Allegato B
Seduta n. 85 del 12/12/2006

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POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Interrogazioni a risposta immediata:

PORETTI. - Al Ministro delle politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
il programma elettorale recitava: «L'Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di una unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi e il loro orientamento sessuale. Va considerato piuttosto quale criterio qualificante il sistema di relazioni sentimentali, assistenziali e di solidarietà, la loro stabilità e volontarietà»;
il Governo ha preannunciato per gennaio la presentazione di un disegno di legge in cui affronterà il tema delle unioni di fatto;
l'Osservatore Romano in merito scriveva: «... si è ribadito nuovamente il carattere ipocrita di queste iniziative che mirano esclusivamente ad accreditare una forma alternativa di famiglia. Si continua a dire che a gennaio si parlerà di diritti individuali e che la famiglia rimarrà una sola, quella tradizionale, che nessuno vuole mettere in pericolo». «Si tratta di menzogne. Non ha senso parlare di diritti individuali di persone alle quali è riconosciuto uno stato di coppia e ancora di più di diritti che hanno uno spiccato carattere pubblico, come quelli relativi ai temi previdenziali ed assistenziali»;
il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Consiglio vaticano per la famiglia a proposito dei pacs, li ha definiti «un capriccio»;
secondo l'agenzia stampa Sir, promossa dalla Conferenza episcopale italiana: «ci si preoccupa di una cosa che certamente non è in cima alla priorità del Paese e invece non ci si cura di quello che è fondamentale, cioè il sostegno alla famiglia, quella vera, l'unica riconosciuta dalla nostra Costituzione, la società naturale formata da un uomo e da una donna»;
molte sono state le rassicurazioni al Vaticano che sono arrivate da esponenti di spicco del Governo, tra cui quella del Ministro degli Affari Esteri Massimo D'Alema e della Ministra per la famiglia Rosy Bindi. Quest'ultima ha detto: «Questa mia dichiarazione può rassicurare il Vaticano e i cattolici di questo Paese. Non abbiamo nessuna intenzione di scardinare la famiglia» -:
se queste esternazioni del Vaticano siano solo tali o ci sia stato anche un qualche passo diplomatico nei confronti del Governo;

poiché le osservazioni pubblicate sull'Osservatore Romano, che accusa gli esponenti del nostro Governo di essere bugiardi, e dall'agenzia Sir, che detta le priorità del nostro Paese, appaiono riconducibili ad uno Stato estero, se non si intraveda in questo una intromissione e un tentativo di condizionare la nostra politica interna: tentativo ancor più pericoloso perché dettato da uno Stato, ad avviso dell'interrogante, non democratico e teocratico - quale quello Vaticano - nei confronti del nostro ordinamento democratico e non confessionale.
(3-00478)

VOLONTÈ, CAPITANIO SANTOLINI, DRAGO, D'AGRÒ, RONCONI, FORMISANO, PERETTI, COMPAGNON, LUCCHESE e MEREU. - Al Ministro delle politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
l'affermarsi della concezione individualista, anche attraverso la sua emancipazione dal gruppo familiare, risale agli anni bui della Rivoluzione francese;
tuttavia la concezione della funzione sociale della famiglia è propria della cultura e della società occidentale, per la quale la famiglia è il nucleo fondamentale della comunità e della società, come già ricordava Cicerone e sedici secoli dopo, G.B.Vico;
più recentemente, anche l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo qualifica la famiglia come «nucleo naturale e fondamentale della società» e nel preambolo della Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1999, si riconosce la «famiglia quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli»;
nella Costituzione italiana l'articolo 29 costituisce l'architrave sul quale si regge la disciplina costituzionale della famiglia;
secondo i dati Istat sono circa 400-500 mila le «coppie di fatto» in Italia, tuttavia non esiste nel nostro Paese nessuna organizzazione sociale che le rappresenti ed inoltre le recenti statistiche ci dicono che la scelta delle «coppie di fatto» è una scelta temporanea verso il primo o il secondo matrimonio;
l'ordinamento italiano prevede comunque una serie di diritti già ora garantiti per le «coppie di fatto»:
uguaglianza dei figli legittimi e naturali di fronte alla legge;
successione nel contratto di affitto del partner in caso di morte del titolare del contratto;
risarcimento del danno in caso di morte dei partner;
possibilità di visitare il partner in carcere;
possibilità dell'astensione dalla testimonianza del partner in caso di processo;
utilizzo dei consultori familiari;
in alcune regioni la convivenza è titolo valutabile per l'assegnazione dell'alloggio popolare;
apprendiamo dalla stampa la volontà del Governo di affrontare, attraverso un disegno di legge, il tema delle «coppie di fatto» e dell'estensione dei cosiddetti «diritti individuali» -:
se non ritenga che il Governo, prima di affrontare e con criteri che non sono ancora chiari, il tema delle coppie di fatto, debba prioritariamente occuparsi dei problemi che investono gli oltre ventidue milioni di famiglie italiane.
(3-00479)

BELLILLO. - Al Ministro delle politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre del 2005 come molti ricorderanno, la signora Adele Parrillo, compagna del regista Stefano Rolla ucciso nel 2003 nell'attentato contro la

base militare italiana di Nassiriya mentre si trovava in Iraq per girare un documentario, è stata protagonista del tutto involontaria di un caso lampante dell'ingiustizia che può derivare dalla mancanza di riconoscimento legale delle cosiddette «coppie di fatto»;
Adele Parrillo e Stefano Rolla non erano sposati ma vivevano insieme da anni ed erano in tutto e per tutto una famiglia, ma questo non ha impedito che lei, rimasta vedova, venisse esclusa dall'assistenza economica e psicologica prevista per i familiari delle vittime dell'attentato, e persino depennata dall'elenco degli invitati alle celebrazioni ufficiali per ricordare i morti, al punto che il giorno del secondo anniversario dell'attentato non l'è stata risparmiata l'inaudita umiliazione di vedersi negato l'accesso all'altare della Patria per presenziare alla cerimonia di suffragio delle vittime;
per tre anni, malgrado le sue denunce, la sua vicenda è stata quasi completamente ignorata. Così ha incominciato una crociata, una battaglia di civiltà, una denuncia che non cadrà nel vuoto: quella contro la discriminazione delle coppie di fatto, e così, con il semplice proporsi all'attenzione pubblica, ha segnalato un vuoto normativo;
in Italia, chi convive anche da molti anni fuori dal matrimonio non può chiedere permessi di lavoro per assistere il partner che si ammala gravemente, non può continuare a vivere nell'appartamento del convivente deceduto senza il permesso dei parenti più prossimi, non ha diritto alla pensione di reversibilità;
è paradossale che oggi invece, il nostro Paese riconosca la convivenza sotto il profilo legislativo soltanto in un'occasione, cioè quando si tratta di effettuare delle visite ad un detenuto da parte del convivente, cosa abbastanza singolare perché il legislatore sembra essersi preoccupato di riconoscere la convivenza soltanto sotto questo aspetto;
l'approvazione di una legge che riconosca le coppie di fatto può rappresentare un primo successo nel cammino e nel progresso della società civile, una prima risposta a quella richiesta di riforme attente ai diritti civili, che, sulla base dell'articolo 2 della Costituzione, prevede lo svolgimento e la realizzazione della personalità nelle formazioni sociali, dia riconoscimento giuridico alle coppie che lo vogliano, e che, sulla base dell'articolo 3 della Costituzione, relativo al divieto di discriminazione per le condizioni personali, colmi quel vuoto normativo, perché se è vero che la discriminazione delle coppie di fatto non è contenuta esplicitamente in nessuna norma, è anche vero che vi sono delle situazioni nelle quali l'assenza della norma si traduce, per tale tipo di coppia, in discriminazione;
il governo Berlusconi a testimonianza solenne del riconoscimento dovuto alle vittime del dovere, deceduti o feriti gravissimi, dell'apparato di difesa e sicurezza italiano impegnate nelle missioni militari internazionali ha manifestato, con l'approvazione della legge 10 ottobre 2005, n. 207, «Conferimento della Croce d'onore alle vittime di atti di terrorismo impegnate in operazioni militari a sostegno della pace», l'esigenza di conferire un segno distintivo, speciale e dal carattere morale, connesso all'estremo o comunque gravissimo sacrificio patito. Si tratta di un segno distintivo commemorativo che non esclude, ove ne sussistano i presupposti individuali, il conferimento di altre ricompense o decorazioni, di diversa ragione, in relazione allo stesso fatto;
la predetta legge non equipara però il convivente more uxorio al coniuge superstite generando la palese ed umiliante discriminazione patita dalla sig.a Adelina Parrillo -:
se non ritenga opportuno adottare un provvedimento legislativo che equipari il convivente more uxorio al coniuge superstite beneficiario della Croce d'onore alla memoria del congiunto caduto, provvedimento che rappresenterebbe da una

parte il minimo e doveroso riconoscimento di uno Stato civile ad una donna già straziata dal dolore per la perdita del compagno, e dall'altra il primo passo verso la tutela di una realtà del paese, quella delle convivenze civili, priva di diritti e di sostegno.
(3-00480)

DE SIMONE. - Al Ministro delle politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese, secondo dati ISTAT più di 500 mila cittadini (omo ed eterosessuali) sono conviventi, sono cioè coppie di fatto non riconosciute. A questi si aggiungono un altro milione di persone che non ha denunciato questa condizione;
in Europa, l'Italia è l'unico paese, insieme alla Grecia, che non ha ancora legiferato in materia di unioni civili;
vi è l'urgenza di colmare questo vuoto legislativo, per non condannare alla clandestinità centinaia dì migliaia di persone in tutta Italia, nel pieno rispetto degli articoli 2 e 3 della Costituzione;
bisogna riconoscere pari dignità e diritti a tutti coloro che scelgono di costruirsi una vita insieme al di fuori del vincolo matrimoniale. Su questo punto il programma dell'Unione impegna il Governo ad approvare una legge che riconosca i diritti delle persone che compongono una «unione di fatto» senza discriminazione di orientamento sessuale;
in particolare, secondo l'interrogante, devono essere attribuiti alle parti i diritti e i doveri reciproci di assistenza morale e materiale; le parti devono poter regolare il loro regime patrimoniale; estendere la pensione di reversibilità dell'altro; estendere al contraente extracomunitario il permesso di soggiorno; garantire l'assistenza sanitaria, eccetera;
il Governo in questi giorni si è impegnato con un ordine del giorno a presentare entro gennaio un progetto di legge sulle unioni civili, che tenga conto di quanto richiamato dalle ultime sentenze della Corte costituzionale e previsto da Trattati e Atti del Parlamento europeo -:
come intenda regolamentare questa materia, per un riconoscimento di carattere pubblicistico, delle coppie di fatto, garantendo loro piena cittadinanza.
(3-00481)

DEL BUE. - Al Ministro delle politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della sera in data 11 dicembre 2006 ha pubblicato un'intervista al cardinal Trujillo, Presidente del Consiglio vaticano per la famiglia, da cui emerge l'esistenza di un dialogo tra il Consiglio vaticano da lui presieduto ed il ministro per la famiglia dello Stato italiano;
tale intervista è stata ripresa anche dal quotidiano Libero del 12 dicembre 2006 ed è stata fortemente criticata da un giornalista di formazione cattolica. «Le parole riportate - commenta il giornalista - fanno credere veramente che le leggi dello Stato Italiano discendano da una trattativa fra le istituzioni della Repubblica e quelle della città del Vaticano»;
ciò sarebbe certamente in contrasto con i principi più elementari che attengono a quello che lo stesso Pontefice ha definito «la sana laicità» dello Stato italiano e la necessità, pur in un contesto di rispetto reciproco e anche di dialogo, di assecondare rapporti ispirati ad autonomia reciproca -:
se le dichiarazioni dei Cardinale Trujillo corrispondano al vero, se l'istituzionalizzazione di tali rapporti sia divenuto un metodo di lavoro del governo e se sulle materie più scottanti attualmente in discussione che riguardano i rapporti tra le persone, il governo mantenga una sua autonomia di giudizio e di decisione.
(3-00482)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro per le politiche per la famiglia, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione socio culturale «Il Mosaico» ha predisposto un progetto privato finalizzato ad accogliere, in forma residenziale, nove bambini in situazione di disagio familiare e personale affidati dai Tribunali dei Minori di Firenze e Genova ai servizi sociali in zona collinare adiacente Fosdinovo (Massa);
trattasi di immobile risultante; perfettamente a norma mentre è garantita la presenza 24 ore di qualificato personale educatore;
come si evince dalle cronache locali della stampa (il Tirreno 19 novembre 2006 e La Nazione 24 novembre 2006) il Comune di Fosdinovo ha inspiegabilmente deliberato di bloccare tale progetto intervenendo anche sulla visita dell'ASL -;
se non si reputi opportuno sol tenere sul piano delle competenze statali in materia tale progetto prevedendo altresì forme di agevolazione finanziaria e/o fiscale volte a realizzare un ottimo progetto di recupero ed integrazione di minori disagiati.
(4-01931)

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro per le politiche per la famiglia, al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 della legge 28 marzo 2001, n. 149, in materia di affidamento e adozione, stabilisce che «il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali»;
se la funzione degli istituti è stata importante in una società e in un momento storico in cui l'urgenza era quella di sottrarre il bambino dalla strada e dall'abbandono, per offrirgli un tetto, condizioni igieniche sicure, pasti regolari e protezione, si è attualmente profilata l'esigenza di elaborare risposte in grado di garantire una vita più serena ai fanciulli, considerando gli effetti negativi di una permanenza prolungata in istituti o comunità;
secondo l'interrogante il Governo Prodi ha fortemente disatteso l'impegno assunto; circa la chiusura di tutti gli istituti per minori, ai fini della promozione di una politica prioritaria dell'affidamento che risponda concretamente al diritto dei più piccoli di vivere e crescere all'interno di una vera famiglia;
in Italia restano ancora insolute le questioni riguardanti l'istituzione di una banca dati sull'adozione nazionale e l'entrata in vigore della figura dell'avvocato del minore, prevista dalla legge suddetta;
i tagli di questa finanziaria rischiano ancora una volta di penalizzare fortemente i diritti dei minori -:
se i ministri siano a conoscenza della gravità della situazione esposta;
se intendano promuovere azioni di sensibilizzazione tese alla valorizzazione del fondamentale diritto ad una famiglia;
quali provvedimenti intendano adottare per una piena attuazione della legge n. 149 del 2001, in merito soprattutto all'istituzione di una banca dati per i minori dichiarati adottabili ed all'istituzione della figura dell'avvocato del minore, con conseguente finanziamento del patrocinio a spese dello Stato.
(4-01941)