Allegato A
Seduta n. 142 dell'11/4/2007

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(Sezione 8 - Misure urgenti per evadere le pratiche giacenti volte all'ottenimento del permesso di soggiorno)

BURGIO e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2005, in applicazione dell'articolo 3, comma 4, della cosiddetta «legge Bossi-Fini», il Governo ha varato il decreto flussi 2006, stabilendo in 170.000 la quota dei lavoratori non comunitari ammissibili nel nostro Paese;
successivamente il Governo (con il «decreto flussi bis» del 7 dicembre 2006) ha deciso di avvalersi della possibilità - a seguito dell'acquisizione dei pareri della conferenza Stato-regioni e delle competenti commissioni parlamentari - di riaprire le quote dei flussi d'ingresso per lavoratori non comunitari per l'anno 2006, allo scopo di soddisfare le 400.000 domande presentate dai datori di lavoro per l'impiego di cittadini extracomunitari: ai 170.000 lavoratori del primo decreto se ne sono aggiunti altri 350.000;
il programma elettorale dell'Unione ha sancito con gli elettori l'impegno di superare la legislazione precedente in materia di immigrazione, contrapponendo ad una logica repressiva e restrittiva uno spirito di apertura e di integrazione;
a partire dall'11 dicembre 2005, a seguito di un accordo stipulato tra il ministero dell'interno e Poste italiane, i cittadini stranieri non comunitari, per rinnovare il loro titolo di soggiorno, si sono recati presso gli uffici postali e non più, come accaduto fino da allora, alle questure;
tuttavia, come gli interroganti argomentarono nell'interpellanza urgente n. 2/00336, pubblicata il 30 gennaio 2007, il nuovo sistema, pensato originariamente per ridurre i tempi di rilascio e di rinnovo, appariva da subito rigido, vincolato a passaggi che suscitavano più di una perplessità: le pratiche sarebbero state esaminate da lettori ottici in dotazione al cpa di Poste italiane (rivelatisi inefficaci già nel «decreto flussi» 2005); la stampa dei permessi di soggiorno elettronici sarebbe stata effettuata in esclusiva dall'Istituto poligrafico zecca dello Stato, che appariva impreparato a fronteggiare un simile compito; il rilascio del permesso di soggiorno sarebbe stato consentito solo previo riconoscimento fotodattiloscopico dell'avente diritto, quando era stato dimostrato che il sistema delle impronte fosse fortemente lacunoso;
il nuovo sistema prevedeva che i kit inoltrati tramite Poste italiane alle questure

fossero integrati da documentazione rigidamente e univocamente definita in sede ministeriale; se è vero che ciò ha consentito una maggiore uniformità al trattamento delle pratiche, è anche vero che, al contempo, ha impedito al richiedente la produzione di documenti, memorie e atti utili alla valutazione della propria posizione;
il nuovo sistema è stato introdotto in tutto il territorio nazionale dopo essere stato sperimentato per un tempo molto breve in alcune città. Risulta agli interroganti che, nel corso della sperimentazione, sarebbero state inoltrate appena 2.000 pratiche e solo 800 di queste risulterebbero effettivamente reinviate alle questure dal cpa di Poste italiane: da questi dati si evince che la sperimentazione avrebbe dovuto essere come minimo più lunga;
i kit distribuiti alle poste (un milione e 700 mila) nel mese di dicembre 2006 furono esauriti nel giro di pochi giorni, lasciando senza possibilità di disbrigo delle pratiche centinaia di migliaia di cittadini stranieri;
il 4 marzo 2007 il ministero dell'interno ha diffuso i dati relativi alle domande presentate agli sportelli unici: si evince che, su di un totale di 392.077 domande presentate, ne sono state evase soltanto 179.976, il 45,9 per cento del totale;
meno del 46 per cento delle richieste ha, quindi, ottenuto una risposta (sia essa il nulla-osta al lavoro od un rifiuto);
gli stessi dati diffusi dal ministero dell'interno mettono in evidenza come in molte città capoluogo (Arezzo, Bari, Caserta, Gorizia, Milano, Perugia, Pesaro Urbino, Reggio Emilia, Roma, Torino, Vicenza) il rapporto tra domande presentate e domande definite sia inferiore al 30 per cento;
a Milano, in particolare, sulle oltre 32.000 pratiche presentate, solo 9.600 sono state definite e, di queste, solo 400, l'1,2 per cento del totale, si sono trasformate in contratti di soggiorno firmati;
a inizio 2007 le prefetture e le direzioni provinciali del lavoro (si confronti Il Sole 24 ore dell'8 gennaio 2007) ipotizzavano di smaltire la totalità delle pratiche entro marzo 2007;
un così lungo prolungarsi dei procedimenti di accoglimento delle richieste di permessi di soggiorno produce, a giudizio degli interroganti, una situazione di grave discriminazione nei confronti di coloro i quali, pur avendo i titoli per poter accedere al contratto dì soggiorno, mantengono - a causa di una legislazione che il programma dell'Unione ha dichiarato di voler superare - il proprio status di precarietà e clandestinità -:
quale sia il giudizio del Ministro interrogato sulla vicenda in parola e quali misure urgenti il Governo intenda adottare per garantire la più rapida evasione delle oltre 200.000 pratiche per l'ottenimento del permesso di soggiorno ancora giacenti.
(3-00804)
(11 aprile 2007)