Allegato A
Seduta n. 142 dell'11/4/2007

MOZIONI DELFINO ED ALTRI N. 1-00061, LEONE ED ALTRI N. 1-00140, ZUCCHI ED ALTRI N. 1-00141 E REALACCI ED ALTRI N. 1-00142 SULLA REALIZZAZIONE DI OPERE RELATIVE AL PIANO IRRIGUO NAZIONALE

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
il problema della disponibilità di risorse idriche ha assunto negli ultimi anni un'importanza sempre maggiore, soprattutto a causa dell'andamento climatico, che ha portato in varie aree della terra, tra cui anche l'Italia, a subire una forte diminuzione delle precipitazioni piovose e a un conseguente bilancio idrico sfavorevole;
si assiste, soprattutto nella stagione estiva, al fenomeno della siccità, ossia per l'agricoltura del minimo della capacità di offerta idrica con il massimo della domanda per l'irrigazione, ciò interessa non solo zone del Mezzogiorno, ma anche regioni del Nord come il Piemonte, la Lombardia, l'Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia: nel mese di luglio 2006 è stato dichiarato lo stato di emergenza per siccità del bacino idrografico del Po, il quale ha toccato il punto più basso del livello idrometrico, sceso a -7,10 metri rispetto alla media di riferimento;
oltre a ciò l'acqua bassa dei fiumi e dei laghi provoca il fenomeno della risalita salina, rendendo l'acqua inutilizzabile e mettendo in pericolo soprattutto i raccolti di riso, cereali, mais e altre colture;
si manifesta sempre più evidente la necessità di disporre di maggiori ed adeguati invasi per evitare lo spreco di acqua nevi periodi favorevoli per utilizzarla al meglio nelle stagioni di siccità;
si è cominciato ad acquisire, inoltre, il concetto che l'utilizzazione irrigua ha una sua valenza ed un suo «peso» economico, ciò ha posto al settore agricolo, ove si registra il più alto livello di impiego idrico, l'esigenza a confrontarsi con i costi di gestione relativi all'irrigazione, che finiscono per incidere pesantemente sul prezzo di mercato del prodotto finale;
con l'articolo 141 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, vengono autorizzati dei limiti di impegno quindicennali a favore del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per la concessione di contributi pluriennali per la realizzazione di interventi di recupero di risorse idriche nelle aree di crisi del territorio nazionale;
con la direttiva 2000/60/CE si è istituito un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, evidenziando la necessità di organizzare un sistema di «gestione» e protezione delle risorse idriche;
con la delibera Cipe 27 maggio 2005, n. 74, è stato approvato il piano irriguo nazionale, che poteva contare su due limiti d'impegno quindicennali di 50

milioni di euro ciascuno, per oltre un miliardo di euro di interventi a sostegno delle opere irrigue;
ad oggi le opere immediatamente cantierabili previste nel piano irriguo non risultano ancora finanziate per problemi contabili legati alla trasformazione dei limiti d'impegno in contributi pluriennali;
le regioni non sembrano essere adeguatamente spronate ad investire adeguatamente nella difesa del suolo e nelle opere irrigue,

impegna il Governo:

a sbloccare in tempi rapidi i finanziamenti per le opere inserite nel piano irriguo nazionale;
ad attivarsi per prevedere ulteriori risorse, rispetto a quelle già stanziate nella XIV legislatura, a sostegno del piano irriguo nazionale, con particolare riferimento alla realizzazione di nuovi invasi;
a porre in sede di conferenza Stato-regioni la questione della priorità del finanziamento delle opere pubbliche legate alle irrigazioni e all'utilizzo dell'acqua a scopi plurimi;
a porre in sede di conferenza Stato-regioni la questione dell'efficienza nella captazione e distribuzione della risorsa acqua, favorendo nel trasferimento dei fondi pubblici i consorzi irrigui che dimostrano sensibili miglioramenti in tal senso;
ad attivare adeguati filoni di ricerca ritirati al migliore utilizzo della risorsa acqua;
a prevedere l'adozione immediata di iniziative che intensifichino il costante monitoraggio dei bacini idrici, nonché il monitoraggio degli investimenti che le regioni e le altre autorità sul territorio stanno attivando, al fine di coordinare in modo efficace la spesa pubblica.
(1-00061)
«Delfino, Volontè, Ruvolo, Martinello, Tassone».
(27 novembre 2006)

La Camera,
premesso che:
la carenza di acqua costituisce un problema a livello mondiale che impone ormai interventi immediati e non più rinviabili;
la Giornata mondiale dell'acqua, indetta recentemente dalla Fao, ha, infatti, evidenziato come l'attuale situazione di crescente carenza idrica deve essere fronteggiata senza perdere altro tempo a tutti i livelli: internazionale, nazionale e locale;
nel corso di tale incontro,è, infatti, emerso che, a seguito del forte aumento della popolazione mondiale e della crescita economica e produttiva, sono di conseguenza in forte aumento i consumi di acqua;
le conclusioni del meeting internazionale hanno confermato come gran parte della popolazione mondiale sia sotto una minaccia globale, in quanto il nostro sistema ecologico è seriamente compromesso e per alcuni aspetti non più recuperabile;
gli inquietanti andamenti climatici in continua evoluzione negativa richiedono l'adozione di due tipi di politiche di intervento: una globale, di lungo periodo, che intervenga sulle cause del fenomeno e che deve essere sviluppata a partire dall'attuazione e dall'implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall'Unione europea, puntando, inoltre, a coinvolgere gli Usa, i grandi Paesi industriali emergenti, quali Cina ed India, e quelli in via di sviluppo nella riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra; una seconda politica più immediata che preveda misure di adattamento alle tendenze in atto e punti da subito a interventi di tutela e di buona gestione delle risorse idriche;
anche il nostro Paese è coinvolto direttamente e in modo significativo da tale grave cambiamento climatico;
in particolare, le stagioni invernali degli ultimi anni sono state caratterizzate

da piogge e precipitazioni nevose molto inferiori rispetto alle medie stagionali;
le piogge e le nevicate cadute durante l'autunno e l'inverno del 2006-2007 risultano essere state del tutto insufficienti a garantire l'alimentazione dei corsi d'acqua e delle falde acquifere ed i tecnici della protezione civile avvertono che l'estate 2007 sarà ricordata, se non ci saranno piogge primaverili molto abbondanti, per le gravi difficoltà di approvvigionamento idrico che rischiano di pregiudicare, in particolare, le produzioni agricole;
secondo gli stessi tecnici, inoltre, i dati sulle riserve idriche disponibili attualmente rivelano una situazione preoccupante, ponendo i competenti organi davanti a scelte drastiche su come ripartire le poche risorse idriche disponibili tra usi civili, industriali ed agricoli;
il depauperamento delle risorse idriche interessa l'intera penisola; tutto il Nord Italia, in particolare l'area del bacino del Po, è, infatti, caratterizzato da una forte anomalia meteo-climatica con scarse precipitazioni e un deciso aumento della temperatura rispetto alle medie del periodo; mentre per quanto riguarda il Mezzogiorno la situazione è ancora più grave, in considerazione del fatto che la condizione di partenza è già quella di una scarsa piovosità, per cui in alcune zone si corre il rischio, a causa dell'ulteriore diminuzione delle precipitazioni e dell'aumento della temperatura, di una vera e propria desertificazione;
la scarsità d'acqua per il settore agricolo ha già avuto significative ripercussioni negative, specie per i raccolti di riso, cereali, mais ed anche per gli agrumeti diffusi nelle regioni meridionali e insulari; risulta, quindi, urgente porre mano ad una azione sui sistemi irrigui, che può condurre a forti risparmi e ad una migliore utilizzazione delle scarse risorse idriche disponibili;
è, altresì, necessaria una programmazione agricola che tenga conto, per il futuro, della risorsa acqua e che nei periodi di siccità e di scarsità di risorse idriche assicuri, dopo il consumo civile, la priorità dell'uso agricolo;
le disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2007, che prevedono i finanziamenti per gli interventi compresi nel piano irriguo nazionale, al fine di garantire l'avvio della realizzazione delle opere necessitano, pertanto, di un'attuazione urgente in prossimità dell'inizio della stagione estiva;
è importante ricordare l'azione svolta dal Governo Berlusconi per quanto riguarda il sistema di gestione e di protezione delle risorse idriche, con la delibera del Cipe 27 maggio 2005, n.74, che approvò il piano irriguo nazionale, che poteva contare su due limiti d'impegno quindicennali di 50 milioni di euro ciascuno, per oltre un miliardo di euro di interventi a sostegno delle opere irrigue;
è necessario anche stimolare l'impegno delle regioni, le quali sebbene per numerosi aspetti sono titolari delle competenze sulla materia, non sembra siano inclini ad investire adeguatamente nelle opere irrigue, nonostante le regioni meridionali, in particolare, siano penalizzate da evidenti carenze infrastrutturali;
occorre, inoltre, sviluppare tutte le tecniche in grado di favorire un miglioramento dei sistemi irrigui, che consentano l'impiego ottimale delle risorse idriche, sia riducendo l'impatto di determinate colture agricole, per le quali è possibile adottare innovative metodologie di risparmio idrico, sia favorendo l'uso dell'acqua di minore qualità per gli usi industriali ed agricoli;
in materia di tutela delle risorse idriche, risultano necessari interventi affinché nei bacini idrografici, caratterizzati da consistenti prelievi, le derivazioni siano sempre regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi,

impegna il Governo:

a provvedere all'immediata attuazione delle disposizioni contenute dalla legge finanziaria per il 2007, per quanto riguarda l'individuazione e la realizzazione degli interventi previsti dal piano irriguo nazionale;
ad adoperarsi perché siano utilizzate al meglio, eliminando gli sprechi, le disponibilità di acqua per l'agricoltura, al fine di poter soddisfare tutte le esigenze, soprattutto in quelle aree del Mezzogiorno la cui economia è dedita prevalentemente alla produzione agricola e alla commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli;
ad emanare provvedimenti ed assumere iniziative diretti ad un migliore riutilizzo dei reflui in agricoltura;
a promuovere a livello comunitario la creazione di un fondo di solidarietà per le crisi idriche, individuando in quella sede i migliori strumenti assicurativi che garantiscano la copertura per gli agricoltori dai sopravvenuti e crescenti rischi climatici;
a prevedere specifici interventi, specie nel Mezzogiorno, volti a realizzare e potenziare le opere infrastrutturali per la raccolta e la distribuzione delle acque;
a provvedere, attraverso iniziative adeguate, a promuovere appropriate pratiche agronomiche, che comportino minori consumi idrici a parità di rese, e ad introdurre varietà colturali con maggiore resistenza alla carenza di acqua.
(1-00140)
«Leone, Marinello, Misuraca, Paolo Russo, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Minardo, Romele».
(4 aprile 2007)

La Camera,
premesso che:
il problema della disponibilità delle risorse idriche ha assunto, soprattutto nell'ultimo decennio, un'importanza notevole in stretto collegamento con le variazioni degli andamenti climatici che fanno sentire la loro influenza non solo in Italia, ma al livello dell'intero globo;
tutto ciò assume risvolti molto diversificati a livello territoriale;
questi primi mesi del 2007 vedono fortemente coinvolta tutta l'Italia centro-settentrionale;
nell'Italia meridionale, area che tradizionalmente risentiva della carenza di precipitazioni estive, sono state realizzate nel corso dell'ultimo cinquantennio le necessarie opere di accumulo - seppure risultano ancora carenti le opere di adduzione - mentre, nelle aree settentrionali, soprattutto nell'area padana, le tradizionali fonti di approvvigionamento (nevi perenni, ghiacciai e laghi alpini) non rappresentano più una fonte certa per assicurare l'acqua necessaria durante i periodi di carenza;
la riduzione della portata e del livello del fiume Po sta provocando una risalita del cuneo salino;
con la legge finanziaria per il 2007 è stato possibile sbloccare risorse finanziarie per circa 1 miliardo di euro da destinare alla realizzazione degli interventi previsti dal piano irriguo nazionale, approvato con la delibera Cipe n. 74 del 2005;
lo stesso piano prevede la finanziabilità di opere immediatamente appaltabili per ulteriori 600 milioni di euro;
appare necessario un intervento programmatorio di medio - lungo periodo, al fine di prevedere la realizzazione di nuove opere e di rendere più efficienti quelle esistenti ed integrarle con quelle di competenza regionale;
inoltre, la nota della situazione idrogeologica in Italia ai fini della prevenzione delle crisi idriche, aggiornata al 28 febbraio 2007 dalla protezione civile nazionale, ci offre un quadro della crisi che dovremo fronteggiare a seguito delle scarse precipitazioni tra settembre 2006 e

febbraio 2007, indicando un quadro di riferimento che richiede la predisposizione di strumenti appropriati per i rischi di emergenza che potrebbero manifestarsi a breve termine,

impegna il Governo:

a dichiarare sin d'ora lo stato di emergenza per il bacino del fiume Po, per i bacini limitrofi che presentano simili condizioni critiche, nonché per il bacino del fiume Adige, in modo da attivare per tempo tutti gli strumenti istituzionali necessari a governare e a gestire tale crisi, realizzando in particolare «cabine di regia» in loco, che vedano il concorso della protezione civile nazionale, in accordo con l'autorità di bacino del Po, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e i dicasteri interessati;
a rendere disponibili le necessarie risorse finanziarie per dare completa attuazione alle opere previste dalla delibera Cipe n. 75 del 2006;
a porre in essere, in tempi brevi, un processo di programmazione con il coinvolgimento primario delle regioni ed il supporto di tutti gli organismi, che, a vario titolo, sono impegnati nella gestione dell'acqua irrigua;
a potenziare, a questo fine, gli strumenti informatici ed in primo luogo il Sistema informativo gestione della risorsa idrica in agricoltura (Sigria), anche al fine di monitorare gli investimenti nazionali e regionali e coordinare in maniera efficace la spesa pubblica;
a porre in essere programmi di ricerca orientati ad individuare colture o varietà capaci di rendere più efficiente l'utilizzazione delle risorse idriche disponibili;
a studiare nuovi ordinamenti colturali, capaci di massimizzare il ritorno economico dell'azienda con l'utilizzazione della minore quantità di acqua possibile;
a verificare l'opportunità di rafforzare il ruolo degli organi ministeriali per le opere irrigue delle regioni meridionali, anche attraverso l'istituzione di una task force in grado di supportare il lavoro dei consorzi di bonifica e accelerare la realizzazione delle opere irrigue in tali zone.
(1-00141)
«Zucchi, Mariani, Pertoldi, Baratella, Bellanova, Brandolini, Fiorio, Fogliardi, Franci, Maderloni, Servodio».
(11 aprile 2007)

La Camera,
premesso che:
le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e XIII (Agricoltura) della Camera dei deputati, a seguito di un'approfondita discussione, hanno approvato, nella seduta del 28 marzo 2007, una risoluzione concernente il sistema idrico, che prende in considerazione sia le problematiche relative alle modalità di utilizzo e gestione dell'acqua e alle carenze della dotazione infrastrutturale, comuni a tutto il territorio nazionale, sia le difficoltà specifiche delle singole aree del Paese;
l'acqua, infatti, è un bene primario e comune e, per tale motivo, tutte le autorità competenti sono chiamate ad operare per garantire la salvaguardia e la corretta gestione delle risorse idriche, in concertazione tra loro;
l'attuale situazione di carenza idrica, già rilevata in tutta Italia dalla protezione civile, dalle principali autorità di bacino e da diverse regioni, non rappresenta ormai più una eccezione;
la forte riduzione dei fenomeni piovosi e delle precipitazioni nevose - particolarmente significativa nel corso del periodo 2006/2007 - pone, con estrema severità, il problema della disponibilità di acqua per i diversi usi;
in particolare, gli ultimi dati a disposizione circa l'entità delle risorse idriche del bacino padano rivelano che, a fronte di una portata del Po già inferiore

a quella registrata nel 2006 in pari periodo, il manto nevoso disponibile ricopre meno di un terzo del territorio coperto nel febbraio 2006 e con altezze altrettanto ridotte, tanto che sull'arco alpino sono presenti mediamente 10/60 centimetri contro i 25/150 del 2006. La situazione, quindi, potrà risultare estremamente critica se, entro la fine di aprile 2007, non saranno sopraggiunte significative precipitazioni, cosa che, sulla base delle previsioni stagionali oggi disponibili e nonostante il peggioramento del quadro meteorologico della seconda metà di marzo 2007, non appare probabile;
dai recenti dati forniti dall'Enel sul ricorso alle fonti idroelettriche, risulta una riduzione del 20 per cento della produzione di energia idroelettrica nei mesi di gennaio e febbraio 2007, dovuta ad una minore disponibilità di acqua;
nel caso di una conferma dei dati critici sull'entità delle precipitazioni, l'emergenza idrica per il Po diverrà insostenibile nel periodo di maggiore fabbisogno ed analogo discorso vale anche per il bacino del fiume Adige;
anche quest'anno si ripropone, per il bacino del Po, il problema della risalita del cuneo salino, che impedisce la derivazione di acqua dolce per le attività agricole, esponendo l'intero territorio padano al forte rischio di nuovi e ingenti danni all'agricoltura;
l'insalamento delle falde e della rete idraulica a valle e l'abbassamento della falda freatica a monte, peraltro, pregiudicano gravemente l'ecosistema;
siamo di fronte ad andamenti climatici la cui preoccupante evoluzione richiede l'adozione di due tipi di politiche: una globale, di lungo periodo, che interviene sulle cause del fenomeno e che deve essere sviluppata a partire dall'implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall'Unione europea, puntando, inoltre a coinvolgere gli Usa, i grandi Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo nella riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra; una seconda politica più immediata che preveda misure di adattamento alle tendenze in atto e punti da subito a misure di tutela e di buona gestione delle risorse idriche;
allo stesso tempo bisogna intervenire sulle cause della crisi idrica, tra cui l'elevato numero di derivazioni montane e il notevole volume da queste accumulato, necessariamente da regolare nei momenti di crisi anche a seguito del cambiamento del mercato dell'energia che condiziona il periodo di produzione dell'energia idroelettrica dei bacini montani, i quali non sempre rilasciano sufficienti volumi d'acqua nei periodi di «magra»;
va, per altro verso, attentamente studiata una diversa gestione dei serbatoi elettrici alpini, che tenga conto delle esigenze degli utilizzatori della risorsa idrica a valle (popolazione, agricoltura, industria), nonché di quelle derivanti dalla necessità di garantire livelli idrici sufficienti a derivare, come nel caso del fiume Po e dei suoi affluenti principali, le acque necessarie al raffreddamento delle centrali termoelettriche;
in materia di tutela delle risorse idriche, bisogna anche fare in modo che nei bacini idrografici, soprattutto in quelli caratterizzati da consistenti prelievi o da trasferimenti, sia a valle che oltre la linea di displuvio, le eventuali derivazioni siano sempre regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati;
a tal fine, per limitare i danni derivanti dal dissesto idrogeologico presente nel bacino del fiume Po, tutte le derivazioni di acqua in atto dovrebbero essere regolate dall'autorità concedente, mediante la previsione di rilasci volti a garantire il minimo deflusso vitale nei corpi idrici;
per quanto concerne le produzioni agricole, occorre dare subito l'avvio ad un'azione sui sistemi irrigui, che può con

durre a forti risparmi con interventi mirati, soprattutto alla presenza di colture molto impattanti dal punto di vista dei consumi di risorsa idrica e per i suoli non particolarmente votati a tali produzioni; serve, inoltre, una programmazione agricola che tenga conto, per il futuro, della risorsa acqua, ricordando che nei periodi di siccità e, comunque, nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell'uso agricolo;
per tali motivi è, altresì, necessario che sia studiato e conseguito - sia con opere di regolazione, sia con atti normativi che sfruttino tutte le conoscenze tecniche in grado di favorire una seria politica di conversione dei sistemi irrigui - l'impiego ottimale della risorsa idrica, per un verso riducendo l'impatto di determinate colture agricole per le quali è possibile adottare innovative metodologie di risparmio idrico, per altro verso differenziando e favorendo l'uso dell'acqua di migliore qualità per i fabbisogni civili e destinando le risorse di minore qualità agli altri fabbisogni;
un contributo decisivo può provenire dall'ammodernamento della rete idrica, in particolare quella destinata agli usi agricoli, dal controllo e dall'eliminazione delle perdite, dal «consolidamento» dei bacini anche collinari, dal recupero dei volumi di invaso nei serbatoi soggetti a riduzione di volume per motivi statici, nonché dal mantenere elevato il livello di guardia sui prelievi abusivi, diffusi in numerose aree del Paese;
sono, altresì, utili stringenti misure sull'uso industriale e sugli usi civili, nonché sull'aumento delle riserve e sull'adozione della leva dell'incentivazione nel risparmio idrico, nonché sulla misurazione dei consumi di acqua;
nel caso del bacino del fiume Po particolare attenzione andrà dedicata alla regolazione dei volumi idrici regolati dai grandi laghi alpini, con una revisione in aumento delle fasce di regolazione per maggiore riserva d'acqua utile a fronteggiare i momenti di crisi del sistema idrico a valle;
potrebbe risultare utile, in questo contesto complessivo, anche una riflessione sulle misure per il riutilizzo delle acque reflue, per le quali manca ancora un idoneo quadro giuridico ai fini del loro riutilizzo in agricoltura. A tal fine, si potrebbero tenere presenti le esperienze di altre nazioni all'avanguardia nel settore, quali Israele e Spagna, che hanno dedicato una particolare attenzione allo sfruttamento dei reflui urbani a favore dell'agricoltura, specie nei mesi di giugno, luglio e agosto, nei quali si concentra il maggior afflusso turistico;
è necessario intervenire con sufficiente anticipo, anche con provvedimenti di emergenza, nella consapevolezza che il problema complessivo dello squilibrio tra fabbisogni e disponibilità idriche deve essere affrontato con politiche strutturali, sulle quali il Parlamento può dare un decisivo contributo, e nell'immediato, per evitare il ripetersi delle emergenze manifestatesi negli scorsi anni, che hanno causato gravi problemi economici e alle popolazioni, nonché gravi impatti ambientali prossimi alla irreversibilità, quali la già richiamata risalita del cuneo salino nel delta per oltre 20 chilometri dalla foce del Po e, parimenti, per il fiume Adige,

impegna il Governo:

a dichiarare sin d'ora lo stato di emergenza per il bacino del fiume Po, per i bacini limitrofi che presentano simili condizioni critiche, nonché per il bacino del fiume Adige, in modo da attivare per tempo tutti gli strumenti istituzionali necessari a governare e gestire tale crisi, realizzando, in particolare, «cabine di regia» in loco, che vedano il concorso della Protezione civile nazionale, in accordo con le autorità di bacino del Po e dell'alto Adriatico, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e i dicasteri interessati;

a indire, relativamente alla generale situazione in cui versa il Paese, una conferenza nazionale sull'acqua, nella quale promuovere, nel pieno rispetto del principio di solidale e leale collaborazione, un approccio integrato di tutte le politiche e porre in essere tutte le possibili iniziative di programmazione e di coordinamento di interventi strutturali e non, eliminando l'attuale preoccupante frammentazione delle competenze e coinvolgendo con la massima tempestività il Parlamento, tutti i ministeri interessati, le istituzioni statali, regionali, provinciali e locali, le autorità di bacino, le autorità di ambito territoriale ottimale, i consorzi di bonifica, le autorità di settore, le forze economiche e sociali, le associazioni di categoria, le associazioni e gli organismi specializzati, tecnici e scientifici;
a garantire che la predetta conferenza nazionale provveda anche all'individuazione delle più idonee misure relative all'approvvigionamento idrico di tutte le aree del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno, che necessita di una maggiore azione di coordinamento e di interventi solidi ed efficaci, considerata la vetustà delle opere irrigue, ormai già superate dalle nuove tecnologie;
ad assumere idonee iniziative per la costituzione di strutture operative formate da esperti in materia di tutela delle risorse idriche e rappresentanti degli organismi di controllo e di repressione, con il compito di vigilare sul corretto e razionale utilizzo delle derivazioni idriche dai bacini di accumulo e dagli invasi montani, monitorando la coerenza dei rilasci connessi agli usi idroelettrici con gli obiettivi di prevenzione e gestione di eventuali situazioni di crisi idrica;
a studiare, in questo quadro, le possibili misure per una politica di risparmio idrico, per una politica di captazione delle acque pluviali invernali attraverso bacini collinari e per la sperimentazione di forme di conversione dei sistemi irrigui, anche mediante l'auspicabile predisposizione di un «manuale di buona pratica irrigua», che possa fornire all'intero comparto agricolo le informazioni sulle più aggiornate tecnologie e metodologie irrigue, anche considerando gli strumenti di previsione meteorologica e le valutazioni dell'impatto di ciascuna coltura sul territorio;
a studiare appropriate pratiche agronomiche miranti ad un utilizzo più razionale delle risorse idriche, anche agrarie, nonché all'ausilio di varietà colturali resistenti alla siccità, tenendo conto della ricerca scientifica più avanzata;
a completare la realizzazione delle opere previste dal piano irriguo nazionale, come definite dalle delibere CIPE n. 74 del 2005 e n. 75 del 2006, rendendo disponibili le necessarie risorse finanziarie.
(1-00142)
«Realacci, Lion, Mellano, Giuseppe Fini, Martinello, Bellotti, Capezzone, Fasolino, Francescato, Fundarò, Misuraca, Camillo Piazza, Ruvolo, Stradella, Rampelli».
(11 aprile 2007)