Allegato A
Seduta n. 93 del 17/1/2007

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(Sezione 12 - Orientamenti del Governo in merito alla riforma del sistema previdenziale)

VOLONTÈ, COMPAGNON, RONCONI, D'AGRÒ, DRAGO, PERETTI, MEREU, FORMISANO, LUCCHESE e CASINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2006 il Commissario europeo Almunia aveva promosso la legge finanziaria per il 2007, da cui era stato scorporato il capitolo previdenza, confidando nell'impegno del Governo italiano ad affrontare la questione con le parti sociali nel breve termine;
dal vertice di Caserta sembrerebbe emersa la volontà del Governo di agire sul ridimensionamento dei coefficienti di trasformazione previsto dalla cosiddetta «riforma Dini», ma, nonostante questa soluzione sia chiaramente indicata nel documento di programmazione economico-finanziaria perché «contribuirà a preservare

la stabilità finanziaria del sistema previdenziale e di quella delle finanze pubbliche nel suo complesso», alcuni autorevoli esponenti del Governo, come i Ministri Ferrero, Bianchi e Pecoraro Scanio, e i sindacati hanno ribadito l'impraticabilità della revisione dei coefficienti e che l'unica riforma possibile è l'abbattimento del cosiddetto «scalone»;
la Commissione europea soltanto poche settimane fa ha classificato l'Italia tra gli Stati a «medio rischio» per quanto riguarda la capacità di fronteggiare l'aggravio di spese nel settore previdenziale, generato dal progressivo invecchiamento della popolazione a cui il Governo, peraltro, non ha risposto con un adeguato sistema di politiche per favorire la natalità e la famiglia nel nostro Paese;
l'agenzia di rating Fitch si è detta pronta a rivedere l'outlook dei nostri conti pubblici, dopo averli declassati nel mese di ottobre 2006, solo in presenza di una reale volontà di affrontare la riforma del sistema previdenziale;
secondo uno studio dell'Ocse, senza interventi rafforzativi della riforma introdotta nella XIV legislatura la spesa pubblica italiana esploderà;
secondo alcune recenti dichiarazioni il Ministro interrogato ha di fatto vincolato alle risorse economiche la possibilità di eliminare lo scalone, che innalzerà dal 1o gennaio 2008 l'età pensionabile, con 35 anni di contributi, da 57 a 60 anni;
sempre secondo il Ministro interrogato «al momento non c'è nessuna data per la convocazione dei tavolo con i sindacati», smentendo le voci sulla convocazione delle parti sociali sulla riforma delle pensioni a Palazzo Chigi entro la settimana prossima -:
se non ritenga che tale atteggiamento dilatorio non rischi di compromettere la credibilità del Governo nei confronti delle istituzioni europee e delle agenzie di rating, oltre a determinare un ulteriore appesantimento del debito pubblico. (3-00528)