Allegato B
Seduta n. 92 del 16/1/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
MARONI, GARAVAGLIA, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la macellazione rituale islamica consiste nel far uscire il sangue il più possibile, tagliando di netto la gola dell'animale, che è in stato di assoluta lucidità, e pronunciando la formula (Bismillàh), che tradotta significa «nel nome di Dio»;
questa pratica religiosa viene effettuata sotto il controllo di una guida spirituale che certifica l'avvenuto rito e gli conferisce la dovuta sacralità, recitando la formula prevista dalla legge islamica;
in Italia vi sono delle norme in materia di macellazione molto chiare e severe che tengono conto prima di tutto della tutela della salute del cittadino, imponendo l'osservanza di tutte le necessarie norme igieniche, e poi anche del rispetto degli animali che vengono sottoposti ad uno stordimento preventivo per evitare loro inutili sofferenze.
in occasione della Aid el Adha, festa del sacrificio (che ricorda il miracolo di Allah che sostituisce con un montone il figlio che Abramo gli stava offrendo in sacrificio), avviene un vero e proprio massacro di agnelli, ovviamente seguendo la prescrizione della macellazione rituale;
per quanto accade durante questa giornata, in tutta Europa, ogni anno vengono presentate numerose denunce da parte di molti cittadini e delle associazioni ambientaliste, quali, ad esempio, la Lav (Lega antivivisezione) e la Peta (Lega per il trattamento etico degli animali);
in data 30 dicembre 2006, durante la giornata della festa del sacrificio, in tutta Italia, come è oramai tristemente prevedibile, si sono ripetuti episodi di turbativa dell'ordine pubblico e ovviamente gravi violazioni del rispetto delle norme igienico-sanitarie;
da quanto si apprende dagli organi di stampa, in particolar modo grazie alle sequenze di immagini-denuncia filmate e mandate in onda da Telepadania nel corso del Tg Nord, in particolar modo nella regione Lombardia, il rito della macellazione islamica durante la festa del sacrificio assume toni sempre più allarmanti. Le immagini mostrano numerosi capi di bestiame con le zampe legate e sgozzati, sangue dappertutto, uomini che affondano lunghi coltelli nelle gole degli animali vivi, altri che con la fiamma ossidrica danno fuoco alle teste dei capretti decapitati e dinnanzi a tanto orrore bambini che giocano affondando le mani nelle chiazze di liquido ematico lasciato sul terreno;
l'uccisione di animali con macellazione rituale, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera h), e dell'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 333 del 1998, deve avvenire solo in macelli autorizzati all'effettuazione della macellazione rituale, con esclusione assoluta - a prescindere dal consumo familiare o a fini commerciali - della possibilità di procedere al di fuori di questi impianti, dove, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo citato, la macellazione è permessa solo per consumo familiare ma con stordimento obbligatorio per le specie ovina e caprina e, quindi, non per la macellazione rituale;
l'articolo 20 del decreto legislativo n. 286 del 1994 prevede che chiunque proceda alla macellazione degli animali, al sezionamento o al deposito delle carni in stabilimenti non riconosciuti o non autorizzati, è punito con la pena dell'arresto fino a due anni o con l'ammenda fino a 60 mila euro;
l'articolo 544-ter del codice penale sanziona con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro, aumentata della metà nel caso di morte, chiunque utilizzi animali in attività che provochino lesioni o sevizie, così come è, secondo gli interroganti, l'utilizzo di animali per la macellazione al di fuori della normativa speciale di tutela degli animati per la macellazione;
la pratica della macellazione rituale, senza il preventivo stordimento dell'animale, è vietata dalle leggi di molti Paesi europei, quali l'Austria, la Germania e l'Olanda -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per impedire il ripetersi in futuro delle oramai più volte denunciate situazioni di pericolo, in particolare sul fronte dell'ordine pubblico, derivanti da queste pratiche di macellazione, che gli interroganti giudicano incivili.
(3-00521)
LA RUSSA, FOTI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 1, comma 431, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) «l'Amministrazione della pubblica sicurezza provvede alla realizzazione del complesso delle strutture preposte alla formazione e all'aggiornamento del proprio personale, nonché dei presidi esistenti nei settori specialistici della polizia di Stato»;
risulta da notizie di stampa che il Capo della polizia avrebbe informato le organizzazioni sindacali di categoria della decisione di procedere alla chiusura, entro l'anno 2007, di tre scuole riservate agli allievi di polizia, tra le quali quella di Piacenza;
detta decisione stupisce oltremodo, se non altro perché, in più occasioni, la sede di Piacenza è stata giudicata il fiore all'occhiello degli istituti di istruzione nazionali della polizia di Stato;
proprio di recente è stato reso pienamente disponibile e fruibile, dopo un oneroso intervento di ristrutturazione, uno dei dieci poligoni di tiro della polizia di Stato attualmente operativi in Italia, ubicato presso la struttura di Piacenza;
è opportuno rilevare che, nel 1986, la predetta scuola venne trasferita da Piacenza a Roncovero di Bettola, comune in provincia di Piacenza, per consentire l'effettuazione di lavori di ristrutturazione dell'attuale sede di Viale Malta, con una spesa di oltre 25 miliardi di vecchie lire;
quella di Piacenza è una struttura moderna, che ha ospitato, per la prima volta in Italia, le donne che si arruolano in polizia, destinataria, altresì, di apposito corso sperimentale secondo le nuove metodologie didattiche;
la sede piacentina dispone di una palestra, di un'aula magna con 400 posti più soppalco, di un'aula didattica con 100 posti a sedere, di alloggi per 300 persone, di garage sotterranei, di mensa e refettorio, oltre a vari spazi destinati alla zona di comando e anche di una cappella per ospitare le celebrazioni religiose;
alla luce delle considerazioni esposte, la decisione di chiudere la scuola di Piacenza risulta del tutto ingiustificata e costituirebbe, se attuata, un gravissimo errore -:
se il Ministro interrogato non intenda, nell'ambito dei propri poteri istituzionali, assumere urgenti iniziative, volte a scongiurare la chiusura della scuola allievi della polizia di Stato di Piacenza, ed in ogni caso chiarire quali motivazioni, inesistenti a giudizio degli interroganti, siano sottese all'adozione di un provvedimento che appare manifestamente irragionevole.
(3-00522)
Interrogazione a risposta orale:
SALERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano nazionale La Stampa del 31 dicembre 2006 si leggeva una nota del sindacato SIULP (Polizia di Stato) secondo cui il Ministero dell'interno procedeva, sulla base di imprecisati criteri operativi, ad una nuova classificazione delle zone operative della Polizia di Stato determinando un diverso trattamento integrativo per gli agenti ivi dislocati;
conseguentemente a ciò il Ministero dell'interno escludeva da tali aree cosiddette «disagiate» l'aeroporto di Caselle che dista da Torino circa 30 km autostradali (ma con tempo di percorrenza anche di 1 ora !) decurtando il 50 per cento del «buono pasto» riconosciuto agli oltre 100 agenti in servizio all'aeroporto e portandolo dagli attuali euro 8,74 ai miseri e inverosimili 4,50 al giorno;
sulla base di un rapido calcolo ogni agente dovrà «pagare di tasca propria», circa 100 euro al mese (vecchie 193.000 lire), per poter mangiare dignitosamente e così assicurare un servizio pubblico in un'area a cui viene destinato obbligatoriamente per servizio e non per libera scelta;
l'interrogante non ritiene accettabile un simile provvedimento che colpisce ingiustamente e iniquamente gli agenti che ogni giorno prestano obbligatoriamente servizio in una zona che non offre soluzioni di ristoro alternative rispetto agli esercizi pubblici presenti i cui prezzi non sono accessibili per un «buono pasto» di 4,50 euro;
ancora una volta vengono colpiti gli operatori della sicurezza producendo un tale e plausibile sconforto da rendere quasi frustrante «servire» uno Stato che, a sua volta, non riconosce alcuna valenza umana, professionale e sociale a coloro che ogni giorno lo «servono» con assunzione di rischi altissimi e non prevedibili -:
quali criteri di classificazione siano stati usati per non riconoscere il «disagio» operativo ad un'area come quella aeroportuale di Caselle che dista da Torino circa 30 km autostradali (ma con tempo di percorrenza anche di 1 ora) decurtando il 50 per cento del «buono pasto» riconosciuto agli agenti in servizio e portandolo dagli attuali euro 8,74 ai miseri e inverosimili 4,50 al giorno;
se non ritenga doverosa l'immediata revisione di tale provvedimento che colpisce
duramente e iniquamente gli agenti al punto di produrre non solo disorientamento ma anche legittimo sconforto e frustrazione.
(3-00514)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'area territoriale compresa nel comune di Campogalliano è di estrema importanza per l'attività produttiva della Provincia di Modena, in quanto crocevia di due autostrade estremamente rilevanti e sede di una dogana cui fanno riferimento molte aziende orientate all'esportazione verso l'estero;
l'Amministrazione comunale di Campogalliano avrebbe dovuto costruire la nuova Caserma per il comando locale dei Carabinieri; a causa di procedura fallimentare avviata a carico dell'azienda alla quale è stato affidato l'appalto, i lavori per la costruzione di tale struttura non sono stati realizzati nei tempi previsti;
a causa di questo increscioso stato di cose la locale Caserma dei Carabinieri, situata attualmente in locali assolutamente inadeguati al delicato ruolo di tutela e difesa della sicurezza e dell'ordine pubblico che le forze dell'ordine devono quotidianamente svolgere, ha cessato la propria attività all'inizio del nuovo anno;
la difesa dei cittadini di Campogalliano, salvo un servizio di pattugliamento mobile ancora da istituire, sarà demandata interamente alla Caserma presente nel Comune di Carpi;
nel Comune di Carpi, contrariamente a quanto richiesto, il locale Commissariato di Polizia non è stato elevato al livello di primo grado dal Ministero dell'interno;
in un Comune di 65mila abitanti, afflitto da una pericolosa escalation di episodi di microcriminalità, legati anche alla presenza di molti cittadini extracomunitari, tale promozione avrebbe significato un rafforzamento degli investimenti e degli organici, ancor più significativo e necessario vista la contemporanea chiusura della Caserma dei Carabinieri di Campogalliano -:
1) se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti;
2) se disponga di ulteriori particolari dei quali voglia informare la Camera dei Deputati;
3) se tale situazione non costituisca un grave pericolo per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico dei cittadini di quella zona, crocevia di molteplici attività economiche, affetta da un pericoloso incremento di episodi di criminalità, che denotano un forte radicamento di malviventi extracomunitari;
4) se e quando il Commissariato di Polizia di Carpi sarà elevato al livello di primo grado dal ministero dell'interno;
5) se intenda porre in essere immediate iniziative per risolvere tale incresciosa situazione.
(4-02112)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal 1o gennaio 2007 la Bulgaria e la Romania sono divenute ufficialmente stati membri dell'Unione europea;
questi Paesi hanno approvato i trattati di adesione all'UE, accettando, quindi, anche la Costituzione europea e tutti i principi democratici e di rispetto dei diritti civili e umani in essa contenuti;
l'allargamento alla Romania e alla Bulgaria desta non poche preoccupazioni a causa delle organizzazioni criminali presenti in questi Paesi e che potrebbero incrementare il numero di furti e attività criminose nelle nostre città;
queste popolazioni prevalentemente rom hanno però - secondo l'interrogante - l'attitudine ad una vita nomade al limite della decenza e del rispetto delle leggi, causa già oggi di forti contrasti con la cittadinanza e le forze dell'ordine;
attualmente quello che preoccupa maggiormente è la forte presenza in Italia di cittadini rumeni che oscilla tra i 200 e 300 mila e di questi solo 150 mila sono i lavoratori che verranno regolarizzati a seguito dell'ingresso della Romania in Europa;
il Governo italiano ha deciso di applicare un regime transitorio solo per tutto il 2007 volto a limitare la libera circolazione dei cittadini della Bulgaria e della Romania;
tale provvedimento deliberato dal nostro Consiglio dei ministri precisa che non ci saranno quote d'ingresso per tutto il 2007 solo per coloro che entrano in Italia per svolgere lavoro qualificato, agricolo, turistico-alberghiero, edilizio, domestico, metalmeccanico e assistenziale -:
se il Ministro non intenda adoperarsi per limitare il notevole numero di rom che, come indicano molte organizzazioni, sono pronti ad entrare nel nostro Paese aggravando notevolmente le strutture comunali non adeguatamente pronte a far fronte ad una tale emergenza;
se non si reputi più opportuno applicare la stessa moratoria ad oggi adottata dalla Spagna, dalla Gran Bretagna, dall'Irlanda, dalla Danimarca, dall'Austria, dall'Olanda e dalla Germania, così da limitare l'accesso a queste popolazioni per motivi di lavoro fino al 2009;
se allo scopo di limitare l'incremento di episodi di criminalità non si reputi opportuno procedere, prima di ampliarne l'accesso, a regolamentare la posizione dei tanti nomadi rumeni già presenti sul territorio nazionale, agevolando da un lato la loro integrazione nella nostra società e dall'altro l'espulsione di coloro che non sono in possesso dei documenti o vivono violando puntualmente le nostre leggi;
se non sia opportuno richiedere un più accurato controllo da parte di tutti gli organismi di Polizia dei Paesi comunitari per vigilare sul regolare ingresso dei cittadini bulgari e rumeni nei Paesi UE.
(4-02116)
CRAPOLICCHIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Latina, secondo quanto emerso nelle relazioni semestrali al Parlamento presentate dalla Direzione investigativa antimafia, operano agguerrite consorterie mafiose quali il clan Bardellino, attivo nelle zone di Formia e il clan dei Casalesi presente in tutta la provincia; questa presenza è stata valutata con preoccupazione anche nella Relazione conclusiva di minoranza della Commissione parlamentare antimafia della XIV Legislatura, dove si legge testualmente, «A Fondi, Formia e Gaeta, si è registrata la presenza di nuclei affiliati ad organizzazioni campane e calabresi attivi nel traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio: i gruppi familiari Bardellino e Tripodo, i Casalesi, i clan casertani Iovine, Schiavone e La Torre; le loro attività illecite nel corso degli anni hanno provocato il progressivo inquinamento del tessuto sociale. Sono stati riscontrati tentativi di condizionare consultazioni elettorali nelle zone di infiltrazioni mafiose in settori della pubblica amministrazione»;
il 22 novembre 2004 la squadra mobile di Latina eseguiva diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di soggetti vicini al clan Bardellino, nell'ambito dell'operazione «Formia Connection»;
nell'ambito della sopra citata indagine venivano perquisite le abitazioni di alcuni esponenti politici locali del centro-destra tra i quali spiccavano - secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia del 23 novembre 2004 - l'assessore provinciale di Latina Silvio D'Arco, delegato alle attività produttive e appartenente al Nuovo PSI e il consigliere comunale di Minturno Maurizio Faticosi del Nuovo PSI;
le indagini, sempre secondo quanto pubblicato dagli organi di stampa, riguardavano inoltre Michele Grossi, figlio dell'assessore pro tempore alla programmazione e assetto del territorio di Minturno Clemente Grossi dell'UDC;
l'imprenditore Nicola Salzillo di San Cipriano D'Aversa il 3 aprile del 2001 veniva ferito alle gambe in via Simonelli in Minturno da un commando, secondo quanto riportato dalla stampa, tale attentato poteva essere la risposta di pressioni estorsive di gruppi camorristi;
l'imprenditore Salzillo all'epoca aveva in corso, sempre secondo quanto emerso sulla stampa, appalti con il comune di Minturno;
il 25 settembre 1997 venivano arrestati, dai carabinieri del comando provinciale di Latina, A.L.V. ed E.M., secondo i Carabinieri affiliati ai clan dei Casalesi, accusati di estorsione ai danni di un imprenditore e consigliere comunale di Minturno (all'epoca e tutt'ora);
il 24 luglio 2006, secondo quanto risulta dal Messaggero di Latina, il sostituto procuratore di Latina dottor Gregorio Capasso emetteva 18 informazioni di garanzia a carico di altrettanti tecnici e amministratori del Comune di Minturno;
la vicenda sopra citata riguardava i lavori per la realizzazione del nuovo parcheggio e per l'ampliamento del cimitero comunale di Minturno, tra gli indagati, per abuso in atti di ufficio e falsità ideologica risultano l'ex sindaco e attuale capogruppo di Forza Italia Paolo Graziano e l'attuale sindaco di Minturno Paolo Sardelli;
nel comune di Minturno insiste il gravissimo fenomeno dell'abusivismo edilizio, secondo quanto riportato dalla stampa risultano indagati dalla magistratura 14 persone del comune di Minturno per una maxi lottizzazione di 25.000 ettari nell'area di Monte Ducale mentre sono molteplici gli interventi dei carabinieri per la repressione dell'abusivismo: il 22 aprile 2006 venivano denunciate undici persone e sequestrati beni immobili abusivi per il valore di trecentomila euro tra Marina di Minturno e Spigno Saturnia;
lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno per accertato condizionamento mafioso, con deliberazione del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2005, ha confermato come la criminalità organizzata nel Lazio si sia già infiltrata in una amministrazione locale -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti suesposti;
se, in caso affermativo, intenda costituire una commissione di accesso in seno al consiglio comunale di Minturno, al fine di verificare la sussistenza di eventuali presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-02117)
LA RUSSA e MINASSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane il Consiglio comunale della Spezia è stato interessato da diverse pratiche all'ordine del giorno, tra cui la nuova Convenzione fra il Comune e l'Enel relativa al risarcimento dei danni all'ambiente e alla salute prodotti negli anni dalla Centrale di Vallegrande;
nel corso di questo confronto, l'opposizione ha presentato su alcune delibere svariate centinaia di emendamenti ed ha manifestato l'intenzione di presentarne altre migliaia sulla pratica suddetta, il cui esame è previsto dopo il 23 ottobre 2006;
nel corso della seduta del 13 ottobre 2006, a seguito di specifica richiesta formulata nella riunione precedente da parte di un consigliere comunale di maggioranza, è stato prodotto all'attenzione dell'assemblea da parte del Presidenza del Consiglio comunale un doppio parere scritto, firmato dal Direttore Generale del Comune e dal Segretario comunale, sull'ammissibilità di 850 emendamenti presentati da diversi consiglieri di opposizione sulla pratica in quel momento in discussione;
nel primo parere, quello del Direttore Generale, dottor Pier Luigi Fusoni, si faceva genericamente rilevare che le proposte di modifica - in blocco e non singolarmente - «si sostanziano nella sola sostituzione di singole parole del testo o
con parole di significato equivalente e pertanto sono prive di qualsiasi portata modificativa»;
nel secondo, reso dal Segretario Generale, dottor Nicola Ianigro, veniva invece ricordato il divieto contemplato dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 241 del 1990 secondo cui «la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento amministrativo se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell'istruttoria»;
utilizzando come base d'appoggio tali pareri, la Presidenza del Consiglio Comunale decideva di cassare in blocco tutti gli 850 emendamenti presentati dai consiglieri di opposizione e, di fronte alle reiterate proteste di questi ultimi, non riteneva nemmeno di sospendere la seduta per ascoltare su tale punto il parere della locale Prefettura, come esplicitamente richiesto nel corso del dibattito dai firmatari delle proposte di modifica contestate;
dinnanzi ad un simile comportamento, chiaramente lesivo dei loro diritti di espressione democratica, i capigruppo dei tre gruppi di minoranza presenti nel Consiglio Comunale inoltravano un'istanza scritta con richiesta di parere urgente al Prefetto della Spezia sulla legittimità del comportamento tenuto dalla Presidenza;
nella mezz'ora successiva, veniva recapitata a mano al Presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco da parte di un consigliere di opposizione (non essendo stato possibile per la Prefettura inoltrare la stessa via fax, essendo tutti i fax del Comune staccati o spenti) una nota a firma del Vice Prefetto Vicario della Spezia, dott. Annunziata Gallo, in cui, relativamente alla questione oggetto della richiesta dell'opposizione, veniva ricordato non solo che «tale legge (l'articolo 1, comma 3 della legge n. 241 del 1990 citato dal Segretario Comunale) non può trovare alcuna applicazione alle sedute del Consiglio Comunale, che sono disciplinate, come è noto, dal Testo Unico del 2000 e dal Regolamento del Consiglio» ma anche che «tali testi non attribuiscono al Segretario Generale e al Direttore Generale il potere di pronunciarsi preventivamente sulla ammissibilità degli emendamenti, decidendo se abbiano carattere modificativo o meno», ricordando che «tale potere è invece riservato al Consiglio Comunale, come si evince dagli articoli 55-56-57 del Regolamento;
il Presidente del Consiglio, contestando la legittimità delle modalità di inoltro, non riteneva di prendere in esame tale parere e procedeva senza indugi a sottoporre a votazione la delibera all'ordine del giorno, dopo aver eliminato tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza e negando ripetutamente (come risulta dal verbale della seduta) la parola a più consiglieri che la chiedevano sull'ordine dei lavori (che il Regolamento consiliare prevede invece debba essere concessa in qualsiasi momento, qualora ne venga fatta esplicita richiesta da un componente del Consiglio);
considerato particolarmente grave e lesivo dei diritti di espressione delle minoranze tutelate dalle leggi dello stato, dallo statuto del Comune e dalle consuetudini in vigore in tutte le assemblee elettive - il comportamento tenuto in questa occasione dal Presidente del Consiglio Comunale, supportato dal Segretario comunale e dal Direttore Generale;
ritenuta del tutto illegittima e particolarmente immotivata lo bocciatura in blocco di tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sulla base di un parere generico reso da organi tecnici che, stante a quanto evidenziato dalla Prefettura, non solo non avevano titolo a intervenire sulla ammissibilità preventiva degli stessi, ma che non hanno ritenuto opportuno nemmeno presentare una valutazione circostanziata per ogni singola proposta di modifica;
ritenuto che il Consiglio Comunale della Spezia, secondo comune della Liguria per numero di abitanti, sia un'istituzione in cui, al pari di qualsiasi altra assemblea elettiva democratica, deve essere sempre garantito il rispetto delle leggi
e dei regolamenti, assicurando fino in fondo le prerogative politiche e gli spazi di agibilità democratica di tutte le componenti in esso rappresentate -:
se non ritenga, a fronte dei palesi comportamenti in violazione di legge, in capo al Presidente del Consiglio, al Direttore Generale e al Segretario Generale, che ricorrano le condizioni per promuovere le procedure di scioglimento del Consiglio Comunale.
(4-02122)
CREMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il protrarsi di ambiti di incertezza del diritto, sulla questione dei controlli di parlamentari ai varchi aeroportuali, da sempre foriera di gravi rischi, ha assunto carattere di potenziale fonte di conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato dopo le sentenze della Corte costituzionale n. 58 del 30 gennaio 2004 e la sentenza della Corte di cassazione 9 febbraio-9 marzo 2004, n. 10773;
a seguito della citata sentenza della Corte costituzionale n. 58 del 30 gennaio 2004, era stato accertato che non spettava all'autorità giudiziaria - e per essa alla forza pubblica - procedere alla perquisizione del locale recante l'indicazione di ufficio del deputato Maroni. La conseguente sentenza della Corte di cassazione ha mandato esenti da responsabilità penale gli inquisiti per resistenza a pubblico ufficiale, reato che per l'articolo 4 del decreto luogotenenziale n. 288 del 1944 non è applicabile «quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ovvero il pubblico impiegato abbia dato causa al fatto (...) eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni»;
se si considera che la causa di giustificazione di cui al citato decreto luogotenenziale opera non soltanto per la resistenza a pubblico ufficiale (ma anche per la violenza o minaccia a pubblico ufficiale, a un corpo politico amministrativo o giudiziario, alle relative fattispecie aggravate, all'oltraggio ad un magistrato in udienza ovvero ad un corpo politico amministrativo o giudiziario), si comprende quale effetto potenzialmente dirompente possa discendere da una tale nuova interpretazione della disciplina penale esistente. La gravità del dictum della Suprema Corte non è nell'applicazione del nostro ordinamento dell'antico precetto secondo cui è lecito respingere la violenza con la violenza: le eccezioni al divieto generale di tutela arbitraria delle proprie ragioni risalgono al diritto romano e tra di esse assume preminente rilievo la situazione legittima che giustifica appunto l'uso della forza in contrapposto alla forza. La gravità di tale proclamazione risiede nel fatto che per la prima volta esso è applicato in un ambito di potenziale conflitto tra poteri dello Stato, tale essendo stata la vicenda che ha dato luogo alla pronuncia della Corte costituzionale: una materia - quella della tutela dagli «atti invasivi» ad opera della guarentigia costituzionale di cui all'articolo 68, secondo comma della Costituzione - in cui i confini tra il lecito e l'illecito sono vaghi, per cui si accresce enormemente il rischio di incidenti;
in più sedi e ripetutamente è stato sostenuto che quello dei controlli dei parlamentari ai varchi aeroportuali è ambito coperto dalla guarentigia del divieto di perquisizione senza autorizzazione della Camera di appartenenza, di cui all'articolo 68, secondo comma della Costituzione; a questo scopo in Senato il presidente Mancino ed il presidente Pera, nelle scorse due legislature, affrontarono formalmente la questione, investendone la Giunta competente;
il 27 luglio 2004, il sottoscritto interrogante - che pure a titolo personale condivideva tale tesi - ritenne preferibile affrontare la questione come «riferibile a considerazioni di status e di riguardo dovuto ai rappresentanti diretti della sovranità popolare non meno che ai componenti dell'esecutivo che sicuramente sono - di fatto o di diritto - esenti». In quella sede la Presidenza della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato propose di prevedere in via
generale e astratta l'inclusione, tra i soggetti di cui al punto 4.1.3 dell'allegato al Regolamento (CE) 2320/2002, di tutti i rappresentanti della Nazione, adeguando di conseguenza sia le prescrizioni gerarchiche agli agenti di polizia, sia le istruzioni delle competenti autorità aeroportuali ai loro dipendenti, sia i disciplinari con le ditte a contratto investite del servizio di controllo;
il controllo mediante portale magnetico per la rilevazione dei metalli, ai varchi aeroportuali, non esclude la possibilità di provvedere all'ispezione manuale dei passeggeri controllati, sia quando l'allarme si attiva sia a campione su coloro che non fanno scattare l'allarme (ai sensi del punto 4.1 dell'allegato al Regolamento (CE) 2320/2002, che istituisce norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile);
il punto 4.1.3 dell'allegato al Regolamento (CE) 2320/2002 prevede già che le competenti autorità possano stabilire quali categorie di persone devono essere sottoposte a speciali procedure di controllo e quali debbano essere esentate dal controllo del bagaglio a mano. Nella relazione alla proposta di regolamento di modifica (COM (2003) 566 definitivo) la Commissione europea spiegava che quella regola è stata desunta dal documento 30 della European civil aviation conference (ECAC) relativo alle norme sulla sicurezza nella navigazione aerea; la Commissione proseguiva dichiarando che (nonostante la previsione del punto 4.3.2 dell'allegato, concernente il bagaglio a mano) «sfortunatamente, la regola che consente tale esenzione non è stata inserita al punto 5, che riguarda il bagaglio registrato dei passeggeri esentati dai controlli. Per assicurare la coerente applicazione del Regolamento questo errore deve essere rettificato»;
il 20 maggio 2004 è entrato in vigore il Regolamento (CE) 849/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004: esso, facendo seguito alla citata proposta COM (2003) 566 def., prevede - sotto forma di modifica dell'allegato al Regolamento (CE) 2320/2002 - l'inserimento di un punto 5.3 così strutturato: «Esenzioni. Il bagaglio a mano delle persone di cui al punto 4.1, paragrafo 3, può essere sottoposto a procedure di controllo speciali o esentato dal controllo»;
normative internazionali e comunitarie - ulteriormente specificate dal Regolamento sopra citato - attribuiscono alle autorità nazionali la possibilità di esentare dal controllo del bagaglio alcune categorie di passeggeri (la citata relazione della Commissione europea li qualifica in via esemplificativa come «i passeggeri VIP»);
nella pratica quotidiana è evidente che le autorità italiane esercitano questa facoltà nei confronti di taluni soggetti istituzionali, senza per questo rendere noti i criteri di scelta impiegati ed anzi alimentando il sospetto di decisioni assunte caso per caso, senza una formalizzazione coerente con le disposizioni di sicurezza imposte a livello comunitario;
la privatizzazione dei servizi aeroportuali comporta che di queste delicate tematiche siano investiti, in fase attuativa, soggetti neppure appartenenti all'Amministrazione pubblica, e comunque non tenuti a conoscerne le implicazioni ordinamentali ed i profili di tutela costituzionale, con decisioni spesso casuali, improvvisate quando non addirittura arbitrarie. I corpi di polizia ed equiparati, pure presenti nei locali aeroportuali, non paiono confortati da un contesto di istruzioni gerarchiche atto a precisare in modo univoco i comportamenti da tenere;
considerato altresì che il 23 maggio 2005 il Ministro dell'interno pro tempore così rispondeva al presidente Pera, che gli aveva sottoposto la questione dopo ulteriori casi sollevati da parlamentari in Aula:
«Illustre Presidente,
mi riferisco alla Sua lettera con cui, in relazione alla questione della compatibilità dello status di parlamentare con l'effettuazione dei controlli ai varchi aeroportuali, sollevata dal Sen. Turroni nella
seduta dell'Aula di Palazzo Madama dell'8 marzo scorso, ha chiesto di conoscere la posizione del mio Dicastero al riguardo.
In merito il Regolamento CE 2320/2002, e successive modifiche, prevede che i controlli aeroportuali vengano effettuati prima dell'ingresso nelle aree sterili e a bordo degli aeromobili su tutti i passeggeri e sui bagagli a mano.
Attesa l'evidente portata generale di tale disposizione, il Comitato Interministeriale per la Sicurezza dei trasporti Aerei (CISA) - che siede presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - non ha ritenuto di individuare speciali categorie di persone da sottrarre alle procedure di controllo, come sembrerebbe consentire la normativa comunitaria.
Anche altri Paesi europei sembrano avere scelto una strada di estrema prudenza non prevedendo alcuna deroga, come la Francia, ovvero limitandola ad un numero ristretto di soggetti istituzionali, come la Germania che ha esentato dai controlli, tra gli altri, il Presidente del Parlamento, i Capigruppo parlamentari ed i Presidenti dei Parlamenti dei Lander.
Ovviamente, ciò non toglie che possano essere riservate ai deputati e ai senatori facilitazioni che rendano più spediti i controlli, in relazione all'obiettiva esigenza di un trattamento differenziato per motivi inerenti all'incarico parlamentare.
In questo senso, si potrebbe pensare all'attivazione di varchi dedicati, la cui istituzione, tuttavia, comporterebbe una formale modifica del Programma Nazionale di Sicurezza (PNS) con la conseguente necessità che i Presidenti di Senato e Camera investano della problematica il citato Comitato Interministeriale.
Giuseppe Pisanu» -:
quali normative regolino la materia, sotto forma sia di prescrizioni gerarchiche agli agenti di polizia, sia di istruzioni delle competenti autorità aeroportuali ai loro dipendenti, sia di disciplinari con le ditte a contratto investite del servizio di controllo;
se alla luce del Regolamento (CE) 849/2004 non si ritenga necessario prevedere in via generale e astratta l'inclusione, tra i soggetti di cui al punto 4.1.3 dell'allegato al Regolamento (CE) 2320/2002, di tutti i rappresentanti della Nazione ai sensi dell'articolo 67 della Costituzione, ponendo termine a discriminazioni che, adducendo ulteriori incarichi svolti, si traducano nei fatti in preferenze accordate in ragione dell'appartenenza politica;
se, a completamento dell'iniziativa prefigurata dal Ministro pro tempore, non si ritenga di proporre una formale modifica del Programma Nazionale di Sicurezza, nel senso sopra esposto, specificando esplicitamente quali siano le categorie che rientrano nella possibilità di deroga all'ispezione manuale, ed escludendo altresì espressamente soggetti non contemplati dalla deroga, a partire dagli accompagnatori dei parlamentari per proseguire con tutti coloro che non sono investiti della funzione per la quale si giustifica la deroga;
se, per tutti questi delicati profili di intersezione con la guarentigia parlamentare, non si ritenga di dare esplicita conferma della responsabilità non soltanto formale del posto di polizia aeroportuale sull'esercizio di potestà pubbliche nell'ambito della funzione di vigilanza e controllo ai varchi.
(4-02128)
RAITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito allo svolgimento del concorso pubblico per esami a 124 posti di assistente amministrativo - area B - posizione economica B3 dell'Amministrazione civile dell'interno, il cui bando è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2004, sono risultati idonei non vincitori 81 candidati;
l'assunzione dei vincitori del concorso è insufficiente a coprire la vacanza di organico di questo ruolo che, esclusi i posti destinati alla riqualificazione interna,
ammonta a 254 unità, decisamente la più elevata tra tutti i profili professionali della suddetta amministrazione;
l'esigenza di incrementare la dotazione di personale civile del Ministero dell'Interno trova giustificazione nel fatto che attualmente, negli uffici centrali e periferici presenti sul territorio nazionale, oltre 25000 operatori della Polizia di Stato e un elevato numero di agenti della Guardia di Finanza devono svolgere compiti diversi da quelli per cui sono stati formati, con uno spreco di risorse e di professionalità, che si pone in antitesi con lo spirito della legge 121 del 1981 che ha riformato l'ordinamento della pubblica sicurezza. Con essa, un legislatore lungimirante aveva previsto che i compiti di natura amministrativa e contabile dovessero essere svolti da personale civile, la cui assunzione avrebbe consentito di destinare gli operatori di polizia esclusivamente ad attività investigative e di controllo del territorio;
sussiste l'oggettiva necessità che le disposizioni di questa legge, rimaste ampiamente disattese fino ad oggi, non lo siano più nel futuro, poiché, per rafforzare la capacità delle istituzioni nel realizzare un efficace contrasto alla criminalità, non occorrono interventi d'emergenza, ma è sufficiente un uso più razionale delle risorse, in particolare di quelle umane, soprattutto nei più importanti presidi della sicurezza civile quali questure e prefetture;
assumere anche i candidati idonei non vincitori consentirebbe di ridurre, anche se in piccola parte, la notevole carenza di personale nei ruoli del personale civile del Ministero dell'interno e sul piano più strettamente politico costituirebbe la prova certa della buona volontà di un Governo intenzionato a porre seriamente rimedio alla situazione sopra descritta -:
se non ritenga opportuno assumere anche i candidati idonei non vincitori, vista la necessità e anche in considerazione dei principi di economicità ed efficacia dell'attività amministrativa.
(4-02131)
MINARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Ragusa, è da qualche tempo travagliata da un'intensificazione particolare della recrudescenza criminale, fatto che ha determinato molta paura tra la popolazione;
in pochissimi giorni, in modo particolare della città di Vittoria, si sono registrate rapine ai danni di commercianti e a Modica sono sempre più intensi i furti in abitazioni, soprattutto nelle zone di campagna; episodi inquietanti che stanno creando allarme e preoccupazione tra la gente e paura alle vittime della intimidazione;
l'interrogante ha più volte interessato codesto ministero delle problematiche che interessano in generale la provincia iblea in merito al frequente verificarsi di episodi di criminalità;
inoltre, dopo i gravi fatti verificatisi in questi giorni cresce da più parti la necessità di maggiore sicurezza e di uno sforzo più incisivo affinché si possano attuare tutte quelle misure atte ad arginare questi fenomeni che possono «incancrenirsi», danneggiando la crescita sociale e l'immagine di una realtà altamente produttiva;
il potenziamento dell'organico delle forze dell'ordine e quindi una più concreta protezione sono quanto mai indispensabili per il nostro territorio considerato che oramai la malavita colpisce anche in pieno centro ed in orari di punta -:
se il Governo intenda intervenire sulla preoccupante questione e con quali misure intenda porre la dovuta attenzione per la pesante situazione che si è venuta a creare in provincia di Ragusa;
se il Governo, intenda inoltre, potenziare l'organico delle forze dell'ordine, carente in provincia di Ragusa, per ottenere un migliore ed efficace controllo dei territori, e maggiori servizi di prevenzione dei reati e di tutela della sicurezza.
(4-02132)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in data 30 gennaio 2006, il Ministero dell'interno stipulava una Convenzione con Poste Italiane Spa, avente la durata di tre anni, per l'esecuzione delle procedure relative alla presentazione delle istanze per il rilascio ed il rinnovo dei permessi di soggiorno e delle carte di soggiorno per i cittadini stranieri e delle carte di soggiorno presentate dai cittadini appartenenti ad uno dei Paesi dell'Unione europea, nonché delle procedure relative alla presentazione delle istanze per il rilascio del nulla osta al ricongiungimento familiare ed al lavoro subordinato di cittadino straniero;
Poste italiane Spa si impegnava, in base alla Convenzione, a fornire servizi postali ed a svolgere attività amministrative ed informatiche, connesse ai procedimenti in materia di immigrazione;
al fine di assicurare un efficace coordinamento delle attività previste ed il monitoraggio del livello dei servizi offerti, la Convenzione prevedeva l'istituzione di un Comitato composto da quattro rappresentanti del Ministero dell'interno e quattro rappresentanti di Poste italiane Spa;
per le inadempienze o le infrazioni alle clausole della Convenzione direttamente imputabili a Poste Italiane Spa, il Ministero dell'Interno, ex articolo 11 dell'accordo, ha il diritto di «procedere alla risoluzione in danno»;
in ottemperanza della Convenzione Ministero dell'Interno-Poste Italiane Spa, a partire dall'11 dicembre, le richieste di rilascio e rinnovo dei permessi e delle carte di soggiorno, dovevano essere presentate presso gli sportelli degli uffici postali abilitati all'accettazione di tali istanze, attraverso speciali kit distribuiti gratuitamente dalle Poste Italiane Spa;
in data 12 gennaio 2007, l'Associazione dei consumatori Aduc ha segnalato che, ad un mese dall'avvio del nuova sistema di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno tramite spedizione dei kit postali, la procedura, non supportata da un'adeguata campagna informativa, ha palesato gravi lacune ed inefficienze;
a causa dell'esaurimento della documentazione necessaria alla redazione delle istanze, si è creato un mercato illegale dei kit gratuiti, i quali vengono venduti sottobanco a prezzi che raggiungono anche i 500 euro;
a causa dei ritardi nell'espletamento delle relative procedure di rilascio e rinnovo, i permessi stanno maturando i termini di scadenza, generando una situazione di irregolarità per gli utenti stranieri, i quali rischiano peraltro di perdere anche il lavoro;
se i fatti sopraesposti corrispondano alla verità;
se siano a conoscenza di particolari non ancora noti di cui vogliano informare la Camera dei Deputati;
se tale assurda vicenda non rischi di creare una situazione di illegalità per tutti quei cittadini extracomunitari che non riusciranno in tempo utile a sanare la propria posizione lavorativa, attraverso il tempestivo rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno;
come Poste Italiane Spa giustifichi la situazione che si è venuta a creare;
se il Comitato di controllo, predisposto dalla Convenzione, abbia segnalato tempestivamente il disservizio e quali provvedimenti abbia assunto in merito;
come intenda il Ministero degli Interni risolvere la situazione e con quale tempistica.
(4-02137)
PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre la sottoscritta ha presentato un'interrogazione ed un'interpellanza urgente, aventi ad oggetto la
costruzione di un centro culturale islamico in zona Colle Val d'Elsa in provincia di Siena;
il centro culturale, che, secondo il progetto, dovrebbe estendersi su di una superficie di 3.000 mq di cui 600 coperti, concessa dal comune, avrà un costo complessivo di 600.000 euro, finanziati in parte dalla Fondazione Monte Paschi di Siena ed in parte da privati;
la Comunità dei musulmani di Siena e provincia, che ha sottoscritto con il comune l'accordo per la costruzione del centro, aderisce all'Unione delle Comunità e Organizzazione Islamiche in Italia (Ucoii) organizzazione che non sempre condivide la civiltà ed i valori dell'Occidente e che spesso si trova in disaccordo con le posizioni della Consulta islamica, organo di rappresentanza delle organizzazioni islamiche presenti in Italia, istituita ed avente sede centrale presso il Viminale;
l'iniziativa ha incontrato la strenua opposizione degli abitanti, costituitisi in un apposito comitato civico; opposizione che, espressa inizialmente attraverso petizioni, raccolta di firme, ricorsi al Presidente della Repubblica ed al TAR della Toscana, è sfociata poi in manifestazioni di aperta ostilità che hanno talvolta gravemente compromesso la situazione dell'ordine pubblico della zona;
nel corso di un'intervista al quotidiano Il Corriere della Sera il Ministro dell'interno ha avuto modo di esprimere le proprie perplessità sulla natura e l'origine dei finanziamenti diretti alla costruzione di moschee nel territorio italiano ed ha lanciato l'idea di una Fondazione che raccolga i fondi al fine di rendere più agevole un controllo dello Stato in materia;
a giudizio dell'interrogante, il comune data la delicatezza della situazione, avrebbe dovuto tener conto del parere della popolazione prima di procedere alla cessione del suolo pubblico -:
se i fatti suesposti corrispondano alla realtà;
se sia a conoscenza di ulteriori informazioni in merito di cui voglia mettere al corrente la Camera dei Deputati;
dati i comprovati motivi di pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica, quali siano i provvedimenti che il Ministro dell'interno intenda attivare, a scopo preventivo;
se non ritenga opportuno adottare iniziative normative per istituire la Fondazione per la raccolta dei fondi diretti alla costruzione di moschee sul territorio italiano.
(4-02139)
LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un esposto è stato presentato dalla signora R.B. ai carabinieri della stazione Roma Gianicolense il 2 gennaio 2007 denunciando di essere stata aggredita con un coltello, ferita e derubata, all'interno dell'Ospedale Forlanini di Roma;
si legge nella denuncia: «in data 30 dicembre 2006 alle ore 13,30, nell'uscire dal reparto di medicina post Acuzie dell'Ospedale Forlanini, mentre percorrevo il corridoio del piano terra, una ragazza alta 1,65, mi afferrava alle spalle e mi puntava un coltello alla gola, causandomi una ferita alla regione laterocervicale, la stessa mi intimava di consegnarle la borsa che portavo a tracolla. L'ignota ladra dopo avere rovistato ed asportato tutti i soldi contenuti nel portafogli, pari ad euro 35, mi restituiva la borsa allontanandosi all'interno dell'ospedale» -:
se ritengano che un pubblico ospedale di una grande città debba rimanere senza sorveglianza al suo interno e consentire che circoli liberamente soggetti dediti ad azioni criminose;
cosa intenda fare il ministro, quali provvedimenti adottare, per individuare in via amministrativa i responsabili dei mancati controlli sotto il profilo della sicurezza e dell'ordine pubblico all'interno dell'ospedale e quindi individuare con quali strumenti possa essere garantita la
incolumità di chi circola all'interno degli ospedali e nello stesso tempo non permettere che si ripetano azioni delittuose al suo interno.
(4-02142)