Allegato B
Seduta n. 110 del 15/2/2007

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INFRASTRUTTURE

Interrogazione a risposta orale:

CAPOTOSTI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
è da ritenere oramai storica, nonché cronica, la carenza di reti infrastrutturali della Regione Umbria, con particolare riguardo all'aggancio dell'Umbria ai grandi corridoi internazionali, quindi in particolare al corridoio l, al corridoio 5, al corridoio 8, e alle cosiddette «Autostrade del Mare»;
si verificano difficoltà di movimentazione da e per l'Umbria, nonché internamente alla stessa, sia per quanto concerne le merci sia per quanto attiene alle persone;
lo status quo di tutte le arterie presenta gravi carenze, dovute anche alle complessità del sistema, senza esclusione di sorta; dette difficoltà manutentive interessano sia le reti di interesse internazionale, sia quelle di rilievo locale, a tutti i livelli;
senza infrastrutture efficienti e trasporti adeguati ai bisogni dei cittadini e delle imprese, non ci può essere un vero futuro di modernità e sviluppo per la Regione Umbria;
è stata presentata all'ANAS una proposta di project financing per la realizzazione in modo unitario dell'intero corridoio di viabilità autostradale e dorsale centrale Mestre-Orte-Civitavecchia, relativa all'ex Strada Statale 55, la ex Strada Statale 45 e la Strada Statale 675;
il potenziamento del corridoio di viabilità autostradale, dorsale e centrale, Mestre, Orte e Civitavecchia, è teso a rappresentare non solo un'arteria di attraversamento, ma anche un'occasione per dare un nuovo impulso alla competitività delle tradizionali così come delle nuove attività economiche, ponendosi quale spina dorsale del nuovo sistema infrastrutturale della Regione;
diversi soggetti anche istituzionali hanno richiesto la creazione di una bretella veloce di collegamento con Roma, attraverso il tratto Terni-Fiano, via Passo Corese, per consentire un rapido accesso a Roma nord;
il consiglio di amministrazione dell'ANAS ha approvato il progetto preliminare predisposto dal promotore ai sensi dell'articolo 37-bis, della legge n. 109 del 1994, costituito dal raggruppamento di imprese, composte da Società Gefip Holding, Banca Carige, Egis Project, Efitbanca, Mec S.r.l., Technip Italy, Transrot International;

tale collegamento si rende sempre più necessario non solo al fine di incentivare ed intensificare il turismo ma anche semplificare i collegamenti con Roma, a quanti si recano nella Capitale per motivi di studio e di lavoro -:
se e quali iniziative, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di consentire un rapido ammodernamento delle infrastrutture umbre, con particolare riferimento all'asse di collegamento con Roma, attraverso il tratto Terni-Fiano, via Passo Corese, come sopra menzionato, anche in considerazione del fatto che tale rinnovamento infrastrutturale si pone quale elemento strategico per il vero rilancio dello sviluppo dell'Umbria.
(3-00646)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
della Variante 589 dei Laghi di Avigliana, il cui finanziamento era collegato alle Olimpiadio Invernali 2006, è stato aperto solo il primo tratto;
si è a conoscenza del fatto che il secondo tratto, quello relativo alla galleria cosiddetta di Montecuneo che va dal bivio del lago piccolo per Giaveno fino all'uscita dell'A32 Torino-Bardonecchia è stato già consegnato da parte dei concessionari dei lavori all'ANAS e che nulla osta alla percorribilità immediata dell'arteria;
tale situazione sta creando numerosi disagi sia in termini ambientali sia in termini di circolazione stradale -:
quando verrà aperto il secondo tratto della Variante;
quali siano i motivi di questo ritardo e di chi è la responsabilità;
se non ritenga opportuno prendere provvedimenti al riguardo per salvaguardare i cittadini che sono, come spesso accade, vittime della burocrazia e che attendono da vent'anni la realizzazione di quest'opera.
(5-00741)

Interrogazione a risposta scritta:

LICANDRO e CANCRINI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel giugno del 1982 fu redatto il Progetto della diga di Pietrarossa, nel comune di Caltagirone (Enna). Il serbatoio, progettato per una capacità totale di invaso di circa 45 milioni di metri cubi, aveva la finalità di distribuire, oltre che di incrementare la disponibilità idrica della diga di Ogliastro, per soddisfare le necessità irrigue di vaste aree (circa 22.000 ettari) ricadenti ai margini della piana di Catania ed interessanti le zone tra Catenanuova e Paternò, le valli dei fiumi Margherito e Gornalunga e la fascia a nord dei comuni di Mineo, Palagonia, Scordia, Francofonte e Lentini. Destinare all'uso irriguo i volumi regolati da tale sistema idrico, consentiva peraltro di liberare per l'uso potabile corrispondenti volumi di acque sotterranee, che in Sicilia vengono purtroppo, in larga misura, utilizzate in modo improprio per l'agricoltura;
in data 8 maggio 1986, a seguito del voto n. 15 della Delegazione Speciale ex Casmez del Consiglio Superiore lavori pubblici, il progetto della diga di Pietrarossa fu finanziato per un importo totale di lire 145.506.563.874 e affidato, quale ente appaltante, al Consorzio di Bonifica di Caltagirone (oggi Consorzio di Bonifica n. 7) e appaltato al Raggruppamento Lodigiani-Cogei (successivamente assorbito dalla Impresilo);
i lavori di costruzione della diga sono iniziati il 16 febbraio 1989 e il 19 maggio 1993 sono stati sospesi a causa della necessità di effettuare interventi di sistemazione del pendio in frana, in sponda destra, indispensabili per la funzionalità dell'opera;

il 15 maggio 1997 i lavori sono stati ripresi per poi essere nuovamente sospesi in data 20 ottobre 1997 a causa di un ordine di sospensione della Soprintendenza dei beni culturali di Enna per la presenza nell'area di invaso di un sito archeologico oggetto di vincolo ai sensi della legge n. 1089 del 1939. Alla data di sospensione dei lavori la diga risultava realizzata per circa il 95 per cento e le opere di distribuzione irrigua erano in avanzato stato di realizzazione;
successivamente il Procuratore della Repubblica di Enna, con decreto del 14 febbraio 1998, disponeva il «sequestro probatorio» del sito archeologico rinvenuto nell'area di invaso;
allo stato attuale la diga, i cui lavori sono fermi dal 1997, è realizzata per circa il 95 per cento e mancano circa 6 metri al suo completamento. Gli organi di scarico risultano per buona parte interriti, così come la vasca di dissipazione a valle;
il corpo diga versa in preoccupanti condizioni di manutenzione, né risulta che siano stati effettuati tutti gli adempimenti prescritti dall'Autorità di controllo (R.I.D.) per la messa in sicurezza dell'opera;
la mancata risoluzione, da parte delle Autorità preposte, del conflitto di interessi che si è creato tra l'interesse archeologico e quello idrico non ha consentito di completare la diga e, quindi, di arrecare benefici alle popolazioni per le quali era stata finanziata, né ha consentito di poter fruire del sito archeologico che, essendo ubicato in alveo, viene sistematicamente sommerso di acqua durante le stagioni particolarmente piovose;
uguale sorte subisce la viabilità a valle con conseguenti problemi di sicurezza pubblica;
a tutto quanto sopra descritto occorrerà aggiungere il danno all'erario che si è comunque già verificato, qualunque sia la decisione che si adotterà; danno che è suscettibile di ulteriore lievitazione quanto più tardi interverrà detta decisione;
ancora più rilevante è il pericolo incombente che può rivelarsi più o meno grave in funzione della intensità degli eventi atmosferici e collegato alla possibilità degli organi di scarico di smaltire tutta l'acqua invasata;
in tale scenario potrebbe non essere possibile escludere, con certezza, la tracimazione dell'opera che si rivelerebbe devastante per le popolazioni a valle, unitamente al danno ambientale che potrebbe verificarsi, in modo irreversibile, se non si risolve il citato conflitto di interessi in modo da poter consentire l'adozione dei necessari provvedimenti;
da notizie di stampa del 26 gennaio 2007 si è appreso che il Tribunale di Enna ha dissequestrato l'area archeologica e in conseguenza sarà finanziato il progetto di scavo per mettere in luce il sito archeologico;
invece, non risulta sia stato fatto nulla per risolvere il problema della sicurezza della diga e della conseguente grave carenza per l'approvvigionamento idrico di uso irriguo -:
quali interventi il Ministro intenda attuare con urgenza per evitare l'ulteriore lievitazione dei danni sopra evidenziati e scongiurare il pericolo di una tracimazione dell'opera, che arrecherebbe gravi danni alle popolazioni limitrofe.
(4-02619)