Allegato B
Seduta n. 43 del 27/9/2006

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la cronaca degli ultimi giorni ha registrato un dibattito sull'eutanasia a partire dal caso di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare, co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, che ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sollevare la necessità di una «morte opportuna» trovandosi oggi nella situazione di vivere ciò «che non è più vita ma solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche...». «In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non "esista": vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni Paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente "terminale" che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di "approdo" alla morte opportuna. Una legge sull'eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. [...] Il mio sogno, anche come co-presidente dell'Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie, è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l'eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.»;
nella sua risposta il Presidente Giorgio Napolitano ha scritto: «raccolgo il suo messaggio di tragica sofferenza con sincera comprensione e solidarietà. Esso può rappresentare un'occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più. Mi auguro che un tale confronto ci sia, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l'elusione di ogni responsabile chiarimento»;
pur non avendo una legge in Italia che regolamenti l'eutanasia e neppure il testamento biologico, in molte occasioni si è ribadito il diritto del paziente a rifiutare la terapia, anche se questo può comportare la morte. Inoltre, si individua nel consenso della persona l'unico fondamento giuridico posto alla base della liceità dei l'attività medica: non riconosce ad essa altra legittimazione se non la volontà della persona;
esiste nella nostra Costituzione, il diritto dell'incapace, come di chiunque altro, a non esser destinatario di trattamenti sanitari che non abbia voluto prima che si verificasse la causa di incapacità; diritto ripreso anche nella Convenzione di Oviedo secondo la quale (articolo 9) il medico deve tener conto dei desideri precedentemente espressi dal paziente quando si trova in una situazione di incapacità di intendere e di volere;
essendo lucido e cosciente, Piergiorgio Welby se lo vorrà potrà chiedere ai medici di sospendere la terapia, cioè la ventilazione meccanica, in accordo con le norme sul consenso informato e con le previsioni della Convenzione di Oviedo. In caso di richiesta esplicita, toccherebbe ai medici motivare un eventuale rifiuto, aprendo la strada ad un pronunciamento della magistratura;

alcuni studi pubblicati su riviste mediche autorevoli, come The Lancet, hanno messo in luce che in Italia è praticata clandestinamente l'eutanasia passiva ed attiva, anche su neonati; e che spesso questa è praticata senza il consenso dei pazienti e/o dei loro tutori legali, anche per l'assenza di una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. A seguire alcuni studi sulla pratica dell'eutanasia in Italia:
a) Lancet 355 (2000): 2112-18: il 45 per cento dei neonatologi italiani interpellati ha deciso di non somministrare alcun trattamento di sostentamento vitale (esempio respirazione meccanica); il 52 per cento ha deciso di non praticare manovre di rianimazione; il 78 per cento ha deciso di non aggiungere altri trattamenti anche se necessari ai fini dell'allungamento della vita; il 34 per cento ha deciso di non somministrare farmaci salva-vita; il 28 per cento ha deciso di cessare la respirazione meccanica; il 32 per cento ha deciso di somministrare farmaci per alleviare il dolore anche se potenzialmente letali; il 2 per cento ha deciso di somministrare farmaci con l'intenzione di terminare la vita;
b) Clinical Care Medicine, volume 27(8), August 1999, pp 1626-1633: il 13 per cento dei medici italiani di rianimazione ha somministrato sostanze con l'intento di accelerare il processo di morte;
c) The Lancet, volume 362 (9381):345-50, 2003: il 23 per cento dei decessi è stato preceduto da una decisione medica sul fine vita;
d) Nederlands Tijdschrift voor Geneeskunde, volume 147 (37), 13 September 2003, pp. 1800-1807: l'1 per cento dei medici italiani ha iniettato sostanze con l'intento di accelerale il processo di morte -:
cosa intenda fare il Ministro, anche a seguito dell'impegno del Governo dichiarato per la lotta al dolore, per far rispettare il principio assoluto del rispetto della volontà della persona e se il Ministro intenda appurare, con una indagine conoscitiva la fondatezza delle notizie pubblicate sull'eutanasia.
(5-00229)

ULIVI e LISI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge 29 ottobre 2005, n. 229 disponeva un indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze irreversibili a causa delle vaccinazioni obbligatorie espletate a partire dal 1960 ma a tutt'oggi, nonostante sia stata nominata una Commissione ministeriale per la definizione degli importi ai sensi dell'articolo 2 della medesima legge, non si ha notizia alcuna dei previsti indennizzi -:
se risponda al vero la notizia secondo la quale il ministero avrebbe deciso di limitare a soli dieci anni di arretrati l'assegno una tantum previsto dalla legge 229 eludendo i principi enunciati dalla sentenza 118/96 della Corte costituzionale che ha imposto il computo a partire dal momento del fatto;
se inoltre sia volontà di questo ministero escludere ogni emolumento per gli anni precedenti al decimo ovvero considerare gli importi da corrispondere a partire dalla data di entrata in vigore della legge n. 229 del 2005 e non dalla data di inizio della patologia.
(5-00230)

LUCCHESE, VOLONTÈ e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ad un anno dall'avvio dell'applicazione sperimentale della pillola RU 486 da parte dell'Ospedale Sant'Anna di Torino, il Comitato etico della Regione Piemonte ha sostenuto che il protocollo stabilito non è stato rispettato e che i risultati potrebbero essere ritenuti inattendibili per una valutazione scientifica;
il dottor Silvio Viale, responsabile della sperimentazione al Sant'Anna, ha sempre sostenuto e dichiarato pubblicamente che le donne che ricorrono alla pillola abortiva non hanno necessità di

rimanere in ospedale e che il 90 per cento delle pazienti sottoposte alla sperimentazione erano tornate a casa fra la prima pillola (la RU486 che fa morire l'embrione) e la seconda pillola (il misoprostrol che lo fa espellere);
nello scorso giugno la magistratura è intervenuta a seguito dell'esposto di una donna che aveva abortito a casa e che evidentemente non aveva immaginato e gradito il trattamento ricevuto;
attualmente il dottor Viale è indagato per violazione della legge sull'aborto;
secondo il quotidiano La Stampa del 3 agosto, durante, la sperimentazione nell'ospedale torinese Sant'Anna, un quarto delle donne ha materialmente espulso l'embrione fuori dall'ospedale, in casa o per strada e senza che le interessate fossero messe al corrente dell'obbligatorietà del ricovero;
secondo l'interrogante è del tutto evidente che tale pratica si sta configurando come una sorta di aborto a domicilio anche nell'immaginario collettivo, come dimostra la vicenda della giovane polacca di Macerata che, temendo di essere rimasta incinta, per ottenere la pillola «del giorno dopo» negatale in farmacia si è inventata una violenza sessuale mai subita, nella speranza che al pronto soccorso dell'ospedale le avrebbero somministrato la pillola RU 486 senza fare difficoltà;
la sperimentazione del Sant'Anna di Torino ha, in definitiva, dimostrato, numeri alla mano, che la RU 486 e la legge n. 194 del 1979 sono incompatibili né le risposte sino ad ora fornite dal Ministro della salute, più volte interpellato sulla vicenda hanno chiarito la questione -:
quale sia lo stato della sperimentazione della RU 486 nelle altre sei Regioni, oltre al Piemonte, in cui è stata autorizzata, se ritenga ancora compatibile, alla luce dei fatti suesposti, l'uso della pillola RU486 con la legislazione italiana in tema di aborto.
(5-00231)

DI VIRGILIO, BAIAMONTE, BOCCIARDO, CECCACCI RUBINO, CRIMI, GARDINI, MAZZARACCHIO, MORONI e PALUMBO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i pazienti in stato di coma persistente vegetativo in Italia sono 1500, e questo numero sembra destinato ad aumentare, in considerazione dell'accresciuta precocità ed estensione sul territorio della medicina d'emergenza e della prolungata sopravvivenza a patologie degenerative cerebrali ad andamento ingravescente;
il Piano Sanitario Nazionale impone di offrire livelli assistenziali sempre più adeguati ai bisogni del malato e della famiglia, per cui è necessario fornire indicazioni tali da garantire una coerente successione ed integrazione dei diversi interventi assistenziali, in funzione delle fasi del processo morboso e delle condizioni cliniche della persona, nonché delle situazioni familiari e ambientali, in considerazione del fatto che la persona malata e la sua famiglia, ove presente, possano essere guidati e coadiuvati nel percorso assistenziale tra il proprio domicilio, che risulta essere la sede privilegiata ed in genere preferita dal malato e dalla famiglia, e le strutture di degenza;
il Ministero della Salute in data 12 settembre 2005 ha istituito una Commissione Tecnico-Scientifica che ha studiato, dal punto di vista sanitario ed organizzativo, il fenomeno dello stato vegetativo persistente nel nostro Paese allo scopo di individuare soluzioni e di definire le linee-guida sulle attività di diagnosi, terapia e riabilitazione dei pazienti in condizione di bassa responsività. La suddetta commissione ha analizzato inoltre la tipologia e l'efficacia dei modelli organizzativi e gestionali adottati dalle strutture pubbliche che in Italia ospitano i pazienti colpiti da questa patologia, con speciale riguardo verso quei modelli adottati nelle strutture specializzate e nei centri d'eccellenza. La suddetta commissione ha quindi stilato un importante documento finale sullo «Stato vegetativo e stato di

minima coscienza», in grado di costituire un valido punto di riferimento per gli operatori sanitari in quanto propone l'istituzione di aree di terapia sub-intensiva per la fase acuta della malattia, l'istituzione di unità specifiche per lo stato vegetativo all'interno di Unità per gravi cerebrolesioni nella fase riabilitativa e il coordinamento di un sistema di rete regionale integrato entro cui dovrebbero operare i reparti ospedalieri, i servizi territoriali della ASL, il medico di medicina generale, i servizi sociali -:
quali provvedimenti concreti il Ministro della Salute intende predisporre per rendere operativo l'importante lavoro svolto dalla commissione tecnico-scientifica sopra citata al fine di garantire strategie di intervento più efficaci e socialmente più opportune per rispondere alle giuste aspettative delle 1500 famiglie dei pazienti in coma vegetativo persistente che non chiedono altro che di trattare i loro cari in maniera più umana e migliore.
(5-00232)

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
oggi un altro contingente di soldati italiani è stato inviato in Libano meridionale per una missione ONU;
l'interrogante ha una grandissima stima per i nostri militari, che rappresentano agli occhi del mondo un significativo esempio di «coraggio» apprezzato per intelligenza, professionalità e capacità di relazione con le popolazioni da loro protette;
questo patrimonio nazionale va indubbiamente sostenuto, potenziato e salvaguardato da rischi inutili;
ancora una volta il nostro esercito entra in un teatro in cui si è svolta una cruenta guerra e, tutto sommato, noi non sappiamo ancora «cosa» è stato sparato, quali sostanze sono state immesse nell'ambiente biologico, quali siano le reali condizioni socio-sanitarie dell'area di operazioni e quali possono essere le conseguenze per i nostri soldati;
al di là dell'obiettivo della missione, il Parlamento deve affrontare e rispondere ancora a tante domande in materia sanitaria, già oggetto d'inchiesta da parte della Commissione «Mandelli», la quale tuttavia non è stata in grado di fornire risposte esaustive -:
quali iniziative formali il Ministro della salute intenda adottare per ottenere informazioni esaustive e monitorare le condizioni socio-sanitarie dell'area in cui sono chiamati ad operare i nostri soldati all'estero.
(5-00233)

Interrogazioni a risposta scritta:

SALERNO e GIULIO CONTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in corso una raccolta firme che ad oggi conta circa 60.000 sottoscrizioni per richiedere ufficialmente l'inclusione nella fascia A dei farmaci costituenti la multiterapia anticancro nota come metodo Di Bella;
i riconoscimenti pubblici e scientifici della validità di questo metodo sono ormai resi noti da riviste internazionali nonché dagli atti di convegni e conferenze nazionali e internazionali;
l'inclusione in fascia A non può essere considerata in alcun modo né un riconoscimento del metodo, né un suo accreditamento scientifico, bensì solo un atto di giustizia sociale nei confronti di migliaia di malati gravi che non hanno possibilità economiche di acquistare i farmaci del metodo;
al contrario la negazione di questa inclusione può essere ritenuta un atto ingiusto quanto iniquo nei confronti di malati gravi ai quali viene aggiunto un ulteriore disagio non solo materiale ma anche morale nel percorso di una malattia dolorosissima e sconvolgente -:
per quale motivo continui ad essere negata questa inclusione in fascia A che

non comporterebbe né eccessivi né gravosi appesantimenti per le casse dello Stato in special modo nei confronti di una malattia così importante.
(4-01063)

GIOVANARDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel corso della trasmissione Omnibus del 27 settembre 2006 il sottosegretario alla giustizia, onorevole Luigi Manconi ha affermato che nelle cliniche e negli ospedali italiani è diffusa la pratica dell'eutanasia, si tratterebbe pertanto di legalizzare in Italia una pratica largamente applicata -:
come, quando e dove risultino al Governo, ospedali e cliniche dove medici e infermieri pongono fine volontariamente alla vita dei loro pazienti.
(4-01097)