Allegato B
Seduta n. 85 del 12/12/2006

TESTO AGGIORNATO AL 19 DICEMBRE 2006

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
dopo tre anni di discussioni, l'Europa si appresta a varare la riforma della legislazione sulla chimica che, per la prima volta, darà all'industria l'onere di provare che le sostanze immesse al consumo non sono nocive;
in seguito all'accordo raggiunto tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione, il progetto di direttiva denominato Reach (acronimo inglese di registrazione, valutazione e autorizzazione dei prodotti chimici), uno dei più complessi esaminati dall'Ue, dovrebbe essere adottato definitivamente, dopo il via libera formale del Consiglio e la seconda lettura del Parlamento europeo fissata per il 13 dicembre prossimo;
l'accordo permetterà di stabilire, entro 11 anni, la registrazione di circa 30 mila sostanze chimiche importate o fabbricate nell'Ue, un meccanismo che farà capo a un'agenzia europea con sede a Helsinki;
il compromesso ha mantenuto anche il principio, osteggiato da parte dell'industria, in base al quale le sostanze più pericolose dovranno essere sostituite con altre meno nocive e, in ogni caso, dovrà essere avviato un piano per la ricerca di possibili alternative;
nel gruppo di questi 1.500-2.000 prodotti chimici ve ne sono alcuni che interferiscono sul sistema ormonale umano e che finiscono ogni giorno anche in prodotti di largo consumo, a partire da quelli alimentari;
anche queste ultime sostanze potranno comunque essere autorizzate, qualora i benefici socio-economici siano superiori ai rischi, oppure siano immesse sul mercato sotto un «adeguato controllo». In entrambi i casi, le industrie dovranno comunque presentare un piano di sostituzione che, nel tempo, preveda l'utilizzo di prodotti alternativi;
una recente analisi del Wwf, ad esempio, ha dimostrato che tracce di alcuni «muschi artificiali» utilizzati in prodotti per la cura e l'igiene personale o della casa sono state rilevate in bastoncini di pesce, salmone affumicato o aringhe marinate e che alcuni ftalati usati per rendere flessibili le materie plastiche sono stati rintracciati in carni e prodotti caseari;
l'accordo a porte chiuse fra i rappresentanti del Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri su Reach, ha creato un coro unanime di proteste da parte delle associazioni ambientaliste, medici, consumatori, lavoratori e sindacati europei, ovvero di tutti i comparti associativi della società civile interessati;
le organizzazioni (Wwf, Legambiente, Greenpeace, Amici della terra, Movimento difesa del cittadino, Altroconsumo, Green Cross Italia, Associazione ambiente e lavoro, Cgil, Cisl, Uil e Res) in una nota congiunta hanno affermato che, se adottato durante la votazione in plenaria, questo accordo consentirà a molte sostanze chimiche altamente pericolose, fra cui quelle che provocano cancro, difetti congeniti e altre patologie, di rimanere sul mercato ed essere utilizzate nei prodotti di largo consumo, anche in presenza di alternative più sicure;
nonostante le associazioni abbiano sempre considerato l'approvazione del Reach un'occasione a favore della protezione di lavoratori, cittadini, consumatori e ambiente, chiedendone l'entrata in vigore in tempi brevi, ritengono inaccettabile l'approvazione della direttiva con il cosiddetto approccio di «adeguato controllo», secondo il quale l'esposizione alle sostanze chimiche pericolose possa essere tenuta sotto controllo, in modo tale da non risultare nociva per la salute umana e per l'ambiente. Tale presupposto è stato confutato

da numerosi studi che hanno dimostrato come le sostanze chimiche di sintesi pericolose, impiegate nei prodotti di largo consumo, siano ampiamente e facilmente diffuse, oltre che persistenti;
questo accordo limiterebbe inoltre la possibilità del pubblico di richiedere informazioni sulla presenza di sostanze pericolose nei prodotti solo per un numero limitato di queste;
da più parti, il mondo scientifico e le associazioni contro la sperimentazione sugli animali segnalano il pericolo che le sostanze chimiche siano testate su animali, senza un adeguato riscontro scientifico attendibile e sacrificando inutilmente esseri senzienti. Gli animali, infatti, non possono essere un credibile modello per le reazioni dell'uomo alla somministrazione di sostanze ed alle sollecitazioni esterne. Diverse specie hanno resistenza e reazioni completamente differenti tra loro e, ancor maggiori sono le differenze e le reazioni tra la maggior parte degli animali e l'uomo. Sulla materia, l'istituto Ecvam di Ispra, finanziato dall'Unione europea, ha prodotto ampia documentazione sulla sperimentazione senza impiego di animali;

impegna il Governo:

a promuovere in ambito europeo, il rafforzamento della Direttiva Reach e la definizione di tempi e misure più vincolanti e restrittive che inducano le industrie chimiche a sostituire le sostanze pericolose con alternative più sicure in tempi brevi;
ad attivare in sede europea tutte le procedure, i test ed i protocolli sperimentali realmente scientifici che non prevedano l'impiego di animali;
ad adottare iniziative, in sede di ratifica delle Direttive, qualora il Parlamento europeo la approvasse in modo non sufficientemente vincolante e sicura per la salute umana e per l'ambiente, volte ad escludere l'impiego di animali per i test sperimentali.
(1-00069) «Camillo Piazza, Boato, Bonelli, Cassola, De Zulueta, Lion, Pellegrino, Poletti, Trepiccione, Zanella, Fundarò, Balducci, Francescato».

Risoluzioni in Commissione:

La XIV e la XII Commissioni riunite,
premesso che:
in Italia, la compensazione delle spese sostenute dai cittadini per cure mediche al di fuori della propria regione di residenza è gestita dal Ministero della sanità. Lo stesso Ministero si occupa anche di esigere dagli Stati esteri il rimborso dei crediti relativi all'assistenza fornita a cittadini stranieri in Italia;
l'ufficio competente riceve mediamente 400.000 fatture l'anno, destinate ad aumentare esponenzialmente se, come ha dichiarato il Commissario europeo alla salute Markos Kyprianou il 30 novembre, l'intenzione è quella di arrivare alla completa libertà di circolazione per cure mediche all'interno dell'Unione;
attualmente la movimentazione delle pratiche si svolge seguendo un procedimento complesso e laborioso, che può impegnare da diversi mesi a più anni. A rimetterci sono le ASL, in particolare i centri all'avanguardia e di eccellenza che si trovano nelle regioni settentrionali dell'Italia,

impegnano il Governo

a non assumere impegni in sede europea circa la libera circolazione dei pazienti prima che sia messo a punto e reso operativo un sistema comunitario di compensazione alle strutture sanitarie eroganti puntuale ed efficiente, prendendo in considerazione l'ipotesi di permettere alle stesse ASL di agire direttamente nei confronti degli altri Paesi europei per ottenere quanto dovuto.
(7-00088) «Pini, Montani».

La VIII Commissione,
premesso che:
lo scorso 20 ottobre una delegazione della 13a Commissione permanente del Senato si è recata in Valtellina per verificare sul posto le condizioni di prelievo idroelettrico a cui è sottoposto il territorio e per audire tutti i soggetti interessati;
nel corso delle audizioni è stata riscontrata una condivisione unanime e senza riserve da parte delle istituzioni locali, Prefettura, provincia di Sondrio - che ha approvato un apposito ordine del giorno - Comunità montane, circa la necessità di una moratoria sulle nuove concessioni e sui nuovi prelievi, finalizzata a realizzare un'approfondita verifica sulla situazione idrica in Valtellina;
queste posizioni sono condivise anche dalle organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL che hanno consegnato un loro documento, agli atti;
dall'Unione Pesca Sportiva, che rappresenta oltre 5.000 pescasportivi che pure ha consegnato un proprio documento, agli atti;
dall'Intergruppo Acque, che riunisce 13 comitati locali costituitisi sul territorio per opporsi a nuove derivazioni e che hanno con loro specifiche iniziative raccolto l'adesione di oltre 40.000 cittadini. L'Intergruppo ha fornito un documento illustrativo, corredato di cartine e schede riportanti in ogni dettaglio i dati dello sfruttamento idroelettrico, attuale e previsto;
dai rappresentanti delle Associazioni di agricoltori e allevatori, che successivamente hanno fatto pervenire alla Commissione ambiente un loro documento;
dalle associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF e Italia Nostra);
la sola regione Lombardia, tra le istituzioni, ha espresso un parere discorde, adducendo la congruità ed adeguatezza delle attuali normative per la disciplina del regime e dell'uso delle acque e, tra le associazioni di categoria, l'Associazione degli industriali si è analogamente espressa contro la moratoria, pur ricordando che in alcune realtà territoriali potrebbe non essere opportuno autorizzare nuove derivazioni;
da un primo esame della copiosa documentazione raccolta dalla Commissione è emerso come corrispondente al vero che le risorse idriche della provincia risultano già sfruttate in misura prossima al 90 per cento del loro totale, con pesanti pregiudizi a carico dell'ambiente e del paesaggio e che l'ulteriore sfruttamento di quanto residua potrebbe provocare un aggravamento del rischio ambientale, con serie conseguenze anche di carattere idrogeologico a carico di un territorio già di per sé fragile e delicato, già teatro di devastanti episodi (alluvione del 1987) di dissesto, influendo in misura gravemente negativa anche sullo sviluppo socio economico e sull'economia della provincia, che vede nel turismo legato alla qualità ambientale la sua primaria voce d'entrata,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di propria competenza affinché la valutazione ambientale strategica (VAS) degli strumenti di programmazione previsti dalla normativa vigente accerti in modo rigoroso la sostenibilità di eventuali nuove derivazioni, valutando anche gli effetti estremamente positivi, in termini ambientali e di carattere idrogeologico, che deriverebbero da una moratoria delle nuove concessioni e dei nuovi prelievi idrici finalizzati alla produzione di energia elettrica.
(7-00087) «Mariani, Gianni Farina, Acerbo, Cacciari, Bandoli, Codurelli, Locatelli, Benvenuto, Bocci, Chianale, Fasciani, Galeazzi, Gentili, Iannuzzi, Lomaglio, Longhi, Marantelli, Margiotta, Pedulli, Realacci, Viola, Francescato, Camillo Piazza, Stradella, Lupi, Uggè, Di Centa».

La XIII Commissione,
premesso che:
l'ordinamento italiano, sulla base dell'articolo 117, comma 1 della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall'adesione al Trattato CE, deve conformarsi alle norme del diritto comunitario primario e secondario, garantendone la corretta e tempestiva attuazione;
la Commissione europea gode di specifici ed incisivi poteri, quali la possibilità di avviare una procedura di infrazione a danno degli Stati membri inadempienti, e proporre la comminazione di sanzioni pecuniarie particolarmente onerose;
la Commissione europea, a seguito della pubblicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001, ha avviato la procedura di infrazione n. 4742 del 2001, con specifico riferimento alla formulazione originaria, dell'articolo 38 del suddetto decreto, in cui si sancisce la possibilità di commercializzare e utilizzare i prodotti fitosanitari ammessi in agricoltura biologica senza autorizzazione del ministero della salute;
contestualmente viene avviata una vertenza dinanzi al TAR al fine di sospendere l'efficacia del suddetto articolo del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001;
al fine di evitare la sanzione comunitaria e risolvere la vertenza dinanzi al TAR, gli uffici competenti, attraverso un complesso lavoro di confronto con i soggetti e le amministrazioni interessate, elaborano, nell'ottobre del 2003, una riforma complessiva del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001, con una nuova formulazione dell'articolo 38 conforme alla legislazione comunitaria e alle esigenze del settore;
la suddetta riforma, però, pur prevista dalla legge n. 38 del 2003, non completò il suo iter per cui il Governo nell'ambito della legge comunitaria 2006 ha inserito una norma che ha comportato l'abrogazione dei commi 1 e 2 dell'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001, al fine di rispondere alla procedura d'infrazione comunitaria, con la conseguente disapprovazione delle organizzazioni di rappresentanza di settore;
la mancata notifica alla Commissione della suddetta abrogazione da parte degli uffici responsabili ha comportato la mancata conclusione della procedura di infrazione per cui, al fine di evitare l'imminenza di una multa per lo Stato, la Direzione Generale Qualità del Mi. P.A.A.F., in accordo con gli uffici del ministero della salute, ha convocato, lo scorso 31 ottobre, le parti interessate per comunicare l'intenzione di trasmettere nei prossimi giorni agli uffici della Commissione europea una nuova bozza dell'ex articolo 38, con la manifesta disapprovazione delle rappresentanze di settore;
le rappresentanze di settore sostengono l'inutilità di una nuova bozza sia perché l'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001 è stato modificato con la legge comunitaria 2006, la quale abrogando i commi 1 e 2 del succitato articolo, ha risolto il contenzioso comunitario, sia perché è in corso, a livello europeo, una revisione completa del quadro normativo di settore e di quello relativo ai prodotti fitosanitari;
le rappresentanze di settore, inoltre, denunciano l'incapacità dei dirigenti degli uffici competenti dei ministeri interessati a gestire le problematiche d'interesse per il settore dell'agricoltura biologica e auspicano che dei seri provvedimenti vengano presi nei confronti dei dirigenti responsabili della mancata notifica;

impegna il Governo:

ad operare affinché venga data immediata risposta alla procedura d'infrazione notificando l'abrogazione già avvenuta dei commi 1 e 2 dell'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001;
ad assumere urgentemente provvedimenti al fine di garantire, in futuro, una

effettiva e più efficace gestione delle problematiche d'interesse per il settore dell'agricoltura biologica;
ad operare affinché una eventuale ed ulteriore modifica del decreto succitato prenda forma successivamente alla revisione di settore in corso a livello europeo.
(7-00089) «Bellotti».