilmente con la programmazione delle risorse complessive destinate alle opere di competenza Anas concordata con la Regione Lombardia, per il secondo tratto «Treviolo-Paladina» ed il terzo tratto «Paladina-Villa d'Almè»;
la somma di euro 1.500.000,00 per la realizzazione della variante alla statale n. 42.

Sempre nell'ambito del suddetto Accordo, la Regione Lombardia si è impegnata:
ad attivare, ad avvenuta realizzazione da parte di Anas del tratto Stezzano-Zanica e da parte della Provincia di Bergamo del tratto Stezzano-stazione autostradale A4 di Dalmine, le necessarie procedure di legge per il riconoscimento quale «itinerario di interesse nazionale» del tratto di tangenziale sud compreso tra la stazione autostradale A4 di Dalmine e l'innesto con l'attuale caposaldo di inizio della strada statale 42 «del Tonale e della Mendola» in comune di Zanica;
a mantenere, per la realizzazione della variante alla strada statale 42 il finanziamento di euro 4.500.000,00 (già stanziati con delibera di Giunta Regionale n. 19051 del 15 ottobre 2004) da versare ad Anas con le modalità previste dalla legge regionale 31/96. L'erogazione di tale somma è da effettuar seguito di certificazione di fabbisogno di cassa trimestrale; qualora l'Anas non rispettasse le scadenze temporali di cui all'articolo 4 del medesimo Accordo e, in ogni caso, qualora i lavori non dovessero essere avviati entro il 31 dicembre 2008 la Regione Lombardia si è riservata di attivare le procedure per la revoca del proprio finanziamento.

Nel medesimo Accordo l'Anas ha assunto l'impegno di:
finanziare la progettazione e la realizzazione della tangenziale sud, con la stipula della apposita convenzione con la Provincia di Bergamo, che definisce i rispettivi obblighi e le modalità di attuazione; tale stanziamento è suddiviso in tre stralci funzionali:
1o Tratto: da Zanica a Stezzano;
2o Tratto: da Treviolo a Paladina;
3o Tratto: da Paladina a Villa d'Almè;
realizzare direttamente il 1o tratto da Zanica a Stezzano;

approvare entro 60 giorni dalla conferma del finanziamento di competenza del Ministero delle infrastrutture il progetto definitivo per l'appalto integrato della variante alla strada statale n. 42 ed entro i successivi 60 giorni a pubblicare il bando di gara per l'appalto dei lavori.

Infine, la Provincia di Bergamo, previa stipula della apposita convenzione con Anas, sì è impegnata:
alla redazione dei progetti preliminari delle tre tratte di cui all'articolo 4, che saranno trasmessi ad Anas per l'approvazione in linea tecnica rispettivamente per il 1o e 2o tratto, con priorità per il 1o tratto: entro cinque mesi dalla data di sottoscrizione della convenzione e per il 3o tratto: entro nove mesi dalla data di sottoscrizione della convenzione;
alla predisposizione dei progetti definitivi per l'appalto integrato delle tre tratte che saranno trasmessi ad Anas per l'
iter istruttorio finalizzato alle approvazioni di rispettiva competenza per il 1o e 2o tratto entro quattro mesi dalla comunicazione di avvenuta approvazione del progetto preliminare da parte di Anas per il 1o tratto e della Provincia di Bergamo per il 2o tratto mentre, per il 3o tratto, entro nove mesi dalla comunicazione all'Anas della avvenuta approvazione del progetto preliminare da parte della Provincia medesima;
a realizzare direttamente il 2o e il 3o tratto, rispettivamente da Treviolo a Paladina e da Paladina Villa d'Almè;
a consegnare ad Anas, a collaudo positivo effettuato, il tratto compreso fra la stazione autostradale A4 di Dalmine e Stezzano (ex strada statale n. 42) facente parte del Lotto 1 Stralcio 2 dei lavori di costruzione della Tangenziale Sud, in corso di realizzazione a propria cura e spese.

L'area di Bergamo è interessata, inoltre, da altri interventi viari inseriti nel documento «Infrastrutture prioritarie»; si tratta, principalmente, dell'autostrada Pedemontana Lombarda, dell'autostrada Bergamo-Brescia-Milano e del collegamento Lecco-Bergamo.
L'opera da ultimo citata si inserisce in un ampio programma di opere volte al riassetto della rete viaria del comparto territoriale in esame. Essa rappresenta una variante all'itinerario della strada statale 342 da Pontida a Mapello e raccorderà la variante alla strada provinciale 169 col nuovo «asse interurbano». Con delibera n. 126 del 29 marzo 2006, il Cipe ha approvato il progetto preliminare della tratta Calusco d'Adda-Terno d'Isola per l'importo di 58,00 milioni di euro, interamente da finanziare. Con delibera n. 89 del 20 marzo 2006, il Cipe ha approvato il progetto preliminare della variante di Cisano bergamasco per l'importo di 25,820 milioni di euro, interamente da finanziare. Il soggetto aggiudicatore è la Provincia di Bergamo ed è disponibile il progetto definitivo.
Si fa presente, infine, che in data 19 febbraio 2007 la Regione Lombardia e Ministero delle infrastrutture hanno firmato il protocollo d'intesa che sancisce la nascita della società Cal - «Concessioni autostradale lombarde». La nuova società ha come soci Anas e Infrastrutture lombarde entrambi con quota del 50 per cento e un capitale sociale da 4 milioni di euro. Tale società avrà il compito di affidare, a uno o più concessionari, la realizzazione delle tre importanti autostrade Pedemontana, Brebemi e Tangenziale est esterna di Milano al fine di ridurre i tempi di realizzazione, velocizzare le procedure e mobilitare capitali privati.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Sassuolo, in provincia di Modena, è al centro della cronaca oramai da diverso tempo a seguito della situazione di degrado e di illegalità determinata dalla presenza di un consistente numero di immigrati clandestini che la fanno da padroni, occupando abusivamente immobili abbandonati o facendosi ospitare presso connazionali, compiacenti o costretti con la minaccia a farlo;

l'estrema criticità della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella zona in questione, e in particolare nel quartiere Braida, trova conferma nel quotidiano «bollettino di guerra» che le Forze dell'Ordine lì impegnate sono costrette a stendere periodicamente;
le operazioni straordinarie disposte dall'Autorità di Pubblica Sicurezza il 21 marzo e il 9 maggio, al di là dei significativi risultati conseguiti sia sotto il profilo della prevenzione che della repressione di attività illecite, non possono, né debbono, essere ritenute esaustive, atteso che solo attraverso un monitoraggio continuo dell'area in questione ed una costante attività di prevenzione e repressione sarà possibile ristabilire le condizioni per un comune vivere civile -:
se e quando verrà installato il sistema di videosorveglianza che consentirà al locale commissariato di Pubblica Sicurezza e alla locale Stazione dei Carabinieri un controllo più efficace del territorio;
se sia prevista e in quali tempi l'assegnazione di nuovo personale della Polizia di Stato al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Sassuolo, provvedimento indispensabile per contribuire a rimuovere una situazione di gravissima insicurezza che la popolazione non può più ulteriormente tollerare.
(4-00194)

Risposta. - La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica del quartiere Braida di Sassuolo, in Provincia di Modena, risente della forte presenza di immigrati, spesso irregolari ed in condizione di grave disagio economico.
Alcuni di questi sono dediti ad attività illecite tra le quali, in particolare, lo spaccio di sostanze stupefacenti ed i reati contro il patrimonio.
La problematica, di forte allarme sociale per la popolazione residente, è alla costante attenzione delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza che, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, definiscono e rivedono periodicamente le strategie per l'ottimale impiego degli operatori di polizia nei servizi di prevenzione generale sull'intera area.
In tale sede viene, altresì, coordinata l'intensificazione dei servizi ordinari di controllo del territorio e di quelli straordinari ad ampio raggio da parte sia delle forze di polizia territoriali, sia con il supporto del Reparto prevenzione crimine Emilia Romagna della Polizia di Stato e della Compagnia di intervento operativo dell'Arma dei carabinieri.
La vigilanza del territorio - che ha riguardato, tra l'altro, pubblici esercizi, tra cui i «
phone center», nonché abitazioni e locali abusivamente occupati, oltre a contenere il numero dei reati, ha determinato l'arresto di diversi spacciatori e l'accompagnamento di numerosi immigrati clandestini presso i centri di permanenza temporanea al fine dell'espletamento delle procedure occorrenti per l'allontanamento dal territorio nazionale.
L'Amministrazione comunale sta attuando, nella logica della cosiddetta «sicurezza partecipata», una serie di interventi, peraltro condivisi in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che rientrano nel programma di «messa in sicurezza» del quartiere secondo il protocollo d'intesa stipulato con la Regione Emilia Romagna e la Provincia di Modena.
In particolare, è stata disposta una maggiore partecipazione del Corpo di polizia municipale nell'azione di controllo coordinato del territorio d'intesa con le Forze dell'ordine, sono previsti sgomberi, con il supporto della competente Azienda sanitaria locale e dei Vigili del fuoco, di quegli alloggi occupati che risultano più fatiscenti, è previsto il potenziamento dell'illuminazione pubblica e degli impianti per la video sorveglianza nelle aree più a rischio.
Il sistema della video sorveglianza è già funzionante in quanto collegato con la centrale operativa del Commissariato di pubblica sicurezza, della Compagnia dell'Arma dei Carabinieri e del Comando della Polizia municipale; inoltre, già garantisce un soddisfacente monitoraggio della zona.
Oltre ad avere una valenza preventiva e deterrente, lo stesso costituisce anche uno strumento di valido ausilio alle attività

investigative di polizia giudiziaria nei limiti consentiti dalle potenzialità tecnologiche degli impianti e nel rispetto dei principi dettati dall'Autorità del Garante per la protezione dei dati personali.
Per ciò che concerne il potenziamento del Commissariato di pubblica sicurezza di Sassuolo, si precisa che vi prestano servizio 37 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, con un lieve incremento rispetto alle previsioni della pianta organica.
L'eventuale assegnazione di ulteriore personale potrà essere valutata compatibilmente con le priorità degli altri presidi territoriali, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili a livello nazionale.
Si evidenzia, in proposito, che nel territorio del citato comune sono altresì presenti una Compagnia dei Carabinieri, con la dipendente Stazione, ed una Tenenza della Guardia di finanza.
Detti presidi, nel loro complesso, contribuiscono a rendere adeguato il sistema di sicurezza presente sul territorio, mantenendo costantemente elevato il livello dell'azione di prevenzione e di contrasto della criminalità.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

GALANTE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel nostro paese divengono sempre più numerose le denunce da parte di immigrati e lavoratori clandestini per la grave situazione in cui sono costretti a lavorare e a vivere a causa di mediatori e «caporali» senza scrupoli che sono spesso complici di tali illegalità diffuse;
in questi giorni la squadra mobile di Trento ha scoperto la situazione in cui si trovano centinaia di immigrati, lavoratori sfruttati e sottopagati, attirati in Trentino con l'illusione di un lavoro sicuro, e cacciati invece in baracche indecenti e con una paga di tre euro all'ora;
dalle dichiarazioni rilasciate alla polizia, si apprende che si tratta di stranieri che non lavorano soltanto nell'agricoltura, ma anche nel turismo ed in altri settori, i quali dopo aver pagato un intermediario che garantiva loro un regolare posto di lavoro si sono trovati invece nel mercato del lavoro nero senza alcuna garanzia;
questi lavoratori immigrati che hanno avuto il coraggio di denunciare i propri datori di lavoro rischiano ora, dopo essere stati ingannati e defraudati, di essere ingiustamente rimandati a casa;
il «caporalato» determina un controllo violento del territorio soprattutto rurale e mette in discussione non solo la vita, ma anche la dignità dei lavoratori, in particolare dei lavoratori migranti che sono i più esposti a questi pericoli;
al giorno d'oggi i fenomeni di caporalato e lavoro nero prosperano all'incrocio tra una politica del lavoro e una politica dell'immigrazione, che hanno provocato una vera produzione di clandestinità e precarietà permanente, dimostrando così il fallimento della legge Bossi-Fini;
l'esperienza dimostra, (e ciò che sta accadendo in Trentino dopo quanto successo in Puglia nei mesi scorsi ne è testimonianza), che tali fenomeni non riguardano solo il Mezzogiorno d'Italia, ma interessano l'intero Paese e quindi debbono essere trattati ed aggrediti come questioni nazionali;
quanto sta succedendo in Trentino deve far riflettere ed alzare il livello di guardia, sia perché il fenomeno del caporalato è molto più diffuso di quanto si possa immaginare (come è evidente ora che sempre più stranieri hanno trovato il coraggio di denunciare i rispettivi datori di lavoro e gli intermediari), sia perché saranno molti di più gli imprenditori intimoriti, preoccupati e di riflesso pericolosi (in seguito a queste denunce) -:
se e quali interventi urgentissimi intenda porre in atto per scongiurare, prevenire e debellare, dopo una troppo lunga fase di assenza politica dello Stato, questi fatti gravi e offensivi delle dignità e delle garanzie dei lavoratori;

se, anche per contribuire a fare piena luce su questi fenomeni, intenda concedere agli stranieri che stanno collaborando con la giustizia un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, per permettere loro la ricerca di un lavoro regolare.
(4-01645)

Risposta. - Il tema del contrasto al lavoro nero degli immigrati è ben presente all'attenzione del Governo, tant'è che il Consiglio dei ministri nella seduta del 17 novembre 2006 ha approvato la presentazione di un disegno di legge per l'adozione di nuove e più efficaci misure di contrasto al fenomeno dello sfruttamento della manodopera di stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale.
Con il provvedimento si vuole colpire con durezza il fenomeno del nuovo caporalato e quello, strettamente correlato, dello sfruttamento lavorativo degli stranieri, che in alcuni settori rischia di tradursi in vere e proprie forme di riduzione in schiavitù. La possibilità, già prevista dall'ordinamento, che allo straniero venga concesso uno speciale permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, quando emergano concreti pericoli per la sua incolumità, viene integrata con una più puntuale individuazione della fattispecie di reato per grave sfruttamento di manodopera (retribuzione ridotta di oltre un terzo rispetto ai minimi contrattuali, sistematiche e gravi violazioni della disciplina in materia di orario di lavoro e riposo settimanale, gravi violazioni dei requisiti di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro).
Il disegno di legge prevede, inoltre, che coloro i quali reclutano manodopera ovvero organizzano l'attività lavorativa mediante violenza, minaccia, intimidazione o grave sfruttamento siano puniti con la reclusione da tre a otto anni e con la multa di 9.000 euro per ogni persona reclutata o occupata; la pena è maggiorata se gli occupati sono minori di sedici anni o stranieri clandestini. È prevista, inoltre, la possibilità di sequestro dei luoghi di lavoro nei quali sia stata accertata l'occupazione illegale di almeno quattro lavoratori irregolarmente presenti in Italia, nonché particolari sanzioni accessorie che faranno seguito alla condanna.
Nel frattempo, al fine di combattere l'impiego di manodopera straniera irregolare (importante elemento di attrazione dell'immigrazione clandestina), il Ministro dell'interno già dall'estate scorsa ha dato indicazioni a tutte le prefetture affinché coordinino e diano impulso a più capillari iniziative di controllo, contrasto e cooperazione interistituzionale in sede locale.
Agli stessi fini è rivolta l'intensificazione dell'attività di vigilanza ispettiva messa in opera dalle articolazioni periferiche del Ministero del lavoro e della previdenza sociale per il rispetto delle normative a tutela dei lavoratori.
Per quanto riguarda più specificamente la situazione nel Trentino, risulta che il fenomeno del caporalato, correlato alla forte richiesta di manodopera, è stato sempre tenuto in particolare attenzione dal Commissario del Governo, che ha sollecitato l'attività di contrasto delle forze di polizia nelle varie riunioni tecniche di coordinamento ed in sede di Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica.
È stato, quindi, predisposto un piano d'interventi mirato, con controlli capillari, con l'intensificazione delle attività investigative e con sinergie instaurate fra i Carabinieri ed il Servizio provinciale del lavoro cui compete, in quella Provincia autonoma, la materia della sicurezza nei cantieri.
Brillanti sono stati i risultati ottenuti dalle forze di polizia a seguito delle operazioni condotte nei vari settori occupazionali (agricolo stagionale, edilizio e turistico), dalle quali è emerso peraltro come lo sfruttamento del lavoro degli immigrati non è radicato sul territorio, configurandosi piuttosto come una serie di episodi isolati.
Fra tali operazioni, s'inquadra quella denominata «Janye Tufah - raccolta di mele», condotta dalla Squadra mobile di Trento e coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovereto, che nel novembre scorso ha portato all'esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare di carcere nei confronti di cittadini stranieri ed italiani.
L'attività d'indagine, grazie anche all'efficace contributo offerto dagli stessi lavoratori

stranieri, ha interessato anche sei aziende agricole, permettendo così di denunciare all'Autorità giudiziaria un totale di 14 persone.
A seguito di parere favorevole dell'autorità giudiziaria, ai cittadini stranieri che hanno collaborato all'indagine la Questura di Trento ha rilasciato otto permessi di soggiorno ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 286 del 1998 ed inoltrato alle Questure competenti (Verona e Treviso) altre quattro richieste di autorizzazione al soggiorno per motivi di protezione sociale.
La Provincia autonoma di Trento, dal canto suo, sta proseguendo l'attività di monitoraggio e vigilanza intrapresa già da alcuni anni per reprimere i fenomeni di irregolarità nei settori occupazionali. I tre comparti maggiormente controllati sono quelli dell'edilizia, del turismo (alberghi e pubblici esercizi) e del commercio al dettaglio, di cui, nel quadriennio 2002-2005 è stato controllato un campione molto ampio significativo, pari rispettivamente al 17,7 (costruzioni), 17,2 (turismo) e 11,1 per cento (commercio) del totale delle aziende iscritte alla locale Camera di Commercio.
In particolare, nel settore delle costruzioni sono state controllate 1.210 aziende, di cui 716 (59,2 per cento) sono quelle risultate regolari, 161 (13,3 per cento) quelle con lavoratori in nero, 333 (27,5 per cento) quelle dove si sono riscontrate irregolarità di altro genere; nel settore turistico-alberghiero, le aziende controllate sono state 678, di cui 297 (43,8 per cento) regolari, 187 (27,6 per cento) con posizioni in nero e 194 (28,6 per cento) con irregolarità di altra natura; nel settore del commercio al dettaglio, infine, le aziende controllate sono state 423, di cui 292 (69 per cento) in regola, 30 (7,1 per cento) con lavoratori in nero e 101 (23,9 per cento) con irregolarità di altro tipo.
Per quanto riguarda, più specificatamente, i controlli sull'impiego di manodopera extracomunitaria, la Provincia autonoma ha riferito di aver accertato la presenza di lavoratori extra Unione europea in 342 aziende, pari al 39,35 per cento del totale delle aziende controllate. In circa metà di queste aziende (168) sono state accertate irregolarità per un totale di 454 posizioni lavorative, di cui 172 lavoratori «in nero» (56 sprovvisti del permesso di soggiorno) e 282 regolarmente assunti ma nei cui confronti sono state accertate violazioni riferite alla non corretta applicazione dei contratti collettivi ed al mancato rispetto delle norme in materia di lavoro e riposi.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

HOLZMANN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la stampa ha dato ampio risalto all'incontro del Presidente Prodi con il Cancelliere della Repubblica d'Austria, Wolfgang Schussel, nel corso del quale è stato affrontato, tra l'altro, il tema della tutela delle minoranze linguistiche;
già negli ultimi mesi, gli organi di stampa hanno riferito di una petizione con cui i sindaci di 113 comuni altoatesini, sull'onda di un'analoga iniziativa degli Schützen, chiedevano all'Austria di inserire nella sua nuova Costituzione un riferimento alla funzione dell'Austria quale potenza tutrice dell'Alto Adige;
l'autonomia dell'Alto Adige è regolata da una legge Costituzionale -:
quale sia la posizione del Governo in merito alla richiesta all'Austria di un non meglio definito ruolo di tutela nei confronti dell'Alto Adige, nonostante detto territorio appartenga allo Stato italiano;
quali siano le valutazioni del Governo sullo stato dell'autonomia dell'Alto Adige in relazione alla costante crescita dei gruppi linguistici tedesco e ladino a cui fa riscontro il progressivo ridimensionamento della comunità di lingua italiana che in trent'anni di autonomia è calata del 30 per cento;
se risulti al Governo che siano state avanzate domande di grazia da parte dei terroristi altoatesini che si sono macchiati di efferati delitti per i quali non hanno

mai scontato la pena né mostrato il minimo pentimento.
(4-00285)

Risposta. - La tutela delle minoranze linguistiche in Alto Adige, ripropone una questione evocata di frequente negli scorsi mesi, in relazione al dibattito interno in Austria su una possibile revisione della Costituzione (nel cui ambito alcune forze politiche vicine a Khol avrebbero voluto inserire un richiamo ad una funzione «tutrice» di Vienna sull'Alto Adige). In proposito, il ministero degli affari esteri italiano ha tenuto a ribadire le considerazioni già più volte espresse riguardo ai rapporti tra ordinamento comunitario e regime di autonomia altoatesino.
L'idea stessa del processo di integrazione europea (basata su una volontaria condivisione di sovranità fra Stati autonomi ed eguali) non è compatibile con un'ipotetica tutela da parte di uno Stato membro su di un altro. Lo conferma inequivocabilmente lo stesso «Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa (firmato e già ratificato da entrambi i Paesi, pur non essendo ancora entrato in vigore) che all'articolo I-5 menziona il rispetto dell'identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali».
È lo stesso ordinamento comunitario, d'altra parte, a farsi carico delle problematiche connesse con i diritti delle minoranze all'interno dell'Unione. Il rispetto dei loro diritti è infatti condizione necessaria per appartenere all'Unione, in quanto elemento caratterizzante dei principi di libertà, democrazia, protezione dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali sui quali la stessa Unione si fonda (articolo 6 del Trattato vigente) e la cui violazione può dare luogo alle sanzioni di cui all'articolo 7.
Il Trattato costituzionale conferisce a tale sistema di garanzie una dignità rafforzata attraverso l'inserimento all'articolo I-2 di un riferimento ai «diritti delle persone appartenenti ad una minoranza», ma soprattutto grazie all'attribuzione alla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione di forza giuridica vincolante. In tale ambito, gli articoli I-81 e II-82 contengono estesi divieti alla discriminazione, tra i quali quello fondato «sulla appartenenza ad una minoranza nazionale», nonché il rispetto della diversità linguistica. Considerato che, qualora violazioni di questo tipo si verificassero, sarebbe il sistema dell'Unione nel suo complesso a reagire, appare quindi chiaramente privo di senso il concetto di affidare ad un altro Stato funzioni di controllo sul rispetto dei diritti delle minoranze esistenti in uno Stato membro.
Si segnala, altresì, che in passato talune concrete disposizioni di attuazione dell'autonomia legislativa ed amministrativa del Trentino-Alto Adige hanno richiamato l'attenzione della Commissione sotto il profilo della loro compatibilità con il diritto comunitario (segnatamente il censimento linguistico nella Provincia di Bolzano e le modalità di affidamento preferenziale delle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico). Nei casi in questione, peraltro, non si trattava di un problema di discriminazione a danni di minoranze, quanto piuttosto dell'attribuzione di regimi preferenziali a vantaggio della minoranza alloglotta, maggioritaria nel territorio altoatesino, ed ai danni degli «italiani».
Il Governo italiano ha fatto a più riprese presente al Governo di Vienna, in occasione di incontri bilaterali e tramite i canali diplomatici, come la insistenza con cui alcune personalità politiche austriache, tra cui in particolare il Presidente del Parlamento Khol, continuano ad affermare l'esistenza di un'asserita «funzione di tutela» (
schutzfunktion) verso le minoranze alloglotte dell'Alto Adige, risulti sorprendente ed in palese contrasto sia con lo stato di eccellenza delle relazioni esistenti tra i due Paesi, sia con l'evoluzione del processo di integrazione europea, che ha profondamente mutato il contesto internazionale e l'ambito giuridico nel quale il regime di autonomia altoatesino si trova ad operare.
La posizione italiana è stata da ultimo ribadita in occasione dell'incontro che il Segretario generale del ministero degli affari esteri, ambasciatore Paolo Pucci di Benisichi, ha avuto il 7 giugno 2006 a Roma con il suo omologo austriaco, ambasciatore Johannes Kyrle, nell'ambito di quelle «consultazioni

rafforzate» cui Italia ed Austria hanno dato vita fin dal 2000 e che molto hanno contribuito alla crescita ed al consolidamento delle relazioni bilaterali.
In tale circostanza sono stati altresì richiamati alla parte austriaca i termini della Dichiarazione comune sottoscritta dai Capi di Stato italiano ed austriaco, i Presidenti Ciampi e Klestil, il 24 settembre 2002, nel decimo anniversario della così detta «Quietanza liberatoria», ove si afferma che «la questione dell'Alto Adige/Sudtirol (...), da complesso problema, si è trasformata in una storica opportunità di arricchimento per Austria ed Italia», ed ove lo Statuto Speciale di Autonomia dell'Alto Adige viene definito come «modello di tutela delle minoranze e di serena coabitazione tra gruppi linguistici diversi» che i due Paesi additano ad «esempio alla comunità internazionale».
Quali che siano le esternazioni e le iniziative di questa o quella personalità politica, per quanto autorevole, detta Dichiarazione costituisce anche per il Governo di Vienna un punto di riferimento fondamentale per il dialogo e la collaborazione tra Italia ed Austria.
Per quanto attiene infine il tema delle grazie ai terroristi altoatesini, il ministero della giustizia, interpellato al riguardo, ha comunicato che agli atti della Direzione generale della Giustizia penale del Dicastero non risulta mai presentata domanda di grazia da parte degli
ex terroristi altoatesini condannati per i noti fatti risalenti agli anni '60. Le istruttorie per le grazie, a suo tempo concesse furono disposte d'ufficio, ai sensi dell'articolo 681, comma 4 del codice di procedura penale, il quale stabilisce che «La grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o proposta».
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

MANTOVANI, MASCIA e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
oltre tremilacinquecento firme sono state raccolte a sostegno della richiesta d'impedire l'espulsione dal territorio italiano del cittadino pakistano Amir Karar;
Amir nato a Sheikhopura, Punjab (Pakistan) il 10 aprile 1984, di religione sciita, è il segretario generale di una organizzazione culturale denominata «Shia Marquiz». Più volte è stato oggetto di minacce in Patria da parte di gruppi fondamentalisti di ispirazione sunnita. Nel 2001 è scampato miracolosamente ad un attentato: mentre partecipava ad un funerale un gruppo di terroristi aprì il fuoco sulla gente inerme provocando un massacro;
alle storiche discriminazioni e vessazioni nei confronti dei pakistani di religione sciita da parte della maggioranza sunnita in quel Paese, si è aggiunta negli ultimi anni l'azione terroristica di gruppi della galassia fondamentalista, molti dei quali legati ad Al Qaeda;
Amir, preso a bersaglio per la sua attività politica e religiosa, è stato costretto ad espatriare trovando rifugio, sia pur da clandestino, prima in Svizzera poi in Italia;
in particolare negli ultimi due anni Amir ha trovato casa e lavoro nella città di Arezzo, città nella quale ai primi di settembre veniva fermato da agenti di polizia, portato in Questura ed espulso dal territorio nazionale dal prefetto di Arezzo in conformità di una precedente espulsione di due anni prima comminata dal suo collega prefetto di Como;
risulta all'interrogante che all'atto del fermo Amir abbia raccontato ai funzionari di polizia che lo interrogavano la sua vicenda di perseguitato per motivi religiosi nel suo paese di origine e che, invece di essere informato della possibilità di chiedere asilo in qualità di rifugiato nel nostro Paese Amir è stato portato in attesa del rimpatrio al CPT di via Corelli a Milano, dove si trova attualmente;
i suoi legali hanno avanzato ricorso avverso alla sua espulsione, presentando inoltre un esposto all'ACNUR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati),

mentre una mobilitazione democratica è andata crescendo ad Arezzo per chiedere che Amir non sia rimpatriato ed abbia salva la vita -:
se non reputa necessario - alla luce del fatto che Amir Karar è in grado di produrre vasta documentazione attestante il pericolo per la sua incolumità se rimpatriato nel suo Paese di origine - adoperarsi perché sia rivista la decisione di espellerlo dall'Italia considerandolo a tutti gli effetti un soggetto inespellibile ai sensi dell'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione e la condizione dello straniero (decreto legislativo n. 286 del 1998), in quanto ha subìto persecuzioni e addirittura torture per motivi religiosi è sfuggito ad un attentato costato la vita a diversi suoi correligionari.
(4-01054)

Risposta. - Il 4 settembre 2006 nel corso di mirati servizi finalizzati al controllo di cittadini stranieri, nel Comune di Civitella della Chiana (Arezzo) sono stati rintracciati alcuni cittadini extracomunitari tra cui il cittadino pakistano Karar Amir, domiciliato a Milano.
Al momento del controllo, il predetto cittadino ha esibito una copia fotostatica di una carta di identità rilasciata dal Comune di Arezzo ed intestata ad altro cittadino risultato regolarmente soggiornante in Toscana.
Il cittadino straniero successivamente condotto negli uffici della Questura di Arezzo per essere sottoposto ai rilievi fotosegnaletici, ha ammesso di chiamarsi Karar Amir, di essere nato il 10 aprile 1982 in Pakistan e di aver fornito diverse generalità in quanto non in regola con le norme sul soggiorno in Italia.
Dall'esito dei precedenti dattiloscopici è emerso che lo straniero era già stato sottoposto a rilievi fotosegnaletici ad opera della Polizia di frontiera di Ponte Chiasso in data 30 ottobre 2003 e 27 gennaio 2004 fornendo ogni volta generalità diverse.
Nell'occasione dell'ultimo controllo del 27 gennaio 2004 il Prefetto di Como aveva adottato nei confronti dello straniera un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale ai sensi dell"articolo 13 comma 2 lettera
a) del decreto legislativo 286 del 1998 poiché entrato in Italia sottraendosi ai controlli di frontiera e, in esecuzione dello stesso provvedimento, il Questore di Como, in pari data, aveva emesso nei confronti dello straniero un ordine a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni ai sensi dell'articolo 14 del predetto decreto legislativo.
Emerso quanto sopra ed accertato che lo straniero non aveva aderito all'ordine del Questore di Como del 27 gennaio 2004, il Prefetto di Arezzo ha emesso nei confronti dello straniero un provvedimento di espulsione ai sensi dell'articolo 14 comma 5-
ter del decreto legislativo 286 del 1998.
In esecuzione di tale provvedimento espulsivo, il Questore di Arezzo ha disposto il trattenimento dello straniero presso il CPT di Via Corelli a Milano, ai sensi dell'articolo 14 comma 1 del decreto legislativo 286 del 1998, previa prescritta autorizzazione ministeriale.
Per quanto attiene all'aspetto relativo alla condizione di perseguitato si precisa che lo straniero presso gli uffici della Questura di Arezzo non ha manifestato alcuna volontà di richiedere l'avvio delle procedure per il riconoscimento dello
status di rifugiato né tantomeno ha prodotto alcun tipo di documentazione concernente le proprie vicende in patria.
Si rileva, inoltre, che nel corso dell'espletamento delle procedure espulsive, lo straniero è stato sempre assistito da cittadini italiani suoi conoscenti e in nessun momento sono state rappresentate «condizioni personali» che potessero essere valutate ai fini di un riconoscimento circa la sussistenza delle condizioni ostative all'espulsione indicate nell'articolo 19, comma 1 del decreto legislativo 286 del 1998.
Nelle more della permanenza presso il CPT di Milano, veniva adita la Commissione per il Riconoscimento dello
status di Rifugiato territorialmente competente, la quale, in data 29 settembre 2006, si esprimeva negativamente non riconoscendo lo status di rifugiato al cittadino pakistano.


Tuttavia, contestualmente il predetto organismo richiedeva alla Questura di Milano il rilascio, in favore del Karar di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria ai sensi dell'articolo 5 comma 6 del decreto legislativo 286 del 1998.
Detta autorizzazione veniva concessa in data 29 settembre 2006 con scadenza del titolo di soggiorno al 28 settembre 2007.
Si soggiunge, infine, che detto documento consente l'attività lavorativa e potrà essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Montevarchi (AR), nel pomeriggio del 17 ottobre 2006, nei pressi di un supermercato, un brigadiere dell'Arma dei Carabinieri è stato aggredito e selvaggiamente picchiato da tre giovinastri risultati poi di origine albanese;
trattasi di un ulteriore episodio che testimonia la gravità della situazione della sicurezza pubblica nel Valdarno;
si rileva da un lato l'urgenza di una ulteriore presenza organizzata delle forze dell'ordine e dall'altro la fine di atteggiamenti sociologici di sottovalutazione di una situazione di grave difficoltà e preoccupazione per la cittadinanza -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per garantire a Montevarchi ed al Valdarno elementari certezze di tutela della sicurezza pubblica.
(4-01403)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 3 novembre 2006 in pieno centro cittadino in Montevarchi (Arezzo) è stato assassinato a coltellate un giovane lavoratore albanese;
come ripetutamente e inutilmente segnalato in vari atti di sindacato ispettivo la situazione della sicurezza a Montevarchi e nel Valdarno è fuori controllo -:
quali iniziative urgenti intendano assumere in merito.
(4-01503)

Risposta. - Il 17 ottobre 2006, in Montevarchi (Arezzo), un brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, effettivo presso la stazione di Figline Valdarno (Firenze), libero dal servizio ed in compagnia del coniuge, ha richiamato tre giovani albanesi in quanto resisi responsabili di un atto vandalico. Per tutta risposta, questi ultimi, nonostante il militare si fosse qualificato, hanno reagito aggredendolo.
Il pronto intervento dei Carabinieri della stazione di Montevarchi ha determinato l'arresto degli aggressori, che risultano sottoposti alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ai sensi dell'articolo 282 del codice di procedura penale.
Il 3 novembre 2006, sempre in quel Comune, è stato ucciso un cittadino albanese che, pur privo di un'attività lavorativa stabile, risultava, apparentemente, integrato nel contesto sociale; le relative indagini sono tuttora in corso e coperte da segreto istruttorio.
La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica dell'area del Valdarno, peraltro alla costante attenzione delle forze di polizia territoriali, non sembra presentare quelle particolari condizioni di pericolosità evidenziate dall'interrogante.
L'analisi dei dati concernenti i fenomeni delittuosi sembra, viceversa, confermare le considerazioni già formulate al fine di riscontrare analoga precedente interrogazione (n. 4-00283) dell'interrogante. Infatti, per l'anno 2006 si è riscontrata una lieve flessione del numero dei furti, sceso dai 435 casi del 2005 ai 422 del 2006, dei reati connessi al traffico degli stupefacenti (12 casi nel 2005 e solo 7 nel 2006), mentre resta invariato per entrambe le annualità il dato relativo ai danneggiamenti (pari a 106 casi). Diversamente, risulta in controtendenza il fenomeno delle rapine passate da 4 a 8.
Il dispositivo delle forze di polizia territoriali è costituito per la Polizia di Stato

dalla presenza in Montevarchi di un Commissariato di pubblica sicurezza; l'Arma dei Carabinieri è anch'essa presente in quel comune con una Stazione e dispone di un'altra dislocata nella frazione di Levane.
Inoltre, il Comando Compagnia Carabinieri di San Giovanni Valdarno è ad una distanza di soli 6 chilometri ed è, pertanto, in grado di disporre l'estensione dei servizi dell'Aliquota radiomobile di Compagnia anche nel territorio del Comune di Montevarchi.
Le Autorità provinciali di pubblica sicurezza continuano a riservare la massima attenzione alle condizioni del comprensorio, più volte esaminate nel corso di sedute del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e di riunioni di carattere tecnico coordinate dal Questore di quel capoluogo.
In tali sedi, proprio per dare una più incisiva risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini, vengono definite, e periodicamente riviste, le strategie per l'ottimale impiego degli operatori di polizia nei servizi di prevenzione generale sull'intera area, coordinando l'intensificazione sia dei servizi ordinari di controllo, sia di quelli straordinari ad ampio raggio.
In particolare proseguono i servizi straordinari di controllo del territorio grazie ai quali, nel corso dell'ultimo trimestre del 2006, sono state identificate 2.352 persone, di cui arrestate 50 e denunciate in stato di libertà per reati predatori 13. Sono stati, inoltre, trovati in posizione irregolare 7 extracomunitari, che, conseguentemente, sono stati sottoposti a provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale.
Si soggiunge che la Guardia di Finanza, nell'ambito dei piani di vigilanza territoriale interforze, ha intensificato il contrasto del lavoro irregolare, della contraffazione e dell'abusivismo commerciale.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

MISIANI, SANGA e LOCATELLI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
La Dorel Italia SpA di Telgate (Bergamo) ha annunciato la decisione di trasformare l'azienda bergamasca da industria a impresa commerciale. Secondo il piano di riorganizzazione, Dorel Italia è destinata ad abbandonare l'attività produttiva (puericultura pesante - dai seggiolini ai passeggini, dai fasciatoi ai bagnetti) divenendo presidio logistico commerciale amministrativo per il mercato italiano di produzioni effettuate in altre aree;
l'intervento di riorganizzazione dello stabilimento di Telgate comporterebbe la perdita di circa 100 posti di lavoro rispetto ad un organico attuale di 135 unità;
come specificato nel vertice tra azienda e sindacati del 23 novembre 2006, il piano industriale che coinvolge il sito di Telgate rientra nel progetto di riorganizzazione della struttura produttiva europea predisposto da Dorel France, la direzione europea della divisione «juvenile» - puericultura - del gruppo canadese Dorel Industries;
secondo le organizzazioni sindacali, una decisione cosi drastica farebbe venir meno una storica ed importante attività produttiva dell'area di Telgate con il rischio di dar corso ad un effetto domino su altre realtà industriali della zona -:
se siano a conoscenza della situazione di cui sopra e quali iniziative intendano assumere per tutelare i lavoratori dello stabilimento Dorel Italia SpA di Telgate.
(4-01810)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, a conclusione degli accertamenti esperiti, la Direzione provinciale del lavoro di Bergamo ha comunicato quanto segue.
La situazione dell'organico aziendale della società Dorel Italia S.p.a. avente sede legale ed operativa in Telgate (Bergamo) è attualmente di 128 dipendenti.
La Dorel Italia S.p.a. è una filiale a Socio unico della Dorel France S.p.a., la

quale fa capo ad una multinazionale canadese la Dorel Industries, quotata in borsa. L'attività svolta riguarda la produzione e la commercializzazione di articoli per l'infanzia e per la casa.
Nell'ambito di un piano di ristrutturazione predisposto dalla Direzione europea Dorel France S.p.a. dei siti produttivi europei dislocati attualmente tra il Portogallo, la Francia e l'Italia, è stato deciso di procedere entro il 31 marzo 2007 alla chiusura dell'unità produttiva sita in Italia, a Telgate (Bergamo), con l'obiettivo di mantenere in detto sito solo l'attività amministrativa, commerciale e logistica.
I lavoratori coinvolti dal ridimensionamento aziendale sono 90 e precisamente tutti gli operai e gli impiegati addetti al reparto produzione.
Vi sono state, in seguito a tali avvenimenti, diverse agitazioni da parte dei lavoratori che sono sfociate, attraverso il coinvolgimento e la rappresentanza dei sindacati in vari incontri con la direzione aziendale italiana, con la Confindustria di Bergamo e con la Provincia di Bergamo.
Sono a tutt'oggi in atto incontri e trattative volti a far luce sul problema occupazionale, ma alla stato non esiste alcun accordo sindacale vista la criticità della situazione.
L'azienda non ha ancora deciso di adottare o attivare alcun tipo di procedura rispetto al personale in esubero.
Le ragioni relative al riordino dei siti produttivi europei e alla conseguente chiusura del sito italiano sono scaturite, in ambito europeo, dalla riflessione e dalla ponderazione della gravosità, in Italia, piuttosto che altrove, del mantenimento di una unità produttiva che, pur non avendo mai prodotto perdite negli ultimi anni, riduce i margini di profitto e la realizzazione degli obiettivi imprenditoriali che, per la Dorel S.p.a., si estendono e ricoprono un mercato globale.
Si fa presente, infine, che le parti sociali, a tutt'oggi, non hanno presentato, presso i competenti Uffici di questo dicastero, alcuna richiesta di incontro per l'esame della situazione occupazionale della società, né tantomeno è pervenuta alcuna segnalazione al riguardo.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

NACCARATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nello scorso mese di settembre l'azienda elettromeccanica Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme in Provincia di Padova, è stata posta in liquidazione con decisione della nuova proprietà tedesca Siemens;
lo stabilimento di Battaglia Terme occupa 190 lavoratori metalmeccanici ed ha un indotto di un centinaio di persone, presenta bilanci in attivo ed è il secondo in Italia per importanza ad operare nel settore dell'alta tensione;
la Magrini Galileo fornisce principalmente l'Enel sia per il settore dell'energia elettrica tradizionale sia per quello dell'energia eolica e dall'azienda giungono conferme che giudicano il mercato promettente e in grado di garantire che le commesse saturino le capacità produttive del reparto padovano;
di fatto la chiusura dello stabilimento produrrebbe un grave danno al tessuto economico di Battaglia Terme con serie ed immediate ripercussioni sull'intera Provincia di Padova;
quel che è più grave è immaginare di assistere nuovamente al triste fenomeno per cui imprese straniere sostituiscono quelle italiane in interi comparti della produzione determinando la conseguenza della fuoriuscita dell'Italia da settori fondamentali dell'industria e dell'economia;
il Governo ha già manifestato particolare attenzione per la vicenda provvedendo ad avviare un tavolo tecnico per analizzare la situazione e proporre soluzioni alternative alla parte proprietaria;

a fronte di ciò, tuttavia, la Siemens appare intenzionata a non mantenere l'attuale produzione all'interno dello stabilimento di Battaglia Terme -:
se il Governo sia al corrente della situazione e quali altre iniziative intenda adottare il Ministro per tutelare l'importante stabilimento produttivo di Battaglia Terme, scongiurando la chiusura del sito che comporterebbe per l'Italia una grave perdita nel settore elettromeccanico.
(4-01443)

Risposta. - La Nuova Magrini Galileo S.p.a. è un'azienda elettromeccanica che sin dall'inizio dello scorso secolo ha svolto un ruolo economico importante, producendo apparecchiature elettriche per la media e l'alta tensione, oltre a sistemi di trasmissione e distribuzione per le aziende energetiche. Nel sito industriale di Battaglia Terme, in provincia di Padova, il know-how acquisito dai lavoratori è stato fonte di ricchezza per l'azienda e per l'indotto.
Poiché nello scorso mese di settembre l'azienda è stata posta in liquidazione, con decisione della nuova proprietà tedesca Siemens, il Ministero dello sviluppo economico, appena è giunta la richiesta di convocazione da parte delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali, si è fatto carico di convocare un tavolo praticamente permanente, con una presenza politica diretta del Ministero, al fine di analizzare la situazione e di trovare delle soluzioni alle problematiche emerse.
Nel corso di una di queste riunioni, alla quale, oltre agli organi di Governo, hanno partecipato tutte le parti coinvolte, il Gruppo Siemens ha ribadito la volontà di procedere alla liquidazione e si è dichiarato disponibile a proseguire nella ricerca di un potenziale acquirente.
Il numero di lavoratori in pericolo nel sito di Battaglia Terme risulta essere circa 200 unità. L'altro sito industriale di Cairo Montenotte non è messo attualmente in discussione.
La strategia della Siemens tedesca è stata esattamente quella di concentrare il proprio interesse su quest'ultimo sito, mentre risulterebbe non positivo, a parere della stessa dal punto di vista della produttività, il mantenimento dello stabilimento di Battaglia Terme e pertanto intende portare la produzione di interruttori ad alta tensione a Berlino.
La penultima riunione svolta presso il Ministero ha avuto l'obiettivo di realizzare le condizioni affinché si potesse addivenire ad una vendita dello stabilimento di Battaglia Terme, acquisito il fatto che la società tedesca Siemens ha manifestato la volontà di ritirarsi a Berlino, a favore di chi vuole continuare quella produzione, mantenendo quel livello occupazionale.
Intanto il Ministero è intervenuto a più riprese nei confronti dei commissari liquidatori per evitare l'aprirsi di procedure di mobilità o di messa in cassa integrazione per cessazione dell'attività dell'azienda.
Non solo, ma il Governo si è attivato con uno scambio di lettere per chiedere all'Enel di confermare le commesse presso lo stabilimento di Battaglia Terme, evitando quindi di dare ascolto a pressioni provenienti dalla proprietà tedesca per spostare le stesse commesse negli stabilimenti in Germania, e ricevendo dall'Enel una risposta positiva.
Infine, il 14 febbraio 2007 si è svolto in Germania un incontro tra la proprietà tedesca e le parti coinvolte. Al riguardo è stato reso noto al Ministero, come peraltro riportato nel comunicato stampa del Ministro Bersani, datato lo stesso 14 febbraio 2007, che la Siemens ha la volontà di recedere dall'intenzione, precedentemente manifestata, di procedere alla vendita della Nuova Magrini Galileo e alla messa in mobilità dei lavoratori in essa impiegati. La Siemens si è dichiarata comunque disponibile a collaborare fattivamente per la reindustrializzazione del sito e a trovare le migliori soluzioni per garantire il sostegno al reddito e la continuazione dell'occupazione dei lavoratori dello stabilimento di Battaglia Terme.
Resta tuttora attivo presso il Ministero il tavolo già aperto con i rappresentanti delle società, i liquidatori, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti delle istituzioni locali, al fine di trovare le soluzioni che

garantiscono la prosecuzione dell'attività industriale del sito di Battaglia Terme e la difesa dell'occupazione esistente.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Alfonso Gianni.

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 418/93 reca norme sugli incarichi dei Magistrati amministrativi, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29;
il comma 2, dell'articolo 2, dei citato decreto del Presidente della Repubblica recita: «Gli incarichi non possono essere conferiti né autorizzati quando l'espletamento degli stessi, tenuto anche conto delle circostanze ambientali, sia suscettibile di determinare una situazione pregiudizievole per l'indipendenza e l'imparzialità del magistrato, o per il prestigio e l'immagine della magistratura amministrativa»;
lo stesso decreto del Presidente della Repubblica al comma 3 dell'articolo 2, prevede che il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa autorizzi il conferimento di incarichi sulla base di criteri oggettivi e previamente adottati dopo la valutazione della natura e del tipo di incarico e la sua compatibilità con l'attività di Istituto;
il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Agazio Loiero, in data 20 aprile 2005, con decreto del Presidente della Repubblica n. 69, ha nominato a Capo di Gabinetto della Presidenza della Giunta Regionale e ad interim di Segretario Generale della stessa Giunta Regionale, il dottor Nicola Durante, magistrato presso il TAR della Campania - Sezione 2 - Sede Staccata di Salerno;
dal controllo delle sentenze emesse dal TAR della Campania - Sezione 2 - Sede Staccata di Salerno, successive alla data del 20 aprile 2005, risulta la presenza, quasi costante, alle udienze tenute sia pubbliche che nelle Camere di Consiglio, del dottor Nicola Durante -:
se non ritenga necessario ed urgente verificare la compatibilità tra l'incarico regionale e l'attività di magistrato amministrativo del dottor Nicola Durante e ove ritenga, che l'espletamento contemporaneo dei due incarichi assunti dal dottor Nicola Durante determini una situazione pregiudizievole per l'indipendenza e l'imparzialità dello stesso magistrato, se non intenda promuovere azioni disciplinari.
(4-01305)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 4, lettera f), delle «norme generali per il conferimento o l'autorizzazione di incarichi non compresi nei compiti e doveri d'ufficio dei magistrati amministrativi» approvate dal Consiglio di presidenza nella seduta del 18 dicembre 2001, «non può essere conferito od autorizzato alcun incarico ai magistrati che... facciano parte di un Tribunale amministrativo regionale o di una sezione staccata ovvero del Consiglio di giustizia amministrativa, qualora l'amministrazione interessata all'incarico sia un ente od un organo regionale od infraregionale la cui attività ricada nell'ambito della competenza giurisdizionale degli stessi (tale criterio, salvo particolari situazioni locali ed ambientali, non trova applicazione per gli incarichi di docenza e per le commissioni di concorso) (allegato n. 1) (disponibile presso il servizio Assemblea).
Pertanto, come ha riferito la Presidenza del Consiglio di Stato, non esiste alcuna incompatibilità tra l'incarico (Segretario Generale della Giunta Regionale della Calabria) e l'attività di magistrato svolta dal Primo Referendario Nicola Durante presso la Sezione seconda della sede staccata di Salerno del Tribunale amministrativo regionale della Campania.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.

NESPOLI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
con un piano ultra decennale e con ingenti investimenti, è stato approntato, da parte delle Ferrovie dello Stato, un progetto per la soppressione dei passaggi a livello, al fine di garantire la puntualità e la sicurezza dell'esercizio nonché l'incolumità dei cittadini. Tale piano prevedeva prioritariamente la soppressione dei passaggi a livello su linee ad intenso traffico ed in presenza di centri urbani;
secondo quanto risulta all'interrogante in data 23 ottobre 2006 sulla linea Salerno-Napoli, il treno Intercity n. 530 diretto a Torino si è fermato al Km. 29,407 in quanto le sbarre del passaggio a livello erano aperte ed il treno non poteva transitare, lo stesso avveniva anche ai treni che transitavano sul binario dispari. Dopo alcuni minuti il macchinista interpellava il personale viaggiante del treno al fine di far presenziare i due lati del passaggio a livello allo scopo di far transitare il treno; gli stessi poi sarebbero risaliti in coda dopo il superamento del passaggio a livello, per non aumentare il ritardo del treno;
il personale di bordo, appellandosi alla normativa in vigore, faceva presente che non rientrava nelle loro mansioni tale incombenza e che sarebbe stato necessario attendere sul luogo l'intervento o del personale della stazione più vicina o delle forze dell'ordine, per proteggere tale passaggio a livello;
dopo circa 45 minuti il treno riprendeva la sua marcia, come d'altronde faceva quello fermo sul binario dispari. Ciò ha comportato disagio ai tanti viaggiatori dei treni coinvolti e con conseguenze negative sulla circolazione degli altri treni che di fatto hanno risentito di una inaspettata interruzione del traffico di circa 45 minuti -:
se i fatti esposti corrispondono al vero;
se non ritengano di intervenire sulla normativa al fine di non far ricadere sull'utente finale (il cittadino consumatore) le inadempienze delle Ferrovie dello Stato e dei suoi farraginosi regolamenti;
se sia previsto un piano d'intervento per eliminare al più presto tutti i passaggi a livello ancora esistenti sulla linea Salerno-Napoli, che attualmente sono alcune decine, considerando anche che la linea interessata è altamente frequentata e attraversa una delle zone più densamente abitate d'Europa.
(4-01659)

Risposta. - La società Ferrovie dello stato informa che il giorno 23 ottobre 2006 l'Intercity 530 si è arrestato al passaggio a livello 29+407 della linea Napoli-Salerno a causa del danneggiamento alle barriere da parte di un automezzo privato. Tuttavia, a seguito del pronto intervento del personale giunto dalla stazione più vicina, solo due treni l'Intercity 530 ed il Regionale 12366 hanno portato un ritardo rispettivamente di 45 e 38 minuti.
La materia relativa alla circolazione ferroviaria in caso di avaria dei meccanismi di chiusura del passaggio a livello, disciplinata sia dalle norme di circolazione ferroviaria sia dal Codice della strada, è da tempo oggetto di specifici approfondimenti da parte dei ministeri competenti. Mentre l'eliminazione dei passaggi a livello è regolata dalla legge 8 ottobre 1998, n. 354, «Piano triennale per la soppressione di passaggi a livello sulle linee ferroviarie dello Stato. Misure per il potenziamento di itinerari ferroviari di particolare rilevanza».
Sulla linea Napoli-Battipaglia sono presenti cinquantuno passaggi a livello in quattordici comuni per i quali la situazione ad oggi è la seguente.
Per i due passaggi a livello nel Comune di Salerno è in corso la realizzazione delle opere sostitutive e si prevede di eliminarli entro aprile 2007.
Per i due passaggi a livello nel Comune di Bellizzi è stata approvata la procedura di appalto delle opere sostitutive e si prevede di avviare i lavori entro gennaio 2007 e di rimuoverli entro il primo semestre del 2008.
Per i ventuno passaggi a livello di cui sei nel Comune di Torre del Greco, uno nel

Comune di Scafati, due nel Comune di Angri, cinque nel Comune di Pagani, due nel Comune di Nocera Inferiore e cinque nel Comune di Pontecagnano Paiano, è in corso la progettazione esecutiva.
Per i dodici passaggi a livello di cui due nel Comune di Napoli, due nel Comune di Portici e otto nel Comune di Scafati, è in corso la progettazione definitiva.
Per i quattro passaggi a livello nel Comune di Pompei è stato inviato al Comune il progetto preliminare e si è in attesa del relativo parere.
Per i sei passaggi a livello di cui uno nel Comune di Napoli, tre nel Comune di Ercolano e due nel Comune di Torre Annunziata, è stato trasmesso lo studio di fattibilità e si è in attesa del parere dei comuni interessati.
Per i quattro passaggi a livello di cui due nel Comune di Nocera Inferiore, uno nel Comune di Pagani ed uno nel Comune di Battipaglia, sono in corso contatti con gli enti interessati per individuare le opere sostitutive.
In particolare è prevista l'eliminazione sia del passaggio a livello nel Comune di Angri al km 29+407 citato nell'interrogazione sia dei due posti rispettivamente ai km 30+845 e 28+843 mediante la realizzazione di un cavalcavia, un sottovia carrabile e di quattro passerelle pedonali. I progetti definitivi delle opere sostitutive sono stati approvati con l'Accordo di programma del 17 ottobre 2005 tra Regione Campania, Provincia di Salerno, i Comuni di Angri e Scafati e Rete Ferroviaria Italiana S.p.a.; attualmente è in corso la redazione della progettazione esecutiva.
Si prevede di appaltare le opere entro il 2007 e di eliminare i passaggi a livello entro il primo semestre del 2009.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in riferimento all'Intesa Stato Regione Calabria (APQ sviluppo locale - Asse IV), il 5 marzo 2003, veniva sottoscritto un Contratto di Programma che prevedeva l'insediamento di un impianto floro-vivaistico a Simeri Crichi (Catanzaro) con la conseguente creazione di 130 posti di lavoro;
il progetto prevedeva un investimento per circa 45 milioni di euro, di cui 3 milioni di euro di cofinanziamento della Regione Calabria, che è oltretutto ente proponente;
il soggetto attuatore è la Nuova Biozenit Spa (proprietà Gruppo CICCOLELLA HOLDING SPA) che ha aziende e sedi già avviate in Puglia e Basilicata;
nel frattempo sono stati inviati a formazione 100 giovani per i quali i moduli si sono fermati 50 per cento, con una spesa di 170/180 mila euro sul totale di somme impegnate di 350.000 euro;
il progetto con delibera CIPE del 18 marzo 2005, ha ottenuto proroga rispetto alla realizzazione dell'impianto al 5 marzo 2007;
intanto il progetto inizialmente cofinanziato per 45 milioni di euro è stato implementato fino a 100 milioni di euro con una occupazione a regime di 400 unità;
risulta dal sito della Regione Puglia che la Giunta regionale della Puglia nella seduta del 21 novembre 2006, ha aderito alla proposta formulata dalla Società Nuova Biozenit di delocalizzazione sul territorio pugliese del Contratto di Programma, di cui è titolare, per la realizzazione di un progetto di investimento agricolo ed industriale in Calabria. Il progetto prevede investimenti per circa 45 milioni di euro e la creazione di 130 posti di lavoro;
a giudizio dell'interrogante, è chiaro il tentativo della Società Nuova Biozenit, di delocalizzare l'investimento produttivo, considerandosi titolare e non più soggetto attuatore di un progetto di cui il vero titolare è il soggetto proponente, cioè la Regione Calabria; progetto che peraltro scaturisce da un Contratto di Programma

stipulato nell'ambito dell'intesa tra lo Stato e la stessa Regione Calabria -:
cosa intenda fare il Ministro per garantire che si realizzi il Contratto di Programma ed il progetto nel territorio legittimo che è quello calabrese, nel Comune di Simeri Crichi in Provincia di Catanzaro, considerato tra l'altro che, a quanto risulta all'interrogante, alla Società Nuova Biozenit sono stati già erogati 6,9 milioni di euro;
quali azioni intenda intraprendere per garantire la possibilità di occupazione di almeno 130 giovani, quasi tutti già formati, per una spesa già erogata di centinaia di migliaia di euro.
(4-01828)

Risposta. - La società Nuova Biozenit ha comunicato al Ministero dello sviluppo economico di dover rinunciare alla prospettiva di realizzare l'investimento programmato in Calabria, in località San Floro (Catanzaro), con il contratto di programma stipulato il 5 marzo 2003 adducendo, a fondamento di tale rinuncia, la difficoltà ad avere riscontri dalla Regione Calabria in merito a problematiche di tipo infrastrutturale e in merito a una precedente richiesta di delocalizzare il progetto nel Comune di Sieri Crichi (Catanzaro), sempre nell'ambito della stessa Regione Calabria.
Ciò stante, i competenti uffici del Ministero, nel mese di novembre dello scorso anno, hanno rappresentato alla società che, a seguito di tale rinuncia, era necessario provvedere alla restituzione dell'anticipazione già erogata, pari ad euro 6.954.600,00, maggiorata degli interessi legali maturati.
Nel dicembre 2006, la società Biozenit, nell'aderire alla richiesta di restituzione, intervenuta nello stesso mese di dicembre a mezzo di versamento alla Tesoreria provinciale dello Stato di Bari, ha avanzato richiesta di delocalizzazione dell'iniziativa nella Regione Puglia, riservandosi di presentare il progetto esecutivo corredato dal parere regionale.
Premesso quanto sopra, con riferimento alle affermazioni contenute negli atti di sindacato ispettivo in esame, si precisa che:
alla Regione Calabria non sono state sottratte risorse economiche per lo sviluppo e l'occupazione, in quanto, la decisione di delocalizzare l'impianto programmato sul territorio pugliese è frutto della libera scelta dell'imprenditore, motivata dalle ragioni sopra esposte. Al riguardo, si segnala che uno specifico sollecito, inoltrato nell'agosto del 2006, dagli Uffici del Ministero, inteso a promuovere un pronunciamento della Regione Calabria sulla richiesta della società Nuova Biozenit di delocalizzarsi dal comune di San Floro al comune di Sieri Crichi, è rimasto privo di riscontro;
l'eventuale autorizzazione all'uso delle risorse pubbliche stanziate per il contratto di programma localizzato in Calabria, ai fini della realizzazione dell'investimento ora richiesto per la Regione Puglia - che si sarebbe già pronunciata favorevolmente - non potrà che essere concessa dal CIPE, nel momento in cui al nuovo progetto saranno riconosciuti adeguati obiettivi economici ed occupazionali;
con il contratto di programma non è stata finanziata alcuna spesa di formazione;
titolare del contratto di programma non è la Regione Calabria bensì la società Nuova Biozenit con la quale il Ministero dello sviluppo economico, a seguito della delibera del CIPE del 14 giugno 2002, è stato autorizzato a stipulare il contratto in questione;
l'investimento complessivo del programma ammonta a 45,6 milioni di euro con un contributo a carico dello Stato di 19,1 milioni di euro ed un cofinanziamento della Regione Calabria di 3,098 milioni di euro, che rientrerebbero ovviamente nelle disponibilità della Regione Calabria.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Sergio Antonio D'Antoni.

PILI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel luglio 2003 la Regione Sardegna firmò con l'allora Governo Berlusconi un

accordo di programma quadro propedeutico alla stipula di contratti di programma con le aziende destinate ad insediarsi nelle zone industriali di Ottana, Porto Torres (Sassari) e Macchiareddu (Cagliari) che aveva stanziato complessivamente oltre 300 milioni di euro per la reindustrializzazione della Sardegna a seguito della grave crisi che ha colpito il comparto chimico sardo;
l'attuale Governo ha proposto la revocaditali contratti di programma, sottraendo ingenti risorse che il Cipe aveva già destinato per la Sardegna centrale, con la deprecabile conseguenza di bloccare il processo di reindustrializzazione avviato con l'accordo di programma per la chimica;
a causa dell'intendimento del Governo verrebbero cancellati tutti quei contributi destinati a finanziare cinque imprese dell'area industriale di Ottana, in tutto 18 milioni di euro già deliberati dal Cipe per la reindustrializzazione della Sardegna centrale; e conseguentemente le stesse risorse finanziarie relative ai siti di Porto Torres e Macchiareddu;
ciò costituisce una vera e propria umiliazione di dure lotte dei lavoratori sardi con particolare riferimento a quelli di Ottana, e mette in ginocchio le attese di centinaia di lavoratori che da quelle iniziative aspettavano una risposta occupazionale dopo tanti licenziamenti e fallimenti;
la revoca dei contratti di programma della Sardegna centrale già approvati comporterà, cosi come preannunciato, la perdita di ingenti risorse e con la riduzione delle agevolazioni potrebbe provocare il definitivo abbandono di quelle aziende che avevano già deciso di insediarsi nelle zone industriali oggetto dell'intervento dell'accordo Stato-Regione del 2003;
il Governo si sta muovendo non tenendo in alcun conto la concertazione e l'accordo raggiunto con tutte le parti sociali del nuorese e dell'intera Sardegna;
se tale intendimento del Governo, di cancellare tutti i contratti approvati dal Cipe, dovesse essere messo in atto risulterebbe un attacco al sud senza precedenti considerato che sarebbero oltre 26 i contratti revocati -:
quali siano le ragioni che hanno spinto il Governo ad adottare un provvediemento tanto lesivo per lo sviluppo industriale della Sardegna centrale;
se il Governo non ritenga opportuno un immediato ripensamento di tale intenzione fortemente lesiva degli interessi del sud Italia e della Sardegna in particolar modo.
(4-01257)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in oggetto, si rappresenta quanto segue.
La revoca di 30 proposte di contratti di programma, fra i quali anche 3 riguardanti la regione Sardegna, è stata disposta dall'articolo 8 del decreto-legge n. 262 del 2006 (convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286) in quanto, dette proposte di contratti, sono state approvate nel marzo 2003 dal Cipe in assenza del decreto di disciplina dei criteri, delle condizioni e delle modalità di concessione delle agevolazioni prevista dall'articolo 8, comma 2, del decreto-legge del 14 marzo 2005, n. 35 «Disposizioni urgenti nell'ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale» (convertito nella legge n. 80 del 2005), affinché il Cipe potesse approvare ulteriori contratti di programma.
Inoltre, i contratti «revocati» sono stati approvati dal Cipe in assenza di parte delle risorse disponibili per coprirne gli oneri, a seguito di una riduzione di risorse di 790 milioni di euro disposta dalla legge finanziaria per il 2006 per le misure della programmazione negoziata, nell'ambito della quale sono compresi anche i contratti di programma.
Non essendo stato emanato il sopra citato decreto previsto dal decreto-legge n. 35 del 2005 attuativo della riforma degli incentivi, non si è verificata l'indispensabile condizione per l'approvazione dei suddetti contratti. Va segnalato, anche, che la Corte dei conti non ha registrato le delibere del

Cipe del marzo 2006 proprio per la mancata adozione del decreto, ora evidenziata.
L'attuale Governo, per evitare gravi dissesti all'economia del Mezzogiorno e quindi anche alla Sardegna, con il citato articolo 8 del decreto-legge n. 262 del 2006, ha inteso salvaguardare i contratti di programma ormai venuti meno. A tale proposito ha, quindi, previsto:
il reperimento di ulteriori risorse per coprire integralmente gli oneri derivanti dai contratti di programma in esame;
la revoca delle approvazioni intervenute a marzo (peraltro già caducate a causa della mancata emanazione del decreto di attuazione delle riforme e per la mancata registrazione della Corte dei conti);
il riesame e l'approvazione degli stessi contratti.

Si rileva, comunque, che il decreto in questione non avrebbe potuto dispiegare i suoi effetti in quanto oggetto di notifica alla Unione europea. A tal fine si segnala che i tempi necessari per l'approvazione comunitaria del decreto recante la riforma, non avrebbe consentito l'approvazione dei contratti di programma entro il 31 dicembre 2006 data di scadenza del regime comunitario per gli aiuti a finalità regionale cui i contratti di programma appartengono.
Il Ministero dello sviluppo economico, ha emanato il decreto attuativo di cui all'articolo 8 del decreto-legge n. 262 del 2006, ha riesaminato i contratti revocati e ha già trasmesso al Cipe le proposte per la riapprovazione delle iniziative riammissibili ai benefici.
Si deve, quindi, rilevare che l'operazione effettuata con l'adozione della norma, è intervenuta per salvaguardare delle iniziative imprenditoriali in merito alle quali erano state create aspettative alle imprese che, per le motivazioni sopra esposte, sono risultate inattuabili anche a causa dell'assenza di tutte le risorse disponibili per coprire, in tempi brevi, il fabbisogno.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Sergio Antonio D'Antoni.

RAMPELLI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 13 al 18 settembre il Governo italiano è stato in missione in Cina per partecipare alla Fiera Internazionale di Canton;
dell'elefantiaca delegazione - composta da oltre 1000 persone - non ha fatto parte il ministro delle comunicazioni;
la Cina è il paese organizzatore delle prossime Olimpiadi che si svolgeranno a Pechino nel 2008;
notizie di stampa del 28 agosto 2006, riferiscono che un inviato della Gazzetta dello Sport è stato fermato dalla polizia cinese mentre conduceva un'inchiesta sull'uso del doping nelle scuole sportive;
il giornalista italiano si era recato in una scuola di atletica di Anshan, nella provincia del Liaoning (Cina del nordest), dove era stato scoperto un caso di uso di sostanze proibite;
nel campo di allenamento, infatti, a seguito di un'ispezione effettuata a sorpresa, alcuni collaboratori erano stati colti mentre iniettavano sostanze proibite a giovani sportivi, uno di questi dell'età di soli 15 anni; inoltre, era stata disposta la confisca di 450 dosi di eritropoietina (EPO) e di testosterone;
l'inviato della Gazzetta, rilasciato dopo tre ore di interrogatorio, è stato poi costretto a cancellare le foto che aveva scattato, tutto ciò in spregio a ogni principio di trasparenza e a ogni indispensabile verifica preventiva sull'uso di sostanze dopanti, su cui la Cina non gode oltretutto di ottima fama;
il Club dei Corrispondenti Esteri in Cina (Fccc), sulla base di un'inchiesta resa nota all'inizio di agosto, ha denunciato che a partire dal 2004 ad oggi si sono verificati oltre 70 casi nei quali le forze di sicurezza hanno impedito, talvolta anche con la forza, ai giornalisti stranieri di svolgere il proprio lavoro -:
quali iniziative intenda intraprendere, a livello internazionale, per ottenere

garanzia di pubblicità assoluta per la preparazione degli atleti cinesi in prospettiva delle Olimpiadi del 2008;
se il Governo non abbia ritenuto opportuno prendere iniziative idonee per pretendere dalle autorità cinesi un maggior rispetto del lavoro svolto in Cina dai giornalisti italiani regolarmente accreditati, ciò anche al fine di salvaguardare la loro incolumità.
(4-00965)

Risposta. - In merito alla richiesta di «ottenere nelle sedi competenti garanzia di pubblicità assoluta per la preparazione degli atleti cinesi», si rileva che tale impegno appare di competenza degli organismi internazionali preposti al regolare svolgimento delle attività sportive ed in particolare al rispetto delle disposizioni volte a tutelare la salute degli atleti.
Il Governo italiano, d'intesa con gli altri partners europei, sta promovendo iniziative affinché i giornalisti accreditati in Cina possano svolgere liberamente la propria attività.
La libertà di accesso all'informazione nel Paese asiatico, questione seguita con costante attenzione a livello di dialogo strutturato Unione Europea-Cina, è proprio uno dei due temi trattati nel corso del Seminario Unione europea-Cina sui diritti umani tenutosi a Pechino nell'ottobre dello scorso anno.
La permanenza e l'attività dei corrispondenti esteri accreditati sono sottoposte al regolamento emanato dall'
International Press Center del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese. Esso in particolare prevede che il giornalista possa recarsi e riportare notizie su aree al di fuori della capitale solo previa richiesta di permesso alle autorità preposte.
L'applicazione di tale disposizione può quindi di fatto impedire o rendere particolarmente difficile la normale attività giornalistica.
I capi missione dell'Unione europea a Pechino - nell'attivare il monitoraggio di casi di corrispondenti stranieri che si trovano in situazioni di difficoltà nell'esercizio del loro lavoro - hanno recentemente deciso di rafforzare il loro coordinamento, offrendo assistenza ai corrispondenti stranieri, e di richiedere, in vista delle prossime Olimpiadi, alle autorità di accreditamento, sulla base del principio di reciprocità, che vengano eliminate le restrizioni ai viaggi nel Paese e l'obbligo di richiesta di permesso per ciascuna intervista.
Il 27 settembre 2006 le autorità cinesi hanno ufficialmente annunciato che, in occasione delle Olimpiadi del 2008, i giornalisti stranieri accreditati potranno viaggiare per la Cina senza restrizioni e che l'accesso a internet sarà privo di censura.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.

RUSCONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche per la famiglia, al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel 1994, nel corso della Guerra Civile in Rwanda, il Governo Italiano autorizzava l'ingresso nel nostro Paese di un numeroso gruppo di cittadini rwandesi minorenni, al fine di sottrarli a probabile morte;
la maggior parte di essi erano bambini di età inferiore ai 10 anni ed alcuni di loro erano portatori di handicap;
il missionario che li aveva raccolti in territorio africano e poi condotti in Italia - più precisamente a Vercelli - tornò dopo pochi mesi in terra di missione e, le uniche indicazioni circa l'identità ed i dati anagrafici dei minori furono forniti dallo stesso sacerdote e dai bambini;
sulla base di tali incerti elementi, i legali rappresentanti delle strutture presso cui i bambini furono successivamente affidati, ottennero certificati d'identità - non validi per l'espatrio - e Permessi di Soggiorno per «ragioni di affidamento»;
secondo quanto risulta all'interrogante, nulla, nonostante le insistenze dei Tutori è stato fatto per il recupero delle documentazioni anagrafiche dal Paese

d'origine dei minori, nonostante la Convenzione dell'Aja del 5 ottobre 1961 (ratificata con Legge N.742/80 in vigore dal 1995) imponga alle Autorità variamente coinvolte nella protezione dei minori di «comunicare tra loro» (Artt. 4,6, 10), di guisa che i minori non godono a tutt'oggi:
del diritto di espatrio;
dell'esenzione dalle spese sanitarie non urgenti;
degli emolumenti e delle facilitazioni riconosciute ai portatori di handicap, nonostante alcuni di essi siano stati ritenuti Invalidi civili dalle competenti Commissioni territoriali;
a causa della mancanza di tale identificazione originaria certa, sono preclusi a questi ragazzi, ora maggiorenni:
l'accesso alla procedura di adozione;
l'espatrio anche a fini scolastici;
la possibilità di ottenere la Carta di Soggiorno;
al compimento del 21 anno, molti di loro, rischiano di essere espulsi dall'Italia per la mancata sussistenza dei presupposti di cui al combinato disposto degli Artt. 32 e 25 della Legge N.189/02;
a quanto risulta all'interrogante è risultato impossibile ottenere il recupero della detta documentazione (certificato di nascita, stato di famiglia, certificato eventuale di morte dei genitori o attestazione della loro esistenza in vita e luogo di residenza) attraverso le Autorità Consolari -:
quali misure urgenti ed indifferibili intenda porre in essere l'attuale Governo al fine di concretizzare:
l'acquisizione della documentazione anagrafica o di documentazione equipollente, senza oneri a carico delle famiglie e/o degli Enti affidatari;
semplificare la procedura di concessione della cittadinanza a detti soggetti.
(4-01001)

Risposta. - Nel 1994, nel corso della guerra civile scoppiata in Rwanda, veniva accolto in Italia un gruppo di circa 165 minori, a titolo di misura di protezione umanitaria temporanea in conseguenza della drammatica situazione nella quale versava il loro Paese.
Dell'assistenza dei minori si occupavano, a livello centrale, i Ministeri dell'interno e della giustizia e a livello locale alcuni Comuni, fra i quali Roma, Brescia, Verona e Vercelli.
In particolare, come ricorda l'interrogante, nel giugno del 1994 giungevano nel vercellese 25 cittadini ruandesi, dei quali 23 minorenni e 2 maggiorenni, tutti privi di documentazione anagrafica.
Gli stranieri venivano inizialmente ospitati presso la comunità religiosa di Padre Giuseppe Minghetti, con sede nel medesimo Comune.
Dopo il rimpatrio di alcuni di essi, per i quali era stato possibile individuare un nucleo familiare con il quale effettuare il ricongiungimento, la procedura veniva sospesa dal giudice tutelare presso il tribunale piemontese, in quanto la situazione politico-militare ruandese non pareva garantire le condizioni di sicurezza necessarie al rientro degli stranieri nel loro Paese d'origine. Conseguentemente essi venivano muniti di permesso di soggiorno per motivi di salute e/o affidamento e veniva loro consentito di permanere in territorio italiano.
Dal mese di agosto del 1998, a seguito di sopraggiunte difficoltà di Padre Minghetti a proseguire nell'opera di assistenza, il Comune di Vercelli, su indicazione dello stesso religioso, provvedeva ad una diversa sistemazione degli stranieri presso alcune famiglie o in comunità di accoglienza.
Alcuni di essi venivano adottati, mentre altri, i quali avevano intanto raggiunto la maggiore età, venivano autorizzati a soggiornare in Italia per motivi di studio o di lavoro.
Allo stato attuale risultano ancora due minori collocati in affidamento familiare, perfettamente integrati nel tessuto sociale.
Si ricorda che i minori in possesso di permesso di soggiorno per affidamento

hanno diritto all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale ed alla relativa assistenza sanitaria.
Per quanto concerne il recupero della documentazione anagrafica degli stranieri di cui si tratta, secondo quanto riferito dal Dipartimento della pubblica sicurezza, il Comune di Vercelli è tuttora in attesa di conoscere le determinazioni del Consolato onorario del Rwanda con sede a Roma, interessato ai fini dell'acquisizione dei passaporti.
Dal momento che la situazione in Rwanda non ha consentito, e pare non consentire ancora, l'acquisizione della predetta documentazione anagrafica, il Ministero degli affari esteri ha comunque fatto presente di ritenere opportuno procedere all'applicazione nei confronti di quelli, fra gli stranieri di cui si tratta, che risultino non aver ancora raggiunto la maggiore età, delle misure previste per i minori abbandonati di nazionalità italiana che si trovino in condizioni analoghe.
Con riguardo alla procedura relativa alla concessione della cittadinanza, si precisa che i soggetti cui sia stato riconosciuto lo
status di rifugiato dalle autorità italiane possono beneficiare di condizioni più favorevoli rispetto a quelle previste, in generale, per gli stranieri non in possesso di tale status.
La legge 5 febbraio 1992 n. 91 prevede, invero, che ai fini della presentazione della domanda volta al conseguimento della cittadinanza italiana, è sufficiente che il rifugiato dimostri di risiedere legalmente nel territorio dello Stato da almeno cinque anni.
Sempre allo scopo di ottenere la cittadinanza, si ricorda che allo straniero titolare dello
status di rifugiato è consentito presentare, in luogo della documentazione attestante le proprie generalità rilasciata dai competenti uffici del proprio Paese d'origine o dall'Autorità diplomatica o consolare del Paese medesimo, una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà.
Per completezza d'informazione, si fa presente che la allora competente Commissione centrale per il riconoscimento dello
status di rifugiato ha esaminato, nel 1995, sedici istanze relative a giovani di nazionalità ruandese, minori di anni diciotto, delle quali quattordici sono state accolte.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

SAGLIA, LA RUSSA, MIGLIORI, MANCUSO, GAMBA e GASPARRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 20 ottobre 2006 vengono rinvenute sui muri di un supermercato adiacente al condominio dove risiede la Vice Presidente della Regione Lombardia Viviana Beccalossi, dirigente nazionale di Alleanza Nazionale, scritte minacciose nei confronti della stessa;
il giorno giovedì 26 ottobre 2006 viene rinvenuto in un pacchetto appoggiato sulla maniglia della sede del circolo di Alleanza Nazionale di Chiari (Brescia) un proiettile di pistola, avvolto in un foglio di colore rosso con la scritta «bang»;
il giorno venerdì 27 ottobre 2006 nella cassetta della posta della federazione provinciale di Alleanza Nazionale a Brescia viene trovato un foglio scritto al computer con contenuti minacciosi nei confronti dei Dirigenti del partito, firmato «collettivo autonomo antifascista»;
il giorno lunedì 30 ottobre 2006 sul campanello dell'appartamento della Vice Presidente della Regione Lombardia Viviana Beccalossi, dirigente nazionale di Alleanza Nazionale, al terzo piano del condominio in cui risiede, viene trovata la scritta «occhio alle gambe» con disegnato il simbolo della A cerchiata riconducibile ai movimenti Anarchici;
il giorno martedì 31 ottobre 2006 nella cassetta della posta della Federazione Provinciale di Alleanza Nazionale a Brescia viene trovato un secondo foglio scritto al computer con contenuti minacciosi nei confronti dei Dirigenti del partito e con una lunga parte in cui si spiegano le

ragioni della lotta armata e della battaglia antifascista, firmato «collettivo autonomo antifascista»;
il giorno venerdì 3 novembre 2006 nella cassetta della posta della Vice Presidente della regione Lombardia Viviana Beccalossi, dirigente nazionale di Alleanza Nazionale, all'interno del condominio in cui risiede, viene trovato un foglio manoscritto con la seguente frase «Beccalossi sei la prima della lista».
a seguito di ogni episodio sono state presentate denunce-querele nei confronti di ignoti;
Prefetto e Questore di Brescia hanno seguito con precisione ed efficienza tutti gli avvenimenti avviando, per quanto di rispettiva competenza, coordinamento e promozione delle attività investigative;
gli scriventi e tutto il partito di Alleanza nazionale ribadiscono la propria ferma determinazione nel respingere queste minacce non lasciandosi intimidire da personaggi che ponendosi al di fuori delle regole democratiche devono solo essere assicurati alla giustizia -:
quali iniziative intenda assumere per reprimere le azioni indicate in premessa e garantire la sicurezza e la libertà di espressione degli esponenti delle forze politiche democratiche.
(4-01561)

Risposta. - Il Vice Presidente della Regione Lombardia Viviana Beccalossi, ha denunciato alla Questura di Brescia, nei giorni 7, 30 ottobre e 3 novembre 2006, tre episodi intimidatori diretti alla sua persona, consistenti nel rinvenimento di scritte minacciose - una delle quali vergata con pennarello rosso e seguita dalla lettera «A» racchiusa in un cerchio - nelle immediate vicinanze del suo domicilio a Brescia ed in prossimità della porta d'ingresso dell'abitazione, nonché nel rinvenimento di analoghe scritte su fogli e volantini, parimenti minacciosi, nella cassetta postale della propria abitazione ed in quella della sede provinciale di «Alleanza Nazionale»; in quest'ultimo caso il documento era a firma di un sedicente collettivo autonomo antifascista.
Sui richiamati episodi sta procedendo la Questura di Brescia, che ha informato la locale Procura della Repubblica. Allo stato, non sono, però, ancora emersi utili riscontri investigativi.
Relativamente all'ulteriore episodio segnalato dall'interrogante, concernente il rinvenimento, nella tarda serata del 26 ottobre 2006, in prossimità dell'ingresso della sede del circolo di «Alleanza Nazionale» di Chiari, di un involucro contenente un proiettile ed una scritta intimidatoria, sta procedendo il locale Comando dell'Arma dei carabinieri.
Si soggiunge che, il 4 marzo 2007, l'onorevole Beccalossi ha segnalato alla Questura di Brescia di aver notato una frase offensiva vergata sul cofano della sua autovettura, mentre, la sera precedente, ignoti avevano annerito la targhetta del citofono della sua abitazione.
Relativamente alle iniziative assunte per contrastare simili fenomeni, va sottolineato che le Autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia seguono con la massima attenzione tutti gli eventi che incidono negativamente sulla sicurezza e la libertà di espressione degli esponenti delle forze politiche. Il Dipartimento della pubblica sicurezza sta svolgendo, a tal fine, una attenta opera di impulso e sensibilizzazione delle Questure per l'intensificazione delle strategie di contrasto e l'adozione di mirati moduli operativi.
Si precisa anche che la protezione degli amministratori locali, e, nella misura del possibile, dei loro familiari, nonché delle altre persone esposte a rischio a causa delle funzioni esercitate, così come delle sedi di uffici pubblici, partiti, circoli e movimenti politici costituisce una priorità nella pianificazione dei servizi di polizia.
Nel caso specifico, a seguito degli episodi di cui si è fatta menzione, il 12 ottobre 2006 è stata disposta l'intensificazione della vigilanza generica radiocollegata già in atto presso l'abitazione del Vice Presidente della Regione Lombardia e, su proposta del Prefetto di Brescia, è stata disposta, il 10 novembre scorso, l'attivazione di un dispositivo

di protezione ravvicinata, consistente nella tutela dell'esponente politico su auto non protetta e conseguente costante monitoraggio della situazione di rischio.
Sono inoltre in corso le indagini per l'individuazione dei responsabili dei fatti sopradescritti, che - come in analoghe circostanze - presentano aspetti di oggettiva difficoltà, tenuto conto che simili gesti non richiedono particolari capacità operative né rilevanti sforzi organizzativi per la loro esecuzione.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

SPERANDIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nello scorso mese di settembre l'azienda elettromeccanica Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme in Provincia di Padova, è stata posta in liquidazione con decisione della nuova proprietà tedesca Siemens;
lo stabilimento di Battaglia Terme occupa 190 lavoratori metalmeccanici e ha un indotto di un centinaio di persone, presenta bilanci in attivo ed è il secondo in Italia per importanza ad operare nel settore dell'alta tensione;
la Magrini Galileo fornisce principalmente l'Enel sia per il settore dell'energia elettrica tradizionale sia per quello dell'energia eolica e dall'azienda giungono conferme che giudicano il mercato promettente e in grado di garantire che le commesse saturino le capacità produttive del reparto padovano;
di fatto la chiusura dello stabilimento produrrebbe un grave danno al tessuto economico di Battaglia Terme con serie ed immediate ripercussioni sull'intera Provincia di Padova;
quel che è più grave è immaginare di assistere nuovamente al triste fenomeno per cui imprese straniere sostituiscono quelle italiane in interi comparti della produzione determinando la conseguenza della fuoriuscita dell'Italia da settori fondamentali dell'industria e dell'economia;
da settembre ad oggi, la situazione non è migliorata né si sono prodotti significativi mutamenti, mentre è cresciuta la preoccupazione dei lavoratori che attendono di conoscere lo stato delle trattative;
nel corso dei mesi, in risposta alle molteplici sollecitazioni, si registra una continua mobilitazione dei lavoratori, degli enti locali, dei Parlamentari e delle istituzioni della Provincia di Padova;
a fronte della disponibilità di Siemens a vendere ad oggi non è chiaro se questa volontà si stia traducendo in concrete trattative per cedere lo stabilimento;
il Governo ha manifestato particolare attenzione per la vicenda provvedendo ad incontrare le delegazioni sindacali e la proprietà e stabilendo un tavolo tecnico per analizzare la situazione e le ipotesi di cessione -:
se il Governo sia al corrente di nuovi sviluppi della vertenza, se risulti al Governo se siano giunte offerte di acquisizione dell'azienda, se sia possibile fissare in breve tempo un nuovo incontro del tavolo tecnico per verificare la fattibilità di operazioni di cessione e quali altre iniziative intenda adottare il Ministro per tutelare l'importante stabilimento produttivo di Battaglia Terme.
(4-02382)

Risposta. - La Nuova Magrini Galileo S.p.a. è un'azienda elettromeccanica che sin dall'inizio dello scorso secolo ha svolto un ruolo economico importante, producendo apparecchiature elettriche per la media e l'alta tensione, oltre a sistemi di trasmissione e distribuzione per le aziende energetiche. Nel sito industriale di Battaglia Terme, in provincia di Padova, il know-how acquisito dai lavoratori è stato fonte di ricchezza per l'azienda e per l'indotto.
Poiché nello scorso mese di settembre l'azienda è stata posta in liquidazione, con decisione della nuova proprietà tedesca Siemens, il Ministero dello sviluppo economico,

appena è giunta la richiesta di convocazione da parte delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali, si è fatto carico di convocare un tavolo praticamente permanente, con una presenza politica diretta del Ministero, al fine di analizzare la situazione e di trovare delle soluzioni alle problematiche emerse.
Nel corso di una di queste riunioni, alla quale, oltre agli organi di Governo, hanno partecipato tutte le parti coinvolte, il Gruppo Siemens ha ribadito la volontà di procedere alla liquidazione e si è dichiarato disponibile a proseguire nella ricerca di un potenziale acquirente.
Il numero di lavoratori in pericolo nel sito di Battaglia Terme risulta essere circa 200 unità. L'altro sito industriale di Cairo Montenotte non è messo attualmente in discussione.
La strategia della Siemens tedesca è stata esattamente quella di concentrare il proprio interesse su quest'ultimo sito, mentre risulterebbe non positivo, a parere della stessa dal punto di vista della produttività, il mantenimento dello stabilimento di Battaglia Terme e pertanto intende portare la produzione di interruttori ad alta tensione a Berlino.
La penultima riunione svolta presso il Ministero ha avuto l'obiettivo di realizzare le condizioni affinché si potesse addivenire ad una vendita dello stabilimento di Battaglia Terme, acquisito il fatto che la società tedesca Siemens ha manifestato la volontà di ritirarsi a Berlino, a favore di chi vuole continuare quella produzione, mantenendo quel livello occupazionale.
Intanto il Ministero è intervenuto a più riprese nei confronti dei commissari liquidatori per evitare l'aprirsi di procedure di mobilità o di messa in cassa integrazione per cessazione dell'attività dell'azienda.
Non solo, ma il Governo si è attivato con uno scambio di lettere per chiedere all'Enel di confermare le commesse presso lo stabilimento di Battaglia Terme, evitando quindi di dare ascolto a pressioni provenienti dalla proprietà tedesca per spostare le stesse commesse negli stabilimenti in Germania, e ricevendo dall'Enel una risposta positiva.
Infine, il 14 febbraio 2007 si è svolto in Germania un incontro tra la proprietà tedesca e le parti coinvolte. Al riguardo è stato reso noto al Ministero, come peraltro riportato nel comunicato stampa del Ministro Bersani, datato lo stesso 14 febbraio 2007, che la Siemens ha la volontà di recedere dall'intenzione, precedentemente manifestata, di procedere alla vendita della Nuova Magrini Galileo e alla messa in mobilità dei lavoratori in essa impiegati. La Siemens si è dichiarata comunque disponibile a collaborare fattivamente per la reindustrializzazione del sito e a trovare le migliori soluzioni per garantire il sostegno al reddito e la continuazione dell'occupazione dei lavoratori dello stabilimento di Battaglia Terme.
Resta tuttora attivo presso il Ministero il tavolo già aperto con i rappresentanti delle società, i liquidatori, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti delle istituzioni locali, al fine di trovare le soluzioni che garantiscono la prosecuzione dell'attività industriale del sito di Battaglia Terme e la difesa dell'occupazione esistente.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Alfonso Gianni.

STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266/05) prevede all'articolo 1, commi 331-334, la concessione di un bonus di euro 1.000 per i bambini nati, o adottati, negli anni 2005-2006;
a gennaio 2006 sono state inviate le lettere contenenti le informazioni circa la procedura ed i requisiti necessari per poter riscuotere il bonus, per i figli nati o adottati nel 2005. Il bonus andava incassato presso l'ufficio postale indicato nella lettera;
i requisiti necessari sono:
il reddito complessivo lordo del nucleo familiare che non deve superare i 50.000 euro;

la somma può essere riscossa da chi esercita la potestà genitoriale, deve essere cittadino italiano o dell'Unione europea ed essere residente in Italia;
per l'accesso al servizio è necessaria l'identificazione di chi esercita la potestà genitoriale ed occorrono dati specifici quali: codice fiscale; cittadinanza; comune e provincia di residenza; CAP del comune di residenza; reddito complessivo lordo (ricavato o dalla dichiarazione dei redditi CUD, o da mod. 730, o da mod. Unico - riferita ai redditi dell'anno 2004);
per i figli adottati sono necessari, oltre ai dati citati precedentemente, anche quelli relativi al figlio adottato ed in particolare: codice fiscale (definitivo, attribuito in Italia); cognome e nome; sesso; data di nascita; comune o Stato estero di nascita; data di adozione (data nella quale il giudice ha definitivamente concesso l'adozione);
la suddetta lettera fu inviata, per errore, anche a cittadini non dell'Unione europea creando negli Uffici postali situazioni di tensione in quanto molti tentarono di ottenere comunque, non avendone i requisiti, il bonus, anche con maniere brusche, e per questa ragione alcuni Uffici liquidarono impropriamente l'assegno;
ciò ha creato un serio danno all'erario stante anche l'impossibilità di poter recuperare le somme incassate impropriamente dai cittadini non dell'Unione europea;
già nella passata legislatura l'interrogante aveva segnalato con un atto di sindacato ispettivo (4-20023), senza ricevere risposta, la situazione sopra citata -:
quale sia l'ammontare della somma impropriamente corrisposta dagli uffici postali e se si sia provveduto al loro recupero;
quali misure sono state adottate nei confronti dell'Ente Poste Italiane.
(4-00455)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in oggetto, concernente la concessione del bonus di 1.000 euro, previsto dall'articolo 1, commi 331 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (Legge finanziaria per il 2006) per i bambini nati o adottati nel 2005 e per ogni bambino secondogenito od ulteriore per ordine di nascita, ovvero adottato, nell'anno 2006.
Al riguardo, si fa presente che la somma in questione poteva essere riscossa dall'esercente la patria potestà sul bambino, purché in possesso dei seguenti requisiti:

a) cittadinanza italiana o comunitaria;
b) residenza in Italia;
c) reddito del nucleo familiare non superiore ad euro 50.000,00 riferito all'anno precedente la nascita o l'adozione.

Le procedure, per l'individuazione dei beneficiari e conseguentemente l'erogazione della somma, hanno avuto inizio nel mese di gennaio 2006 con l'invio della comunicazione (unitamente al modulo di autocertificazione dei requisiti previsti dalla legge, da riempire a cura dell'esercente la patria potestà sul minore) a tutti i bambini nati nel 2005, i cui dati risultavano dagli archivi dell'anagrafe tributaria.
La disponibilità immediata dei nominativi e degli indirizzi di residenza dei bambini ha consentito all'Amministrazione di avviare entro il mese di gennaio 2006 la procedura.
I tempi ristretti, però, non hanno consentito una preventiva trattazione dei dati disponibili, con il risultato che le lettere in questione hanno raggiunto anche bambini non legittimati al godimento del beneficio, in quanto il genitore non era in possesso della cittadinanza italiana o comunitaria, oppure, in qualche caso, del requisito del reddito.
Con riferimento ai bambini nati o adottati nell'anno 2006, è stato possibile avviare una collaborazione con i comuni di nascita che, attraverso un'apposita procedura, comunicano periodicamente alla Sogei i nominativi dei figli dei cittadini italiani nati successivamente (secondogeniti o ulteriori, per ordine di nascita), ovvero adottati.
Numerosi soggetti extracomunitari, ricevuta la lettera e compilata l'autocertificazione

(dichiarando in modo non veritiero il possesso del requisito della cittadinanza) hanno, indebitamente, riscosso la somma presso gli uffici postali. Solo alcuni, resisi conto dell'errore, hanno provveduto spontaneamente alla restituzione, secondo le modalità indicate da questa Amministrazione.
Si precisa che la sanzione amministrativa prevista per l'indebita percezione dell'erogazione, ammonta a 3.000,00 euro, pari al triplo della somma stessa (articolo 316-
ter, comma 2, del codice penale).
Tuttavia, per dirimere le polemiche suscitate dalla vicenda, nel corso del Consiglio dei Ministri del 21 luglio 2006, fu diramato un comunicato stampa con il quale si dichiarava che gli extracomunitari, che avevano indebitamente riscosso la somma del cosiddetto «
bonus bebè», non erano tenuti alla restituzione della stessa all'Amministrazione.
Al fine di chiarire la posizione dei numerosi soggetti extracomunitari, incorsi negli accertamenti compiuti da parte della Guardia di finanza, Polizia e Carabinieri, i cui relativi verbali furono trasmessi alle Direzioni provinciali dei servizi vari del Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del tesoro, territorialmente competenti (ai fini dell'emanazione dell'ordinanza-ingiunzione di pagamento
ex lege 24 novembre 1981, n. 689) oltre che alla Procura della Repubblica, è stata introdotta una norma nel testo della legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) all'articolo 1, comma 1287 e ss., che prevede che «le somme di cui all'articolo 1, comma 333, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, erogate in favore di soggetti sprovvisti del requisito di cittadinanza italiana, ovvero comunitaria, non sono ripetibili. Le ordinanze-ingiunzioni emesse a norma dell'applicazione dell'articolo 1, comma 333, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono inefficaci. I procedimenti di opposizione instaurati dai soggetti di cui al comma 1287 sono estinti».
Pertanto, si è dell'avviso che la posizione dei soggetti extracomunitari, sotto il profilo civilistico, sia stata sanata con l'entrata in vigore della legge finanziaria 2007, alla luce della quale, qualsiasi azione finalizzata alla restituzione delle somme erogate in loro favore a titolo di bonus bebè, sia risarcitoria che restitutoria, non avrebbe alcuna possibilità di successo.
Si soggiunge, infine, che nei confronti di Poste italiane non è stata adottata alcuna iniziativa, atteso che la procedura in questione prevede che la riscossione avvenga sulla base di un'autocertificazione la cui veridicità non è sottoposta a controlli preventivi da parte dell'ente pagatore. I controlli sulle autocertificazioni sono stati svolti successivamente alla riscossione a cura degli organi accertatori (Guardia di finanza, Polizia, Carabinieri, Agenzia delle entrate). Allo stato, non si conosce il numero dei soggetti extracomunitari che hanno riscosso il bonus in questione, solo un'indagine compiuta dalle autorità competenti sugli uffici postali di tutto il territorio nazionale, attraverso una specifica richiesta di estrazione di tutte le autocertificazioni depositate, potrebbe darvi riscontro.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Pier Paolo Cento.

STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 7 e l'8 novembre scorso lungo l'autostrada A4, nel tratto Milano-Bergamo, si è verificato l'ennesimo incidente sul lavoro che ha causato la morte di 2 operai e il ferimento di un terzo mentre lavoravano alla pulizia di un cantiere per la costruzione della quarta corsia del suddetto tratto;
un tir impazzito è piombato sul furgone fermo che serviva a segnalare, con cartelli luminosi, il cantiere e finiva per travolgere, senza scampo gli operai, che sono morti sul colpo;
la presenza di cantieri mobili, infatti, viene segnalata tramite furgoni recanti sul

retro cartelli luminosi parcheggiati in prima corsia (corsia d'emergenza) a 750 metri, a 500 metri e in prossimità dell'area di lavoro;
uno degli operai deceduti era già stato coinvolto in un altro incidente, con la stessa dinamica, meno di 2 anni fa, ed era rientrato da poco al lavoro, dopo una lunga convalescenza -:
quali iniziative intendano assumere per accertare l'adeguatezza della segnaletica che indica la presenza dei cantieri e verificare le misure di sicurezza in cui operano i lavoratori, a tutela loro e degli automobilisti.
(4-01640)

STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
non sono solo gli automobilisti a perdere la vita lungo le autostrade italiane, sono purtroppo numerose le cosiddette «morti bianche» nei svariati cantieri autostradali;
per fare solo qualche esempio di incidenti sul luogo di lavoro:
a giugno 2006 un operaio è stato vittima del crollo di un tratto del viadotto in costruzione, a causa del cedimento di un pilone, sull'autostrada Catania-Siracusa;
sulla A12 sono addirittura 3 i casi nel giro di 3 giorni sono stati coinvolti in incidenti sul lavoro: ovvero un operaio che, sul tratto Livorno-Rosignano, è stato investito, perdendo la vita, da un automobilista mentre stava lavorando alla riduzione della carreggiata; due giorni prima, due operai, venivano investiti, riportando, fortunatamente, soltanto delle ferite, da una automobile che sopraggiungeva a forte velocità, mentre erano a bordo della loro macchina operatrice, intenti a lavorare alla volta della Galleria Rialto e ancora prima un altro operaio ha perso la vita rimanendo schiacciato da una escavatrice;
da ultimo, ma non meno importante, l'incidente nella notte tra il 7 e l'8 novembre scorso lungo l'autostrada A4, nel tratto Milano-Bergamo, dove hanno perso la vita 2 operai travolti da un tir impazzito che è piombato sul cantiere mobile dove i due stavano lavorando alla pulizia del cantiere;
la A3 (Salerno-Reggio Calabria) è una infrastruttura d'importanza strategica dei grandi corridoi transeuropei nord-sud (Berlino-Palermo) difatti, su di essa, allo stato attuale, ci sono cantieri attivi per un totale di circa 250-300 opere destinate alla manutenzione ordinaria (falcio erba, pulizia canali, interventi su opere d'arte esistenti, segnaletica eccetera) e straordinaria;
anche su questa autostrada, durante i lavori di ammodernamento della stessa, nel luglio di quest'anno ha perso la vita un operaio, a causa del cedimento di una fune della gru che faceva quindi cadere sull'operaio il cestello del calcestruzzo, durante i lavori del viadotto Incoronata;
i sindacati lamentano la scarsa sicurezza nella quale operano i lavoratori della rete autostradale chiedendo maggiore protezione tramite, ad esempio, l'apertura di cancelli dei cantieri per poter facilitare l'accesso dei mezzi di soccorso, la messa a disposizione di moto per un rapido intervento, l'aumento del numero delle pattuglie della Polstrada che permettano maggior controllo sulla velocità di auto e camion, in quanto il maggiore responsabile di questi incidenti è proprio il comportamento alla guida;
queste «morti bianche» sono, purtroppo, la conferma che la sicurezza sul posto di lavoro sia oramai una vera e propria emergenza -:
quali provvedimenti si intendano assumere per verificare la messa in sicurezza dei cantieri in cui operano i lavoratori della rete autostradale, a tutela loro e degli automobilisti;
se non ritengano opportuno potenziare il numero delle pattuglie della

Polstrada in modo da potenziare i controlli lungo le autostrade, specialmente durante le ore notturne;
quali provvedimenti si intendano assumere al fine di garantire il rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, per adeguare le misure di controllo e di prevenzione e per rafforzare la tutela a favore dei lavoratori.
(4-01647)

Risposta. - In riferimento alle interrogazioni in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Autostrade per l'Italia ha comunicato che, in linea generale, sulla rete autostradale gestita da detta concessionaria sono attivati cantieri con impiegate mediamente oltre 300 persone al giorno.
In via indicativa, i cantieri aperti quotidianamente sono così suddivisibili:
il 25 per cento dei cantieri riguarda la realizzazione delle grandi opere, la manutenzione degli impianti, gli interventi per la sicurezza, gli interventi di ripristino danni a seguito di incidenti;
il 25 per cento i rifacimenti delle pavimentazioni;
il 20 per cento la segnaletica orizzontale;
il 30 per cento interventi sulle opere in verde.

L'analisi della incidentalità grave sulla rete autostradale di competenza della società Autostrade per l'Italia riconduce le cause di decesso nei cantieri di lavoro a violazioni del Codice della strada. Come le più frequenti dinamiche confermano, la principale causa degli incidenti stradali con conseguenze sugli operatori delle imprese risiede nei comportamenti di guida degli utenti i quali concorrono in maniera determinante alla sicurezza dei cantieri stessi.
Il problema risiede, da un lato nel rispetto delle prescrizioni impartite con la segnaletica (limiti di velocità in particolare) e, dall'altro, nella sensibilità e attenzione che i conducenti, specialmente di mezzi pesanti, devono prestare in tali situazioni. In riferimento alle cause di incidentalità riscontrate, la repressione delle violazioni deve quindi diventare strumento basilare di prevenzione.
Per tali motivi, la società Autostrade per l'Italia ha da tempo adottato con la Polizia stradale alcune misure volte ad attenuare i fattori di rischio tra cui:
1) l'utilizzo dei cartelli a messaggio variabile per la presegnalazione dei lavori in corso;
2) l'utilizzo di lampade e di carrelli mobili di preavviso ad altissima efficienza luminosa ad integrazione della segnaletica di legge;
3) l'installazione di box autovelox portatili in posizione ben visibile all'interno dei restringimenti ed in prossimità delle zone con presenza di operatori aventi una principale funzione deterrente.

Per quanto riguarda i sinistri evidenziati nelle interrogazioni cui si risponde, si riferisce quanto comunicato dalla società Autostrade per l'Italia.

Sinistro sulla A12 Livorno-Rosignano
Lunedì 23 ottobre 2006, alle ore 7:00 circa, un furgone in viaggio sulla A12, al Km 201 tra Collesalvetti e Rosignano, nonostante la segnaletica di preavviso di cantiere, il restringimento già installato e il limite di velocità imposto di 60 chilometri orari, irrompe ad alta velocità nell'area delimitata per lavori investendo un giovane operaio dell'impresa esecutrice che stava completando l'allestimento del cantiere.
Al momento del tragico incidente la visibilità era buona e la pavimentazione asciutta. Il cantiere era accuratamente segnalato secondo gli standard di sicurezza previsti dalle norme. L'uomo alla guida del furgone si è allontanato senza prestare soccorso e si è costituito nella notte dichiarando di essere stato colto da un colpo di sonno e successivo stato di panico.

Sinistro sulla A4 Milano-Bergamo

Il sinistro è avvenuto in corrispondenza della uscita dismessa di Trezzo sull'Adda

alla progressiva 33+500 in carreggiata ovest. Erano in corso lavori notturni di pulizia del sottocordolo di margine destro unitamente ad interventi di ripristino dei catadriotti sul new jersey posto a delimitazione della corsia di emergenza per la protezione dei cantieri di lavoro. Per presegnalare questi lavori gli operatori hanno utilizzato un cantiere in lento movimento conforme al disciplinare di cui al decreto ministeriale del 10 luglio 2002 (come verificato dalla Polizia stradale).
Si evidenzia che i tre carrelli appendice utilizzati in sequenza per tale schema di cantiere sono dotati di segnalazioni luminose e lampeggiatori ad altissima efficienza e che, nelle condizioni di rettilineo in cui si è verificato l'incidente, tutti i carrelli risultavano pienamente visibili a grande distanza.
È stato, inoltre, rilevato che i due deceduti, al momento del sinistro, si trovavano in area protetta da
guard-rail all'esterno della carreggiata autostradale.
L'incidente si è sviluppato con la seguente dinamica:
alle ore 3:30 circa dell'8 novembre 2006, a causa di una probabile distrazione alla guida del conducente (come da sue dichiarazioni alla polizia di stato), un autoarticolato tamponava violentemente uno dei furgoni della ditta A.V.R., che in corsia di marcia lenta segnalava - trainando uno dei carrelli appendice - la presenza del cantiere in lento movimento;
a seguito dell'urto il furgone veniva proiettato a metà della rampa di uscita del dismesso svincolo di Trezzo;
l'autoarticolato, perso il controllo da parte del conducente, deviava verso destra ribaltandosi. Nello sbandamento, prima urtava violentemente il mezzo d'opera (autospazzatrice) e, successivamente, investiva i due addetti che operavano in quel momento a terra all'interno della piazzola dietro la barriera metallica. Rimanevano anche feriti un altro operatore della ditta A.V.R. ed il conducente dell'autoarticolato.

La società Autostrade per l'Italia ha poi rappresentato i provvedimenti specifici per la sicurezza adottati in occasione dei lavori di ampliamento a quattro corsie del tratto Milano Est-Bergamo.
I lavori di ampliamento della Milano Bergamo sono eseguiti secondo gli standard adottati per tali tipologie di intervento da Autostrade per l'Italia e definiti con lo scopo di minimizzare l'impatto dei cantieri sulla fluidità e sulla sicurezza della circolazione. Tali standard; contenuti in un protocollo condiviso con l'Intesa dei Consumatori, prevedono:
la verifica di tutte le condizioni operative e della piena potenzialità produttiva delle imprese prima dell'inizio delle cantierizzazioni sul piano stradale;
di conservare costantemente aperto al traffico lo stesso numero di corsie preesistenti;
di limitare l'estensione dei tratti con occupazione della corsia di emergenza, imponendo alle imprese fasi di lavoro opportunamente parzializzate;
la realizzazione, lungo i suddetti tratti, di piazzole di sosta e di accessi dalla viabilità esterna per agevolare gli interventi di soccorso;
l'allestimento di presidi interni di soccorso meccanico finalizzati a ridurre i tempi di intervento in caso di incidente;
la collocazione e concentrazione dei lavori non eseguibili senza interruzioni della circolazione (es. demolizione e varo di cavalcavia) nelle notti a minor traffico;
la definizione, d'intesa con la Polizia stradale, di specifici piani di vigilanza e controllo, comprendenti l'installazione a carico di Autostrade per l'Italia degli strumenti e delle tecnologie ritenute necessarie.

Nello specifico, sono state adottate le seguenti iniziative sul tratto in questione:
in corrispondenza dei tratti con interdizione della corsia di emergenza, è imposto il limite di velocità di 100 chilometri orari e il divieto di sorpasso per mezzi pesanti (oltre le 7,5 tonnellate). La Polizia Stradale sta attivando il sistema di controllo e

sanzionamento automatico delle violazioni al divieto di sorpasso installato da Autostrade per l'Italia;
lungo i medesimi tratti sono installati dissuasori di velocità per sensibilizzare e far adeguare i comportamenti di guida in relazione ai limiti di velocità temporanei imposti. Allo stesso scopo, la Polizia stradale effettua frequenti servizi dedicati di controllo della velocità;
alcune delle piazzole di sosta sono dotate di cancelli con strade di collegamento alla viabilità esterna appositamente realizzate. Tali dotazioni, funzionali al miglioramento della gestione delle emergenze, sono state previste nell'ambito del «Protocollo per l'organizzazione e l'attivazione dei soccorsi sanitari nell'ambito dei cantieri di costruzione della 4a corsia», sottoscritto nel dicembre 2005 dalla Direzione Autostrade per l'Italia di Milano, dal 118 Lombardia e dall'impresa esecutrice Pavimental;
per limitare al massimo le interferenze con il traffico in scorrimento sull'autostrada, i lavori sono effettuati con cantieri di una lunghezza media pari a circa 3 km, intervallati da tratti non soggetti ad intervento, compatibilmente con la morfologia dell'area interessata;
vengono conservate le tre corsie di marcia attuali senza limitazioni della capacità di deflusso dell'autostrada, escludendo la sola corsia di emergenza con delimitazioni realizzate in barriera
new jersey a protezione sia dei lavoratori che degli utenti;
è garantita la presenza e il pattugliamento costante di due specialisti del traffico della Direzione di Milano dalle ore 6 alle ore 21 dal lunedì al venerdì e di uno specialista dalle ore 7 alle ore 15 del sabato;
sono operativi durante l'intera settimana, 24 ore su 24, due centri mobili degli ausiliari della viabilità della Direzione di Milano;
è potenziato il servizio di soccorso meccanico con l'aggiunta di 9 veicoli operativi per un totale di 63 mezzi disponibili sulla tratta. Sono stati istituiti, inoltre, presidi fissi in orario diurno di mezzi per il soccorso leggero (2) e pesante (1) presso gli svincoli di Cavenago, Capriate e Trezzo;
sono potenziate le attività di vigilanza e controllo da parte della Sezione Polizia stradale di Milano con l'incremento di un equipaggio nei quadranti diurni e feriali, oltre ai due già normalmente previsti (tre tratte: Milano-Agrate/Agrate-Bergamo/Bergamo-Brescia);
sono operative, nel tratto Milano Est-Bergamo, 19 telecamere per il monitoraggio delle condizioni di viabilità e 36 colonnine SOS di cui 18 foniche.

Il Ministero dell'interno, per quanto di propria competenza ha fatto conoscere che sull'autostrada Milano-Bergamo, in corrispondenza dei cantieri presenti, dal mese di giugno 2006 sono stati organizzati dalla Polizia stradale appositi servizi di controllo automatizzato della velocità mirati a contrastare e prevenire il fenomeno infortunistico. Nel periodo giugno-dicembre 2006 sono stati effettuati 95 servizi di controllo della velocità con autovelox nel corso dei quali sono state accertate 2357 violazioni.
L'attività preventiva e repressiva attuata dalla polizia stradale sull'arteria autostradale in questione, ribadisce il Ministero dell'interno, può considerarsi efficace soprattutto in considerazione del volume del traffico e del bacino di utenza tra quelli a maggiore densità dell'intera rete autostradale nazionale.
Nel mese di marzo 2006 la Polizia stradale ha effettuato specifici e mirati servizi di repressione degli eccessi di velocità in prossimità dei cantieri di lavoro che presentino durata non inferiore a cinque giorni con esclusione di quelli considerati mobili.
Tanto premesso per quanto riguarda la dinamica dei fatti e le iniziative assunte dal gestore autostradale, dal punto di vista normativo si deve evidenziare che il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è oggetto di particolare attenzione da parte del Governo.

La sicurezza dei lavoratori è, difatti, materia di elevata rilevanza sociale che trova fondamento nella Costituzione (articolo 32 e 41, comma 2) e nel diritto comunitario, che ha tra i suoi cardini «il compito di promuovere... un elevato livello di protezione sociale» (articolo 2 Trattato istitutivo della Comunità europea).
Come significativo fattore di garanzia del diritto alla salute, costituisce bene inderogabile a rilevanza pubblicistica ed in quanto tale sottratto alla disponibilità di chiunque ne debba determinare i suoi contenuti in applicazione delle disposizioni di legge e regolamenti.
Sin dall'insediamento del nuovo Governo, le problematiche connesse alla sicurezza sui luoghi di lavoro hanno assunto un ruolo centrale nelle iniziative legislative e più in generale nell'attività istituzionale delle amministrazioni interessate.
Per quanto attiene più in particolare al settore dei lavori pubblici, pur in presenza di un quadro normativo che assicura idonei presidi e garanzie per la sicurezza e la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro, si è ritenuto opportuno rafforzare ed implementare, per via normativa, gli strumenti di tutela.
In primo luogo si segnala che con il decreto-legge 4 luglio 2006, numero 223 è stata introdotta una disposizione che prevede una incisiva promozione della sicurezza sul lavoro. Infatti l'articolo 36-
bis del citato decreto-legge, prevede che, nel caso in cui si riscontri, nell'ambito dei cantieri edili, l'impiego di personale irregolare ovvero in caso di reiterate violazioni della disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro, di riposo giornaliero e settimanale, venga adottato il provvedimento di sospensione dei lavori.
La stessa disposizione prevede, altresì, che venga adottato per le imprese inadempienti un provvedimento interdittivo alla contrattazione con le pubbliche amministrazioni ed alla partecipazione a gara pubbliche di durata pari a quello della citata sospensione.
Il Ministero delle infrastrutture ha provveduto a dare attuazione a tale disposizione con la circolare 3 novembre 2006, n. 1733.
Si segnala a riguardo che nei primi tre mesi di applicazione della normativa in questione sono state disposte oltre 1000 sospensioni di lavori nei cantieri, mentre sono oltre 150 provvedimenti interdettivi in corso di istruttoria.
Nella prospettiva del rafforzamento degli strumenti di tutela si sottolinea che nello schema di decreto legislativo correttivo del codice del contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, sono state previste alcune importanti novità nel senso di una maggiore tutela dei lavoratori, peraltro richieste anche dalle forze sindacali e sollecitate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Appare evidente che con l'entrata in vigore delle misure così previste si conseguirà certamente l'obiettivo del miglioramento della sicurezza sui luoghi lavoro, dando piena attuazione al dettato costituzionale ed apprestando, al contempo, strumenti idonei a debellare il gravissimo fenomeno delle «morti bianche» sui cantieri di lavoro.
Lo stesso tema della sicurezza verrà ulteriormente approfondito all'interno del nuovo regolamento di cui all'articolo 5 del Codice dei contratti pubblici.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende che entro marzo 2007 è prevista la cessazione dell'attività produttiva dello stabilimento di Telgate (Bergamo) della Dorel Italia S.p.A., nota come Mon Bebè, denominazione che aveva agli inizi degli anni '90 ovvero prima dell'arrivo, tre anni fa, del Gruppo Dorel;
l'azienda avrebbe intenzione di abbandonare l'attività produttiva (puericultura pesante, seggiolini, passeggini, fasciatoi e bagnetti) divenendo, quindi, presidio logistico, commerciale e amministrativo per il mercato italiano di produzioni effettuate in altre aree;

il ridimensionamento dello stabilimento di Telgate colpirebbe circa un centinaio di lavoratori, sui 135 attualmente in organico;
questa riorganizzazione, rientra nel progetto europeo di ristrutturazione, operato dalla Direzione europea Dorel France che fa capo al Gruppo canadese Dorel Industries, quotato alla Borsa Canadese e al Nasdaq americano -:
se siano a conoscenza della situazione illustrata in premessa e quali interventi i Ministri intendano adottare in proposito, al fine di tutelare i lavoratori dello stabilimento di Telgate.
(4-01772)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, a conclusione degli accertamenti esperiti, la Direzione provinciale del lavoro di Bergamo ha comunicato quanto segue.
La situazione dell'organico aziendale della società DOREL ITALIA S.p.a. avente sede legale ed operativa in Telgate (Bergamo) è attualmente di 128 dipendenti.
La Dorel Italia S.p.a. è una filiale a Socio unico della DOREL FRANCE S.p.a.,
la quale fa capo ad una multinazionale canadese la Dorel Industries, quotata in borsa. L'attività svolta riguarda la produzione e la commercializzazione di articoli per l'infanzia e per la casa.
Nell'ambito di un piano di ristrutturazione predisposto dalla Direzione europea Dorel France S.p.a. dei siti produttivi europei dislocati attualmente tra il Portogallo e la Francia e l'Italia, è stato deciso di procedere entro il 31 marzo 2007 alla chiusura dell'unità produttiva sita in Italia, a Telgate (Bergamo), con l'obiettivo di mantenere in detto sito solo l'attività amministrativa, commerciale e logistica.
I lavoratori coinvolti dal ridimensionamento aziendale sono 90 e precisamente tutti gli operai e gli impiegati addetti al reparto produzione.
Vi sono state, in seguito a tali avvenimenti, diverse agitazioni da parte dei lavoratori che sono sfociate, attraverso il coinvolgimento e la rappresentanza dei sindacati in vari incontri con la direzione aziendale italiana, con la Confindustria di Bergamo e con la Provincia di Bergamo.
Sono a tutt'oggi in atto incontri e trattative volti a far luce sul problema occupazionale, ma alla stato non esiste alcun accordo sindacale vista la criticità della situazione.
L'Azienda non ha ancora deciso di adottare o attivare alcun tipo di procedura rispetto al personale in esubero.
Le ragioni relative al riordino dei siti produttivi europei e alla conseguente chiusura del sito italiano sono scaturite, in ambito europeo, dalla riflessione e dalla ponderazione della gravosità, in Italia, piuttosto che altrove, del mantenimento di una unità produttiva che, pur non avendo mai prodotto perdite negli ultimi anni, riduce i margini di profitto e la realizzazione degli obiettivi imprenditoriali che, per la Dorel S.p.a., si estendono e ricoprono un mercato globale.
Si fa presente, infine, che le Parti Sociali, a tutt'oggi, non hanno presentato presso i competenti Uffici di Questo Dicastero, alcuna richiesta di incontro per l'esame della situazione occupazionale della società, né tantomeno è pervenuta alcuna segnalazione al riguardo.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è residente negli USA e precisamente in Florida da molti anni la medaglia d'argento al valor militare Attilio Mario Russo, già comandante del regio sommergibile «Marea» durante la II guerra mondiale, nato in Italia nel 1915 e già qui per decenti residente;
il comandante Russo ottenne altre 14 decorazioni al valor militare, ha avuto anche di recente alcuni significativi riconoscimenti consegnatigli anche da autorità italiane e perse la cittadinanza italiana - peraltro senza averne conoscenza e in

modo automatico - nel momento in cui fu impedita la doppia cittadinanza italiana e statunitense;
da anni il comandante Russo spera di poter riottenere la cittadinanza italiana, pratica per la quale si interessarono a suo tempo non solo il nostro consolato di Miami ma perfino la Presidenza della Repubblica e che fu sollecitata anche da qualificati organismi italo-americani, come il CO.MI.TES di Miami;
in passato e con grande spazio sui media è stata oggetto di promozione la avvenuta, rapida, concessione della cittadinanza italiana ad attori statunitensi di lontana origine italiana, mentre non risulta che analogo atteggiamento sia tenuto per un eroe di guerra di 91 anni il cui unico desiderio è il riottenimento «morale» di una cittadinanza persa a suo tempo per pure necessità burocratiche -:
quali iniziative intendano attivare i Ministeri in indirizzo al fine di concludere al più presto l'iter burocratico affinché il comandante Attilio Mario Russo possa ottenere nuovamente anche la cittadinanza italiana, Patria per la quale si è distinto durante l'intera sua vita.
(4-01527)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
La vicenda che riguarda il tenente di vascello Attilio Mario Russo ha inizio nel 1950 quando lo stesso ha acquistato volontariamente la cittadinanza statunitense e, per effetto dell'articolo 8, comma 1, della legge 13 giugno 1912, n. 555, all'epoca vigente, ha perduto la cittadinanza italiana.
Con l'entrata in vigore della legge 5 febbraio 1992, n. 91, l'interessato avrebbe potuto avvalersi delle disposizioni contenute nel 1o comma dell'articolo 17, che aveva introdotto un regime transitorio di riacquisto della cittadinanza italiana, inizialmente per un biennio dalla data di entrata in vigore della suddetta legge e successivamente prorogato fino al 31 dicembre 1997.
Nel predetto periodo di vigenza, la norma in esame aveva offerto la possibilità agli
ex connazionali naturalizzatisi stranieri di riacquistare la cittadinanza italiana, senza la necessità di fissare la propria residenza in Italia, ma rendendo apposita dichiarazione all'estero in tal senso dinanzi all'Autorità diplomatico-consolare.
Il tenente Russo, comunque, può al momento avvalersi dell'istituto del riacquisto della cittadinanza italiana previsto in via generale dall'articolo 13 della citata legge 5 febbraio 1992, n. 91; si tratta dell'unica disposizione che disciplina la possibilità di riacquisto per tutte le ipotesi di perdita della nostra cittadinanza e ne stabilisce le modalità.
In particolare, l'articolo 13 lettera
c) dispone che chi ha perduto la cittadinanza la riacquista «se dichiara di volerla riacquistare ed ha stabilito o stabilisce, entro un anno dalla dichiarazione, la residenza nel territorio della Repubblica»; tale dichiarazione può essere resa anche all'estero.
Altra modalità è disciplinata dalla lettera
d) dello stesso articolo, secondo cui chi ha perduto la cittadinanza la riacquista in via automatica «dopo un anno dalla data in cui ha stabilito la residenza nel territorio della Repubblica, salvo espressa rinuncia entro lo stesso termine».
La competenza in ordine alle procedure di riacquisto di cui sopra è quindi dei comuni o delle Autorità consolari italiane in relazione al luogo di residenza del richiedente.
Inoltre l'articolo 15 della legge 91 del 1992 stabilisce che il riacquisto della cittadinanza decorre dal giorno successivo a quello in cui si sono adempiute le condizioni e formalità richieste.
Per quanto concerne i presunti casi ai quali sarebbe stata riservata una particolare attenzione per la concessione della cittadinanza italiana, si fa presente che le fattispecie di cui trattasi sono diverse le une dalle altre. Inoltre, i tempi dei relativi procedimenti sono strettamente correlati sia alla completezza e regolarità della documentazione prodotta dal richiedente, sia agli obblighi di completamento dell'attività istruttoria, corredata dai necessari pareri.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

ZACCHERA. - Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è in via di ultimazione la progettazione del nuovo elettorodotto Ossola-Sud-Borgonianero-Pianura Padana che interconnetterà ulteriormente la nostra rete elettrica con quella svizzera;
in alcuni tratti la nuova linea elettrica attraverserà attraverso centri abitati come nel caso della frazione di Agrano nel comune di Omegna (provincia del Verbano Cusio Ossola);
in ogni sede gli abitanti e gli amministratori locali hanno sottolineato i potenziali pericoli per la salute dovuta al nuovo elettrodotto che passerà sopra le abitazioni, mentre avrebbe potuto essere spostato ad alcune centinaia di metri dall'abitato con un tracciato che non avrebbe così attraversato zone abitate;
si era parlato a diversi livelli di un parziale interramento dei cavi, ipotesi poi non realizzata in sede di progettazione solo per ragioni economiche -:
in che modo intenda tutelare il diritto alla salute delle popolazioni locali e se non ritenga opportuno che si pervenga all'individuazione di un tracciato di minore pericolosità per la popolazione di Agrano e più rispettoso anche dal punto di vista paesaggistico ed ambientale.
(4-01873)

Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo indicato in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri del 23 gennaio 2007, si riferisce quanto segue.
In merito alle questioni sollevate riguardanti i potenziali pericoli per la salute delle popolazioni locali a seguito della costruzione di nuovi elettrodotti in Val d'Ossola Sud si precisa che l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli elettrodotti, degli oleodotti e dei gasdotti, facenti parte delle reti nazionali di trasporto dell'energia, ai sensi dell'articolo 1-
sexies del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito con modificazioni dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290 e ulteriormente modificato dall'articolo 1, comma 26 della legge 23 agosto 2004, n. 239, è rilasciata dalle amministrazioni statali competenti. Allo scopo di chiarire la sfera di competenza del Ministero delle infrastrutture in tale ambito, si fa presente che, nel suddetto procedimento di autorizzazione alla costruzione ed all'esercizio degli elettrodotti, questo Ministero ha il compito di verificare la conformità degli elettrodotti stessi alla normativa tecnica di settore, con riferimento all'osservanza delle condizioni di sicurezza ai fini della pubblica incolumità sia per gli aspetti di stabilità delle strutture sia per la sicurezza elettrica e di esposizione dei campi magnetici attraverso pareri di carattere generale.
In merito, quindi, alle specifiche opere oggetto dell'interrogazione, il Ministero delle infrastrutture ha già acquisito dalla società Terna S.p.A. il piano tecnico delle opere riguardanti la «Razionalizzazione della Rete elettrica nazionale Val d'Ossola Sud» consistente nella ricostruzione di varie tratte di elettrodotti a 132 kV per un totale di circa 93 Km; su detti interventi risulta tuttora in corso a cura della Regione Piemonte la fase di «valutazione e giudizio di compatibilità ambientale» ai sensi dell'articolo 12 della legge regionale del 14 dicembre 1998, n. 40. Questo Ministero è al momento in attesa di acquisire un'aggiornata e completa documentazione progettuale da parte degli enti competenti al fine di poter esprimere il proprio parere di competenza in una conferenza di servizi che dovrà essere indetta a cura del Ministero dello sviluppo economico.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo strumento di Rai International è fondamentale nei rapporti con gli italiani
lo strumento di Rai International è fondamentale nei rapporti con gli italiani residenti all'estero che da sempre sottolineano l'importanza delle sue trasmissioni

e soprattutto quelle legate all'informazione dall'Italia e tra le stesse comunità italiane all'estero;
il nuovo piano editoriale di Rai International prevederebbe l'abolizione del programma Sportello Italia, in assoluto il più gradito ed il più seguito dagli Italiani all'estero per i suoi utili contenuti informativi-:
se rispondano al vero le notizie apparse sulla stampa specializzata secondo le quali a fronte di una rinnovata convenzione da parte della Presidenza del Consiglio con la Rai per il servizio pubblico destinato ai connazionali nel mondo con importo invariato rispetto agli anni precedenti (euro 35 milioni), l'importo che la stessa Rai destinerebbe al budget di Rai International sarebbe decurtato del 15 per cento;
se la Rai abbia comunicato al ministero, ai sensi dell'articolo 9 del contratto di servizio, i dati relativi al programma Sportello Italia e, in caso affermativo, se gli stessi confermino il suo elevatissimo gradimento.
(4-02569)

Risposta. - La Direzione generale degli Italiani all'estero svolge, nel quadro della Convenzione Presidenza del Consiglio dei ministri-RAI per le trasmissioni radiofoniche e televisive destinate a stazioni estere (decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1997), un monitoraggio annuale che da ultimo ha evidenziato un interessamento delle collettività italiane all'estero per le tipologie di programma come «Sportello Italia». Peraltro, dall'ultima rilevazione annuale sono risultate alcune critiche circa la conduzione e la trattazione dei contenuti ritenuti di minore interesse. In ogni caso è stato chiesto un ampliamento di programmi di servizio che trattino argomenti di interesse pratico: pensioni, cittadinanza passaporti, borse di studio, eccetera.
In una recente audizione richiesta dal Consiglio generale degli italiani all'estero, tenutasi presso questo Ministero degli esteri, il nuovo direttore di RAI International Piero Badaloni, ha riferito di non avere ancora adottato decisioni definitive sulla ventilata chiusura di «Sportello Italia», ma di essere piuttosto orientato ad una ristrutturazione del programma, che terrà conto di due
input distinti nei contenuti: da un lato, la parte di «servizio» della trasmissione e dell'altro l'interazione con le comunità. Sempre nel corso dell'audizione, per quanto riguarda in particolare il budget di RAI International, Badaloni ha riferito che è rimasto sostanzialmente invariato, attestandosi sui 35 milioni di euro (Iva esclusa). Inoltre, circa un ventilato taglio delle risorse del 15 per cento, il direttore di RAI Intemational ha precisato che c'è stato un invito a contrarre del 15 per cento le spese per produzioni specifiche, anche attraverso interventi di razionalizzazione delle disponibilità finanziarie, ma che tale «sacrificio» dovrebbe riguardare a suo avviso tutte le reti RAI e non solo Rai International.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.

ZANELLA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
dopo circa 5 anni dall'approvazione del cosiddetto «progetto definitivo» e mentre si procede con i lavori già finanziati del Mose, come reso noto dalla stampa locale, cerniere e connettori subacquei sono ancora allo studio a dimostrazione che il progetto definitivo dell'opera, ovvero la parte tecnologica che riguarda il sistema di chiusura delle bocche di porto, non esiste;
il 26 gennaio 2007 il Comitato tecnico di magistratura, presieduto dalla presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, ha approvato un pacchetto di studi e progetti sul Mose tra i quali anche il prototipo della nuova cerniera delle paratoie messa a punto dal Consorzio Venezia Nuova;
in 480 giorni dovranno essere sperimentati e dunque presentati i delicati meccanismi che sostengono e che fanno funzionare l'intero sistema: le cerniere che legano le paratoie alla base e ai cassoni in

calcestruzzo ed i connettori, tubi che devono immettere l'aria compressa dentro i 79 cassoni di acciaio per farli sollevare dal fondo delle tre bocche di porto in caso di necessità;
i connettori sconnettibili sono componenti fondamentali per la sicurezza e l'affidabilità delle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere, e rappresentano l'unica garanzia di sicurezza ed affidabilità dell'intero sistema nel tempo per questo progetto, pertanto sarebbe assolutamente grave se anche su questi requisiti di progetto si dovessero accettare compromessi e giustificazioni;
è stato approvato dal Comitato tecnico anche il proseguimento dei lavori di consolidamento del campanile di San Marco: la ditta Sacaim, incaricata dei lavori, è stata autorizzata a utilizzare moderni sistemi di tiranti in titanio, più affidabili e resistenti. La base del campanile, che aveva fatto registrare preoccupanti cedimenti, sarà ingabbiata e incernierata con le aste in titanio;
per progetti tecnologicamente avanzati, è assolutamente indispensabile risolvere tutti gli aspetti critici del progetto prima di passare alla fase di progetto definitivo, soprattutto quando si utilizzano componenti del tutto nuovi per dimensioni e applicazione, essenziali al funzionamento e all'affidabilità del sistema nel tempo, senza che questi ultimi non siano stati prima studiati, progettati, provati e qualificati e quindi in assenza di dati di affidabilità riscontrabili da esperienze similari. Neppure un progetto di massima, se contiene componenti nuovi e dei quali non si conosce l'affidabilità, può definirsi tale, in questi casi si parla solo di progetto preliminare di fattibilità che è condizionato alla verifica di fattibilità di questi componenti per poter passare alla fase di progetto di massima e/o definitivo;
in attesa delle decisioni del Cipe sui finanziamenti del 2007, il Consorzio Venezia Nuova può contare sui residui dei 1.500 milioni di euro (tremila miliardi di ex lire) stanziati dal Cipe negli ultimi tre anni grazie alla Legge Obiettivo -:
se il Governo sia a conoscenza della paradossale situazione di un'opera che è già costata moltissimo al nostro paese e della quale, invece, ancora non esiste un progetto definitivo completo;
se il Governo non ritenga necessario fare chiarezza su tale situazione attivando al più presto, come già richiesto da più parti, un organismo terzo e imparziale di controllo ai lavori;
cosa pensi di fare il Governo nel caso in cui le prove di qualifica del componente fondamentale del sistema non raggiungessero i risultati richiesti;
se, di fronte a tutti questi problemi, non ultima la necessità di imbrigliare il campanile di San Marco, il Governo non ritenga necessario sospendere i lavori del Mose, almeno fino a quando l'iter dei ricorsi all'Unione europea e alla magistratura di Wwf, Lipu e Italia Nostra non sia concluso.
(4-02444)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto concerne il progetto definitivo completo delle opere alle bocche di porto per la regolazione dei flussi di marea, deve precisarsi che il sistema di chiusura delle paratoie mobili è stato oggetto, sin dal 1987, di lunga ed approfondita sperimentazione mediante il Modulo sperimentale elettromeccanico nell'ambito del quale è stato verificato il funzionamento di due diverse tipologie di cerniere.
I relativi accertamenti, condotti per più anni, hanno dimostrato che ambedue i meccanismi di chiusura delle paratoie presentano i requisiti di affidabilità e sicurezza necessari a garantire il funzionamento dell'intero sistema Mose.
Ciò posto, deve rappresentarsi che gli studi recentemente commissionati in ordine alle cerniere delle paratoie sono esclusivamente finalizzati ad apportare quegli adattamenti tecnici che saranno ritenuti opportuni

al fine di introdurre ulteriori migliorie all'opera, fermi i valori economici già concordati.
Con riferimento quindi all'eventualità di attivare «un organismo terzo ed imparziale di controllo ai lavori», nel sottolineare che non esiste alcuna previsione in tal senso nell'ambito della vigente normativa in materia di lavori pubblici e che le attività di vigilanza sono riservate all'Amministrazione concedente, deve rammentarsi che l'articolo 4 della legge 798 del 1984 ha istituito il Comitato misto cui sono state demandate tutte le attività afferenti l'indirizzo, il coordinamento ed controllo della Salvaguardia di Venezia.
Deve essere evidenziato che, con riferimento alle opere di regolazione delle maree, sono state acquisite tutte le autorizzazioni normativamente previste, così come confermato dal Tribunale amministrativo regionale del Veneto che, con sentenze nn. 2480 del 2004, 2481 del 2004, 2482 del 2004 e 2483 del 2004, ha concluso per la legittimità di tutti gli atti adottati nel lungo iter volto alla definitiva approvazione del progetto.
Tali decisioni, confermate dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1102 del 2005 della VI Sezione, hanno chiarito:
che l'opera (il Sistema Mose) è prevista dall'articolo 3 della legge n. 139 del 1992, da cui gli organismi e gli enti preposti non possono discostarsi;
che tutte le norme di legge sono state rispettate e che sul progetto si sono positivamente espressi, ai fini della sua realizzazione, gli enti locali e la Regione Veneto;
che la procedura di Valutazione di impatto ambientale si è positivamente conclusa con la decisione del Consiglio dei ministri in data 15 marzo 2001 e con il parere del Comitato di indirizzo coordinamento e controllo
ex articolo 4 della legge n. 798 del 1984;
che la Commissione per la salvaguardia di Venezia si è legittimamente pronunciata al pari del Comitato di settore del Ministero per i beni e le attività culturali;
che legittimamente l'opera è stata inserita nel programma previsto dalla «legge obiettivo».

Conseguentemente, il Governo ed il Comitato misto di cui all'articolo 4 della legge n. 798 del 1984 hanno stabilito, in conformità alla legge, che i lavori afferenti la realizzazione delle opere alle bocche di porto devono proseguire.
Da ultimo, si precisa che i lavori di consolidamento fondazionale del campanile di San Marco, approvati tecnicamente dal Magistrato alle acque e che saranno eseguiti non appena saranno disponibili i fondi necessari, non sono assolutamente collegabili ai lavori del «sistema Mose».

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.