Allegato B
Seduta n. 125 del 13/3/2007

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:

CATONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la direzione generale di una delle aziende sanitarie locali più grandi della regione Abruzzo, quella di Avezzano-Sulmona-Castel di Sangro, ha sospeso improvvisamente, con un provvedimento, la riabilitazione domiciliare per circa 1.500 persone diversamente abili, provocando un indescrivibile danno a loro ed alle loro famiglie;
questo provvedimento, che, tra l'altro, ha lasciato senza stipendio anche decine di fisioterapisti, ha prodotto effetti sociali gravissimi, basti pensare che le persone diversamente abili danneggiate hanno patologie tra le più gravi, tra le quali la paraplegia, l'Alzheimer ed il morbo di Parkinson;
il suddetto provvedimento, assunto, tra l'altro, senza il preventivo parere del comitato ristretto dei sindaci, come previsto dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, che ha provocato una grande piaga sociale, è stato motivato citando la legge finanziaria per il 1993, che, alla data del provvedimento di revoca (7 giugno 2006), era stata gia abrogata dalla legge 12 aprile 2006, n. 163;
le conseguenze che tutto ciò sta provocando sono innumerevoli: per molti è stato necessario un ricovero, facendo aumentare la spesa sanitaria prevista per tali prestazioni di circa dieci volte; per altri si è verificata una grave regressione nella motilità e nei miglioramenti ottenuti -:
se il Ministro interrogato non ritenga che siano stati compromessi i livelli minimi essenziali di assistenza e se non ritenga opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, su un settore così nevralgico della nostra società, facendo riattivare al più presto un servizio pubblico che deve essere garantito e che sino ad oggi resta sospeso, causando uno stato di abbandono delle persone diversamente abili coinvolte, oltre al licenziamento dei fisioterapisti impiegati nella loro riabilitazione.
(3-00726)

LA RUSSA, PEDRIZZI, MIGLIORI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI,

MELONI, MENIA, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 7 marzo 2007, dopo quasi una settimana di disperata lotta per la sopravvivenza, è finita in tragedia la vicenda del piccolo nato alla ventiduesima settimana di gestazione all'ospedale fiorentino Careggi;
i genitori del piccolo avevano deciso di ricorrere all'aborto terapeutico a causa di una presunta malformazione del feto, rivelatasi poi inesistente al momento della nascita;
da quanto riportato dagli organi d'informazione, sembrerebbe che i genitori del piccolo abbiano deciso, nel corso della gestazione, di non ascoltare il parere dei medici circa l'opportunità di procedere ad ulteriori accertamenti in merito al sospetto di malformazione del feto;
l'anomalia del concepito non era stata, dunque, accertata con sicurezza, ma soltanto sospettata, e l'interruzione volontaria di gravidanza non poteva essere eseguita, posto che la legge n. 194 del 1978 prevede, agli articoli 6 e 7, che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso in cui la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
il drammatico caso verificatosi a Firenze non è, peraltro, il primo caso del genere che si verifica in Italia ed è, quindi, non solo legittimo, ma anche opportuno ed urgente interrogarsi nuovamente sulle modalità con cui garantire una corretta interpretazione ed attuazione della legge n. 194 del 1978 -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di pervenire ad una riconsiderazione della normativa sull'aborto nel senso di una più alta considerazione del valore della vita.
(3-00727)

Interrogazioni a risposta scritta:

TURCO e PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel biennio 2005-2006 si stimano 8.000 casi in Europa e 570 in Italia da insensibilità congenita al GF (Sindrome di Laron), malattia genetica che si manifesta con bassa statura di grado severo e proporzionata, obesità, acromicria ipogonadismo e ipogenitalismo;
in particolare Isabella, una ragazza di 16 anni, residente a Lattarico, in provincia di Cosenza, è affetta da Sindrome di Laron sin dalla nascita;
solo dal mese di aprile 2006, e per un periodo limitato di sei mesi, Isabella ha avuto la possibilità di sottoporsi all'unica terapia di comprovata efficacia, riportandone indubbi benefici, tanto da aver aumentato la statura di 5,5 cm;
la suddetta terapia è costituita dal farmaco IGF-1 ricombinante (Increlex), che non è validamente sostituibile con nessun altro farmaco;
l'IGF-1 (Insuline-like Growth Factor-1) è stato registrato negli Stati Uniti da Tercica Incorporated con il nome commerciale di «Increlex»; a seguito degli accordi commerciali finalizzati nel corso del 2006, la stessa Tercica ha ceduto in licenza il prodotto al «Gruppo Ipsen», che ha avviato l'iter registrativo (procedura centralizzata europea) affinché il farmaco possa essere autorizzato ed immesso in commercio anche in Europa;
risulta agli interroganti che con lettera datata 7 febbraio, il Responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Endocrinologia dell'Ospedale pediatrico «Bambino Gesù» di Roma, che ha in cura Isabella, ha inviato una lettera al Responsabile della competente Azienda Sanitaria

Locale n. 4 di Cosenza, richiedendo di provvedere all'acquisto del farmaco, secondo le disposizioni del Ministero della Sanità come indicato nel decreto legislativo 29 maggio 1991, n. 178;
si prevede la commercializzazione dell'IGF-1 in Italia non prima del settembre 2007;
la somministrazione di IGF-1 (Increlex) è necessaria e insostituibile con altro farmaco, per la salute, non solo fisica, ma anche psichica ed emotiva della paziente-:
se il Ministero della salute non ritenga indispensabile che si acceleri quanto più possibile l'iter registrativo su richiamato;
quali azioni il Ministero della salute intenda intraprendere per garantire la continuità e la stabilità della terapia a base di IGF-1 (Increlex), in considerazione della insostituibilità di tale terapia per Isabella e per tutti i pazienti affetti da Sindrome di Laron.
(4-02891)

MELONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 25 gennaio 2007 si è svolto un seminario organizzato dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero per la salute sul tema della somministrazione di psicofarmaci ai minori;
in tale occasione, il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Nello Martini, ha reso pubblicamente la notizia che in Italia, entro la fine di febbraio, sarà introdotto il «Ritalin», psicofarmaco utilizzato - soprattutto negli Stati Uniti d'America - per la cura della cosiddetta sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD);
parallelamente, è stata annunciata l'istituzione di un registro nazionale per il monitoraggio di tutti i minori curati con psicofarmaci, che ogni anno aumentano in maniera sensibile e su cui sarebbe auspicabile una riflessione;
la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, di norma, viene diagnosticata facendo compilare un test a genitori o insegnanti che poco o nulla ha di scientifico;
effettuando questo test, si potrebbe addirittura diagnosticare l'ADHD ad uno scolaro che viene sorpreso a chiacchierare con il compagno di banco durante la lezione, o ad un ragazzo intento ad inviare un messaggio con il cellulare, o che magari è soltanto poco più vivace rispetto alla media;
negli Stati Uniti - dove l'utilizzo del Ritalin si è diffuso a macchia d'olio - sono attualmente in corso varie cause legali che coinvolgono l'Associazione americana degli psichiatri (APA) e l'Associazione degli utenti CHADD, per collusione con la casa farmaceutica Novartis (ex Ciba-Geigy) che produce il Ritalin;
l'accusa che viene rivolta agli psichiatri è quella di avere ricevuto benefici economici dalla multinazionale del farmaco al fine di formulare criteri diagnostici sempre più elastici e inclusivi per favorire la vendita del Ritalin;
vi è il concreto rischio che anche in Italia si sponsorizzi questo psicofarmaco in maniera spropositata e fuori dai controlli;
dal punto di vista della tossicità del Ritalin, è dimostrato che tra gli effetti collaterali vi sono: problemi cardiovascolari (Palpitazioni - Tachicardia - Ipertensione - Aritmia cardiaca - Dolori al petto - Arresto cardiaco), disfunzioni cerebrali e mentali (Mania, psicosi, allucinazioni - Agitazione, ansia, nervosismo - Insonnia - Irritabilità, ostilità, aggressione - Depressione), disfunzioni gastrointestinali (Anoressia - Nausea, vomito);
oltre al dato certo della dipendenza psichica e biologica, vi sono decine e decine di casi di suicidio indotto dal farmaco, che procura uno stato di sottomissione sociale e di panico;

fino a poco tempo fa, il principio attivo del Ritalin era inserito nelle tabelle delle sostanze stupefacenti sullo stesso livello della cocaina;
lo strumento del registro nazionale dei minori trattati con psicofarmaci - presentato dal Ministero della salute come utile a limitare gli abusi - potrebbe rivelarsi un terrificante strumento di screening e monitoraggio psicologico e di controllo sociale, in violazione del diritto alla privacy e non solo;
si rende necessario ribadire, dal punto di vista culturale, il ruolo centrale della famiglia, prima comunità naturale dove ogni tipo di problema comportamentale ed educativo andrebbe affrontato e risolto senza ricorrere né a farmaci né a consulenze psichiche;
al ruolo della famiglia si aggiunge quello della scuola, da considerare quale comunità di crescita e formazione dello studente e del cittadino, e non certo come luogo di persone lobotomizzate e sottomesse;
il Ministro della pubblica istruzione ha assicurato alle associazioni intervenute a protestare tutto il proprio impegno per mettere le scuole in condizione di scegliere -:
se non ritenga necessario intervenire in tempi brevi al fine di impedire la commercializzazione di questo prodotto, in linea con quanto già previsto in altri paesi.
(4-02899)

BERTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
rispetto all'aborto chirurgico, il ricorso all'aborto farmacologico (attraverso la RU486) ha modificato la cronologia dell'aborto. Infatti, da dati clinici, risulta che l'80 per cento delle donne abortisce entro 24 ore dall'assunzione del farmaco e il 15 per cento, invece, in tempi successivi. Secondo diversi dati clinici l'intervallo si può prolungare fino, addirittura, a quindici giorni;
l'utilizzo della pillola abortiva RU486, detta kill pill negli Usa per aver provocato numerosi casi di morte, sta diventando sempre più frequente nelle regioni italiane non perché consigliato dai medici, ma perché promosso dalle Amministrazioni regionali;
da un'analisi condotta in America, pubblicata sul New England Journal of Medicine, è emerso che l'aborto mediante la pillola RU486 potrebbe avere un rischio di mortalità per la paziente 10 volte superiore alle tecniche chirurgiche tradizionali;
a partire dal maggio 2006, negli ospedali di Modena e di Carpi è stato attivato un procedimento di sperimentazione della pillola RU486, al quale si sono sottoposte già 55 donne, di età compresa tra i 18 ed i 30 anni;
la responsabile della sperimentazione presso la struttura di Modena, dottoressa Anna Grasso, in una recente intervista rilasciata alla stampa locale, ha affermato che al Policlinico di Modena la pillola sarebbe somministrata seguendo le linee guida fissate dalla Regione, in base alle quali il ricovero non sarebbe applicato, poiché non necessario e «sarebbe una follia sul piano della spesa sanitaria»;
in base alle dichiarazioni della dottoressa Grasso, la procedura seguita al Policlinico di Modena prevede, dopo una corretta anamnesi sulla paziente, l'acquisto del farmaco in Francia, la sua somministrazione entro due giorni e l'assistenza della paziente in day hospital;
nel 10 per cento dei casi la somministrazione della pillola non ha avuto efficacia, con pericolose ripercussioni sulle pazienti, che si sono dovute sottoporre ad un successivo intervento di raschiamento;
il Consiglio superiore della sanità si è espresso con chiarezza in merito ai rischi dell'aborto attraverso assunzione della RU486, stabilendo che: «alla luce delle conoscenze disponibili, i rischi dell'interruzione farmacologica della gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi

dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione avviene in ambiente ospedaliero»;
il Governo avrebbe avallato il parere già espresso dal Consiglio superiore della sanità e il Sottosegretario al Ministero della salute avrebbe escluso, per l'aborto farmacologico, anche il ricorso al day hospital ospedaliero, sottolineando che tutto il ciclo andrebbe espletato in ospedale, fino a quando la pillola non sarà commercializzata in Italia;
la nuova legge finanziaria renderebbe, infine, impossibile l'uso dei farmaci off-label, cioè al di fuori dei protocolli autorizzati dall'ente di controllo farmacologico italiano e ciò renderebbe l'aborto chimico impraticabile in Italia -:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle circostanze come sopra esposte;
se non ritenga che le linee guida della regione Emilia Romagna siano inconciliabili con le indicazioni espresse dal Consiglio superiore di sanità e ribadite dal Ministero della salute;
se non ritenga che le procedure seguite dal Policlinico di Modena contrastino palesemente con le linee stabilite dal Ministero della salute;
come sia possibile che alle pazienti, che si sottopongono all'aborto farmacologico presso il Policlinico di Modena, vengano somministrate pillole RU486 acquistate in Francia;
se sia a conoscenza di ulteriori particolari dei quali voglia mettere a conoscenza la Camera dei Deputati;
se non ritenga assolutamente necessario ed urgente intervenire per salvaguardare la salute delle donne, in ordine alla somministrazione di un farmaco pericoloso, in deroga alle procedure indicate dal Ministero della salute.
(4-02900)