Allegato B
Seduta n. 138 del 30/3/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
AIRAGHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
solo da pochi mesi e dopo lunga attesa è stata inaugurata la nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Saronno;
negli ultimi tempi è costante la richiesta di personale dalla caserma di Malpensa, la quale ha l'onere di mantenere lo standard minimo di sicurezza aeroportuale;
i Vigili del Fuoco che intervengono a sostegno della vicina caserma di Malpensa sono quasi esclusivamente quelli di Saronno;
la caserma di Saronno si trova così alcuni giorni completamente sguarnita di personale e non riesce a supportare alcun intervento sul territorio saronnese;
il territorio saronnese, per la sua collocazione, per la carenza di infrastrutture viabilistiche nonché per l'intenso traffico locale, risulta difficilmente raggiungibile da autopompe provenienti da caserme situate in altre città;
in caso di emergenza devono, con notevole ritardo, intervenire sul territorio Vigili del Fuoco provenienti da Legnano, Busto Arsizio, se non addirittura Seregno, Milano, Varese;
era stata al contrario garantita una riorganizzazione del personale per assicurare al presidio saronnese l'operatività 24 ore su 24, 7 giorni su 7 -:
cosa intenda urgentemente fare per assicurare un adeguato organico alla caserma di Saronno, tale da garantire il giusto livello di sicurezza ai cittadini del territorio saronnese.
(4-00236)
Risposta. - Si concorda, in linea di principio, con le osservazioni dell'interrogante circa le esigenze operative del distaccamento di Saronno, argomentazioni che risultano condivisibili anche per gli altri distaccamenti della provincia di Varese e per gran parte dei distaccamenti di categoria D1, le cui carenze di organico rispecchiano una generale situazione di disagio presente su tutto il territorio nazionale.
Il distaccamento di Saronno, in particolare, per la sua collocazione geografica relativamente vicina ad altri presidi operativi dei comandi provinciali confinanti di Milano (distaccamenti di Legnano e Desio) e Como (distaccamento di Lamazzo) nonché dello stesso distaccamento di Busto-Gallarate, è da tempo il primo presidio dal quale attingere personale per garantire i «minimi operativi» nelle altre sedi di servizio.
Si segnala, comunque, che nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in 20 minuti», teso alla riduzione dei tempi di intervento attraverso una più capillare distribuzione dei presidi vigilfuoco sul territorio, è prevista l'istituzione dei distaccamenti volontari di Carnago, Laveno, Viggiù e
Marchirolo nonché del distaccamento permanente di Tradate.
Con decreto ministeriale del 29 dicembre 2004 è stato, inoltre, istituito il distaccamento permanente di Ispra, la cui vicinanza a quello di Saronno, unitamente agli altri distaccamenti sopra indicati, contribuirà, non appena potrà essere reso operativo con l'assegnazione del relativo personale, ad alleggerirne i carichi di lavoro.
La carenza degli organici in provincia di Varese potrà comunque essere ripianata, in parte, con le previsioni contenute nella legge finanziaria del 2007 che, determinando un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alla finanziaria precedente, è volta a consentire 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario.
Si auspica, pertanto, che la particolare situazione in cui si trova il distaccamento di Saronno, potrà essere risolta, compatibilmente con le priorità di livello nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
AMORUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 19 luglio 2006 dei vandali hanno danneggiato gravemente i due leoni di marmo che si trovano ai lati del portale d'ingresso della Cattedrale di Trani (a uno è stata scheggiata una zampa, l'altro ha subito danni ancor maggiori);
poco dopo l'incidente, il reggente della Soprintendenza pugliese per i beni architettonici Marcello Benedettelli ha parlato di «danno notevole» per il quale «sarà necessario inserire elementi di tenuta che sono estranei al monumento stesso», mentre il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, ha annunciato a breve l'installazione di «un sistema di videosorveglianza che riguarderà anche la Cattedrale» (cfr. Ansa Puglia del 19 luglio 2006);
sono in corso le indagini per trovare i vandali responsabili di un atto che non solo danneggia un'importante testimonianza della storia dell'arte, ma colpisce nel cuore l'intera città di Trani -:
quale sia la consistenza del danno subito dai monumenti colpiti;
quali siano gli interventi di restauro ipotizzabili e quali iniziative intenda assumere, in parallelo a quelle del comune di Trani richiamate in premessa, perché sia assicurata la giusta sorveglianza alla Cattedrale;
se il Governo abbia ulteriori informazioni sulla vicenda.
(4-00709)
Risposta. - L'atto vandalico del 19 luglio 2006, che ha interessato il portale principale della Cattedrale di Trani, ha determinato una serie di fratture a danno dei due leoni stilofori marmorei collocati ai lati degli stipiti.
Si è verificato il parziale distacco di parti dei leoni e la frantumazione del materiale lapideo a seguito della caduta.
I frammenti distaccatisi sono stati prontamente recuperati e conservati.
Il giorno successivo all'atto vandalico, a seguito di sopralluogo congiunto della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia e delle due Soprintendenze di settore (Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio delle province di Bari e Foggia) si è ravvisata la necessità di procedere ad un intervento conservativo di massima urgenza, il cui onere è stato assunto dalla Direzione regionale della Puglia.
I lavori di restauro sono stati affidati ad una ditta specializzata negli interventi relativi ai materiali lapidei. La direzione dei lavori è stata affidata ad un funzionario della Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico, coadiuvato dall'Istituto centrale per il restauro.
Tra gli interventi realizzati, si segnalano la raccolta della documentazione fotografica dei particolari scultorei in possesso dell'archivio fotografico della soprintendenza di settore; la documentazione dello
stato di fatto dopo l'atto vandalico; la selezione e l'individuazione degli attacchi del materiale erratico anche attraverso la ricordata documentazione fotografica; la pulitura dei frammenti e dei blocchi dei leoni ancora in situ, con assemblaggio dei frammenti; il preconsolidamento delle parti ove necessario; la riadesione dei frammenti; le stuccature e le microstuccature delle lesioni.
Quanto all'iniziativa del Comune di Trani riguardo alla sorveglianza, la si considera un valido deterrente.
Al fine di prevenire ulteriori episodi di vandalismo il Ministero per i beni e le attività culturali intende sensibilizzare tutti gli Uffici periferici sulla necessità di potenziare le misure di sicurezza dei siti culturali.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
ASCIERTO e MARTINELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Montegrotto Terme ha avviato, oramai da lungo tempo, un progetto per riqualificare il rilevante patrimonio artistico di Villa Draghi realizzando nell'aera il primo «museo delle terme» in Italia;
nel mese di febbraio 2006 la zona di Villa Draghi è stata delimitata e cantierizzata per permettere la pulizia del sito, propedeutica ai successivi interventi previsti dal progetto condiviso, approvato e finanziato dal Ministero per i beni culturali e università, dalla Soprintendenza Archeologica, dalla Soprintendenza ai Beni Monumentali, dall'Università di Padova;
nello stesso mese di febbraio il soprintendente, raccogliendo un invito informale di un'Associazione Locale ha proceduto ad un non meglio chiarito sopralluogo del cantiere insieme a rappresentanti della stessa associazione locale, senza inviare, come sarebbe stato opportuno, alcuna comunicazione ufficiale all'amministrazione comunale di Montegrotto;
la Soprintendenza in data 17 marzo 2006 ha chiesto al Comune di Montegrotto, con carattere d'urgenza, il progetto preliminare di restauro di Villa Draghi;
il 28 marzo 2006, quindi in tempi molto brevi, il comune ha provveduto ad inviare il progetto preliminare del restauro di Villa Draghi che è stato regolarmente depositato presso la competente Soprintendenza per l'ottenimento del necessario parere;
sebbene risulti all'interrogante che detto parere sia stato già perfezionato e redatto da parte dei funzionari della Soprintendenza a tutt'oggi l'amministrazione comunale di Montegrotto non ha ricevuto il documento atteso dalla soprintendenza -:
se il Ministero interrogato, che tra l'altro riveste un ruolo fondamentale nell'approvazione e finanziamento del progetto, voglia intervenire quanto prima affinché la Soprintendenza rilasci il parere di competenza, posta l'urgenza del Comune di Montegrotto di avviare i lavori di recupero di Villa Draghi che allo stato attuale potrebbe essere soggetta in alcune sue parti a pericolosi cedimenti.
(4-01195)
Risposta. - Il restauro di Villa Draghi, di proprietà del Comune di Montegrotto Terme, costituisce uno degli interventi previsti nel progetto «Aquae Patavinae. Valorizzazione delle aree archeologiche di Montegrotto», sulla base di un accordo di programma sottoscritto dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, dalla competente Soprintendenza, dall'Università degli studi di Padova e dal Comune di Montegrotto Terme.
Una parte del progetto è stata finanziata da Arcus S.p.A., mentre un'altra parte ha ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo.
Il restauro di Villa Draghi è curato dal Comune di Montegrotto Terme con fondi derivanti dall'applicazione di norme urbanistiche
regionali e rappresenta un passo importante per la costituzione al suo interno del Museo delle terme euganee, uno degli obiettivi primari del progetto Aquae Patavinae.
Occorre peraltro sottolineare che il ruolo della Soprintendenza nella vicenda è marginale, dal momento che il sito non ha uno specifico interesse archeologico che ne renda necessarie azioni di tutela.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
BELLILLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco soffre da anni di una carenza di organico, come conferma l'ISPRO Istituto di studi e ricerche sulla protezione e difesa civile, secondo il quale tale Corpo resta in proporzione il più piccolo d'Europa, nonostante l'Italia sia uno dei Paesi d'Europa a più grave rischio ambientale;
nel corso degli anni più volte sono stati banditi concorsi per il completamento dell'organico, senza che tuttavia tale obiettivo venisse raggiunto;
il 6 marzo 1998 è stato bandito con decreto un concorso pubblico per mestieri a 184 posti di vigile del fuoco; su circa 120.000 i giovani che presentarono domanda di partecipazione al concorso, ne risultarono idonei solo 5.100;
il 5 novembre del 2001 è stato bandito un nuovo concorso per titolo (costituito dal numero di giornate prestate come discontinuo nel Corpo nazionale) a 173 posti di vigile; di fatto si assiste ad un «affiancamento» degli idonei dei due concorsi con una confusione nelle graduatorie, soprattutto per la frequenza dei corsi, alcuni dei quali posticipati per mesi;
nel 2004 fu deciso che entrambe le graduatorie sarebbero scadute, ma una proroga prevede la nuova scadenza il 31 dicembre 2006;
alla fine del 2005, nonostante la perdurante carenza di organico risultano assunti solo 3.500 idonei del concorso a 184 posti e 1.500 idonei del concorso a 173 posti;
intanto il Ministero dell'interno ha bandito due nuovi concorsi attualmente in svolgimento: uno riservato ai vigili ausiliari che si sono congedati dal Corpo nel 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 42 del 27 maggio 2005) da cui sono risultati 55 vincitori (e una nuova graduatoria); l'altro riservato ai vigili ausiliari congedatisi nel 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 15 del 24 febbraio 2006);
infine, nell'ambito della legge 21 febbraio 2006, n. 49, recante misure urgenti in occasione delle Olimpiadi invernali, all'articolo 3, comma 1 bis, è previsto l'incremento della dotazione organica del Corpo di 50 unità e il Ministero è autorizzato a bandire un nuovo concorso per 25 posti di vigile del fuoco per l'Aeroporto di Cuneo -:
per quali motivi siano stati indetti così tanti nuovi concorsi mentre sono ancora in itinere le graduatorie precedenti;
se non ritenga urgente prorogare per un altro lasso di tempo le graduatorie derivate dai concorsi del 1998 e del 2001;
se non ritenga più opportuno che nelle chiamate dei corsi di addestramento sia rispettata una gerarchia cronologica che preveda l'estinzione delle graduatorie esistenti a partire da quella del 1998;
per quale motivo le donne, pur essendo venuta meno la condizione di partecipazione alle attività del Corpo riservata ai soli militari di leva, non possano partecipare a questi concorsi, contravvenendo di fatto all'articolo 3 della Costituzione che prevede che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, e all'articolo 51 che garantisce a tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso l'accesso agli uffici pubblici in condizioni di eguaglianza, e promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
(4-00901)
Risposta. - Si concorda in linea di principio con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alle carenze di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Per far fronte alle suddette carenze, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), con la quale è iniziata un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alla finanziaria precedente, ha previsto, per l'anno in corso, l'assunzione di un contingente di 600 vigili del fuoco ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario.
In merito all'opportunità di una ulteriore proroga della validità delle graduatorie, sia del concorso pubblico a 184 posti bandito nel 1998 che del concorso a 173 posti bandito nel 2001, riservato ai vigili discontinui, si rappresenta che con decreto legge del 28 dicembre 2006, n. 300, concernente la proroga dei termini previsti da disposizioni legislative, le suddette graduatorie sono state prorogate fino al 31 dicembre 2007.
Per quanto riguarda, invece, altri concorsi banditi successivamente a quelli del 1998 e del 2001, per il profilo di vigile del fuoco, si precisa che essi sono stati previsti da apposite norme al fine di rispondere ad esigenze particolari o per reclutare personale con caratteristiche ben determinate oltre che dall'esigenza di procedere, come ogni amministrazione dovrebbe fare, a bandire periodicamente nuovi concorsi.
Il concorso a 55 posti nel profilo di vigile permanente, è stato previsto dalla legge finanziaria del 24 dicembre 2003, n. 350, ed era rivolto ai vigili volontari ausiliari del Corpo nazionale congedatisi esclusivamente negli anni 2004 e 2005.
Così pure, come previsto dalla legge 31 marzo 2004, n. 87, è stato espletato il concorso a 40 posti per le isole minori della Sicilia, riservato ai vigili iscritti negli elenchi del personale volontario in servizio presso le sedi di Lampedusa, Lipari e Pantelleria, nonché il concorso straordinario a 25 posti di vigile del fuoco riservato al personale, in possesso dell'abilitazione al servizio antincendi aeroportuale, della società operante presso lo scalo aeroportuale di Cuneo Levaldigi, ai sensi della legge 21 febbraio 2006, n. 49.
In ordine all'ultimo punto dell'interrogazione, si precisa che il Ministero dell'interno non ha inteso in alcun modo limitare l'accesso delle donne al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ma ha unicamente bandito concorsi per specifici profili professionali.
Si coglie l'occasione per informare che l'Amministrazione sta procedendo a bandire un nuovo concorso pubblico per la copertura di 814 posti di vigile del fuoco permanente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BELLILLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Cesenatico è una delle località turistiche italiane che in questi anni ha maggiormente allargato il proprio bacino di utenza creando di fatto un notevole impulso all'economia nazionale. La città conta 22.000 abitanti residenti stabili, ma nel periodo estivo raggiunge anche i 150.000 abitanti dovuto al grande afflusso di vacanzieri;
da alcuni anni questa località, grazie al grande lavoro di promozione, ha saputo proporre iniziative per diversificare i periodi di arrivo degli ospiti: pertanto si contano numerosissime presenze nel periodo natalizio e pasquale, mentre nei fine settimana è diventata meta privilegiata di comitive e non solo del Nord Italia. Una realtà a popolazione variabile durante tutto il corso dell'anno;
un motivo di insicurezza ed apprensione nella popolazione è rappresentato dal fatto che sul territorio comunale sono stati realizzati migliaia di appartamenti estivi (seconde case), veri e propri quartieri dormitorio che durante il periodo invernale si svuotano o solo in pochi casi vengono affittati temporaneamente. In questa situazione è stata facile la creazione di una rete di traffici illeciti;
Cesenatico dal 1 luglio al 15 settembre gode del servizio di un posto di polizia estivo, che produce notevoli risultati pubblicamente riconosciuti dalle autorità, dalle associazioni di categoria e dai cittadini che ne chiedono a gran voce la presenza nel corso dell'intero anno -:
se sia stata prevista la costituzione di un posto di Polizia fisso, in aggiunta alla caserma dei Carabinieri e alla polizia municipale, con un numero di agenti sufficienti e garantire la sicurezza di tutti i cittadini e dei numerosissimi ospiti.
(4-02799)
Risposta. - La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio del Comune di Cesenatico è alla costante attenzione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza, che, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, definiscono e rivedono periodicamente le strategie per l'ottimizzazione dell'impiego degli operatori di polizia nei servizi di prevenzione generale dell'intera area.
In tale sede viene, altresì, valutata l'intensificazione dei servizi di controllo del territorio sia da parte delle forze di polizia territoriali, sia anche con l'intervento di reparti specializzati.
A Cesenatico è presente una compagnia dell'Arma dei Carabinieri che opera con un nucleo operativo e radiomobile, una stazione ed una unità navale; la compagnia dispone di una forza effettiva di 45 militari, con un lieve incremento rispetto alla previsione organica.
L'Arma assicura i servizi di controllo e prevenzione generale sul territorio avvalendosi anche della collaborazione di una tenenza della Guardia di finanza e dell'Ufficio circondariale marittimo.
Dette misure vengono incrementate nel periodo compreso tra il 1o luglio e il 15 settembre di ogni anno, in considerazione della notevole presenza di villeggianti, mediante l'invio di aliquote di rinforzi estivi.
Nel periodo balneare del 2006, tali rinforzi, pari a 196 unità, hanno permesso l'istituzione del posto fisso stagionale della Polizia di Stato a Cesenatico, nonché un significativo potenziamento dei presidi dell'Arma dei Carabinieri lungo la zona rivierasca. Quanto sopra dimostra l'attenzione rivolta alle esigenze di sicurezza di Cesenatico e del suo comprensorio, che sono sempre tenute nella dovuta considerazione per garantirne il migliore soddisfacimento.
Al riguardo, occorre evidenziare che i piani di rinforzo estivo rappresentano lo sforzo più elevato espresso in sede di coordinamento tra le Forze di polizia per soddisfare - a livello nazionale - le esigenze di sicurezza nelle località maggiormente interessate dall'afflusso turistico.
Per quanto riguarda eventuali potenziamenti degli organici permanenti, gli stessi vengono considerati, di volta in volta, secondo le esigenze di sicurezza e compatibilmente con le priorità di altre aree, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili.
In merito alla proposta di istituzione di un presidio permanente della Polizia di Stato, nel ricordare che la previsione contenuta nell'articolo 1, comma 435, della legge finanziaria per il 2007, prevede un piano pluriennale di riarticolazione e ridislocazione dei presidi territoriali delle forze di polizia, con l'obiettivo, tra l'altro, di conseguire una riduzione di spesa per locazioni, manutenzioni e canoni di servizio nell'ambito della più generale esigenza di contenimento della spesa pubblica, si deve anche rilevare che essa si pone in contrasto con la direttiva emanata dal Ministro dell'interno in data 25 marzo 1998.
Quest'ultima, in particolare, esclude l'istituzione di nuovi presidi permanenti della Polizia di Stato laddove siano già esistenti analoghi presidi dell'Arma dei Carabinieri.
Tale direttiva, che nel lungo periodo ha dato risultati positivi nell'azione di prevenzione e di contrasto della criminalità, è con tutta evidenza finalizzata ad ottimizzare la presenza sul territorio delle forze di polizia, assicurandone una più razionale ed uniforme dislocazione, al fine, quindi, di evitare possibili duplicazioni e sovrapposizioni.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il distaccamento di Spoleto dei Vigili del Fuoco, secondo la pianta organica stabilita con decreto del Ministero dell'interno fin dai primi anni '80, è di categoria «D 1», potendo contare su un organico di 7 unità per turno di servizio, equivalente alla tipologia di distaccamento permanente più piccola prevista dall'ordinamento;
all'epoca, peraltro, tale organico era supportato dai Vigili Volontari Ausiliari in servizio di leva, che facevano salire la forza complessiva a 9 unità per turno, per non dire che il Contratto di Lavoro di quegli anni prevedeva un orario di lavoro alquanto superiore alle attuali 36 ore settimanali;
con l'abolizione del servizio di leva obbligatorio il Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Spoleto non può più contare sul supporto dei volontari ausiliari di leva, mancanza che in questi anni è stata coperta con il personale assegnato in via provvisoria dall'Amministrazione di dipendenza per il terremoto del 1997 e rimasto nel Comando Provinciale di Perugia in attesa dell'apertura del Distaccamento Aeroportuale di Sant'Egidio di Perugia;
con la prossima apertura di tale Distaccamento Aeroportuale, il personale di Spoleto esuberante rispetto alla pianta organica ufficiale sarà colà destinato, lasciando l'organico di Spoleto a sole 7 unità per turno di servizio, che però - per effetto dei salti turno programmati dall'Amministrazione per rientrare nelle 36 ore settimanali, fruizione delle ferie, corsi di aggiornamento e inevitabili assenze per la malattia - risulterà in concreto di non più di 5 unità per turno di servizio;
nel territorio di Spoleto sono concentrate le attività a maggiore rischio di tutta la provincia sotto l'aspetto della prevenzione incendi e della sicurezza generale della popolazione, basta pensare ad esempio alla recente esplosione presso lo Stabilimento Militare Munizionamento Terrestre di Baiano, oppure al piano rischi dell'Italmach Chemicals che prevede ampio raggio di evacuazione compresa la Stazione Ferroviaria e la Scuola di Polizia, oppure la presenza di due Gallerie a doppio senso di marcia di oltre 4 Km. quali Forca di Cerro e Forca Canapine con antichi sistemi di sicurezza ad alto allarme, oppure la presenza di una importante galleria ferroviaria dei Balduini di oltre due chilometri di ancor più antica progettazione e impervia accessibilità, oppure la presenza di numerose e grandi imprese olearie dall'alto potenziale d'incendio, o tante altre situazioni ancora che rendono imprescindibile il potenziamento operativo del Distaccamento di Spoleto;
regna clima di forte allarme e protesta per l'imminente situazione di crisi in cui verrebbe a trovarsi il Distaccamento, che deve godere di una sua piena autonomia operativa e direzionale rispetto alle altre realtà principali come Perugia, Terni o Foligno, caratterizzate da loro rilevanti, ma differenti problematiche;
d'altro canto, dagli anni '80 il numero di interventi annuali effettuati dal Distaccamento Vigili del Fuoco di Spoleto è più che raddoppiato, passando dai 700-800 l'anno ai quasi 2000 del 2005 -:
se non ritenga di dover aderire, con ogni urgenza, alla richiesta unanime che viene dal territorio e dagli operatori, riclassificando il Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Spoleto almeno in categoria «D 2» con una dotazione di organico di 9 unità per turno di servizio, anche tenendo conto del fatto che in tal modo altro non verrebbe assicurato se non l'organico operativo di fatto che risultava dall'apporto degli Ausiliari di leva, al di sotto del quale si profilano problemi molto gravi e potenziali delicatissime responsabilità.
(4-00071)
Risposta. - Nel concordare, in linea di massima, in merito alle osservazioni dell'interrogante circa le esigenze operative del distaccamento di Spoleto, si fa presente che le medesime argomentazioni risultano valide, sia per i rimanenti distaccamenti della provincia di Perugia (Gaifana, Assisi, Città
di Castello, Gubbio, Todi), sia per buona parte dei distaccamenti di categoria D1 che operano con pari difficoltà sull'intero territorio nazionale.
Con la finanziaria 2007, volta a consentire 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario e con la quale è iniziata un'inversione di tendenza rispetto alla finanziaria precedente, si auspicano risorse umane aggiuntive a quelle già assegnate al Comando Provinciale di Perugia, compatibilmente con le priorità di livello nazionale.
Ai suddetti incrementi di organico resta a sua volta subordinata la riqualificazione dei distaccamenti di tipologia D1 in categoria D2.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BIANCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sito internet ufficiale del ministero dell'interno non fornisce i dati delle schede bianche delle elezioni politiche di aprile 2006 né per quanto riguarda la somma complessiva, né per quanto riguarda le cifre comune per comune;
secondo alcune indiscrezioni emerse di stampa da un'indagine della Giunta per le elezioni della Camera le schede bianche all'ultima tornata elettorale sarebbero diminuite del 74,20 per cento rispetto al 2001, passando da 1.707.269 a 440.517;
la conoscenza dei dati dettagliati e complessivi delle schede bianche alle elezioni 2001 è fondamentale per cercare di capire le ragioni di questo crollo rispetto alla precedente tornata elettorale;
i dati delle schede bianche sarebbero stati richiesti al Viminale da giornalisti ed esperti interessati ad indagare la materia;
il libro «Il Broglio», edito da Aliberti Editore e firmato da «Agente Italiano», mette in relazione il calo delle schede bianche con la possibilità che siano stati operati dei brogli, prendendo in considerazione anche il nuovo meccanismo di nomina degli scrutatori di seggio (a discrezione e non più per sorteggio);
i dati delle schede bianche, sia nelle cifre complessive che in quelle dettagliate, nelle precedenti elezioni sono sempre stati resi pubblici in maniera celere pochi giorni dopo il voto -:
se non ritenga di adoperarsi per:
rendere pubblici e accessibili al più presto i dati delle schede bianche delle elezioni politiche 2006 sia nel numero complessivo sia nel dato comune per comune;
far tornare di nuovo accessibili i dati dettagliati delle schede bianche delle precedenti elezioni, in particolare quelle del 2001.
(4-02797)
Risposta. - Come noto, i dati elettorali diffusi dal Viminale in corso di spoglio non hanno carattere ufficiale, bensì solo informativo e ufficioso, in quanto la legge attribuisce ad appositi uffici retti da magistrati la competenza a proclamare i risultati ufficiali delle elezioni, sulla base dei verbali cartacei delle sezioni.
Per quanto concerne in particolare le elezioni della Camera dei deputati, tali organi sono, per le circoscrizioni nazionali, l'Ufficio centrale nazionale istituito presso la Corte di cassazione e gli Uffici centrali circoscrizionali presso le Corti d'appello. Per il Senato, la competenza a dichiarare i risultati ufficiali di ciascuna regione spetta agli Uffici elettorali regionali costituiti presso la Corte d'appello. Per quanto concerne, infine, la circoscrizione Estero, sia per la Camera che per il Senato è competente l'Ufficio centrale per la circoscrizione Estero istituito presso la Corte d'appello di Roma.
I dati divulgati dal ministero dell'interno, e via via inseriti sul sito internet, sono quelli che affluiscono dalle prefetture, che a loro volta li ricevono dai comuni, sulla base di comunicazioni informali dei presidenti di seggio acquisite immediatamente dopo la chiusura dello scrutinio.
Sul sito non sono stati diffusi in occasione di precedenti elezioni i dati ufficiosi
relativi alle schede bianche e nulle acquisiti informalmente durante lo spoglio; il ministero dell'interno, peraltro, ha in corso di predisposizione la consueta pubblicazione cartacea con i risultati della consultazione, comprese le schede bianche e nulle.
Per quanto riguarda i dati delle schede bianche e nulle delle elezioni politiche precedenti, va ricordato che sul sito del ministero dell'interno è già possibile consultare on line l'archivio storico delle elezioni della Camera e del Senato, contenente i dati elettorali aggregati per comune dal 1948 al 2001.
In tale banca-dati sono recentemente confluiti, dallo scorso mese di dicembre, anche i risultati ufficiosi delle ultime consultazioni politiche, distinti per comune; la raccolta di tali dati, acquisita attraverso tutti i comuni e le prefetture, include anche il numero delle schede bianche e nulle cui fa riferimento l'interrogante.
Circa la natura e le finalità dei dati inseriti sul sito, si precisa comunque che si tratta di una pubblicazione a scopo essenzialmente divulgativo e senza pretesa di ufficialità, che si propone di mettere a disposizione di studiosi, analisti, operatori del settore e della comunicazione una banca-dati on line che parta dagli aggregati complessivi fino ad arrivare al dettaglio dei singoli comuni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
BIANCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da reiterate notizie di stampa si apprende di una situazione molto grave (secondo l'interrogante oltre il limite) nella gestione della Società Dantesca Italiana, con sede in Firenze, Via dell'Arte della Lana 1 («Corriere della sera», 17.06.06, p.31; «Il Sole 24 Ore», 18.06.06, p.31; «Panorama», 29.06.06, p. 232; «La Stampa» 14.07.06, p.26; ecc.);
tali interventi di stampa nascono dalla pubblicazione di un volume del professor Enrico Malato, in difesa della Società Dantesca Italiana (Roma, Salerno Editrice, 2006), nella quale si offre un'aperta denuncia e ampia documentazione della situazione sopra detta;
tra i fatti denunciati si segnalano episodi che coinvolgono la responsabilità della dirigenza della Società Dantesca quali:
a) sovvertimento dell'impianto storico del sodalizio, previsto dai fondatori (e regolamentato dallo Statuto) con struttura policentrica, articolata in vari «Comitati provinciali», ridotto invece a struttura unica centralizzata a Firenze, al fine di evitare ogni interferenza nel governo esclusivo dell'ente e delle sue risorse;
b) gestione arbitraria della Società, sottratta a ogni verifica assembleare e a ogni possibilità di ricambio del gruppo dirigente, ottenuta attraverso una singolare procedura di elezione delle cariche direttive;
c) discriminazioni tra i soci e scoraggiamento di nuove adesioni sociali allo scopo di escludere presenze ritenute di disturbo alla gestione monocratica o oligarchica dell'ente;
d) violazione dello Statuto nel tentativo di far approvare una nuova carta statutaria mirata a legittimare lo stravolgimento della struttura societaria e la prassi elettiva sopra detta, attuato con procedura illegale, all'insaputa dei soci, portando il nuovo Statuto all'approvazione di un'assemblea straordinaria ignara di ciò che era chiamata ad approvare; con l'aggravante che, in conseguenza di quanto sopra, il nuovo Statuto sarebbe stato approvato da un'esigua minoranza del corpo sociale: con 20 voti favorevoli, sui 301 soci dichiarati, dei quali 8 di membri del consiglio direttivo, che proponeva il nuovo Statuto, 8 di dipendenti e collaboratori esterni della Società, per cui il margine di consenso effettivo è stato di 4 voti su 301 aventi diritto;
e) stravolgimento di ogni regola democratica nel nuovo Statuto, con norme
paradossali, come quella che affida alla dirigenza uscente, in occasione del rinnovo delle cariche sociali, la designazione della dirigenza subentrante, o l'altra che stabilisce l'incompatibilità della qualifica di Socio con lo svolgimento di attività «in concorrenza» con quella della Società: per cui proprio gli studiosi di Dante verrebbero assurdamente ad essere esclusi dal sodalizio:
la Società Dantesca Italiana, fondata nel 1888 e costituita in ente morale nel 1901, è un ente a carattere pubblico, istituito con legge dello Stato e sottoposto al controllo del ministero della pubblica istruzione (ora dei beni culturali), confermato agli articoli 4 e 14 dello Statuto vigente (approvato con decreto del C.P.S. del 29 maggio del 1947, n. 645);
la Società Dantesca Italiana è stata fin dall'inizio dotata di cospicui mezzi finanziari di provenienza pubblica;
l'obiettivo fondamentale per cui venne fondata la Società Dantesca, nel 1888, cioè la pubblicazione della «Edizione Nazionale delle Opere di Dante», risulta ben lontana dall'essere raggiunta, a 118 anni dalla fondazione;
il «nuovo Statuto» della Società, portato all'approvazione dell'assemblea dei Soci il 16 marzo e il 16 dicembre 2005, è stato inoltrato per la ratifica alla Prefettura di Firenze, che a tutt'oggi non sembra aver espresso il proprio nullaosta;
la Società Dantesca Italiana rappresenta storicamente la dantologia italiana nel mondo, e la sua immagine rischia di risultare gravemente compromessa dalle vicende sopra ricordate che hanno avuto grande risonanza internazionale -:
se non ritenga necessario avviare un'ispezione presso la sede della Società Dantesca Italiana, per una approfondita verifica della fondatezza dei fatti denunciati e procedere, ove venissero accertati, alla nomina di un Commissario governativo di sicura indipendenza e di alto profilo culturale, ripetendo un'esperienza già attuata fra il 1944 e il 1956, che proceda ad un risanamento della Società e al rispetto rigoroso dello Statuto restituendo alla Società il ruolo di centro vitale di ricerca e di pubblicazione dell'opera di Dante.
(4-01545)
Risposta. - Il Ministero per i beni e le attività culturali è stato coinvolto in merito alla questione relativa alla modifica dello statuto della società Dantesca italiana, eretta ente morale sin dal 1901, nonché sui relativi rilievi mossi dal professor Enrico Malato, riproposti nella interrogazione, dalla prefettura di Firenze, che ne ha richiesto il parere.
Tale parere, che ha recepito alcune delle osservazioni del professor Malato, è stato espresso in data 29 maggio 2006.
In particolare:
1) si è rappresentato che l'Assemblea della società, nell'ambito della propria autonomia decisionale, può approvare un nuovo statuto, che rechi una diversa e più efficiente articolazione dell'organizzazione interna;
2) si è fatto presente - sulla scorta di quanto osservato dal professor Malato circa la procedura di elezione delle cariche direttive, avvenuta per posta attraverso una scheda predefinita, in luogo di quanto disposto dall'articolo 4 dello statuto vigente, che prevede l'elezione da parte dell'assemblea - che il Ministero per i beni e le attività culturali, non dovendo provvedere ad alcuna nomina o designazione, non ha avuto conoscenza delle modalità di elezione alle cariche sociali. Si è, comunque, segnalato che il voto per posta non è ritenuto valido in tutte quelle circostanze in cui è proficuo un dibattito tra i soci e quando, come nel caso di specie, non è ammesso dallo statuto;
3) riguardo alle incompatibilità previste dagli articoli 4 e 5 del nuovo statuto, si è proposto di inserire maggiori specificazioni delle diciture «interessi contrastanti» e «attività concorrenti», in modo da chiarire che tali previsioni non si configurano, in concreto, come una limitazione al diritto di studio;
4) si è rilevato che l'atto notarile di modifica statutaria evidenzia la presenza di 23 soci su 301 iscritti. Si tratta di un presenza eccessivamente esigua, atteso che il codice civile (articolo 21) richiede almeno la presenza di tre quarti degli associati e il voto favorevole della maggioranza dei presenti. L'attuale statuto, sulla base del quale la società ha operato, prevede all'articolo 11 che le adunanze sono valide, in seconda convocazione, qualunque sia il numero dei presenti, per qualsiasi materia da porre in discussione. Al riguardo, si ritiene, invece, fondamentale che per un atto così importante per la vita dell'Istituto sia richiesta la presenza e la deliberazione di un congruo numero di soci;
5) si è rilevato che il nuovo articolo 8 dello Statuto assegna all'assemblea il compito di eleggere i membri del Consiglio direttivo su indicazione del Consiglio in carica, con facoltà di sostituzione dei nomi proposti. Si è segnalato che il Ministero per i beni e le attività culturali non condivide tale procedura, che del resto anche lo statuto prevede come facoltativa, poiché lascia l'assemblea libera di prendere, al riguardo, qualsiasi decisione.
Il parere trasmesso alla prefettura di Firenze non ha avuto, ad oggi, seguito. Per le vie brevi si è appreso che la prefettura ha fatto partecipe di tali osservazioni la società dantesca.
La situazione evidenziata dal professor Malato rimane, però, all'attenzione del Ministero, anche per la rilevanza che sta assumendo sulla stampa e nel mondo accademico.
A tal proposito si ricorda che dal 2000 (a seguito del decreto del Presidente della Repubblica. n. 361 del 2000) le prefetture esercitano la vigilanza sulle fondazioni e il Ministero per i beni e le attività culturali vigila sui contributi eventualmente loro concessi; per contro, restano escluse dalla citata normativa le Associazioni, come quella in esame, per le quali l'assemblea dei soci si configura quale organo sovrano.
Si ritiene pertanto che l'eventuale commissariamento della Società Dantesca debba essere preceduto da una verifica ispettiva, che potrebbe essere svolta congiuntamente dall'Ispettorato generale di finanza del Ministero dell'economia e delle finanze e dall'Ispettorato del Ministero per i beni e le attività culturali.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i sindacati di Polizia hanno diffuso l'esito di alcuni recenti incontri tra il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e le Organizzazioni Sindacali stesse durante i quali è stato sottoposto alla loro attenzione un piano di riordino e riorganizzazione delle 24 Scuole Allievi Agenti;
da tale piano emergerebbe la decisione di procedere alla riconversione di quattro scuole: Bolzano, Foggia, Senigallia e Vicenza. In particolare, per quanto riguarda la struttura ubicata a Foggia, l'ipotesi prospettata dal Dipartimento di P.S. è la trasformazione in sede degli uffici della Polizia Stradale e di alloggi di servizio alla Questura;
pur condividendo l'obiettivo di razionalizzazione della spesa in questo settore, a cui il piano di riorganizzazione delle Scuole Allievi Agenti cerca di fornire una risposta operativa e concreta, a parere dello scrivente è opportuno valutare anche l'impatto che una simile decisione avrebbe a livello territoriale;
da oltre 20 anni, la Scuola Allievi Agenti di Foggia garantisce un eccellente livello formativo e funge da supporto logistico anche per le altre Forze dell'Ordine, che ne utilizzano il poligono di tiro e le aule. Peraltro, la stessa Scuola è stata oggetto di recenti e onerosi lavori di ristrutturazione in funzione del suo utilizzo come polo formativo;
allo stesso tempo, non è da sottovalutare l'indotto economico generato dalla Scuola stessa, per la quale lavorano piccole imprese attive nel settore della preparazione
dei pasti, della lavanderia, delle manutenzioni, eccetera;
la Scuola Allievi Agenti rappresenta un punto di riferimento, anche fisico, fondamentale per la costruzione e l'affermazione della cultura della legalità in un territorio segnato dalla presenza di fenomeni criminali, anche di stampo mafioso, come dimostrato dal suo frequente utilizzo per manifestazioni collegate ai temi della legalità e della partecipazione civica -:
se il Governo ritenga di sospendere ogni decisione in merito alla riconversione della Scuola Allievi Agenti di Foggia per favorire l'attuazione di una concertazione più ampia anche a livello territoriale.
(4-01237)
Risposta. - Il provvedimento concernente la chiusura della scuola allievi agenti di Polizia di Foggia è stato firmato dal Ministro il 29 gennaio 2007.
Tale decisione è frutto delle previsioni contenute nell'articolo 1, comma 431, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), in ottemperanza alle quali il Ministero dell'interno sta procedendo ad un ampio piano di riassetto del «Sistema Scuole» della Polizia di Stato, sulla base di una rivalutazione complessiva del fabbisogno di formazione degli allievi agenti di polizia, anche alla luce della riforma della leva obbligatoria e della figura del «poliziotto ausiliario» ad essa collegata.
In proposito, il sistema degli istituti di istruzione della Polizia di Stato (24 strutture formative) comprende 13 scuole per allievi agenti, la cui ricettività complessiva è di oltre 4.700 posti. Si rileva che, nel prossimo quinquennio, l'assunzione di nuovi agenti non dovrebbe viceversa superare la media annuale di 1000 unità.
Si tratta di un divario davvero consistente che, sotto il profilo del buon andamento dell'azione amministrativa, deve essere colmato sia dal punto di vista del contenimento delle spese di gestione, sia sotto l'aspetto del reimpiego del personale di polizia ivi in servizio nei compiti di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità. La finalità è quella di raggiungere le necessarie economie senza, tuttavia, incidere sull'efficienza del servizio formativo.
Il recupero complessivo in termini finanziari comporterà un risparmio di circa 12 milioni di euro annui, vale a dire il 10 per cento della spesa sostenuta nel 2005 per finanziare l'intero sistema delle scuole di polizia. Verranno così conseguite le economie richieste dalla legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 434).
Alla definizione del predetto piano di riassetto si è giunti anche sulla base di una serie di incontri con le organizzazioni sindacali, alle quali, in un clima di proficuo confronto dialettico, sono state fornite precise garanzie circa la ricollocazione del personale della Polizia di Stato e dell'Amministrazione civile dell'interno, sia dal punto di vista logistico, che sotto il profilo della valorizzazione delle professionalità.
Nella scelta delle scuole da chiudere vengono prese in considerazione le dimensioni e le caratteristiche strutturali degli immobili, così come la possibilità di una loro diversa utilizzazione, ferma restando la necessità di garantire una equilibrata loro distribuzione territoriale.
Detto progetto di riorganizzazione verrà realizzato in due fasi distinte.
La «fase uno» ha come obiettivo la dismissione e la contestuale riconversione di quattro scuole allievi agenti, per un totale di circa 900 posti letto, tra cui quella di Foggia.
La «fase due» prevede la dismissione di ulteriori tre scuole allievi agenti da individuare in una rosa di nove istituti, per un totale di 1.300 posti letto.
Per quanto in particolare concerne la scuola allievi agenti di Foggia, la stessa ha una ricettività complessiva di 281 posti letto ed impiega 84 operatori della Polizia di Stato e 12 dipendenti dell'amministrazione civile dell'interno. In fase di riconversione, il complesso potrebbe accogliere la locale sezione della polizia stradale consentendo così di liberare spazio da destinare agli uffici della questura. Inoltre, potrebbe esservi trasferito il personale attualmente alloggiato nella questura.
Alla luce di quanto sopra, la determinazione di dismettere la scuola in parola è scaturita principalmente dalle sue ridotte dimensioni (281 posti letto), ma anche dal fatto che essa non riveste caratteristiche strutturali pienamente funzionali rispetto alla missione istituzionale. Infatti, una eventuale ristrutturazione dell'immobile, soprattutto per quel che riguarda la tipologia delle camerate per gli allievi, avrebbe comportato, senza alcun dubbio, interventi particolarmente rilevanti e probabilmente sconsigliabili anche in considerazione della predetta ridotta ricettività.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BRUNO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
in occasione della gara di calcio del Campionato di Eccellenza fra le squadre dell'Acicatena (Catania) ed il Fasano calcio (Brindisi), disputata domenica 11 giugno 2006 nell'ambito dei play off valevoli per la promozione in serie D, da notizie riportate dalla stampa e dalle immagini televisive di alcune televisioni locali si è potuto constatare il clima di forte ostilità nei confronti della squadra in trasferta (si sono avuti, infatti, numerosi scontri e aggressioni tra le opposte tifoserie) e la evidente inidoneità logistica nonché di sicurezza in cui la gara si è disputata;
nei giorni precedenti l'incontro, la società del Fasano calcio, considerata la notoria inidoneità del campo siciliano adatto a contenere soltanto 400 tifosi complessivi e privo persino degli spogliatoi per gli atleti, e vista la richiesta di circa 600 tifosi pugliesi di assistere alla gara (prontamente comunicata dalla società pugliese a quella ospitante), aveva chiesto lo spostamento della partita in uno stadio diverso, precisamente su quello vicino (a circa 5 km) e disponibile dell'Acireale avente una capienza di circa 10.000 posti, in regola con tutte le misure di sicurezza, che avrebbe potuto contenere più facilmente i tifosi di ambedue le squadre;
in data 9 giugno 2006, sulla questione, il questore di Brindisi, dottor Margherito, ha inviato una missiva indirizzata al Presidente del Fasano calcio, al comandante dei carabinieri di Fasano, al sindaco di Fasano e per conoscenza al prefetto di Brindisi in cui ha affermato «...si prega le SS.LL. di voler scoraggiare la partenza organizzata di tifosi del Fasano che superino nel minimo i posti disponibili...»;
pur nota a tutti l'inidoneità e l'insicurezza della struttura di Acicatena si è poi proceduto lo stesso alla scelta di questo campo nel pieno disprezzo del grande rischio che si verificassero incidenti, tumulti e problemi di ordine pubblico;
anche dal punto di vista sportivo la partita è stata così disputata in condizioni ai limiti dell'agibilità, del rispetto della legalità e dei regolamenti sportivi -:
se sia a conoscenza della vicenda, se risulta o meno l'inidoneità della struttura prescelta, per quale ragionevole motivo non sia stato scelto il campo di calcio di Acireale più adatto ad ospitare, in condizioni di sicurezza, l'evento sportivo, come richiesto dalla squadra del Fasano calcio.
(4-00383)
Risposta. - Domenica 11 giugno 2006 è stato disputato, presso lo stadio di calcio di Acicatena (Catania), l'incontro di calcio tra la locale squadra e quella ospite del Fasano (Brindisi).
Capace di ospitare 450 spettatori, la struttura sportiva siciliana ha consentito il regolare svolgimento del campionato calcistico di serie «D» e tale capienza è stata giudicata adeguata, previa apposita verifica da parte di un funzionario della Lega calcio, anche in occasione del menzionato incontro sportivo.
Ciò anche in considerazione del fatto che, mentre in un primo momento il Comando stazione carabinieri di Fasano aveva segnalato la probabile partenza di circa 500 tifosi della locale squadre di calcio, successivamente
lo stesso Comando comunicava che il numero complessivo di «supporters» al seguito della squadra pugliese si era ridotto a 150, tra i quali non risultavano elementi pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica.
In considerazione della rilevanza sportiva dell'incontro, è stato, comunque, pianificato un adeguato servizio di ordine pubblico, fondato sull'azione coordinata delle Forze di polizia territoriali che, per l'occasione, sono state supportate da unità di rinforzo provenienti da reparti di pronto impiego.
In particolare, al fine di impedire il sopraggiungere allo stadio di Acicatena di tifosi pugliesi in soprannumero e, comunque, allo scopo di predisporre un'adeguata scorta, è stato attivato un servizio di avvistamento e di vigilanza nei presi del casello autostradale in prossimità del comune siciliano. Il servizio di ordine pubblico predisposto presso lo stadio ha, inoltre, garantito il regolare svolgimento dell'incontro, impedendo contatti tra le due tifoserie ed intervenendo tempestivamente per contenere le intemperanze di alcuni tifosi.
Successivamente, il sindaco del comune di Acicatena ha inviato al dirigente del Commissariato di pubblica sicurezza di Acireale ed al comandante della locale compagnia dei Carabinieri una nota di ringraziamento per la gestione dell'ordine pubblico e per l'efficienza dei servizi svolti.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CARDANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella notte di domenica 14 gennaio 2007 una decina di ragazzi hanno devastato e imbrattato con frasi offensive e di chiara connotazione nazionalista la sede della Comunità degli Italiani di Sissano, piccolo borgo del comune di Lisignano (Il Piccolo - 16 gennaio 2007); i danni prodotti al suddetto palazzo, che era stato ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del Governo italiano, ammontano intorno ai 10 mila euro;
purtroppo questa non è la prima volta che gli italiani residenti in Croazia sono vittime di atti di intolleranza etnica:
nell'ottobre 2001, con il permesso della «Famiglia Parentina», fu posta una lapide a ricordo degli italiani trucidati nelle foibe. Nel gennaio 2002 venne fatta abbattere dall'allora sindaco della città;
il 22 marzo 2002, a Montona d'Istria, ignoti distruggono una croce ed una targa commemorativa che sorgevano sul bordo di una cava di bauxite, poste a ricordo di persone che erano state trucidate nel maggio del 1945;
nel luglio del 2004, in circostanze poco chiare, un incendio distrugge la sede della Comunità degli Italiani di Zara;
nell'ottobre 2005 viene nuovamente colpita la Comunità di Zara con la distruzione dell'insegna della sede associativa;
nel dicembre del 2005 viene strappata la bandiera italiana dalla sede della Comunità degli Italiani di Spalato;
nel corso del marzo 2006 è vittima di ripetuti atti di vandalismo la Scuola Media Superiore Italiana di Pola;
nell'aprile 2006 altri atti vandalici danneggiano una segnaletica bilingue (italiano-croato) all'incrocio delle strade Umago-Buie-Cittanova;
nell'agosto 2006 altri atti vandalici danneggiano la bandiera della Comunità Italiana di Parenzo;
infine nel novembre 2006 viene selvaggiamente danneggiata la sede della Comunità degli Italiani di Pola;
la Croazia è tra paesi che entreranno a far parte dell'Unione europea. Diventa perciò ancora più importante, per un'Europa tollerante e necessariamente multiculturale, il rispetto delle diverse tradizioni storico-culturali rappresentate dalle varie minoranze;
la presenza italiana nelle terre sopraccitate ha radici secolari e va tutelata
all'insegna di una convivenza civile e di fraternità reciproca -:
se sia a conoscenza dei gravi fatti sopradescritti;
quali iniziative intenda adottare affinché venga tutelata la sicurezza della comunità italiana residente in Croazia e affinché venga fatta chiarezza sull'intera vicenda.
(4-02261)
Risposta. - L'atto vandalico nei confronti del palazzo della «Comunità degli Italiani» (ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del Governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università popolare di Trieste) di Sissano, piccolo borgo del comune di Lusignano, si è verificato nella notte del 14 gennaio 2007. Secondo le prime ricostruzioni, i responsabili si sarebbero arrampicati fino al tetto distruggendo diverse tegole e mandando in frantumi anche una vetrata. La facciata del palazzo è stata inoltre imbrattata con una frase volgare di chiara connotazione nazionalista. In base ad una prima stima i danni ammonterebbero a circa 8 mila euro. I responsabili non sono stati ancora individuati (diversamente da quanto affermato dal Piccolo nell'edizione del 16 gennaio 2007).
Il Presidente della Comunità degli Italiani di Sissano, Paolo Demarin, ha denunciato il fatto alle autorità di polizia. Sia il Presidente della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, che l'onorevole Furio Radin - il quale siede nel Parlamento croato in rappresentanza della minoranza italiana e mantiene rapporti costanti con le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in loco, hanno fatto appello alle autorità croate affinché i responsabili vengano prontamente individuati ed assicurati alla giustizia.
Come noto, nell'Istria croata si concentra la più larga parte della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia (oltre 25.000 persone su 30.000 complessive). La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte di questo Ministero, per il tramite delle sue rappresentanze diplomatico-consolari.
Va peraltro segnalato come nella regione istriana viga il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale governo croato, guidato dal primo ministro Ivo Sanader, leader dell'HDZ (Comunità democratica croata), benefici dell'appoggio esterno dell'onorevole Radin, parlamentare eletto in rappresentanza della minoranza. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da parte croata in materia di tutela della nostra minoranza.
Va d'altra parte tenuto presente che episodi, come quello menzionato, lesivi dei diritti fondamentali della persona e delle minoranze, siano da porre in riferimento, direttamente o indirettamente, anche al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Il Consiglio europeo di Copenhagen (1993) ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione. Le segnalo quindi che l'argomento sarà oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia (capitolo 23) e che in tale contesto non si mancherà di svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
Per quanto concerne il sostegno a favore della minoranza, esso si articola attraverso una serie di disposizioni normative - legge 193 del 2004, leggi 72 e 73 del 2001 -, per un ammontare annuale, nel triennio 2004-2006, di 4.560.000,00 euro. A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario, attualmente di 2.674.000,00 euro, a favore dell'Università popolare di Trieste che opera nell'interesse della comunità italiana nell'intera ex Jugoslavia (di cui alla legge 960 del 1982).
La Regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione
di 1.032.913,00 euro a favore della nostra minoranza in applicazione alla legge regionale 79 del 1978.
Nel quadro di una particolare attenzione della Farnesina verso l'Istria e in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza nei territori di tradizionale insediamento italiano, sono stati aperti due Vice Consolati onorari nel 2004, a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'ex Zona B. In Istria si indirizza una ampia quota delle risorse finanziarie che l'Italia dedica alla tutela della propria minoranza autoctona (circa 8 milioni di euro annui).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CARUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 24 settembre 2006, nella città di Padova, si è svolta una manifestazione dei centri sociali per protestare contro il cosiddetto «muro» di via Anelli;
durante lo svolgimento della manifestazione, le forze dell'ordine caricavano a più riprese il corteo regolarmente autorizzato nei pressi di via Anelli. Le forze dell'ordine, nel tentativo di disperdere il corteo, facevano ricorso ad un uso massiccio di candelotti di gas lacrimogeni lanciati verso i manifestanti;
dall'etichettatura dei bossoli dei candelotti rinvenuti al termine della manifestazione, risultavano questi contenenti il cosiddetto gas CS;
questa tipologia di gas, definita in termini scientifici ortoclorobenzilmalonitrile, rientra tra le sostanze vietate e bandite dal protocollo di Ginevra sulle armi chimiche sottoscritta nel 1925 anche dall'Italia ed è vietata dal Protocollo per la proibizione e l'uso in guerra di gas asfissianti o velenosi firmato a Ginevra il 17 giugno 1925;
nel rapporto che Tony Blair ha consegnato alla House of Commons riguardo alla necessità di un intervento preventivo in Iraq, si parlava della possibilità che l'arsenale chimico di Saddam Hussein contenesse armi caricate a gas CS;
in data 12 ottobre 2001, il ministero della salute italiano ha emanato una circolare «ad alta priorità» per segnalare il pericolo concreto che i terroristi di Al Qaeda utilizzino armi chimiche «come ad esempio il CS» esposti al quale, secondo il dicastero, si rischia l'edema polmonare ossia il soffocamento;
il gas che scaturisce dalla cartuccia si diffonde sotto forma di nebbia o fumo di particelle sospese, la cui efficacia deriva dalla proprietà irritante, molto forte, per la pelle e le mucose nonché dalla capacità, anche se impiegato in dosi minime, di causare congiuntivite istantanea con blefarospasmo, irritazione e dolore, sintomi accentuati in presenza di condizioni di tempo caldo o umido;
il CS micronizzato e mescolato con un antiagglomerante o trattato con idrorepellenti a base di silicone può rimanere attivo per giorni e settimane, se polverizzato su suolo; la concentrazione letale di CS per il sistema polmonare del 50 per cento di una popolazione adulta è stata stimata essere dai 25 mila ai 150 mila milligrammi per metro cubo; se lanciata all'esterno una granata CS genera una nube di 6-9 metri di diametro, al centro della quale si può produrre una concentrazione di 2000-5000 milligrammi per metro cubo;
il Times di Londra riporta in un servizio che alcuni laboratori negli USA stanno lavorando ad armi non letali a base di bombe che rilasciano odori nauseabondi, proprio per evitare le controindicazioni legate al CS ed altri lacrimogeni;
nell'aprile del 2001, a Quèbec la polizia locale fece uso di gas CS per reprimere una manifestazione contro il Trattato dell'Area di libero commercio delle Americhe ed in seguito all'uso dei gas CS l'ufficio di pubblica igiene avvisò i residenti di indossare guanti di gomma e lenti protettive nel trattare i residui, nonché di
gettare via il cibo contaminato e sostituire i filtri dell'aria condizionata;
in Corea del Sud, la commissione medica coreana, dopo aver constatato gli effetti devastanti dell'uso di gas lacrimogeni, definiva tale pratica «disumana e non accettabile dal punto di vista medico» e comparabile «ad una operazione di guerra chimica contro popolazioni civili» chiedendone quindi la totale messa al bando;
secondo uno studio pubblicato nel 1989 dal Journal of the American Medical Association, il CS assorbito verrebbe metabolizzato nei tessuti periferici sotto forma di cianuro, nota sostanza cancerogena, può arrecare danni al sistema respiratorio dei bambini e casi di danno cromosomico, può essere «molto, molto tossico» se usato nelle dosi sbagliate, e la «possibilità di conseguenze mediche di lungo termine quali formazioni di tumori, effetti sull'apparato riproduttivo e malattie polmonari è particolarmente preoccupante, considerando l'esposizione alla quale vengono sottoposti dimostranti e non dimostranti in caso di operazioni di ordine pubblico»;
il Parlamento europeo (European Parliament Directorate General for Research Directorate A The Stoa - Scientific and Technological Options Assessment - Programme) commissionò uno studio specifico sull'uso di gas lacrimogeni, nel luglio 2000, che informava sull'esistenza di una pubblicistica sterminata sul CS, composta di oltre 115 articoli;
sempre secondo i dati dello STOA, il CS può causare, ad alti livelli di esposizione, polmonite ed edema polmonare fatale, disfunzioni respiratorie, gravi gastroenteriti ed ulcere perforanti;
l'Italia ha ratificato nel 1925 il protocollo di Ginevra contro l'uso di sostanze soffocanti o gas e nel 1969 ottanta paesi hanno votato per la messa al bando di gas lacrimogeni in operazioni di guerra;
esisterebbe una scappatoia legale che consentirebbe l'uso di tali sostanze dannose, poiché la Convenzioni sulle armi chimiche non proibisce l'uso di gas tossici in operazioni pacifiche -:
quali siano le motivazioni per le quali le forze dell'ordine hanno deciso di fare ricorso a numerose cariche per disperdere i manifestanti e non si è cercato, al contrario, di trovare una mediazione con gli stessi;
quale organo istituzionale abbia autorizzato l'uso del gas CS, se lo stesso fosse a conoscenza degli effetti di tale gas e se siano stati utilizzati in quella o in altre circostanze diversi tipi di sostanze tossiche o nocive;
se, prima del loro impiego, siano stati effettuati test analitici sulla pericolosità dei suddetti gas per la salute dei cittadini e a tutela degli operatori dell'ordine pubblico, nel rispetto del principio di precauzione;
da quanti anni sia in uso il gas CS da parte delle forze dell'ordine e se le stesse siano state messe a conoscenza dei danni biologici che tali sostanze possono procurare;
se non si ritenga opportuno vietare immediatamente l'uso di gas tossici e gas CS durante dimostrazioni di piazza.
(4-01130)
Risposta. - La problematica dell'ordine e della sicurezza pubblica nel quartiere di via Anelli a Padova è da tempo all'attenzione dello scrivente che segue con attenzione l'evolversi della situazione in relazione anche alle iniziative avviate a livello locale dall'amministrazione comunale, volte queste ultime al recupero del degrado urbanistico e di marginalità sociale dell'area, e di concerto con la Prefettura e le altre Autorità di pubblica sicurezza per gli interventi di prevenzione e di repressione della criminalità.
In proposito, il 16 novembre 2006, ho presieduto, presso l'Ufficio territoriale del Governo di quel capoluogo, un apposito Comitato provinciale per l'ordine pubblico, nel corso del quale è emerso un bilancio
complessivamente positivo del programma di risanamento del quartiere, reso possibile da una «forte convergenza» in sede di cooperazione tra tutte le istituzioni interessate.
In questa prospettiva, all'impegno dell'Amministrazione comunale per il completamento del piano di sgombero e di risanamento del complesso residenziale «la Serenissima», si è affiancata, parallelamente, l'attività delle Autorità di pubblica sicurezza volte ad assicurare più elevati livelli di sicurezza e di ordine pubblico nell'area.
Per quanto riguarda il cosiddetto «muro di via Anelli», si tratta di una recinzione metallica che è stata realizzata a cura dell'amministrazione del Comune di Padova lungo la via De Besi per chiudere un varco abitualmente utilizzato dagli spacciatori.
Ciò premesso, intorno alla metà del mese di settembre del 2006, le locali articolazioni del movimento antagonista hanno avviato una mobilitazione nazionale contro la menzionata recinzione metallica, con il dichiarato intento, più volte ribadito sia sugli organi di stampa che attraverso l'emittente radiofonica «Radio Sherwood», di demolire la recinzione in occasione della manifestazione pubblica di protesta, programmata dagli organizzatori per il pomeriggio di domenica 24 settembre 2006 a via Anelli.
In relazione a propositi chiaramente suscettibili di creare turbative all'ordine pubblico e in sede di preavviso dell'iniziativa alla Questura, è stato stabilito che la manifestazione non potesse essere effettuata con la modalità propagandata, ma che la libertà di riunione dovesse esprimersi in una zona limitrofa, purché non direttamente insistente sul complesso di via Anelli.
Analoghe preoccupazioni erano state espresse alle autorità cittadine da alcuni proprietari di immobili del complesso «la Serenissima», contrari a qualsiasi manifestazione all'interno dell'area condominiale.
Nelle prime ore del pomeriggio del 24 settembre 2006, un gruppo di circa duecento manifestanti di diversa provenienza si sono riuniti nel luogo consentito per l'iniziativa dove, attraverso un sistema di amplificazione sonora, sono stati diffusi interventi sul tema della manifestazione.
Intorno alle ore 18,30 circa, incitati dagli oratori, i manifestanti, molti dei quali travisati, si sono avviati in corteo verso via Anelli, preceduti da una rudimentale barriera di protezione, sino a portarsi a ridosso della transennatura predisposta e presidiata dalle forze di polizia e rivendicando a gran voce il diritto di accesso. Qui, alcuni dimostranti hanno iniziato a tranciare i giunti delle transenne, a strattonarle ed a scardinarle.
Le forze dell'ordine sono, pertanto, dovute intervenire al fine di allontanare i facinorosi i quali, tuttavia, hanno reagito opponendo viva resistenza e lanciando numerosi fumogeni, grossi petardi ed altri corpi contundenti contro gli agenti. Contemporaneamente, alcuni manifestanti hanno cosparso di liquido infiammabile la sede stradale appiccando il fuoco.
Si è reso, quindi, necessario anche il lancio di una decina di artifizi lacrimogeni che, unitamente ad un seguente e risolutivo intervento di forza, hanno consentito di allontanare tutto il gruppo dei facinorosi di circa duecento metri.
Nel corso degli scontri sono rimasti feriti sette operatori di polizia.
In relazione ai fatti descritti sono stati tratti in arresto quattro attivisti antagonisti, peri reati di resistenza e violenza a un pubblico ufficiale, lesioni aggravate e travisamento nel corso di una pubblica manifestazione; sono stati, inoltre, sequestrati numerosi zainetti contenenti sassi, tubi di plastica ed in metallo, tenaglie, caschi da motociclista, nonché una latta contenente circa cinque litri di benzene.
Nei giorni seguenti, l'Autorità giudiziaria ha convalidato la misura restrittiva adottata e, non ritenendo di applicare provvedimenti cautelari, ha disposto la scarcerazione dei quattro attivisti.
La fermezza dimostrata dalle forze dell'ordine nell'occasione è stata difesa dalla quasi totalità delle forze politiche locali, dai cittadini e dagli organi di informazione.
Il Prefetto di Padova ha confermato, inoltre, che le misure adottate in quella provincia, in occasione di manifestazioni di
piazza, sono sempre dirette a consentire a tutti i cittadini il legittimo esercizio del diritto di riunione e ad impedire, parimenti, con fermezza, qualsiasi comportamento improntato all'illegalità ed atto a turbare la pacifica convivenza.
Relativamente alla specifica questione sollevata dall'interrogante sull'utilizzo dei gas lacrimogeni, nel precisare che gli operatori nell'occasione hanno impiegato esclusivamente materiali in dotazione alla Polizia di Stato, conformi alle disposizioni contenute nel decreto del Presidente della Repubblica n. 359 del 1991, si rappresenta quanto segue.
Gli artifizi pirotecnici attualmente in dotazione alle Forze di polizia e comunemente denominati «lacrimogeni» riportano sull'etichetta la sigla «CS», identificativa dell'ortoclorobenzalmalononitrile, sostanza chimica presente in detti supporti, utilizzata nella forma cristallina pura. Gli effetti di irritazione e lacrimazione conseguenti all'uso sono temporanei - circa dieci minuti - e totalmente reversibili.
La sostanza «CS» è stata sintetizzata per la prima volta nel 1928 e si può ragionevolmente escludere che essa si identifichi con quella bandita dal protocollo di Ginevra sulle armi chimiche del 1925, menzionato dall'interrogante.
Occorre anche precisare che il «CS» impiegato per usi bellici non è quello in dotazione alla Polizia di Stato, ma una variante chimica «additivata» per la realizzazione di miscele differenti dal composto cristallino puro che caratterizza gli artifizi in uso alla Polizia di Stato, i quali non contengono solventi a rischio cancerogeno.
La circolare del 12 ottobre 2001, menzionata dall'interrogante, non può essere posta in relazione con gli artifizi al «CS» in dotazione alle forze dell'ordine, poiché essa è stata emanata dal Ministero degli affari esteri per la sensibilizzazione sul pericolo di utilizzo di armi chimiche da parte di terroristi facenti capo all'organizzazione «Al Qaeda».
Relativamente agli effetti segnalati sulla popolazione di altri Paesi che sarebbe stata esposta all'uso di gas lacrimogeni, va detto che non sono al momento note né la tipologia né la composizione dei prodotti utilizzati in tali occasioni.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo in data 16 gennaio 2007, presso la località di Sissano, piccolo borgo del comune di Lisignano (Istria, Croazia), alcuni vandali hanno sensibilmente danneggiato la sede della Comunità degli Italiani, un palazzo ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del Governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università Popolare di Trieste. L'episodio, come rileva la stampa, possiede connotazione nazionalistica tendente a minacciare la serenità e la libertà d'azione e di pensiero dei nostri connazionali residenti in Croazia;
nel mese di novembre 2006 è stata danneggiata la sede della Comunità degli Italiani di Pola sempre con atto vandalico -:
se, in vista dell'auspicata entrata della Croazia in un futuro non lontano nell'Unione europea, che ha come caposaldo il principio di «unità nella diversità», non ritenga di dover fare luce, in collaborazione con le autorità croate, su questi atti di intolleranza verso la comunità italiana in Croazia, e di voler adottare eventuali provvedimenti per la sicurezza della stessa.
(4-02314)
Risposta. - L'atto vandalico nei confronti del palazzo della «Comunità degli Italiani» (ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università popolare di Trieste) di Sissano, piccolo borgo del comune di Lusignano, si è verificato nella notte del 14 gennaio 2007. Secondo le prime ricostruzioni, i responsabili si sarebbero arrampicati fino al tetto distruggendo diverse tegole e mandando in frantumi anche una vetrata. La facciata del
palazzo è stata inoltre imbrattata con una frase volgare di chiara connotazione nazionalista. In base ad una prima stima i danni ammonterebbero a circa 8 mila euro. I responsabili non sono stati ancora individuati (diversamente da quanto affermato dal Piccolo nell'edizione del 16 gennaio 2007).
Il Presidente della Comunità degli Italiani di Sissano, Paolo Demarin, ha denunciato il fatto alle autorità di polizia. Sia il Presidente della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, che l'onorevole Furio Radin - il quale siede nel Parlamento croato in rappresentanza della minoranza italiana e mantiene rapporti costanti con le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in loco, hanno fatto appello alle autorità croate affinché i responsabili vengano prontamente individuati ed assicurati alla giustizia.
Come noto, nell'Istria croata si concentra la più larga parte della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia (oltre 25.000 persone su 30.000 complessive). La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte di questo Ministero, per il tramite delle sue rappresentanze diplomatico-consolari.
Va peraltro segnalato come nella regione istriana viga il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale governo croato, guidato dal primo ministro Ivo Sanader, leader dell'HDZ (Comunità democratica croata), benefici dell'appoggio esterno dell'onorevole Radin, parlamentare eletto in rappresentanza della minoranza. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da parte croata in materia di tutela della nostra minoranza.
In relazione al questito da Lei formulato, rilevo che l'atto parlamentare in parola fa riferimento al fatto che una serie di episodi, lesivi dei diritti fondamentali della persona e delle minoranze, siano da porre in riferimento, direttamente o indirettamente, anche al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Il Consiglio europeo di Copenhagen (1993) ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione. Le segnalo quindi che l'argomento sarà oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia (capitolo 23) e che in tale contesto non si mancherà di svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
Segnalo, altresì, che il sostegno a favore della minoranza si articola attraverso una serie di disposizioni normative - legge 193 del 2004, leggi 72 e 73 del 2001 -, per un ammontare annuale, nel triennio 2004-2006, di 4.560.000,00 euro. A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario, attualmente di 2.674.000,00 euro, a favore dell'Università popolare di Trieste che opera nell'interesse della comunità italiana nell'intera ex Jugoslavia (di cui alla legge 960 del 1982).
La Regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione di 1.032.913,00 euro a favore della nostra minoranza in applicazione alla legge regionale 79 del 1978.
Nel quadro di una particolare attenzione della Farnesina verso l'Istria e in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza nei territori di tradizionale insediamento italiano, sono stati aperti due Vice Consolati onorari nel 2004, a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'ex Zona B. In Istria si indirizza una ampia quota delle risorse finanziarie che l'Italia dedica alla tutela della propria minoranza autoctona (circa 8 milioni di euro annui).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CREMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei Vigili del fuoco per carenza di organico e per remunerazione
a livello nazionale è alquanto deficitaria;
presso il comando di Belluno questa situazione di deficit generale si ripercuote in maniera ancora più forte poiché l'organico in tutta la provincia è inferiore a 200 unità e bisognerebbe essere in 230, quindi mancano circa quaranta unità, quasi due distaccamenti, e tale carenza incide negativamente sui servizi e sui soccorsi, perché mette in pericolo il turn over degli effettivi, così come riferito, in un articolo comparso sul Corriere Alpi di Belluno in data 23 novembre 2006, da Gianfranco Sommavilla, rappresentante della categoria UIL di Belluno che aderirà allo sciopero generale di categoria previsto per il 6 dicembre a Roma contro la finanziaria;
nel comando di Belluno vi sono solo 19 permanenti e che bisogna, in caso di emergenza, spostarsi nelle altre sedi provinciali dove vi è una forte carenza di organico, per cui anche il comando «centrale» resta presidiato da poche unità e nel caso del dover far fronte ad una grossa emergenza i problemi sarebbero di particolare gravità;
gli stipendi per la gran parte della categoria restano al di sotto dei 1200 euro mensili e che gli straordinari per le attività che non siano interventi d'emergenza, come le occupazioni in caserma o altro, non vengono elargiti dal 2003;
l'attuale legge finanziaria non fa che peggiorare questa situazione perché la previsione che vi è inclusa è che ogni cento Vigili che vanno in pensione, le assunzioni saranno appena venti e cioè un quinto;
la nuova legge finanziaria non considera la delicatezza, pericolosità ed alto livello di specializzazione delle mansioni svolte dalla categoria, data la mancata previsione degli aumenti di stipendio;
vi è anche carenza di strutture, soprattutto a Belluno dove manca anche una caserma nuova, e nel bellunese dove le strutture sono alquanto fatiscenti (come a Santo Stefano e Pieve di Cadore);
i volontari dei Vigili del fuoco offrono un aiuto preziosissimo ma comunque non sempre, svolgendo un altro lavoro, possono garantire la immediata disponibilità in caso di soccorsi da apprestare -:
quali misure si intenda adottare per superare questa notevole situazione di carenza di organico per la categoria dei Vigili del fuoco e quali provvedimenti si intenda adottare, per adeguare gli organici e le buste paga anche nelle realtà già citate, dove l'emergenza è più cogente.
(4-01753)
Risposta. - Si concorda in linea di principio con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alle carenze di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Per far fronte alle suddette carenze, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), oltre a stabilire anche per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite del 20 per cento della spesa relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente, ha previsto, per l'anno in corso, l'assunzione di un contingente di 600 vigili del fuoco ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario.
Si auspica, pertanto, in tempi ragionevoli e compatibilmente con le priorità di livello nazionale, un progressivo ripianamento degli organici dei vigili del fuoco anche in realtà provinciali come quella di Belluno.
In ordine alla evidenziata carenza di strutture, si sottolinea che il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile ha, già da tempo, pianificato la costruzione di una nuova sede centrale del Comando provinciale di Belluno, inserendola nella propria programmazione triennale 2006-2008 delle opere pubbliche da realizzare.
Le relative procedure tecnico-amministrative sono in fase conclusiva e si prevede che, nel prossimo mese di giugno, sia terminato l'iter di progettazione ed iniziato il procedimento di appalto dei lavori e che, nel successivo mese di ottobre, si pervenga alla stipula del contratto.
Risulta, inoltre, in fase di perfezionamento l'iter tecnico-amministrativo per la costruzione del nuovo distaccamento di Santo Stefano di Cadore, i cui lavori saranno finanziati con i fondi del Ministero dell'interno ed inseriti nella programmazione per il 2009 delle opere da realizzare a cura del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
Perfettamente idonea è da considerarsi, invece, l'attuale sede del distaccamento dei vigili del fuoco di Pieve di Cadore, sita in struttura di proprietà dell'Amministrazione provinciale.
In ordine alla mancata previsione di aumenti di stipendio per la categoria, si osserva che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco gode attualmente del trattamento economico previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto delle Amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo sottoscritto in data 26 maggio 2004, relativo al quadriennio normativo 2002/2005 e al biennio economico 2002/2003, e dal Contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto in data 7 dicembre 2005, relativo al biennio economico 2004/2005.
Detta disciplina contrattuale continua a trovare applicazione in regime di prorogatio tenuto conto delle modifiche stipendiali intervenute a seguito dell'emanazione del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, di riordino del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Il nuovo ordinamento che, com'è noto, sancisce il passaggio del rapporto di impiego del suddetto personale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, ha previsto un autonomo comparto di negoziazione denominato «vigili del fuoco e soccorso pubblico» ed un procedimento negoziale per la definizione degli aspetti economici e di determinati aspetti giuridici che si conclude con l'emanazione di un decreto del Presidente della Repubblica.
Il processo di adeguamento degli aspetti economici e retributivi conseguente al rinnovato assetto ordinamentale non ha, tuttavia, trovato ancora compiuta attuazione.
In un siffatto quadro normativo, ogni ipotesi di miglioramento del trattamento economico è, infatti, strettamente connessa alla disponibilità di risorse finanziarie da destinare allo scopo in sede di sottoscrizione del primo contratto da concludersi secondo il nuovo regime pubblicistico per il personale appartenente al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed al relativo decreto del Presidente della Repubblica di recepimento degli accordi in materia retributiva.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
DI GIOIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
notizie stampa danno per certa l'imminente chiusura della Scuola di Polizia di Foggia;
dopo un incontro tra il Capo della Polizia e le organizzazione sindacali sul tema del sistema formativo e della razionalizzazione degli istituti d'istruzione, sarebbe emersa la volontà di riorganizzare il sistema delle scuole allievi agenti, attuando la soppressione della caserma Miale;
lo stesso sindaco di Foggia si è espresso a favore del mantenimento della struttura, oltre tutto da poco restaurata con un notevole sforzo economico, che fa parte della storia della città ed è radicata nelle sue tradizioni;
il segretario del SAP ha lanciato dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno un appello a tutte le autorità competenti, locale e nazionali, affinché si riesca a evitare la chiusura della scuola, in cui attualmente lavorano 85 poliziotti e 12 civili ed è in svolgimento il 63 corso di formazione dei poliziotti;
la scuola di Polizia suddetta rappresenta un patrimonio per la zona della Capitanata e per lo sviluppo di tutta la Puglia e quindi vanno coinvolte per la sua salvaguardia, tutte le istituzioni, a cominciare dal governo centrale, per individuare
un percorso comune ed ottenere il mantenimento della struttura -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare il Ministro dell'interno, di concerto con le Autorità competenti, per bloccare la chiusura della Scuola di Polizia.
(4-00903)
Risposta. - Il provvedimento concernente la chiusura della scuola allievi agenti di Polizia di Foggia è stato firmato dal Ministro il 29 gennaio 2007.
Tale decisione è frutto delle previsioni contenute nell'articolo 1, comma 431, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), in ottemperanza alle quali il Ministero dell'interno sta procedendo ad un ampio piano di riassetto del «Sistema Scuole» della Polizia di Stato, sulla base di una rivalutazione complessiva del fabbisogno di formazione degli allievi agenti di polizia, anche alla luce della riforma della leva obbligatoria e della figura del «poliziotto ausiliario» ad essa collegata.
In proposito, il sistema degli istituti di istruzione della Polizia di Stato comprende 13 scuole per allievi agenti, la cui ricettività complessiva è di oltre 4.700 posti. Si rileva che, nel prossimo quinquennio, l'assunzione di nuovi agenti non dovrebbe viceversa superare la media annuale di 1.000 unità.
Si tratta di un divario davvero consistente che, sotto il profilo del buon andamento dell'azione amministrativa, deve essere colmato sia dal punto di vista del contenimento delle spese di gestione, sia sotto l'aspetto del reimpiego del personale di polizia ivi in servizio nei compiti di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità. La finalità è quella di raggiungere le necessarie economie senza, tuttavia, incidere sull'efficienza del servizio formativo.
Il recupero complessivo in termini finanziari comporterà un risparmio di circa 12 milioni di euro annui, vale a dire il 10 per cento della spesa sostenuta nel 2005 per finanziare l'intero sistema delle scuole di polizia. Verranno così conseguite le economie richieste dalla legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 434).
Alla definizione del predetto piano di riassetto si è giunti anche sulla base di una serie di incontri con le organizzazioni sindacali, alle quali, in un clima di proficuo confronto dialettico, sono state fornite precise garanzie circa la ricollocazione del personale della Polizia di Stato e dell'Amministrazione civile dell'interno, sia dal punto di vista logistico, che sotto il profilo della valorizzazione delle professionalità.
Nella scelta delle scuole da chiudere vengono prese in considerazione le dimensioni e le caratteristiche strutturali degli immobili, così come la possibilità di una loro diversa utilizzazione, ferma restando la necessità di garantire una equilibrata loro distribuzione territoriale.
Detto progetto di riorganizzazione verrà realizzato in due fasi distinte.
La «fase uno» ha come obiettivo la dismissione e la contestuale riconversione di quattro scuole allievi agenti, per un totale di circa 900 posti letto, tra cui quella di Foggia.
La «fase due» prevede la dismissione di ulteriori tre scuole allievi agenti da individuare in una rosa di nove istituti, per un totale di 1.300 posti letto.
Per quanto in particolare concerne la scuola allievi agenti di Foggia, la stessa ha una ricettività complessiva di 281 posti letto ed impiega 84 operatori della Polizia di Stato e 12 dipendenti dell'amministrazione civile dell'interno. In fase di riconversione, il complesso potrebbe accogliere la locale sezione della polizia stradale consentendo così di liberare spazio da destinare agli uffici della questura. Inoltre, potrebbe esservi trasferito il personale attualmente alloggiato nella questura.
Alla luce di quanto sopra, la determinazione di dismettere la scuola in parola è scaturita principalmente dalle sue ridotte dimensioni (281 posti letto), ma anche dal fatto che essa non riveste caratteristiche strutturali pienamente funzionali rispetto alla missione istituzionale. Infatti, una eventuale ristrutturazione dell'immobile, soprattutto per quel che riguarda la tipologia delle camerate per gli allievi, avrebbe comportato, senza alcun dubbio, interventi particolarmente rilevanti e probabilmente
sconsigliabili anche in considerazione della predetta ridotta ricettività.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FALOMI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Calabria da diversi giorni le ditte private concessionarie del servizio di trasporto pubblico locale stanno effettuando una vera e propria serrata;
la sospensione del servizio sta creando enormi disagi alle fasce più deboli della popolazione calabrese e sta danneggiando la stagione turistica in pieno svolgimento;
le suddette ditte starebbero inviando ai loro dipendenti lettere di sospensione dal servizio e dallo stipendio;
l'esistenza di un contenzioso di natura contrattuale tra la regione Calabria e le ditte concessionarie del servizio di trasporto pubblico locale non può giustificare in alcun modo l'interruzione di un servizio pubblico;
altro è il comportamento delle aziende pubbliche di trasporto locale che hanno scelto responsabilmente di non scaricare sui cittadini i problemi insorti con la regione Calabria;
nonostante inviti ed appelli, alle autorità prefettizie e alle istituzioni locali a intervenire finora nulla si è mosso -:
se non si ritenga opportuno intervenire rapidamente per evitare il prolungarsi di una situazione generatrice di gravi tensioni sociali e di seri danni all'economia calabrese.
(4-00862)
Risposta. - La questione segnalata dall'interrogante risale al mese di luglio 2006, allorquando le aziende di trasporto pubblico della Regione Calabria hanno intrapreso azioni di protesta a causa del mancato pagamento, da parte di quell'Ente, delle competenze riferite agli anni 2003-2005.
Dopo numerosi incontri tra le diverse aziende e l'Assessore regionale ai trapporti, le associazioni dei concessionari e l'Esecutivo regionale hanno definito le procedure istruttorie per la chiusura dei rapporti pregressi.
Al riguardo la legge regionale n. 7, del 21 agosto 2006, ha autorizzato, all'articolo 5, comma 2, la spesa complessiva di euro 30.000.000,00 da ripartire, negli esercizi finanziari 2007 e 2008, in due annualità di euro 15.000.000,00 ciascuna.
Questo ha consentito la chiusura definitiva dei rapporti economico-finanziari tra la Regione e le aziende pubbliche e private che esercitano i servizi adibiti normalmente al trasporto collettivo di persone e di cose, derivanti dai ripiani dei disavanzi relativi al triennio 2003-2005.
A seguito dell'accordo, i servizi di trasporto pubblico locale sono ripresi con regolarità, senza successive interruzioni, e nei confronti dei dipendenti non è stata effettuata alcuna ritenuta retributiva per i giorni di mancato servizio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alessandro Pajno.
GREGORIO FONTANA e JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dopo oltre tre anni di attese dovute a problemi burocratici, lunedì 29 maggio 2006 è diventata operativa la caserma dei Vigili del Fuoco di Dalmine (Bergamo);
la nuova caserma è situata in una posizione geografica strategica, a poche centinaia di metri dal casello dell'autostrada A4 e dallo svincolo tra le ex statali 525 del Grembo e 470 Villa D'Almè- Dalmine;
la nuova caserma ha competenza su 38 comuni tra l'Isola e la Bassa bergamasca;
la nuova caserma, assieme a due nuove caserme permanenti - la cui realizzazione è prevista a Cologno (Bergamo) ed a Trescore (Bergamo) - rientra nel
piano ministeriale «Italia in venti minuti» che prevede la localizzazione ragionata di sedi di vigili del fuoco, in modo da garantire interventi entro i venti minuti in tutta la Penisola;
all'interno della nuova caserma mancano le essenziali attrezzature (telefoni e luce compresi) per lo svolgimento delle principali attività di soccorso;
l'attuale organico è composto solamente da 6 vigili del fuoco (anziché i 28 previsti) che possono coprire soltanto la metà delle ore giornaliere (dalle ore 8.00 alle ore 20.00);
la provincia di Bergamo è la decima provincia in Italia per densità di popolazione, e la quinta per la presenza di industrie ad alto rischio;
nel 2003 il ministero dell'interno fornì il numero adeguato di unità alla nuova caserma di Dalmine (per poi ritirarlo in quanto la costruzione della struttura non era ancora ultimata);
la caserma, appena inaugurata, il 17 giugno 2006 rischia di dover chiudere -:
se è confermato che il 17 giugno 2006 la nuova caserma chiuderà;
se il Ministro, con i poteri che gli sono propri, non ritenga importante mantenere aperto il presidio di Dalmine situato in una zona altamente strategica;
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per assicurare la piena operatività alla nuova caserma dei vigili del fuoco di Dalmine;
entro quali tempi e quali siano i progetti del ministero in ordine alla realizzazione delle nuove caserme di Cologno e Trescore.
(4-00199)
Risposta. - Il distaccamento di Dalmine è stato attivato nel maggio del 2006 ed ha operato a pieno regime, 24 ore al giorno, fino alla data del 4 settembre 2006 mediante l'impiego di una squadra di sei vigili del fuoco composta, in una prima fase, in parte da personale in straordinario, in parte da personale volontario discontinuo e, in un secondo momento, mediante assegnazione di 18 nuove unità di vigili permanenti.
Successivamente, per effetto dei processi di mobilità ordinaria che si sono verificati a livello nazionale ed a causa dei pensionamenti, il Comando provinciale di Bergamo ha registrato, in via generale, una carenza di organico di personale operativo rispetto alla pianta organica normativamente prevista.
Tale situazione complessiva, unita all'impossibilità di autorizzare l'impiego di ulteriori ore di straordinario oltre a quelle già attribuite al Comando stesso ha, talvolta, impedito al distaccamento di Dalmine di funzionare a pieno regime, essendo la sua stessa operatività subordinata all'effettiva presenza, presso il Comando, del numero necessario di unità di personale con funzioni operative.
L'emanazione della legge finanziaria del 2007 che, determinando un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alla finanziaria precedente, è volta a consentire 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario, si auspica possa risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, la problematica relativa alla carenza di organico in provincia di Bergamo, nonché la particolare situazione nella quale si trova il distaccamento di Dalmine, cui sarà comunque possibile assegnare un adeguato numero di vigili discontinui e che, per il resto, è dotato delle strutture tecniche necessarie al suo regolare funzionamento.
Nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in venti minuti» sono state inoltre individuate in provincia di Bergamo, le località di Trescore e Sarnico per la realizzazione di ulteriori distaccamenti, la cui attivazione è vincolata all'emanazione di specifici provvedimenti legislativi che prevedano e finanzino i necessari incrementi di organico.
Nel suddetto progetto non risulta, invece, compreso il comune di Cologno, in quanto distante solo pochi chilometri dal Comando di Bergamo, Dalmine, Treviglio
(in particolare: chilometri 12,8 da Bergamo; chilometri 17 da Dalmine; chilometri 12 da Treviglio).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
MARINELLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 16 gennaio 2007, a quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo presso la località di Sissano in Istria, alcuni vandali hanno sensibilmente danneggiato la locale sede della comunità italiana, recentemente ristrutturata grazie ai fondi messi a disposizione dal nostro Governo;
l'episodio ha un'evidente connotazione nazionalistica volta a minacciare il diritto di pensiero e di libertà dei nostri connazionali residenti in Croazia ed è l'ennesimo episodio di vandalismo che ha colpito gravemente e ripetutamente i nostri connazionali ivi residenti;
a tal proposito si ricorda la lapide posta, con regolare permesso dalla «Famiglia Parentina» nel cimitero di Parenzo nell'ottobre del 2001 a ricordo degli italiani trucidati nelle foibe e poi fatta abbattere nel gennaio 2002 dall'allora sindaco della città;
in data 22 marzo 2002 ignoti distruggevano, a Montona d'Istria, una croce ed una targa commemorativa che sorgevano sul bordo di una cava di bauxite posti a ricordo di alcuni giovani montesi e di altre persone non identificate che furono tutte trucidate nel maggio 1945;
nel luglio del 2004 un incendio ha devastato la sede delle Comunità degli italiani di Zara;
recentemente gli episodi di violenza si sono fatti più frequenti e ripetuti sia nell'anno 2005 che nell'anno 2006 con danneggiamenti a obiettivi italiani -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per richiamare il Governo della Croazia alle proprie responsabilità in ordine a questi ripetuti e gravi atti che provocano allarme sociale presso la comunità italiana presente in quel Paese;
se non ritenga necessario intervenire, presso il Governo croato, affinché i ripetuti atti di violenza e di intimidazione contro obiettivi italiani cessino al più presto ed in modo da riportare serenità tra le due comunità e per tutelare i nostri concittadini;
se non ritenga assolutamente indispensabile invitare il Governo croato ad un comportamento più coerente con la richiesta di ingresso della Repubblica croata nell'Unione europea.
(4-02277)
Risposta. - L'atto vandalico nei confronti del palazzo della Comunità degli Italiani» (ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del Governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università popolare di Trieste) di Sissano, piccolo borgo del comune di Lusignano, si è verificato nella notte del 14 gennaio 2007. Secondo le prime ricostruzioni, i responsabili si sarebbero arrampicati fino al tetto distruggendo diverse tegole e mandando in frantumi anche una vetrata. La facciata del palazzo è stata inoltre imbrattata con una frase volgare di chiara connotazione nazionalista. In base ad una prima stima i danni ammonterebbero a circa 8 mila euro. I responsabili non sono stati ancora individuati (diversamente da quanto affermato dal Piccolo nell'edizione del 16 gennaio 2007).
Il Presidente della Comunità degli Italiani di Sissano, Paolo Demarin, ha denunciato il fatto alle autorità di Polizia. Sia il Presidente della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, che l'onorevole Furio Radin - il quale siede nel Parlamento croato in rappresentanza della minoranza italiana e mantiene rapporti costanti con le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in loco -, hanno fatto appello alle autorità croate affinché i responsabili vengano prontamente individuati ed assicurati alla giustizia.
Come noto, nell'Istria croata si concentra la più larga parte della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia (oltre
25.000 persone su 30.000 complessive). La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte di questo Ministero, per il tramite delle sue rappresentanze diplomatico-consolari.
Va peraltro segnalato come nella regione istriana viga il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale governo croato, guidato dal primo ministro Ivo Sanader, leader dell'HDZ (Comunità democratica croata), benefici dell'appoggio esterno dell'onorevole Radin, parlamentare eletto in rappresentanza della minoranza. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da parte croata in materia di tutela della nostra minoranza.
Il sostegno a favore della minoranza si articola attraverso una serie di disposizioni normative - legge 193 del 2004, leggi 72 e 73 del 2001 -, per un ammontare annuale, nel triennio 2004-2006, di 4.560.000,00 euro. A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario, attualmente di 2.674.000,00 euro, a favore dell'Università popolare di Trieste che opera nell'interesse della comunità italiana nell'intera ex Jugoslavia (di cui alla legge 960 del 1982).
La Regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione di 1.032.913,00 euro a favore della nostra minoranza in applicazione alla legge regionale 79 del 1978.
Nel quadro di una particolare attenzione della Farnesina verso l'Istria e in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza nei territori di tradizionale insediamento italiano, sono stati aperti due Vice Consolati onorari nel 2004, a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'ex Zona B. In Istria si indirizza una ampia quota delle risorse finanziarie che l'Italia dedica alla tutela della propria minoranza autoctona (circa 8 milioni di euro annui).
Rilevo peraltro che l'atto parlamentare in parola fa riferimento al fatto che una serie di episodi, lesivi dei diritti fondamentali della persona e delle minoranze, siano da porre in riferimento, direttamente o indirettamente, al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Il Consiglio europeo di Copenhagen (1993) ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione.
Segnalo, infine, che l'argomento sarà oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia (capitolo 23) e che in tale contesto non si mancherà di svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
MARTINELLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'iter burocratico che un cittadino moscovita deve espletare per ottenere un visto d'ingresso per l'Italia, per motivi turistici, è molto complesso;
ultimamente, questo iter si è ulteriormente complicato in quanto, mentre prima il cittadino si poteva recare al Consolato italiano a Mosca personalmente per iniziare le pratiche relative al visto, ora deve necessariamente prenotare l'appuntamento tramite un call center a pagamento;
l'appuntamento viene concesso in media dopo circa un mese;
una volta ottenuto l'appuntamento il cittadino russo deve presentarsi al Consolato con una serie innumerevole di documenti: invito da parte italiana e copia del documento d'identità di chi ha steso l'invito; modulo compilato di richiesta del visto; passaporto valido per l'estero; fotografie per il visto; autorizzazione del datore di lavoro se si tratta di un lavoratore dipendente; ricevuta di pagamento dell'assicurazione
sanitaria; dimostrazione della disponibilità economica per il periodo di soggiorno in Italia o con fotocopia del conto corrente, o presentando travelle cheques; dimostrazione del possesso del biglietto aereo e della prenotazione prepagata; voucer dell'hotel o dichiarazione di garanzia di chi ospita; pagamento agli sportelli di Banca Intesa del visto e presentazione al Consolato della ricevuta di pagamento;
è abbastanza frequente che il cittadino che si presenta all'appuntamento si veda negare il visto, ciò comporta la presentazione ex novo di tutti i documenti, con un aggravio notevole di costi;
il cittadino moscovita può anche affidarsi ad una delle agenzie turistiche «accreditate» presso il nostro Consolato a Mosca le quali, dietro un congruo pagamento, si occupano di preparare la documentazione e di far ottenere il visto in tempi sicuramente più celeri -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché le procedure di rilascio del visto, nel rispetto degli opportuni accertamenti per contrastare l'immigrazione clandestina, divengano più snelle al fine di favorire un turismo che dalla Russia sembra in continua crescita nel nostro Paese.
(4-02588)
Risposta. - La richiesta di un visto «Schengen» tramite call center a pagamento, presso la Cancelleria consolare dell'Ambasciata d'Italia a Mosca è prassi consolidata dal 22 maggio 2002. Tale servizio si è reso indispensabile nella maggior parte delle rappresentanze diplomatiche europee accreditate presso la Federazione russa, sia per migliorare l'attività nei confronti dell'utenza, che per soddisfare la crescita esponenziale di richieste di visto degli ultimi tre anni (la Cancelleria consolare italiana ha emesso 163.676 visti nel 2004, 200.526 nel 2005, 277.971 nel 2006).
Tutti i documenti elencati nella interrogazione parlamentare, e cioè l'invito da parte italiana accompagnato da una copia del documento di identità dell'invitante, il modulo da compilare per richiedere il visto, il passaporto valido per l'espatrio, le fotografie per il visto, l'autorizzazione del datore di lavoro se si tratta di un lavoratore dipendente, la comprova dell'assicurazione sanitaria e di mezzi finanziari per il soggiorno in Italia, la presentazione del biglietto aereo, la conferma della prenotazione alberghiera o dichiarazione di invito di chi ospita ed infine il pagamento all'Erario del visto tramite gli sportelli di Banca Intesa, sono requisiti imprescindibili per poter concedere il visto, così come previsto dall'attuale normativa Schengen in vigore in Italia e nella maggior parte dei Paesi dell'Unione europea e dall'accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Federazione russa sottoscritto nel 2004.
Il diniego di visto avviene nel 2 per cento dei casi e solo qualora la documentazione non corrisponda ai requisiti minimi stabiliti dalla normativa Schengen.
Corre l'obbligo, infine, di far presente che la predetta Cancelleria consolare è ai primissimi posti per l'emissione di visti tra le Rappresentanze Schengen accreditate a Mosca, con un evidente ricaduta positiva per il turismo nazionale nonché per il volume di affari che coinvolge sempre più numerose imprese russe operanti nel nostro paese. A tal fine, essa si avvale anche di personale inviato in missione dal Ministero degli affari esteri e di personale esterno messo a disposizione dal locale Ufficio Enit (14 unità). Tale «primato» italiano nella concessione di visti fra tutte le ambasciate colà accreditate è ampiamente riconosciuto dalle autorità russe e dagli organi di stampa locale.
Un ulteriore snellimento della procedura per il rilascio dei visti di ingresso in Italia a cittadini russi potrebbe soltanto essere; ipotizzabile attraverso un procedimento di revisione delle procedure concordato con gli altri partner Schengen.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
MIGLIORI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la città di Firenze aveva salutato con stupito entusiasmo le numerose visite
riservate dal neo Ministro per i beni e le attività culturali onorevole Francesco Rutelli, presumendo un nuovo interesse per l'innegabile ruolo del capoluogo toscano come capitale culturale della nazione;
nei giorni scorsi (secondo l'interrogante come prime evidenti risultanze di tali visite) sono emerse le notizie dello spostamento a Roma della direzione dell'opificio delle pietre dure e della drammatica situazione della biblioteca nazionale di Firenze -:
quali iniziative si intendano assumere in merito.
(4-01209)
Risposta. - In data 10 agosto 2006, nella palazzina adiacente alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze è stata segnalata la presenza di roditori, successivamente rilevata anche in alcuni locali seminterrati dell'edificio principale, mentre nessuna traccia è stata rinvenuta ai piani superiori.
La direzione della Biblioteca, dopo avere disposto immediatamente l'allontanamento del personale dagli uffici della palazzina, ha richiesto l'intervento di una ditta specializzata nella derattizzazione, che ha poi provveduto ad assicurare, come risulta da un controllo effettuato il 21 agosto 2006, l'avvenuta bonifica.
Si è quindi proceduto a interventi di manutenzione straordinaria per il ripristino dell'integrità strutturale (vetrate, infissi, fessure e pertugi nelle pareti perimetrali), al fine di impedire l'eventuale ingresso di ratti dopo le operazioni di bonifica e disinfestazione dei locali.
In data 25 agosto 2006, su richiesta della Direzione della Biblioteca, interveniva l'Unità funzionale prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro dell'Azienda sanitaria locale di Firenze, che disponeva puntuali misure di prevenzione, anche programmata, e protezione.
La Biblioteca nazionale centrale di Firenze, mediante uno stanziamento straordinario disposto dalla Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali, sta ottemperando a quanto richiesto dall'Azienda sanitaria locale, mediante:
la redazione di un piano di miglioramento delle condizioni di lavoro;
la disinfestazione dei locali e degli arredi;
la ritinteggiatura delle pareti;
la regolare manutenzione degli ambienti.
Nonostante la contrazione pari a circa il 22 per cento delle risorse finanziarie ordinarie, conseguente alle misure di contenimento della spesa pubblica, la Direzione generale ha autorizzato la Direzione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze al prelevamento, dalle contabilità disponibili sull'apposito capitolo di spesa, di un importo di circa 251.000,00 euro per interventi a tutela e salvaguardia del patrimonio della Biblioteca, oltre a quanto già previsto nelle programmazioni finanziarie in corso.
Al riguardo appaiono, inoltre, non trascurabili gli interventi, di competenza della Regione Toscana, da adottarsi nell'area limitrofa e nel quartiere interessato dalla Biblioteca, dai quali il fenomeno evidentemente trae origine.
Quanto al paventato accorpamento dell'Opificio delle pietre dure in un costituendo Istituto superiore per il restauro, si fa presente che la riorganizzazione del Ministero è ancora in fase di studio e quindi nessuna decisione definitiva è stata assunta al riguardo.
Rimane in ogni caso ferma la volontà dell'Amministrazione di salvaguardare tradizioni storiche e specificità professionali e culturali dei propri Istituti più prestigiosi, tra i quali è senz'altro ricompreso l'Opificio delle pietre dure.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del Consiglio Comunale di Cascina (Pisa) del 3 ottobre 2006 un Consigliere Comunale come si evince della
pagina 19 del relativo verbale ha usato parole sconvenienti e blasfeme nei confronti della religione cattolica;
suscitano stupore e riprovazione atti in organi istituzionali che suonano offesa nei confronti della sensibilità religiosa dei cittadini;
risultano preoccupanti eventi che possono ingenerare tensioni atte anche a mettere in discussione la sicurezza pubblica -:
se il Prefetto, quale autorità competente ai sensi del decreto legislativo n. 507 del 1999, abbia ricevuto un verbale su tale episodio di mancanza di rispetto dei credi religiosi e, in caso affermativo, se e quale sanzione amministrativa abbia inflitto.
(4-01494)
Risposta. - Nella seduta del Consiglio comunale di Cascina del 3 ottobre 2006, il presidente della relativa commissione cultura, esprimeva valutazioni che apparivano offensive nei confronti di figure oggetto di culto nella religione cattolica.
Tale episodio, al quale la stampa locale dava grande risalto, induceva alcuni esponenti del gruppo consiliare di Alleanza Nazionale a presentare una mozione con la quale chiedevano formalmente le dimissioni del consigliere dalla carica di presidente della suddetta commissione.
Successivamente, in sede di discussione di tale mozione, il presidente della Commissione cultura precisava all'Assemblea il significato delle proprie affermazioni e, a sostegno della propria posizione, dava lettura della nota dell'arcivescovo di Pisa del 20 novembre 2006, a lui indirizzata. Con tale nota quest'ultimo auspicava che l'interessato potesse «chiarire bene il senso del suo discorso e chiudere una questione che non merita troppa attenzione». Dopo averne discusso il contenuto, il Consiglio acquisiva agli atti la predetta missiva.
A seguito del dibattito svoltosi in aula sulla vicenda, il Consiglio riteneva che nelle parole pronunciate dal consigliere non ci fosse qualsivoglia intento offensivo e decideva di respingere la citata richiesta di dimissioni.
Come ricordato dall'interrogante, l'ordinamento giuridico punisce gli episodi di mancanza di rispetto dei credi religiosi attraverso l'irrogazione di sanzioni amministrative.
In particolare, il decreto legislativo n. 507 del 1999 - in materia di depenalizzazione dei reati minori e riforma del sistema sanzionatorio, ai sensi dell'articolo 1 della legge 25 giugno 1999, n. 205 - ha depenalizzato l'articolo 724 del codice penale, che punisce «chiunque pubblicamente bestemmia con invettive o parole oltraggiose contro la Divinità», attribuendo al Prefetto la competenza a ricevere il rapporto di contestazione e a disporre le eventuali sanzioni.
Con riguardo al caso di specie, tuttavia, la Prefettura di Pisa ha riferito di non aver ricevuto alcun verbale di contestazione del reato di cui si tratta e di non essere a conoscenza che un verbale siffatto sia comunque stato redatto.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alessandro Pajno.
MIGLIORI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le basiliche fiorentine di Santo Spirito e di San Lorenzo sono state recentemente oggetto di ripetuti atti vandalici;
in particolare la Basilica di Santo Spirito risulta addirittura chiusa fuori dagli orari delle funzioni mentre quella di San Lorenzo ha nei giorni scorsi corso il rischio di essere distrutta da un incendio appiccato dolosamente al suo interno che ha messo tra l'altro a repentaglio una straordinaria opera d'arte del 1500 -:
quali iniziative urgenti di tutela di tale patrimonio artistico e culturale cittadino e delle relative funzioni di luogo di culto si intendano assumere tramite le forze dell'ordine e, se necessario, mediante la presenza delle forze armate nelle relative aree prospicienti.
(4-02406)
Risposta. - Nella mattinata del 16 ottobre 2006 un principio di incendio ha
danneggiato il sedile di un confessionale della basilica di San Lorenzo, all'interno del quale erano custoditi resti di candele votive raccolte dagli altari della Basilica.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco che hanno potuto constatare come le fiamme fossero già spente.
I danni hanno riguardato soltanto l'interno del confessionale, il cui restauro, promosso dall'Opera Laurenziana, organismo di gestione della basilica, è stato subito autorizzato dalla competente Soprintendenza.
Non vi è stato alcun rischio né per l'incolumità delle persone né per l'integrità di quanto collocato all'esterno del confessionale. Nessun danno ha pertanto subito il dipinto cinquecentesco.
Contemporaneamente, sono giunti sul luogo militari dell'Arma dei Carabinieri che hanno svolto i primi accertamenti volti ad individuare cause, responsabilità e natura dell'evento.
Sono in corso indagini dell'Autorità giudiziaria e, al momento, non sembrano esistere elementi per ritenere che la natura dell'incendio sia di carattere doloso.
Per quanto riguarda la vigilanza dell'area nella quale sorge la basilica di San Lorenzo, si fa presente che tale area è continuamente controllata dalle forze dell'ordine e dalla Polizia municipale, essendo stata in passato interessata da episodi criminali che hanno ingenerato situazioni di diffuso allarme sociale.
In tutta la zona circostante la basilica e sull'intero territorio del quartiere di San Lorenzo si svolgono quotidianamente servizi straordinari di vigilanza e prevenzione generale, che prevedono anche presidi fissi dinanzi al luogo di culto.
Nella stessa area, inoltre, nel periodo tra il 1o luglio ed il 30 settembre 2006, è stata intensificata l'attività di coordinamento del territorio anche attraverso il potenziamento dei dispositivi di tutela ai monumenti ed alle opere d'arte.
Con l'impiego di personale aggiuntivo è stato assicurato il rispetto dell'ordinanza del Prefetto di Firenze del 19 giugno 2006, che vietava la vendita per asporto di bevande alcoliche nelle ore notturne, a seguito di risse tra persone in stato di ubriachezza.
Le misure adottate hanno restituito sicurezza alla comunità residente nella zona e sono state apprezzate dall'opinione pubblica.
All'indomani del rientro nelle sedi di provenienza del personale impiegato nel periodo estivo, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica si è favorevolmente espresso in ordine alla proposta di costituire un gruppo di lavoro - coordinato dalla Prefettura - con la partecipazione di rappresentanti delle forze dell'ordine e del Comune di Firenze, al fine di condurre un'analisi volta ad individuare ulteriori misure da adottare nei settori dell'arredo urbano, della videosorveglianza e delle modalità di vigilanza, con lo scopo di perfezionare l'attività di prevenzione.
Nelle sedute del comitato che si sono tenute successivamente presso la Prefettura di Firenze è stato predisposto un piano straordinario di sorveglianza sulla base delle proposte elaborate dal gruppo di lavoro.
In particolare è stata prevista l'intensificazione dei servizi di vigilanza da parte delle forze dell'ordine e della Polizia municipale, nonché una serie di interventi mirati nei settori dell'arredo urbano e della videosorveglianza.
È il caso di osservare che già in passato il parroco della basilica di San Lorenzo si era detto contrario in merito alla proposta - avanzata dall'Opera Mediceo Laurenziana - di attivare telecamere per la videosorveglianza del luogo di culto per motivi di privacy dei fedeli.
Quanto alla basilica di Santo Spirito, è stata oggetto, nel febbraio 2005, di un'azione di disturbo da parte di un giovane con gravi problemi psichici, a seguito della quale il Parroco ha deciso autonomamente di limitare l'apertura al pubblico agli orari di celebrazione delle funzioni religiose.
La zona, comunque, è da tempo sottoposta a controlli continui, coordinati dalle forze dell'ordine ed è stata inclusa nelle aree dove si sono svolte le operazioni denominate «Piazze Sicure», che hanno coinvolto
la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e la Polizia municipale.
In ordine alla proposta di impiego delle Forze armate nelle aree antistanti le chiese, lo stesso parroco della Basilica di San Lorenzo si è dichiarato contrario, ritenendo più che sufficiente, e anzi talvolta persino eccessiva, la presenza delle forze dell'ordine.
Il Prefetto di Firenze ha diramato una direttiva ai responsabili delle forze dell'ordine, con la quale sono state ripartite tra i corpi di polizia le zone da presidiare e date indicazioni di carattere generale al Questore per l'impiego di pattuglie appiedate in modo da garantire una copertura capillare dell'area in questione ed una tempestiva capacità di intervento.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
MINARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è assolutamente nota la situazione di grave rischio di ordine pubblico in cui operano soprattutto i pronto soccorso degli ospedali, anche nella provincia di Ragusa, visto che spesso si verificano episodi di violenza e di furti all'interno delle strutture sanitarie in modo particolare nelle ore notturne;
la presenza di un presidio di vigilanza negli ospedali rappresenta un fattore deterrente rispetto a possibili arti di violenza e delinquenza che sottraggono ogni serenità al lavoro professionale degli operatori sanitari, la cui attività, già delicata, viene resa ancor più precaria dall'insussistenza delle garanzie di sicurezza della propria incolumità;
è di fondamentale importanza la predisposizione di un servizio di controllo continuo che assicuri tutela ed incolumità degli operatori e degli utenti -:
quali misure il Governo intenda porre in essere per garantire adeguate misure di sicurezza nelle strutture sanitarie esposte ad importanti e reali rischi di ordine pubblico ed in particolare in quelle che hanno già subito atti del genere;
se intenda provvedere all'istituzione di un posto fisso di Polizia di Stato, attivo 24 ore su 24, come già attuato in alcune città del nord, per garantire un ambiente di lavoro sicuro e sereno.
(4-01966)
Risposta. - Il Prefetto di Ragusa ha riferito che nelle strutture ospedaliere di quella provincia si sono sinora registrati limitati episodi di microcriminalità, sostanziatisi in una rapina perpetrata nel nosocomio di Vittoria in danno di un dipendente ed in un atto di danneggiamento verificatosi in quello di Comiso.
Per l'ospedale del capoluogo non si sono evidenziati aspetti di criticità, anche perché esso è attiguo al comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri.
La problematica segnalata dall'interrogante è comunque seguita con attenzione dalle competenti autorità ed è stata anche oggetto di esame nel corso di una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, svoltasi nello scorso mese di dicembre, cui hanno partecipato anche il direttore generale dell'azienda sanitaria locale e quello dell'azienda ospedaliera di Ragusa.
Nel corso della riunione, pur essendosi constatato che il fenomeno in discorso non desta, al momento, particolare preoccupazione, è stato peraltro disposto il potenziamento dei servizi di vigilanza e controllo presso le strutture ospedaliere più a rischio, al fine di tutelare la sicurezza degli operatori e degli utenti, soprattutto nelle ore notturne, quando nei reparti di pronto soccorso sono spesso presenti persone in stato di alterazione dovuta ad abuso di alcol o di sostanze stupefacenti.
I responsabili dell'azienda sanitaria hanno comunicato che è in corso la procedura per l'attivazione di sistemi di videosorveglianza in tutti i nosocomi provinciali, a partire da quello di Vittoria.
In via generale, si precisa che non è prevista l'istituzione di nuovi posti fissi di polizia nelle strutture ospedaliere. Va detto che i citati posti fissi svolgono, in via
prevalente, compiti di ricezione di denunce e segnalazioni e non funzioni di vigilanza. Dette funzioni sono infatti da tempo rimesse agli istituti di vigilanza privata. Peraltro, le forze di polizia non mancano di intervenire quando sussistano situazioni di emergenza od altre particolari esigenze.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MISIANI e SANGA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il circolo Acli di Nembro (in Provincia di Bergamo) ha subìto ben due incendi di natura dolosa nel giro di soli quattro giorni;
il primo episodio si è verificato nella notte tra giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre. A questo si è aggiunta una seconda incursione nella notte tra domenica 3 e lunedì 4 dicembre;
gli autori del gesto vandalico - messo a segno nei confronti di una struttura che da decenni svolge un'intensa attività sociale e politica - hanno agito in entrambi i casi con analoghe modalità, introducendosi nei locali, spargendo liquido infiammabile all'interno per poi appiccare il fuoco, provocando seri danni al bar e al magazzino del circolo;
a fronte di questi allarmanti atti di aggressione vandalica, il Prefetto di Bergamo ha convocato un vertice straordinario con tutte le forze di polizia per valutare l'accaduto e fare il punto sulle indagini -:
se il Ministro è al corrente dei fatti sopra riportati e quali iniziative intende assumere per fare fronte a tali inaccettabili episodi di aggressione e intimidazione.
(4-01889)
Risposta. - In merito agli episodi descritti nelle premesse dell'atto di sindacato ispettivo parlamentare in oggetto, il Prefetto di Bergamo ha riferito quanto segue.
Nella notte tra i1 30 novembre ed il 1o dicembre del 2006, ignoti, dopo aver forzato la porta d'ingresso del circolo Acli di Nembro (Bergamo), hanno incendiato i locali interni adibiti a bar. Le fiamme, grazie al tempestivo spegnimento da parte dei Vigili del fuoco, hanno provocato danneggiamenti senza, tuttavia, compromettere la sicurezza statica dell'edificio.
A distanza di pochi giorni, nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre, il circolo in parola è stato oggetto di un ulteriore incendio, sempre di natura dolosa, che ha aggravato i danni già prodotti, determinando l'evacuazione, per motivi di sicurezza, delle famiglie residenti nelle abitazioni sovrastanti.
Per entrambi gli episodi, il presidente del circolo ha presentato formale denuncia presso la stazione Carabinieri di Alzano Lombardo (Bergamo).
I fatti narrati hanno subito costituito oggetto di approfondimento in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato, con la partecipazione del sindaco del Comune di Nembro, il 5 dicembre 2006.
In tale sede, i responsabili delle forze di polizia avrebbero escluso, alla luce delle prime indagini, la matrice politica degli incendi, propendendo verso l'azione della criminalità comune.
Sono state, altresì, valutate, da un lato, la possibilità che i fatti siano attribuibili al gesto sconsiderato di un folle, dall'altro che gli incendi siano configurabili, secondo «voci» raccolte dagli inquirenti, come ritorsione contro il bar interno al circolo: quest'ultimo, per i prezzi modici praticati, avrebbe sottratto clientela agli altri esercizi pubblici del paese.
Le varie ipotesi sono al vaglio degli organi di polizia delegati dall'Autorità giudiziaria e le relative indagini sono coperte da segreto istruttorio.
Oltre a garantire il massimo sforzo investigativo delle forze di polizia per assicurare alla giustizia i responsabili, dalla riunione sono scaturite, altresì, direttive volte ad ottimizzare l'impiego delle stesse a garanzia dell'operatività ed efficienza dei servizi di prevenzione e di controllo del
territorio, con particolare intensificazione di quelli riguardanti la sede del citato circolo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il settimanale Il Diario in edicola in questi giorni riporta una inchiesta sull'esito del voto delle elezioni politiche di aprile 2006 che hanno dato avvio all'attuale legislatura;
come è noto tale voto ha visto prevalere tanto al Senato della Repubblica quanto alla Camera dei Deputati la coalizione di centrosinistra con un risicato margine;
in particolare alla Camera dei Deputati, solo 25.200 voti di differenza (pari allo 0,066 per cento) hanno permesso al centrosinistra di conquistare il premio di maggioranza previsto dalla legge;
tale risultato è stato largamente difforme da quanto tutti i sondaggi di opinione avevano rilevato fino alle ore precedenti il voto ed è stato altrettanto difforme da tutte le rilevazioni condotte all'uscita dei seggi con il metodo dei cosiddetti «exit-poll»;
la seconda anomalia che ha contraddistinto il risultato elettorale, e attorno a cui ruota l'inchiesta de Il Diario, è il numero delle schede bianche che è passato da una media di oltre unmilionesettecentomila nella precedenti consultazioni a circa quattrocentomila;
ancor più anomalo è il fatto che la percentuale di schede bianche è pressoché la stessa (tra l'uno e il due per cento) su tutto il territorio nazionale, cosa mai avvenuta nella storia elettorale del Paese;
partendo proprio da tale anomalia, l'inchiesta giornalistica arriva alla conclusione che nella notte in cui avvenne lo spoglio vi sarebbe stato un sistema per cui buona parte delle schede bianche sarebbero state attribuite invece al centrodestra: cardine di questo sistema sarebbero stati i momenti di trasmissione dei dati dalle Prefetture al ministero degli interni;
la gravità delle accuse ed il quadro prospettato sono di una tale levatura da far vivamente sperare che non si tratti della realtà; una realtà che getterebbe discredito sui singoli coinvolti ma anche sulle Istituzioni che questi rappresentavano all'epoca;
il sito Internet del ministero degli interni, contrariamente a quanto avviene per le elezioni politiche fino al 2001, non riporta i dati relativi alle schede bianche e alle schede nulle nelle elezioni di aprile 2006 -:
se corrisponda a verità che ad oggi non sia stato ufficializzato il risultato delle elezioni con un documento che riporti in modo analitico le cifre relative ai voti dei singoli partiti, delle coalizioni, delle schede bianche e delle schede nulle;
se non ritengano che sia interesse del Governo inteso come espressione Istituzionale degli italiani, fugare ogni dubbio circa la legittimità del voto di aprile 2006 e, in caso affermativo, quali conseguenti iniziative intendano assumere;
se il ministero abbia in programma la pubblicazione, così come avvenuto nelle legislature precedenti, di un volume che raccolga tanto in modo analitico quanto in modo riassuntivo, i dati elettorali relativi alle elezioni politiche del 2006.
(4-02796)
Risposta. - Come noto, i dati elettorali diffusi dal Viminale in corso di spoglio non hanno carattere ufficiale, bensì solo informativo e ufficioso, in quanto la legge attribuisce ad appositi uffici retti da magistrati la competenza a proclamare i risultati ufficiali delle elezioni, sulla base dei verbali cartacei delle sezioni.
Per quanto concerne in particolare le elezioni della Camera dei Deputati, tali organi sono, per le circoscrizioni nazionali,
l'Ufficio centrale nazionale istituito presso la Corte di Cassazione e gli Uffici centrali circoscrizionali presso le Corti d'Appello; per il Senato, la competenza a dichiarare i risultati ufficiali di ciascuna Regione spetta agli Uffici elettorali regionali costituiti presso la Corte d'Appello; per quanto concerne, infine, la circoscrizione Estero, sia per la Camera che per il Senato è competente l'Ufficio centrale per la circoscrizione Estero istituito presso la Corte d'Appello di Roma.
I dati divulgati dal Ministero dell'interno, e via via inseriti sul sito internet, sono quelli che affluiscono dalle Prefetture, che a loro volta li ricevono dai comuni, sulla base di comunicazioni informali dei presidenti di seggio acquisite immediatamente dopo la chiusura dello scrutinio. Sul sito, anche in occasione di precedenti elezioni, non erano stati pubblicati i dati ufficiosi relativi alle schede bianche e nulle.
Fatte queste doverose precisazioni, si conferma che anche per questa tornata elettorale, così come per le precedenti, il Ministero dell'interno curerà la pubblicazione del volume riepilogativo cui fa riferimento l'interrogante. Tale pubblicazione cartacea, in corso di predisposizione, compendierà tutti i dati disponibili, compresi quelli relativi agli aventi diritto al voto, ai votanti, alle schede bianche ed a quelle nulle.
È peraltro da ricordare che sul sito del Ministero dell'interno è già possibile consultare on line l'archivio storico delle elezioni della Camera e del Senato, contenente i dati elettorali aggregati per comune dal 1948 al 2001.
In tale banca-dati sono recentemente confluiti, dallo scorso mese di dicembre, anche i risultati ufficiosi delle ultime consultazioni politiche, distinti per comune; la raccolta di tali dati, acquisita attraverso tutti i comuni e le prefetture, include anche il numero delle schede bianche e nulle e gli altri dati statistici cui si fa riferimento nell'interrogazione.
Circa la natura e le finalità dei dati inseriti sul sito, si precisa comunque che si tratta di una pubblicazione a scopo essenzialmente divulgativo e senza pretesa di ufficialità, che si propone di mettere a disposizione di studiosi, analisti, operatori del settore e della comunicazione una banca-dati on line che parta dagli aggregati complessivi fino ad arrivare al dettaglio dei singoli comuni.
Quanto al quesito circa l'interesse delle istituzioni a fugare ogni dubbio circa la legittimità del voto, non può che confermarsi il massimo rispetto per le iniziative che le Giunte delle elezioni di Camera e Senato, nell'esercizio delle proprie attribuzioni, hanno ritenuto opportuno avviare per un'ulteriore verifica in tal senso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
qualificati organi di stampa locale hanno riportato, negli ultimi giorni, la notizia della possibile soppressione della Scuola Allievi Agenti di Polizia di Foggia;
qualora le notizie paventate trovassero conferma l'intera Capitanata subirebbe un danno notevole: la soppressione, infatti, di una istituzione che da anni è apprezzata sul territorio e che costituisce un simbolo di legalità e di prevenzione contro il crimine, sarebbe un impoverimento della presenza delle forze dell'ordine ed un segnale di disimpegno su un territorio che, invece, necessita di forti azioni per impedire una recrudescenza dei fenomeni di illegalità -:
se le notizie di cui sopra corrispondano al vero e se ciò fosse confermato con quali motivazioni di ordine organizzativo si possa giustificare una iniziativa tanto dannosa per il territorio della Capitanata.
(4-00986)
Risposta. - II provvedimento concernente la chiusura della scuola allievi agenti di Polizia di Foggia è stato firmato dal Ministro il 29 gennaio 2007.
Tale decisione è frutto delle previsioni contenute nell'articolo 1, comma 431, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria
2007), in ottemperanza alle quali il Ministero dell'interno sta procedendo ad un ampio piano di riassetto del «Sistema Scuole» della Polizia di Stato, sulla base di una rivalutazione complessiva del fabbisogno di formazione degli allievi agenti di polizia, anche alla luce della riforma della leva obbligatoria e della figura del «poliziotto ausiliario» ad essa collegata.
In proposito, il sistema degli istituti di istruzione della Polizia di Stato comprende 13 scuole per allievi agenti, la cui ricettività complessiva è di oltre 4.700 posti. Si rileva che, nel prossimo quinquennio, l'assunzione di nuovi agenti non dovrebbe viceversa superare la media annuale di 1.000 unità.
Si tratta di un divario davvero consistente che, sotto il profilo del buon andamento dell'azione amministrativa, deve essere colmato sia dal punto di vista del contenimento delle spese di gestione, sia sotto l'aspetto del reimpiego del personale di polizia ivi in servizio nei compiti di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità. La finalità è quella di raggiungere le necessarie economie senza, tuttavia, incidere sull'efficienza del servizio formativo.
Il recupero complessivo in termini finanziari comporterà un risparmio di circa 12 milioni di euro annui, vale a dire il 10 per cento della spesa sostenuta nel 2005 per finanziare l'intero sistema delle scuole di polizia. Verranno così conseguite le economie richieste dalla legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 434).
Alla definizione del predetto piano di riassetto si è giunti anche sulla base di una serie di incontri con le organizzazioni sindacali, alle quali, in un clima di proficuo confronto dialettico, sono state fornite precise garanzie circa la ricollocazione del personale della Polizia di Stato e dell'Amministrazione civile dell'interno, sia dal punto di vista logistico, che sotto il profilo della valorizzazione delle professionalità.
Nella scelta delle scuole da chiudere vengono prese in considerazione le dimensioni e le caratteristiche strutturali degli immobili, così come la possibilità di una loro diversa utilizzazione, ferma restando la necessità di garantire una equilibrata loro distribuzione territoriale.
Detto progetto di riorganizzazione verrà realizzato in due fasi distinte.
La «fase uno» ha come obiettivo la dismissione e la contestuale riconversione di quattro scuole allievi agenti, per un totale di circa 900 posti letto, tra cui quella di Foggia.
La «fase due» prevede la dismissione di ulteriori tre scuole allievi agenti da individuare in una rosa di nove istituti, per un totale di 1.300 posti letto.
Per quanto in particolare concerne la scuola allievi agenti di Foggia, la stessa ha una ricettività complessiva di 281 posti letto ed impiega 84 operatori della Polizia di Stato e 12 dipendenti dell'amministrazione civile dell'interno. In fase di riconversione, il complesso potrebbe accogliere la locale sezione della polizia stradale consentendo così di liberare spazio da destinare agli uffici della questura. Inoltre, potrebbe esservi trasferito il personale attualmente alloggiato nella questura.
Alla luce di quanto sopra, la determinazione di dismettere la scuola in parola è scaturita principalmente dalle sue ridotte dimensioni (281 posti letto), ma anche dal fatto che essa non riveste caratteristiche strutturali pienamente funzionali rispetto alla missione istituzionale. Infatti, una eventuale ristrutturazione dell'immobile, soprattutto per quel che riguarda la tipologia delle camerate per gli allievi, avrebbe comportato, senza alcun dubbio, interventi particolarmente rilevanti e probabilmente sconsigliabili anche in considerazione della predetta ridotta ricettività.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PICANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Gaeta fin dalla seconda metà del secolo scorso, l'allora Corpo Nazionale dei vigili del fuoco istituiva un distaccamento terrestre con competenza per la parte meridionale della Provincia di Latina ed un distaccamento marittimo competente
per il porto petrolifero di Gaeta e l'intero litorale pontino, isole di Ponza e Ventotene comprese;
dal mese di gennaio 2006 veniva soppresso presso il distaccamento terrestre dei VV.FF. di Gaeta il centralino chiamate di soccorso 115 ed accorpato al comando provinciale di Latina, e contestualmente venivano indetti da parte delle organizzazioni sindacali dei VV.FF. scioperi e manifestazioni per protestare contro la carenza del personale dei presidi di Gaeta;
risulta all'interrogante che la procedura di soppressione presso il distaccamento dei VV.FF. di Gaeta del centralino chiamate di soccorso 115 e l'accorpamento al comando provinciale di Latina sono avvenuti senza darne preventiva informazione al Sindaco di Gaeta ed ai sindaci degli altri Comuni del Comprensorio del Golfo;
le autorità competenti non davano seguito all'o.d.g. consiliare di cui alla deliberazione n. 20/06 con il quale si richiedevano alle stesse l'immediato ripristino del centralino chiamate di soccorso 115 presso il distaccamento terrestre dei VV.FF. di Gaeta oltreché il potenziamento di personale e mezzi dei presidi;
attualmente il distaccamento terrestre dei VV.FF. di Gaeta deve coprire anche il presidio di Castelforte e servire una popolazione residente di oltre 100.000 abitanti, popolazione che aumenta considerevolmente nel periodo estivo trattandosi di località di rilevante interesse turistico, storico, artistico, termale;
il porto di Gaeta risulta classificato fin dal 1974 scalo commerciale internazionale con un traffico annuale di oltre 800.000 tnl di merci secche e 2.000.000 di tnl di prodotti petroliferi altamente pericolosi che riforniscono i depositi costieri privati e militari -:
quali iniziative intenda adottare il signor Ministro per far sì che il Comprensorio del Golfo di Gaeta e del territorio retrostante abbia un'idonea copertura di validi ed efficaci presidi terrestri e marittimi dei VV.FF., che funzionino anche da protezione civile.
(4-01107)
Risposta. - Il distaccamento dei Vigili del fuoco di Gaeta, che dipende direttamente dal Comando provinciale di Latina, effettua servizi di soccorso sia terrestre sia marittimo, resi entrambi operativi grazie alle nuove piante organiche, che garantiscono al distaccamento di poter disporre di un adeguato numero di uomini.
In merito all'eliminazione della linea telefonica di soccorso 115 presso il citato distaccamento, si rappresenta che il numero unico 115 è stato istituito nel 1987 e che le linee di soccorso di nuova realizzazione sono state riunite, in parte, presso le sedi centrali dei Comandi provinciali dei Vigili del fuoco e, in parte, presso i distaccamenti dei Vigili del fuoco costituiti in comuni sedi di «distretto telefonico».
La concentrazione delle linee telefoniche «115» in un'unica sede provinciale è stata realizzata a seguito di un contratto stipulato a livello nazionale con la Telecom nel 2005, con lo scopo di dotare ciascun Comando di un'unica sala operativa per la gestione delle emergenze, consentendo di valutare in maniera complessiva tutti i possibili scenari incidentali, di modulare il soccorso in modo razionale e di ottimizzare le risorse umane e strumentali presenti in provincia.
La centralizzazione delle linee 115 in un'unica sede provinciale, si è resa necessaria anche allo scopo di sottoporre a registrazione tutte le richieste di intervento presso le sale operative per esigenze di polizia giudiziaria.
Sono, inoltre, in corso di realizzazione 80 nuove sale operative che gestiscono tutte le comunicazioni di soccorso, comprese le linee telefoniche 115, favorendo, anche mediante il miglioramento delle tecnologie in uso, il supporto alle squadre operative.
L'attuale sistema di gestione delle informazioni garantisce la tempestività del servizio erogato, dal momento che le comunicazioni tra sale operative e sedi distaccate sono immediate ed avvengono sia via radio che via telefono.
Le ipotesi di potenziamento del distaccamento di Gaeta sono, invece, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, strettamente connesse all'incremento dell'organico del Corpo nazionale dei vigili dei fuoco.
Al riguardo, la legge finanziaria 2007, realizzando una sostanziale inversione di tendenza rispetto al passato, prevede 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
ROMAGNOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo in data 16 gennaio 2007, presso la località di Sissano, piccolo borgo del comune di Lisignano (Istria), alcuni vandali hanno sensibilmente danneggiato la locale sede della Comunità degli Italiani, recentemente ristrutturata grazie ai fondi messi a disposizione dal nostro Governo nazionale;
l'episodio, come è stato rilevato anche dalla stampa, possiede un'evidente connotazione nazionalistica tendente a minacciare la serenità e la libertà d'azione e di pensiero dei nostri connazionali residenti in Croazia;
questo non è altro che l'ennesimo episodio di vandalismo che ha colpito ripetutamente i nostri connazionali d'oltre confine nonché alcuni simboli della memoria di tutto il popolo italiano;
la lapide posta con regolare permesso dalla «Famiglia Parentina» nel cimitero di Parenzo nell'ottobre del 2001 a ricordo degli italiani trucidati nelle foibe e poi fatta abbattere nel gennaio del 2002 dall'allora sindaco della città;
il 22 marzo 2002 a Montona d'Istria ignoti distruggono una croce ed una targa commemorativa che sorgevano sul bordo di una cava di bauxite posti a ricordo di alcuni giovani montonesi e di altre persone non identificate che furono tutte trucidate nel maggio 1945;
nel luglio del 2004 in circostanze poco chiare un incendio manda letteralmente in fumo la sede della Comunità degli Italiani di Zara devastandone completamente i locali;
nell'ottobre del 2005 viene nuovamente colpita la Comunità di Zara con la distruzione dell'insegna della sede associativa;
nel dicembre dello stesso anno alcuni ignoti balordi strappano il tricolore dalla sede della Comunità degli Italiani di Spalato;
nel mese di marzo 2006 la Scuola Media Superiore Italiana di Pola nel corso subisce gravi atti di teppismo che ne provocano l'inagibilità;
nell'aprile 2006 proseguono questi barbari atti vandalici con il danneggiamento di una segnaletica bilingue (italiano-croato) all'incrocio delle strade Umago-Buie-Cittanova-Capodistria, mentre nell'agosto 2006 è il tricolore della Comunità Italiana di Parenzo a subire le conseguenze di un'insensata intolleranza nazionalistica che sembra ormai agire a briglia sciolta;
nel mese di novembre 2006 viene selvaggiamente danneggiata la sede della Comunità degli Italiani di Pola suscitando da più parti una crescente indignazione per l'opera piratesca di queste «squadracce» che sembra non avere più fine -:
quali urgenti misure intende adottare per arrestare questi ripetuti atti di intolleranza etnica affinché la sicurezza dei sodalizi e delle persone fisiche appartenenti alla comunità italiana residente in Croazia venga tutelata ai massimi livelli facendo uso di tutti gli opportuni canali diplomatici e mezzi di pressione politica a nostra disposizione.
(4-02383)
Risposta. - L'atto vandalico nei confronti del palazzo della «Comunità degli Italiani» (ristrutturato pochi anni fa grazie
alle sovvenzioni del Governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università popolare di Trieste) di Sissano, piccolo borgo del comune di Lusignano, si è verificato nella notte del 14 gennaio 2007. Secondo le prime ricostruzioni, i responsabili si sarebbero arrampicati fino al tetto distruggendo diverse tegole e mandando in frantumi anche una vetrata. La facciata del palazzo è stata inoltre imbrattata con una frase volgare di chiara connotazione nazionalista. In base ad una prima stima i danni ammonterebbero a circa 8 mila euro. I responsabili non sono stati ancora individuati (diversamente da quanto affermato dal Piccolo nell'edizione del 16 gennaio 2007).
Il presidente della Comunità degli Italiani di Sissano, Paolo Demarin, ha denunciato il fatto alle autorità di polizia. Sia il presidente della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, che l'onorevole Furio Radin - il quale siede nel Parlamento croato in rappresentanza della minoranza italiana e mantiene rapporti costanti con le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in loco, hanno fatto appello alle autorità croate affinché i responsabili vengano prontamente individuati ed assicurati alla giustizia.
Come noto, nell'Istria croata si concentra la più larga parte della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia (oltre 25.000 persone su 30.000 complessive). La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte di questo Ministero, per il tramite delle sue rappresentanze diplomatico-consolari.
Va peraltro segnalato come nella regione istriana viga il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale governo croato, guidato dal primo ministro Ivo Sanader, leader dell'HDZ (Comunità democratica croata), benefici dell'appoggio esterno dell'onorevole Radin, parlamentare eletto in rappresentanza della Minoranza. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da parte croata in materia di tutela della nostra Minoranza.
Il sostegno a favore della Minoranza si articola attraverso una serie di disposizioni normative - legge n. 193 del 2004, leggi n. 72 e n. 73 del 2001 -, per un ammontare annuale, nel triennio 2004-2006, di 4.560.000,00 euro. A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario, attualmente di 2.674.000,00 euro, a favore dell'Università popolare di Trieste che opera nell'interesse della comunità italiana nell'intera ex Jugoslavia (di cui alla legge n. 960 del 1982).
La Regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione di 1.032.913,00 euro a favore della nostra minoranza in applicazione alla legge regionale n. 79 del 1978.
Nel quadro di una particolare attenzione della Farnesina verso l'Istria e in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza nei territori di tradizionale insediamento italiano, sono stati aperti due Vice Consolati onorari nel 2004, a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'ex Zona B. In Istria si indirizza una ampia quota delle risorse finanziarie che l'Italia dedica alla tutela della propria minoranza autoctona (circa 8 milioni di euro annui).
Rilevo peraltro che l'atto parlamentare in parola fa riferimento al fatto che una serie di episodi, lesivi dei diritti fondamentali della persona e delle minoranze, siano da porre in riferimento, direttamente o indirettamente, al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Il Consiglio europeo di Copenhagen (1993) ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione.
Segnalo, infine, che l'argomento sarà oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia (capitolo 23) e che in tale contesto non si mancherà di svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte
croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
SMERIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sede del Circolo di Rifondazione Comunista «Marisa Musu» e dell'Associazione Culturale «Art. 3», situata a Via Dancalia n. 9 a Roma, continua da anni ad essere oggetto di scritte oltraggiose e di minaccie;
negli ultimi mesi tali episodi si sono ripetuti più volte e sono stati regolarmente denunciati, dagli attivisti del Circolo, alle autorità competenti;
le scritte minacciose, corredate da inquietanti croci celtiche, sono a firma «Azione Giovani Trieste-Salario» e sono indirizzate particolarmente al signor Sante Moretti, riconosciuto militante della sinistra all'interno di quel territorio;
i militanti della destra, da anni, hanno innescato una campagna d'odio nei confronti del signor Moretti a cui attribuirebbero presunte responsabilità nella morte di un giovane di destra, Francesco Cecchin, nonostante la magistratura abbia stabilito che la morte fu determinata dalla caduta incidentale da un muretto alto cinque metri;
a causa di questa campagna d'odio, il signor Moretti, ha visto la sua vita stravolta, con condanne a morte pronunciate, a suo tempo, dai NAR, fino ad essere costretto, per anni, ad allontanarsi dal quartiere e a dover usufruire di una scorta;
questa situazione, in un clima nel quale si vanno moltiplicando in tutto il Paese le aggressioni e le violenze da parte di elementi neofascisti contro tutti i «diversi» da loro, desta enormi preoccupazioni che sono state già manifestate dal partito della Rifondazione Comunista al Prefetto di Roma -:
cosa intenda fare per ripristinare condizioni di sicurezza e di garanzia dell'agibilità democratica nel quartiere Trieste-Salario a Roma e quali misure siano state messe in atto, visto il ripetersi delle minacce, affinché siano tutelate le libertà democratiche sancite dalla nostra Carta costituzionale.
(4-01727)
Risposta. - La sede del circolo del Partito della rifondazione comunista «Marisa Masu» e dell'associazione culturale «Articolo 3», site entrambe a Roma in via Dancalia n. 9 nel quartiere Trieste-Salario, sono da tempo oggetto di scritte dal contenuto oltraggioso e minatorio, vergate o sulla saracinesca dell'ingresso o sui muri adiacenti l'edificio e su quelli delle strade vicine.
Tali scritte sono rivolte, principalmente, nei confronti di un dirigente del citato partito, che riveste anche la carica di Presidente della suddetta associazione culturale, in quanto ritenuto, dagli appartenenti alle formazioni politiche di estrema destra presenti nella zona, come uno dei responsabili della morte di un giovane militante del «Fronte della Gioventù», avvenuta nel lontano giugno del 1979.
Tali episodi sono, infatti, ripresi con una certa frequenza da quando l'esponente politico è tornato a risiedere nel quartiere.
I fatti di cui sopra sono stati sempre riferiti all'Autorità giudiziaria, ma gli inquirenti non sono ancora pervenuti all'identificazione degli autori, i quali agiscono prevalentemente nelle ore notturne, prediligendo strade dove sono assenti impianti di video sorveglianza.
Si deve necessariamente prendere atto che si tratta di gesti che, pur nella loro gravità, non richiedono particolari attività preparatorie e, conseguentemente, risultano più difficilmente rilevabili attraverso una preventiva attività di informazione.
Si assicura, comunque, che la problematica in parola non viene in alcun modo sottovalutata dalle autorità di pubblica sicurezza. Infatti, ha costituito oggetto di approfondimento in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che, svoltosi il 19 ottobre 2006 presso
l'Ufficio territoriale del Governo, ha rivisto le strategie volte ad ottimizzare l'operatività e l'efficienza dei servizi di prevenzione e di controllo del quartiere.
Al fine di prevenire ulteriori episodi del genere, in tale sede è stata disposta sia l'intensificazione del monitoraggio delle attività degli aderenti ai gruppi politici più estremisti, sia un incremento del servizio di vigilanza, già assicurato nei confronti dell'esponente politico e del circolo, mediante il passaggio più frequente di volanti della Polizia di Stato e di gazzelle dei Carabinieri.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
TRUPIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2005 prevedeva la vendita da parte dello Stato della Scuola allievi agenti di Vicenza, consegnandone la gestione alla Banca Nazionale del Lavoro, con l'obbligo per quest'ultima di affittare la struttura alle forze di polizia;
il nuovo proprietario sarebbe esonerato dalle spese e i costi ricadrebbero sull'amministrazione di polizia, costretta a pagare un affitto annuale;
nell'aprile 2006 sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Scuola e sono già stati stanziati 2,5 milioni di euro per il completamento dell'ultima ala dello stabile;
il 19 giugno 2005 il servizio tecnico-logistico del ministero dell'interno ha comunicato al SIIT (Servizi integrativi infrastrutture e territorio) di Venezia il blocco dei lavori di completamento;
l'intera operazione comporterebbe costi esorbitanti in termini di penali;
la Scuola vicentina rappresenta una delle più importanti e qualificate realtà per la formazione delle forze di Polizia -:
se rispondano a verità le notizie relative alla volontà di chiudere definitivamente la Scuola allievi di Vicenza;
quali siano le motivazioni reali alla base delle quali si sarebbe assunta tale decisione;
se il Ministro non intenda intervenire affinché, considerata la realtà vicentina e le sue problematiche connesse alla sicurezza, possa garantire un adeguato servizio di tutela delle persone e del territorio rafforzando l'organico e disponendo adeguate strutture, spazi e risorse, valutando anche l'ormai pluriennale richiesta, da parte delle organizzazioni sindacali, di riqualificazione della questura berica, promuovendo il suo assaggio dalla fascia «C» alla fascia «B».
(4-00632)
Risposta. - Il provvedimento concernente la chiusura della scuola allievi agenti di Polizia di Vicenza è stato firmato dal Ministro il 29 gennaio 2007.
Tale decisione è frutto delle previsioni contenute nell'articolo 1, comma 431, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), in ottemperanza alle quali il Ministero dell'interno sta procedendo ad un ampio piano di riassetto del «Sistema Scuole» della Polizia di Stato, sulla base di una rivalutazione complessiva del fabbisogno di formazione degli allievi agenti di polizia, anche alla luce della riforma della leva obbligatoria e della figura del «poliziotto ausiliario» ad essa collegata.
Il sistema degli istituti di istruzione della Polizia di Stato comprende 13 scuole per allievi agenti, la cui ricettività complessiva è di oltre 4.700 posti. Si rileva che, nel prossimo quinquennio, l'assunzione di nuovi agenti non dovrebbe viceversa superare la media annuale di 1.000 unità.
Si tratta di un divario davvero consistente che, sotto il profilo del buon andamento dell'azione amministrativa, deve essere colmato sia dal punto di vista del contenimento delle spese di gestione, sia sotto l'aspetto del reimpiego del personale di polizia ivi in servizio nei compiti di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità. La finalità è quella di raggiungere le necessarie economie senza, tuttavia, incidere sull'efficienza del servizio formativo.
Il recupero complessivo in termini finanziari comporterà un risparmio di circa 12 milioni di euro annui, vale a dire il 10 per cento della spesa sostenuta nel 2005 per finanziare l'intero sistema delle scuole di polizia. Verranno così conseguite le economie richieste dalla legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 434).
Alla definizione del predetto piano di riassetto si è giunti anche sulla base di una serie di incontri con le organizzazioni sindacali, alle quali, in un clima di proficuo confronto dialettico, sono state fornite precise garanzie circa la ricollocazione del personale della Polizia di Stato e dell'Amministrazione civile dell'interno, sia dal punto di vista logistico, che sotto il profilo della valorizzazione delle professionalità.
Nella scelta delle scuole da chiudere vengono prese in considerazione le dimensioni e le caratteristiche strutturali degli immobili, così come la possibilità di una loro diversa utilizzazione, ferma restando la necessità di garantire una equilibrata loro distribuzione territoriale.
Detto progetto di riorganizzazione prevede due fasi distinte di realizzazione.
La «fase uno» ha come obiettivo la dismissione e la contestuale riconversione di quattro scuole allievi agenti, per un totale di circa 900 posti letto, tra cui quella di Vicenza.
La «fase due» contempla la dismissione di ulteriori tre scuole allievi agenti da individuare in una rosa di nove istituti, per un totale di 1.300 posti letto.
Per quanto riguarda, in particolare, la Scuola di Vicenza, che presenta una ricettività complessiva di 130 posti letto, l'immobile demaniale, presso il quale essa è ubicata, è oggetto di interventi di ristrutturazione - già finanziati dal Ministero delle infrastrutture, per un importo di euro 2.500.000.
Il relativo progetto è in via di riconversione in vista di ulteriori lavori, al fine dell'inserimento nella struttura di uffici della Questura e della Sezione della Polizia stradale di Vicenza.
Quanto all'organico della Polizia di Stato nella provincia, si precisa, in primo luogo, che al 1o febbraio 2007, presso la Questura di Vicenza, ivi compreso il Commissariato di Bassano del Grappa, rispetto ad una previsione organica di 288 unità, prestano servizio 300 operatori appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato. Ai predetti si aggiungono 32 operatori dei ruoli tecnico-scientifici e 37 dipendenti dell'Amministrazione civile dell'interno che contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Le 98 unità di personale dei ruoli operativi della Polizia di Stato, attualmente in servizio presso la Scuola allievi agenti di Vicenza, verranno destinate, per effetto della cessazione dell'istituto, agli uffici deputati alle attività di controllo del territorio in relazione alle esigenze degli stessi.
Relativamente alla richiesta di riqualificazione della Questura di Vicenza, si precisa che l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 208 del 2001 - recante norme per l'organizzazione delle articolazioni centrali e periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza - individua espressamente quelle tra le Questure alle quali sono preposti dirigenti generali, anziché superiori, della Polizia di Stato, proprio in ragione della loro «particolare rilevanza» e per le quali è previsto, conseguentemente, un ordinamento differenziato (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste e Venezia).
Attualmente, in considerazione della situazione della sicurezza pubblica nella provincia di Vicenza, anche con riguardo ad analoghe realtà del Paese, non si ravvisano le condizioni per l'elevazione al rango superiore dell'Ufficio di polizia in argomento.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZACCHERA e MENIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Piccolo ha pubblicato notizia il 16 gennaio 2007 che in località Sissano, piccolo borgo del comune di Lisignano d'Istria, attualmente in territorio Croato, alcuni vandali hanno causato gravi
danni all'edificio - recentemente ristrutturato - che ospita la Casa degli Italiani di quella località;
nel recente passato vi sono stati numerosi atti di vandalismo ai danni di enti ed immobili utilizzati dalle diverse comunità italiane dell'Istria e della Dalmazia;
in particolare si segnalano le reiterate distruzioni ai danni della Comunità di Zara, i danneggiamenti alla sede della comunità italiana di Spalato, gli atti di teppismo ai danni della Scuola Media Superiore Italiana di Pola nel mese di marzo 2006, il danneggiamento della segnaletica bilingue mentre gravi atti di razzismo si sono segnalati a Parenzo;
nel mese di novembre 2006 è stata anche selvaggiamente danneggiata la sede della Comunità degli italiani di Pola -:
quali siano i passi ufficiali che il Governo italiano ha fatto od intende fare nei confronti di quello croato - anche davanti a questa ennesima provocazione di Sissano, dove pare che i colpevoli, siano stati anche identificati, ma solo perché si sarebbero fermati sul posto ad attendere spavaldamente la Polizia che invece, in passato, non risulta essere tempestivamente intervenuta;
se la colpevole passività davanti a questi atteggiamenti da parte di quel governo sia consona alla richiesta croata di aderire alla Unione europea;
se questa situazione che sta progressivamente peggiorando non meriti una pubblica presa di posizione del nostro Governo a tutela della minoranza italiana che tuttora vive in Croazia e che riafferma le proprie radici storiche e linguistiche nonostante molti anni spesso di dura emarginazione.
(4-02260)
Risposta. - L'atto vandalico nei confronti del palazzo della «Comunità degli Italiani» (ristrutturato pochi anni fa grazie alle sovvenzioni del Governo italiano per il tramite dell'Unione italiana e dell'Università popolare di Trieste) di Sissano, piccolo borgo del comune di Lusignano, si è verificato nella notte del 14 gennaio 2007. Secondo le prime ricostruzioni, i responsabili si sarebbero arrampicati fino al tetto distruggendo diverse tegole e mandando in frantumi anche una vetrata. La facciata del palazzo è stata inoltre imbrattata con una frase volgare di chiara connotazione nazionalista. In base ad una prima stima i danni ammonterebbero a circa 8 mila euro. I responsabili non sono stati ancora individuati (diversamente da quanto affermato dal Piccolo nell'edizione del 16 gennaio 2007).
In esito al primo quesito contenuto nell'atto parlamentare, segnalo che il presidente della Comunità degli Italiani di Sissano, Paolo Demarin, ha denunciato il fatto alle autorità di polizia. Sia il presidente della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, che l'onorevole Furio Radin - il quale siede nel Parlamento croato in rappresentanza della minoranza italiana e mantiene rapporti costanti con le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in loco, hanno fatto appello alle autorità croate affinché i responsabili vengano prontamente individuati ed assicurati alla giustizia.
Come noto, nell'Istria croata si concentra la più larga parte della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia (oltre 25.000 persone su 30.000 complessive). La tutela della nostra minoranza è oggetto di costante attenzione da parte di questo Ministero, per il tramite delle sue rappresentanze diplomatico-consolari.
Va peraltro segnalato come nella regione istriana viga il bilinguismo amministrativo italiano-croato. Numerose municipalità istriane hanno adottato nei propri statuti comunali il bilinguismo integrale (18 complessivamente, tra cui Pola, Rovigno, Buie, Umago, Cittanova, Dignano, Parenzo). Inoltre, va ricordato come l'attuale governo croato, guidato dal primo ministro Ivo Sanader, leader dell'HDZ (Comunità democratica croata), benefici dell'appoggio esterno dell'onorevole Radin, parlamentare eletto in rappresentanza della Minoranza. Ciò a seguito della firma di un accordo di programma contenente precise garanzie da
parte croata in materia di tutela della nostra minoranza.
L'atto parlamentare in parola fa riferimento al fatto che una serie di episodi, lesivi dei diritti fondamentali della persona e delle minoranze, siano da porre in riferimento, direttamente o indirettamente, al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Il Consiglio europeo di Copenhagen (1993) ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione. Le segnalo, quindi, anche per rispondere al Suo secondo quesito, che l'argomento sarà oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia (capitolo 23) e che in tale contesto non si mancherà di svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
Il sostegno a favore della minoranza si articola attraverso una serie di disposizioni normative - legge n. 193 del 2004, leggi n. 72 e n. 73 del 2001 -, per un ammontare annuale, nel triennio 2004-2006, di 4.560.000,00 euro. A tale strumento va aggiunto l'impegno finanziario, attualmente di 2.674.000,00 euro, a favore dell'Università popolare di Trieste che opera nell'interesse della comunità italiana nell'intera ex Jugoslavia (di cui alla legge n. 960 del 1982).
La Regione Friuli-Venezia Giulia, dal canto suo, contribuisce con un'erogazione di 1.032.913,00 euro a favore della nostra Minoranza in applicazione alla legge regionale n. 79 del 1978.
Nel quadro di una particolare attenzione della Farnesina verso l'Istria e in un'ottica di graduale rafforzamento della presenza nei territori di tradizionale insediamento italiano, sono stati aperti due Vice Consolati onorari nel 2004, a Pola, principale città istriana e a Buie, centro dell'ex Zona B. In Istria si indirizza una ampia quota delle risorse finanziarie che l'Italia dedica alla tutela della propria minoranza autoctona (circa 8 milioni di euro annui).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.