Allegato B
Seduta n. 140 del 3/4/2007

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PUBBLICA ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:

LA RUSSA, FRASSINETTI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni la scuola è entrata nelle cronache soprattutto per i casi di violenza, non soltanto «fisica», di studenti e genitori contro professori e presidi (ma si è verificato anche l'inverso);
la crisi in cui versa la scuola italiana nel suo complesso è testimoniata, tuttavia, anche da quanto avvenuto, ad esempio, in un liceo di Catania, dove un gruppo di studenti ha scritto una lettera-manifesto ai propri docenti, ricevendo dal preside e dai professori una risposta che lascia davvero sgomenti;
al documento degli studenti, che partiva da una drammatica riflessione sulle violenze avvenute a Catania il 2 febbraio 2007, in cui venne ucciso l'ispettore Raciti, per interrogarsi sull'assenza di valori nella quale loro stessi sentono di vivere e sulla totale mancanza di punti di riferimento, che li porta a sentirsi «soffocati dal nulla», i docenti hanno replicato sostenendo che la scuola, vale a dire loro stessi, deve limitarsi a «stimolare domande» e che ogni studente deve trovare da solo «le risposte adeguate al proprio percorso formativo», rivelando così, secondo gli interroganti, un inquietante nichilismo pedagogico;
come ha anche denunciato Ernesto Galli della Loggia nell'editoriale de Il Corriere della Sera del 2 aprile 2007, il degrado culturale della scuola italiana ha raggiunto livelli patologici anche per l'inerzia del Governo, che, ad esempio, con riferimento al cosiddetto fenomeno del «bullismo», ritiene che esso non possa essere combattuto con adeguate politiche scolastiche;
tutti i quotidiani del 3 aprile 2007 confermano lo sciopero del 16 aprile 2007, annunciato dagli stessi docenti della scuola, dopo che l'ennesimo tentativo di conciliazione tra le parti, svoltosi il 2 aprile 2007 a Palazzo Chigi, ha avuto esito negativo, dal momento che le rivendicazioni

dei professori per la quantificazione e certificazione dei risparmi di spesa da riassegnare alla scuola non hanno trovato risposte e le posizioni rimangono distanti, sia in termini di merito che di metodo;
a quanto risulta sia da notizie di stampa, sia dai comunicati diffusi dai sindacati impegnati nella vertenza, sembrerebbero estremamente contrastanti i dati relativi all'entità delle risorse da assegnare al comparto scolastico, le quali, secondo i docenti, ammonterebbero a circa trecento milioni di euro e secondo il Ministro dell'economia e delle finanze, invece, sarebbero solo poche decine di milioni;
questa grave situazione finanziaria del comparto scuola viene a verificarsi nonostante gli ingenti tagli alla spesa del settore previsti dalla legge finanziaria per il 2007, che già hanno esposto moltissimi istituti ad una grave situazione debitoria e che, invece, dovevano asseritamente garantire «economie di spesa» per ben 448 milioni di euro per il solo 2007;
il sistema scolastico italiano è vittima, ad opera di questo Governo, di una serie di interventi confusi, contraddittori e disorganici, che certo non servono a migliorarne la qualità e che, anzi, stanno penalizzando gravemente sia gli alunni, sotto il profilo dell'offerta formativa e della quantità di personale addetto, sia il corpo docente, sempre più inchiodato al precariato;
da ultimo, il cosiddetto «decreto sulle liberalizzazioni» smantella, di fatto, una parte importante della cosiddetta «riforma Moratti», giacché, oltre ad abrogare il nuovo sistema dei licei economici e tecnologici, ripristinando la vecchia e superata formula degli istituti tecnici, penalizza la formazione professionale -:
quali iniziative intenda assumere sia al fine di contrastare il degrado culturale e sociale in cui versa la scuola, la quale ha necessità di recuperare la sua fondamentale funzione educatrice anche a sostegno delle famiglie, sia al fine di garantire all'intero sistema scolastico le necessarie risorse economico-finanziarie.
(3-00786)

BURGIO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266), prospettando una presunta interpretazione autentica dell'articolo 8, comma 2, della legge 3 maggio 1999, n. 124, ha, di fatto, avuto l'effetto di ridurre le retribuzioni del personale di ruolo proveniente dagli enti locali e trasferito nei ruoli statali del personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) e nei ruoli statali degli insegnanti tecnico-pratici (Itp), ai sensi della citata legge n. 124 del 1999;
lo stesso comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006 ha avuto l'effetto, secondo l'interrogante, di disconoscere i diritti acquisiti di questi lavoratori e di cancellare i procedimenti ancora pendenti dinanzi all'autorità giudiziaria intentati da questi lavoratori, al fine di ottenere il riconoscimento dei propri diritti;
la legge finanziaria per il 2007 non contiene alcuna norma di abrogazione del comma 218 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005;
la Corte di cassazione ha ripetutamente riconosciuto il diritto ad una giusta retribuzione per il servizio prestato e - secondo quanto disposto dall'articolo 8, comma 2, della legge n. 124 del 1999, che riconosce al personale in questione «ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza» - ha emesso numerose sentenze in base alle quali centinaia di lavoratori Ata e Itp della scuola hanno ottenuto uno stipendio corrispondente all'attività lavorativa prestata;
altre decine di migliaia di lavoratori nella stessa situazione giuridica, ma ancora in attesa di sentenza definitiva del procedimento da essi intentato, vedono a

tutt'oggi negati (per effetto della citata norma inserita nella legge finanziaria per il 2006) i propri diritti acquisiti, con una perdita salariale e ripercussioni negative sul calcolo pensionistico stimabili in alcune migliaia di euro -:
quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di ripristinare, secondo quanto disposto dalla legge n. 124 del 1999 e stabilito da ripetute sentenze della Corte di cassazione, il diritto al riconoscimento ai fini giuridici ed economici del servizio prestato dal personale Ata e Itp presso l'ente locale di provenienza e se non ritenga opportuno intervenire affinché siano adottati immediatamente i provvedimenti necessari ad evitare il protrarsi di situazioni inique, vessatorie e di disparità tra lavoratori.
(3-00787)