Allegato B
Seduta n. 110 del 15/2/2007

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COMUNICAZIONI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BETTA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da qualche anno, in Trentino, si sono lamentati molti disservizi nella distribuzione della posta, specie nei piccoli paesi di montagna, motivati all'inizio come «chiusure estive» o «ristrutturazione degli uffici» e successivamente come «razionalizzazione aziendale»;
già dalla passata legislatura il problema è stato oggetto di molte interrogazioni parlamentari, la maggior parte delle quali non ha ottenuto risposta e solo alcune risposte insoddisfacenti;
il disservizio continua a verificarsi non solo nei piccoli comuni, ma recentemente si è esteso alla città di Trento come documenta il giornale Trentino, dove alcune vie, specie nella zona nord, sono rimaste senza corrispondenza per giorni o con le cassette postali riempite a singhiozzo;
i sindacati dei dipendenti postali affermano che il personale è assolutamente insufficiente, perchè sulla città di Trento lavorano 78 postini, mentre l'organico prevede la copertura di 90 zone che presto diventeranno più di cento, con la riorganizzazione del quartiere sud della città;
L'attuale Contratto di programma, evidentemente disatteso dall'Ente Poste, prevede che ogni intervento di interruzione di pubblico servizio debba essere concordato con il Ministero delle comunicazioni che è l'Autorità di Regolazione del servizio postale;
il Governo, rispondendo in Senato, nel dicembre scorso all'ultima interrogazione presentata sulla materia, ha fatto presente che «a seguito della trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni, non ha più il potere di sindacare gli aspetti organizzativi riguardanti la gestione aziendale, anche sotto il profilo delle risorse umane, in quanto aspetti riguardanti l'autonomia dell'impresa» ma che «la società Poste italiane è tenuta a rispettare, in sede di elaborazione dei propri programmi strategici, gli obblighi stabiliti dalla normativa vigente, la quale impegna la Società al conseguimento ed al mantenimento dell'equilibrio gestionale nonché al raggiungimento di livelli di efficienza ed affidabilità del servizio analoghi a quelli di altri paesi europei» -:
se non ritenga il Governo che questo disservizio ed il mancato o ritardato recapito della posta non violi il principio e le regole del «servizio universale», che deve essere offerto da Poste italiane a tutti i cittadini, anche in base agli accordi internazionali;
quali interventi urgenti il Governo intenda adottare per riportare il servizio postale in Trentino alla normalità;

quali più concreti e stringenti vincoli intenda porre nel nuovo Contratto di programma, in corso di approvazione, per garantire l'efficienza del servizio postale.
(5-00743)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONDELLO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante sono pervenute dal comitato cittadini di una zona di Staglieno (Genova) densamente abitata (con più di 6.500 abitanti) firme (oltre 1.200) per la richiesta di apertura in via Burlando di un ufficio postale, che sarebbe assolutamente necessario;
da anni gli abitanti della zona di Stagliano si stanno battendo per l'apertura dell'ufficio postale, inviando lettere ed invitando Poste italiane a dare una risposta alle varie richieste. Gli uffici postali più vicini sono in via Assarotti e in Corso De Stafanis e occorre prendere 2 autobus per raggiungerli, con gravi difficoltà delle persone anziane e portatori di handicap;
in via Burlando ci sarebbero anche dei locali idonei a piano stradale (via Burlando 88 e 90 R) privi di barriere architettoniche, e a suo tempo il comitato promotore di Staglieno aveva presentato un progettino per la funzionalità dell'ufficio alle stesse Poste italiane -:
riguardo a quanto esposto in premessa quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare, per l'apertura dell'ufficio postale così necessario per non creare disagi ai cittadini della zona di Staglieno.
(4-02600)

CORDONI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 259 del 2003 autorizza le compagnie telefoniche ad installare le antenne su qualsiasi palazzo, previ accordi diretti tra compagnie e proprietari degli immobili i quali, ripagati in denaro, vengono altresì posti al sicuro dalle radiazioni per l'effetto ad ombrello, al contrario degli abitanti dei palazzi circostanti;
le antenne continuano a proliferare, spesso senza una reale necessità per il servizio e senza il minimo rispetto della normativa sull'obiettivo di qualità per le aree sensibili;
di fatto, oggi, l'unica decisione in essere è quella voluta dai gestori che, per interessi economici, continuano a non rispettare le priorità previste dall'articolo 32 della Costituzione e successive norme ad hoc, oppure lodevoli - ma senza poteri reali - piani per le antenne decisi dai Consigli comunali;
nella città di Massa, come riportano i giornali locali da alcune settimane (Tirreno e Nazione), si sono susseguite installazioni di antenne per la telefonia mobile, tanto da far scendere in piazza centinaia di abitanti riuniti in comitati, con l'intento di frenarne la crescita;
le proteste sono aumentate mano a mano che si è estesa la preoccupazione di possibili patologie sorte in diverse persone che vivono in abitazioni prospicienti le antenne;
la questione dell'inquinamento da elettrosmog ha assunto quindi dimensioni rilevanti su tutto il territorio nazionale che risulta essere tra i primi in Europa per diffusione di telefoni cellulari;
il 31 gennaio 2007, il consiglio comunale di Massa, in seguito a numerose manifestazioni dei cittadini, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che prevede la sospensione temporanea dei lavori;
tuttavia, esistendo nella vigente normativa una contraddizione tra la legge quadro sull'inquinamento elettromagnetico del 22 febbraio 2001, n. 36, che assegna ai comuni il compito fondamentale di minimizzare l'esposizione dei cittadini

attraverso la pianificazione razionale delle stazioni radio base, e i decreti attuativi della normativa comunitaria (decreto legislativo n. 259 del 2003, articolo 91), che hanno privato i comuni stessi di ogni strumento adeguato per perseguire tale obiettivo, la sospensione potrà essere solo temporanea -:
se il Governo sia al corrente dell'aumento degli impianti per la telefonia mobile e delle relative concessioni anche in prossimità di cosiddetti «siti sensibili» (scuole, ospedali, case di cura) o in zone densamente abitate;
se il Ministro delle comunicazioni intenda adottare iniziative normative volte a ridefinire l'assetto delle competenze in una materia che coinvolge direttamente la salute delle persone;
se il Ministro della salute abbia sotto controllo gli effetti di questa normativa per poter garantire ai cittadini una piena tutela della salute.
(4-02628)