Allegato B
Seduta n. 93 del 17/1/2007

TESTO AGGIORNATO AL 18 GENNAIO 2007

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
presso la Prefettura di Catania nell'ottobre 2005 fu siglato un accordo per la gestione della crisi della CESAME;
a seguito di questo accordo 140 unità lavorative sono transitate per cessione di ramo d'azienda alla Forex srl, di queste 130 immediatamente dopo la firma del contratto tra Cesame e Forex e le rimanenti 10 entro sei mesi dall'inizio della mobilità;
a quanto risulta all'interrogante, in questo periodo i lavoratori hanno assistito alla disattesa dei punti oggetto dell'accordo;
non è stato assunto un direttore generale;
per ben 4 volte non sono state acquistate le materie prime;
non si è proceduta ad alcuna ristrutturazione;

si sono registrati puntuali ritardi nei pagamenti, di cui l'ultimo concernente la tredicesima;
l'8 gennaio non sarà possibile riprendere l'attività per la materiale impossibilità di dar luogo ai necessari processi di produzione per mancanza di materie prime;
gli stessi Enti locali, che si erano impegnati a sostenere il riassorbimento dei lavoratori, non hanno dato seguito agli impegni assunti -:
se il Ministro non intenda riaprire immediatamente un tavolo di confronto tra azienda e sindacati sul futuro produttivo e occupazionale della Cesame, richiamando i sottoscrittori degli accordi siglati in precedenza al rispetto degli impegni assunti.
(3-00532)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

D'AGRÒ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 31 dicembre 2006 è scaduto il termine per la presentazione all'ISVAP, da parte di agenti di assicurazione, broker, banche, Poste Italiane e altri intermediari assicurativi, delle domande di iscrizione al Registro unico elettronico degli intermediari assicurativi e riassicurativi, previsto dal Regolamento ISVAP n. 5 del 16 ottobre 2006, pubblicato sul Supplemento ordinario n. 200 alla Gazzetta Ufficiale n. 247 del 23 ottobre 2006;
il provvedimento riveste notevole importanza per il settore assicurativo, in quanto con lo stesso è stata data attuazione al Titolo IX del decreto legislativo n. 209 del 7 settembre 2005 (Codice delle assicurazioni private) e, pertanto, unitamente a tale ultimo provvedimento il Regolamento rappresenta la disciplina generale in materia di accesso e di svolgimento dell'attività di intermediazione assicurativa e riassicurativi;
il Regolamento reca importanti novità operative che vanno ad incidere profondamente sull'attività lavorativa degli addetti del settore;
è stato assai breve (appena due mesi) il tempo trascorso tra la data di pubblicazione del Regolamento e la scadenza del 31 dicembre 2006, necessaria per l'iscrizione al Registro unico elettronico (RUI);
il Regolamento prevede l'iscrizione al RUI di un numero notevolissimo di soggetti, sia persone fisiche che giuridiche, con la conseguenza che in questo breve lasso di tempo gli intermediari a cui compete l'obbligo di iscrizione (sostanzialmente agenti di assicurazione e broker) devono provvedere ad un censimento preciso della propria rete di dipendenti/collaboratori da iscrivere al RUI e acquisire dagli stessi la documentazione richiesta per poter procedere all'iscrizione;
per la mancata iscrizione al RUI nei termini stabiliti è previsto che l'intermediario (cioè l'agente di assicurazione, il subagente, il broker eccetera) non possa più operare dal 1o gennaio 2007, il che comporterebbe gravi ricadute economiche sia nei rapporti tra intermediario e impresa di assicurazione sia dal punto di vista occupazionale;
la materia è stata oggetto di diversi interventi interpretativi da parte dell'ISVAP, alcuni dei quali comportanti novità e scelte direttamente incidenti sulle modalità di iscrizione al RUI, comunicati solo nei giorni scorsi -:
se intenda assumere iniziative normative per differire il termine del 31 dicembre 2006, stabilitoper l'iscrizione al RUI, almeno fino al 30 marzo 2007 o, ancora meglio, al prossimo 30 giugno 2007.
(5-00565)

ALLASIA e FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è notizia del 25 ottobre 2006 che dopo mesi di trattative, Assicurazioni Generali

ha depositato oggi presso la Consob la comunicazione relativa al lancio dell'offerta pubblica di acquisto obbligatoria sulle azioni di Toro Assicurazioni a un prezzo di euro 21,20 per azione;
l'operazione fa seguito al già avvenuto acquisto del 65,5 per cento del capitale Toro Assicurazioni dal Gruppo De Agostini ed è finalizzata all'acquisto da parte di Generali dell'intero capitale di Toro, ed al successivo delisting del titolo;
appare utile ricordare che Toro occupa una posizione di mercato con oltre 2,6 milioni di clienti;
mentre l'ISVAP lo scorso 22 settembre 2006 ha autorizzato Assicurazioni Generali ad assumere il controllo di Toro Assicurazioni e delle imprese da questa controllate, l'Antitrust che ha comunicato l'apertura di un'istruttoria sull'operazione d'acquisto;
Generali ha espresso l'intenzione di procedere all'integrazione di Toro mediante fusione per incorporazione, previo scorporo dell'attività assicurativa. Tale fusione potrà intervenire indipendentemente dalla revoca dalla quotazione sul MTA (Mercato telematico azionario) delle azioni ordinarie Toro;
vista l'importanza dell'operazione il Governo è stato sicuramente informato da Generali sulle strategie industriali che intende porre in essere -:
se il Governo, dopo avere ricevuto l'informativa dell'operazione da parte di Generali, abbia notizie sia sulla salvaguardia dell'organico attuale, dipendenti ed agenti, di Toro, sia sulle eventuali strategie industriali di Generali.
(5-00566)

LULLI, VICO e FRANZOSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è impegnata con il Protocollo di Kyoto a ridurre, entro il 2012, le emissioni di anidride carbonica (CO2) del 6,5 per cento rispetto ai livelli emissivi del 1990, in attuazione delle direttive 2003/87/CE e 2004/101/CE;
a tal riguardo, il Ministro dell'ambiente e il Ministro dello sviluppo economico hanno approvato, con decreto DEC/RAS/1448/2006 del 18 dicembre 2006, e notificato alla Commissione europea, il Piano nazionale di assegnazione delle quote di CO2, per il periodo 2008-2012, distribuite ai vari settori di attività esistenti;
relativamente all'attività di «Produzione e trasformazione dei metalli ferrosi», sono state assegnate al Ciclo integrale della siderurgia, per il periodo 2008-2012, quote complessivamente pari a 72,35 Mt. di CO2, delle quali 59,44 Mt. sono state destinate allo stabilimento ILVA di Taranto;
dal Corriere del Mezzogiorno del 20 dicembre 2006 abbiamo appreso che l'ILVA avrebbe denunciato, in una lettera indirizzata al Governo, le forti preoccupazioni per gli effetti profondamente deleteri sulle attività dello stabilimento di Taranto in conseguenza della mancata assegnazione di rilevanti quote di emissioni di CO2, inferiori di oltre 20 Mt. nel periodo 2008-2012 rispetto al fabbisogno effettivo;
carenze di assegnazione di quote riguardanti sia, direttamente, la produzione dell'acciaio e sia, indirettamente, i gas siderurgici che si generano in modo imprescindibile dal processo, come sottoprodotto, e utilizzati in grandi quantità dalle centrali elettriche, intrinsecamente connesse agli impianti dello stabilimento ILVA di Taranto;
tale notevole limitazione dell'assegnazione di quote di emissioni di CO2 imporrebbe, secondo ILVA, una riduzione di produzione dell'acciaio di circa il 40 per cento, che sarebbe insostenibile per assicurare un utilizzo degli impianti congruo con la potenzialità degli stessi, indispensabile per un adeguato confronto con le siderurgie europee;

in un quadro così delineato, le predette centrali elettriche potrebbero trovarsi nelle condizioni di non ritirare i gas siderurgici e conseguentemente lo stabilimento si troverebbe nella necessità di fermare gli impianti da cui si originano tali gas residuali di processo;
gli effetti trascinanti sarebbero a catena sui restanti impianti e le conseguenze facilmente intuibili sotto il profilo economico ed occupazionale, stimato dalla stessa ILVA in circa 4.000 unità, senza considerare le ricadute dirette sulle imprese appaltatrici che operano per conto della stessa ILVA e quelle più ampie e di difficile valutazione sul sistema economico tarantino;
tanto specificato, se confermato, porrebbe il Governo in una sostanziale contraddizione con quanto, in varie occasioni anche istituzionali, autorevoli suoi rappresentanti hanno ribadito in ordine al ruolo strategico per l'intera economia nazionale della siderurgia, essenzialmente coincidente con lo stabilimento ILVA di Taranto;
lo stabilimento ILVA di Taranto, il più grande in Europa e tra i più grandi nel mondo, è la maggiore concentrazione italiana di mano d'opera in unico sito produttivo, con oltre 13.500 dipendenti diretti e diverse migliaia di lavoratori del sistema degli appalti interno allo stabilimento stesso;
esso, per la sua centralità nel sistema produttivo, con la propria capacità produttiva di 12 milioni di tonnellate di acciaio e una produzione di circa 10 milioni di tonnellate, oltre a destinare al mercato i prodotti siderurgici finiti, alimenta gli altri stabilimenti ILVA e, tramite quest'ultimi, ampi settori dell'industria metalmeccanica nazionale (auto, elettrodomestici, tubi, cantieristica, eccetera);
peraltro, sono importanti anche gli investimenti, pari a 300 milioni di euro, dedicati al miglioramento dell'impatto ambientale delle produzioni dello stabilimento, così come previsto nel Piano di interventi derivate dall'Atto di Intesa del 23 ottobre 2006, sottoscritto da ILVA e Regione Puglia e altre amministrazioni locali e centrali interessate;
gli interroganti evidenziano fondate preoccupazioni derivanti dalla rilevante limitazione di quote di emissioni di CO2 assegnate allo stabilimento siderurgico di Taranto, inteso nella sua interezza con le centrali connesse agli impianti che originano i gas residuali del processo siderurgico stesso, inferiore di oltre il 30 per cento rispetto al fabbisogno effettivo -:
se i criteri d'assegnazione delle quote di CO2, per il periodo 2008-2012, abbiano tenuto conto degli indirizzi strategici della politica industriale italiana ed in particolare della siderurgia, atteso che le importazioni di acciaio in Italia sono già sbilanciati di circa 4 Mt di prodotti piani a favore di paesi terzi e, pertanto, quali provvedimenti si intendono adottare per correggere le carenze di assegnazione di dette quote, non potendo l'Italia, nella strategia industriale nazionale, abdicare le produzioni di acciaio a favore di paesi terzi, europei ed extra, anche non aderenti al Protocollo di Kyoto.
(5-00567)

TREPICCIONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel testo approvato della Finanziaria, in relazione alle fonti energetiche rinnovabili, si rileva l'errore di scrittura in materia di CIP 6 destinati ai produttori da fonti energetiche assimilate: al posto della parola «realizzati» è stato scritto «autorizzati». A causa di questo errore formale, il Governo stesso si è impegnato per l'immediata correzione della norma, ma attualmente nessun provvedimento è stato adottato per procedere alla necessaria modifica;
secondo un'interpretazione della norma, il periodo di vigenza potrebbe consentire ai gestori degli impianti autorizzati di reclamare in sede giudiziaria il

diritto ad ottenere il sopraprezzo CIP 6, anche se una norma successiva sopprime tale diritto -:
se non intenda provvedere in breve tempo, come annunciato, alla correzione formale della norma succitata, contenuta nel comma 1117, articolo 1, della legge finanziaria 27 dicembre 2006, n. 296, e quale valutazione dia sui possibili diritti acquisiti da parte dei produttori autorizzati CIP 6.
(5-00568)

BRUGGER, ZELLER, WIDMANN, NICCO e BEZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le cooperative elettriche svolgono nei confronti dei propri soci l'attività di autoproduzione elettrica, essendo tale energia elettrica messa a disposizione dei soci a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che gli stessi soci potrebbero ottenere dal mercato (scopo mutualistico, articolo 1025 del codice civile). Oltre all'autoproduzione le cooperative svolgono il servizio di distribuzione e vendita a clienti finali non soci;
ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 79 del 1999 la società Acquirente Unico (AU) spa, nella propria funzione di funzione di garante della fornitura dell'energia elettrica destinata ai clienti del mercato vincolato, acquista l'energia elettrica per la conseguente cessione alle imprese di distribuzione. Queste ultime, in effetti, si approvvigionano unicamente dall'AU per la fornitura di energia elettrica destinata al medesimo mercato;
le cooperative elettriche considerano destinata a terzi (al cosiddetto mercato vincolato) tutta l'energia elettrica immessa nella rete dalla cooperativa che non sia prelevata dai soci;
risulta agli interroganti che paradossalmente l'AU in alcuni casi ha incluso nelle fatture emesse nei confronti delle cooperative elettriche tra l'energia ceduta al mercato anche i quantitativi autoprodotti per i loro soci; posizione assunta anche da parte di alcune imprese di distribuzione. Secondo le cooperative elettriche, l'AU dovrebbe invece detrarre i consumi dei soci autoproduttori: altrimenti le cooperative risulterebbero costrette a pagare anche l'energia consumata dai propri soci. Il quantum dell'energia autoconsumata attualmente è rilevato, in assenza di specifiche procedure amministrative, in base a un sistema ragionevole e condivisibile che si basa sul consumo dell'anno precedente;
occorre, infatti, tener conto della natura mutualistica nel determinare il regime giuridico applicabile alle cooperative elettriche in quanto risulta ingiustificato il trattamento dell'autoconsumo dei soci cooperatori al pari del consumo dei clienti finali (del mercato vincolato) -:
se il Ministro possa fornire gli opportuni chiarimenti in merito alla fornitura dell'energia elettrica prodotta nella cooperativa elettrica ai propri soci, con particolare riguardo alla disciplina di tali aspetti che tenga debitamente conto della natura propria delle società cooperative e che garantisca alle stesse di espletare lo scopo mutualistico.
(5-00569)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la Valle Peligna con il suo capoluogo, Sulmona, è un territorio interno dell'Abruzzo coinvolto, soprattutto in questi mesi, in una pesante crisi industriale ed occupazionale, che si aggrava sempre di più;
aziende importanti di notevoli dimensioni continuano ad avere problemi; altre hanno chiuso ed altre ancora annunciano la chiusura a breve;

alcune di queste aziende sono intenzionate a trasferire all'estero la propria produzione, creando così un elevato allarme sociale in un'area già troppo penalizzata;
la Finmek ha già mandato a casa 160 operai; la Lastra, che ha 120 operai, ha aperto una trattativa di vendita; nella Beta, azienda che conta 46 operai, il 50 per cento è in cassa integrazione;
a quanto risulta all'interrogante, Sitindustria con 190 operai è intenzionata a trasferire la produzione presso mercati esteri; la Campari Crodo, con 102 operai, ha da pochi giorni annunciato la chiusura con la fine della produzione estiva, poiché ritiene scarsamente produttivo tale sito; infine, altre piccole realtà vanno avanti con difficoltà -:
se non ritengano i ministri interrogati rivolgere un'attenzione immediata e particolare alla situazione su esposta, promuovendo un incontro tra Governo, amministrazioni locali e rappresentanti dei lavoratori e delle aziende, al fine di salvaguardare un territorio che, colpito duramente da crisi occupazionale, rende incerto il futuro di migliaia di persone ormai esasperate;
se non ritengano, inoltre, opportuno intervenire con strumenti di loro competenza volti ad arginare o meglio risanare una situazione che sta creando un vero allarme sociale per il territorio peligno.
(4-02148)

DI GIOIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel corso del 2004 è arrivata la notizia delle prime commesse europee, da parte della società americana Boeing, per la realizzazione dei nuovi velivoli commerciali «7E7»;
la compagnia britannica First Choise Airways avrebbe ordinato sei velivoli di questo tipo e la Blue Panorama ne dovrebbe acquistare altri quattro;
tra le varie ipotesi, vi è quella di fare realizzare le fusoliere di tali velivoli dallo stabilimento dell'Alenia di Foggia, da tutti riconosciuto come leader nelle produzioni in carboresina;
se tale decisione fosse confermata sarebbe sicuramente un grande aiuto, in termini di sviluppo e occupazione (con oltre 350 nuovi posti di lavoro e un forte impulso al potenziamento dell'attuale rete infrastrutturale) per tutto il territorio della provincia di Foggia che ha subìto, negli ultimi anni, data la crescente deindustrializzazione dell'intera area, dei durissimi contraccolpi ai livelli occupazionali;
la Finmeccanica, holding a maggioranza pubblica che controlla l'Alenia, non rende note le sue intenzioni su tali produzioni e sta creando, secondo l'interrogante cedendo più a pressioni politiche di varia natura che ad una logica di efficienza produttiva, una sorta di concorrenza interna tra la sede dell'Alenia di Pomigliano, quella di Foggia e la terza, enunciata dall'attuale presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, che sponsorizza la nascita di un nuovo insediamento industriale a Grottaglie, in provincia di Taranto;
questa situazione sta generando una sorta di «guerra tra poveri» coinvolgendo tre province del Sud d'Italia costrette a contendersi una «possibilità» di sviluppo, ad ulteriore conferma, ad avviso dell'interrogante, di quanto sia fallimentare la politica economica di questo Governo che è riuscito, in pochi armi, a distruggere quanto di buono era stato creato nel Mezzogiorno;
ogni decisione in materia, da quanto apprendiamo dalla stampa quotidiana, è stata rinviata agli inizi del mese di settembre, quando «Alenia Aeronautica» deciderà, dopo i sopralluoghi, dove destinare tale produzione;
tale situazione è emblematica delle gravi difficoltà economiche e di sviluppo dell'intero Mezzogiorno d'Italia e ciò dovrebbe,

quantomeno, servire ad una riflessione molto seria e urgente sulla necessità di rafforzare le infrastrutture e rilanciare l'economia in una parte importante del nostro Paese che, nonostante tutti gli sforzi sinora prodotti, continua ad essere ingiustamente penalizzata;
il presidente della regione Puglia ha proposto, ex novo, alcuni siti che rischiano di determinare ulteriore confusione -:
se non si ritenga necessario convocare le parti sociali e istituzionali e l'azienda Alenia in un unico tavolo di trattative per verificare insieme i criteri di scelta che porteranno alla definizione dello stabilimento o, eventualmente, ai criteri di suddivisione della produzione tra i vari stabilimenti per la realizzazione dei nuovi Boeing 7E7, in cui si possa tenere conto della capacità dei singoli siti produttivi e della realtà economica delle province interessate.
(4-02163)

DI GIOIA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la dirigenza dell'Istituto Poligrafico di Stato di Foggia ha deciso, in maniera unilaterale, di tagliare la produzione di carta, dal 15 marzo 2005, bloccando due volte a settimana (sabato e domenica) la cartiera, per portare la produzione dalle attuali 31 mila tonnellate a 20 mila;
tale decisione, dicono i lavoratori, non tiene conto del funzionamento tecnologico della macchina continua, un impianto che lavora a ciclo continuo e che non può essere sottoposto a fermate che ne pregiudicherebbero il regolare funzionamento;
su questa scelta, che appare in netto contrasto con il piano industriale presentato nel 2005, l'Azienda non ha voluto aprire nessun tavolo di confronto e ciò ha determinato la decisione dei lavoratori e dei sindacati di dare vita ad una serie di scioperi a partire dalla giornata di venerdì;
quanto sta accadendo al Poligrafico, che ha già subito una ristrutturazione produttiva con la perdita di seicento posti di lavoro, non può che accrescere le preoccupazioni sul futuro produttivo dell'intera provincia di Foggia che, da troppo tempo, sta attraversando una fase estremamente critica -:
se non ritenga necessario attivarsi per la riapertura del dialogo tra le parti, affinché si possano trovare delle soluzioni condivise, tenuto conto dei problemi di mercato, sul futuro e sulle scelte produttive da attuare all'Istituto Poligrafico di Stato di Foggia.
(4-02165)

ACERBO, BURGIO, CARUSO, DE CRISTOFARO, IACOMINO, LOMBARDI, MARIO RICCI, ROCCHI, ZIPPONI, COSTANTINI, CRISCI e FASCIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale del farmaco Pfizer ha comunicato in data 15 dicembre 2006 a 440 Informatori scientifici del farmaco (ISF) l'avvio della procedura di cessione di due rami d'azienda, a far data dal 1o febbraio 2007, alla società Marvecs di Milano;
questa decisione ha procurato il vivo allarme di tutti gli ISF interessati a tale procedura e di tutti i dipendenti della Pfizer Italia che, attualmente, sono circa 2.300, tra ISF e lavoratori degli stabilimenti di Latina, Ascoli Piceno, Pisticci e della sede di Roma (perché trattasi della terza procedura di cessione di ramo d'azienda nell'arco degli ultimi tre anni);
tale procedura a giudizio dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali avviene senza alcuna garanzia rispetto al futuro occupazionale dei 440 ISF interessati poiché la società cessionaria Marvecs è oggi prevalentemente una società di servizi che riceve commesse da aziende farmaceutiche poiché non ha un suo autonomo

listino di prodotti in grado di garantire una adeguata continuità lavorativa agli ISF Pfizer;
la suddetta procedura di cessione di ramo d'azienda rappresenta secondo gli interroganti il tentativo da parte della Pfizer di cedere tutta la rete dei propri ISF senza adeguate garanzie occupazionali e procedendo così ad una massiccia precarizzazione di figure professionali altamente qualificate;
tale obiettivo sopra richiamato si è già chiaramente manifestato con la cessione di ramo d'azienda che la Pfizer ha operato a fine 2004 coinvolgendo circa 200 ISF ed a fine 2005 con ulteriore cessione di circa altri 200 ISF, tutti ceduti alla società Marvecs; questi lavoratori sono poi stati in gran parte rimpiazzati nel febbraio 2006 dalla Pfizer che ha proceduto all'assunzione di ISF con contratti a tempo determinato;
la Pfizer è la prima multinazionale farmaceutica in Italia, negli USA e nel mondo, che registra da oltre un decennio forti volumi di crescita, sia come fatturato che come utili netti, tanto da procedere a nuove acquisizioni di Società farmaceutiche in Italia e nel mondo (Parke-Davis, Warner Lambert, Pharmacia eccetera);
contro l'annunciata procedura di cessione di ramo d'azienda i lavoratori ISF della Pfizer e i lavoratori degli stabilimenti della Pfizer Italia si sono mobilitati con il sostegno delle organizzazioni sindacali Filcem CGIL, Femca CISL, Uilcem UIL, mediante due grandi assemblee tenutesi a Napoli il giorno 10 gennaio 2007 e a Bologna il giorno 11 gennaio 2007 con la partecipazione di oltre 1.200 lavoratori, che hanno espresso la loro netta e forte contrarietà, nel metodo e nel merito, ai progetti di dismissione aziendale;
il giorno 15 gennaio 2007 si è tenuto un incontro tra le direzioni aziendali Pfizer e Marvecs e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali Filcem, Femca e Uilcem unitamente alla RSU di Marvecs e ad una delegazione di ISF Pfizer, nell'ambito della procedura di cessione di due rami d'azienda riguardanti 440 lavoratori a far data dal 1o febbraio 2007;
tale incontro ha prodotto la forte insoddisfazione dei lavoratori Pfizer e delle organizzazioni sindacali in quanto l'azienda, nell'illustrare le ragioni di questa operazione, ha proposto tempi brevi di durata del negoziato e metodi non consoni alle relazioni sindacali del settore farmaceutico, in un quadro fortemente penalizzante per i lavoratori oggi coinvolti ed, in prospettiva, per tutti gli addetti della informazione scientifica del farmaco del gruppo;
conseguentemente è stato proclamato per il giorno 18 gennaio 2007 uno sciopero di 8 ore di tutti i lavoratori Pfizer, con manifestazione a Roma, presso la sede nazionale aziendale, come prima risposta di lotta e di mobilitazione, a cui seguiranno altre e più articolate iniziative -:
se intendano assumere iniziative per far recedere la Società Pfizer dal progetto di cessione di ramo d'azienda annunciato;
se non si ritenga necessario avviare un confronto immediato con tale Azienda per sapere quali prospettive industriali e quale ruolo intende svolgere la Società Pfizer nel nostro Paese di fronte al rischio reale di un pesante ridimensionamento che potrebbe interessare, in tempi brevi, i siti produttivi e le sedi;
quali iniziative si intendano assumere a tutela della professionalità e dei livelli occupazionali degli ISF Pfizer.
(4-02182)