Allegato B
Seduta n. 97 del 24/1/2007

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti, per sapere - premesso che:
la tragedia causata dalla collisione avvenuta nelle acque dello stretto di Messina ha inevitabilmente colpito l'opinione pubblica e scatenato un'infinità di dichiarazioni e prese di posizione ufficiali;
secondo quanto riporta la stampa da parte sindacale si sarebbe sottolineato l'esiguità dei fondi destinati alla sicurezza marittima, provocando la risposta del Ministro competente, che ha annunciato la necessità di regole più severe per la navigazione;
il problema della sicurezza marittima è diventato di colpo uno dei più importanti per il futuro del Paese ricette ed opinioni si affollano, la politica ha trovato modo anche di riaprire per l'occasione le polemiche rispetto alla costruzione del ponte sullo stretto;
naturalmente ricette ed analisi arrivano ancora una volta dopo, si pensa a commissioni speciali, ad interventi specifici, a nuove regole e strumenti più adeguati, ad un nuovo piano di navigazione per lo stretto;
nel pieno rispetto delle opinioni e delle proposte di ognuno, resta un incidente assurdo e paradossale, rispetto al quale, a prescindere da inutili speculazioni di parte, arriviamo ancora una volta in ritardo;
si apprende dalla stampa che rispetto alla tragedia nella acque dello stretto al danno si aggiunge la beffa, esisterebbe infatti da anni una torre di controllo ma inspiegabilmente provvisoria e sperimentale, non ancora entrata a regime e tenuta in servizio solo dalle ore 8.00 del mattino alle ore 17.00 del pomeriggio;
la torre è sotto gli occhi di tutti, non si può non vederla, è un caseggiato di due piani a vetrate con tanto di parabole sul tetto, spicca nettamente alla vista, la conoscono tutti soprattutto gli addetti ai lavori che ne conoscono le potenzialità, secondo quanto riportato dalla stampa la torre è provvista del sistema Vst Vessel service Traffic ed è dotata di telecamere capaci di inquadrare anche le scritte sulle fiancate delle navi;
a giudizio degli interpellanti, non si può pensare che la questione del suo curioso e limitato funzionamento non potesse essere conosciuta;
sempre secondo quanto riportato dalla stampa alcuni comandanti hanno rivelato che spesso anche prima delle 17 la torre smette di funzionare;
paradossalmente proprio il semplice utilizzo di quella torre avrebbe potuto evitare l'impatto e certamente come ancora la stampa ha sottolineato proprio in quella torre di controllo deve essere apparso l'allarme di collisione, senza che nessuno, però, potesse vederlo;
lo stretto di Messina è parte integrante della storia e della vita quotidiana di tanti cittadini italiani di siciliani e calabresi che ne vivono la realtà, che lavorano ogni giorno attraversando quelle

acque, non solo le acque dello stretto rappresentano uno snodo cruciale per la navigazione di uomini e merci nel mediterraneo, l'intero comprensorio dal porto di Gioia Tauro alle coste siciliane è una potenziale fonte di ricchezza e di sviluppo per le aree interessate e per l'intero Paese;
un piano di sviluppo industriale e commerciale strutturale sarebbe una preziosa necessità ed opportunità per il rilancio non solo del sud Italia ma dell'intero Paese, è una risorsa enorme che si continua a trascurare, lo stretto, ancora di più oggi, alla luce dei nuovi grandi progetti di comunicazione europea, tra i quali il corridoio I, potrebbe diventare la porta principale dell'Europa verso l'Africa il medio oriente ed il mediterraneo in generale, difficilmente altri Paesi europei si farebbero sfuggire l'opportunità di mettere a frutto una risorsa così importante;
è necessario mettere in campo, al di là di inutili schermaglie da cortile, confinate alla polemica politica nostrana, politiche coraggiose, pensate nell'ottica di un sistema Nazione efficiente e competitivo, finalizzate allo sviluppo coerente di un nodo cruciale per la navigazione europea, una risorsa che l'Italia deve essere in grado di valorizzare e governare;
appare, invece, desolante che di contro a tutte le proposte, alle risorse straordinarie da mettere in campo, alle commissioni d'inchiesta e di indagine proposte, sarebbe bastato, dando ascolto anche a chi aveva stigmatizzato la pericolosità della navigazione nello stretto, fare in modo che gli strumenti a disposizione già funzionanti fossero stati utilizzati per il fine per cui sono stati costruiti, anche per evitare la morte di 4 lavoratori -:
se il Ministro fosse a conoscenza del mancato utilizzo della Torre di controllo, e per quali motivi questa ultima a distanza di anni dalla sua costruzione viene ancora utilizzata in maniera assolutamente non adeguata allo scopo ed alle necessità;
come ed in quali tempi intenda accertare le responsabilità di tale mancato funzionamento, ed in quali tempi intenda avviare le procedure necessarie per il suo completo e corretto utilizzo.
(2-00327)«Raiti, Donadi».

Interrogazione a risposta orale:

MENIA e RAISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in vista del prossimo 10 febbraio, Giorno del Ricordo dei Caduti delle Foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati, istituito con dalla legge 92/2004, è previsto lo scoprimento di una lapide presso la stazione di Bologna;
in quella stazione si verificarono infatti, sessant'anni fa, atti odiosi e ignobili nei confronti degli esuli istriani come quelli, personalmente raccontati all'interrogante da chi fu costretto a subirli: all'arrivo dei vagoni che trasportavano gli esuli da Pola nei diversi campi profughi, essi furono insultati, sputacchiati e offesi dai comunisti bolognesi; fu gettato sulle rotaie il latte caldo destinato ai profughi e fu impedito ai loro treni di fermarsi;
lo stesso episodio viene riportato nel libro memoria di Padre Flaminio Rocchi «L'esodo dei 350.000 giuliani, fiumani e dalmati» (pagg. 473, 474) che cita la testimonianza del polesano Lino Vivoda: «Partiti da Pola col IV convoglio marittimo di domenica 16 febbraio 1947 ed attraversato l'Adriatico col piroscafo Toscana, ad Ancona fummo accolti dai fischi degli attivisti socialcomunisti agitanti pugni chiusi e bandiere rosse sul molo, dietro i cordoni della truppa schierata a protezione, in risposta alle mani aperte e ai tricolori sventolanti in segno di saluto degli esuli sui ponti della nave» (...). La Pontificia Opera di Assistenza di Bologna aveva predisposto un pasto caldo alla stazione. Ma dai microfoni una voce grida. «Se i profughi si fermano per mangiare lo sciopero bloccherà la stazione». Il treno

rallenta e scompare nella nebbia con il suo carico di delusione e di fame verso una caserma di La Spezia»;
il testo della tabella che verrà apposta a Bologna risulta, a giudizio dell'interrogante, essere gravemente ipocrita e sostanzialmente falso, così recitando: «Nel corso del 1947 da questa stazione passarono i convogli che portavano in Italia esuli istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare i loro luoghi dalla violenza del regime nazional-comunista jugoslavo e a pagare, vittime innocenti, il peso e le conseguenze della guerra d'aggressione intrapresa dal fascismo. In seguito, Bologna seppe accoglierli, come è nelle sue tradizioni, molti di essi facendo suoi cittadini.Oggi vuole ricordare quei momenti drammatici della storia nazionale. Bologna 1947-2007»;
in tale testo, infatti, non vi è alcun cenno alle violenze e agli insulti subiti proprio a Bologna dagli esuli ad opera dei comunisti italiani (e non jugoslavi) e nessuna parola di scusa nei loro confronti; gli esuli, peraltro, fuggivano dalla violenza, dagli infoibamenti e dal terrore dei comunisti jugoslavi, che così instauravano il loro regime in terre italiane, già facenti parte del Regno d'Italia: la «guerra d'aggressione intrapresa dal fascismo» appare una giustificazione alla violenza e alla pulizia etnica - ingiustificabili ed esecrabili - del nuovo stato comunista jugoslavo nei confronti degli italiani d'Istria Fiume e Dalmazia -:
se il Presidente del Consiglio, cittadino bolognese, sia o meno informato della questione e quali siano le sue valutazioni in proposito; se intenda o meno intervenire su chi di dovere per riportare l'iniziativa bolognese su un piano di correttezza, meno autoassolutorio per i comunisti, più rispettoso per gli esuli e per la verità storica.
(3-00559)

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti in un documento rileva che «il complesso delle misure apprestate dal Governo in materia fiscale ed economica prima col decreto Bersani-Visco e poi con il disegno di legge della finanziaria 2007 e relativo decreto collegato n. 262, trova la nostra categoria fortemente critica tanto sul metodo utilizzato, ancora una volta imperniato sulla decretazione d'urgenza senza un preventivo confronto con le categorie professionali, che sui contenuti che appaiono severi se non punitivi delle attività libero-professionali ed in generale eccessivamente sbilanciati sul versante dell'inasprimento del prelievo fiscale»;
secondo detti professionisti inoltre è questo un segnale di evidente arroganza, che ha portato al rifiuto del Governo di qualsiasi preventivo confronto sui temi tipici della professione, sui quali i dottori commercialisti hanno fornito un qualificato apporto, nell'ambito di un serio e costante dialogo con le forze politiche, negando a loro il diritto della concertazione per riconosciuti ad altre categorie sociali;
vien lamentato altresì che «questi provvedimenti sono espressione, ancora una volta, della scarsa considerazione che il Governo ha di detta professione nei cui confronti le misure adottate sembrano presupporre una acritica valutazione negativa sull'osservanza dei doveri fiscali»;
si rileva ancora che il pregiudizio ha dunque spinto il Governo ad adottare anche nei confronti di detta categoria provvedimenti fortemente invasivi che hanno un pesante impatto sugli assetti organizzativi degli studi professionali e richiedono quindi interventi costosi di riorganizzazione, necessari per ottemperare a tutti gli adempimenti posti a carico dei dottori commercialisti, gravati di ulteriori responsabilità e sviliti e mortificati nella funzione professione e sociale con

attività di mera esecuzione e supporto in supplenza delle attività spettanti agli uffici fiscali;
con una deformante campagna di liberalizzazione del mercato, che però non ha toccato alcuni servizi storicamente monopolizzati da strutture pubbliche o parapubbliche, sono state introdotte misure che, al di là della pomposa presentazione, ben poco saranno in grado di incidere sulla promozione e sullo sviluppo della nostra economia. Alcuni degli adempimenti previsti si inquadrano infatti nella direzione di un appesantimento delle attività burocratiche e comporteranno complicazioni operative nelle attività economiche e professionali con relativi aggravi di costi;
l'obbiettivo di contrastare il male dell'evasione fiscale, che i dottori commercialisti condividono pienamente, è perseguito però mediante provvedimenti di nessuna validità ed efficacia che non sono in grado di incidere significativamente su quel deprecabile fenomeno. Infatti, manca un vero disegno strategico che, muovendo dall'approfondimento della conoscenza della vera evasione fiscale in tutte le varie modalità di formazione e copertura, mobilizzi tutte le energie sane del paese, tra cui l'aiuto delle professioni aventi specializzazioni tecnico-fiscale per apprestare rimedi moderni che riconducano a sistema l'ordinamento tributario e lo rendano efficiente utilizzando le moderne tecnologie informatiche ed informative nel rispetto dei diritti dei cittadini;
secondo detto ordine professionale pertanto non si giustifica quindi la reintroduzione nel nostro ordinamento di istituti che hanno già in passato dimostrato la loro palese inefficienza a raggiungere lo scopo cui erano finalizzati, né la previsione di strumenti invasivi di controllo dei contribuenti che rischiano di essere percepiti come «polizieschi» se non sono accompagnati da adeguate garanzie di tutela della privacy;
pertanto il pacchetto di norme anti evasione, che partendo dai controlli delle movimentazioni bancarie (prevedendo per i professionisti l'obbligo di tenuta dei conti correnti bancari ed il divieto di ricevere pagamenti in contanti al di sotto di livelli risibili, l'assimilazione assurda dei prelievi bancari non giustificati ai compensi), passa attraverso l'inserimento nelle dichiarazioni fiscali di una grande massa di dati relativi al contribuente e sue parti correlate o corrispondenti, che può sconfinare talvolta in una vera e propria delazione fiscale, determina un rilevante snaturamento di taluni istituti tipici del diritto tributario (quali la sostituzione d'imposta, la responsabilità solidale, l'effettività del reddito da tassare) e della funzione attribuita ai professionisti che in quest'ambito prestano la propria indispensabile attività;
alla luce del citato documento rilevano inoltre le reiterate violazioni dello statuto dei diritti del contribuente, tra cui in particolare il divieto di attribuire effetto retroattivo alla norma tributaria, incidono sui diritti essenziali dei cittadini, sui quali viene fatta gravare l'inversione dell'onere della prova su operazioni avvenute in anni in cui la norma non esisteva, e non li pone in condizione di difendersi adeguatamente. Sulla stessa direttrice si pone anche l'operazione volta ad attribuire agli studi di settore valore di presunzione legale, trasformandoli di fatto in una riedizione della deprecata minimum tax;
di fronte a codesta situazione i dottori commercialisti, fortemente preoccupati, non esaminano la possibilità di intraprendere dure azioni di protesta, fino ad arrivare al blocco di ogni attività di assistenza nella redazione e trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali con tutto ciò che comporta in termini di impatto e disagio sociale -:
quali iniziative e provvedimenti anche di natura normativa il Governo intenda adottare, in controtendenza con le misure finora approvate, per andare incontro

alle esigenze manifestate dai dottori commercialisti anche nell'interesse del cittadino-contribuente.
(4-02289)