Allegato B
Seduta n. 142 dell'11/4/2007

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo la Relazione sullo stato sanitario del Paese 2001-2002 del ministero della Salute, i tumori costituiscono circa il 27 per cento delle cause di morte nella popolazione italiana;
al fine di diminuire tale incidenza, la prevenzione è universalmente riconosciuta quale strumento fondamentale. Prima si individua un tumore, più aumentano le possibilità di curarlo. In particolar modo, come da raccomandazione Europea, sono tre gli screening dei tumori validati e recepiti nel Piano nazionale della Prevenzione 2005-2007:
1) Screening del tumore al seno;
2) Screening del tumore della cervice uterina;
3) Screening del cancro del colon retto;
eppure, il maggior numero di decessi è stato osservato per i tumori polmonari. Infatti, sempre secondo la Relazione sullo stato sanitario del Paese 2001-2002, nel

1998 sono morti per tumore al polmone 31.541 persone, a fronte di 13.738 decessi per cancro del colon retto, 11.031 per tumore della mammella e 2.793 per tumore dell'utero. Si prevede che nel 2020 ci saranno 10 milioni di morti/anno nel mondo. Nei Paesi occidentali si muore di più di tumore polmonare da solo, che di tumore della mammella, dell'intestino e della prostata messi insieme;
inoltre, mentre la prognosi per altri tumori è migliorata negli anni, per quanto riguarda il tumore polmonare nulla è cambiato negli ultimi decenni: la sopravvivenza a 5 anni dopo la diagnosi era intorno al 10 per cento negli anni '70 ed è sempre del 10 per cento oggi;
poichè la causa maggiore del tumore polmonare è il fumo, le campagne di prevenzione si sono concentrate più che altro sulla disincentivazione dal fumo, ma con risultati poco confortanti, come ha più volte evidenziato l'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori). Smettere di fumare, inoltre, non è necessariamente sufficiente ad evitare il manifestarsi del tumore al polmone. Infine, corrono il rischio di tumore anche lavoratori esposti a sostanze nocive quali asbesto, beryllium, uranio o radon;
come dimostrano ormai molteplici studi, la tecnologia oggi esistente è in grado di diagnosticare il tumore ai polmoni nelle sue fase iniziali. Ad esempio, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine in ottobre 2006 (Claudia I. Henschke et al., «Survival of Patients with Stage I Lung Cancer Detected on CT Screening», Nejm 335, 17), su 31.567 persone asintomatiche ma a rischio (fumatori ed ex-fumatori in particolare), sono stati diagnosticati 484 tumori polmonari grazie allo screening annuale con Tac spirale del torace. L'85 per cento di questi tumori era al 1o stadio. 382 di questi pazienti sono stati sottoposti all'asportazione del tumore entro 1 mese dalla diagnosi. La percentuale di sopravvivenza è risultata del 92 per cento;
è bene ricordare che la grandissima parte dei tumori polmonari è diagnosticata a seguito della manifestazione di uno o più sintomi. Solitamente, quando un paziente percepisce i primi effetti del tumore, questo è già in fase avanzata. Per questo motivo la mortalità è così alta fra i pazienti a cui è diagnosticato un tumore polmonare. Lo screening annuale, invece, permette una diagnosi precoce. L'80 per cento dei tumori diagnosticati con lo screening sono infatti nel 1o stadio, ovvero quando la percentuale di sopravvivenza si aggira intorno all'80 per cento;
una politica di prevenzione, quale lo screening annuale, potrebbe salvare la vita a circa 20mila delle oltre 30mila persone che ogni anni muoiono in Italia per tumore ai polmoni;
individuando appropriatamente la popolazione ad alto rischio (in particolar modo fumatori ed ex-fumatori pesanti), lo screening potrebbe portare benefici anche dal punto di vista economico al sistema sanitario nazionale. In molti casi, si potrebbero evitare i tremendi costi richiesti da terapie antitumorali e ricoveri a lungo termine per pazienti affetti da tumori in stadio avanzato e che hanno poche possibilità di sopravvivere oltre i cinque anni;
oggi, la letteratura scientifica internazionale ha dimostrato l'efficacia dello screening nella lotta al più mortale dei tumori. Se tale modalità di prevenzione non verrà adottata, o perlomeno seriamente valutata, non potremo giungere ad altra conclusione se non che vi è oggi, nei confronti dei pazienti affetti da tumore polmonare, una sorta di discriminazione: tale malattia - una probabile condanna a morte - sarebbe conseguenza «meritata» e voluta attraverso scelte individuali deleterie per la salute (come fumare) -:
cosa intenda fare il ministro della Salute al fine di promuovere una efficace politica di prevenzione del tumore polmonare, anche tramite la promozione dello screening periodico con Tac spirale della popolazione a rischio.
(5-00935)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Emea, l'agenzia europea del farmaco, ha recentemente stabilito che il farmaco antidepressivo Prozac può essere somministrato anche ai bambini, a partire dagli 8 anni;
sulla Gazzetta ufficiale italiana, in data 27 marzo, è stata pubblicata la Modificazione dell'autorizzazione all'immissione in commercio, secondo procedura di mutuo riconoscimento, della specialità medicinale Prozac con la quale viene autorizzata e regolamentata in Italia la somministrazione ai bambini di tale farmaco;
la possibilità di somministrare tale farmaco anche ai bambini ha sollevato molteplici reazioni critiche da parte del mondo politico, istituzionale e scientifico, oltre che di numerose associazioni che si occupano della tutela dei diritti e della salute dei minori;
numerose agenzie scientifiche specializzate avrebbero raccomandato massima prudenza e particolari limitazioni all'uso del Prozac, accompagnate da un'attenta vigilanza che verifichi soprattutto che prima di arrivare a questi estremi rimedi farmacologici si sia fatto tutto il possibile in ambito familiare, sociale e psicoterapico;
commentando la possibilità di prescrivere il farmaco Prozac in età pediatrica, il Presidente dell'Istituto italiano di medicina sociale Antonio Guidi si è dichiarato contrario amareggiato e preoccupato in quanto tale possibilità potrebbe rappresentare una «scorciatoia» facile e semplificata per non affrontare in maniera tecnica e socialmente responsabile il disagio crescente dei più giovani;
la somministrazione del Prozac, negli Stati Uniti, avrebbe fatto registrare una stretta correlazione tra il suo uso e i tentativi di suicidio nell'infanzia;
in base ai dati diffusi a mezzo stampa dal portavoce dell'Associazione «Giù le mani dai bambini» potrebbero essere 100 mila i minori in Italia che soffrono di depressione e che potrebbero essere sottoposti a trattamento terapeutico con Prozac;
la possibilità di somministrare tale psicofarmaco anche ai bambini in età scolare promuoverebbe a detta dell'interrogante la diffusione di una cultura favorevole alla droga e agli psicofarmaci e risponderebbe ad una logica tesa alla repressione e non alla prevenzione;
per i motivi suddetti l'utilizzo di tale farmaco antidepressivo nei bambini è da evitare e non certamente da incentivare;
l'Aifa (agenzia italiana del farmaco) prevede «il monitoraggio dell'andamento dei consumi con revisione semestrale» -:
come giudichi la possibilità di somministrare, anche ai bambini al di sopra degli 8 anni, il farmaco antidepressivo Prozac;
se, sulla base delle stime attuali relative alla diffusione della depressione tra minori, sia in grado di stimare quanti bambini potrebbero essere sottoposti a trattamento farmacologico mediante somministrazione di Prozac;
se il Ministero abbia fissato specifiche linee guida relative alla somministrazione del farmaco ai bambini e, in caso affermativo, quali;
se concordi nel ritenere che la somministrazione di tale psicofarmaco anche ai bambini in età scolare rischi di favorire la diffusione di una cultura favorevole alla droga e agli psicofarmaci e sia pertanto da evitare e non da incentivare;
se ritenga opportuno attuare forme di vigilanza e di controllo, al fine di verificare che, prima di giungere alla somministrazione del Prozac, sia stato fatto tutto il possibile per affrontare il problema in ambito familiare, sociale e psicoterapico.
(4-03234)

PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Centro Neurolesi di Messina fino al 14 marzo 2006 è stato un consorzio pubblico composto da Fondazione Bonino Pulejo, Università e Ausl 5 (Azienda unità sanitaria locale). Dal 14 marzo 2006 al Centro Neurolesi è stata riconosciuta per tre anni con decreto ministeriale (d'intesa con il presidente della regione Sicilia) la qualifica di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico). Il Centro da questa data si chiama Irccs «Bonino Pulejo»;
il decreto legislativo 288/2003 prevede la disciplina degli Irccs, individuando tra i requisiti necessari per ottenere tale riconoscimento l'economicità e l'efficienza dell'organizzazione, oltre all'eccellenza del livello delle prestazioni sanitarie. Secondo la legge: un Irccs è un ente dotato di autonomia organizzativa e gestionale, inserito nell'ambito regionale tra le aziende possibili assegnatarie di quote del fondo sanitario ed equiparato agli altri enti del servizio sanitario nazionale;
l'Ausl 5 è stata socio ordinario del Consorzio dal 1999 secondo una convenzione che prevedeva che questa si facesse carico di tutte le spese relative all'assistenza sanitaria (personale, farmaci, apparecchiature) ricevendo dalla regione Sicilia l'equivalente delle prestazioni effettuate. Sempre secondo tale convenzione, l'Ausl 5 avrebbe incamerato nel proprio bilancio la differenza tra quanto speso e quanto ricevuto destinandola ad altre attività istituzionali. Di fatto dal 2004 questa somma viene considerata un credito del Centro Neurolesi nei confronti dell'Ausl;
secondo lo statuto del Consorzio, che non esiste più poiché trasformato in un Irccs, il credito da ricevere dall'Ausl 5, in quanto frutto dell'attività istituzionale, dovrebbe essere conferito nel fondo consortile che, al momento dello scioglimento, i soci (quindi anche l'Ausl) dovrebbero spartirsi, ma di fatto il fondo non è stato mai istituito;
nonostante il riconoscimento come Irccs (14 marzo 2006) niente cambia nei rapporti tra Centro e Ausl. Quest'ultima continua a pagare tutte le spese di funzionamento del Centro, compresi gli stipendi dei dipendenti dell'Irccs;
l'11 luglio 2006 (4 mesi dopo il riconoscimento) viene stipulata una convenzione secondo la quale l'Ausl 5 continua a farsi carico delle spese dell'Irccs «Bonino Pulejo» a saldo del debito che questa struttura aveva maturato quando ancora non era Irccs. Stando al bilancio dell'Ausl il debito ammonta a sei milioni di euro mentre secondo un'atto di ricognizione, integrativo a questa convenzione stipulato tra l'Irccs «Bonino Pulejo» e l'Ausl 5 l'11 ottobre 2006, a 9 milioni e 156 mila euro;
con la stessa convenzione dell'11 luglio 2006 si stabilisce che tutte le attrezzature di proprietà dell'Ausl 5 piuttosto che essere restituite rimangano gratuitamente in uso presso l'Irccs;
il 13 novembre 2006, l'Assessorato regionale alla sanità con una lettera firmata dal dirigente generale, Luigi Castellucci, ha fissato al 31 dicembre il termine ultimo di questo tipo di rapporto;
da alcune inchieste giornalistiche risulta che l'Irccs «Bonino Pulejo» di Messina dipenda dai soldi dell'Ausl 5 che per risarcire il suo debito continua tuttora a spendere per il Neurolesi circa 1 milione di euro al mese senza che sia accertato il raggiungimento o meno della somma del debito;
un decreto regionale del 2003 ha previsto specificamente (e in misura maggiore a ogni altra struttura sanitaria che eroga prestazioni dello stesso tipo) per i ricoveri al Centro Neurolesi 2 tariffe: 670 euro al giorno per «pazienti critici con gravi cerebrolesioni» e 300 per i «pazienti con gravi cerebrolesioni». Poiché il Centro ha attivi 54 posti letto e dal bilancio dell'Azienda sanitaria 2005 emergerebbe che le prestazioni di ricovero hanno inciso per 12 milioni e 100 mila euro, tutti i ricoveri sono stati ricondotti alla categoria più costosa;

secondo alcune affermazioni pronunciate dal Commissario straordinario dell'Ircss, Raffaele Tommasini (professore universitario e avvocato cui la stessa Ausl 5 di Messina affida decine di incarichi legali all'anno anche di mera consulenza), il Centro si trova in una fase transitoria, non può assumere personale e non avrebbe potuto operare senza il sostegno economico dell'Ausl. Queste affermazioni sono state confermate anche dalle notizie riportate da alcuni articoli apparsi sul settimanale Centonove che descrivono l'Irccs «Bonino Pulejo» come incapace di gestione autonoma, carente di struttura organizzativa e con vuoti di organico. Questa situazione si riflette nelle precarie e poco accessibili condizioni in cui i pazienti vengono curati;
diverse sono le testimonianze di familiari di pazienti risalenti fino al 2004, alcune riportate anche dal settimanale Centonove, che denunciano gravi carenze nell'assistenza sanitaria e nelle condizioni igieniche nella struttura;
il Centro Neurolesi, quando è già Irccs, per alcuni mesi ha utilizzato un laboratorio di prelievo sangue e di esami strumentali privo delle necessarie autorizzazioni igienico sanitarie e quindi non accreditato con il Ssn -:
secondo quali criteri la differenza tra quanto speso e quanto ricevuto dall'Ausl 5, come previsto dalla Convenzione tra Ausl 5 e l'allora Consorzio, non è stata destinata ad altre attività istituzionali ma è stata considerata un credito a favore del Centro Neurolesi e per quale motivo non sia stato istituito un fondo consortile;
a cosa sia dovuta la discrepanza di calcolo del debito che l'Ausl ha nei confronti del Centro Neurolesi e secondo quali criteri sia stata considerata valida la richiesta di 9 milioni e 156 mila euro avanzata dal Centro;
secondo quali criteri nel 2005 tutti i ricoveri al Centro siano stati computati alla tariffa più alta e se allo stesso modo si sia operato in riferimento al 2006;
secondo quali accordi l'Ausl 5 continui a fornire soldi e personale all'Irccs «Bonino Pulejo»;
secondo quali principi, al contempo, tutte le attrezzature di proprietà dell'Ausl 5 siano state concesse in uso gratuito all'Irccs;
se non sia stata violato il decreto legislativo 288/2003, date le condizioni di dipendenza economica e strutturale dall'Ausl 5 e di degrado delle strutture in cui versava il Centro Neurolesi prima della sua trasformazione in un Irccs;
se dal momento della nascita l'Irccs Bonino Pulejo, che per un anno ha operato senza direttore sanitario pure richiesto dalla legge, sia stato sottoposto ad attività di vigilanza dal Comitato previsto dall'articolo 16 del decreto legislativo 288/2003 e quali ne siano stati i risultati;
quali siano stati negli anni i risultati dell'attività ispettiva dei Nas presso il Centro, in specie in occasione dell'ultima tornata di ispezioni disposta dal Ministro della salute dopo il caso del Policlinico Umberto I di Roma;
quali provvedimenti intenda prendere il ministero della sanità per fronteggiare la vera e propria situazione di emergenza in cui versa l'Irccs «Bonino Pulejo» che secondo l'interrogante oltre a non garantire i servizi base non si avvicina neanche lontanamente a soddisfare i criteri di efficienza stabiliti per un'Irccs, mettendo in serie condizioni di pericolo di vita i pazienti in esso ricoverati;
in base a quali criteri una struttura sanitaria che dopo il riconoscimento come Irccs, riceve finanziamenti direttamente dal Ministero, abbia utilizzato un laboratorio di analisi abusivo mettendo a rischio la salute degli utenti.
(4-03237)

PELLEGRINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 28 marzo 2007 un caso di malasanità si è verificato in Campania

presso l'Ospedale San Giovanni di Dio di Frattaminore, vittima una donna morta per emorragia interna in circostanze ancora da verificare;
nelle emergenze è fondamentale l'intervento immediato: va accertato se è vero che una donna colpita da emorragia interna è stata lasciata per ore senza ricevere assistenza adeguata e sufficiente;
in tutta la zona Nord della provincia di Napoli c'è un solo ospedale, inadeguato a rispondere alle esigenze di oltre seicentomila persone;
in Campania si continuano a chiedere prestazioni fuori Regione per carenza di comfort, attese troppo lunghe e disorganizzazioni strutturali anche se ci sono ottime individualità professionali e purtroppo c'è una pessima comunicazione sulle buone realtà sanitarie esistenti ed operanti sul territorio;
la quasi totalità delle Aziende Ospedaliere della Campania è già fuori budget nei primi tre mesi di quest'anno. E aziende ospedaliere come il Santobono e Cardarelli minacciano la «chiusura»;
tante sono le carenze nell'offerta sanitaria dell'Asl Napoli 3 in generale e della provincia a Nord di Napoli in particolare come dimostra anche lo sciopero indetto, a partire dal 31 marzo, dai medici dei 118 della zona che chiedono da tempo un aumento del personale per poter far fronte alle tante richieste di soccorso;
sicuramente è necessaria una maggiore attenzione in termini di risorse umane e strutturali soprattutto in zone, come quella a nord di Napoli, dove il rapporto abitanti-assistenti sanitari è decisamente inadeguato;
la situazione si fa più critica quando parliamo di Pronto Soccorso, che necessita di grande tempestività e di efficienza d'intervento, quindi notevoli risorse umane e mezzi per poter fronteggiare in modo adeguato le emergenze Sanitarie che si verificano sui territori geograficamente più disagiati e più popolosi -:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla risoluzione.
(4-03244)

SAMPERI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il conferimento delle sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione ha luogo mediante pubblico concorso provinciale per titoli ed esami bandito, entro il mese di marzo di ogni anno dispari, dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano;
il Ministro della Salute, ove le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano non dispongano il bando dei concorsi per l'assegnazione delle farmacie vacanti o di nuova istituzione nel termine previsto dal comma 1 dell'articolo 4 della legge 8 novembre 1991 n. 362, provvede entro i 30 giorni successivi - previa diffida - a nominare un commissario ad acta incaricato dell'indizione del bando di concorso e della nomina della commissione giudicatrice -:
quale è il numero delle sedi farmaceutiche attualmente vacanti sul territorio nazionale;
da quanto tempo non vengano banditi i concorsi per l'assegnazione delle sedi sopracitate;
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per risolvere tale situazione.
(4-03247)