Allegato B
Seduta n. 87 del 14/12/2006

...

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
in Europa dal termine della Seconda guerra mondiale, il massacro di Srebrenica risulta essere senza precedenti. Esso fu perpetrato contro la popolazione civile, tra l'11 e il 19 luglio del 1995, dalle truppe serbo-bosniache comandate dal generale Mladic;
a Srebrenica furono torturate, uccise e sepolte in fosse comuni 8000 persone, uomini e ragazzi bosniaci di religione musulmana, rifugiati e residenti nella cittadina della Bosnia orientale, dichiarata zona protetta dall'Onu nel 1993;
tale massacro è stato compiuto in ragione del progetto di pulizia etnica perseguito dai serbo-bosniaci nei confronti dei musulmani bosniaci;
nel 1993, in base alla Risoluzione n. 819 del Consiglio di sicurezza, a Srebrenica fu dispiegata la Forza di protezione dell'Onu, l'Unprofor, in difesa della popolazione civile. All'atto del massacro l'area era sotto la responsabilità dei caschi blu olandesi, presenti con un contingente di 450 soldati. Dinanzi all'attacco sferrato dalle truppe serbo-bosniache contro l'enclave musulmano, il contingente olandese rimase nella più totale immobilità, divenendo

testimone passivo dei rastrellamenti, degli stupri e dell'uccisione di migliaia di musulmani;
sono trascorsi undici anni da quella tragedia, riconosciuta dal Tribunale penale internazionale dell'Aja (aprile 2004) come un vero e proprio genocidio, e i principali responsabili, l'ex presidente della Repubblica Srpska, Radavon Karadzic e il suo generale Ratko Mladic, sono tuttora latitanti. Entrambi accusati dalla giustizia internazionale di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, sono nascosti, molto probabilmente, nella regione balcanica, così come dichiarato dall'ambasciatore USA a Sarajevo, Douglas McElhaney in un'intervista dell'11 dicembre 2006, rilasciata al quotidiano indipendente Oslobodjenj;
in questi anni, si è dibattuto a lungo sui fatti di Srebrenica e sul mancato intervento del contingente olandese e il relativo e incontestabile fallimento della missione della Forza di protezione ONU, l'Unprofor, in quell'area;
dal 1995 in poi, sono state istituite diverse Commissioni d'indagine sulle scelte e i comportamenti che hanno avuto le Nazioni Unite e le truppe schierate sul campo. In particolare, quella dell'ONU con il rapporto conclusivo del 1999 e quella dell'Istituto olandese per la documentazione di guerra (NIOD) con il rapporto pubblicato nel 2002 attribuiscono le maggiori responsabilità dell'eccidio ai capi politico-militari serbo bosniaci, cioè Radovan Karadzic e Ratko Mladic e ammettono solo una responsabilità «morale» dell'Onu e del contingente olandese;
tali conclusioni determinarono, inevitabilmente, aspre critiche da parte delle associazioni costituite da superstiti e da parenti delle vittime del genocidio. Tra queste il «Movimento delle madri di Srebrenica e Zepa», «Le madri di Srebrenica» e le «Donne di Srebrenica» protestarono vivamente e presentarono formale denuncia contro le Nazioni Unite per responsabilità nel massacro;
lo sdegno e le proteste delle associazioni e dell'intera comunità internazionale, suscitati dalla pubblicazione dei rapporti, sono stati rinnovati con fervore alla notizia della decisione del Ministro della difesa olandese di conferire cinquecento medaglie al valore ai soldati olandesi che fecero parte del contingente di pace stanziato a Srebrenica;
in Olanda, le associazioni bosniache hanno manifestato davanti al Parlamento e davanti alla caserma di Assen dove è avvenuta la cerimonia di consegna delle medaglie;
in Bosnia-Erzergovina, la radio studentesca «eFM.ba» ha promosso la campagna denominata «aferim» (complimenti), grazie alla quale in pochi giorni sono state recapitate all'ambasciata olandese in Bosnia-Erzegovina migliaia di cartoline con immagini della tragedia;
il 4 dicembre 2006, la presidenza tripartita bosniaca - risultante dalle elezioni del 1 ottobre 2006 - ha presentato formale protesta all'ambasciatore dei Paesi Bassi in Bosnia e ha affermato in una nota ufficiale: «Questo atto del governo olandese ha suscitato amarezza e proteste dei cittadini di Bosnia e in particolare tra le famiglie delle vittime del massacro»;
l'Associazione delle «Madri di Srebrenica e Zepa» ha parlato di «vergogna» nei confronti dell'Olanda, mentre su Il Foglio del 9 novembre 2006, Adriano Sofri ha scritto: «Quei militari e gli ufficiali furono o inerti o complici della selezione di donne e bambini da cacciare e braccare e dello sterminio di 8000 uomini di ogni età, ragazzi e vegliardi compresi, da parte degli sgherri di quel Ratko Mladic che l'Olanda del Tribunale Internazionale aspetta ancora invano. Tutto si scorda prima o poi. Prima, tutto si decora di una medaglia al valore» -:
se il Governo sia informato delle reazioni e proteste provocate dalla decisione del Ministro della difesa olandese di conferire le onorificenze ai soldati del contingente presente a Srebrenica;

quali siano le sue valutazioni in merito e quali posizioni intenda assumere, in sede comunitaria e internazionale, nei confronti del governo olandese, al fine di promuovere tutte le necessarie iniziative per la tutela e il rispetto della memoria del genocidio di Srebrenica.
(2-00287) «Boato, Bonelli, De Zulueta, Cassola, Balducci, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione, Zanella».

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si apprende che è in corso una mobilitazione internazionale cui aderiscono associazioni umanitarie, giornalisti, parlamentari, a difesa della tutela del rispetto dei diritti umani in Iran, sul caso dell'imminente esecuzione capitale nei confronti di una giovane donna di 26 anni, Kobra Rahmanpour;
la ragazza, sottoposta a fermo dal novembre 2000 con l'accusa dell'omicidio della madre del marito, è stata condannata a morte secondo quanto previsto dalle leggi della Sharia dalla sezione 1608 del tribunale penale di Teheran nel gennaio 2002;
la sentenza, confermata nel 2003 dalla Corte Suprema, si sarebbe dovuta svolgere con la lapidazione in piazza della donna entro il dicembre 2003 ma è stata temporaneamente sospesa dal Capo della giustizia iraniana per dare l'opportunità alla famiglia della vittima di concedere il perdono accettando il pagamento in denaro del «prezzo del sangue»;
della vicenda è stata investito un organismo di mediazione conosciuto sotto il nome di Consiglio per la Risoluzione delle vertenze, che ha fissato nel 12 ottobre 2006 il termine ultimo per l'accettazione del perdono da parte della famiglia della vittima;
alla data sopra indicata nessuna segnalazione di accettazione risulta essere stata presentata e si attende così a breve l'esecuzione del provvedimento di pena capitale;
la donna in questione ha da sempre dichiarato di non aver commesso il reato volontariamente ma solo per legittima difesa a seguito di ripetute violenze domestiche subite nel tempo dal marito e dalla sua famiglia, sposato a quanto pare contro volontà e sotto pressione dei suoi parenti, nel tentativo di migliorare le estreme condizioni di povertà in cui si trovava;
del caso si è interessato un gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite che nel maggio 2006 ha pubblicato un comunicato evidenziando la totale assenza di diritti sia umani che giudiziari nella gestione della vicenda della giovane donna, auspicando un'ulteriore deroga al provvedimento che rappresenterebbe un atto estremamente apprezzato dalla Comunità Internazionale -:
se non ritenga di adottare ogni utile iniziativa volta a favorire una puntuale risoluzione della vicenda o quantomeno un'ulteriore deroga al provvedimento come tra l'altro auspicato dalle Nazioni Unite.
(3-00493)

Interrogazione a risposta scritta:

SALERNO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si sta svolgendo a Teheran, promossa dal Governo iraniano, una conferenza sull'Olocausto tesa a mettere in discussione la dimensione e la stessa veridicità della tragedia degli ebrei durante il regime nazista;
per il suo contenuto, tale conferenza è stata deplorata e definita dall'opinione

pubblica mondiale come provocatoria se non infamante e inqualificabile sotto ogni profilo culturale, politico e umano;
durante i lavori e nello specifico durante l'intervento del Presidente Ahmadinejad si è svolta una significativa e qualificata protesta di studenti dell'Università di Teheran che hanno gridato slogan contro la dittatura iraniana e a favore della libertà, denunciando la violazione e negazione dei diritti civili e umani attualmente perpetrata dal regime integralista islamico al potere;
la protesta ha riguardato anche la conferenza sull'Olocausto definita dagli studenti un atto inqualificabile e vergognoso che nulla ha a che fare con la cultura e la sensibilità della società iraniana;
occorre rilevare l'estremo rilievo politico e culturale che, secondo l'interrogante, questa improvvisa protesta studentesca rappresenta come prima e significativa forma di rivolta pacifica contro un regime oscurantista ed integralista che testimonia e contraddice un ostentato ma non reale consenso che il regime va propagandando all'esterno;
la pesante situazione di violenza e di repressione che caratterizza la vita quotidiana dell'Iran esporrà a pesanti rischi gli studenti che coraggiosamente hanno manifestato ieri contro il regime integralista di Teheran -:
se vi siano notizie di arresti o di intimidazioni da parte delle autorità iraniane nei confronti degli studenti che hanno manifestato nella giornata di apertura dei lavori della Conferenza sull'Olocausto come sopra precisato;
quali siano le statistiche relative alla repressione del regime iraniano in termini di arresti e di detenzioni per motivi politici, di persecuzioni di tipo religioso, di limitazione alla libertà di stampa con chiusure di giornali e televisioni non in linea con il regime.
(4-01975)