Allegato B
Seduta n. 87 del 14/12/2006

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ZANELLA, FRANCESCATO e FUNDARÒ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è assai diffuso in ogni Provincia italiana il malcostune del mancato rispetto dell'articolo 27, quinto comma, della citata legge 157/92, che individua alcuni casi di incompatibilità tra il ruolo di operatore di polizia abilitato anche a compiti di vigilanza venatoria e il contemporaneo status di cacciatore nel tempo libero; accade, infatti, con frequenza, che appartenenti alla Polizia di Stato, all'Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Polizia Penitenziaria ed al Corpo Forestale dello Stato (con status permanente di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria anche quando non in servizio), esercitino l'attività venatoria fuori dell'orario di servizio anche nei territori ove normalmente prestano la propria attività lavorativa;
la norma statale suddetta riguarda due distinte fattispecie di illecito amministrativo, normalmente sanzionate in via amministrativa dalle leggi venatorie regionali;
rispetto alla guardie venatorie volontarie (che non possono cacciare solo durante l'attività di vigilanza), esiste invece il più rigido regime previsto per il personale pubblico dipendente, sia delle forze dell'ordine dello Stato che degli enti locali od enti parco (l'articolo 27, secondo comma, include genericamente tra i soggetti abilitati alla vigilanza venatoria anche tutti gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, senza distinzione di appartenenza); in questo caso, sempre ai sensi del quinto comma dell'articolo 27 legge 157/92, è vietato cacciare «nell'ambito del territorio in cui esercitano le funzioni», a meno che non si tratti di interventi di controllo faunistico e abbattimento disposti dall'Ente di appartenenza ai sensi dell'articolo 19 legge 157/92 (cosa in ogni caso differente dall'esercizio venatorio per intento ludico personale);
data la perentorietà della disposizione, pare pertanto che gli agenti ed ufficiali di polizia pubblici dipendenti siano quantomeno obbligati a frequentare a fini venatori gli ambiti territoriali di caccia o Comprensori Alpini ove non esercitano normalmente le loro funzioni;
il territorio precluso per gli agenti degli enti locali territoriali appare di immediata individuazione (il parco per il guardiaparco, la provincia per l'agente provinciale, il comune per l'agente di polizia municipale, eccetera);
nel caso del personale dei Corpi di polizia dello Stato sono sinora state poste in essere, a livello locale e in modo estemporaneo, blande interpretazioni relative a un divieto per la circoscrizione territoriale di normale competenza; in caso contrario ci troveremmo di fronte ad una preclusione ad esercitare la caccia su tutto il territorio nazionale;
la sentenza della Corte di Cassazione Civile del 13 aprile 2001, n. 5538, nell'argomentare le ragioni dell'incompatibilità tra il ruolo di cacciatore e la condizione di agente di polizia municipale fuori servizio, ha altresì affermato che ciò sussiste «a differenza di agenti appartenenti ad altri corpi, quali esemplificativamente quelli di Polizia di Stato o della Guardia di Finanza, ovvero i Carabinieri, per i quali il divieto opera comunque e dovunque, essendo gli stessi considerati dal legislatore sempre in servizio in qualsiasi parte del territorio dello Stato»; quest'ultimo assunto sembra porre in condizione di palese irregolarità amministrativa parecchie centinaia di agenti ed ufficiali della Polizia

di Stato, Carabinieri, GDF, CFS o della Polizia Penitenziaria che di solito esercitano la caccia in qualche parte del territorio nazionale, in situazioni evidentemente non prese in considerazione dai rispettivi Comandi nel senso sopra proposto;
quanto esposto è facilmente riscontrabile attraverso i dati dei rilasci delle licenze di porto di fucile per uso caccia, nonché attraverso le avvenute iscrizioni agli ambiti territoriali di caccia (ATC) o Comprensori Alpini di caccia (C.A.), note anche agli uffici caccia provinciali;
nello scorso e in quest'anno, secondo fonti di stampa, risultano peraltro coinvolti in incidenti di caccia anche appartenenti a corpi di polizia statali -:
se il Ministero interrogato non ritenga necessario adottare specifici provvedimenti o circolari per addivenire al pieno rispetto delle disposizioni suddette, scoraggiandone l'attuale strisciante e diffusa disapplicazione da parte delle forze di polizia dello Stato.
(4-01978)

SMERIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da molti anni il commissariato di pubblica sicurezza «Tor Carbone» di Roma vive una situazione di estrema difficoltà a causa di una cronica carenza di personale e di un parco macchine scarso e inadeguato alle funzioni di controllo territoriale;
quando fu costituito il Commissariato, la pianta organica prevedeva 140 persone, attualmente sono soltanto 98;
nel 2002, con un decreto, il Questore di Roma divise l'XI Municipio, di competenza del Commissariato di «Tor Carbone» in due settori, istituendo di fatto il Commissariato «Colombo»;
nonostante ciò, non essendo sufficiente il personale nel Commissariato «Colombo», tutto il lavoro amministrativo, compreso l'Ufficio Immigrazione, è rimasto al Commissariato «Tor Carbone», con il risultato che gli ufficiali di polizia giudiziaria, già gravati da una grossa mole di lavoro, sono costretti a provvedere alla carenza di personale all'UEPI, e, come se non bastasse, il Commissariato è fornito di una sola fotocopiatrice, essendo le altre tre in dotazione guaste e irreparabili e non sostituibili;
inoltre gli agenti del Commissariato sono comandati, dalla Questura di Roma (costretta dalla scarsità di uomini del reparto mobile), a servizi di ordine pubblico (l'80 per cento delle volte allo stadio) fuori zona e sempre di sabato, coinvolgendo anche il personale che, sulla programmazione settimanale, era di riposo;
a giudizio dell'interrogante, tutto ciò, di fatto, impedisce al Commissariato di «Tor Carbone» di potere svolgere in maniera efficace i compiti assegnatigli nel territorio di sua giurisdizione e, certamente, non consente agli agenti impegnati in un difficile lavoro di poterlo svolgere con la dovuta serenità;
tale situazione, nel corso degli anni, è stata più volte denunciata dalle strutture sindacali di rappresentanza degli agenti di pubblica sicurezza, in modo particolare dal SILP per la CGIL, senza che tuttavia sia mai stata risolta -:
cosa si intenda fare per garantire piena operatività al Commissariato «Tor Carbone» a Roma, sia per quanto riguarda il personale in servizio che per la mancanza di mezzi affinché sia ristabilita la piena operatività del medesimo.
(4-01984)

ADENTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
recentemente il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) di Pavia ha denunciato una grave carenza di mezzi per l'espletamento delle funzioni della Polizia stradale, carenza che riguarda gli autoveicoli a

disposizione, la dotazione di computer e strumenti informatici e le altre attrezzature utili al servizio;
la carenza di automezzi interessa anche il parco veicoli delle Volanti della Questura;
il numero e la tipologia dei servizi richiesti è in costante aumento e tali carenze inevitabilmente pregiudicano l'efficienza e la qualità del servizio in particolare per quanto riguarda il controllo del territorio provinciale che come è noto è oggetto di numerosi e gravi azioni criminose, come le cosiddette rapine in villa;
deve essere riconosciuta grande disponibilità e sensibilità alla risoluzione di questa problematica da parte dei dirigenti della struttura;
parimenti deve essere riconosciuto un meritevole spirito di servizio del personale che spesso ha provveduto personalmente a sanare alcune di dette carenze al fine di garantire i servizi -:
quale sia la reale situazione in termini di dotazioni di automezzi e attrezzature indispensabili per il servizio della Polizia stradale e delle Volanti della Questura di Pavia e se siano state intraprese o siano programmate azioni volte a sanare tali carenze al fine di garantire idonee condizioni di lavoro per il personale e un adeguato, efficiente e efficace sistema di controllo e di garanzia della sicurezza a livello provinciale.
(4-01990)

PAOLETTI TANGHERONI, BERTOLINI e LICASTRO SCARDINO. - Al Ministro dell'interno, al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
allo scopo di pubblicizzare una propria iniziativa, in occasione della Giornata Mondiale della Lotta all'AIDS, finalizzata all'utilizzo del preservativo come mezzo di contenimento delle malattie a trasmissione sessuale, il Gruppo Rebeldia realizzava una locandina con testi e contenuti blasfemi ed offensivi del sentimento religioso;
la locandina, relativa ad una festa organizzata dal Gruppo Rebeldia nella sua sede di via Cesare Battisti 51 in Pisa, con un chiaro riferimento alla ricorrenza dell'Immacolata Concezione, recava il titolo «Aspettando la festa della Madonna ..... usa il preservativo» ed una foto raffigurante l'effige di una Madonnina di Lourdes avvolta in un profilattico;
l'atto blasfemo ha suscitato profonda indignazione in città non solo tra i cattolici ma anche tra i laici e gli atei rispettosi di ogni credo religioso;
la locandina, contraddistinguendosi per particolare cattivo gusto, e trivialità intendeva deliberatamente offendere il sentimento religioso collettivo proprio a ridosso di una delle feste più importanti dedicate alla Madonna;
tale locandina, riprodotta in numerose copie, veniva affissa abusivamente sui muri cittadini e in spazi dell'ateneo pisano;
l'episodio potrebbe creare seri problemi sotto il profilo della sicurezza e dell'ordine pubblico per le minacciate ritorsioni della popolazione locale all'iniziativa del Gruppo Rebeldia -:
se il Ministro abbia notizie in merito o se sia a conoscenza di ulteriori particolari di cui voglia mettere al corrente la Camera dei deputati o intenda porre in essere delle iniziative che siano dirette a tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico seriamente minacciato dall'iniziativa suesposta.
(4-01991)

AZZOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è sempre più diffusa la figura del «cane da salvataggio in acqua» con la Società Nazionale di Salvamento, che attraverso associazioni ad essa affiliate, rilascia specifici brevetti di abilitazione a

tale servizio, svolto anche in ambito di Protezione Civile, che consente, tra l'altro, di svolgere attività di ausilio al salvataggio e sorveglianza litorale, in collaborazione con le Capitanerie di Porto;
da tali brevetti per consuetudine vengono esclusi, a giudizio dell'interrogante, senza alcuna motivazione i cani meticci, non di razza e ciò non permette, peraltro, possibili adozioni dai canili che potrebbero fornire una casa a questi animali abbandonati e far risparmiare le amministrazioni locali;
è sempre più diffusa l'insana pratica di far effettuare ai «cani di salvataggio in acqua» tuffi da elicotteri, che mettono in pericolo la salute dei cani stessi, per puro scopo spettacolare, senza alcun oggettivo indirizzo operativo -:
se ritengano di dover adottare iniziative concrete volte a disporre il riconoscimento, l'affiliazione o la collaborazione dei propri Ministeri e di organi controllati, solo con Società e Club che riconoscano brevetti per unità cinofile di salvamento anche a cani meticci, non di razza;
se in applicazione della legge n. 189 del 2004 contro il maltrattamento degli animali, non ritengano di dover adottare iniziative concrete volte ad introdurre il divieto di effettuare tuffi in acqua dei cani da salvataggio da elicotteri.
(4-01993)

MANTINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nell'isola di Panarea, la più piccola delle Eolie ma con una forte e qualificata presenza turistica, c'è un clima di viva preoccupazione nella cittadinanza e nei suoi amministratori per la paventata chiusura della locale Stazione dei Carabinieri;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 gennaio 2003, prorogato di anno in anno fino al 31 dicembre 2006, stabilisce lo stato di emergenza nel territorio delle isole Eolie, nelle aree marine e nelle fasce costiere interessate dagli effetti indotti dai fenomeni vulcanici in atto nell'isola di Stromboli, dove il 30 dicembre 2002 si verificò una violenta esplosione del vulcano con contestuale ingrossamento del mare prospiciente l'isola e ingenti danni;
a seguito di questi eventi calamitosi naturali, il territorio delle isole Eolie, è stato sottoposto a monitoraggio continuo da parte di ricercatori appartenenti a varie istituzioni scientifiche nonché di funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, i quali a tutt'oggi ancora non escludono il riproporsi di simili eventi calamitosi, anche in considerazione del fatto che le attività vulcaniche di Stromboli sono rimaste inalterate da molti secoli, ripetendosi ciclicamente, con un intervallo minimo di un anno tra due eventi;
a fronte della situazione di emergenza sancita dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 gennaio 2003 e successive proroghe, sull'isola di Panarea veniva insediato, stabilmente e per tutto l'anno, un presidio dell'Arma dei Carabinieri, prima esclusivamente presente solo durante la stagione estiva, cui oltre alle normali competenze di prevenzione e tutela della sicurezza pubblica, funzione importantissima in sé perché l'isola ha ormai una presenza turistica annuale, è demandato l'importantissimo compito, nell'eventualità del riproporsi dei suddetti catastrofici eventi sismici, di coordinare ed assistere la popolazione nelle procedure di evacuazione dell'isola;
la preoccupazione da parte della popolazione e delle istituzioni locali si fa d'altra parte sempre più forte, tanto che numerosi cittadini, allarmati dalla notizia, si sono rivolti direttamente, con una petizione di oltre 150 firme, al Prefetto di Messina e al Comandante Regionale e Provinciale dell'Arma, per chiedere di non procedere a tale soppressione;
atteso che il mancato rinnovo del provvedimento che impedirebbe la chiusura della predetta Stazione verrebbe percepito

dagli isolani come un pesante segnale di abbandono del territorio da parte dello Stato -:
se, considerate le gravi conseguenze per l'ordine pubblico, la sicurezza e l'incolumità della popolazione dell'isola di Panarea che un provvedimento di soppressione della Stazione dei Carabinieri determinerebbe, non ritenga di assumere tutte le iniziative più idonee al fine di garantire la permanenza della Stazione dei Carabinieri su base annua.
(4-01995)