Allegato B
Seduta n. 114 del 22/2/2007

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INFRASTRUTTURE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRANCESCATO, BALDUCCI, BOATO, BONELLI, CASSOLA, DE ZULUETA, FUNDARÒ, LION, PELLEGRINO, CAMILLO PIAZZA, POLETTI, TREPICCIONE e ZANELLA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la vicenda relativa all'iter procedimentale per la realizzazione della metropolitana leggera di Parma è stata caratterizzata da alcuni episodi che, ad avviso degli interroganti, meritano di essere posti in rilievo;
a pochi giorni dal passaggio all'ultimo Cipe prima delle elezioni politiche, il 29 marzo 2006, indispensabile per il definitivo stanziamento del finanziamento per i lavori, è stato modificato il Cda di Metro Parma S.p.A., la società costituita per gestire la progettazione e la realizzazione dell'opera;
il Cda infatti è stato allargato per far spazio a due nuovi consiglieri che hanno modificato gli equilibri di maggioranza del consiglio: si tratta di Ercole Incalza, direttore generale del Ministero delle infrastrutture e consigliere del ministro Lunardi, e dell'ing. Maurizio Ghillani;
l'inserimento dei due nuovi consiglieri e la contestuale nomina del nuovo amministratore delegato ing. Ghillani hanno di fatto esautorato il presidente di Metro Parma, Andrea Costa, che aveva gestito tutte le fasi del progetto dall'inizio, compresa la gara per l'assegnazione della progettazione definitiva;
dopo la manovra, sul Cda di Metro Parma, il Cipe dello scorso marzo ha approvato il progetto definitivo della metropolitana leggera di Parma e il finanziamento di 172 milioni di euro, già approvato in sede preliminare. Il progetto però passa con curiose prescrizioni tra le quali, la più singolare, appare quella, a quanto risulta agli interroganti, voluta dallo stesso ministro Lunardi, di un ampliamento del diametro della galleria da sette a otto metri che porta ad un aggravio di costi di circa 20 milioni di euro. Il diametro inferiore era sufficiente per consentire il passaggio di tutte le tecnologie necessarie ma non del treno di una particolare casa costruttrice. Una ragione, ad avviso degli interroganti, non particolarmente valida, apparentemente, considerando la penuria di fondi disponibili oggi evidenziatasi in tutta la sua gravità. Una problematica che nella relazione del Ministero delle infrastrutture per la Corte dei conti non viene nemmeno citata;

ulteriore effetto del cambiamento del Cda di Metro Parma è l'incarico senza gara formale a Metropolitane Milanesi di modificare il progetto definitivo secondo le prescrizioni volute dall'ex ministro Lunardi e deliberate dal Cipe. La società, che prima del cambio di Cda, aveva perso la gara per la progettazione definitiva, arrivando solo terza, viene così reinserita nel progetto in maniera, secondo gli interroganti, irrituale;
la concatenazione anomala dei fatti legati al progetto Metropolitana leggera di Parma non sfugge alla stampa nazionale che si occupa in più riprese della questione (vedi ad esempio Corriere della Sera Magazine ed Espresso), senza peraltro che la linea inaugurata dal cambiamento del cda di Metro Parma cambi;
solo una settimana prima che la Cassa Depositi e Prestiti deliberasse il finanziamento dell'opera, il 20 dicembre 2006, il presidente di Metro Parma, viene definitivamente estromesso dal Consiglio. La giustificazione: la necessità di ridurre i membri del cda, allargato proprio alcuni mesi prima senza motivazione apparente. La tecnica, quella di azzerare il cda a 5 e poi di ricostruirlo a 3 mantenendo però i nuovi entrati, che non solo sono in conflitto di interessi ma vengono così di fatto liberati da ogni condizionamento della vecchia gestione;
ad avviso degli interroganti, le anomalie in tutta questa fase sono dunque innumerevoli e ad esse si aggiunge la mancanza di trasparenza sull'iter seguito. La stessa Regione Emilia Romagna non è stata opportunamente e puntualmente informata dei vari passaggi, come confermato dal documento inviato ai Ministeri delle infrastrutture e trasporti in data 13 novembre 2006 a firma dell'Assessore Regionale Alfredo Peri, così come non è chiaro se il Ministero delle infrastrutture abbia potuto opportunamente valutare e validare il progetto con le prescrizioni previste dalla delibera del Cipe;
quello che appare invece chiaro, a giudizio degli interroganti, è che tutto è stato fatto senza le verifiche indispensabili per un'opera pubblica di tale portata nella massima fretta per spingere al massimo le procedure di modifica del progetto secondo i desideri dell'ex ministro Lunardi, ma non se siano state fatte tutte le valutazioni delle opportunità per la collettività;
inoltre appare particolarmente preoccupante che la delibera del 20 dicembre 2006 della Cassa Depositi e Prestiti relativa ai 172 milioni di finanziamento dell'opera secondo l'ultimo progetto con prescrizioni, sia stata fatta nonostante quanto sopra esposto, e non avendo il Comune di Parma ancora fornito garanzie in merito all'effettiva disponibilità dei 90 milioni di sua competenza -:
se il Governo non ritenga che la nomina di Ercole Incalza nel cda di Metro possa configurare un conflitto di interessi, considerato che nella seduta del Cipe del 29 era addirittura relatore per conto del Ministero delle infrastrutture;
se, in generale, il Governo non ritenga opportuno avviare una approfondita e circostanziata valutazione delle vicende attinenti alla composizione degli organismi societari della Metro Parma S.p.A. nonché delle decisioni assunte in merito ai finanziamenti delle opere e alla ratio delle specifiche tecniche imposte in fase di approvazione del progetto in sede CIPE.
(5-00770)

Interrogazione a risposta scritta:

RONCONI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale del Comune di Venezia approvò con delibera n. 90/2000 il piano particolareggiato che regola urbanisticamente l'«Area Muner» (Sestiere di Cannaregio del centro storico di Venezia);
sulla base di questo piano particolareggiato il Comune di Venezia rilasciò in data 11 novembre 2003 alla società immobiliare

le Guglie Srl il permesso di costruire n. 16 appartamenti sulla citata area;
l'8 gennaio 2005 l'immobiliare le Guglie presentò domanda di variante al permesso di costruire trasmessa in seguito alla Commissione per la Salvaguardia di Venezia (legge n. 171 del 1973); la linea di confine con le proprietà confinanti a sud dell'Area Muner, individuata nel predetto permesso di costruire, non corrisponde né al confine reale delle proprietà, né alla Tav. B1 del piano particolareggiato. Tale errore di confine corrisponde all'osservazione accolta dalla delibera del consiglio comunale che approvava il piano particolareggiato (n. 90 del 2000), ma poi dimenticata nel rilascio del permesso di costruire;
il progetto previsto dal piano particolareggiato, oltre al mancato rispetto del confine sud è stato ulteriormente peggiorato dal permesso di costruire e dalla successiva richiesta di variante: altezza degli edifici, viabilità, annullamento della fascia verde di rispetto prevista dal piano particolareggiato e aumento da 16 a 19 appartamenti, tanto da ottenere il parere contrario da parte della Commissione per la Salvaguardia il 1o marzo 2005, con voto 13/57390;
la successiva revoca e parere favorevole alla variante ottenuti dalla Commissione ad un anno di distanza (marzo 2006), poco dopo che i rappresentati del Comune di Venezia in seno alla Commissione furono modificati, è stata votata a strettissima maggioranza (8 a 7), con voto contrario dei 2 rappresentanti del sovrintendente per i beni ambientali ed architettonici, col mancato rispetto di quanto previsto dall'articolo 5, comma 4, legge n. 171 del 1973;
il PP pur assumendo di operare un intervento di ripristino planovolumetrico amplia di almeno il 50 per cento il volume degli edifici preesistenti demoliti (mc 4500 anziché meno di mc 3000) -:
se non ritenga opportuno nel rispetto del Piano di Area della Laguna e dell'Area Veneziana (P.A.L.A.V.) far costruire i 19 appartamenti ad una distanza conforme alle norme vigenti sia ex codice civile sia ex Piano Particolareggiato e far rispettare gli standard sugli spazi scoperti e il verde e il ripristino planovolumetrico.
(4-02710)