Allegato B
Seduta n. 98 del 25/1/2007

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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Interrogazioni a risposta scritta:

DE ANGELIS, SGOBIO e PAGLIARINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Pfizer Italia S.r.l., società del gruppo Pfizer Inc, multinazionale americana del farmaco, ha deciso di cedere entro il mese di febbraio 2007 alla Marvecs di Milano due linee «di vendita», che corrispondono a due linee di informazione scientifica che occupano più di quattrocento informatori farmaceutici, senza riconoscere loro il diritto a rifiutare il nuovo impiego e, a giudizio degli interroganti, senza giustificazioni economiche realmente valide;
alla base della decisione, comunicata agli interessati nel corso del periodo natalizio rendendo in tal modo difficile la mobilitazione sindacale dei dipendenti coinvolti, a quanto risulta gli interroganti, ci sarebbe la necessità del gruppo industriale di «riorganizzarsi con l'obiettivo di ottenere un maggior grado di flessibilità per essere in grado di reagire rapidamente ai cambiamenti di settore»: un change the strategy che non può però trovare ragion d'essere nell'andamento economico dell'azienda che, a detta della stessa, non appare particolarmente in crisi;
nei primi di dicembre infatti l'azienda ha presentato ai lavoratori i risultati economici dell'ultimo trimestre del 2006, i quali comprovano uno stato di crescita dell'azienda con un incremento del 5 per cento di vendite nel settore ospedaliero ed un miglioramento anche delle vendite (+0,6 per cento) frutto dell'attività di promozione da parte degli informatori scientifici del Farmaco (ISF);
la scelta di cessione dei due rami d'azienda avviene a ridosso di quella già

operata all'inizio del 2006 allorquando furono ceduti 200 dipendenti;
ad avviso degli interroganti, l'aspetto ideologicamente preoccupante riguarda il comportamento assunto dall'azienda verso i propri dipendenti ai quali non è stata loro riconosciuta la libertà - insindacabile - di opporsi al passaggio ad un'altra realtà industriale: diktat che però contrasta con le normative europee;
infatti, come sostenuto più volte dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee «la normativa comunitaria non vieta al dipendente in forza presso il cedente di rifiutare il passaggio al cessionario e di continuare il rapporto di lavoro con lo stesso cedente»;
a parere degli interroganti, dal punto di vista politico, la «cessione di ramo d'azienda» (o «trasferimento di ramo d'azienda») rappresenta uno dei tentativi, in parte riusciti, di quelle volontà industriali che, da circa un decennio, hanno avuto come obbiettivo il raggiungimento della precarizzazione del lavoro;
il 24 gennaio 2007 si è svolto in via Molise a Roma, sotto il Ministero delle attività produttive, un presidio sindacale a sostegno della vertenza, anche al fine di chiedere alla dirigenza della Pfizer Italia di esplicitare il piano industriale e le ragioni alla base della decisione di trasferire i rami d'azienda in premessa -:
quali iniziative intendano assumere a salvaguardia delle professionalità dei lavoratori interessati e dei livelli occupazionali.
(4-02307)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 21 gennaio 2004, con un ordine di servizio la Direzione Generale degli affari Generali - Risorse Umane ed Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha affidato ad interim la responsabilità della Direzione Provinciale del Lavoro (Dpl) di Lecce, per il periodo dal 2 febbraio 2004 al 31 maggio 2004, al dottor Onofrio Baldi, direttore del Servizio Politiche del Lavoro della Dpl di Bari, conservando l'incarico allora rivestito;
in data 19 aprile 2005 la Direzione Generale delle Risorse Umane ed Affari Generali - Divisione V, Sezione III del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha incaricato il dottor Cataldo Marzo della titolarità della Dpl di Lecce per il periodo dal 1o maggio 2005 al 31 dicembre 2006, stabilendo la contestuale cessazione dell'incarico all'epoca rivestito di titolare della Dpl di Brindisi;
in data 24 ottobre 2006 la Direzione Generale delle Risorse Umane ed Affari Generali - Divisione V, Area II del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha incaricato il dottor Antonio Marseglia, dirigente della Dpl di Brindisi fino al 31 dicembre 2006, della titolarità della Dpl di Lecce per il periodo dal primo gennaio 2007 al 30 giugno 2008;
la legge 17 agosto 2005, n. 168 «Conversione in legge con modificazioni, del decreto legge 30 giugno 2005, n. 115, recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione. Disposizioni in materia di organico del personale della carriera diplomatica, delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2000/53/CE in materia di veicoli fuori uso e proroghe di termini per l'esercizio di deleghe legislative», articolo 14-sexies dispone in fatto di incarichi dirigenziali: 1. All'articolo 19, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le parole: «non può eccedere, per gli incarichi di funzione dirigenziale, il termini di cinque anni» sono sostituite con le seguenti «non può essere inferiore a tre anni né eccedere il termine di cinque anni»;
dal 2004 ad oggi la Dpl di Lecce si trova ad essere diretta da dirigenti con incarichi di permanenza media di un anno, un anno e mezzo;

la Dpl di Lecce svolge un ruolo importante sul territorio provinciale in considerazione degli ambiti di competenza di elevato rilievo -:
perché la recente nomina del dirigente della Direzione Provinciale del Lavoro di Lecce non è stata fatta tenendo in considerazione i parametri temporali stabiliti dalla nonna richiamata che prevedono una durata dell'incarico non inferiore a tre anni;
perché non si sia reputato opportuno affidare la titolarità della Dpl di Lecce ad un dirigente titolare;
se non si reputi opportuno intervenire affidando la direzione della Dpl di Lecce ad altro dirigente in grado di adempiere all'incarico garantendo maggiore continuità.
(4-02320)

RAMPELLI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
con sempre maggiore frequenza si apprende che molti giovani, assunti come lavoratori interinali, si ritrovano nuovamente disoccupati, senza che sia fornita loro alcuna spiegazione o valida motivazione da parte del datore di lavoro, ciò anche in casi di elevati livelli integrativi e di rendimenti in linea con le aspettative aziendali;
questi giovani si sentono abbandonati perché, pur svolgendo egregiamente il loro lavoro, sono privi di qualsiasi difesa o tutela;
emblematico è il caso di Federica Lombardi, una ragazza romana di venticinque anni, invalida civile ed iscritta nelle liste speciali del collocamento con handicap al 75 per cento ed il conseguente riconoscimento dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992;
dal 19 dicembre 2002 al 12 dicembre 2006, la giovane è stata impiegata - insieme ad altri trentuno colleghi - presso l'Ipost-Istituto Postelegrafonici di viale Asia, in Roma, per conto dell'agenzia di lavoro interinale «Obiettivo Lavoro»;
il 12 dicembre 2006, alla data di scadenza del contratto, seppure le rappresentanze sindacali davano per certo il rinnovo del rapporto per tutti i trentadue lavoratori interinali, solo ventotto sono stati riconfermati; quattro di essi, pertanto, tra cui la stessa Federica Lombardi, sono stati sostituiti con altre cinque unità -:
quali iniziative intendano intraprendere presso l'Ipost-Istituto Postelegrafonici affinché si proceda all'immediato reintegro nel posto di lavoro dei giovani cui non è stato rinnovato il contratto, garantendo loro la continuità lavorativa;
se non ritengano opportuno istituire un apposito tavolo con le parti interessate col compito di individuare adeguati strumenti tecnici che consentano di procedere ad una stabilizzazione del rapporto per tutti i lavoratori interinali, in particolare di quelli affetti da particolari disabilità.
(4-02322)

LAZZARI e FITTO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe da fonti giornalistiche che in seguito a non meglio definiti «problemi di natura tecnica» del sistema informatico, la sede provinciale di Lecce dell'Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell'Amministrazione Pubblica (Inpdap), abbia erogato nel mese di gennaio pensioni di importo notevolmente inferiore a quello effettivamente dovuto;
l'Istituto a sua discolpa ha fornito generiche rassicurazioni relative alla restituzione dell'importo dovuto nel prossimo mese di febbraio;
non vengono presi minimamente in considerazione i disagi provocati ai tredicimila pensionati Inpdap da quanto avvenuto;

chi vive di stipendio o di pensione - infatti - è estremamente vulnerabile in quanto è abituato a programmare le sue spese, in particolare quelle per la salute, in base agli introiti previsti;
in quest'ottica, anche il dottore Alfredo D'Arpe - capo compartimento leccese del Tesoro - evidenziando la gravità della situazione ha sollecitato la costituzione di una unità di crisi capace di affrontare l'emergenza con un servizio alternativo di cassa ed ovviare in tal modo alla crisi di liquidità che è stata all'origine della decurtazione delle pensioni Inpdap;
quanto avvenuto all'Inpdap potrebbe accadere anche ad altre amministrazioni deputate al pagamento di stipendi o altri emolumenti -:
se il ministro sia a conoscenza di quanto avvenuto e quali tempestive iniziative intenda porre in essere per assicurare la predisposizione di un servizio alternativo di cassa perché al più presto avvenga la restituzione degli importi dovuti e per far sì che tali episodi non abbiano più a ripetersi in nessuna amministrazione previdenziale.
(4-02329)