Allegato B
Seduta n. 91 del 28/12/2006

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
il gruppo parlamentare della Lega Nord ha più volte denunciato le «scuole» musulmane (madrasse) presenti sul territorio italiano poiché in netto contrasto con la vigente normativa italiana sull'istruzione;
il Ministro dell'istruzione Letizia Moratti (Governo Berlusconi) più volte interpellato è intervenuto tramite i suoi ispettori per indagare sulla questione in esame e porre termine a questa palese violazione della legge;
è plausibile ritenere che i bambini che frequentano queste «scuole» vengano in questo modo esclusi dalle attività scolastiche dei loro coetanei di nazionalità italiana;
dopo la chiusura della scuola islamica di via Quaranta l'argomento è tornato di estrema attualità anche a seguito delle proteste ad oltranza inscenate dai genitori dei cinquecento bambini islamici che si rifiutavano di accettare questo provvedimento e di iscrivere i propri figli nelle scuole statali dimostrando palesemente di rifiutare qualsiasi forma di integrazione e di rispetto delle normative che regolano la vita civile del nostro Paese;
a seguito delle segnalazioni fatte pervenire alle Forze dell'ordine da parte dei cittadini residenti nel quartiere di Pieve, comune di Guastalla (Reggio Emilia), i carabinieri in data 3 luglio, intervenendo sul posto (una abitazione sita tra via Cardinal Ferrari n. 20 e via XXV Aprile n. 16), hanno verificato la presenza di numerosi bambini della comunità islamica del luogo intenti a seguire una lezione impartita nello stile delle «madrasse» (scuole islamiche) più volte denunciate;
dalle informazioni fatte pervenire dal comune di Guastalla (Reggio Emilia) risulta che l'edificio in questione non può essere destinato come luogo di culto e quantomeno «scuola» dalle vigenti norme urbanistiche;
i cittadini residenti nel quartiere di Pieve hanno più volte segnalato all'amministrazione comunale di Guastalla, continui assembramenti di persone di religione islamica presso l'edificio in questione, in particolar modo nei giorni del sabato e della domenica, mettendo in evidenza le inevitabili problematiche di ordine pubblico che ne scaturiscono;
è doveroso sottolineare come dinnanzi ad una questione di tale rilevanza, secondo l'interrogante, il sindaco e l'amministrazione comunale di Guastalla hanno dimostrato scarso interesse nei confronti delle segnalazioni fatte pervenire dai cittadini che sono stati costretti ad interpellare direttamente le forze dell'ordine -:
visto che non è chiaro se si tratta oppure no di una vera e propria «scuola», ma considerato veritiero che viene regolarmente

frequentata da numerosi bambini presumibilmente sottratti all'obbligo scolastico, quali provvedimenti il Ministro intenda prendere per far sì che non si prolunghi ancora questa situazione.
(4-00543)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto con la quale l'interrogante, nel far presente che nel comune di Guastalla in data 3 luglio 2006 i carabinieri hanno trovato in una abitazione del quartiere Pieve numerosi bambini della comunità islamica intenti a seguire una lezione impartita nello stile delle «madrasse», ed inoltre, che i cittadini residenti nel suddetto quartiere hanno più volte segnalato all'amministrazione comunale di Guastalla continui assembramenti di persone di religione islamica presso l'edificio in parola, chiede provvedimenti al riguardo nella considerazione che detta «scuola» viene frequentata da bambini presumibilmente sottratti all'obbligo scolastico.
Questo Ministero appena acquisita l'interrogazione parlamentare in parola ha subito interessato il Direttore dell'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia Romagna e richiesto elementi informativi al Ministero dell'Interno.
Agli atti dell'Ufficio scolastico regionale non è risultata l'esistenza di alcuna scuola non statale riconosciuta presso l'abitazione alla quale fa riferimento l'interrogante, ubicata tra via Cardinal Ferrari n. 20 e via XXV Aprile n. 16, analogo riscontro è stato effettuato dal Centro servizi Amministrativi di Reggio Emilia senza alcun esito.
Quest'ultimo ha effettuato verifiche per accertare eventuali inadempienze all'obbligo scolastico; attraverso contatti con il comune di Guastalla e il locale istituto comprensivo è risultato che non esistono alunni inadempienti.
La scuola statale ha altresì precisato che non esistono agli atti dell'istituto dichiarazioni da parte dei genitori italiani o stranieri che intendano provvedere privatamente o direttamente all'istruzione ai sensi del articolo 111 del decreto legislativo n. 297 del 1994 (istruzione parentale).
Il Ministero dell'interno ha confermato che presso un'abitazione civile ubicata a Guastalla in via XXV Aprile, angolo via Cardinal Ferrari n. 20, il 3 luglio 2006, nel corso di un sopralluogo, è stata accertata la presenza di un gruppo di 21 giovanissimi seduti sul pavimento con a disposizione quaderni e testi in lingua araba, intenti a seguire una lezione di corano ed ha anche fatto presente che l'immobile è risultato essere di proprietà di una associazione costituita da cittadini di nazionalità pakistana e di fede islamica denominata «Associazione Culturale Welfare e Sportiva Pak Muammadia» con sede legale in San Girolamo di Guastalla.
Il medesimo Ministero dell'interno ha trasmesso nota del Sindaco del Comune di Guastalla nella quale si afferma che l'edificio, acquisito dall'«Associazione Culturale Welfare e Sportiva Pak Muammadia Guastalla» è in parte ad uso residenziale ed in parte ad uso di magazzino e che gli assembramenti hanno avuto carattere di temporaneità; tramite incontri tra l'amministrazione comunale e l'Associazione si è stabilito un percorso di individuazione di altre aree che potrebbero essere idonee alle esigenze dell'Associazione stessa. Nella su indicata nota il Sindaco afferma anche che non risulta agli uffici comunali preposti alcuna segnalazione di sottrazione all'obbligo scolastico di ragazzi di origine pakistana né di altra nazionalità extraeuropea.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

ALESSANDRI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo una notizia riportata dal Corriere della sera del 30 luglio 2006, una società multinazionale operante nel settore alimentare, l'Unilever, avrebbe immesso nel mercato statunitense, cileno, indonesiano e messicano un gelato confezionato che conterrebbe una proteina derivata dal merluzzo artico con procedimento biotecnologico;

secondo quanto riportato da alcune associazioni ambientaliste, la proteina con cui sono prodotti questi gelati sarebbe pericolosa per la salute umana - specialmente per quella dei bambini, principali consumatori dei prodotti in esame - in quanto potenziale fonte di allergie;
secondo la stampa, l'Unilever avrebbe di recente presentano all'Unione europea istanza di autorizzazione all'immissione in commercio dei gelati OGM in titolo;
nel nostro paese il gelato, con oltre 2,5 chili di consumo procapite nel solo periodo estivo, rappresenta un prodotto ad ampissima diffusione -:
se quanto riportato in premessa corrisponda a verità;
quali siano le valutazioni del Ministro interpellato in merito al problema ad oggetto e quali le misure con cui - in caso di immissione in commercio nell'Unione europea dei gelati OGM in titolo - si provvederebbe a garantire, in ottemperanza al principio di precauzione, la sicurezza dei consumatori e la trasparenza dei consumi alimentari.
(4-01165)

Risposta. - In merito alla questione prospettata nell'interrogazione parlamentare in esame, si segnala che l'Autorità inglese responsabile in materia di sicurezza alimentare (Food Standard Agency) ha ricevuto, in data 20 giugno 2006 da parte della Azienda Unilever la richiesta, ai sensi del Regolamento 258/97/CE sui cosiddetti novel food, di avvio della procedura di autorizzazione della sostanza ice structuring protein denominata ISP type III HPLC12, quale nuovo ingrediente alimentare.
La
Food Standard Agency è tenuta a predisporre una relazione di valutazione iniziale da trasmettere alla Commissione dell'Unione europea, la quale, a sua volta, dovrà poi inviarla a tutti i Paesi europei; gli stessi, entro il termine di 60 giorni, potranno formulare osservazioni o, qualora ritenuto opportuno, avanzare eventuali obiezioni motivate.
In base all'esito della valutazione dell'Autorità inglese o alle posizioni assunte dagli Stati membri, la procedura potrà richiedere anche la consultazione dell'
European Food Safety Authority (EFSA).
Allo stato attuale, il ministero della salute è in attesa di ricevere la relazione con il parere della
Food Standard Agency circa la possibilità di autorizzare l'utilizzo del nuovo ingrediente alimentare.
Relativamente alla opportunità di rendere pubblico il
dossier del prodotto, si fa presente che le informazioni utili sono disponibili sul sito della suddetta Agency al seguente indirizzo: httpp//www.food.gov.uk.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.

BERTOLINI e PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che ci sono stati quattro arresti in seguito ad operazioni antiterrorismo, condotte dai carabinieri del Ros, nel Veneto, in Lombardia ed in Emilia-Romagna. L'obiettivo del blitz denominato Numidia, è quello di smantellare una cellula costituita da cittadini algerini, tutti accusati di appartenere a un'organizzazione terroristica;
numerose perquisizioni sono state effettuate nel vicentino e in altre zone d'Italia e la procura di Napoli ha disposto il fermo di un quinto algerino a Reggio Emilia. L'organizzazione denominata «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento» (Gspc) avrebbe base logistica a Venezia, con collegamenti operativi a Brescia, Napoli, Salerno;
la cellula sosterrebbe lo «jihadismo globale» e sarebbe dedita al finanziamento e al proselitismo di nuovi militanti, fornendo falsi documenti d'identità e permessi di soggiorno. A carico del gruppo anche l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;
nei piani degli algerini, ci sarebbero state la preparazione e l'esecuzione di

azioni terroristiche o comunque violente da attuarsi in Italia - forse a Vicenza - o all'estero contro governi, forze militari, istituzioni e civili nel contesto del progetto di «Jihad» per l'affermazione universale dei principi dell'Islam;
gli arrestati usavano un phone center di Vicenza per consultare siti islamici e scaricare da internet materiale propagandistico (soprattutto filmati) contro l'Occidente e i regimi islamici ritenuti corrotti -:
se il Ministro in indirizzo non intenda prendere urgentemente iniziative volte a potenziare i controlli di pubblica sicurezza presso gli internet point ed i phone center, frequentati per la maggior parte da immigrati clandestini, irregolari o dediti al terrorismo, come già evidenziato dall'articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2005, n. 155 (cosiddetto pacchetto antiterrorismo);
se non ritenga utile ed opportuno un intervento non solo in riferimento alle questioni di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, richiamate dalla suddetta legge n. 155/2005, ma anche per la soluzione di problemi attinenti al degrado e disturbo alla quiete pubblica, connessi al forte e continuo assembramento, soprattutto nelle ore notturne, di immigrati extracomunitari nei pressi di questi phone center.
(4-00664)

Risposta. - Il 21 luglio 2006, i Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (R.O.S.) hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall'Autorità Giudiziaria di Venezia nei confronti di quattro cittadini algerini per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale.
Nello stesso contesto, sono state eseguite diciotto perquisizioni nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti collegati ai quattro arrestati, tutti già noti per essere attestati su posizioni radicali.
L'ipotesi accusatoria verte sulla circostanza che gli stranieri arrestati avrebbero costituito una cellula di supporto - operante in Veneto e collegata ad altre strutture attive tra Napoli, Brescia e Salerno - a favore di gruppi integralisti armati impegnati nel
jihad in Algeria ed Iraq.
Secondo gli inquirenti, i soggetti coinvolti nell'operazione, da tempo immigrati nel nostro Paese ed in regola con la normativa sul soggiorno, avrebbero utilizzato un
phone center di Vicenza quale base logistica per effettuare attività di reclutamento e propaganda radicale, acquisire falsi documenti d'identità e consultare siti web ispirati al fondamentalismo islamico. I medesimi si sarebbero dichiarati disponibili a raggiungere i teatri operativi e ad eseguire attentati autodistruttivi.
Nella stessa giornata, il R.O.S. ha altresì dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Napoli nei confronti di un cittadino algerino per il reato di terrorismo internazionale. Il provvedimento è stato adottato nello stesso contesto investigativo che, nel novembre 2005, aveva consentito il fermo di tre algerini ritenuti organici al «Gruppo salafita per la predicazione ed il combattimento».
Quanto rappresentato evidenzia come le Forze di polizia mantengano costantemente elevato il livello di attenzione in merito al pericolo costituito dalla presenza, sul territorio nazionale, di fiancheggiatori del terrorismo di matrice islamica.
Al fine dell'ottimizzazione dell'attività di prevenzione, sono già stati ulteriormente incrementati, come peraltro auspicato dall'interrogante, i controlli preventivi di pubblica sicurezza presso i
phone center e gli internet point.
Ciò in quanto dette verifiche costituiscono uno strumento ormai essenziale della più ampia strategia di monitoraggio dei luoghi di aggregazione delle comunità islamiche, che è stata appositamente definita, sin dal 2004, dal Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo di questo Ministero.
L'ampiezza dei servizi svolti nel corrente anno è efficacemente comprovata dai seguenti dati:
6169 obiettivi controllati;

20100 persone identificate;
239 persone arrestate;
635 procedure di espulsione avviate;
527 persone denunciate per vari reati.

Durante detti accertamenti sono state elevate 446 contravvenzioni per irregolarità amministrative nei confronti di gestori di call-center, internet point e money transfer.
Sono state, altresì, espletate quelle ordinarie attività di ordine pubblico che, connesse al mantenimento della pacifica coesistenza tra i cittadini, rientrano tra i compiti istituzionali delle Forze dell'ordine operanti sul territorio, anche attraverso la cooperazione, secondo il principio della «sicurezza partecipata», dei Corpi di polizia municipali.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

BONDI e ADORNATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto italiano di cultura di Berlino, l'Istituto Luce e la Facoltà di Storia della Freie Universitf3t di Berlino hanno organizzato per il 24 novembre 2006, la presentazione, presso la sede della citata Università berlinese, di un film-documentario di ricostruzione storiografica curato dal Prof. Piero Melograni e prodotto dall'Istituto Luce su «Il viaggio del Führer in Italia», seguito da un dibattito al quale parteciperanno tra, gli altri il Prof. Oliver Janz, il Prof. Piero Melograni e il Presidente dell'Istituto Luce Sen. Prof. Stefano Passigli;
nei giorni scorsi, a meno di tre settimane dall'evento, l'Ambasciatore a Berlino Puri Purini ha imposto, con una diretta pressione presso il Rettorato colla Freie Universitf3t di Berlino, l'annullamento dalla manifestazione, con l'unica argomentazione che il cartoncino d'invito (allegato per opportuna informazione) a suo personale avviso rappresenterebbe un caso di apologia del fascismo;
la funzione di «vigilanza e indirizzo» degli Ambasciatori nei confronti degli Istituti, italiani di cultura viene attivata nei casi in cui l'attività di questi ultimi sia lesiva dell'immagine dell'Italia all'estero o lesiva dei rapporti fra l'Italia e il Paese ospitante;
nel caso della manifestazione programmata dall'Istituto italiano di cultura di Berlino, dall'Istituto Luce e dalla Freie Universität di Berlino non vi è alcuna lesione dell'immagine dell'Italia o dei rapporti italo-tedeschi, poiché il cartoncino di invito relativo alla manifestazione in oggetto è scientificamente oggettivo, storiograficamente corretto e privo della benché minima sfumatura di apologia del fascismo e del nazismo -:
se non ritenga che l'accusa di apologia del fascismo avanzata dall'Ambasciatore Puri Purini - per lettera al MAE e a mezzo stampa - sia in realtà falsa e pretestuosa;
se la pretesa da parte di tale Ambasciatore, a partire da questo pretesto, di cancellare l'intera iniziativa in programma non sia, come ritengono gli interroganti, una prevaricazione arbitraria, irragionevole e non consequenziale dal punto di vista logico;
se imporre d'ufficio tale cancellazione non sia un abuso di potere che infondatamente squalifica il lavoro dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino e lede l'autonomia del suo Direttore;
se il diretto intervento esercitato da tale Ambasciatore nei confronti della Freie Universität di Berlino affinché receda dal co-organizzare la manifestazione non si configuri come una riprovevole intimidazione nei confronti di un'istituzione straniera;
se la censura derivante dal sopra citato abuso non rappresenti un danno sia alla libertà della ricerca e della critica

storiografica sia, di conseguenza, un danno all'immagine delle Istituzioni italiane;
se e come il Ministro degli esteri e il Governo intendano intervenire per evitare all'Italia quello che secondo l'interrogante è un danno di immagine causato dall'Ambasciatore Puri Purini;
se non ritenga urgente appurare se questo episodio non sia solo l'ultimo di una seno di casi di immotivato boicottaggio dell'attività dell'istituto italiano di cultura di Berlino da parte di tale Ambasciatore;
se non ritenga urgente appurare altresì in quante e quali altre occasioni l'Ambasciatore in oggetto abbia assunto comportamenti contrari agli interessi dell'Italia in Germania (come per esempio nel caso di Palazzo Italia);
se sia consapevole del danno a cui il Governo si espone se non si dissocia, non censura e non disapprova il comportamento scorretto di colui che fino a revoca di incarico è attualmente il suo rappresentante in Germania.
(4-01632)

Risposta. - L'Istituto italiano di cultura in Berlino, diretto dal professor Renato Cristin, aveva programmato per il 24 novembre 2006, presso la Freie Universität (FU) di Berlino la presentazione del film documentario di Leonardo Tiberi «Il viaggio del Fuhrer in Italia». La manifestazione prevedeva, oltre alla proiezione del filmato, un'introduzione del presidente dell'Istituto Luce, senatore Stefano Passigli e del professor Piero Melograni, un dibattito con la partecipazione del professor Oliver Janz e del professor Arnd Bauerkämper della FU di Berlino, nonché del professor Claudio Siniscalchi della LUMSA di Roma e della professoressa Maddalena Vianello dell'Università di Roma.
Nel ricevere l'invito, l'Ambasciatore d'Italia in Berlino ha trovato la sua veste tipografica non accettabile, essendovi riprodotte due foto d'epoca raffiguranti due momenti della visita di Hitler in Italia del 1938, che - ad avviso dell'Ambasciatore - sminuiscono e banalizzano la catastrofe storica che ebbe origine da quell'evento.
Pertanto l'Ambasciatore - in virtù delle sue attribuzioni di indirizzo e vigilanza conferitegli dall'articolo 3 lettera
d) della legge 401 del 22 dicembre 1990 «Riforma degli Istituti italiani di Cultura e interventi per la promozione della cultura e della lingua italiana all'estero» - ha chiesto al direttore dell'Istituto italiano di Cultura una riprogrammazione della manifestazione, per inquadrare il film documentario nel giusto contesto critico. La decisione dell'Ambasciatore è stata condivisa dal prorettore della FU, professor Klaus Hempfer, che ha convenuto sull'opportunità di un rinvio dell'evento.
Giova peraltro ricordare che la competenza relativa alla valutazione dell'impatto culturale-politico
in loco viene di fatto attribuita dalla legge al Capo della missione diplomatica. Questi può infatti valutare, nell'esercizio della sua discrezionalità, le sensibilità del Paese di accreditamento, delle quali è opportuno che l'Amministrazione tenga debitamente conto.
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

BONELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel corso della puntata di Report di domenica 22 ottobre 2006, presentata da Milena Gabanelli e realizzata da Giovanna Boursier, è stato evidenziato come le più grandi aziende pubbliche italiane come l'Enel, le Poste Italiane, l'Anas, le Ferrovie dello Stato e l'Alitalia, vantino nei loro consigli d'amministrazione un numero di manager assai elevato. Come ha sottolineato nel corso della trasmissione l'ex ministro Treu, sono oltre 800 le ex municipalizzate, più o meno trasformate, alle quali corrispondono un numero di amministratori sorprendentemente alto, in particolare considerando anche le società controllate. Si tratta di poltrone spesso

riservate, secondo Treu, a: «politici da sistemare oppure comunque persone amiche..., spesso non competenti». I costi, anche finanziari, di questi consigli di amministrazione sono elevatissimi;
il consiglio di Ferrovie costa circa 2 milioni di euro l'anno, quest'anno un po' di più, perché l'amministratore delegato, Elio Catania, è stato costretto a dimettersi e, come prevede il contratto, ha incassato un consistente «risarcimento». A quanto ammonta i redattori lo hanno chiesto all'azionista di riferimento ma il Ministero del Tesoro ha risposto che quelle informazioni non possono essere rese note per una clausola di riservatezza. Quel che è invece noto è che Catania dopo due anni lascia Trenitalia con un buco di 1 miliardo e 700 milioni di euro -:
se le informazioni divulgate nel corso della trasmissione corrispondano ai dati in possesso del Governo e, in particolare, quale sia l'entità effettiva degli emolumenti erogati per indennità e buonuscita al suddetto manager;
se i Ministri in indirizzo ritengano opportuno procedere alla risoluzione delle clausole contrattuali di riservatezza e quali misure intendano adottare in favore di una maggior trasparenza dei compensi dei consiglieri di grandi società di pubblico interesse;
quali siano i compensi definiti per gli attuali Presidenti e Amministratori delegati di FS, RFI, Trenitalia e Italferr;
quale sia l'entità effettiva degli emolumenti erogati per indennità e buonuscita ai suddetti presidenti di FS;
quali strumenti si intendano adottare per arginare il dilagare di retribuzioni vertiginose che non sembrano aver alcuna contropartita in termini di pubblica utilità.
(4-01520)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in esame concernente i Consigli di Amministrazione delle grandi aziende pubbliche italiane.
Al riguardo, sentito il Dipartimento del Tesoro, si fa presente che il Consiglio di Amministrazione delle società partecipate dal ministero dell'economia e delle finanze, è formato mediamente da 7 membri e, in occasione dei più recenti rinnovi, è stata seguita la tendenza di una riduzione del numero degli Amministratori. Tale numero risulta, comunque, più contenuto rispetto a quello rilevato da indagini
ad hoc (Spencer Stuart Board Index 2005), che evidenziano che la media del panel delle 147 imprese esaminate è pari a 11 amministratori. In particolare, le società non quotate hanno in media 9 amministratori, le società quotate oltre 11, con un range compreso tra un minimo di 3 ed un massimo di 23 componenti.
Per quanto attiene ai compensi inerenti alla carica di Consigliere deliberati dall'Assemblea, ai sensi dell'articolo 2389, 1o comma, del codice civile, essi sono compresi tra 20.000 euro annui lordi per le società di piccole dimensioni e 45.000 euro per le società di grandi dimensioni. L'entità degli emolumenti attribuiti appare in linea con il mercato esterno (
Spencer Stuart Board Index 2005: compenso medio 75.000 Euro annui lordi su un campione di 147 società, prevalentemente quotate).
Con riferimento alle società partecipate citate nell'interrogazione, i compensi assembleari dei Presidenti e dei Consiglieri di amministrazione, peraltro resi pubblici, sono i seguenti:
Ferrovie dello Stato (compenso deliberato dall'Assemblea del 18 maggio 2004): 75.000 euro per il Presidente e 45.000 euro per ogni altro Consigliere del Consiglio di Amministrazione;
Italferr, società partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato (compenso deliberato dall'Assemblea del 15 luglio 2004): 103.300 euro per il Presidente e 15.500 euro per ogni altro Consigliere del Consiglio di Amministrazione;
Rfi, società partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato (compenso deliberato dall'Assemblea del 13 maggio 2002): 129.100 euro per il Presidente e

36.000 euro per ogni altro Consigliere del Consilio di Amministrazione;
Trenitalia, società partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato (compenso deliberato dall'Assemblea del 7 agosto 2003 e del settembre 2006): 129.100 euro per il Presidente e 36.000 euro per ogni altro Consigliere.

Per quanto riguarda gli amministratori investiti di particolari cariche (Amministratori Delegati, Presidenti con deleghe operative), la remunerazione è stabilita, ai sensi dell'articolo 2389, comma 3, del codice civile, dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Collegio sindacale. Tuttavia, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) tali dati sono personali, in quanto relativi a persona fisica identificata o identificabile.
Pertanto, il trattamento di tali dati può avvenire solo previa informativa all'interessato e con il suo consenso, salvo i casi in cui il trattamento avvenga per adempiere ad un obbligo previsto dalla legge, da un regolamento o dalla normativa comunitaria.
Si precisa che l'articolo 12 della legge n. 441 del 1982 impone ai Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori Delegati e Direttori Generali delle società, al cui capitale concorre lo Stato per un importo superiore al venti per cento, di trasmettere annualmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo - una dichiarazione contenente alcuni dati sulla propria situazione patrimoniale, nonché l'ultima dichiarazione relativa all'imposta sui redditi delle persone fisiche.
Per quanto concerne l'eventuale indennità di fine rapporto, si richiamano le considerazioni svolte per gli emolumenti degli Amministratori con deleghe; in ogni caso, la liquidazione è definita sulla base dei criteri che regolano la cessazione sia del rapporto di amministrazione che del rapporto di lavoro subordinato.
Si soggiunge, infine, che il disegno di legge finanziaria 2007, attualmente in corso di approvazione presso il Senato della Repubblica; contiene una precisa disposizione intesa a incidere sui compensi dei vertici delle società pubbliche.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.

CAPARINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Lombardia vanta una gloriosa tradizione di adesione e fattiva partecipazione al corpo militare degli alpini il cui sacrificio e spirito di abnegazione è universalmente riconosciuto e attestato dal Labaro Nazionale sul quale sono appuntate 211 Medaglie d'Oro;
è in atto, col passaggio dalla leva al reclutamento professionale, il processo di ristrutturazione e riforma delle forze armate che coinvolge tutte le strutture operative. In modo del tutto naturale sono coinvolte in tale progetto di ristrutturazione anche le truppe alpine;
la prima fase di reclutamento dei volontari ha ridotto la partecipazione delle popolazioni locali residenti nell'arco alpino storicamente fonte principale del reclutamento di leva. È da cogliere l'opportunità di mantenere la presenza di truppe alpine nelle località che tradizionalmente le hanno ospitate e dove in passato hanno operato sin dalla prima guerra mondiale. È necessario mantenere il forte legame identitario che le contraddistingue e per assecondare le esigenze di addestramento che solo questi territori possono garantire;
nel corso delle numerose calamità naturali che si sono abbattute sul nostro Paese l'A.N.A. si è distinta per l'altruismo e lo slancio con cui ha prestato il proprio soccorso alle popolazioni colpite, grazie ad una operatività che si fonda, oltre che sul personale di leva, anche su volontari in grado di coordinare con efficienza e tempestività tutte le attività di intervento e di soccorso;

tale valore è stato solennemente riconosciuto dal Presidente della Repubblica che ha insignito l'A.N.A. della Medaglia d'Oro al valor civile per l'opera prestata nell'alluvione del novembre 1994 in Piemonte dove l'Associazione si è distinta per qualità, numero di persone, di mezzi, di energie e di risorse profuse;
negli ultimi anni, nonostante l'attaccamento mostrato a questa forza militare, la Lombardia è stata privata delle maggiori rappresentanze militari che operavano sul territorio;
il 7 settembre 1999 presso il Comando Truppe Alpine ha avuto luogo un incontro informale tra il Tenente Generale De Salvia ed il Presidente della sezione ANA di Brescia Sandro Rossi avente come oggetto la possibilità di insediare una caserma degli Alpini a Brescia. Il risultato di tale incontro è inviato per conoscenza al sindaco di Brescia;
il 10 marzo 2000 il consiglio regionale della Lombardia ha approvato un ordine del giorno che impegna la Regione ad individuare un'area per l'insediamento di una caserma degli Alpini oltre che finanziare la rinascita della fanfara Tridentina. Il 27 marzo 2000 l'ordine del giorno è stato comunicato alla sede Nazionale dell'A.N.A.;
il 29 maggio 2000 l'ordine del giorno del Consiglio Regionale della Lombardia è trasformato in mozione;
il 17 novembre il sindaco di Bergamo Cesare Veneziani scrive al Presidente Formigoni sollecitando un calendario di incontri operativi ed assicurando la disponibilità della sua Amministrazione Comunale all'iniziativa segnalando nel contempo un possibile sito nella caserma cittadina già sede di un altro comando militare;
il 19 febbraio 2001 constatando che le candidature più autorevoli sono quelle delle province di Brescia e di Bergamo il Presidente della regione Lombardia Formigoni convoca una riunione con i presidenti delle province Brescia e Bergamo, i sindaci dei comuni capoluogo di Brescia e Bergamo, i consiglieri regionali e, per l'A.N.A., il Presidente Nazionale Pedrazzini, il Vice Presidente Vicario Perona e il Tesoriere Biondo. Viene redatto un protocollo per la definizione delle modalità operative dell'iniziativa, i requisiti e le caratteristiche tecniche che l'infrastruttura dovrà avere al fine di valutare le candidature sul piano della fattibilità;
il 28 marzo 2001 il Tenente Generale Giulian Ferrari inoltra il documento con le caratteristiche tecniche e i parametri di riferimento dell'infrastruttura;
il 9 maggio 2001 il protocollo d'intesa predisposto dal Generale Silverio Vecchio firmato dal presidente della regione Lombardia Formigoni e dal presidente A.N.A. Parazzini è trasmesso ai sindaci di Brescia e Bergamo oltre che ai presidenti dei relativi consigli provinciali. La scelta di queste due province è condivisa dall'A.N.A. in quanto tradizionalmente aree di maggior reclutamento alpino della regione Lombardia;
l'11 giugno 2001 il Presidente della regione Lombardia Formigoni scrive ai presidenti delle province di Brescia e Bergamo e ai rispettivi sindaci dei capoluoghi sollecitando l'individuazione dei possibili siti per l'insediamento dell'infrastruttura militare;
il 6 maggio 2002 il Presidente Nazionale e il Vice Presidente Vicario dell'A.N.A. incontrano il Ministro della difesa Martino formalizzando la richiesta di istituzione di un reparto Alpino in Lombardia;
nel maggio 2002 in occasione della sfilata nazionale del corpo degli alpini tenutasi a Catania il Ministro della difesa e il presidente dell'A.N.A. concordano la disponibilità dello Stato Maggiore Esercito di studiare la fattibilità per la realizzazione di una caserma per un reparto Alpino;
il 17 maggio 2002 viene inviata al Vice Capo di Gabinetto del Ministro della difesa Brig. Gen. Biagio Abrate la documentazione illustrativa delle modalità per

la collaborazione tra lo Stato Maggiore Esercito e A.N.A.;
il 28 maggio 2002 l'A.N.A. certifica la formale richiesta scritta al Ministero della difesa;
il 3 luglio 2002 il Ministro della difesa comunica all'A.N.A. di aver inoltrato allo Stato Maggiore della difesa la richiesta per il motivato parere tecnico;
la proposta operativa della regione Lombardia è quella dell'istituzione di un tavolo con i presidenti delle province Brescia e Bergamo, i sindaci dei comuni capoluogo Brescia e Bergamo, i responsabili dell'A.N.A. e una rappresentanza del Ministero della difesa per la stesura di un accordo ex articolo 15/241 che coinvolga i soggetti interessati con il finanziamento della regione Lombardia tramite i fondi della legge sulla montagna e un DOCUP apposito per le aree depresse qualora il comune interessato rientrasse in tale ambiti agevolativi;
le aree individuate sono in grado di offrire i necessari spazi per le esercitazioni e, in base alle specifiche richieste dal Ministero della difesa, consentirebbe la realizzazione di una cittadella militare con i requisiti dei moderni reparti operativi. La collocazione in prossimità delle grandi vie di comunicazione (stradali e ferroviarie) includerebbe non solo il corpo della caserma, ma anche gli edifici amministrativi e le aree di addestramento e di supporto per la protezione civile;
il 19 luglio 2002 il Presidente A.N.A. Parazzini e il 13 settembre 2002 il direttore Generale dell'A.N.A. Manca hanno sollecitato la regione Lombardia sottolineando la disponibilità espressa dallo Stato Maggiore dell'Esercito;
il 23 maggio 2003 il presidente Nazionale dell'A.N.A. scrive al Ministro della difesa per evidenziare la mancanza di comunicazioni in merito alle richieste;
il 27 febbraio 2005 durante l'assemblea provinciale della sezione Ana, l'Associazione Nazionale Alpini è stata data la notizia della decisione del capo di stato maggiore dell'esercito che un reparto di Alpini sarà attivato in Lombardia, con sedi a Bergamo e a Brescia. Inoltre è stata comunicata che una delegazione dello stato maggiore dell'Esercito verificherà con il sindaco Roberto Bruni e il presidente della Provincia Valerio Bettoni, la possibile individuazione di una caserma a Bergamo come sede per il reparto;
il reperimento di un'infrastruttura militare, anche in considerazione della consistente disponibilità di aree ed immobili demaniali presenti sul territorio lombardo, non solo consentirebbe l'utilizzo ed il ripristino di edifici che attualmente giacciono in un deprecabile stato di abbandono, ma costituirebbe il giusto e meritato riconoscimento alla dedizione che da sempre gli Alpini hanno nutrito verso il nostro Paese attestata da unanimi apprezzamenti per la generosità e la professionalità testimoniate in tutto il mondo -:
quali misure il Ministro della difesa intenda adottare per dotare la Lombardia di una nuova caserma per un reggimento Alpino;
quali atti intenda adottare per dare rapida attuazione all'istituzione dell'infrastruttura militare autorizzando lo Stato Maggiore Esercito interessati ad operare di intesa con gli Enti locali competenti e l'A.N.A.
(4-00485)

Risposta. - In premessa alla questione affrontata con l'interrogazione in esame, si fa rilevare come il Corpo militare degli Alpini costituisca una grande risorsa per la Difesa, ed in particolare per l'Esercito, per i valori, le tradizioni, l'identità e gli ideali che esso rappresenta e continuerà a rappresentare per il Paese.
L'Amministrazione, infatti, ha sempre tenuto in grande considerazione le tradizioni alpine della Regione chiamata in causa, la Lombardia, nella consapevolezza del forte legame storico che unisce questo prestigioso Corpo alle varie comunità locali.
Ciò premesso, l'Esercito, nell'ambito della progressiva trasformazione dello strumento

militare in senso interamente professionale, sta attuando una riorganizzazione in chiave riduttiva della componente territoriale ed operativa.
Tuttavia, le Truppe Alpine, nonostante tali interventi riduttivi, continuano a mantenere il medesimo peso percentuale nel contesto delle Forze di Manovra.
Venendo, ora, all'auspicato trasferimento nella regione Lombardia di un Reparto Alpino, la questione è, come noto, da tempo, oggetto di costante attenzione.
Infatti, nell'ottica di realizzare una più equilibrata distribuzione delle varie unità nel Nord Italia, è stata individuata un'ipotesi di riconfigurazione e ridislocazione nelle Città di Brescia e di Bergamo del 2o Reggimento Artiglieria Terrestre «Vicenza», con sede attuale in Trento.
Il relativo provvedimento - di prevista attuazione per il 2008 (decreto legislativo del 28 novembre 2005, n. 253) - è, comunque, vincolato alla realizzazione di adeguate infrastrutture, che dovrà essere, così come era stato concordato nella precedente legislatura, totalmente a carico delle rispettive Amministrazioni locali delle due città coinvolte.
A tal fine sono state avviate le riunioni tecniche tese a definire, nel dettaglio, modalità e tempi di realizzazione.
Nel merito, gli esponenti dei Comuni di Bergamo e di Brescia, tuttavia, in sede di analisi di uno specifico studio di fattibilità condotto dalla competente Direzione generale dei lavori e del demanio, hanno manifestato alcune riserve relativamente all'impatto economico sui bilanci comunali, nonché all'individuazione delle aree da rendere disponibili per la realizzazione dell'insediamento militare.
Conseguentemente, l'esame della questione, che vedrà in futuro, comunque, il più ampio coinvolgimento istituzionale (Regione Lombardia, Province e Comuni di Bergamo/Brescia e Associazione Nazionale degli Alpini), è stato aggiornato, allo scopo di consentire alle Amministrazioni interessate di esperire le valutazioni di merito nei rispettivi ambiti e di proporre eventuali soluzioni alternative.
In proposito, quindi - fermo restando il citato vincolo relativo ai costi ed alla realizzazione - non resta che dare ampia assicurazione all'interrogante riguardo all'impegno con cui la Difesa continuerà a seguire la questione, nella prospettiva di dare il necessario impulso che consenta di addivenire ad una soluzione nel senso auspicato, in grado di soddisfare le esigenze delle Forze Armate e contestualmente andare incontro alle aspettative dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali.

Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.

CASSOLA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come è noto, a far data dal 15 dicembre 2002, il treno notturno Bruxelles-Milano, che trasportava anche autovetture, è stato soppresso poiché i costi fino ad allora ripartiti tra i Paesi attraversati sono stati successivamente posti interamente a carico del Belgio;
questa soppressione ha causato e sta causando notevoli disagi agli italiani abitanti in Lussemburgo e altrove;
la soppressione di treni notturni internazionali a lunga distanza ha causato e causa inoltre un evidente danno economico per l'Italia, in considerazione del frequente utilizzo di tali mezzi da parte di centinaia di migliaia di turisti;
tale servizio contribuirebbe a soddisfare meglio sia le necessità degli italiani all'estero in termini di mobilità, sia ad agevolare l'afflusso di turisti in Italia, dalle città citate -:
se non ritenga di voler rappresentare a Ferrovie dello Stato l'opportunità di favorire l'adozione di iniziative atte a migliorare e incrementare la mobilità dei cittadini europei (ad esempio, l'introduzione di un treno che preveda un tragitto Roma-Amsterdam, via Milano, Berna, Strasburgo, Lussemburgo e Bruxelles) e se non si intenda riconsiderare, di concerto

con i governi dei paesi interessati (Lussemburgo, Francia e Svizzera) il ripristino del servizio.
(4-00022)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il treno notturno EN 298/299 Bruxelles-Milano e viceversa, effettuato in compartecipazione tra ferrovie svizzere, francesi, lussemburghesi e belghe, era composto da due sezioni: una proveniente da Bruxelles ed una proveniente da Dortmund. Tale configurazione rendeva il collegamento economicamente sostenibile, pur in presenza di bassi indici di frequentazione.
A seguito della decisione delle ferrovie tedesche di cancellare la sezione Dortmund-Milano, e con il venir meno quindi dei viaggiatori provenienti dalla Germania, l'unica possibilità di mantenere il collegamento, con un indice di frequentazione ancora più basso, era quella di rendere il treno «periodico», cioè con una circolazione limitata ai periodi di maggiore affluenza di viaggiatori.
Tale ipotesi, proposta da Trenitalia s.p.a., fu condivisa dalla Ferrovie belghe che in un primo momento avevano espresso l'intenzione di effettuare un treno in proprio e successivamente, nell'ottobre 2002, comunicarono la decisione di sopprimere il servizio a partire dal mese di dicembre dello stesso anno in quanto commercialmente non conveniente.
Anche la successiva proposta avanzata da Trenitalia s.p.a. di riattivare il collegamento non è risultata realizzabile poiché i costi presentati dal Belgio sono stati troppo onerosi rispetto al ritorno commerciale atteso dal prodotto.
Per quanto riguarda l'istituzione di nuovi collegamenti internazionali di lunghissima percorrenza, tale ipotesi, secondo Ferrovie dello Stato s.p.a., non trova interesse nei
partners commerciali a causa dei costi molto elevati e dei maggiori tempi di percorrenza, che rendono tali collegamenti scarsamente competitivi rispetto ai voli low cost del settore aereo e, quindi. poco interessanti per la clientela.
Infine, con riferimento al collegamento Roma-Amsterdam e viceversa, si fa presente che attualmente lo stesso è assicurato con cambio nelle città di Milano e Basilea.

Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.

CASSOLA. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il giorno 17 novembre 2005 nelle acque territoriali tra Malta e la Sicilia, a seguito di un naufragio, si è verificato il decesso di 29 migranti;
alle ore 1.11 una imbarcazione, con a bordo 200 migranti circa, sarebbe stata avvistata a una distanza di 5 miglia al largo di Malta (isola di Gozo) con mare forza 6;
dopo il suddetto avvistamento, un aereo delle Forze Armate Maltesi e la motovedetta maltese Melita avrebbero ricevuto l'ordine di affiancarsi all'imbarcazione avvistata;
alle ore 5.30 dello stesso giorno la prima motovedetta maltese avrebbe comunicato di essere a soli 150 metri di distanza dall'imbarcazione e, solo un quarto d'ora dopo, reso noto di averla persa di vista;
la stessa motovedetta avrebbe comunicato alle ore 5.53 il suo imminente rientro al porto a causa delle scarse riserve di carburante;
una seconda motovedetta maltese, la P32, alle ore 6.12 avrebbe informato di essere in prossimità dell'imbarcazione con a bordo i migranti, sottolineando che, entro le due 2 ore successive, la nave sarebbe entrata in acque di competenza italiana;
alle ore 6.15, la seconda motovedetta pare sia stata richiamata in porto, lasciando così procedere l'imbarcazione in condizioni meteorologiche non adeguate alla navigazione;
il segretario parlamentare maltese Tony Abela, in recenti comunicazioni, ha dichiarato la responsabilità delle autorità italiane nei confronti del decesso di 29 dei migranti presenti sulla nave;

le autorità italiane, per voce dell'Ambasciatore italiano a Malta, Paolo Andrea Trabalza, nonché del sindaco di Pozzallo, avrebbero contraddetto la dichiarazione del segretario parlamentare maltese -:
se sia a conoscenza della vicenda citata in premessa; di quali più esaustive informazioni disponga circa la dinamica del naufragio;
se siano state accertate le responsabilità in merito ai 29 decessi avvenuti a seguito dell'incidente.
(4-00105)

Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame, si fa presente quanto segue.
Il 17 novembre 2005, alle ore 19.00, un'unità navale delle forze armate maltesi intercettava, a circa 26,5 miglia a Sud di Marina di Ragusa, un barcone di 15 metri di lunghezza diretto verso le coste siciliane con a bordo un numero imprecisato di persone, poi accertato in circa 200, eccessivo per le caratteristiche del mezzo. Alle ore 20.00, le Autorità maltesi segnalavano tale avvistamento alla centrale operativa della Capitaneria di porto di Catania, per il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso dell'unità di che trattasi.
Considerato l'elevato numero di persone presenti a bordo del mezzo nautico, nonché la posizione geografica al momento dell'avvistamento, la Capitaneria di porto di Catania disponeva immediatamente l'invio nella zona interessata di una motovedetta e di una unità navale privata stazionante presso il porto di Pozzallo adibita al servizio di supporto logistico alla piattaforma petrolifera «Vega» della Soc. Edison. Le avverse condizioni meteo-marine imponevano, tuttavia, alle ore 23.00, ai comandanti delle unità di soccorso sopra indicate il rientro in porto.
Malgrado ciò l'attività di ricerca e soccorso proseguiva con l'impiego di un elicottero della Marina Militare che, dalle ore 01.10 del 18 novembre 2006 operava, per le ricerche notturne, in coordinamento con l'attività di pattugliamento effettuata lungo costa da parte del personale della Capitaneria di porto di Pozzallo, nell'ambito di giurisdizione del citato Ufficio marittimo.
Le operazioni di ricerca consentivano, così, di giungere, dopo un'ora circa al ritrovamento di un primo gruppo di 40 persone sulla spiaggia in località Sampieri del Comune di Pozzallo.
In considerazione del successivo miglioramento delle condizioni meteomarine, la Capitaneria di porto di Catania disponeva l'impiego di due motovedette.
A supporto, veniva altresì svolta attività di ricerca da parte dal 3o Nucleo sommozzatori della Guardia costiera di Messina e proseguiva il pattugliamento aereo a mezzo di un velivolo del 2o Nucleo Aereo della Guardia costiera di Catania.
Al termine delle ricerche, in data 19 novembre 2005, il bilancio finale dell'attività condotta vedeva il fermo di 177 immigrati ed il recupero di 25 immigrati deceduti.
Dalla descritta dinamica degli eventi come sopra descritta può evincersi come l'impiego dei mezzi navali ed aerei italiani sia stato caratterizzato da tempestività e diligenza che, quotidianamente, connotano l'operato del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera, sul quale ricade la responsabilità, anche sul piano internazionale, dell'attività di ricerca e soccorso della vita umana in mare.

Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.

CASSOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano rilascia una carta d'identità ai cittadini stranieri legalmente residenti in Italia, compresi quelli Belgi, seppur non valida per l'espatrio;
viceversa, il Governo belga rilascia solamente una carta di soggiorno, e non una carta di identità, agli italiani residenti legalmente in Belgio, anche se ivi residenti da 50 anni -:
se non ritenga utile verificare con il Governo belga l'opportunità che venga

rilasciata una carta d'identità belga ai cittadini italiani legalmente residenti in Belgio.
(4-01357)

Risposta. - L'Ambasciata d'Italia in Bruxelles si sta dedicando da tempo alla questione del rilascio di documenti d'identità ai connazionali residenti in Belgio.
Il 12 settembre 2006, in occasione del convegno svoltosi a Bruxelles per il sessantesimo anniversario degli Accordi di emigrazione italo-belgi, ho personalmente consegnato al Ministro degli esteri belga una lettera, in cui auspicavo che ai cittadini italiani residenti in Belgio possa a breve essere rilasciato un documento d'identità valido per l'espatrio, alla stregua di quello lasciato ai cittadini belgi.
Nel mese di ottobre 2006 l'Ambasciatore Siggia ha riproposto la questione all'attenzione sia del segretario generale del ministero degli esteri belga, ambasciatore Grauls, sia del Direttore Generale per le Istituzioni e la Popolazione presso il Ministero degli interni, Luc Vanneste.
Da tali contatti è emersa la disponibilità degli interlocutori belgi ad approfondire la questione, pur nella consapevolezza che la normativa europea non impone alcun obbligo alle Autorità di uno Stato di rilasciare documenti d'identità a favore di cittadini di altri Stati. D'altra parte, come da Lei rilevato, la carta d'identità rilasciata dai Comuni italiani ai cittadini stranieri legalmente residenti in Italia, compresi quelli belgi, non è comunque valida per l'espatrio.
Le municipalità belghe si apprestano a rilasciare, nei prossimi mesi, ai propri cittadini, un nuovo tipo di documento d'identità (tessera plastificata), in cui sarà inserito un
chip elettronico. Due diverse versioni di tale documento saranno rilasciate, rispettivamente, ai cittadini comunitari ed a quelli extracomunitari.
L'Ambasciata d'Italia in Bruxelles sta cercando di ottenere che il documento rilasciato ai cittadini italiani sia valido per l'espatrio, come la carta d'identità per i cittadini belgi rilasciata dai Comuni belgi.

Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.

CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione della legge n. 148 dell'11 luglio 2002 (Ratifica e esecuzione della Convenzione sul riconoscimento dei titoli relativi all'insegnamento superiore nella Regione europea), nell'intento di favorire la mobilità internazionale e facilitare i programmi di scambi accademici degli studenti, garantendo il riconoscimento dei periodi e dei cicli di studio effettuati all'estero, viene in tal modo progressivamente superata la prassi dell'equipollenza con l'introduzione della procedura del riconoscimento, propria di una concezione più moderna e coerente con gli obiettivi attuali dell'insegnamento superiore a livello internazionale, indirizzati a realizzare, entro il 2010, uno spazio europeo dell'istruzione superiore;
tenuto conto delle finalità della Convenzione e delle norme della legge di ratifica (e in considerazione, anche, del fatto che la legge 508/99 di riforma delle Accademie, dei conservatori e degli I.S.I.A - Istituti superiori per le industrie artistiche -, pone dette istituzioni nel sistema dell'alta formazione), si reputa necessario armonizzare anche il settore dell'alta formazione artistica e musicale con le norme della citata legge di ratifica, per quanto riguarda la competenza al riconoscimento dei titoli di studio, dei cicli e dei periodi di studi stranieri;
tuttavia, circa il riconoscimento dei titoli di studio europei per le professioni artistiche si parla ancora di equipollenza;
per ottenere tale riconoscimento bisogna seguire una proceduraburocratica che comporta un notevole dispendio di energie, tempo e denaro (richiedere la dichiarazione di valore del titolo presso gli uffici del Paese dove si è acquisito il titolo, la traduzione giurata dello stesso, portare il tutto al Consolato Italiano per l'autentica e inviare il materiale all'ufficio AFAM (Alta formazione artistica e musicale), presso cui un'apposita commissione dovrà

valutare se sarà o meno il caso di dare al titolo straniero l'equipollenza) -:
se non ritenga opportuno adottare provvedimenti che consentano procedure più snelle per il riconoscimento dei titoli di studio europei.
(4-01374)

Risposta. - Per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli di istruzione superiore nel settore delle Accademie musicali e Conservatori, si segnala che il nostro Paese ritiene necessario estendere anche al settore dell'alta formazione artistica e musicale i principi contenuti nella Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all'insegnamento superiore nella regione europea, cui ha aderito con legge dell'11 luglio 2002, n. 148.
Al fine di assicurare la realizzazione omogenea, su tutto il territorio nazionale, delle modalità attuative della procedura per il riconoscimento dei titoli stranieri prevista dalla Convenzione di Lisbona, il competente ministero dell'università e della ricerca ha ritenuto opportuno subordinare l'operatività di detta procedura all'emanazione di un regolamento didattico valido in tutta Italia (decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005).
A tutt'oggi, però, non sono stati emanati i decreti attuativi del regolamento didattico sopra menzionato, che devono indicare i nuovi criteri, cui dovranno uniformarsi le Istituzioni Afam (Alta formazione artistica e musicale) nell'organizzazione dei corsi di diploma accademico di primo livello e riordinare l'offerta didattica.
Pertanto, al fine di consentire il normale proseguimento degli studi relativi al biennio specialistico al loro interno, sono così le stesse Istituzioni Afam ai sensi dell'articolo 7, comma 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005, che riconoscono l'idoneità dei titoli di studio conseguiti all'estero, nel rispetto delle norme e degli accordi internazionali vigenti.
Per le stesse ragioni, il riconoscimento del titolo straniero a fini diversi da quello del proseguimento degli studi, continua ad essere regolato dalla legge 12 dicembre 1951, n. 1563: «Validità legale dei diplomi conseguiti in Istituti artistici e musicali stranieri da italiani o figli di italiani». Tale norma, che subordina al parere del Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale l'eventuale riconoscimento, in Italia, dei titoli stranieri nel settore artistico e musicale, si estende anche ai cittadini comunitari.
Relativamente alla procedura necessaria per la certificazione legale del titolo di studio conseguito all'estero (dichiarazione di valore
in loco rilasciata dai nostri Uffici consolari dopo l'esame della documentazione presentata dal candidato, debitamente tradotta c autenticata), la Convenzione di Lisbona riconosce invece la piena legittimità degli Stati a giudicare la qualità dei titoli stranieri ai fini del riconoscimento (Sez. VIII, articolo VIII.i «Informazioni sulla valutazione di istituti e programmi di insegnamento superiore»): «Ogni Parte fornirà adeguate informazioni su tutti gli Istituti facenti parte del suo sistema di insegnamento superiore, nonché su ogni programma da esso gestito, al fine di consentire alle Autorità competenti delle altre Parti di verificare se la qualità dei titoli di studio rilasciati giustifichi il riconoscimento della Parte a cui quest'ultimo viene chiesto».
Risulta dunque fondamentale distinguere tra:
le procedure adottate da ciascuno Stato per la verifica dell'autenticità e legalità dei titoli di studio superiore ottenuti fuori dall'Italia;
il successivo riconoscimento da parte delle nostre Università ai fini dell'iscrizione degli studenti stranieri nei propri corsi di laurea o di specializzazione.

I controlli attuati dalle nostre Rappresentanze consolari per il rilascio, della «dichiarazione di valore in loco» sono fondamentali a garanzia della serietà e della qualità del nostro sistema nazionale di istruzione e a tutela di tutti coloro che sono in possesso di titoli giuridicamente validi e legittimi conseguiti presso le nostre istituzioni scolastiche ed universitarie.
I criteri innovativi dettati dalla «Convenzione di Lisbona», entrano in gioco in

un momento successivo, cioè quando la validità e la legalità del titolo di studio estero sono già state garantite attraverso la «dichiarazione di valore in loco», e intendono facilitare la mobilità degli studenti a livello internazionale per la creazione di uno «spazio europeo dell'istruzione».
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

CATANOSO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riporta l'agenzia di stampa Avionews, la compagnia aerea Eurofly è stata interessata da numerose agitazioni da parte dei lavoratori della società;
lo stato di agitazione è stato indetto dai rappresentanti di categoria del personale di terra e dagli assistenti di volo della compagnia;
tra i motivi della protesta, oltre alle legittime rivendicazioni contrattuali, i lavoratori lamentano alcune questioni irrisolte nell'aspetto della sicurezza della navigazione aerea;
secondo quanto dichiarano gli esponenti sindacali all'agenzia di stampa Avionews, Eurofly non avrebbe rispettato gli impegni precedentemente assunti in materia di posti riservati al riposo fisiologico a bordo dell'A-330 utilizzato per i voli a lungo raggio soprattutto verso gli Stati Uniti;
i lavoratori, inoltre, lamentano un calo dei training addestrativi per il personale di volo, ridotto a sole 2-3 ore di lezioni teoriche in aula all'anno;
la compagnia, sempre secondo i lavoratori praticherebbe dei favoritismi per i piloti, che sarebbero accattivati all'azienda con passaggi di qualifica e, soprattutto, attuerebbe la politica del più voli e del più guadagni costringendo il personale navigante anche a 4 voli consecutivi sulla tratta, per niente breve, Milano-New York;
l'addestramento pratico, in precedenza svolto nelle strutture di Alitalia, è praticamente scomparso dalla politica aziendale -:
se le cose riferite in premessa corrispondano al vero;
se non intenda intervenire nei confronti dell'Enac per avviare una indagine straordinaria presso il vettore Eurofly per accertare e correggere i malfunzionamenti della compagnia.
(4-00356)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si premette che l'Ente nazionale per l'aviazione civile - ENAC assicura la sorveglianza sulle strutture operative e sull'aeronavigabilità degli operatori aeronautici attraverso la costituzione di appositi team di sorveglianza formati da ispettori di volo.
Per quanto riguarda i posti di riposo riservati a bordo degli aerei, occorre rilevare che le norme
Flight Time Limitation - FTL, sui limiti dei tempi di volo e di servizio, di cui al regolamento ENAC in vigore dal 2 maggio 2006, non includono regole di impiego degli assistenti di volo; di conseguenza non è prevista per gli stessi una sezione specifica dei posti di riposo che, invece, è assegnata alla contrattazione collettiva dei contratti di lavoro.
In ordine all'impiego dei piloti sulle tratte Italia/USA, l'ENAC assicura che il vettore Eurofly rispetta le norme vigenti sopra citate e, nel caso in cui i tempi previsti di impiego superano quelli indicati come minimi, applica il rinforzo del
flight crew, con relativo posto di riposo a bordo, posizionato in business class e separato dal resto della cabina passeggeri, soluzione accolta dall'ENAC.
Come detto, la disciplina del riposo degli assistenti di volo esula dalle disposizioni normative in vigore, tuttavia il vettore Eurofly applica soluzioni analoghe a quelle adottate per i piloti con posti di riposo nella zona posteriore dell'aeromobile e separati dal resto della cabina.
Circa l'addestramento periodico degli assistenti di volo, l'ENAC, adottando il regolamento COA per l'impresa di trasporto

aereo in data 30 marzo 2006, ha confermato l'acquisizione della norma JAR QPS 1 - Amd.7 che, nell'ambito dell'addestramento periodico, introduce un programma più esteso e dettagliato sul tema human factor.
Nel caso dell'Eurofly, il vettore ha svolto, fino al 28 luglio 2006, un programma di addestramento periodico, accettato dall'ENAC, della durata di mezza giornata. Dal 28 luglio 2006, la compagnia ha ritenuto di pianificare un'intera giornata addestrativa, le cui modalità sono attualmente al vaglio dell'Ente, al fine di implementare il nuovo programma previsto dal regolamento.
Con l'annullamento, poi, della partecipazione azionaria di Alitalia, Eurofly ha ritenuto di non avvalersi più delle strutture del precedente azionista, individuando ed utilizzando altre strutture e programmi ugualmente certificati.
Infine, per quanto riguarda la sicurezza della navigazione aerea, dalle informazioni acquisite dagli ispettori di volo assegnati al
team di sorveglianza del vettore, risulta che tutta l'attività operative ed addestrativa è svolta dallo stesso nel rispetto della normativa nazionale ed internazionale in vigore, rientrando, pertanto, nei margini dello standard di sicurezza operativa garantiti dalle competenti strutture tecniche dell'ENAC.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel corso delle elezioni amministrative nel Comune di Nocera Superiore, nella giornata di lunedì 29 maggio 2006, pare che si siano verificate rilevanti irregolarità nella conduzione dello scrutinio dei voti;
a quanto risulta all'interrogante, pare, infatti, che la Presidente del seggio n. 15 del Comune di Nocera Superiore, sezione ubicata presso la scuola elementare Marco Polo, alle ere 17,00, abbia invitato tutti i presenti, compresi i rappresentanti di lista, ad abbandonare il seggio;
pare che, per circa 5 minuti, la predetta Presidente del seggio n. 15, abbia chiuso la porta contravvenendo ai disposti del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960 n. 570;
pare che, solo dopo l'intervento dei carabinieri giunti al seggio, è stato permesso ai rappresentanti di lista di entrare -:
se i carabinieri sono intervenuti e di quale informazioni disponga al riguardo.
(4-00219)

Risposta. - Con riferimento ai fatti segnalati dall'interrogante, si rappresenta che, in data 29 maggio 2006, pochi minuti dopo le ore 15.00, termine fissato per la chiusura delle operazioni di voto per l'elezione del Sindaco del Comune di Nocera Superiore, alcuni rappresentanti di lista presso il seggio n. 15, allestito all'interno della scuola Marco Polo, richiedevano l'intervento dei carabinieri per il comportamento del Presidente del seggio ritenuto non conforme alle norme vigenti in materia.
In particolare, i rappresentanti di lista contestavano la decisione del Presidente del seggio n. 15 che li aveva invitati ad uscire dall'aula, assieme al pubblico presente, procedendo alla chiusura, per qualche minuto, della porta d'accesso al seggio stesso.
Tale decisione veniva motivata dal Presidente del seggio con la necessità di consentire la sistemazione del locale ai fini delle successive operazioni di scrutinio.
L'intervento dei carabinieri in servizio presso il seggio riusciva, comunque, a ripristinare immediatamente la necessaria atmosfera di tranquillità.
Le operazioni di spoglio venivano, tuttavia, interrotte a seguito di una nuova contestazione nei confronti del Presidente da parte dei rappresentanti di lista, i quali lamentavano la non corretta visione delle schede elettorali, richiedendo nuovamente l'intervento dei militari dell'Arma.


Nonostante le contestazioni e l'interruzione, le operazioni di spoglio potevano comunque concludersi regolarmente, così come attestato dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.

COSTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio del Bacino Imbrifero Montano del Varaita con sede a Sampeyre (Cuneo) ha acquistato, per un importo di euro 26.000 (ventiseimila), un automezzo «Land Rover» da concedere in comodato d'uso gratuito al distaccamento dei Vigili del Fuoco del comune di Venasca (Cuneo);
tale mezzo, in data 10 giugno 2005, è stato ritirato dal Capo dei Vigili del Fuoco di Venasca direttamente dalla concessionaria;
ad oggi (dopo oltre un anno) il mezzo non è ancora utilizzabile, ma è fermo presso l'autorimessa dei Vigili del Fuoco di Venasca, in quanto il Ministero dell'interno non ha ancora autorizzato la firma della scrittura privata di consegna ed accettazione del mezzo, nonché del contratto di comodato;
a conoscenza dello scrivente non è neppure stato sottoscritto il verbale di accertamento dello stato d'uso del mezzo -:
quali sono le ragioni che hanno provocato tale inerzia, comportando l'inutilizzabilità di un prezioso automezzo, di cui i Vigili del Fuoco avrebbero potuto godere da almeno un anno;
se non ritenga necessario intervenire affinché, in un momento di carenza di risorse da investire in mezzi da destinare ai Vigili del Fuoco, non si perdano, o si ritardino, simili occasioni di poterne invece disporre gratuitamente.
(4-00775)

Risposta. - La procedura di concessione in comodato d'uso gratuito dell'automezzo «Land Rover» al distaccamento dei Vigili del Fuoco del comune di Venasca si è positivamente conclusa con l'emanazione del decreto di accettazione n. 136, in data 11 agosto 2006, a firma del Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, a seguito del quale si è provveduto ad attribuire la targa VF all'automezzo «Land Rover» indicato nell'interrogazione.
Detto automezzo in data 6 settembre 2006, è stato formalmente consegnato al Comando Provinciale di Cuneo mediante sottoscrizione della relativa «scrittura privata di accettazione».
Successivamente, il citato Dipartimento ha provveduto a dotare di apposita copertura assicurativa il veicolo in argomento, che è a tutt'oggi in servizio presso il distaccamento volontario di Venasca.
Sono state pertanto, completamente superate le difficoltà di natura burocratica, evidenziate dall'interrogante.
Si è provveduto altresì a dare chiari indirizzi perché vengano rimosse le cause che hanno prodotto tale insopportabile ritardo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

DE SIMONE. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il docente Michele Ricci era titolare di cattedra A061 (storia dell'Arte) presso il Liceo classico Federico II di Apricena dove ha insegnato dall'anno scolastico 95/96, per otto anni consecutivi; nell'anno scolastico 2000/2001 ha inoltrato domanda di passaggio di cattedra per la classe di concorso A025 (disegno e storia dell'arte) per l'anno 2001-2002;
non ottenendo detto passaggio il Ricci, individuato docente soprannumerario, si avvaleva della possibilità data dalla normativa vigente di rimanere un altro anno nella sede di titolarità con completamento presso altro istituto;
in seguito alla dichiarazione di soprannumerarietà il Ricci ha inoltrato altra

richiesta di passaggio di cattedra per l'anno scolastico 2002-2003 per la classe di concorso A025 presso la sede di servizio;
il signor Ricci non ha ottenuto tale cambio di cattedra ed è invece stato trasferito d'ufficio presso il liceo classico di Vico del Gargano nonostante si fosse resa disponibile nel liceo di Apricena una cattedra di disegno e storia dell'arte per un trasferimento in uscita;
la cattedra su cui aveva chiesto il cambio veniva assegnata a trasferimento ad altro docente;
il signor Ricci contesta l'illegittimità del trasferimento in base a violazione dell'articolo 16 dell'O.M. n. 3 del 14 gennaio 2002 che detta disposizioni transitorie per i passaggi di cattedra alle classi di concorso di cui alla CM 21/1995 e C.M. 70/1998, tra le quali sono comprese anche quelle di diretto interesse del signor Ricci;
il docente, in particolare, afferma il diritto all'assegnazione della cattedra di disegno e storia dell'arte che si era resa vacante nell'istituto in cui prestava servizio e in cui era stato indicato come soprannumerario, richiamando l'applicazione dell'articolo 6 del CCNI e dell'articolo 16 dell'O.M. n. 3/2002 su richiamata - contenente Disposizioni transitorie per i passaggi di cattedra alle classi di concorso di cui alla c.m. n. 215 del 23 giugno 1995 e c.m. n. 70 del 28 febbraio 1998 (tra le classi di concorso interessate è compresa anche la A025, richiesta dal Ricci);
il signor Ricci si è successivamente rivolto alla Direzione Generale di Bari per avere chiarimenti sulla normativa applicata al suo caso ed è stato più volte oralmente rassicurato di avere il diritto a presentare le sue rimostranze in quanto il CSA di Foggia aveva erroneamente interpretato e non applicato le norme in materia di docenti soprannumerari;
il professor Ricci si è rivolto anche al Ministero in indirizzo per il quale è intervenuto il Direttore Generale Cosentino, che ha inoltrato richiesta al DGR di Foggia di nota di chiarimento in merito alla vicenda;
risulta all'interrogante che il DGR non avrebbe risposto;
successivamente, per l'anno scolastico 2004/2005 il professor Ricci ha chiesto l'applicazione al suo caso dell'articolo 7 del CCNI del 27 gennaio 2004 che riguarda il personale docente trasferito d'ufficio e che chiede il rientro nella scuola di precedente titolarità del docente qualora si liberi la relativa cattedra o posto, ponendo il docente stesso in prima e seconda fase dei trasferimenti;
la cattedra è stata assegnata ad altra docente con la motivazione che la stessa si trovava in condizioni di precedenza sui trasferimenti e sui passaggi di cattedra in quanto appartenente a classe di concorso dichiarata in esubero a livello provinciale;
in merito a questa vicenda sembrerebbe che nella situazione della docente risulta esserci contraddizione tra la documentazione del Miur e quella del CSA di Foggia in quanto in base alla prima il tipo di movimento della docente è riconducibile nella tipologia del passaggio di cattedra mentre dalla seconda risulta un passaggio di cattedra da classe di concorso in esubero;
da documentazione acquisita presso la scuola di provenienza della docente risulta che non esiste alcun provvedimento di individuazione di soprannumerarietà della docente in questione relativamente all'anno scolastico interessato;
il professor Ricci denuncia un comportamento da parte degli uffici del CSA di Foggia e della direzione regionale di Bari teso ad una interpretazione ed applicazione della normativa irregolare, confusa e soprattutto diversa in base ai singoli casi -:
se non ritenga di dover intervenire al più presto per verificare se i fatti corrispondono al vero, se gli atti adottati dagli uffici scolastici di Foggia siano conformi

alla normativa ministeriale in materia e per accertare le eventuali responsabilità degli uffici competenti;
se le procedure avviate nel caso specifico rispondono a quel criterio di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione;
quali provvedimenti intenda comunque adottare affinché la normativa sia applicata su tutto il territorio nazionale in maniera univoca.
(4-00662)

Risposta. - L'interrogante prospetta il caso del professor Michele Ricci il quale lamenta che, sin dall'anno scolastico 2001-2002, il Centro Servizi Amministrativi (C.S.A.) di Foggia gli negherebbe illegittimamente il passaggio dalla cattedra di storia dell'arte (classe di concorso A061) alla cattedra di disegno e storia dell'arte (classe di concorso A025).
Il C.S.A. di Foggia ha in proposito relazionato sia alla Direzione scolastica regionale che alla competente Direzione generale del Ministero.
Risulta quanto segue.
Come è noto, il professor Ricci è docente a tempo indeterminato di storia dell'arte (classe di concorso A061).
Nell'anno scolastico 2002-2003 è stato trasferito d'ufficio dal Liceo classico di Apricena al Liceo classico di Vico del Gargano perché docente soprannumerario.
Nello stesso anno scolastico, presso il Liceo classico di Apricena si è resa disponibile una cattedra di disegno e storia dell'arte (classe di concorso A025). Tale cattedra è stata assegnata per trasferimento ad altro docente a tempo indeterminato della classe A025, proveniente dalla dotazione organica di sostegno (D.O.S.), il quale, dopo il superamento del quinquennio di permanenza obbligatoria su posto di sostegno, avendone titolo, ha chiesto ed ottenuto il trasferimento su cattedra della classe A025; trattasi, dunque, di trasferimento e non di passaggio, cioè di una tipologia di mobilità che, nell'ordine delle operazioni, precede il passaggio di cattedra.
Il professor Ricci, che aveva presentato domanda di passaggio di cattedra dalla classe A061 alla classe A025 con ricorso al Giudice del lavoro ha sostenuto che la cattedra di A025 spettava a lui in quanto docente soprannumerario di A061 nella stessa scuola, indipendentemente dall'ordine delle operazioni stabilito dall'allegato «C» al Contratto collettivo sulla mobilità sottoscritto il 21 dicembre 2001 e dalla circostanza che nell'anno scolastico 2002-2003 non si sono effettuati passaggi nella classe di concorso A025 per indisponibilità di posti (- 2) al termine della fase provinciale.
Il Giudice del lavoro del tribunale di Lucera ha respinto il ricorso del professor Ricci, che ha proposto appello, tuttora pendente.
Ciò per quanto riguarda le operazioni di mobilità per l'anno scolastico 2002-2003.
La questione si è riproposta nell'anno scolastico 2004-2005, sia pure con riferimento ad una situazione diversa da quella del 2002-2003.
Nell'anno scolastico 2004-2005, presso il Liceo classico di Apricena non è stato effettuato alcun movimento per la classe di concorso A061-Storia dell'Arte, per cui il professor Ricci ha conservato la titolarità presso il Liceo Classico di Vico del Gargano.
Vi è stata, invece, la disponibilità di una cattedra di A025 - Disegno e storia dell'Arte -, lasciata dal suddetto docente a tempo indeterminato della classe di concorso A025, che ha chiesto di ritornare alla dotazione organica di sostegno (D.O.S.).
La cattedra di A025 è stata assegnata per passaggio di cattedra ad una docente a tempo indeterminato della classe A016 - Costruzioni -, la quale ha beneficiato della precedenza prevista dalla lettera «C» - terza fase - dell'allegato «C» del Contratto Integrativo sulla mobilità del 27 gennaio 2004, in quanto docente appartenente a classe di concorso in esubero. Si chiarisce che i docenti vengono considerati in esubero quando si registra un numero di docenti a tempo indeterminato superiore alle cattedre esistenti in provincia e, pertanto,

sono movimentati con precedenza rispetto alle altre richieste di passaggio. Inoltre, la precedenza per il rientro nell'istituto di precedente titolarità spetta limitatamente alla medesima classe di titolarità e non, come nel caso del professor Ricci, per altra classe di concorso richiesta come passaggio di cattedra.
Avverso il passaggio di cattedra della medesima insegnante, il professor Ricci ha presentato ricorso al Giudice del lavoro, sostenendo che la stessa non può essere beneficiaria di alcuna precedenza perché non era docente soprannumeraria di Costruzioni - A016 - presso l'Istituto Tecnico per Geometri «Masi» di Foggia, dal quale proviene. A tale proposito, si chiarisce che l'appartenenza a classe di concorso in esubero non richiede necessariamente la situazione di soprannumerarietà del singolo docente presso la scuola di titolarità.
Con sentenza n. 407/05 del 6 maggio 2005 il Giudice del lavoro ha respinto anche questo ricorso del professor Ricci.
La questione oggetto dell'interrogazione è stata dunque esaminata sia dai competenti uffici dell'amministrazione scolastica periferica e centrale - che nell'operato del C.S.A. di Foggia non hanno rilevato difformità rispetto alla normativa ministeriale - sia dal Giudice del lavoro del Tribunale di Lucera, il quale, come già detto, ha ritenuto infondati i ricorsi presentati dal professor Ricci, rispettivamente, con riferimento alle operazioni di mobilità relative agli anni scolastici 2002-2003 e 2004-2005.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

DE ZULUETA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 9 febbraio 1999 sono state arrestate dalla polizia libica 5 infermiere bulgare, che prestavano assistenza sanitaria presso l'ospedale Al-Fateh di Benghazi in Libia, con l'accusa di avere infettato deliberatamente 426 bambini con il virus del HIV. In questi sette anni le infermiere sono state oggetto di un diffuso pregiudizio popolare e sottoposte a numerosi maltrattamenti e a forme di tortura, come ad esempio scariche di elettro shock;
il 6 maggio 2004 le 5 infermiere, insieme ad un dottore palestinese giudicato loro complice, sono state condannate a morte da un tribunale di primo grado, senza che i minimi diritti della difesa fossero tutelati. La condanna è stata poi annullata ed è stato avviato un secondo processo che avrà luogo il 31 ottobre e che si concluderà con un nuovo verdetto nel mese di novembre. Purtroppo le modalità con cui il dibattimento si è svolto finora non consentono alcun ottimismo. Se la sentenza capitale sarà confermata, l'ultima speranza sarà affidata alla Corte Suprema;
la condanna alla pena capitale non è suffragata da alcuna prova di colpevolezza, ma solo dalla propaganda della leadership politica e dei mezzi di informazione libici che ne hanno fatto la pubblica giustificazione dei numerosi casi di sieropositività riscontrata su bambini una volta ricoverati nelle fatiscenti strutture sanitarie nazionali. Infatti non si è potuto fare alcuna analisi scientifica sulle sostanze incriminate utilizzate dagli imputati, e sulla base delle quali si fonda la loro condanna a morte, poiché la corte non ha accolto nel dibattimentale prove scientifiche dell'innocenza dei sei;
a dimostrazione di ciò pone il fatto che tali casi si registrano sin dal 1997, ovvero prima che le infermiere arrivassero in Libia, e sono continuati anche dopo il loro arresto. Inoltre varie ricerche mediche internazionali presso l'ospedale in questione (tra cui il lavoro di indagine svolto dal Professor Luc Mointagnier, il primo scienziato che ha individuato la malattia dell'AIDS nel mondo, e dal Professor Vittorio Colizzi) hanno condotto alla unanime denuncia riguardo le pessime condizioni in cui vengono eseguite le normali attività sanitarie, come ad esempio l'utilizzo degli stessi ferri operatori per diversi pazienti senza che vengano sottoposti ad alcuna forma di sterilizzazione;
il caso ha provocato tensioni nelle relazioni diplomatiche tra la Bulgaria e la

comunità internazionale, da una parte, e la Libia dall'altra, accentuate in seguito alla richiesta libica di un risarcimento economico di 10 milioni di dollari in favore delle famiglie di ogni bambino infettato nell'ospedale di Benghazi in cambio della liberazione dei condannati. Il governo bulgaro ha rifiutato con sdegno questa «richiesta di riscatto» per i propri connazionali;
del caso si è occupato, tra le altre organizzazioni internazionali, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE) che con la sua Raccomandazione n. 1726 del 6 ottobre 2005 chiede l'immediato rilascio dei condannati, il rispetto dei diritti umani da parte delle autorità libiche e il più ampio coinvolgimento delle istituzioni internazionali e nazionali (in particolar modo dell'Italia) per fare pressione sul governo libico, in modo da ristabilire i minimi principi internazionali dello stato di diritto;
oltre a varie ONG e associazioni umanitarie, anche l'Unione Europea e gli Stati Uniti si sono impegnate diplomaticamente e hanno giudicato il processo a cui sono sottoposti gli indagati «non rispondenti ai standard internazionali per il giusto processo». Infine lo stesso Presidente Gorge W. Bush ha dichiarato ufficialmente alle autorità libiche che «le infermiere non devono solo essere risparmiate, ma liberate quanto prima»;
nelle ultime settimane, inoltre, la comunità scientifica ha preso una posizione molto decisa. La rivista internazionale Nature è riuscita infatti a imprimere alla campagna per la liberazione delle infermiere e del medico un nuovo slancio attraverso la pubblicazione dell'opinione di 5 scienziati che smontano le prove dell'accusa. Science ha pubblicato una lettera di 44 scienziati di fama internazionale e il 16 ottobre la Federazione delle accademie europee di medicina, ha scritto una lettera a Mu'ammar al-Gaddafi chiedendo che sia garantito un giusto processo e il rispetto del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Il 13 ottobre è scesa in campo la scienza britannica con un appello pubblicato sul Times. La settimana prima si erano mobilitati Physicians for Human Rights, la New York Academy of Sciences, 1'American Association for the Advancement of Science. Il 24 ottobre anche gli scienziati italiani si mobilitano attraverso una lettera aperta pubblicata dal Riformista, indirizzata a Massimo D'Alema e firmata da alcuni dei nomi più autorevoli del panorama italiano della biomedica;
per salvare dalla fucilazione queste sei persone, a cui non è stato garantito un giusto processo, e farle tornare in libertà, sarà necessaria una pressione diplomatica assai più intensa ed efficace di quella esercitata dalla comunità internazionale fino a questo momento rafforzando anche gli impegni di collaborazione sanitaria già in atto tra l'Unione europea e la Libia. Occorre chiedere, inoltre, che nel corso del processo si tenga conto delle prove scientifiche, il rapporto di Montagnier e Coalizzi e le opinioni dei 5 scienziati pubblicate su Nature -:
quali iniziative il Governo italiano, anche in virtù delle sue preferenziali relazioni con il governo di Tripoli, intenda intraprendere in sede europea ed internazionale per sostenere le iniziative già avviate in tal senso da tutta la comunità democratica internazionale, e in particolare la piena attuazione della raccomandazione 1726 della PACE, al fine di fermare questa «moderna caccia alle streghe» e ristabilire i minimi principi dello stato di diritto.
(4-01469)

Risposta. - Il Governo italiano ha sempre seguito con grande attenzione la vicenda giudiziaria delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese accusati di aver provocato il contagio con il virus HIV di oltre 400 bambini ricoverati nell'Ospedale pediatrico di Bengasi nel 1998.
Sin dalla prima fase, infatti, l'Italia ha svolto - sul piano bilaterale e, nel secondo semestre 2003, quale Presidente di turno dell'Unione europea - numerosi passi nei

confronti delle Autorità libiche per sollecitare una conclusione del procedimento giudiziario rapida e rispettosa del diritto e per richiedere il miglioramento delle condizioni di detenzione degli imputati. Tale nostro impegno ci è stato ripetutamente riconosciuto dalle stesse Autorità di Sofia, con le quali abbiamo mantenuto nel corso degli anni un continuo raccordo.
Grazie all'azione condotta da Paesi dell'Unione europea e dagli Stati Uniti, la Corte Suprema libica ha deciso, a fine 2005, di rinviare il caso al giudizio del Tribunale di Bengasi per il riesame (il processo di primo grado si era concluso nel maggio 2004 con una sentenza di condanna a morte delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese).
L'ultima udienza del nuovo processo ha avuto luogo il 4 novembre 2006 e la sentenza è stata fissata per il 19 dicembre 2006. In attesa della sentenza, l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione europea continuano a seguire con la massima attenzione la vicenda giudiziaria.
Nell'ambito della campagna condotta contro la pena di morte tramite l'effettuazione di passi nei Paesi interessati, alla fine del 2005 l'Unione europea aveva sollevato con le Autorità libiche la questione dell'uso della pena capitale.
Per quanto riguarda, invece, il settore umanitario degli aiuti ai bambini contagiati e alle loro famiglie, l'Italia è stata tra i primi Paesi a riconoscere la necessità di assicurare loro un'adeguata assistenza; nel corso degli anni, numerosi bambini sono stati ospitati nelle nostre strutture sanitarie specialistiche, creando un rapporto di fiducia tra le famiglie libiche ed i medici italiani. Come auspicato dalle stesse famiglie, le Autorità libiche hanno stipulato di recente apposite convenzioni con l'Ospedale Bambino Gesù e l'Istituto Spallanzani di Roma, nonché con l'Ospedale Meyer di Firenze, presso i quali 192 minori libici stanno attualmente beneficiando di ulteriori controlli e cure.
Il ministero degli affari esteri ha tra l'altro fornito un contribuito finanziario ad un programma di ricerca scientifica, promosso dall'Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Dell'esperienza italiana, inoltre, ha beneficiato l'iniziativa umanitaria lanciata nel 2004 dall'Unione europea, il cosiddetto «Piano d'Azione europeo» a favore dei bambini di Bengasi e delle loro famiglie, per il quale è stato stanziato un primo finanziamento di 1 milione di euro, poi rinnovato.

Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

DIOGUARDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
tra l'8 e il 9 luglio, decine di bagnanti sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche dopo avere fatto il bagno a Isola delle femmine, in provincia di Palermo;
tosse secca, difficoltà respiratoria, congiuntivite, ustioni e pruriti sono stati i sintomi con i quali i bagnanti si sono presentati a richiedere delle cure sia alla guardia medica dell'Isola delle femmine che agli ospedali del Cervello e del Civico;
tale fenomeno si era già verificato almeno due anni fa e oggi, come allora, si sono fatte solo delle ipotesi;
molti cittadini, tra quelli presenti sulla spiaggia, hanno sostenuto la possibile presenza di una nube tossica, altri hanno riferito della presenza di una nave cargo che sostava nei pressi dell'isolotto di Isola delle femmine ed hanno ipotizzato un eventuale scarico a mare di sostanze inquinanti;
la Capitaneria di porto ha prelevato dei campioni d'acqua per accertare le cause del fenomeno;
da anni le associazioni ambientaliste e molti cittadini denunciano la presenza, in prossimità delle Isole delle femmine, di una fabbrica di Italcementi dove si pre

vede, tra l'altro, la costruzione di una nuova torre dell'altezza di cento metri -:
quali siano i risultati delle analisi compiute dalla locale Capitaneria di Porto;
se corrisponda al vero che le autorità sanitarie abbiano informato i Carabinieri e, se sì, se siano state avviate indagini e con quali esiti;
quali provvedimenti s'intendano intraprendere per tutelare la salute dei cittadini e preservare l'ambiente di Isola delle femmine.
(4-00623)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In merito all'episodio riportato nell'atto parlamentare, si precisa che nello stesso pomeriggio dell'8 luglio 2006 la Stazione dei Carabinieri di Carini informava dell'accaduto il Comando della Capitaneria di Porto di Palermo; il Comando richiedeva all'Ospedale Cervello di Palermo di far conoscere le prime diagnosi e le cause dei malori.
Il mattino seguente, il personale della Capitaneria di Porto di Palermo e dell'Ufficio Locale Marittimo di Isola delle Femmine provvedeva ad effettuare prelievi di acque in quattro punti del litorale interessato e a consegnarli al laboratorio di analisi dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (A.R.P.A. Sicilia).
Nel contempo, la suddetta Capitaneria richiedeva al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Palermo di effettuare campionamenti in aria nella zona interessata; il 9 luglio 2006 veniva comunicato l'esito negativo di tali campionamenti.
Nei campioni di acqua marina prelevati, invece, è stata riscontrata la presenza della microalga «Ostreopsis ovata».
Pertanto, allo scopo di approfondire la ricerca e di confermare la presenza di tale alga, quantificandone il livello di incidenza, in data 11 luglio 2006, l'A.R.P.A. ha eseguito una serie di campionamenti (acqua, sedimento ed alghe bentoniche) presso il litorale.
In totale sono stati prelevati n. 10 campioni di acqua per l'effettuazione dell'analisi quali-quantitativa del fitoplancton e n. 8 campioni per la determinazione dei principali nutrienti e per i test di ecotossicità. Sono stati registrati i parametri chimico-fisici (clorofilla a, temperatura, pH, salinità, ossigeno disciolto) nella colonna d'acqua e sono stati effettuati campionamenti di aria tramite «canister».
Gli esiti della fase di campionamento non hanno riscontrato la presenza di chiazze di idrocarburi, mentre la trasparenza delle acque è risultata buona.
Le analisi dell'A.R.P.A. sono state rivolte principalmente alla ricerca della «Ostreopsis ovata» (Dinoflagellati), alga unicellulare microscopica di origine tropicale, parassita delle alghe rosse e brune che abitano le zone costiere a basso idrodinamismo.
La fioritura di questi microrganismi rende le acque opalescenti: laddove venga superata la concentrazione di 50.000 cell/Lt, si possono evidenziare chiazze schiumose biancastre e marroni.
La presenza nel Mediterraneo dell'«Ostreopsis ovata» è accertata da un decennio e, nell'estate 2005, in diverse località italiane è stata correlata al manifestarsi di sintomatologie come quelle di recente avvenute in Sicilia.
L'A.R.P.A. ha prelevato, in immersione e con Benna di tipo «Van Veen», campioni di sedimento e di macroalghe bentoniche, nelle quali abitualmente la «Ostreopsis».
Nelle alghe prelevate ne è stata verificata una massiccia presenza; infatti, nei campioni d'acqua raccolti presso la linea di costa si è rilevata una concentrazione tra le 8.000 e le 10.000 cell/Lt; è stata riscontrata, inoltre, la presenza di un'altra microalga («Gymnodinium sp.») che raggiunge la densità di 50.000 cell/Lt., la quale appartiene ai Dinoflagellati e presenta un'ecologia simile all'«Ostreopsis».
Nei campioni prelevati al largo della costa la densità fitoplanctonica generale è risultata notevolmente inferiore e non è presente alcuna «Ostreopsis».
È stato eseguito il test di tossicità acuta su «Vibrio fischeri», che ha rilevato un effetto debolmente tossico in quei campioni

di sedimento prelevati in aree dove la densità della suddetta microalga è risultata maggiore.
L'elevata disponibilità di nutrienti, in particolare fosfati o nitrati in basse condizioni di idrodinamismo, insieme alla persistenza di alta temperatura dell'acqua, favoriscono la proliferazione di queste microalghe.
È probabile che le tossine (CFP - Ciguatera Fish Poisoning) emesse dalle microalghe siano trasportate dal vento con l'aerosol marino, soprattutto quanto le mareggiate provocano il distaccamento dal fondale delle macroalghe ospiti, che si accumulano sulla riva: in effetti, i sintomi sul litorale di Capaci-Isola delle Femmine si sono manifestati in giornate con moto ondoso elevato.
Si fa presente che da parte dei competenti organi regionali non sono pervenute, ad oggi, informazioni sulle risultanze definitive delle determinazioni dei nutrienti sui campioni di acqua e di aria, che si fa riserva di comunicare all'interrogante qualora pervengano a questo Ministero.
Inoltre, il Sindaco del Comune citato ha precisato che:
1) già dal pomeriggio del 9 luglio 2006 non vi erano state richieste di controllo medico riconducibili all'evento;
2) la Capitaneria di Porto non ha registrato il passaggio di alcun cargo che abbia potuto causare sversamenti di sostanze tossiche;
3) la nota dell'A.R.P.A. trasmessa al Sindaco è stata portata a conoscenza della popolazione attraverso la stampa locale.

Il competente Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione per la protezione della natura riferisce quanto segue: «...Nel merito della problematica, per quanto di competenza, si comunica che nessuna informativa ufficiale circa un eventuale inquinamento della zona di mare segnalata è mai pervenuta a questa Direzione né è stata mai segnalata una situazione di emergenza tale da giustificare l'avvio di una apposita campagna di monitoraggio ambientale delle aree in questione.
Per quanto riguarda il programma di monitoraggio dell'ambiente marino costiero svolto dalla scrivente Direzione in collaborazione con le ragioni interessate, l'Isola delle Femmine non rientra nelle aree sottoposte ad indagine nell'ambito del programma di monitoraggio 2001-2006; nelle vicinanze dell'area in questione insistono, invece, due punti di campionamento.
È da precisare comunque che nel periodo cui si riferisce l'interrogazione, il programma di monitoraggio di cui è discorso non era in attività per mancanza di fondi; ciò ha determinato la sospensione del programma stesso dal 31 marzo al 15 luglio 2006».

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.

FABRIS e CAPOTOSTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre l'interpellante ha avuto notizie circa la decurtazione dei fondi che il Ministero per i beni e le attività culturali, in particolare il Dipartimento per lo Spettacolo e lo Sport, ha operato nei confronti delle già programmate attività formative e rappresentative dall'Associazione Festival delle Nazioni O.n.l.u.s. di Città di Castello (Perugia) per il 2006;
con lettera del 25 settembre 2006 sono stati chiesti allo stesso Dipartimento per lo Spettacolo e lo Sport chiarimenti in merito alla predetta vicenda;
con lettera P. 27114/S 22.13.10/12 del 2 ottobre 2006 la Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo e lo Sport provvedeva a rispondere alla citata richiesta;
in tale lettera, oltre all'esposizione di criteri generali e all'enumerazione di dati statistici, veniva illustrata la decisione politica della Direzione Generale suddetta e della Commissione Consultiva preposta di penalizzare le «attività quali corsi, concorsi ed attività di promozione della musica» e di «sostenere, con maggiore incisività,

i settori della musica classificabili come produttivi»;
le decurtazioni operate nell'anno 2006 sono dovute in parte ad una «diminuzione degli stanziamenti destinati al settore» ed in parte ad un «aumento delle domande di sovvenzione pervenute»;
sulla decisione avrebbero influito anche:
1) un aumento dei contributi erogati dagli Enti Territoriali per gli anni 2004 e 2005;
2) presunte irregolarità nella gestione dell'attività concertistica 2004;
le suddette motivazioni appaiono all'interpellante contraddittorie dal momento che:
1) le erogazioni statali sono connesse all'esistenza di erogazioni di Enti territoriali e quindi un aumento di queste ultime, come nel caso specie, deve costituire elemento confortante e non disincentivante;
2) come ampiamente spiegato nella lettera spedita dall'Associazione Festival delle Nazioni il 20 aprile 2006, Prot. A-2006/018, alle competenti autorità del ministero per i beni e le attività culturali, le modifiche intercorse nell'attività concertistica 2004 non hanno influito sul generale livello qualitativo della stagione e sono da addebitare alla decurtazione dei fondi statali per lo stesso anno -:
se codesto ministero intenda fornire motivazioni coerenti, chiare e puntuali circa la decisione amministrativa intrapresa per decurtare i fondi destinati al Festival delle Nazioni in misura percentuale ben superiore alla media dei tagli decisi a livello politico;
se intenda emendare le proprie decisioni e riassegnare alla suddetta Associazione stanziamenti sufficienti affinché venga mantenuto un livello quantitativo e qualitativo delle rappresentazioni e dei corsi che rispetti i successi e la favorevole tradizione, ormai quarantennale, del Festival delle Nazioni.
(4-01774)

Risposta. - I criteri e le modalità di erogazione dei contributi alle attività di spettacolo in corrispondenza del fondo unico dello spettacolo (F.U.S.) sono fissati dal decreto ministeriale 21 dicembre 2005 pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 298 del 4 febbraio 2006.
Il suddetto decreto ha introdotto alcune significative innovazioni rispetto al precedente decreto ministeriale 8 febbraio 2002, n. 47.
In particolare, per quanto riguarda le norme di carattere generale, all'articolo 6 relativo alla «valutazione qualitativa» sono stati aggiunti, rispetto al precedente articolo 6 del decreto 47, due importanti elementi di valutazione delle iniziative che, ovviamente, possono incidere sulla determinazione dei contributi.
Il primo riguarda la parte della lettera
b) del 1o comma nella quale si fa specifico riferimento alla regolarità gestionale-amministrativa dell'organismo; il secondo riguarda, in particolare, la lettera a) del 2o comma che, tiene conto - relativamente all'ultimo biennio - «della media del numero degli spettatori paganti, nonché dei relativi incassi, con riferimento al contesto socio-economico del territorio».
Nello specifico, la Commissione ha tenuto in particolare considerazione, nella valutazione generale dell'iniziativa in questione, la regolarità gestionale-amministrativa del soggetto, che nell'anno 2004 non ha rispettato, relativamente all'organizzazione del festival, la preventiva programmazione artistica, valutata dalla Commissione Musica che poi ha determinato il contributo di 250.000,00 euro.
Infatti, a consuntivo, l'Associazione ha realizzato 19 concerti dei 21 preventivati modificandone ben 10 rispetto al programma a suo tempo esaminato.
Altro elemento che ha fortemente inciso sulla valutazione finale del contributo 2006, è stata la scarsa presenza di pubblico pagante - registrata nel biennio precedente - di appena 109 spettatori di media nel

2004 e 115 nel 2005, media che per un festival, che è stato considerato, in passato, di una certa rilevanza, che si svolge nei mesi di agosto e settembre nella cittadina umbra, non rappresenta certamente un risultato del tutto confortante, tenuto anche conto del 1o comma dell'articolo 13 del decreto 21 dicembre 2005 che per le rassegne e festival recita «Può essere concesso un contributo a soggetti pubblici o privati, organizzatori di rassegne e festival di carattere nazionale o internazionale, che contribuiscono alla diffusione ed al rinnovamento della musica e allo sviluppo della cultura musicale, anche in relazione alla promozione del turismo culturale...».
La media delle presenze paganti ottenuta nel biennio 2004-2005 sta ad indicare, inequivocabilmente, che la manifestazione in questione non ha corrisposto nel migliore dei modi alle aspettative richiamate dal legislatore nella citata lettera
a) del 2o comma dell'articolo 6 e dal dettato dell'articolo 13 del vigente decreto ministeriale 21 dicembre 2005.
Comunque è da evidenziare come già, da alcuni anni, la programmazione del festival è stata ritenuta di minor rilevanza rispetto al passato, con la conseguente costante riduzione del contributo ministeriale che da 258.000,00 euro del 2003, è passato a 250.000,00 nel 2004, a 235.000,00 nel 2005 e a 200.000,00 nel 2006.
Analoga situazione si è verificata per i corsi di perfezionamento musicale per i quali si è registrata una diminuzione del contributo statale che da 51.600,00 euro assegnati nel 2003 è passato a 48.000,00 nel 2004, a 40.000,00 nel 2005 ed infine a 20.000,00 nel 2006.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Elena Montecchi.

FASOLINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Freie Universität e l'Istituto di cultura italiano a Berlino hanno organizzato una tavola rotonda che avrebbe dovuto tenersi a Berlino il 24 novembre 2006 sul tema del viaggio in Italia di Hitler avvenuto nel maggio 1938;
nel corso della tavola rotonda era stata prevista la proiezione del documentario «Il viaggio del Führer in Italia» curato dal Professore Piero Melograni e prodotto dall'Istituto Luce,mentrela tavola rotonda prevedeva gli interventi dello stesso Professore Piero Melograni, del Presidente dell'Istituto Luce Stefano Passigli e del Professore Oliver Janz della Freie Universität di Berlino;
in previsione dell'evento era stato preparato un cartoncino di invito (a cura della Freie Universität) recante le immagini di Hitler e Mussolini, i due dittatori protagonisti dell'incontro, e quelle di una folla «oceanica» radunatasi nella Piazza Plebiscito di Napoli;
l'ambasciatore italiano a Berlino Antonio Puri Purini ha ravvisato nella brochure di invito così come confezionata un'ipotesi di apologia del nazismo e del fascismo;
il Direttore dell'Istituto di Cultura Renato Cristin non ha voluto accedere all'invito di ritirare la brochure;
a questo punto l'ambasciatore a Berlino, avvalendosi delle norme che gli consentono di intervenire nelle scelte dell'Istituto di cultura ha annunciato che la parte italiana non avrebbe partecipato al convegno, scatenando le ire di Renato Cristin direttore dell'Istituto di cultura dimissionario dall'incarico dal 25 settembre 2006;
la decisione dell'Ambasciatore italiano in Germania ha suscitato la riprovazione e le perplessità del Vice-Direttore della Freie Universität che ha giudicato francamente fuori posto le preoccupazioni dell'Ambasciatore Puri Purini;
considerato che le gravi vicende degli anni trenta fanno parte di un giudicato storico nel quale la condanna dei due dittatori è ormai inappellabile (in misura diversa ma solidale, i due dittatori si sono resi responsabili di una delle più gravi tragedie dell'umanità, se non la più grave

in assoluto, con decine e decine di milioni di morti, internamenti in campi di sterminio e genocidio, vicende in cui, comunque soverchiante e assolutamente prevalente, in alcuni casi esclusiva, è stata la responsabilità del dittatore tedesco);
comunquesia nel caso del Nazismo come nel caso del Fascismo ci sono state gravi responsabilità istituzionali e di poteri economici cui si è aggiunto, in modo via via crescente, un consenso popolare che ha agevolato il corso delle due dittature;
a distanza di oltre mezzo secolo da tali vicende è giusto e necessario trarre insegnamenti per il futuro perché nessuno abbassi mai il capo e perché ognuno sappia che il corso della storia dipende da tutti;
nella vicenda berlinese il maggiore interesse storico è rappresentato dalla brochure in cui si raffigura la folla straripante di Piazza Plebiscito e che la tavola rotonda avrebbe rappresentato una occasione eccezionale sia per la peculiarità della sede di incontro, sia per la qualità e il valore dei relatori, utile per una approfondita e moderna riflessione sulla storia di quegli anni, le implicazioni dell'incontro italiano dei due dittatori e il comunque colpevole (ad avviso dell'interrogante) consenso offerto dalla stragrande maggioranza della popolazione alla politica autoritaria e illiberale perseguita dai due regimi dittatoriali;
e pertanto il comportamento nella vicenda dell'Ambasciatore a Berlino è assolutamente da condannare -:
quali iniziative intenda prendere il ministro interrogato per tutelare le libere iniziative di Istituti ed Associazioni e se fosse a conoscenza della vicenda e della relativa decisione dell'Ambasciatore a Berlino in tempo utile a poter intervenire.
(4-01608)

Risposta. - L'Istituto italiano di cultura in Berlino, diretto dal professor Renato Cristin, aveva programmato per il 24 novembre 2006, presso la Freie Universität (FU) di Berlino la presentazione del film documentario di Leonardo Tiberi «Il viaggio del Führer in Italia». La manifestazione prevedeva, oltre alla proiezione del filmato, un'introduzione del presidente dell'Istituto Luce, senatore Stefano Passigli e del professor Piero Melograni, un dibattito con la partecipazione del professor Oliver Janz e del professor Arnd Bauerkämper della FU di Berlino, nonché del professor Claudio Siniscalchi della Lumsa di Roma e della professoressa Maddalena Vianello dell'Università di Roma.
Nel ricevere l'invito, l'Ambasciatore d'Italia in Berlino ha trovato la sua veste tipografica non accettabile, essendovi riprodotte due foto d'epoca raffiguranti due momenti della visita di Hitler in Italia del 1938, che - ad avviso dell'Ambasciatore - sminuiscono e banalizzano la catastrofe storica che ebbe origine da quell'evento.
Pertanto l'Ambasciatore - in virtù delle sue attribuzioni di indirizzo e vigilanza conferitegli dall'articolo 3 lettera
d) della legge 401 del 22 dicembre 1990 «Riforma degli Istituti Italiani di Cultura e interventi per la promozione della cultura e della lingua italiana all'estero» - ha chiesto al direttore dell'Istituto Italiano di Cultura una riprogrammazione della manifestazione, per inquadrare il film documentario nel giusto contesto critico. La decisione dell'Ambasciatore è stata condivisa dal prorettore della FU, professor Klaus Hempfer, che ha convenuto sull'opportunità di un rinvio dell'evento.
Giova peraltro ricordare che la competenza relativa alla valutazione dell'impatto culturale-politico
in loco viene di fatto attribuita dalla legge al Capo della missione diplomatica. Questi può infatti valutare, nell'esercizio della sua discrezionalità, le sensibilità del Paese di accreditamento, delle quali è opportuno che l'Amministrazione tenga debitamente conto.
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

FOTI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere quale sia lo stato del ricorso presentato avanti il Comitato Amministrazione Gestione contributi e prestazioni previdenziali dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni (sede Inps di Piacenza), dal Signor Bracchi Bruno, nato a Piozzano il 25 maggio 1952 e residente a Piacenza, avverso la reiezione dell'istanza dallo stesso presentata, volta ad ottenere la concessione della rendita vitalizia spettante ai collaboratori coltivatori diretti.
(4-00076)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha comunicato quanto segue.
Il ricorso che il signor Bruno Bracchi, nato a Piozzano il 25 maggio 1952, ha presentato avverso la reiezione di costituzione di rendita vitalizia per contributi omessi nella gestione dei coltivatori diretti al comitato amministratore per la gestione dei contributi e prestazioni previdenziali dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni, è stato respinto con deliberazione n. 112 del 22 aprile 2004 del predetto Comitato.
La deliberazione, a mezzo lettera raccomandata A.R., è stata notificata all'interessato in data 21 luglio 2004.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.

GALANTE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Libano è in corso una guerra di aggressione realizzata anche, secondo plurime e autorevoli testimonianze, con armi che riducono le persone (tra cui molti bambini, donne e anziani) a corpi straziati e carbonizzati, spesso ridotti a brandelli, corpi martoriati con devastazioni profonde, quasi sempre senza la presenza di schegge ma bruciati fino all'osso, che non lascerebbero dubbi sull'utilizzo da parte di Israele di armi chimiche -:
se il Governo italiano intenda farsi promotore in tutte le sedi idonee della creazione di una Commissione internazionale di indagine che chiarisca che tipo di armamenti Israele impieghi nelle sue operazioni;
se perciò non ritenga necessario sospendere la cooperazione militare italiana con Israele prevista dal «Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, fatto a Parigi il 16 giugno 2003», ratificato e reso esecutivo dalla legge 94/2005.
(4-00815)

Risposta. - Il «Memorandum d'Intesa» fra Italia e Israele va visto nel contesto più ampio della presenza italiana nella Regione.
L'Italia svolge nello scenario libanese post-bellico un ruolo di primissimo piano nella ricerca di una soluzione durevole della crisi in Medio Oriente.
A tale scopo considera fondamentale, per la stabilizzazione della Regione, che il Governo del Primo Ministro Siniora riacquisti la sua piena sovranità sull'intero territorio libanese. Ciò comporta, come peraltro richiesto dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il dispiegamento delle Forze Armale libanesi nel Sud del Paese e lungo tutte le frontiere.
Sulla base di tale esigenza, su nostra iniziativa, i Paesi dell'Unione europea stanno valutando le modalità per fornire al Governo libanese un'assistenza che va oltre il contributo alla missione Unifil (
United Nations Interim Force in Lebanon). In occasione del Consiglio Affari generali dell'Unione europea del 15 settembre 2006 è stata lanciata la proposta di una possibile iniziativa Pesd (Politica Europea di Sicurezza e Difesa) per l'assistenza al Libano nel campo della difesa e, più in generale, per la riforma nel settore della sicurezza. Una missione tecnica dell'Unione europea sarà presto inviata a Beirut per prendere contatto con le Autorità libanesi e conoscere le loro necessità, al fine poi di definire

un eventuale programma di assistenza europea alle Forze Armate libanesi.
L'Italia ha già dato piena disponibilità ad assistere il Libano nella sua opera di rafforzamento delle Forze Armate. Nel 2004 i due Paesi hanno firmato un Memorandum d'Intesa di collaborazione nel campo della Difesa, che entrerà in vigore a breve. Il 12 settembre 2006 il Ministro della difesa Parisi ha effettuato una visita in Libano in occasione della quale ha rappresentato la possibilità che l'Italia soddisfi la richiesta di ammodernamento ed equipaggiamento dell'esercito avanzata da parte libanese. Tale collaborazione avrebbe non solo il vantaggio di inquadrarsi nella cornice giuridica di un Accordo consolidato, ma anche quello di poter approfittare della presenza delle nostre truppe
in loco per l'addestramento dei soldati libanesi.
Alla luce di queste considerazioni, l'esistenza del Memorandum d'Intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa tra Italia ed Israele, firmato a Parigi il 16 giugno 2003, non costituisce un segnale di parzialità nei confronti di una delle parti della crisi. Esso rappresenta piuttosto un impulso alla collaborazione nei settori dell'addestramento e della ricerca tecnologica e industriale.
Il nostro Paese intrattiene peraltro con Israele rapporti di collaborazione, che hanno ormai radici profonde nel tempo. Israele rappresenta uno dei
leaders mondiali dell'alta tecnologia, in settori quali l'informatica, l'elettronica, l'avionica e l'industria aerospaziale e l'Accordo in questione prevede la possibilità di creare forme di cooperazione per facilitare lo scambio di dati tecnici, di informazioni e di hardware, in un quadro generale di salvaguardia dei reciproci interessi.
L'equilibrio dell'Italia nello scenario mediorientale è stato più volte riconosciuto da tutti gli attori della Regione ed è stato funzionale al ruolo di
leadership che l'Italia conduce anche nella complessa crisi israelo-palestinese, dove l'imparzialità e la credibilità rappresentano fattori fondamentali per promuovere le condizioni per l'avvio di un dialogo costruttivo tra le parti.
La cooperazione italo-israeliana in materia militare, peraltro, oltre ad inserirsi nel più ampio contesto di un consolidato ed articolato rapporto politico, è anche utile dal punto di vista della lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata. Questioni entrambe prioritarie della politica italiana ed europea nella regione del Medio Oriente.
Il Governo italiano non ravvede, pertanto, allo stato attuale le condizioni per sospendere le intese nel settore della Difesa con lo Stato israeliano.

Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

GASPARRI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Italiano di Cultura di Berlino, l'Istituto Luce e la Facoltà di Storia della Freie Universität di Berlino hanno organizzato per il 24 novembre 2006 la presentazione, presso la sede della citata Università berlinese, di un film-documentario di ricostruzione storiografica curato dal professor Piero Melograni e prodotto dall'Istituto Luce su «Il viaggio del Fuehrer in Italia», seguito da un dibattito al quale parteciperanno tra gli altri il professor Oliver Janz, il professor Piero Melograni e il Presidente dell'Istituto Luce Sen. professor Stefano Passigli;
nei giorni scorsi, a meno di tre settimane dall'evento, l'Ambasciatore a Berlino Puri Purini ha imposto, con una diretta pressione presso il Rettorato della Freie Universität di Berlino, l'annullamento della manifestazione, con l'unica argomentazione che il cartoncino d'invito (allegato per opportuna informazione) a suo personale avviso rappresenterebbe un caso di apologia del fascismo;
la funzione di «vigilanza e indirizzo» degli Ambasciatori nei confronti degli Istituti Italiani di Cultura viene attivata nei casi in cui l'attività di questi ultimi sia lesiva dell'immagine dell'Italia all'estero o lesiva dei rapporti fra l'Italia e il Paese ospitante;

nel caso della manifestazione programmata dall'Istituto Italiano di Cultura di Berlino, dall'Istituto Luce e dalla Freie Universität di Berlino non vi è alcuna lesione dell'immagine dell'Italia o dei rapporti italo-tedeschi, poiché il cartoncino di invito relativo alla manifestazione in oggetto è scientificamente oggettivo, storiograficamente corretto e privo della benché minima sfumatura di apologia del fascismo e del nazismo -:
se non ritenga che l'accusa di apologia del fascismo avanzata dall'Ambasciatore Puri Purini - per lettera al MAE e a mezzo stampa - sia infondata;
se la pretesa da parte di tale Ambasciatore, a partire da questo pretesto, di cancellare l'intera iniziativa in programma non rappresenti una prevaricazione;
se imporre d'ufficio tale cancellazione non sia un abuso che infondatamente squalifica il lavoro dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino e lede l'autonomia del suo Direttore;
se il diretto intervento esercitato da tale Ambasciatore nei confronti della Freie Universität di Berlino affinché receda dal co-organizzare la manifestazione non si configuri come una interferenza nei confronti di un'istituzione straniera;
se la censura non rappresenti un danno sia alla libertà della ricerca e della critica storiografica sia, di conseguenza, un danno all'immagine delle Istituzioni italiane;
se e come il Ministro degli Esteri e il Governo intendano intervenire per evitare all'Italia quello che secondo l'interrogante è un danno di immagine causato dall'Ambasciatore Puri Purini;
se non ritenga urgente appurare se questo episodio non sia solo l'ultimo di una serie di casi di immotivato boicottaggio dell'attività dell'Istituto Italiano Cultura di Berlino;
se non ritenga urgente appurare altresì in quante e quali altre occasioni l'Ambasciatore in oggetto abbia assunto comportamenti contrari agli interessi dell'Italia in Germania (come per esempio nel caso di Palazzo Italia);
quali provvedimenti si intendano assumere per evitare atti non opportuni dell'ambasciatore in premessa.
(4-01610)

Risposta. - L'Istituto Italiano di Cultura in Berlino, diretto dal professor Renato Cristin, aveva programmato per il 24 novembre 2006, presso la Freie Universität (FU) di Berlino la presentazione del film documentario di Leonardo Tiberi «Il viaggio del Führer in Italia». La manifestazione prevedeva, oltre alla proiezione del filmato, un'introduzione del presidente dell'Istituto Luce, senatore Stefano Passigli e del professor Piero Melograni, un dibattito con la partecipazione del professor Oliver Janz e del professor Arnd Bauerkämper della FU di Berlino, nonché del professor Claudio Siniscalchi della LUMSA, di Roma e della professoressa Maddalena Vianello dell'Università di Roma.
Nel ricevere l'invito, l'Ambasciatore d'Italia in Berlino ha trovato la sua veste tipografica non accettabile, essendovi riprodotte due foto d'epoca raffiguranti due momenti della visita di Hitler in Italia del 1938, che - ad avviso dell'Ambasciatore - sminuiscono e banalizzano la catastrofe storica che ebbe origine da quell'evento.
Pertanto l'Ambasciatore - in virtù delle sue attribuzioni di indirizzo e vigilanza conferitegli dall'articolo 3 lettera
d) della legge 401 del 22 dicembre 1990 «Riforma degli Istituti Italiani di Cultura e interventi per la promozione della cultura e della lingua italiana all'estero» - ha chiesto al direttore dell'Istituto italiano di cultura una riprogrammazione della manifestazione, per inquadrare il film documentario nel giusto contesto critico. La decisione dell'Ambasciatore è stata condivisa dal prorettore della FU, professor Klaus Hempfer, che ha convenuto sull'opportunità di un rinvio dell'evento.
Giova peraltro ricordare che la competenza relativa alla valutazione dell'impatto culturale-politico
in loco viene di fatto attribuita dalla legge al Capo della missione

diplomatica. Questi può infatti valutare, nell'esercizio della sua discrezionalità, le sensibilità del Paese di accreditamento, delle quali è opportuno che l'Amministrazione tenga debitamente conto.
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

GIBELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il terrorismo internazionale «Jihadista» ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e l'ultimo gravissimo episodio avvenuto a Londra il 7 luglio 2005;
la sfida lanciata dal fondamentalismo islamico è particolarmente seria in quanto affonda il colpo in un'Europa che rifiuta di riconoscere le proprie radici;
è necessario ricordare che più volte il nostro Paese è stato indicato come prossimo obiettivo per una operazione di terrore se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra;
stiamo vivendo giorni di grande preoccupazione per l'acuirsi del conflitto in medio oriente e per le possibili conseguenze geopolitiche internazionali;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale, hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
al termine del processo in Corte d'assise di Cremona il signor Laagoub Abdelkader, già condannato previo patteggiamento nel 2003 ad una pena di sei mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e contraffazione di documenti, arrestato nel 2004 per terrorismo internazionale con richiesta di estradizione da parte del Marocco perché indagato nel Paese di provenienza come esponente di spicco del movimento Jihadista (Gruppo Islamico Marocchino Combattente), è stato assolto dal reato imputatogli perché commesso prima dell'entrata in vigore del 270-bis;
il signor Khalid indagato per terrorismo internazionale e di seguito assolto dalla Corte di assise di Cremona (con motivazioni secondo l'interrogante quantomeno originali) è attualmente in libertà dopo aver scontato una pena a 2 anni e 4 mesi di reclusione per violazione alle leggi dell'immigrazione;
nei confronti dei signori Laagoub Abdelkader e Khalid, pur considerati i motivi, secondo l'interrogante comprovati, di pericolosità sociale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non è stato mai emesso un decreto di espulsione;
attualmente il signor Abdelkader e il signor Khalid vivono nella città di Cremona dove sono, paradossalmente, assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica dell'ALER (Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale);
a giudizio dell'interrogante, una politica non attenta, ha contribuito al brulicare del fondamentalismo islamico -:
se il Ministro non ritenga opportuno prevedere delle misure atte alla immediata espulsione di tutti i possibili fiancheggiatori di Al Qaeda presenti in Italia, procedendo a controlli severi anche sugli ingressi temporanei nei confronti di chi proviene da Paesi islamici.
(4-00889)

Risposta. - Il 15 luglio 2006, la Corte di Assise di Cremona, nel condannare per associazione con finalità di terrorismo internazionale tre stranieri ritenuti organici all'eversione islamica internazionale, si è pronunciata anche nei riguardi dei due immigrati menzionati dall'interrogante, condannando Khalid Khamlich a due anni e quattro mesi di reclusione per favoreggiamento ed assolvendo Abdelkader Laagoub per non aver commesso il fatto.
Il procedimento era stato originato da due indagini condotte parallelamente dall'Arma dei Carabinieri e dalle Questure di Brescia e Cremona in seguito a dichiarazioni rese da un detenuto per reati comuni

di origine tunisina che, nel 2002, aveva rivelato di essere al corrente di progetti di attentati ad opera di formazioni integraliste islamiche da effettuarsi entro l'anno a Milano ed a Cremona.
La successiva attività investigativa, pur non confermando tali progetti terroristici, consentì tuttavia di accertare l'esistenza in Italia di una rete di supporto del «gruppo islamico di combattimento marocchino», federato ad «Al Qaeda», dedito, fra l'altro, al reclutamento di
mujaeddin da avviare nelle aree di conflitto interetnico e religioso.
Il 1o febbraio 2006 la Corte d'Appello di Milano ha negato l'estradizione del Laagoub verso il Marocco - che ne aveva fatto richiesta per la presunta appartenenza dell'interessato al citato gruppo islamico di combattimento - motivando la decisione anche con la circostanza che al Laagoub erano stati contestati fatti commessi anteriormente all'entrata in vigore della normativa antiterrorismo in quel Paese.
Per completezza di informazione si precisa che il Laagoub è titolare di permesso di soggiorno per lavoro subordinato efficace sino al luglio 2007. L'interessato è, effettivamente, assegnatario dal 1996 di un alloggio dell'Istituto autonomo case popolari a Paderno Ponchielli, in provincia di Cremona.
Relativamente al Khamlich, si comunica che il medesimo era titolare di permesso di soggiorno scaduto nel 2004.
Il provvedimento del Questore di Cremona, volto a respingerne l'istanza di rinnovo in quanto presentata oltre i termini, è stato peraltro sospeso dal Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia. In attesa della sentenza di merito, non ancora adottata, il Khamlich continua a risiedere a Cremona presso un'abitazione di proprietà del Comune.
Quanto al problema più generale della presenza in Italia di possibili fiancheggiatori del terrorismo internazionale di matrice islamica, premesso che esso è costantemente all'attenzione delle Autorità di pubblica sicurezza e delle Forze di Polizia si precisa che questo Ministero, dando applicazione all'articolo 3 del decreto-legge n. 144 del 2005, convertito dalla legge n. 155 del 2005, ha adottato numerosi mirati provvedimenti di espulsione proprio nei confronti di stranieri la cui permanenza sul territorio nazionale avrebbe potuto agevolare attività terroristiche di stampo jihadista.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

GRILLINI, OTTONE, CANCRINI, ZANELLA, MELLANO, DE SIMONE, LENZI, CHIAROMONTE e BOATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul territorio nazionale, ogni estate sono assai numerose le denunce, elevate dalle forze dell'ordine per «atti contrari alla pubblica decenza», articolo 726 c.p., nei confronti di persone che praticano il naturismo in luoghi isolati e tradizionalmente frequentati dai naturisti stessi;
anche quest'anno, non appena incominciata la stagione turistica, si sono registrati numerosi interventi repressivi ai danni di naturisti;
tra questi il caso, solo per citarne alcuni, quello portato alla luce da La provincia di Como, l'11 luglio 2006: «Rivolta - Due uomini denunciati per atti contrari alla pubblica decenza. È il risultato di un'operazione anti-nudismo condotta ieri pomeriggio dagli agenti della polizia locale di Rivolta guidati dal comandante Giambattista Garbelli» e, ancora, il 9 luglio 2006, La Nuova Venezia riportava un fatto del tutto simile: «Blitz dei carabinieri alla Laguna del Mort: cinque nudisti sono stati scoperti, presi e denunciati dai carabinieri, mentre molti altri sono riusciti a fuggire. I nudisti sono stati identificati sull'isola del Mort, in località Valle Ossi di Eraclea Mare, dove prendevano il sole integrale». Il 21 giugno è la volta di Bolzano: «Prendere il sole senza veli - racconta l'Alto Adige Trento» di un naturista denunciato - può provocare non pochi guai giudiziari anche se si pensa di essere al riparo da sguardi indiscreti. Ne sa qualcosa un meranese di 36 anni» e ancora il 19 giugno 2006 a Porto

San Giorgio, secondo Il Messaggero (Pesaro): «Sabato pomeriggio, però, i circa cinquanta nudisti che affollavano la zona non avevano fatto i conti con i militari delle Stazioni dei carabinieri di Pedaso e Cupramarittima comandati dal maresciallo Antonio Russo. I militari si sono messi in borghese ed hanno iniziato a monitorare ogni metro di spiaggia»;
sono in vigore in numerosi comuni ordinanze repressive nei confronti del naturismo;
è il caso di Perla del Conero come ricorda Il Messaggero (Ancona) del 1 luglio 2006: «Il Comune della Perla del Conero infatti non ha cestinato l'ordinanza che vieta di prendere il sole come mamma ci ha fatto. Anzi, tutt'altro, non c'è tolleranza alcuna. E che multe, salate quanto una vacanza in posti esotici. Per chi avesse l'intenzione di denudarsi nelle spiagge che ricadono nel territorio sirolese sappia che va incontro a 516,46 euro di multa»;
anche nel Comune di Manerba, in provincia di Brescia, è in vigore un'ordinanza simile come riporta «Vivimilano.it» il 3 luglio 2006: «Un'ordinanza di un anno fa vieta esibire «genitali maschili e femminili» per scoprire i trasgressori il comandante dei vigili Gianfranco Rossi aveva organizzato finte coppie di fidanzatini ha lasciato solo 8 multe da 250 euro più 7 denunce per atti osceni che dormono in procura a Brescia»;
la pratica della nudità in comune, in taluni luoghi, è il fondamento della filosofia naturista, diffusa, praticata e promossa da tempo in tutto il resto d'Europa e del mondo civile e che tale pratica, anche in Italia, ha radici ultra trentennali e rappresenta una occasione per il turismo;
nell'ottobre 2005, due diversi giudici di pace di La Spezia hanno accolto in pieno la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm per il caso di due naturisti denunciati dai carabinieri per «atti contrari alla pubblica decenza». I giudici hanno ritenuto che non sussistevano responsabilità perseguibili penalmente da parte dei naturisti, giungendo alla conclusione che il nudismo, purché non ostentato, è lecito;
considerando che nel corso degli ultimi anni, la Corte di Cassazione ha emesso sentenze nelle quali viene affermato che la pratica del naturismo non ha rilevanza giuridica in quanto con il nudismo non si esplica un atto di rilevanza penale. Nelle sentenze 3557/2000 e 1765/2000 della predetta Corte, infatti, si afferma che «appare evidente che non può considerarsi indecente [...] la nudità integrale di un naturista in una spiaggia riservata ai nudisti o da essi solitamente frequentata»;
sono oramai numerosi i casi in cui per queste denunce i naturisti vengono regolarmente assolti con formula piena o i loro casi archiviati, in quanto tutti i giudici che si sono dovuti esprimere in materia di nudismo, hanno ritenuto che il comune senso del pudore, unico riferimento a cui ricondurre le valutazioni per stabilire la liceità o meno del naturismo, ha subito negli anni una dilatazione che di fatto si risolve nell'ammissibilità del nudismo, purché non ostentato. La giurisprudenza di merito cioè, si è ormai attesta a su univoche posizioni per le quali il nudismo, praticato in luoghi isolati e non tradizionalmente frequentati, perde qualsiasi carattere di offensività del sentimento di decoro o di riserbo;
alcune regioni stanno muovendosi per regolamentare la pratica del Naturismo, e alcuni comuni prevedono, con ordinanze zone per naturisti, tese alla creazione di strutture turistiche ricettive destinate al turismo naturista. È il caso del Lazio, con una proposta di legge regionale dell'Assessore Angelo Bonelli, depositata in Giunta;
sono circa 500.000 i cittadini italiani che praticano il naturismo come scelta di vita sana, rispettosa degli altri e dell'ambiente naturale;

nel corso di questa legislatura, sono state depositate tre proposte di legge per la depenalizzazione e il riconoscimento del diritto alla pratica del naturismo sia alla Camera dei deputati (Proposta di legge n. 276 «Depenalizzazione della pratica del naturismo e disciplina delle strutture turistico-ricreative riservate ai naturisti» dell'Onorevole Franco Grillini e altri) che al Senato (Progetto di legge S. 479 Depenalizzazione della pratica del naturismo e disciplina delle strutture turistico-ricreative riservate ai naturisti del Senatore Giampaolo Silvestri e altri e Progetto di legge S. 450 Norme per il riconoscimento del diritto alla pratica del naturismo del Senatore Piergiorgio Massidda) -:
quali siano le ragioni per le quali, con ingenti spese, le forze dell'ordine organizzano vere e azioni repressive verso comportamenti che non hanno alcuna rilevanza penale;
se il Ministero sia a conoscenza che alcuni interventi sono di agenti in borghese e se ciò sia ritenuto legittimo;
se Ella condivida che, a fronte di un arretratissimo «codice Rocco», il Parlamento debba prendere finalmente atto della necessità di una legge che regolamenta il naturismo e che escluda dall'articolo 726 c.p. la punibilità della nudità naturista;
se non ritenga di intervenire con apposita circolare del Ministero dell'interno alle Forze di polizia per chiarire che il naturismo che si pratica in luoghi isolati o tradizionalmente frequentati naturisti stessi non costituisci reato e non è da perseguire.
(4-00663)

Risposta. - Gli interventi degli operatori delle forze di polizia, nell'ambito specifico della pratica del naturismo, sono svolti in gran parte su segnalazione o denuncia di cittadini per asserite violazioni del codice penale in materia di atti contrari alla pubblica decenza e sono, quindi, attuati nell'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, alle dipendenze dirette dell'Autorità giudiziaria.
Per i profili di interesse di questo ministero, si precisa che la Suprema Corte di cassazione ha avuto occasione di osservare che, nell'ordinamento vigente, il confine tra comportamenti leciti e comportamenti che rientrano nelle categorie dell'osceno e degli atti contrari alla pubblica decenza è di difficile determinazione, in quanto occorre individuare il «vero sentimento della collettività in un determinato momento, in conformità alla progressiva evoluzione dei modo di pensare della maggior parte dei cittadini».
Inoltre, i parametri da utilizzare in tale valutazione vanno anche rapportati alle modifiche dei costumi, ai mezzi di comunicazione ed informazione ed alle «mode», intese come «costumi o comportamenti diffusi e generalmente accettati o tollerati, in quanto specchio del comune sentire», oltre che «allo specifico contesto in cui è accaduto il fatto ed alle particolari modalità di esso».
Alla luce del predetto orientamento giurisprudenziale, che impone all'interprete valutazioni differenziate in relazione ai vari contesti ambientali, risulta evidente la complessità di una direttiva sull'argomento che richiederebbe una univoca definizione del concetto di «comune senso del pudore», concetto mutevole nel tempo e di stretta elaborazione giurisprudenziale e che esula dalle attribuzioni di questa Amministrazione.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

HOLZMANN. - Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con delibera del 31 gennaio 2006 il Consiglio di Amministrazione del Ministero dell'interno ha approvato la proposta di graduatoria di merito formulata dalla Commissione per la progressione della carriera e 78 viceprefetti aggiunti sono stati ammessi a frequentare il corso di formazione per l'accesso alla qualifica di viceprefetto;

a quanto risulta all'interrogante, sono state disposte assegnazioni di sede assai lontane senza alcun riguardo per le esigenze personali e familiari degli interessati, molti dei quali sono madri di famiglia;
le assegnazioni, accettate dagli interessati per evitare assegnazioni d'ufficio peggiori, non costituiscono certo l'espressione di una libera volontà poiché hanno portato ad una serie di ricorsi;
nessuno tra coloro che hanno frequentato e superato il XX corso era a conoscenza del possibile trasferimento in sedi molto lontane in quanto non esistevano precedenti in tal senso ed il conforto di varie circolari del Ministero;
le cosiddette «regole del gioco» sono state modificate a «partita iniziata», cioè quando gli scrutini si erano già conclusi -:
se il Ministero dell'Interno, sulla base di quanto premesso e delle azioni già intraprese dai ricorrenti, non ritenga di dover rivedere le assegnazioni dei viceprefetti che hanno superato il XX corso.
(4-01665)

Risposta. - La procedura cui fa riferimento l'interrogazione si è conclusa l'8 novembre 2006 con la destinazione dei viceprefetti neopromossi alle rispettive nuove sedi di servizio, individuate fra quelle gravemente carenti di dirigenti.
Si sottolinea che tali sedi erano state individuate dall'amministrazione già il 12 luglio 2005 e ben prima delle operazioni di scrutinio, svoltesi il 25 ottobre e 31 gennaio successivi, erano state portate a conoscenza dei funzionari interessati e concorrere alla promozione.
I criteri adottati per l'assegnazione mirano ad una più razionale distribuzione delle risorse sul territorio finalizzata ad una migliore funzionalità degli uffici periferici, in modo da corrispondere alle accresciute esigenze operative delle Prefetture Uffici territoriali del Governo e da valorizzare la loro missione quale luogo di sintesi e raccordo fra le amministrazioni periferiche dello Stato e fra queste ed il sistema delle autonomie.
In questo contesto, con la direttiva del 19 giugno 2006 il Ministro, nell'esercizio della propria funzione di direzione politica, ha voluto indicare un criterio generale all'interno delle linee guida cui l'Amministrazione dovrà conformarsi nel futuro, ma senza entrare in alcun modo nel merito degli atti concreti di gestione.
Si tratta di un indirizzo in perfetta coerenza con lo spirito del decreto legislativo n. 139 del 2000 di riforma della carriera prefettizia, che per rimarcarne la proiezione territoriale già prevede necessariamente per i vincitori di concorso, all'atto dell'immissione in ruolo, l'assegnazione agli uffici decentrati. Segnando una svolta rispetto al passato, esso riguarderà, con la dovuta gradualità, tutti i funzionari prefettizi e le relative future assegnazioni, allo scopo di orientare una nuova politica del personale in grado di guidare ed accompagnare l'azione dell'Amministrazione nel processo in atto di trasformazione ed evoluzione delle Prefetture UU.TT.G.; processo che, come noto, trae origine dal decreto legislativo n. 300 del 1999 e successive modifiche sull'organizzazione di governo, dal citato decreto di riforma della carriera prefettizia nonché dai conseguenti provvedimenti di attuazione e modifica che hanno profondamente inciso sugli assetti e modelli organizzativi degli uffici di rappresentanza del Governo sul territorio.
Quanto alle norme ed alle procedure specificamente applicate, si precisa che la destinazione dei viceprefetti, al termine del corso di formazione, è avvenuta in applicazione dell'articolo 12 del citato decreto legislativo n. 139 del 2000, che disciplina il conferimento degli incarichi ai funzionari prefettizi.
Tale disposizione regola, in via di principio, l'attribuzione degli incarichi di funzione indistintamente a tutti i funzionari prefettizi nell'intero percorso di carriera, da viceprefetto aggiunto a prefetto; essa, pertanto, non poteva non essere applicata ai viceprefetti, una volta conseguita la qualifica all'esito del corso di formazione.
Ciò non toglie, ovviamente, che nei confronti dei neo-viceprefetti trovino applicazione

anche le norme relative alle procedure di mobilità, così come regolate dal decreto ministeriale 3 dicembre 2003. Pertanto, nello scorso mese di agosto, alcuni di essi hanno legittimamente ritenuto di avvalersi della procedura di mobilità straordinaria richiamata nell'interrogazione, esperita in applicazione dell'accordo sindacale sottoscritto il 10 luglio 2006. Tale accordo individua le sedi con grave carenza di organico da inserire nella mobilità, stabilendo un vincolo di permanenza di due anni nella nuova sede e la corresponsione ai dirigenti così trasferiti di un'indennità forfettaria pari a mille euro lordi mensili. Alla scadenza del biennio i predetti funzionari matureranno un diritto di precedenza a rientrare nella sede di provenienza o di preferenza per l'assegnazione ad una sede diversa.
Tale procedura si è conclusa nel mese di settembre con l'assegnazione di dodici neo-viceprefetti ad altrettante sedi carenti; gli altri neo-promossi che non hanno ritenuto di avvalersi delle opportunità della mobilità straordinaria sono stati, invece, chiamati a scegliere, secondo l'ordine di graduatoria, la rispettiva sede d'assegnazione fra quelle gravemente carenti precedentemente individuate.
In tal modo, come detto, si è inteso realizzare l'obiettivo, di cui gli stessi funzionari erano già da tempo avvertiti, di una più razionale allocazione delle risorse in funzione di una maggiore operatività e funzionalità degli uffici periferici; il tutto nel pieno rispetto delle regole vigenti, nella massima trasparenza e non senza aver adottato, attraverso lo strumento della mobilità straordinaria, un sistema di offerta di garanzie, incentivi e compensazioni in grado di contemperare le esigenze dell'amministrazione con quelle del personale interessato.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alessandro Pajno.

JANNONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da sempre Bergamo e la sua provincia vantano una gloriosa tradizione di adesione e partecipazione al corpo militare degli alpini, uomini e militari il cui sacrificio e spirito di abnegazione si è contraddistinto in interventi che, domi bellique, si sono rivelati preziosi ed insostituibili;
durante numerosi tragici avvenimenti, ed in particolare in occasione di calamità naturali, l'A.N.A. si è distinta per l'altruismo e lo slancio con i quali ha prestato il proprio soccorso alle popolazioni colpite, grazie ad una operatività che si fonda, oltre che sul personale di leva, anche su volontari non retribuiti in grado di coordinare con efficienza e tempestività tutte le attività di intervento e di soccorso;
segnatamente detta importantissima opera si manifestò - episodio questo che l'interrogante cita a solo titolo esemplificativo - 12 anni or sono, in occasione dell'alluvione che colpì nel novembre 1994 il Piemonte, allorquando l'A.N.A. si distinse contribuendo, per numero di persone, di mezzi, di energie e di risorse profuse, a ristabilire la normalità nelle zone disastrate; in detta occasione, su istanza dell'interrogante, il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro ritenne di insignire all'A.N.A. la medaglia d'oro al valor civile;
negli ultimi anni, nonostante l'attaccamento mostrato a questa forza militare, Bergamo è stata privata delle maggiori rappresentanze militari che operavano sul territorio, nonostante la stessa sezione A.N.A. di Bergamo si fosse fatta carico di presentare, nel corso dell'anno passato, la propria motivata candidatura per l'apertura di una nuova caserma in terra orobica;
il reperimento di un'infrastruttura militare, anche in considerazione della consistente disponibilità di aree ed immobili demaniali presenti sul territorio provinciale bergamasco, non solo consentirebbe l'utilizzo ed il ripristino di edifici

che attualmente giacciono in un deprecabile stato di abbandono, ma costituirebbe il giusto e meritato «premio» per la dedizione che da sempre gli Alpini hanno nutrito verso la terra orobica, unendo «Veci» e «Bocia» in un afflato di generosità e solidarietà senza confini;
concretamente, nel corso di un incontro congiunto tenutosi l'8 aprile 2002 e che ha visto riuniti attorno ad un solo tavolo i maggiori rappresentanti delle realtà politiche ed amministrative della città e della provincia di Bergamo, si è individuata un'area dell'hinterland cittadino ove sarebbe possibile la costruzione di una nuova caserma. Tale struttura potrebbe ospitare anche spazi per le esercitazioni ed in virtù delle metrature richieste dal ministero della difesa e consentirebbe di realizzare una vera e propria cittadella militare con tutti i requisiti dei moderni reparti operativi. Sarebbe infatti collocata vicino alle grandi vie di comunicazione (sia stradali che ferroviarie) ed includerebbe non solo la caserma, ma anche gli edifici amministrativi e le aree addestrative e di supporto per la protezione civile -:
quali misure il ministro della difesa intenda adottare per far sì che, per tutte le motivazioni suesposte e concretamente supportate, la bergamasca possa fattivamente e ragionevolmente contemplare, tra le sue infrastrutture l'apertura e piena funzionalità di una nuova caserma per un reggimento alpino in Lombardia, concedendo in tal modo un giusto e meritato riconoscimento ad un corpo come quello degli alpini che, soprattutto in terra orobica, con la gloriosa opera delle divisioni «Tridentina» e «Berghem de Sass» ha saputo meritare unanimi apprezzamenti per la generosità e la professionalità attestate in tutto il mondo.
(4-00136)

Risposta. - In premessa alla questione affrontata con l'interrogazione in esame, si fa rilevare come il Corpo militare degli Alpini costituisca una grande risorsa per la Difesa, ed in particolare per l'Esercito, per i valori, le tradizioni, l'identità e gli ideali che esso rappresenta e continuerà a rappresentare per il Paese.
L'Amministrazione, infatti, ha sempre tenuto in grande considerazione le tradizioni alpine della regione chiamata in causa, la Lombardia, nella consapevolezza del forte legame storico che unisce questo prestigioso Corpo alle varie comunità locali.
Ciò premesso, l'Esercito, nell'ambito della progressiva trasformazione dello strumento militare in senso interamente professionale, sta attuando una riorganizzazione in chiave riduttiva della componente territoriale ed operativa.
Tuttavia, le Truppe alpine, nonostante tali interventi riduttivi, continuano a mantenere il medesimo peso percentuale nel contesto delle Forze di Manovra.
Venendo, ora, all'auspicato trasferimento nella regione Lombardia di un Reparto alpino, la questione è, come noto, da tempo, oggetto di costante attenzione.
Infatti, nell'ottica di realizzare una più equilibrata distribuzione delle varie unità nel Nord Italia, è stata individuata un'ipotesi di riconfigurazione e ridislocazione nelle città di Brescia e di Bergamo del 2o Reggimento Artiglieria Terrestre
«Vicenza», con sede attuale in Trento.
Il relativo provvedimento - di prevista attuazione per il 2008 (decreto legislativo del 28 novembre 2005, n. 253) - è, comunque, vincolato alla realizzazione di adeguate infrastrutture, che dovrà essere, così come era stato concordato nella precedente Legislatura, totalmente a carico delle rispettive Amministrazioni locali delle due città coinvolte.
A tal fine sono state avviate le riunioni tecniche tese a definire, nel dettaglio, modalità e tempi di realizzazione.
Nel merito, gli esponenti dei Comuni di Bergamo e di Brescia, tuttavia, in sede di analisi di uno specifico studio di fattibilità condotto dalla competente Direzione Generale dei Lavori e del Demanio, hanno manifestato alcune riserve relativamente all'impatto economico sui bilanci comunali, nonché all'individuazione delle aree da rendere disponibili per la realizzazione dell'insediamento militare.


Conseguentemente, l'esame della questione, che vedrà in futuro, comunque, il più ampio coinvolgimento istituzionale (Regione Lombardia, Province e comuni di Bergamo/Brescia e Associazione Nazionale degli Alpini), è stato aggiornato, allo scopo di consentire alle Amministrazioni interessate di esperire le valutazioni di merito nei rispettivi ambiti e di proporre eventuali soluzioni alternative.
In proposito, quindi - fermo restando il citato vincolo relativo ai costi ed alla realizzazione - non resta che dare ampia assicurazione all'interrogante riguardo all'impegno con cui la Difesa continuerà a seguire la questione, nella prospettiva di dare il necessario impulso che consenta di addivenire ad una soluzione nel senso auspicato, in grado di soddisfare le esigenze delle Forze Armate e contestualmente andare incontro alle aspettative dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali.

Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.

MARAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in un articolo apparso sul numero 40-41 del settimanale economico Il Mondo con il titolo «Tps dà l'ok a Fincantieri in Borsa», si sostiene che «per la quotazione di Fincantieri a Piazza Affari è cominciato il conto alla rovescia»;
secondo quanto risulta a Il Mondo, «il ministero dell'economia, che controlla la società guidata dall'amministratore delegato Giuseppe Bono, ha fatto partire le procedure che dovrebbero portare all'ipo entro il prossimo mese di giugno»;
stando al settimanale «la privatizzazione dovrebbe avvenire in parte con la vendita di azioni proprie, in parte sotto forma di aumento di capitale» e «permetterebbe così di assicurare entrate fresche al Tesoro (che detiene il 98,8 per cento di Fincantieri attraverso Fintecna, il residuo 1,2 per cento è in portafoglio a Citybank) e, nel contempo, di irrobustire i polmoni finanziari della società»;
le segreterie nazionali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uim, hanno rivolto il 22 giugno scorso una richiesta di incontro urgente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - senza ricevere finora alcuna risposta - per conoscere gli orientamenti e le decisioni del Governo in merito al progetto di privatizzazione in Borsa di Fincantieri Cantieri navali italiani S.p.A. -:
se le notizie riportate dal settimanale economico Il Mondo corrispondano al vero;
quali siano gli orientamenti e le decisioni del Governo in merito al progetto di privatizzazione in Borsa di Fincantieri Cantieri navali italiani S.p.A.
(4-01240)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in oggetto, concernente la società Fincantieri.
In proposito, nel richiamare quanto già comunicato nel corso dell'Audizione svoltasi in data 14 novembre 2006 presso la IX Commissione della Camera dei Deputati, si fa presente che la citata società, controllata al 99 per cento dalla società Fintecna, ha raggiunto una ottima
performance in questi anni, avendo conseguito una posizione di assoluta preminenza nel panorama internazionale dell'industria cantieristica.
Fincantieri si è posizionata in segmenti di mercato meno esposti alla concorrenza asiatica, che spesso ha fatto del prezzo la principale leva competitiva, avendo acquisito grandi competenze in termini di
design, di tecnologia, di gestione di processi complessi, di personalizzazione del prodotto. Queste competenze sono alla base del successo dell'azienda, che oggi è leader nel settore delle navi da crociera, con una quota di mercato del 45 per cento ed un rapporto privilegiato con il principale operatore crocieristico mondiale.
Tali considerazioni sono valide anche per il settore dei grandi traghetti, dove Fincantieri detiene più del 30 per cento del mercato mondiale. Indubbiamente è rassicurante

e positivo che questi segmenti di mercato, secondo le previsioni, si trovino in un trend crescente.
Il posizionamento strategico particolarmente favorevole ha determinato un andamento economico solido, positivo, con un fatturato in crescita ed un margine operativo risultato superiore ai 100 milioni di euro in tutti gli ultimi esercizi. Tale situazione appare particolarmente apprezzabile se si considera che Fincantieri ha dovuto fronteggiare una serie di fattori potenzialmente penalizzanti e negativi, quali il venir meno dei contributi pubblici alla cantieristica, l'apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro, nonché l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica e dell'acciaio, materia prima per la società.
Un contesto così impegnativo esige un continuo impegno di crescita e di innovazione. La presenza in questi mercati in forte sviluppo, nonché l'entrata in altri segmenti ad elevato tasso di crescita - ad esempio in quello dei megayacht, segmento in cui Fincantieri si è introdotta recentemente - richiede il potenziamento delle sue capacità produttive, del contenuto tecnologico dei suoi prodotti e della gamma dei servizi offerti. A tal fine, negli ultimi anni l'azienda ha effettuato forti investimenti in ricerca e sviluppo fra i quali va menzionata la rete di cantieri, a livello mondiale, per la riparazione e l'ammodernamento di navi da crociera e di grandi
ferries.
Considerazioni simili, in termini di crescita, valgono anche per il settore militare, sebbene rappresenti una parte minoritaria del business di Fincantieri. La società e il suo azionista Fintecna sono costantemente seguiti da questa Amministrazione e dal Governo non soltanto per monitorare l'andamento economico-finanziario delle proprie partecipate, ma soprattutto per perseguire un assetto finanziario, tendenzialmente stabile ed equilibrato, ed un posizionamento strategico sostenibile. Allo stato attuale, il Governo non ha assunto alcuna decisione se aprire al mercato il capitale di Fincantieri; esistono, indubbiamente proposte e ipotesi, la maggior parte delle quali, però, tende a delineare, nel futuro di Fincantieri, una possibile quotazione in Borsa, la quale è una delle modalità possibili per reperire le risorse finanziarie che servono alla società per assicurarsi lo sviluppo di cui sono state indicate le direttrici.
La quotazione non prelude necessariamente ad una perdita di controllo da parte dello Stato, che potrebbe rimanere azionista di controllo, anche in considerazione della valenza strategica di Fincantieri per la nostra industria della difesa.
Tali ipotesi, ovviamente, non rappresentano una novità e sono rapportate al buon andamento dell'azienda, tuttavia, rimangono soltanto proposte, che verranno ascoltate e valutate, ma al momento non costituiscono né una decisione né un orientamento per il Governo.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.

MORONI e LEONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come ampiamente riportato dalla stampa (la Repubblica, 13 ottobre), a Venezia si sono registrati numerosi casi di infezione batterica da legionellosi in alberghi ed uffici pubblici quali il tribunale;
tale grave caso fa seguito a quello di Torino, dove in cinque aeromobili di passaggio all'aeroporto di Caselle è stata rilevata acqua contaminata con il batterio della Legionella Pneumophila e della nave di crociera italiana, in viaggio nei Carabi nello scorso mese di novembre, nella quale si sono verificati due decessi sospetti;
a questi casi registrati nel corso del mese di ottobre, si sono aggiunti quelli che hanno visto il coinvolgimento dei convogli in partenza da Torino di Trenitalia (Corriera della sera-La Stampa del 26 Novembre 2006). I carabinieri dei Nas e i tecnici dell'Arpa di Novara hanno individuato nei bagni dei treni intercity e interregionali intere colonie di legionella. Si sottolinea, altresì, come tali controlli rientrino nelle procedure di monitoraggio della situazione igienico-sanitaria dei convogli di Trenitalia

disposti a partire dallo scorso anno dal Procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello -:
se il Ministro non ritenga che gli ultimi eventi abbiano determinato un quadro preoccupante, potendo configurarsi il rischio di una epidemia, e se il Ministro abbia a tal proposito tempestivamente disposto accertamenti in ordine alla situazione a Venezia e Torino;
se il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità siano oggi in grado di acquisire con tempestività le informazioni necessarie ad integrare e rafforzare la sorveglianza epidemiologica;
se non ci sia l'opportunità di emanare precise disposizioni con riferimento ai mezzi di trasporto collettivi quali treni, aeromobili, navi da crociera e di porre mano tempestivamente all'aggiornamento delle «Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi», al fine di individuare con rapidità sistemi di bonifica dei diversi impianti che costituiscono le principali sedi di contaminazione;
quali altre iniziative il ministero abbia avviato per potenziare la prevenzione e la bonifica degli ambienti a rischio, tra cui ospedali, case di riposo, scuole, alberghi, edifici pubblici e privati.
(4-01948)

Risposta. - Come indicato nell'interrogazione in esame, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (N.A.S.) di Torino, nei giorni 7, 21 agosto e 20 settembre 2006, secondo le disposizioni impartite dal Procuratore della Repubblica Aggiunto di Torino e con una specifica delega d'indagini circa la verifica delle condizioni igienico-sanitarie sui convogli ferrovieri Trenitalia, ha proceduto, in collaborazione con il personale del Laboratorio di microbiologia speciale dell'Agenzia Regionale Protezione Ambientale (A.R.P.A.) Piemonte di Grugliasco (TO), all'ispezione di alcuni treni in partenza dalla stazione di «Torino Porta Nuova», prelevando campioni di acqua risultati alle successive analisi positivi al batterio della Legionella.
In merito alla problematica in questione, si precisa che, ai sensi della Circolare del Ministero della Salute del 29 dicembre 1993, le infezioni da Legionella nell'uomo devono essere tempestivamente segnalate all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) da parte delle Direzioni Sanitarie Ospedaliere in cui è stata posta la diagnosi.
Il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) dell'ISS, è stato tempestivamente informato sul
cluster di casi verificatosi a Venezia, ed ha collaborato con le strutture territoriali competenti per svolgere le indagini epidemiologiche ed ambientali.
I casi segnalati (16) si sono verificati tra il 20 luglio e l'8 settembre 2006: l'indagine epidemiologica ed i campionamenti ambientali hanno evidenziato, come probabile fonte di esposizione, le torri di raffreddamento di grossi impianti di condizionamento, le quali sono state disinfettate e da settembre non sono più in funzione.
Successivamente a questi interventi non sono stati diagnosticati ulteriori casi.
Non risultano, invece, confermati come decessi da Legionella i casi verificatisi in viaggiatori su una nave da crociera italiana nello scorso novembre.
Si precisa che, al contrario di quanto accade in caso di infezione da Legionella nell'uomo, non è prevista la segnalazione di isolamenti di Legionella da campioni ambientali (ad esempio, campioni di acqua) eseguiti come controlli di
routine.
L'Istituto, pertanto, ha precisato che le segnalazioni di isolamenti di Legionella in aerei o treni non sono pervenute al Cnesps.
La Legionella è un contaminante comune delle acque e secondo quanto indicato nelle Linee Guida per la prevenzione della legionellosi nelle strutture recettive e termali (anno 2005), in assenza di casi nell'uomo la disinfezione completa degli impianti idrici è prevista solo in caso di concentrazioni |Lf10.000 UFC/L.
Il numero di pazienti con Legionellosi associata a mezzi di trasporto è estremamente basso (6 casi italiani registrati nella banca dati Europea EWGLI negli ultimi 10 anni).


Questi casi rappresentano una percentuale assai limitata sul totale dei casi di Legionellosi associata ai viaggi (meno dell'1 per cento) e non si è riscontrato, negli ultimi anni, un loro aumento significativo; il loro numero assoluto, del tutto esiguo rispetto al numero di viaggiatori, è associato al trasporto su nave, mentre non vi sono segnalazioni di casi associati ad altri mezzi di trasporto.
A livello internazionale, non vi sono specifiche linee guida per prevenire la legionellosi associata a trasporto su treni o aerei, mentre per i viaggi in navi da crociera e traghetti, dove è possibile che i passeggeri utilizzino docce, e, ove presenti, idromassaggi e piscine, le misure da adottare sono sovrapponibili a quelle nazionali previste per le strutture alberghiere.
Si segnala, inoltre, che per la rilevanza degli aspetti di salute pubblica e per consentire (aggiornamento delle Linee Guida citate, il Ministero della Salute ha incaricato l'ISS di un progetto di ricerca concernente il «Controllo della Legionellosi e metodi di bonifica in sanità», con l'obiettivo di valutare l'efficacia di alcuni sistemi di disinfezione; i rapporti tecnico-scientifici scaturiti dai risultati di tale progetto costituiranno la base scientifica per la revisione e l'aggiornamento delle Linee Guida attualmente vigenti.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.

NACCARATO e COLASIO. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 35, comma 5, della legge n. 289 del 2002 (Finanziaria 2003) prevede che il personale docente dichiarato inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, dalla commissione medica operante presso le aziende sanitarie locali, qualora chieda di essere collocato fuori ruolo o utilizzato in altri compiti, è sottoposto ad accertamento medico da effettuare dalle apposite commissioni ASL. Inoltre il personale docente collocato fuori ruolo o utilizzato in altri compiti per inidoneità permanente ai compiti di istituto può chiedere di transitare nei ruoli dell'amministrazione scolastica o di altra amministrazione statale o ente pubblico. Il predetto personale, qualora non transiti in altro ruolo, viene mantenuto in servizio per un periodo massimo di cinque anni dalla data del provvedimento di collocazione fuori ruolo o di utilizzazione in altri compiti. Decorso tale termine, si procede alla risoluzione del rapporto di lavoro sulla base delle disposizioni vigenti. Per il personale già collocato fuori ruolo o utilizzato in altri compiti, il termine di cinque anni decorre dalla data di entrata in vigore della presente legge (1 gennaio 2003);
con la Circolare Ministeriale n. 231 del 24 gennaio 2003, il Ministero dell'istruzione (MIUR) ha previsto che le visite mediche di controllo per il personale di cui si tratta non si effettuino più presso le aziende sanitarie locali competenti per territorio ma bensì presso dalle commissioni mediche istituite dal Ministero dell'economia e delle finanze;
le risultanze di tali visite di controllo determinano, nel caso di conferma della diagnosi, la modifica del contratto da tempo indeterminato a tempo determinato con scadenza quinquennale, al più tardi il 31 dicembre 2007;
in questo periodo il dipendente non sa se la ricerca di altri compiti sia lasciata alla sua iniziativa o sia assistita dal MIUR;
se al termine del quinquennio il dipendente non sarà transitato ad altro incarico l'amministrazione provvederà alla risoluzione del contratto;
sul punto si sono esercitati diversi Tribunali Amministrativi Regionali e, in seconda battuta, il Consiglio di Stato ha affermato che «l'esercizio del diritto al lavoro deve essere reso effettivo e non può essere rimesso alle valutazioni discrezionali dell'amministrazione (...)». I Tribunali di Roma e di Parma, Sezioni del Lavoro, hanno ritenuto di dover sottoporre alla Corte Costituzionale la questione di legittimità

costituzionale dell'articolo 35 della Finanziaria 2003 rispetto agli articoli 2, 3 e 35 della Costituzione;
attualmente, secondo la stima delle associazioni sindacali, i docenti che vivono in questa condizione di incertezza da oltre cinque anni sono più di seimila -:
se il Ministro sia al corrente della situazione generata dalla norma di cui in premessa e se il Ministro intenda superare e risolvere le situazioni descritte con una circolare interpretativa o con altri specifici provvedimenti.
(4-00537)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante esprime preoccupazioni in merito all'applicazione dell'articolo 35, comma 5, della legge n. 289 del 2002 (Finanziaria 2003), riguardante il personale docente dichiarato inidoneo alla propria funzione per motivi di salute ma idoneo ad altri compiti.
Le misure contenute nell'articolo 35, comma 5, della legge n. 289 del 2002 (Finanziaria 2003), riguardano, secondo le ultime rilevazioni effettuate, circa 7000 dipendenti che attualmente sono impegnati in compiti diversi dall'insegnamento, presso le istituzioni scolastiche e gli uffici dell'Amministrazione periferica.
Le iniziative del Ministero volte a favorire il transito in altre Amministrazioni dei docenti inidonei, attivate col supporto del Ministero dell'economia e delle finanze e del Dipartimento per la funzione pubblica e attraverso la costituzione di tavoli di confronto con le Organizzazioni Sindacali, si sono rivelate subito problematiche.
Tenuto conto dell'orientamento interpretativo espresso dal Consiglio di Stato - il quale, come è noto, ha affermato che «l'esercizio del diritto al lavoro deve essere reso effettivo e non può essere rimesso alle valutazioni discrezionali dell'Amministrazione» - e considerato altresì che la materia regolata dalla citata disposizione legislativa è riservata alla contrattazione collettiva, riguardando profili attinenti alla disciplina del rapporto di lavoro, il Ministero aveva avviato, con nota n. 807 del 13 dicembre 2004 diretta al responsabile del Dicastero della funzione pubblica, la procedura prevista dall'articolo 41, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 per definire l'apposito atto di indirizzo da inviare all'Aran.
Tale procedura si è conclusa soltanto lo scorso 7 febbraio 2006 con l'approvazione finale, da parte dell'Organismo di coordinamento dei comitati di settore, del predetto atto di indirizzo.
In esso sono stabilite le direttive a cui l'Aran deve attenersi per definire con le Organizzazioni Sindacali rappresentative di tutti i comparti di contrattazione le modalità ed i criteri per l'equiparazione professionale dei docenti inidonei, ai fini della mobilità prevista dalla norma finanziaria in esame.
Poiché all'avvio della nuova legislatura il tavolo negoziale non risultava convocato da parte dell'Aran, e tenuto conto della circostanza che sono trascorsi quasi quattro dei cinque anni previsti dal legislatore per realizzare i processi di mobilità che consentirebbero al personale inidoneo di evitare la risoluzione del rapporto di lavoro, il Ministro Fioroni, con nota n. 467 del 3 luglio 2006, ha chiesto al responsabile del Dicastero per le riforme e l'innovazione nelle pubbliche amministrazioni di rinnovare la procedura di contrattazione sulla base dell'atto di indirizzo già approvato.
Tale richiesta è stata positivamente riscontrata dalla nota n. 28848 del 27 luglio 2006 del predetto Dicastero con la quale si è invitata l'Aran ad aprire sollecitamente le trattative per la definizione dell'accordo di cui sopra. A ciò ha fatto seguito la convocazione, da parte della medesima Agenzia, del tavolo negoziale per il 6 settembre 2006.
Nel contempo, nell'ambito degli interventi per il rilancio della scuola pubblica, contenuti nel disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, finanziaria 2007, è stata prevista la predisposizione di un piano organico di mobilità compartimentale e intercompartimentale presso gli uffici dell'Amministrazione scolastica nonché presso le altre amministrazioni pubbliche.


La norma proposta cadenza temporalmente l'iter ai fini di una efficace soluzione del problema per garantire al personale in esame un sicuro approdo in un posto di lavoro coerente con le proprie aspettative.
A tal fine è previsto che il piano venga definito entro e non oltre il 30 giugno 2007; conseguentemente è disposta la proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2008, del termine fissato dalle disposizioni di cui all'articolo 35, comma 5 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la RFI, società dell'infrastruttura del gruppo Ferrovie dello Stato, per il programma evolutivo relativo alla gestione di aree di stazioni ubicate nel Sud Italia, ha previsto nell'anno 2003 un finanziamento di 46 milioni di euro per il progetto denominato PEGASUS;
il citato progetto riguarda l'intervento di manutenzione straordinaria, il recupero architettonico e funzionale dei complessi immobiliari, l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'adeguamento dei marciapiedi, la security e l'informazione al pubblico in diverse stazioni ferroviarie della Calabria;
le stazioni interessate sono quelle di Amantea, Bagnara Calabra, Castiglione Casentino, Cosenza, Crotone, Gioia Tauro, Lamezia Terme Centrale, Locri, Melito Porto Salvo, Nicastro, Paola, Praja, Reggio Calabria Lido, Roccella Jonica, Rosario, Scalea, Sibari, Noverato, Tropea e Vibo - Pizzo;
il finanziamento di 46 milioni di euro è così ripartito: 26 milioni di euro per la manutenzione straordinaria e il recupero architettonico e funzionale dei complessi immobiliari, 20 milioni di euro per l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'adeguamento dei marciapiedi, la security e l'informazione al pubblico;
nel 2007 ricorre il V centenario della morte di San Francesco di Paola, Patrono della Calabria e della Gente di mare;
i lavori previsti nel progetto PEGASUS, come annunciato dal Comune di Paola nel mese di novembre 2005, sarebbero dovuti iniziare nella stazione di quella città nei primi mesi del 2006, al fine di consegnare la nuova stazione ferroviaria entro l'anno 2007;
la ditta vincitrice della relativa gara d'appalto ha rinunziato all'esecuzione dei lavori;
ad oggi, dopo diversi mesi dalla rinunzia della ditta appaltatrice non si hanno notizie in merito all'esecuzione degli stessi -:
i motivi che hanno indotto la ditta aggiudicataria dell'appalto a rinunziare all'esecuzione dei lavori;
quali urgenti iniziative intendano attuare per sollecitare l'assunzione dei lavori previsti dal progetto PEGASUS nella stazione di Paola;
se non ritengano opportuno attivarsi affinché la RFI preveda interventi urgenti, anche attraverso la previsione di treni speciali, al fine di agevolare i pellegrini che si recheranno nel mese di maggio 2007 nella città di Paola, in occasione del V centenario della morte di San Francesco di Paola.
(4-00222)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che la stazione di Paola è stata inserita da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. nell'ambito del progetto Pegasus che prevede particolari interventi di riqualificazione e valorizzazione delle stazioni del sud d'Italia.
Sulla base di ciò, per la stazione in argomento è stato definito un programma di interventi che la società ferroviaria non ha potuto avviare nei tempi previsti a causa del contenzioso instauratosi con la società

aggiudicataria che ha rinunciato alla stipula della gara d'appalto.
Dalla nuova gara d'appalto, svoltasi in data 4 maggio 2006, alla società aggiudicataria sono stati consegnati i lavori il 12 luglio 2006 esperiti gli adempimenti previsti dalle norme vigenti in materia di appalti pubblici. Il termine di ultimazione dei lavori è stato stabilito in 420 giorni.
Per quanto riguarda la previsione di treni speciali in occasione dei festeggiamenti per il V centenario della morte di San Francesco di Paola, previsti per il prossimo anno 2007, nello scorso mese di giugno è stato indetto da Ferrovie dello Stato s.p.a. un primo incontro con il Comitato organizzatore dell'evento che ha illustrato la bozza di progetto che include treni dedicati all'evento in partenza da varie località con destinazione Paola.
Il progetto è in fase iniziale, ma Trenitalia s.p.a. ha già assicurato la propria disponibilità, concordando con il Comitato medesimo di effettuare, nel corso dei prossimi mesi, ulteriori incontri per definire tutti gli aspetti, tecnici e commerciali, necessari alla programmazione dell'offerta.

Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.

PELLEGRINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei trasporti, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 27 giugno 2006 intorno alle ore 20 l'azienda Avio S.p.A. riceve dall'Alitalia un fax, scritto in inglese, dove si afferma che l'Avio S.p.A. è fuori dalla gara di appalto dei motori appartenenti alla sua flotta;
il contratto è scaduto 30 giugno 2006, quindi dopo oltre trent'anni di ottimi rapporti commerciali, e di collaborazione senza nessun tipo di incidente, a partire dal 1 luglio 2006 Alitalia non invierà più motori all'Avio di Pomigliano;
con tale scelta si mettono a rischio circa 400 posti di lavoro più tutti quelli dell'indotto;
in questa maniera viene penalizzata una azienda italiana, e per di più del Mezzogiorno che esprime un prodotto di altissima qualità ed un know-how consolidato da un secolo di storia industriale, unica realtà del Paese che ha la specializzazione delle revisioni dei motori civili, riconosciuta tra i maggiori gruppi industriali a livello internazionale nel settore aviomotoristico;
malgrado tutto la compagnia di bandiera italiana ha deciso di rivolgersi ad una società straniera che sembrerebbe non essere in grado di garantire l'esperienza e la sicurezza offerta dall'Avio S.p.A. -:
quali iniziative intendano adottare per tutelare i posti di lavoro messi a rischio da tali discutibili scelte industriali.
(4-00511)

Risposta. - La società Avio S.p.A. è uno dei fondamentali operatori aerospaziali italiani ed è presente in ampi programmi nazionali ed europei concernenti il campo spaziale e motoristico.
Un'area di attività di quest'azienda, precisamente lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, ha operato nella manutenzione e revisione dei motori degli MD 80; l'attività di manutenzione è stata interessata, in maniera prevalente, da una costante commessa di lavoro conferita dall'Alitalia. Il contratto d'affidamento di queste attività, scaduto il 30 giugno 2006, non è stato rinnovato a seguito dell'esito di una gara d'appalto internazionale indetta dall'Alitalia. L'Alitalia ha infatti comunicato che l'offerta di Società Avio di Pomigliano d'Arco è risultata svantaggiosa rispetto a quelle presentate da due società. Trattandosi di una gara internazionale è, dunque, preclusa la possibilità di una riassegnazione della commessa.
Pur non essendo ancora formalmente perfezionato l'esito della gara d'appalto internazionale, è indubbio che la perdita della commessa di lavoro potrebbe comportare, come paventato dai dirigenti aziendali e

comunicato anche dal ministero del lavoro, il ricorso agli ammortizzatori sociali per circa 250 unità lavorative. È in corso un tavolo di concertazione presso il ministero dello sviluppo economico per limitare e circoscrivere gli effetti negativi.
L'Azienda ha, peraltro, dichiarato di voler proseguire comunque l'attività di revisione dei motori e, coerentemente alle dinamiche che caratterizzano lo specifico mercato, di volerlo sviluppare attraverso nuovi accordi commerciali con le stesse imprese produttrici dei motori, prospettando così l'ipotesi di soluzioni lavorative differenti per il personale impiegato nella revisione dei motori che permetterebbero di sfruttare al meglio le professionalità esistenti a Pomigliano.
La società Avio si è, quindi, impegnata a non attivare, nel frattempo, ricorsi alla CIG, ma a procedere all'immediato utilizzo di circa 40 unità lavorative, già impiegate nella commessa Alitalia, in altre attività nei propri stabilimenti di Pomigliano o di Acerra. Contestualmente, è all'esame l'attivazione di specifici corsi di formazione, per i quali il rappresentante della Regione Campania si è impegnato a verificarne la finanziabilità, concernenti un ulteriore numero di 60 addetti da destinare ad altre aree degli stessi stabilimenti.
È tuttora aperto, come sopra citato, il tavolo di lavoro presso il Ministero anche al fine di un confronto sul piano industriale dell'azienda, che dovrà contenere una verifica per individuare delle soluzioni produttive e occupazionali adeguate per i lavoratori di Pomigliano d'Arco; un ulteriore incontro è previsto per la fine del mese di novembre.
La situazione più complessiva della società Avio passata di recente sotto il controllo della Cinven, come già annunciato dal ministro Bersani in Aula Camera il 4 ottobre 2006, in risposta ad un'interrogazione dell'onorevole Ossorio (n. 3-00285), è al centro di una serie di riunioni indette presso il Ministero dello sviluppo economico che segue con particolare attenzione l'intera vicenda.
Il Governo considera di importanza strategica le attività di Avio ed è impegnato nel confronto con l'azienda e con i suoi soci sulle linee di sviluppo dei prossimi anni.

Il Ministro dello sviluppo economico: Pier Luigi Bersani.

PICANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Frosinone è successo che nei mesi scorsi è stata necessaria la sospensione frequente di soccorso nella zona servita dal distaccamento di Fiuggi ed il relativo accentramento del personale; gravi carenze pure si sono verificate presso il distaccamento di Cassino che serve un ampio territorio;
l'approssimarsi della stagione estiva a cui è connesso un incremento importante della popolazione in diversi paesi della provincia e i frequenti incendi, faccia prevedere, come successo negli anni scorsi, un aumento notevole della richiesta di intervento dei Vigili del fuoco -:
se non ritenga necessario dare disposizioni affinché il contingente di personale discontinuo assegnato al comando di Frosinone venga adeguato alle reali necessità riportato almeno al livello ante 2006 (16), il che consentirebbe di evitare la sospensione del servizio in momenti particolarmente delicati.
(4-00249)

Risposta. - Come avviene per gran parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco dislocati sul territorio italiano anche il Comando di Frosinone registra una carenza di personale operativo, carenza che è comunque al di sotto della media nazionale.
In virtù della convenzione stipulata per la stagione estiva 2006 con l'omonima Regione, la Direzione regionale dei Vigili del Fuoco per il Lazio ha potuto usufruire dell'intervento di squadre aggiuntive per lo spegnimento degli incendi boschivi.
In merito al quesito posto dall'interrogante circa le modalità di assegnazione al

Comando di Frosinone del contingente di personale discontinuo, si precisa che le assegnazioni dei vigili volontari discontinui vengono autorizzate, di norma, in base alle carenze organiche di Capi Squadra e di Vigili Permanenti dei singoli Comandi provinciali ed in linea con il budget disponibile per l'anno di riferimento.
In particolare, per il Comando di Frosinone si è provveduto ad una prima assegnazione di quattro vigili e ad una successiva di sedici vigili per poter fronteggiare le numerose richieste di intervento della scorsa estate.
Tale assegnazione di sedici unità sarà, comunque, mantenuta anche per l'anno in corso nonostante a Frosinone si registrino, nelle qualifiche di Capi Squadra e Vigile Permanente, contenute carenze di organico.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

PIRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza Assistenziale dei Medici e degli odontoiatri) è proprietario di immobili sparsi in diverse realtà del Paese, in gran parte ad uso abitativo e locati in genere a nuclei familiari dal reddito medio e medio-basso;
numerosi locatari di unità immobiliari di proprietà dell'ENPAM hanno avanzato richiesta di acquisto dell'alloggio, intendendosi avvalere delle previsioni del decreto legislativo 104/96 e successive modificazioni;
l'ENPAM, nel mese di luglio del 2005, ha fatto sapere agli inquilini locatari che le unità immobiliari sono state cedute alla PIRELLI-Real ESTATE, per l'avvio di un fondo immobiliare chiuso ad apporto denominato «DIOMIRA»;
successivamente la PIRELLI-Real ESTATE e il fondo «DIOMIRA» hanno intrapreso azioni mirate alla vendita degli alloggi, ad avviso dell'interrogante, senza alcuna considerazione della capacità reddituale degli inquilini, ne dell'effettivo valore degli immobili, spesso modesti e non in perfette condizioni, di modo che, come consta all'interrogante, gli alloggi, facenti parte della medesima realtà residenziale, vengano venduti ad un prezzo se di proprietà di altro ente previdenziale, come l'INPDAP, e ad un prezzo superiore del doppio se già di proprietà dell'ENPAM;
tutto ciò sembra essere legato alla disposizione di cui al comma 38 dell'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 243 che, interpretando il decreto legislativo 104/96, ha stabilito che il medesimo decreto legislativo non si applichi agli enti privatizzati, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, ancorché la trasformazione in persona giuridica di diritto privato sia intervenuta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 104/96;
la predetta norma, approvata nonostante i forti contrasti provenienti anche dalle fila della allora maggioranza, oltre a colpire le legittime e per altri versi riconosciute per legge, aspettative degli inquilini, sembra essere in contrasto anche con la direttiva comunitaria 2004/18/CE che individua tra gli enti tenuti alla sua applicazione anche gli enti che gestiscono fondi pensionistici -:
quali iniziative, anche normative o interpretative, ritenga di dover assumere affinché vengano garantite procedure di trasparenza proprie di ogni ente del settore pubblico, nonché il diritto alla casa di numerose famiglie.
(4-01288)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame riguardante la problematica della dismissione degli immobili di proprietà dell'Enpam.
Preliminarmente occorre rammentare come l'Enpam risulti proprietario di una serie di immobili dislocati in parti diverse del Paese ed in gran parte adibiti e locati ad uso abitativo.
Nel marzo del 1998, intendendo avvalersi delle previsioni di cui al decreto legislativo

16 febbraio 1996, n. 104 e successive modificazioni, l'Enpam ha avviato una prima procedura di vendita secondo le modalità di cui alla legge 23 dicembre 1996, n. 662.
Successivamente, ed in particolare nel luglio del 2005, lo stesso Enpam ha deciso, comunicandolo ai rispettivi inquilini, di cedere in blocco le proprie unità immobiliari dislocate in Benevento ed in altre città del centro-sud (19 appartamenti per un valore di conferimento pari a 149 milioni di euro) alla Pirelli-Real Estate, al fine della costituzione di un fondo immobiliare misto, specializzato nel
trading residenziale destinato ad investitori qualificati.
I quesiti posti in sede di interrogazione concernono da un lato la questione della applicazione della normativa in tema di dismissioni immobiliari alle ipotesi, quali quella in oggetto, rispetto alle quali la stessa cessione del patrimonio dell'ente si sia realizzata non già per il tramite del conferimento dei beni sul libero mercato immobiliare quanto, piuttosto, attraverso la costituzione di fondi di investimento e, dall'altro, più in generale, se le disposizioni del decreto legislativo n. 104 del 1996 e del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, siano applicabili anche agli enti previdenziali privatizzatisi successivamente all'entrata in vigore dello stesso decreto legislativo.
Quanto alla prima questione, occorre innanzitutto rilevare come la metodologia utilizzata dall'Enpam relativamente alla dismissione di parte del proprio patrimonio immobiliare appare legittima in considerazione della prevista possibilità, nella scelta della metodologia di dismissione, della costituzione di fondi comuni di investimento (valutati di pari remuneratività rispetto alla vendita del bene sul libero mercato).
La legittimità della costituzione di un fondo di investimento quale procedimento volto alla dismissione di parte del proprio patrimonio, del resto, non può che importare, la legittimità della scelta, ad opera del fondo Diomira di alienare gli immobili conferiti dall'Enpam al valore di mercato.
Sotto tale profilo, quindi, le procedure di alienazione poste in essere dalla Pirelli Re e dal Fondo Diomira non possono essere oggetto di alcuna forma di controllo o intervento da parte di questa amministrazione rientrando nella piena autonomia soggettiva dei proprietari dei beni stessi.
Né, sotto tale profilo, assumerebbe rilievo il riferimento all'applicato ribasso del 30 per cento in occasione delle precedenti dismissioni immobiliari, trattandosi, in quel caso, di fattispecie differente dalla costituzione di un fondo immobiliare per il tramite di un conferimento di immobili.
Come rilevato, infatti, a seguito dell'avvenuto passaggio di proprietà dei beni al fondo immobiliare non può in alcun modo trovare applicazione la normativa in tema di abbattimento del 30 per cento sul prezzo di offerta all'inquilino.
In merito, poi, al secondo profilo evidenziato in sede di interrogazione, occorre osservare come se, in linea generale, la privatizzazione di un ente operata successivamente all'entrata in vigore delle normative in tema di dismissione non determina l'inapplicabilità delle stesse per ragioni temporali, trattandosi di disposizioni ad effetto generale, tuttavia, tale profilo non potrebbe attagliarsi alla distinta questione della dismissione degli immobili dell'Enpam proprio in considerazione della scelta, da parte dello stesso ente, di operare per il tramite del legittimo strumento della costituzione di un fondo immobiliare invece che per il tramite della vendita sul libero mercato del bene immobile.
Del resto, tali scelte si pongono in linea con quelle tendenze innovative volte a ricercare nuove forme di investimento del patrimonio degli enti.
In tal senso, il patrimonio si è trasformato in una nuova opportunità, divenendo, a tutti gli effetti, una leva economico-finanziaria a sostegno degli investimenti programmati, dando così rilevanza al possesso dei patrimoni, a volte davvero considerevoli, ma ininfluenti sotto il profilo della produzione di nuova ricchezza.
Deve, inoltre, rilevarsi, quanto alla scelta dei tempi e dei modi di cessione del patrimonio del fondo, che la stessa appare

strettamente collegata ad una precisa valutazione da parte del Fondo che potrebbe risentire, in proiezione futura, anche degli andamenti del mercato.
Ciò nonostante, preme ricordare come l'Enpam abbia, comunque, mantenuto inalterate le garanzie poste a tutela degli affittuari attraverso una serie di accordi sottoscritti, lo scorso anno, dalle organizzazioni sindacali degli inquilini maggiormente rappresentative (Sunia, Sicet e Uniat). Tali accordi sono stati sottoposti da parte delle suddette organizzazioni sindacali alle assemblee degli inquilini che li hanno approvati a maggioranza.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Roberto Pinza.

PISICCHIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni sono presenti sul mercato italiano bevande analcoliche - cosiddetti soft drink - orientate verso un target essenzialmente giovanile, che hanno a base una mistura di caffeina ad altissimo concentrato, taurina sintetica e un carboidrato, il glucunorolattone, volto a creare una maggiore resistenza alla stanchezza;
la diffusione più ampia di tali soft drink è concentrata nel «popolo della notte» delle discoteche, in considerazione delle proprietà peculiari delle componenti chimiche del prodotto e, in particolare, dell'alto contenuto di caffeina, fino all'ottanta per cento, con lo scopo di ridurre la percezione della stanchezza;
spesso tali bevande vengono assunte in associazione con alcolici, creando un cortocircuito che può provocare pericolose conseguenze, come risulta dalle indagini che le autorità svedesi stanno compiendo sul decesso di alcuni giovani assuntori di soft drink a base di caffeina e taurina insieme con la vodka;
in altri paesi europei le autorità sanitarie hanno assunto provvedimenti volti a preservare le giovani generazioni dagli effetti indesiderati derivanti da un uso improvvido dei soft drink alla caffeina: in Francia sono stati classificati come medicinali per gli effetti sul sistema cardiocircolatorio, in alcuni paesi scandinavi non ne è stata autorizzata la vendita che è invece libera in Gran Bretagna ma con la chiara avvertenza dei rischi per le donne incinte, i minorenni e le persone con problemi cardiaci -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere per tutelare i giovani consumatori e quella fascia di popolazione a rischio cardiaco dal pericolo di un uso improprio di tali bevande, tenendo conto del fatto che, fino ad oggi, l'unico obbligo previsto dalla legge è quello di indicare sulle lattine che la bevanda contiene caffeina.
(4-00396)

Risposta. - L'immissione sul mercato nazionale dei cosiddetti Energy drink è stata effettuata secondo la procedura di notifica di etichetta prevista dall'articolo 7 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 111, di attuazione della direttiva 89/398/CEE concernente i prodotti alimentari destinati ad una alimentazione particolare. La competente Direzione del ministero della salute, dopo approfondita valutazione della composizione dei prodotti in questione e, sentiti i pareri dell'Istituto superiore di Sanità e del Consiglio superiore di Sanità, per esigenze di tutela di salute pubblica aveva prescritto il divieto della loro commercializzazione.
Le suddette bevande, di provenienza comunitaria, sono caratterizzate da elevati tenori di caffeina (320 mg/l), di gran lunga superiore al massimo consentito nelle bevande analcoliche ai sensi dell'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1958, n. 719, e di taurina (4g/l).
Diverse imprese hanno presentato ricorso ai Tribunali amministrativi regionali contro il predetto divieto; in alcuni casi il ricorso è stato accolto dal Tar ma la successiva sentenza in sede di appello del Consiglio di Stato ha confermato la legittimità del divieto ministeriale.


Successivamente i Servizi giuridici della Commissione dell'UE, preso atto del divieto di commercializzazione in ambito nazionale, hanno avviato una procedura di infrazione, contestando al Governo italiano il mancato rispetto dell'articolo 30 del Trattato di Roma, con ostacolo alla libera commercializzazione delle merci in ambito comunitario.
A seguito di un prolungato contenzioso, la questione è stata sottoposta nuovamente all'attenzione del Consiglio superiore di Sanità, che, dopo ulteriore riesame di tutti gli aspetti della questione e verificate le più recenti conoscenze di livello scientifico, non ha ravvisato elementi tali da poter correlare direttamente il consumo dei prodotti in questione con pregiudizi per la salute umana. Ha, tuttavia, sottolineato, in considerazione del contenuto in caffeina, l'opportunità di una informazione adeguata e corretta del consumatore, attraverso opportune avvertenze in etichetta destinate, soprattutto, a particolari fasce di popolazione (bambini, gestanti, nutrici e soggetti particolarmente sensibili).
La circolare ministeriale 3 aprile 1998, n. 5 inviata agli Assessorati regionali alla Sanità, agli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari, agli uffici di Sanità marittima e area del ministero della salute e a tutte le Associazioni di categoria interessate, ha specificato, inoltre, la necessità che ne venga suggerito un consumo moderato, in relazione a contemporanee assunzioni di caffeina da altre fonti, che non siano riportate in etichetta affermazioni su effetti «vantaggiosi», non risultati adeguatamente documentati, con l'avvertenza, inoltre, di evitare la simultanea esposizione ad alcool e tabacco.
Nei prossimi mesi - anche con l'apporto tecnico del Consiglio Superiore di Sanità, appena ricostituito - saranno studiate campagne informative mirate, che contribuiranno ad evitare un uso smodato e non razionale di questi prodotti.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.

ROSSI GASPARRINI e BRUGGER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni sia la stampa che le televisioni hanno riportato la notizia di diversi atti di violenza sessuale, alcuni di questi, la maggioranza, compiuti su minori;
a Vicenza, la notizia è di qualche giorno fa, un bambino di 13 anni è stato costretto a prostituirsi con regolarità, usato come fosse un oggetto, costretto a travestirsi per le voglie dei clienti, è stato vittima innocente di una violenza indicibile, orribile e feroce;
la violenza sessuale è uno dei crimini più esecrabili che una comunità è costretta a subire;
la violenza sui minori è poi, se mai fosse possibile ipotizzare un parametro di riferimento, ancora peggiore, colpire chi non può e non sa difendersi è un atto di una violenza inaudita, vergognosa ed inaccettabile;
le notizie di questi ultimi giorni, purtroppo non sono un caso isolato, ma al contrario la manifestazione di un trend continuo e costante, al quale una volta per tutte bisogna mettere fine;
non si tratta più di un'emergenza, questo stadio purtroppo è stato già superato, stiamo fronteggiando e vivendo un vero e proprio dramma sociale, siamo di fronte ad una società che mostra nel suo complesso segni di un preoccupante scollamento collettivo, perché di questo si tratta quando notizie ripetute di continue violenze diventano una costante, fatti scontati, accettati come se fossero addirittura fisiologici;
il legislatore ha il dovere di intervenire, non si può permettere che l'orrore, perché di questo si tratta, quando si parla di violenza sessuale, specie su minori, e di sfruttamento della prostituzione, diventino un fenomeno comunemente accettato;

anche a Roma, è notizia di pochi giorni fa, è stata scoperta una rete di clienti abituali che sottoponevano costantemente a sevizie diversi bambini costretti alla prostituzione nel pieno centro cittadino, nel cuore della città;
dobbiamo difendere chi non sa e non può difendersi, lo Stato ha questo compito, le istituzioni devono saper dare risposte effettive e concrete;
sappiamo che il giro di affari legato allo sfruttamento della prostituzione è enorme, il numero delle vittime in continuo aumento si aggira a secondo dei periodi da 17mila a 40mila all'anno;
secondo dati riportati dalla stampa l'Italia detiene il record europeo rispetto al numero di donne vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, ben 115 ogni 100mila abitanti contro le 84 dell'Austria e le 27 della Francia;
secondo quanto riferito sempre alla stampa da fonti ministeriali: «per contrastare il fenomeno le questure hanno scelto la più veloce dei rimpatri. Come azione preventiva sono state espulse le donne. Questo ha fatto crescere l'arrivo di minorenni: perché i minori non possono essere espulsi.»;
inoltre è oramai chiaro che lo sfruttamento della prostituzione in Italia può contare su una rete organizzativa vasta e ramificata su tutto il territorio;
il fenomeno della violenza sessuale su minori è negli ultimi anni in costante crescita;
abbiamo celebrato proprio in questi giorni la giornata europea contro la violenza sulle donne;
sappiamo che spesso tali violenze su donne e bambini hanno come teatro le mura domestiche, il che le rende molto più difficili da denunciare ed individuare, spesso restano coperte da un muro di silenzio, da una quotidianità che per le vittime si trasforma in incubo;
i numeri che disegnano l'ampiezza del fenomeno delle violenze sulle donne danno la misura della sua insostenibile ampiezza, secondo un rapporto dell'Istat sono dieci milioni le donne, fra i 14 e 59 anni, che vengono molestate sessualmente, 500 mila gli stupri compiuti o tentati e 900 mila ricatti sul luogo di lavoro a questi devono essere aggiunte le violenze sui minori; che purtroppo non sono affatto meno allarmanti secondo i dati diffusi infatti da Telefono Azzurro ed Eurispes nella Relazione sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro Paese tra il 2000 e il 2005, i minori vittime di reati sessuali in Italia sono stati 2.891. In 2.406 casi si è trattato di violenza sessuale, in 87 casi di violenza sessuale di gruppo, in 299 casi di atti sessuali con minorenne e in 99 casi di corruzione di minorenne;
abbiamo quindi di fronte un fenomeno complesso che presenta aspetti e realtà differenti, e coinvolge molteplici sfere di competenza, che restano però legate dal comune denominatore della violenza;
appare necessario aggiornare la legislazione vigente rendendola più confacente a contrastare un fenomeno così complesso e diffuso, è fondamentale promuovere politiche attive di sviluppo sociale e culturale che permettano una maggiore facilità nel denunciare le violenze subite, e quindi necessario costruire ed ampliare una rete di solidarietà diffusa tra i cittadini che possa contribuire a fare della violenza in particolare su donne e bambini un vero proprio tabù sociale e culturale una ragione per cui a sentirsi escluso dalla società sia chi commette violenza e non chi la subisce -:
quali iniziative nel suo complesso hanno intenzione di mettere in campo, anche dal punto di vista di una maggiore efficacia delle sanzioni penali, per dare corpo ad una politica di intervento immediato e concreto finalizzata a debellare nel nostro Paese il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, della violenza sessuale ed in particolare della violenza sulle donne e su i minori.
(4-01866)

Risposta. - Come è noto, i due recenti episodi di cronaca, citati nel documento parlamentare, hanno purtroppo visto il ripetersi di violenze sessuali nei confronti di minori.
Al riguardo, a seguito di un'accurata indagine denominata «Fiori nel fango», il 6 novembre 2006 la Squadra Mobile della Questura di Roma ha eseguito 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse a carico di altrettanti indagati per violenze sessuali in loro danno.
Tale attività investigativa ha costituito la prosecuzione di una precedente che, nello scorso mese di aprile, ha consentito di eseguire altre 191 misure cautelari nei riguardi di altrettanti soggetti implicati, a vario titolo, nella turpe vicenda.
Secondo le risultanze dell'inchiesta, gli arrestati sarebbero responsabili di numerosi episodi di sfruttamento della prostituzione consumati in pregiudizio di minorenni di etnia rom, aventi un'età compresa tra i 9 e i 14 anni.
Nei confronti dei genitori delle vittime, il Tribunale dei Minorenni ha sospeso la potestà genitoriale ed ha affidato i minori ad un Centro di accoglienza.
Anche in riferimento al secondo episodio menzionato dall'interrogante, si evidenzia una pronta e ferma risposta da parte degli inquirenti.
Infatti, il 9 novembre 2006 la Squadra mobile della Questura di Vicenza ha eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla locale Autorità giudiziaria, a seguito di un episodio di violenza sessuale e induzione alla prostituzione nei confronti di un minorenne.
Dall'analisi dei dati relativi agli anni 2004, 2005 e 2006 si evince che il fenomeno in parola, con particolare attenzione ai ragazzi ed alle ragazze con meno di 14 anni di età, risulta in crescita: 348 sono le vittime minori di anni 14 accertate nel 2004 e 363 quelle accertate nel 2005 con un incremento del 4,3 per cento; 287 sono le vittime minori di anni 14 accertate nei primi nove mesi del 2005 e 303 quelle accertate nello stesso periodo del 2006 con un incremento del 5,57 per cento.
Il ministero dell'interno ha, da tempo, rivolto particolare attenzione a tutte le problematiche in cui i più giovani risultano vittime di reati.
Sin dal 1996, nell'ambito del «Progetto Arcobaleno», sono stati costituiti gli «Uffici Minori» presso le Questure e, dal 30 ottobre 1998, con decreto del Ministro dell'Interno, sono operative presso le Squadre Mobili anche le «Sezioni specializzate» nelle indagini concernenti lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di minori.
Mentre gli Uffici Minori acquisiscono e analizzano informazioni concernenti le indagini condotte da tutti gli organismi investigativi della provincia e promuovono anche iniziative di carattere preventivo da avviare con enti pubblici e privati, le «Sezioni specializzate» svolgono esclusivamente attività investigative.
Inoltre, presso la Direzione centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza di questo ministero opera, all'interno del Servizio centrale operativo, una «Sezione Minori» che svolge un'azione di monitoraggio degli episodi delittuosi al fine di dare impulso e coordinare le indagini degli organi territoriali, impegnati nel contrasto di tali fenomenologie delittuose.
Il Servizio centrale operativo collabora, altresì, con diverse organizzazioni non governative attive nella tutela dei minori, quali l'Organizzazione mondiale per le Migrazioni (OIM), con la quale sta portando avanti diversi programmi di formazione nell'ambito del Progetto Europeo Agis.
Il Servizio partecipa, inoltre, al Comitato Interministeriale di Coordinamento per la Lotta alla Pedofilia (Ciclope) - costituito presso il ministero delle pari opportunità e composto da rappresentanti dei Dicasteri degli affari esteri, dell'interno, della giustizia, del lavoro e politiche sociali, della salute, dell'istruzione, dell'università e ricerca - con lo specifico compito di coordinamento delle attività di prevenzione e contrasto svolte dalle pubbliche amministrazioni.
Nell'ambito di tale Comitato è stato istituito un «Osservatorio» avente il compito di acquisire dati e informazioni - a

livello nazionale, europeo e internazionale - relativamente alle strategie di contrasto ed alle attività svolte per la prevenzione, l'assistenza anche in sede legale e la tutela dei minori dallo sfruttamento e dall'abuso sessuale.
Una delle più significative iniziative progettate nell'ambito del Comitato Ciclope è stata l'attivazione del servizio di emergenza, del numero telefonico «114», operativo dallo scorso gennaio su tutto il territorio nazionale.
In tale contesto si inserisce un protocollo d'intesa stipulato nel settembre 2004 dal Ministro dell'interno con Telefono Azzurro, gestore del servizio, che, nell'ottica di un «moderno concetto di sicurezza», prevede interventi a carattere multidisciplinare e interistituzionale per potenziare la «rete di protezione» ed assicurare un «diritto all'ascolto» dei bambini e degli adolescenti in difficoltà, in sinergia tra amministrazioni pubbliche e soggetti del mondo privato.
È previsto l'impegno del gestore del servizio a dare tempestivamente notizia agli operatori di polizia circa le segnalazioni pervenute ed a fornire una consulenza in tempo reale quando richiesta.
Qualora si renda necessario un soccorso immediato, vengono attivati, a seconda della presenza nel territorio di riferimento, i numeri 113 e 112 del pronto intervento della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri.
Sul fronte della cooperazione internazionale, funzionari di Polizia partecipano al Gruppo «Interpol Specialist Group», impegnato nell'attività di contrasto, monitoraggio e analisi degli abusi commessi in danno di minori; nello studio comparativo delle varie normative in materia; nell'azione di coordinamento internazionale nei confronti delle attività di contrasto al fenomeno; nella partecipazione alla
Task Force costituita per proteggere i minori dei Paesi in via di sviluppo dai viaggi organizzati nell'ambito del cosiddetto «turismo sessuale».
Anche la complessa problematica della violenza sulle donne è alla costante attenzione del ministero dell'interno.
Infatti, già dal 1988, in considerazione dell'ampiezza del fenomeno, sono state impartite direttive agli uffici periferici in tema di prevenzione e contrasto della violenza sessuale, degli abusi e maltrattamenti contro le donne, raccomandando l'impiego di personale qualificato, dotato di particolare sensibilità e con comprovata maturità sotto il profilo umano.
Sono state, inoltre, impartite analoghe direttive per la costituzione presso le Squadre mobili, di squadre
ad hoc per la trattazione dei casi di violenza e di abusi sessuali, alle quali è stata demandata l'assunzione delle denunce e delle querele in materia, nonché la trattazione delle segnalazioni telefoniche e delle richieste di intervento e di aiuto.
È stato, altresì, disposto che ogni ufficio di polizia riservi un apposito locale alla ricezione delle menzionate denunce e querele e che le stesse vengano assunte mediante tecniche ed impostazioni delle domande da porre alle vittime, tali da non riacutizzare il trauma psicologico subito.
Appositi seminari sono stati organizzati per un'accurata preparazione professionale dei funzionari di polizia responsabili delle suddette squadre, al fine di fornire loro ogni utile strumento per ottimizzare le attività preventive e repressive, nonché per saper relazionare al meglio con i responsabili delle associazioni e degli enti morali, degli uffici sanitari ed assistenziali cointeressati dalla problematica.
L'azione di contrasto delle Forze di polizia ha permesso di individuare nel 2005 1327 casi di presunti responsabili dei delitti di violenza sessuale a fronte dei 1106 casi dell'anno precedente.
Relativamente a tale fenomeno il mistero dell'interno è interessato dall'iniziativa promossa e gestita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità che ha previsto l'attivazione di un servizio di
call center attraverso un codice di pubblica utilità a sostegno delle donne vittime di violenza familiare ed extrafamiliare al fine di fornire alle medesime un primo supporto specialistico di accoglienza ed assistenza, nonché di indirizzo verso le strutture pubbliche e private

presenti sul territorio (centri antiviolenza, Forze dell'ordine, servizi socio-sanitari).
Tra le più recenti iniziative cui partecipa questo Ministero volte al contrasto di ogni forma di violenza e maltrattamento contro le donne e i minori, si evidenzia, inoltre, il Progetto «SARA - Spousal Assault Risk Assessment» nell'ambito del Programma europeo «Daphne», finalizzato alla messa a punto di una metodologia per la tempestiva identificazione dei fattori di rischio di recidiva nei casi di maltrattamento in famiglia.
In tale ambito sono stati organizzati numerosi corsi di formazione rivolti ad operatori della Polizia di Stato in servizio presso tutte le Questure italiane.
Venendo ora, come richiesto dall'interrogante, alle iniziative legislative in materia, il competente Ministero della giustizia ha riferito di essersi attivato al fine di garantire adeguata tutela sostanziale e processuale ai soggetti più deboli e indifesi, rispetto ai reati violenti di cui siano stati vittime.
Verrà, quindi, prossimamente presentato un disegno di legge che intende apportare integrazioni significative all'attuale normativa concernente i reati di violenza sessuale e morale, che riguardano anche altri aspetti della tutela delle cosiddette fasce deboli.
Si è preso atto che nello specifico delle violenze sessuali gli interventi legislativi succedutisi dal 1996 in poi hanno creato un
corpus normativo efficace e rigoroso, ma che questo può tuttavia essere ancora perfezionato e meglio coordinato, traendo preziosi spunti di ispirazione dall'esperienza maturata dai competenti uffici giudiziari.
Le norme elaborate sull'argomento dal dicastero della giustizia, a cui, si sono aggiunti validi contributi di altri ministeri istituzionalmente interessati, ampliano, sotto il profilo della gravità del reato e dell'entità della pena, la rilevanza della minore età e del legame privilegiato tra autore del reato e vittima. Dette disposizioni intervengono sui meccanismi tecnici di computo della pena, con conseguente inasprimento delle sanzioni concretamente applicabili.
Sotto il profilo processuale, sono state predisposte innovazioni che intendono rafforzare le indagini preliminari, rendere più veloce ed efficace il processo, assicurare alla vittima una partecipazione più protetta mediante l'ampliamento dell'istituto dell'incidente probatorio e la previsione di modalità di audizione maggiormente tutelanti.
Per la parte di competenza, si assicura che questo ministero riserva la massima e costante attenzione all'evolversi della normativa in parola.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

SALERNO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 6 luglio 2006 l'interrogante ha stipulato contratto di trasporto con la compagnia aerea AIR ONE per la tratta Roma-Torino, volo delle ore 20.00 partito, poi, con ritardo alle ore 22.00 circa;
solo al momento dell'ingresso sull'aeromobile ho appurato che il vettore del trasporto non era AIR ONE ma una compagnia diversa da quella stipulante e, cioè, la «SPANNAIR» che dalla lingua del personale sembrava spagnola, che a me era ignota sino a quel momento;
a bordo nessuno è stato in grado di offrire spiegazioni dell'accaduto in quanto nessuno conosceva la lingua italiana ad eccezione di una sola incaricata della AIR ONE;
si ritiene indispensabile per la sicurezza in caso di emergenza, l'uso proprio della lingua italiana da parte del personale di bordo che, però, dimostrava di non avere;
l'interrogante ritiene grave l'aver effettuato un viaggio pressoché al completo con oltre 100 persone che hanno viaggiato ignare di questo cambio di vettore fino al momento dell'entrata a bordo -:
se sia legittima la sostituzione della compagnia aerea con la quale il viaggiatore ha stipulato il contratto di trasporto

con altra compagnia, senza il preventivo consenso del viaggiatore né comunicazione anteriore al momento dell'imbarco;
in caso di operato illegittimo a chi sia ascrivibile la responsabilità;
se sussista una normativa che imponga l'utilizzo della lingua italiana sui voli interni, e, in caso affermativo, quali siano gli strumenti di controllo di eventuali violazioni.
(4-00554)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre innanzitutto evidenziare che il regolamento Comunitario CEE n. 2407/1992 sul rilascio delle licenze ai vettori aerei prevede la possibilità per i vettori comunitari di noleggiare aeromobili di altri operatori per l'effettuazione della propria attività.
Con riferimento al caso in questione si fa presente che la Società
Air One è stata autorizzata, dall'Ente nazionale per l'aviazione civile - Enac, a noleggiare per la passata stagione estiva 2006 un aeromobile tipo MD 83 della compagnia spagnola Spanair sa, successivamente alle verifiche amministrative e tecniche previste per la fattispecie dalla normativa vigente.
Per quanto riguarda l'uso della lingua italiana a bordo degli aeromobili che operano sul nostro territorio, si fa presente nel settembre scorso il Consiglio di amministrazione dell'Enac ha deliberato l'emissione di un regolamento che impone l'obbligo della lingua italiana a bordo degli aeromobili che operano in Italia.
Su tutti i voli interni e su quelli da e per l'Italia effettuati da vettori con licenza rilasciata dall'Enac, sui voli in
code-sharing con vettori italiani, sui voli charter originanti dall'Italia, sui voli di linea, in cui la lingua italiana è prevista per normative di settore, dovrà essere garantita la presenza, tra l'equipaggio, di almeno un assistente di volo in grado di parlare e comprendere la lingua italiana.
Il rispetto di quanto stabilito in tali disposizioni sarà necessario per ottenere il rilascio delle autorizzazioni necessarie ad operare sul territorio nazionale.
Il Regolamento è entrato in vigore dalla stagione invernale 2006-2007 (fine ottobre) ed è disponibile sul sito
internet dell'Ente all'indirizzo www.enac-italia.it.
Per quanto riguarda, infine, l'informativa al passeggero sull'identità del vettore effettivo, si precisa che anche per questa fattispecie sono state di recente emanate precise disposizioni da parte della Comunità europea con il Regolamento n. 2111/2005.
Con tale normativa si pone l'obbligo al vettore «commerciale» di dare tempestiva comunicazione al passeggero dell'identità del vettore che opererà il volo, anche se questo viene determinato in data successiva alla prenotazione del volo.
Anche queste ultime disposizioni, peraltro, sono entrate in vigore a far data dal 16 luglio scorso e, pertanto, successivamente all'episodio evidenziato nell'atto ispettivo.

Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.

SGOBIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 7 luglio scorso, l'amministratore delegato del gruppo Fincantieri, Giuseppe Bono, in un'intervista a «Il Sole 24 Ore Radiocor», nel tracciare il futuro della società cantieristica, ha affermato che «l'azienda è pronta» per lo sbarco in Borsa ma che naturalmente la decisione spetta all'azionista;
l'amministratore delegato Bono, da poco riconfermato alla guida del gruppo per il prossimo triennio, a proposito dell'ipotesi di un collocamento, ha altresì detto che le condizioni «ci sono, abbiamo carichi di lavoro per diversi anni e pensiamo di poter mantenere gli utili anche per i prossimi anni» e che una possibile ipotesi di privatizzazione del gruppo è solo nell'ottica della sua crescita, sottolineando però che Fincantieri opera in un settore «dove la concorrenza è molto forte e dove bisogna stare al passo, anzi se possibile -

ha aggiunto - bisogna anticipare» le tendenze del mercato;
secondo «Il Sole 24 Ore Radiocor», i tempi tecnici di un'eventuale sbarco in Borsa sono indicati da Bono «in sei mesi» da quando cioè l'azionista dovesse prendere la decisione e tenendo conto anche delle finestre di mercato migliori per un collocamento indicate dal manager ad inizio anno e intorno alla metà dell'anno;
Fincantieri S.p.a., già di proprietà dell'IRI, è oggi soggetta a Fintecna, proprietà del Ministero dell'Economia;
secondo l'interrogante, la privatizzazione e la quotazione in Borsa di Fincantieri è un'ipotesi da scartare, perché ciò metterebbe sicuramente in pericolo una delle più importanti industrie italiane con almeno 25.000 posti di lavoro e stabilimenti di rilevanti dimensioni su tutto il territorio nazionale;
a quanto risulta all'interrogante di contro a quanto annunciato dall'amministratore delegato Bono, le organizzazioni sindacali di categoria rimproverano alla Fincantieri di non aver applicato l'accordo di gruppo del 2004, a cui si aggiunge la presentazione di un piano industriale pluriennale che ha come obiettivo la riduzione dei costi del 10 per cento che prevede significativi investimenti;
questa mancata applicazione del suddetto accordo, sempre secondo le suddette organizzazioni sindacali, rischia di scaricarsi sulle condizioni di lavoro, sui regimi di orario e sui salari degli addetti;
se non ritenga opportuno intervenire al fine di chiarire la posizione del governo in merito alle ipotesi sollevate dall'amministratore delegato nell'intervista di cui sopra e se non ritenga, altresì, opportuno adoperarsi nell'intento di evitare quanto annunciato, a salvaguardia dei diritti, della dignità e della professionalità dei lavoratori che operano in Fincantieri e a tutela di uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana.
(4-00727)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la società Fincantieri.
In proposito, nel richiamare quanto già comunicato nel corso dell'Audizione svoltasi in data 14 novembre 2006 presso la IX Commissione della Camera dei Deputati, si fa presente che la citata società, controllata al 99 per cento dalla società Fintecna, ha raggiunto una ottima
performance in questi anni, avendo conseguito una posizione di assoluta preminenza nel panorama internazionale dell'industria cantieristica.
Fincantieri si è posizionata in segmenti di mercato meno esposti alla concorrenza asiatica, che spesso ha fatto del prezzo la principale leva competitiva, avendo acquisito grandi competenze in termini di
design, di tecnologia, di gestione di processi complessi, di personalizzazione del prodotto. Queste competenze sono alla base del successo dell'azienda, che oggi è leader nel settore delle navi da crociera, con una quota di mercato del 45 per cento ed un rapporto privilegiato con il principale operatore crocieristico mondiale.
Tali considerazioni sono valide anche per il settore dei grandi traghetti, dove Fincantieri detiene più del 30 per cento del mercato mondiale. Indubbiamente è rassicurante e positivo che questi segmenti di mercato, secondo le previsioni, si trovino in un
trend crescente.
Il posizionamento strategico particolarmente favorevole ha determinato un andamento economico solido, positivo, con un fatturato in crescita ed un margine operativo risultato superiore ai 100 milioni di euro in tutti gli ultimi esercizi. Tale situazione appare particolarmente apprezzabile se si considera che Fincantieri ha dovuto fronteggiare una serie di fattori potenzialmente penalizzanti e negativi, quali il venir meno dei contributi pubblici alla cantieristica, l'apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro, nonché l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica e dell'acciaio, materia prima per la società.
Un contesto così impegnativo esige un continuo impegno di crescita e di innovazione. La presenza in questi mercati in forte sviluppo, nonché l'entrata in altri segmenti

ad elevato tasso di crescita - ad esempio in quello dei megayacht, segmento in cui Fincantieri si è introdotta recentemente - richiede il potenziamento delle sue capacità produttive, del contenuto tecnologico dei suoi prodotti e della gamma dei servizi offerti. A tal fine, negli ultimi anni l'azienda ha effettuato forti investimenti in ricerca e sviluppo fra i quali va menzionata la rete di cantieri, a livello mondiale, per la riparazione e l'ammodernamento di navi da crociera e di grandi ferries.
Considerazioni simili, in termini di crescita, valgono anche per il settore militare, sebbene rappresenti una parte minoritaria del
business di Fincantieri. La società e il suo azionista Fintecna sono costantemente seguiti da questa Amministrazione e dal Governo non soltanto per monitorare l'andamento economico-finanziario delle proprie partecipate, ma soprattutto per perseguire un assetto finanziario, tendenzialmente stabile ed equilibrato, ed un posizionamento strategico sostenibile. Allo stato attuale, il Governo non ha assunto alcuna decisione se aprire al mercato il capitale di Fincantieri; esistono, indubbiamente proposte e ipotesi, la maggior parte delle quali, però, tende a delineare, nel futuro di Fincantieri, una possibile quotazione in Borsa, la quale è una delle modalità possibili per reperire le risorse finanziarie che servono alla società per assicurarsi lo sviluppo di cui sono state indicate le direttrici.
La quotazione non prelude necessariamente ad una perdita di controllo da parte dello Stato, che potrebbe rimanere azionista di controllo, anche in considerazione della valenza strategica di Fincantieri per la nostra industria della difesa.
Tali ipotesi, ovviamente, non rappresentano una novità e sono rapportate al buon andamento dell'azienda, tuttavia, rimangono soltanto proposte, che verranno ascoltate e valutate, ma al momento non costituiscono né una decisione né un orientamento per il Governo.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.

SGOBIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento «Avio» di Pomigliano d'Arco, che è un importante presidio industriale e occupazionale della regione Campania, del meridione e di tutto il nostro Paese, occupa 835 dipendenti dei quali 380 impegnati sui programmi di revisione, assistenza tecnica e manutenzione di motori aeronautici nell'ambito dei velivoli civili;
da tempo è scaduto il contratto che l'Avio di Pomigliano d'Arco aveva in essere con l'Alitalia per la revisione e la manutenzione del parco motori, poiché tale attività pare oramai affidata ad altra azienda, peraltro fuori dal territorio nazionale;
il mancato rinnovo del contratto avrebbe conseguenze industriali e occupazionali pesantissime, compromettendo definitivamente le prospettive del polo aeronautico, strategico per lo sviluppo industriale nazionale -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso Alitalia e Finmeccanica, a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori coinvolti, al fine di scongiurare l'uscita di «Avio» Spa da produzioni altamente remunerative, consolidate e affermate e affinché sia rinnovato al più presto il contratto tra Alitalia e «Avio», garantendo così una soluzione positiva della vertenza, capace di tutelare una fondamentale realtà produttiva e occupazionale del Paese.
(4-01214)

Risposta. - La società Avio S.p.A. è uno dei fondamentali operatori aerospaziali italiani ed è presente in ampi programmi nazionali ed europei concernenti il campo spaziale e motoristico.
Un'area di attività di quest'azienda, precisamente lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, ha operato nella manutenzione e revisione dei motori degli Md 80; l'attività di manutenzione è stata interessata, in

maniera prevalente, da una costante commessa di lavoro conferita dall'Alitalia. Il contratto d'affidamento di queste attività, scaduto il 30 giugno 2006, non è stato rinnovato a seguito dell'esito di una gara d'appalto internazionale indetta dall'Alitalia. L'Alitalia ha infatti comunicato che l'offerta di Società Avio di Pomigliano d'Arco è risultata svantaggiosa rispetto a quelle presentate da altre due società. Trattandosi di una gara internazionale è, dunque, preclusa la possibilità di una riassegnazione della commessa.
Pur non essendo ancora formalmente perfezionato l'esito della gara d'appalto internazionale, è indubbio che la perdita della commessa di lavoro potrebbe comportare, come paventato dai dirigenti aziendali e comunicato anche dal ministero del lavoro, il ricorso agli ammortizzatori sociali per circa 250 unità lavorative. È in corso un tavolo di concertazione presso il ministero dello sviluppo economico per limitare e circoscrivere gli effetti negativi.
L'Azienda ha peraltro dichiarato di voler proseguire comunque l'attività di revisione dei motori e, coerentemente alle dinamiche che caratterizzano lo specifico mercato, di volerlo sviluppare attraverso nuovi accordi commerciali con le stesse imprese produttrici dei motori, prospettando così l'ipotesi di soluzioni lavorative differenti per il personale impiegato nella revisione dei motori che permetterebbero di sfruttare al meglio le professionalità esistenti a Pomigliano.
La società Avio si è, quindi, impegnata a non attivare nel frattempo, ricorsi alla Cig, ma a procedere all'immediato utilizzo di circa 40 unità lavorative, già impiegate nella commessa Alitalia, in altre attività nei propri stabilimenti di Pomigliano o di Acerra. Contestualmente, è all'esame l'attivazione di specifici corsi di formazione, per i quali il rappresentante della Regione Campania si è impegnato a verificarne la finanziabilità, concernenti un ulteriore numero di 60 addetti da destinare ad altre aree degli stessi stabilimenti.
È tuttora aperto, come sopra citato, il tavolo di lavoro presso il ministero anche al fine di un confronto sul piano industriale dell'azienda, che dovrà contenere una verifica per individuare delle soluzioni produttive e occupazionali adeguate per i lavoratori di Pomigliano d'Arco; un ulteriore incontro è previsto per la fine del mese di novembre.
La situazione più complessiva della società. Avio, passata di recente sotto il controllo della Cinven, come già annunciato dal Ministro Bersani in Aula Camera il 4 ottobre 2006, in risposta ad un'interrogazione dell'On.le Ossorio (n. 3-00285), è al centro di una serie di riunioni indette presso il ministero dello sviluppo economico, che segue con particolare attenzione l'intera vicenda.
Il Governo considera di importanza strategica le attività di Avio ed è impegnato nel confronto con l'azienda e con i suoi soci sulle linee di sviluppo dei prossimi anni.

Il Ministro dello sviluppo economico: Pier Luigi Bersani.