Allegato B
Seduta n. 37 del 19/9/2006

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ADENTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
ormai già da diverse settimane un fenomeno di grave siccità sta interessando le regioni del Piemonte, della Lombardia, dell'Emilia Romagna, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia;
tale situazione ha significative ripercussioni sulle disponibilità delle risorse idriche delle campagne di queste regioni con evidente pericolo per un terzo dei raccolti di riso, cereali e mais, anche secondo quanto denunciato dalla Confederazione Italiana dell'Agricoltura;
tale situazione non potrà che indurre gli agricoltori ad avvalersi di strutture irrigue, con conseguente aggravio dei costi di gestione che non potranno che riflettersi sui prezzi al consumatore per tali prodotti;
in questo momento i maggiori disagi vengono avvertiti nelle risaie delle province di Pavia, Novara e Vercelli;
più in generale, si assiste al presentarsi ricorrente di tali problemi connessi con le risorse idriche destinate all'agricoltura e che quindi, tali problemi, possono configurarsi come strutturali e non episodici -:
quali provvedimenti intenda assumere al fine di fronteggiare la grave situazione descritta dalla presente interrogazione.
(4-00338)

Risposta. - Con riferimento alla grave situazione prospettata nell'interrogazione, occorre, innanzi tutto, sottolineare l'attenzione posta dal Governo alla situazione di crisi che ha colpito l'asta principale del fiume Po e dei suoi principali affluenti, nonché nei bacini idrografici limitrofi, con una riduzione progressiva delle relative portate.
Al riguardo, il Consiglio dei ministri del 28 luglio scorso ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per siccità nell'intero bacino idrografico del Po, fino al 31 ottobre 2006.
È stata, altresì, prevista l'istituzione di una apposita cabina di regia presso il Dipartimento della protezione civile con il compito di definire, congiuntamente con i rappresentanti di tutte le regioni e province autonome interessate, delle Autorità di bacino, delle Amministrazioni centrali competenti e delle Associazioni di categoria interessate, le misure da adottarsi per superare l'attuale fase di criticità.
Naturalmente, oltre alla siccità che riduce le disponibilità idriche alla fonte, va tenuto conto anche dello stato in cui versa la rete di adduzione e di distribuzione idrica, dall'origine ai comprensori sottesi ai bacini, che di fatto, aumentano i problemi collegati all'uso efficiente della risorsa disponibile.
È proprio in questa direzione che va ricercata la soluzione del problema, attraverso la prosecuzione degli interventi infrastrutturali di grande importanza, avviati

con il Programma per l'approvvigionamento idrico in agricoltura (legge 388/2000 e legge 178/2002), il completamento delle reti di adduzione dei grandi bacini di ritenuta, la riconversione di vecchi schemi idrici incompatibili con il moderno concetto di tutela, la salvaguardia e l'ottimizzazione della risorsa idrica, nonché l'ammodernamento delle reti di monitoraggio e controllo delle dighe.
Solo mediante una preventiva azione di accumulo e conservazione della risorsa idrica, ottenibile con la realizzazione di invasi, canalizzazioni ed altre adeguate infrastrutture irrigue, è possibile intervenire nelle fasi più difficili delle emergenze idriche nazionali.
In tale contesto risulta ineludibile la necessità di prevedere un continuo apporto di risorse finanziarie da destinare alle azioni di studio e progresso tecnologico nel settore dell'irrigazione.
Peraltro, la Direttiva comunitaria 2000/60/CE, che costituisce la base strategica in materia di gestione e protezione delle risorse idriche, prevede che tutti i Paesi europei dovranno adeguarsi, al fine di istituire un quadro condiviso a livello comunitario per l'attuazione di una politica sostenibile a lungo termine di uso e di protezione per tutte le acque interne, per le acque di transizione e per le acque marino-costiere.
In questo contesto si è inserito l'articolo 4 della Finanziaria 2004 che si è proposto di «garantire il necessario coordinamento nella realizzazione di tutte le opere del settore idrico» al fine di integrare in modo sinergico i molteplici usi - spesso conflittuali - cui è soggetta la risorsa idrica, affidando al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio la redazione del Programma nazionale degli interventi nel settore idrico, di concerto con gli altri Ministeri competenti: il Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero delle politiche agricole e forestali e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Nell'ambito del Programma nazionale degli interventi nel settore idrico si inserisce il Piano irriguo nazionale, di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nel rispetto delle cui priorità, approvate dalla Conferenza Stato-Regioni del 20 maggio 2004, sono stati censiti progetti per un investimento complessivo di 7,3 miliardi di euro, solo per il settore irriguo, di cui circa 1,7 miliardi di euro per progetti pressoché cantierabili.
Per completezza, si ricorda che il Piano irriguo ha trovato attuazione attraversi seguenti delibere CIPE: n. 41/2002 (criteri di priorità per l'attuazione degli interventi), n. 74/2005 (programma nazionale degli interventi nel settore idrico, di cui fa parte il Piano irriguo nazionale), 29 marzo 2006, in corso di pubblicazione, completamento finanziario dei progetti esecutivi previsti dal (Piano irriguo nazionale).
Le risorse finanziarie rese disponibili riguardano un complesso di 1,6 miliardi di euro derivanti dalle leggi: n. 350/2003 per un importo di 1.100 milioni di euro, di cui 770 milioni di euro aree del centro-nord e 330 milioni di euro aree del sud, utilizzabili per 550 milioni di euro nell'anno 2005 e 550 milioni di euro nell'anno 2008; n. 266/2005 per un importo di 500 milioni di euro, interamente destinato alle aree centro-settentrionali, utilizzabile dall'anno 2007 per il completamento degli interventi di cui alla legge 350/03.
Infine, quanto agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, si fa presente che, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 e successive modifiche ed integrazioni, laddove a seguito di verifica da parte degli organi regionali competenti risulti a carico delle aziende agricole una incidenza del danno non inferiore al 30 per cento (20 per cento nel caso si trattasse di zone svantaggiate), potranno essere attivati gli interventi del Fondo stesso beneficiando cosi, delle seguenti provvidenze: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile; prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell'anno in cui si è verificato l'evento e per l'anno successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento; agevolazioni previdenziali in scadenza nei dodici mesi successivi alla

data in cui si è verificato l'evento, consistenti nell'esonero parziale del pagamento dei contributi propri e per i lavoratori dipendenti; contributi in conto capitale fino al 100 per cento dei costi effettivi a titolo di indennizzo in caso di danni causati alle strutture aziendali ed alle scorte.
Non dimenticando che, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, possono essere adottate misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola con onere della spesa a totale carico del Fondo di solidarietà nazionale e tra queste quelle irrigue e di bonifica.
Non appena perverranno le proposte regionali, nei termini e secondo le modalità prescritte, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali provvederà tempestivamente all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.

AIRAGHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 12 agosto 2000 il Governo federale tedesco ha approvato la legge che istituisce il Fondo per indennizzare coloro che sono stati vittime di lavori forzati o ridotti in condizioni di schiavitù durante il regime nazista;
il fondo federale tedesco ammonta a dieci miliardi di marchi, messi a disposizione in misura uguale dalle industrie e dal Governo tedesco;
il fondo è stato posto sotto la tutela della Fondazione Federale tedesca «Erinnerung, Verantwortung und Zukunft» («Memoria, responsabilità e futuro»), e la stessa legge ha stabilito che i richiedenti di origine non ebraica e non residenti in Polonia, Russia, Repubblica Ceca, Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania, si rivolgano all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) (the International Organization for Migration - IOM);
chi può avere titolo a inoltrare la domanda di indennizzo sono coloro che sono stati tenuti in campi di concentramento/prigionia o ghetti, e che sono stati costretti ai lavori forzati; nonché coloro che sono stati deportati dai Paesi di origine nel territorio facente parte del Reich tedesco nel 1937, o in regioni da esso occupate, costretti a lavorare forzatamente in attività industriali o commerciali o nel settore pubblico, detenuti in condizioni diverse da quelle sopra descritte o in condizioni assimilabili alla prigionia o sottoposti a condizioni di vita eccezionalmente dure;
il Sig. Eusebio Moroni, residente in Marnate (Varese) in via Bergamo 30, ha inoltrato la domanda, poiché internato durante la seconda guerra mondiale;
l'IOM ha respinto la sua richiesta formulando tale decisione poiché il Sig. Moroni essendo militare e quindi nello stato di prigioniero politico non poteva aver diritto a tal fondo;
lo stesso IOM, ha caratterizzato la sua decisione evidenziando come i soli militari che potevano accedere a codesto fondo erano coloro che erano stati internati in un campo di sterminio;
la determina del campo di sterminio è indicata in una legge dello Stato tedesco;
come è ben chiaro esaminando la norma tedesca, e come l'OIM precisa nelle comunicazioni, lo status di prigioniero di guerra, o quello di Internato Militare Italiano (IMI), di per sé, non è condizione sufficiente per accedere alla richiesta di indennizzo nell'ambito del presente programma, creando così una notevole discriminazione -:
quali azioni intenda intraprendere presso le autorità tedesche affinché anche i militari internati, che si trovavano nella stessa condizione degli altri internati possano usufruire di questo fondo.
(4-00430)

Risposta. - Il ministero degli affari esteri si impegnò a suo tempo, di concerto con le associazioni cui fanno riferimento gli

Internati Militari Italiani, per fare riconoscere a tale categoria i benefici della legge tedesca istitutiva della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro». Dopo la decisione del Governo tedesco dell'11 agosto 2001, formalizzata l'11 ottobre successivo dal Consiglio (Kuratorium) che gestisce la suddetta Fondazione, che faceva propria la tesi che gli Interventi Militari Italiani dovevano essere giuridicamente considerati prigionieri di guerra, anche se non furono trattati come tali, e ritenuti quindi, in linea generale, esclusi dai benefici, da parte italiana fu rappresentata alle Autorità tedesche la nostra grande delusione e forte deplorazione per una decisione reputata ingiusta e non corredata dai fatti.
L'assoluta chiusura mostrata dal Governo tedesco nei confronti delle legittime aspettative degli Interventi Militari Italiani, indussero il mistero degli esteri a promuovere un'iniziativa, intesa a costituire un fondo, per il quale proporre successivamente al Governo tedesco una partecipazione, al fine di rendere possibile un indennizzo, a livello nazionale, per coloro che furono vittima di lavoro forzato in condizioni disumane. In tale linea furono presentate in Parlamento alcune proposte di legge, successivamente unificate, nella XIV legislatura, nell'Atto Camera n. 2240 («Disposizioni per la concessione di un indennizzo ai militari italiani detenuti durante la seconda guerra mondiale in Germania»). Tale proposta di legge, come noto, non ha trovato sbocco normativo.
A seguito della formazione a Berlino del Governo di «Grande Coalizione», il nostro ministero degli esteri ha comunque ripreso i contatti con il ministero degli esteri tedesco per la ricerca di una soluzione alla questione. In tali contatti, pur confermando la esclusione degli ex Interventi Militari Italiani dai beneficiari della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro», il Governo Merkel ha espresso negli ultimi mesi una apertura di massima alla discussione di ipotetiche forme simboliche di riparazione, tra fui la proposta, presentata direttamente al Cancelliere Federale dall'Avv. Enrico Ciantelli, uno degli ex Interventi Militari Italiani superstiti, per un monumento-memoriale in una piazza di Berlino.
In vista di una opportuna consultazione delle Associazioni dei reduci circa tali nuovi orientamenti del Governo tedesco ed al fine di mettere a punto una linea di condotta per il proseguimento dei contatti con le Autorità tedesche, l'11 luglio 2006, presso la Segreteria generale della Presidenza del Consiglio, si è tenuta una riunione di coordinamento interministeriale. Tale riunione, cui hanno partecipato i rappresentanti delle varie Amministrazioni interessate alla materia, ovvero, oltre a quella degli esteri, i ministeri della difesa, dell'economia e della giustizia, l'Avvocatura generale dello Stato, ha disposto un riesame approfondito di tutti gli aspetti della complessa questione.

Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.

BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
ricorre il 60 anniversario di fondazione del Teatro Lirico Sperimentale «Adriano Belli» di Spoleto, solida, gloriosa e preziosa Istituzione culturale, benemerita per aver fornito al mondo della lirica i nomi più fulgidi del canto professionistico maschile e femminile;
detta Istituzione, oltre ad aver acquisito ormai il ruolo di Teatro Lirico dell'Umbria, in tutto equivalente ad un «Teatro di Tradizione» o «Ente Lirico», contrassegnato da eccellenti produzioni e dal lancio dei cantanti ed altresì degli strumentisti, tecnici, artisti del coro eccetera, da alcuni anni è proiettata in più continenti, dove riscuote per l'arte italiana rilevanti successi con le sue rappresentazioni;
è doveroso che siano rafforzati i sostegni economici pubblici al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, atteso che lo stesso opera con mezzi sorprendentemente modesti, tanto più se paragonati a quelli

erogati ad Enti Lirici che certo non lo sopravanzano in ruolo e risultati, e che i contributi siano più consistenti in questo anno che dovrebbe vedere manifestazioni particolarmente importanti a celebrazione del sessantesimo di attività -:
se il Governo intende accogliere positivamente le circostanziate, documentate e ragionevoli richieste del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, riconoscendone concretamente l'eccezionale ruolo nel mondo della lirica nazionale ed europea, in modo specifico incrementando le risorse - invero attualmente modeste - assegnate a detta Istituzione dal Ministero competente;
se, in modo specifico, intende portare ad almeno 300.000 euro il contributo per il Concorso per giovani cantanti «Comunità Europea» e 60 corso di avviamento al debutto; ad almeno 780.000 euro il contributo per la Stagione Lirica Sperimentale Ordinaria e Lirica dell'Umbria nella sua 60 Edizione; ad almeno 55.000 euro il contributo per il Concorso internazionale per nuove opere «Orpheus»; ed infine erogare il contributo straordinario per la Celebrazione del Sessantenario che l'Istituzione ha auspicato nella misura di 171.500 euro, dopo aver ricevuto sul piano morale e istituzionale l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
(4-00524)

Risposta. - Il Teatro Lirico Sperimentale «A. Belli» di Spoleto risulta beneficiario, a seguito dell'ultima deliberazione del 18 luglio 2006 della Commissione Musica, di un contributo per l'attività lirica ordinaria-sperimentale di euro 470.000.
Tale contributo, nelle valutazioni della competente Direzione generale per lo spettacolo dal vivo e lo sport, costituisce, come valore assoluto, uno dei più alti del settore e rappresenta inoltre, come dato relativo - considerato che l'importo del contributo è dato dal parere di qualità della Commissione moltiplicato per la base quantitativa del progetto - indice dell'alta considerazione del valore artistico del programma dell'ente in questione.
Occorre, infine, considerare che il Teatro «A. Belli» risulta ad oggi beneficiario di ulteriori contributi, pari ad euro 150.000, per il Concorso per giovani cantanti «Comunità europea» e ad euro 10.000 per il Concorso internazionale per nuove opere «Orpheus».

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Francesco Rutelli.

BERTOLINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel corso dei recenti lavori di scavo per la realizzazione di un parcheggio interrato a Modena, in piazza Roma, sono stati ritrovati nel sottosuolo importanti reperti archeologici relativi all'antica città di romana, risalenti al 1 secolo A.C.;
le mura della città romana risulterebbero ancora in eccellente stato di conservazione, e tali da fare presupporre la possibilità di fare emergere, in tempi brevi, dal sottosuolo ampie aree conservate della città romana;
l'eccezionalità di tali ritrovamenti è stata confermata dalla Sovrintendenza archeologica dell'Emilia Romagna;
la stessa Sovrintendenza archeologica dell'Emilia Romagna avrebbe avanzato l'ipotesi di proseguire con gli scavi, al fine di riportare alla luce più ampie aree dell'antica città romana e di realizzare in loco un sito archeologico;
la valorizzazione degli importanti ritrovamenti e l'eventuale creazione di un sito archeologico a Modena, in piazza Roma, potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per la città, per la regione e per l'intera nazione;
Modena vanta patrimoni storici ed architettonici come il Duomo, annoverato dall'Unesco tra i patrimoni dell'Umanità;
il proseguimento degli scavi archeologici in Piazza Roma, a Modena, necessiterebbe di significativi investimenti di carattere economico -:

se non ritenga opportuno porre in essere specifiche azioni, per reperire e stanziare, anche in accordo con gli Enti locali interessati, le risorse necessarie per finanziare il proseguimento degli scavi e la realizzazione di un sito archeologico.
(4-00197)

Risposta. - La Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna, in collaborazione con il Museo civico archeologico etnologico di Modena, ha condotto indagini archeologiche preventive finalizzate all'accertamento della presenza e della consistenza dei giacimenti archeologici presenti in piazza Roma. Tali indagini, concordate con l'Amministrazione comunale di Modena, sono state finanziate dalla stessa per valutare la possibilità di realizzare nella piazza un parcheggio interrato.
Le indagini hanno permesso, tramite la realizzazione di sondaggi geofisici e di un saggio archeologico stratigrafico, di accertare la presenza di strutture e di depositi archeologici databili dall'età romana all'età moderna. La struttura più significativa riportata in luce è da riferire ad un tratto delle fortificazioni di età romana, consistente in un grande muro di laterizi, di cui è stato possibile accertare orientamento, stato di conservazione e dimensioni.
Il saggio di scavo ha inoltre messo in luce un muretto con la base di un pilastro, collocato a circa 3 metri dalle fortificazioni ed a queste parallelo, delimitante uno spazio aperto da riferire forse ad una
domus romana.
Il saggio di scavo è stato quindi chiuso per motivi di sicurezza e l'esito delle indagini è stato già comunicato al Comune di Modena cui è stato rappresentato il grande interesse storico ed archeologico dei resti di fortificazioni finora rinvenuti.
Allo stato attuale, pertanto, ferma restando la necessità della salvaguardia e valorizzazione delle fortificazioni di età romana già emerse, la competente Soprintendenza ha richiesto ulteriori sondaggi mirati ai depositi urbani di età romana, al fine di valutare l'esatta, complessiva consistenza dei ritrovamenti e l'eventuale creazione di un apposito sito archeologico, oltre che la compatibilità con la realizzazione del progettato parcheggio interrato.
Solo successivamente all'esito delle valutazioni sopradescritte, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, potrà verificare, con il coinvolgimento diretto degli Enti locali interessati, la possibilità di reperimento e di stanziamento delle risorse economiche necessarie.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Elena Montecchi.

BIANCHI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sistema sanitario nazionale versa in uno stato di grave crisi causato dal deficit accumulato dalle Regioni, situazione che rischia di pregiudicare i livelli minimi di assistenza ai cittadini;
in tale stato, il Ministero dell'Economia ha sollecitato alcune Regioni con un quadro debitorio oltre il limite, tra le quali il Lazio, ad adottare un piano di rientro dal deficit;
l'Istituto Nazionale Malattie Infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma, con ordinanza commissariale n. 1 del 2006, ha disposto l'acquisto di una prestigiosa auto-berlina di rappresentanza «Wolkswagen Phaeton»;
tale rilevante spesa non è in linea con le attuali esigenze di contenimento della spesa, anche alla luce del richiamo del Ministero dell'Economia, e con la priorità assoluta di razionalizzare l'impiego delle risorse al fine di garantire servizi sanitari efficienti e di qualità ai cittadini -:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per accertare i termini e l'utilità di tale spesa e per istituire un sistema generale di direttive, di controlli e di monitoraggio delle spese di rappresentanza nel settore sanitario.
(4-00239)

Risposta. - Con l'ordinanza n. 1 del 26 maggio 2006 il Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma ha disposto la permuta dell'autovettura, già in dotazione dell'Istituto, con una Volkswagen Phaeton V8 4.200.
La permuta trovava, secondo quanto riferito dal prof. Perrone Donnorso, le opportune motivazioni nei numerosi interventi di manutenzione e/o riparazione resisi necessari per l'autovettura in dotazione e nelle favorevoli condizioni d'acquisto da parte del concessionario.
Sull'inopportunità di un tale acquisto, in contrasto con il contenimento dei costi previsto nella formulazione del budget 2006 dell'Istituto, alcune Organizzazioni sindacali hanno formulato le proprie osservazioni, inviate anche al Ministero della salute.
La competente Direzione generale in data 12 giugno 2006 ha richiesto al Commissario straordinario e al Collegio dei Revisori di fornire dettagliate notizie in merito a tale permuta.
Con nota del 16 giugno 2006, il Commissario straordinario dell'Istituto ha comunicato di aver già disposto, con ordinanza n. 2 del 9 giugno, a seguito di un complessivo riesame del relativo procedimento, l'annullamento d'ufficio dell'Ordinanza n. 1 del 2006.
Al di là di questa specifica vicenda nella quale il ministero della salute ha tempestivamente svolto la propria funzione di vigilanza, si conferma la costante attenzione, nell'ambito dei propri poteri istituzionali, sull'osservanza delle misure contenitive di spesa, comprese le spese di rappresentanza, in armonia con l'attuale indirizzo di politica economica del nostro Paese.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.

BRANDOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'operatività delle imprese agricole e turistiche cesenati e forlivesi è sempre più a rischio a causa dei ritardi nel rilascio delle autorizzazioni per «lavoro stagionale» per cittadini extracomunitari, come più volte segnalato dalle Associazioni di categoria provinciali ed in particolare dalla Confesercenti Cesenate;
in questi giorni si stanno evidenziando grossissime difficoltà incontrate dai lavoratori extracomunitari ad ottenere il visto di ingresso in Italia da parte delle Autorità Consolari - in particolare dell'Ambasciata di Bucarest e del Consolato di Timisoara, in Romania - le quali, evidenziando il malfunzionamento dell'applicativo telematico messo a disposizione dal Ministero degli Interni, stanno rinviando anche di un mese gli appuntamenti già fissati agli interessati;
tutto ciò metterà a grave rischio l'operatività delle imprese cesenati e forlivesi nel corso della stagione turistica ed agricola 2006. Infatti la stagione turistica è già giunta alla sua fase fondamentale - poichè il mese di giugno si preannuncia caratterizzato da un alto numero di presenze turistiche - e quella agricola è in uno dei suoi momenti di lavoro più intenso, per la raccolta di frutta di stagione;
le difficoltà causate alle imprese che chiedono, semplicemente, di poter organizzare le proprie strutture per tempo e di essere poste nelle condizioni di operare nel rispetto della legalità, sono totalmente incomprensibili ed allo stato attuale paiono tutte concentrate nell'attività delle Autorità Consolari, non strutturate a dovere per gestire una situazione come quella prodottasi;
la nuova procedura telematica per l'ottenimento dei permessi per i lavoratori extracomunitari ha evidenziato lacune che, a differenza di quanto auspicato da tutti, hanno accentuato le difficoltà burocratiche a carico delle imprese e dei lavoratori;
presso le ambasciate italiane in Romania ed Albania, Paesi dai quali provengono la gran parte dei lavoratori impiegati nelle imprese turistiche ed agricole cesenati e forlivesi, i lavoratori stessi sono da

giorni obbligati ad un'attesa all'addiaccio, priva di riferimenti temporali certi -:
quali siano le valutazioni su questa situazione di emergenza;
quali misure intendano adottare per favorire quanto prima il disbrigo delle pratiche, rafforzando immediatamente, se necessario, le strutture Consolari e riducendo al minimo i tempi di attesa attualmente previsti che risultano apparentemente inspiegabili, poiché già da tempo sono state emanate precise disposizioni affinché le Autorità Consolari, in caso di difficoltà dovute alle procedure telematiche, accettino anche la documentazione via fax da parte degli S.U.I. delle Prefetture, mentre ad oggi nessuna documentazione cartacea risulta venire accettata.
(4-00208)

Risposta. - Il problema dei lavoratori stagionali, la gran maggioranza dei quali proviene dall'Europa dell'Est, è da tempo all'attenzione di questo ministero che è perfettamente consapevole dell'importanza cruciale, per l'economia delle imprese agricole e turistiche cesenati e forlivesi, ma anche per l'intero sistema economico-produttivo nazionale, della loro tempestiva presenza in Italia. È infatti evidente che la presenza del lavoratore stagionale richiesto deve coincidere con la stagione turistica o quella del raccolto.
Occorre rilevare che la questione dei lavoratori stagionali comprende altri decisivi aspetti accanto a quello, pur importante, delle limitate risorse umane disponibili presso le nostre Rappresentanze diplomatiche e consolari.
Solo da poche settimane, infatti, gli Sportelli unici per l'immigrazione presso le Prefetture del ministero dell'interno hanno preso ad inviare le autorizzazioni all'ingresso (Nulla Osta) con modalità telematiche. Se, tuttavia, lo Sportello unico per l'immigrazione non esegue l'operazione correttamente (ad esempio, manca il codice fiscale o è incompleto oppure è errata la provincia di provenienza del lavoratore) ma invia ugualmente la pratica incompleta o errata alla Sede attraverso le strutture centrali del Ministero dell'interno e del ministero degli affari esteri, la nostra Rappresentanza diplomatica o consolare non riceverà in ogni caso il Nulla Osta dallo Sportello, non lo potrà leggere, né potrà quindi emettere il visto. Da tempo gli Uffici competenti di questo dicastero e del Viminale sono attivamente impegnati a superare le complesse problematiche tecniche ed operative per far funzionare il sistema e ci auguriamo vivamente che tutte le difficoltà siano presto risolte.
A seguito di un'intesa con la Coldiretti, che ha messo a disposizione proprio personale presso le nostre Sedi in Romania (2 unità operanti a Timisoara e 2 a Bucarest), è stato possibile fronteggiare, pur con difficoltà, una situazione assai critica (oltre la metà dei 50.000 lavoratori stagionali provengono infatti dalla Romania). Si segnala altresì che anche quest'anno il nostro personale dell'Ambasciata a Bucarest e del Consolato generale a Timisoara si sta adoperando con particolare dedizione e ben oltre il normale orario di lavoro, trattenendosi in ufficio fino a notte inoltrata, anche durante i giorni festivi (lo scorso anno a Bucarest e a Timisoara si è lavorato anche il 15 agosto).
Occorre peraltro aggiungere che pochissimi lavoratori stagionali, sia nel settore turistico che agricolo, destinati a lavorare nella provincia di Forlì-Cesena, si presentano attualmente a chiedere il visto. Inoltre, da contatti intercorsi tra l'Ambasciata a Bucarest e lo Sportello unico di Forlì, risulterebbero inviate 1.200 autorizzazioni per tutta la Romania, ma a Bucarest ne sono giunte solo 160 e tutte per lavoro subordinato. Ciò conferma quanto emerso anche in una recente riunione con autorevoli esponenti dei dicasteri coinvolti, ossia che il sistema degli Sportelli unici per l'immigrazione istituiti presso le Prefetture presenta ancora problemi di funzionamento. Sono infatti ancora molto frequenti gli errori nel sistema telematico commessi da chi compila la pratica negli Sportelli unici, riguardanti il nominativo dello straniero, il sesso, la data o il luogo di nascita, la provincia di provenienza e quindi la sede

competente ad emettere il visto (Timisoara o Bucarest, Tirana o Valona).
Al riguardo, appare infine opportuno ricordare che la vigente normativa stabilisce il termine di 30 giorni entro i quali la Rappresentanza diplomatica o consolare deve emettere il visto, una volta ricevuto il Nulla Osta dallo Sportello unico.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.

BRANDOLINI e PEDULLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
mentre i coniugi Isabella e Luca Falcomer, erano in viaggio di nozze alle Seychelles con il figlio Federico di anni tre, in data 23 giugno 2006, ed erano in escursione in bicicletta a La Digue, transitava un camion a forte velocità provocando la caduta dalla bicicletta in sosta con il bimbo seduto nel seggiolino posteriore il quale sbalzato a terra veniva calpestato dalla ruota posteriore dell'automezzo;
il soccorso immediato dei genitori al figlio Federico privo di conoscenza ed il trasporto con lo stesso camion che ha causato l'incidente all'ospedale di La Digue e successivamente in elicottero all'ospedale di Mahe non evitarono la tragica morte del piccolo Federico;
i due coniugi hanno incontrato difficoltà per il trasporto della Salma in Italia -;
se il console italiano sia stato messo a conoscenza della vicenda e, in caso affermativo, quale tipo di assistenza abbia prestato alla coppia;
quali siano le disposizioni che il Ministero impartisce in casi similari.
(4-00561)

Risposta. - In data 23 giugno 2006, il piccolo Federico Falcomer, nato il 5 aprile 2003, decedeva a seguito di un tragico incidente stradale in località La Digue nelle Seychelles dove si trovava in vacanza con i genitori.
Appena appresa la notizia, il Console onorario a Mahè si metteva in contatto con i signori Falcomer, informava l'Ambasciata d'Italia a Nairobi dell'accaduto e si attivava con tempestività per garantire ai coniugi Falcomer la necessaria assistenza per il disbrigo delle pratiche riguardanti il rimpatrio della salma, provvedendo a richiedere le prescritte autorizzazioni alle autorità locali e a quelle italiane ai fini dell'ingresso della salma del comune di residenza. Altresì, predisponeva i documenti per il trasporto del feretro.
Alle autorità di La Digue il Console presentava richiesta di ottenere un dettagliato rapporto sulla dinamica dell'incidente. Interveniva, inoltre, di persona, e prontamente, presso gli uffici dell'
Air France, riuscendo ad assicurare l'imbarco della salma con il primo collegamento disponibile sull'unico volo settimanale da Mahè a Parigi (28 giugno 2006) e da Parigi a Bologna con il primo volo abilitato al trasporto di salme, previsto solo il giorno successivo.
L'Ambasciata a Nairobi a sua volta sosteneva l'azione del Console presso l'
Air France contattando anche il Consolato generale a Parigi che svolgeva premure presso la detta compagnia aerea.
Ai coniugi Isabella e Luca Falcomer veniva rivolta ogni possibile assistenza e gli stessi venivano puntualmente informati degli interventi svolti dal Console onorario per reperire il volo sul quale la salma è poi rientrata in Italia.
Si fa presente che le Rappresentanze all'estero sono tenute, per il rimpatrio delle salme a richiedere al Comune di destinazione il nulla osta alla tumulazione della salma, e alle autorità locali l'autorizzazione alla partenza. Il feretro deve essere munito del passaporto mortuario, previsto dal nostro regolamento di polizia mortuaria di cui al decreto del Presidente della Repubblica 285 del 10 settembre 1990. Si può affermare che il rimpatrio della salma è stato operato nel minor tempo possibile, considerato che l'incidente è avvenuto il venerdì,

che il necessario nulla osta non è stato ottenuto prima del lunedì seguente, nonché per le ragioni suindicate relative ai collegamenti aerei.
Il Viceministro degli affari esteri: Patrizia Sentinelli.

BUEMI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in un articolo apparso nella cronaca di Torino del quotidiano La Stampa, il giorno 27 aprile 2006, il sig. Maftah Bouchaib, dell'associazione «Al Maghreb», denunciava gravi disservizi e ritardi presso il Consolato italiano a Casablanca;
in particolare, secondo molte denunce pervenute all'associazione, da parte di emigranti marocchini, quando si tratta di legalizzare e validare i documenti necessari per i ricongiungimenti familiari, si è costretti ad aspettare mesi, a meno che non si abbiano le disponibilità finanziarie necessarie per pagare i «procacciatori d'affari» che si aggirano intorno al consolato o alcune cosiddette agenzie di traduzione;
né la situazione sarebbe migliorata con l'introduzione, da qualche tempo, di un sistema di prenotazione presso il «Crédit du Maroc»;
oltre a ciò, ai cittadini marocchini è richiesto un certificato di buona salute che può essere rilasciato solo da due medici segnalati dal Consolato, con le inevitabili lunghe file e, secondo quanto denunciato nell'articolo, anche in questo caso ci si inserisce in una lista d'attesa con qualche «via di fuga»;
a tutto ciò si aggiunge il caso di persone che devono partecipare ad un processo e non ottengono il visto, così come accadrebbe a uomini d'affari ed a famiglie facoltose che sono costrette a recarsi in Spagna per turismo, per lo stesso motivo;
infine, è stato denunciato il caso di artisti che per partecipare a festival e mostre, sono costretti a prendere il visto per la Francia per poi venire in Italia;
nel medesimo articolo, il console italiano a Casablanca Alberto Ceccarelli, ha dichiarato che la situazione sarebbe migliorata da quando vi è il regime di prenotazione obbligatoria presso il Crédit du Maroc, anche se i tempi d'attesa sono ancora lunghi, che vi possono essere stati degli sbagli per quanto riguarda artisti e uomini d'affari e che, naturalmente, non può garantire per quanto accade fuori dal Consolato -:
se non si ritenga necessario verificare immediatamente quanto denunciato dall'associazione «Al Maghreb», tramite il proprio portavoce e cosa s'intenda fare, qualora fossero verificate le gravi disfunzioni riportate in premessa, per ristabilire criteri certi ed uguali per tutti nelle pratiche di rilascio dei visti da parte del Consolato italiano a Casablanca, tenuto conto, oltretutto, che questa sede dovrebbe rappresentare l'immagine del nostro Paese in Marocco;
se non intenda necessario approfondire, con il governo del Marocco, se corrisponda al vero, quanto denunciato, in mento a ciò che accadrebbe al di fuori del Consolato italiano a Casablanca affinché sia ristabilita la massima legalità e trasparenza.
(4-00065)

Risposta. - In relazione alla questione sollevata dall'interrogante nella presente interrogazione parlamentare, si fa presente quanto segue.
Il Consolato Generale d'Italia a Casablanca copre da solo il 97 per cento del territorio del Marocco, dal quale trae origine una delle principali comunità straniere in Italia. Al riguardo, occorre tener presente che Francia e Spagna, anch'esse mèta di forti correnti immigratorie dal Marocco, dispongono di cinque o sei rappresentanze consolari.
Ciò premesso, la situazione rappresentata dall'interrogante in merito alle procedure attuate per il ricongiungimento familiare, deriva, almeno in parte, dalla recente

introduzione di un nuovo sistema di validazione dei documenti di stato civile necessari per il suddetto ricongiungimento. In passato la valutazione dei documenti del richiedente veniva effettuata al momento della richiesta del visto. Il nuovo sistema di valutazione comporta invece l'instaurazione di un procedimento formale, che si concretizza con l'apposizione di un timbro «valido ai fini del ricongiungimento familiare» oppure, nel caso che il documento di stato civile sia falso o contraffatto, «non validato eccetera».
A fronte di risorse umane pari se non inferiori a quelle precedenti, il carico di lavoro è quindi aumentato, dando luogo a quelle deprecabili situazioni descritte nell'Interrogazione in oggetto, con degli «intermediari» esterni arrivati a regolare l'accesso alle Sede attraverso liste «autogestite», verosimilmente allo scopo di trarne un illecito profitto.
Questo fenomeno è stato a più riprese segnalato alla polizia locale, senza peraltro apprezzabili risultati. Il personale è intervenuto più volte spiegando a quanti si trovavano in attesa che l'entrata era libera, che le liste non erano riconosciute e che nessun esborso di denaro era dovuto per usufruire dei servizi della Sede. Il Console Generale ha rilasciato interviste ai giornali di maggior diffusione ed è stata ricevuta una delegazione in rappresentanza di un centinaio di persone che stazionavano in attesa della riapertura degli sportelli il giorno seguente.
Sul piano operativo si è provveduto ad aprire un terzo sportello che, unitamente agli altri, rimane aperto sia il mattino che il pomeriggio, sulla base di liste, stilate dall'Ufficio fino al 13 marzo 2006, per un totale di circa 800 appuntamenti. Da quella data, dopo mesi di trattative con il
Crédit du Maroc, si è infatti raggiunta un'intesa per la fissazione di appuntamenti per le validazioni (così come già si faceva per la richiesta di visti per ricongiungimento familiare).
In ogni caso, può qui rilevarsi che il nostro Consolato generale a Casablanca è stato attentamente sensibilizzato sulla necessità di esperire ogni sforzo, con l'assistenza del competente Ufficio del Ministero degli affari esteri, per studiare accorgimenti volti a ridurre i tempi di attesa per le validazioni. Secondo le prime indicazioni disponibili, vi sarebbero già dei risultati positivi in tale direzione.
Circa i certificati di buona salute, essi vengono richiesti solo a quanti sono chiamati a svolgere in Italia dei servizi nel delicato settore della ristorazione e alberghiero. Questi certificati, che per la loro esiguità numerica non creano alcuna difficoltà, possono essere ovviamente rilasciati soltanto dai medici di fiducia del Consolato secondo quanto previsto dalle norme in vigore.
Quanto ai visti per motivi di giustizia, che consentono di rientrare in Italia per il tempo strettamente necessario alla difesa, si fa presente che, a tal fine, è necessario acquisire la preventiva autorizzazione della Questura (ai sensi dell'articolo 17 del testo unico 25 luglio 1998, n. 286). A fronte di detta autorizzazione, la Sede ha sempre provveduto al rilascio del relativo visto.
Generici e dunque non atti ad essere utilmente esaminati appaiono i riferimenti ai visti per turismo e affari. Altrettanto generico e quindi non facilmente confutabile è il riferimento ad errori commessi da parte del Consolato nei riguardi di artisti e uomini d'affari. Vale la pena comunque sottolineare come in ogni attività che comporti una valutazione, sia insito il rischio di incorrere in un errore. Sul piano pratico è poi possibile che un visto non venga rilasciato perché le caratteristiche dei richiedenti (spesso segnalati da associazioni locali) non sembrano corrispondere a quelle necessarie per partecipare ad una mostra o ad una manifestazione culturale.
In questo quadro, preme sottolineare che un esame non attento potrebbe far scattare l'articolo 11 della legge 189 del 2002 nei confronti dei responsabili del servizio visti, che potrebbero essere accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

CARUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, membri del nuovo Partito comunista italiano, sono stati scarcerati rispettivamente il 22 e il 24 maggio scorso, dopo un anno di detenzione preventiva in Francia;
gli stessi sono attualmente sottoposti dalle Autorità francesi al regime di libertà vigilata con l'obbligo di firma e con divieto di lasciare il Paese;
fino ad ora, entrambi hanno subito in Francia complessivamente 18 mesi di carcere preventivo e 13 mesi di confino senza alcuna accusa precisa tranne di essere stati trovati in possesso di documenti falsi;
sugli stessi pende attualmente in Italia, presso la Procura di Bologna, un procedimento per associazione sovversiva e banda armata, che fa seguito a numerosi altri che, nel corso degli anni, sono stati aperti da varie procure in tutta Italia e che si sono conclusi con un nulla di fatto;
la situazione attuale, a giudizio dell'interrogante, dei due cittadini italiani, al di là dei giudizi politici, pone, secondo l'interrogante, un problema sulla libertà di pensiero e di associazione politica -:
se intenda informarsi presso le Autorità francesi, al di là del giudizio politico nei confronti delle idee espresse dalle persone di cui sopra e fermo restando la piena libertà ed autonomia della magistratura sia italiana che francese di proseguire nelle indagini in corso, sulle motivazioni che, ancora oggi, portano alla privazione della libertà individuale per i due cittadini italiani.
(4-00786)

Risposta. - Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, cittadini italiani, sono stati arrestati a Parigi il 23 giugno 2003 nel corso di un'operazione condotta in esecuzione di due commissioni rogatorie provenienti dalla Procura della Repubblica di Napoli e dalla Procura della Repubblica di Bologna, quest'ultima nel procedimento per l'assassinio del professor Marco Biagi.
I predetti, trovati al momento dell'arresto in possesso, tra l'altro, di materiale idoneo alla fabbricazione di documenti falsi e di carte d'identità in bianco falsificate, sono stati sottoposti ad un periodo di custodia cautelare e successivamente rimessi in libertà con l'obbligo di residenza e di firma periodica presso le locali Autorità di Polizia. Non avendo adempiuto a detto obbligo entro i termini stabiliti, i signori Maj e Czeppel sono stati nuovamente tratti in arresto nel maggio 2005, per poi essere scarcerati nel corso dello stesso mese.
Nel corso dell'istruttoria giudiziaria seguita all'arresto, una perizia ha stabilito che le succitate carte d'identità falsificate erano stati realizzate con la stessa stampante utilizzata per contraffare altri documenti d'identità, sequestrati, nell'ambito di altro procedimento penale, ad esponenti del cosiddetto GRAPO (Gruppo resistenza antifascista primo ottobre), nota organizzazione terroristica spagnola.
Si fa presente che né in occasione dell'arresto né durante il periodo di detenzione i due connazionali hanno mai avanzato richiesta di assistenza al Consolato generale a Parigi, nonostante i contatti stabiliti, quanto meno con il signor Czeppel, da funzionari di detta rappresentanza nel corso di una delle visite effettuate in carcere ai detenuti italiani.
Il Consolato generale a Parigi continuerà, comunque, a seguire la vicenda dei signori Maj e Czeppel con la massima attenzione, provvedendo, in particolare, a prendere contatto, non appena ciò si renderà possibile, con il magistrato che segue il caso al fine di ottenere maggiori informazioni circa le pendenze dei due connazionali nei confronti della giustizia francese e sulle motivazioni all'origine del permanere delle misure restrittive alla libertà di movimento di cui i predetti sarebbero oggetto.

Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.

CASSOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i cittadini dei 25 paesi dell'Unione Europea hanno il diritto alla libera circolazione nei 25 paesi membri dell'Unione Europea;
di recente, sembrerebbe che a vari cittadini europei con passaporto maltese, in entrata in Italia per motivi di turismo, sia stato richiesto dalle autorità aeroportuali il motivo del loro soggiorno in Italia; la durata di tale soggiorno; il recapito di soggiorno in Italia; la data dell'ultima entrata in Italia, eccetera -:
se sia a conoscenza di quanto citato in premessa e se non ritenga di verificare le ragioni che hanno determinato, e che evidentemente determinano tuttora, tale trattamento particolare a cittadini dell'Unione Europea muniti di passaporto maltese.
(4-00072)

Risposta. - Le indicazioni contenute nell'interrogazione non consentono, in assenza, fra l'altro, di riferimenti temporali, di individuare gli episodi cui si riferisce l'interrogante di rispondere, quindi, in modo circostanziato.
Si conferma, peraltro, che anche per la circolazione intracomunitaria dei cittadini maltesi trovano applicazione le norme e le prassi operative in uso per ogni altro cittadino comunitario.
Va però precisato che l'appartenenza di un viaggiatore ad uno dei Paesi membri dell'Unione Europea non implica l'assoluta assenza dei controlli alla frontiera. Ogni Paese membro può svolgere e, di fatto, frequentemente svolge, i cosiddetti «controlli minimi», che comportano, fra l'altro, l'accertamento dell'identità della persona, anche attraverso un'intervista di frontiera, e la verifica della validità dei documenti esibiti, senza che ciò pregiudichi la libera circolazione infra-comunitaria.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.

CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Comites di Atene non è più operativo nella sede del proprio ufficio da più di un anno;
l'Istituto Italiano di Cultura in Via Patision ad Atene è stato finalmente riaperto;
nella seduta del 24 ottobre 2003, il Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi aveva approvato un disegno di legge recante disposizioni per la riforma degli Istituti di Cultura e di promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, provvedimento che, tra l'altro, prevedeva l'istituzione di una Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale, e di una Commissione composta da eminenti personalità del mondo culturale, accademico, scientifico e imprenditoriale del paese ospitante e della comunità italiana residente;
il Presidente del Comites di Atene, nel luglio del 2005, faceva pervenire all'Ambasciatore italiano in Atene, e per conoscenza al Ministro degli affari esteri e al Ministro per gli italiani nel mondo, richiesta di trasferimento degli uffici Comites, fino ad allora senza sede, presso quella dell'Istituto Italiano di Cultura; tale richiesta comporterebbe, tra l'altro, l'uso di un'unica stanza adibita a segreteria -:
se non ritenga che, per ottimizzare il lavoro prezioso del Comites di Atene, possa essere presa in considerazione la possibilità per tale Comitato di essere ospitato presso la sede dell'Istituto Italiano di Cultura di Atene.
(4-00387)

Risposta. - Il ritorno dell'Istituto italiano di cultura di Atene nella sede storica di via Patisson è atteso da quasi venticinque anni, durante i quali si sono susseguiti lavori di ristrutturazione impegnativi, sia a causa dei molteplici soggetti in campo (l'immobile è infatti sottoposto a vincolo da parte delle Autorità greche) sia a causa di vari eventi sismici che hanno interessato la città di Atene nel corso dell'ultimo quarto di secolo. L'aspettativa di rivedere aperta la sede storica è quindi altissima presso la

comunità culturale italiana e quella greca italofona.
Per venire a quanto rappresentato dall'interrogante si rileva tuttavia che sia i locali della sede di via Patisson destinati ad ospitare eventi culturali, sia gli uffici dell'Istituto di cultura, sono appena sufficienti per coprire le esigenze di spazio della struttura dell'Istituto medesimo. Va inoltre segnalato che la concessione di spazi ad enti quali il Comites potrebbe comportare confusione tra i ruoli, creare aspettative tra altri enti ed istituzioni presenti ad Atene e che la necessità di prevedere l'accesso dei membri del predetto Comites potrebbe porre dei problemi di sicurezza, nonché difficoltà nel regolamentare l'accesso ai locali e la distribuzione delle chiavi di accesso ad un numero sicuramente consistente di persone.
Alla luce delle valutazioni di cui sopra, la soluzione prospettata nell'atto parlamentare in parola non appare praticabile.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
già da tempo il Sindacato di Polizia Silp-Cgil, tramite il suo segretario regionale della Toscana, segnala pubblicamente le gravi carenze di organico della Polizia nella zona di Viareggio, Forte dei Marmi e Massa cui si aggiunge anche una pregiudizievole insufficienza di mezzi e fondi al punto che, solo per fare un esempio, dopo i primi cinque mesi dell'anno i fondi per la riparazione delle auto di servizio sono già stati esauriti;
in vista della stagione estiva la popolazione effettiva della riviera aumenta esponenzialmente;
i rinforzi di organico previsti per l'estate 2006 consistono in soli 19 uomini, 10 assegnati al commissariato di Viareggio e 9 a quello di Forte dei Marmi e che in queste condizioni non è possibile nemmeno garantire i normali servizi di ordine pubblico;
il problema in questione colpisce soprattutto il distaccamento della Polizia Stradale, laddove il personale attualmente operativo è inferiore alla metà del numero minimo stabilito dalle leggi dell'organico, risalenti ai primissimi anni '90, e oramai poco adatte alle esigenze di sicurezza oggi necessarie;
dal punto di vista pratico, la carenza d'organico sopra descritta si ripercuote su tutte le località della Versilia che reclamano sorveglianza, particolarmente nelle ore notturne, laddove in certe zone, soprattutto nel fine settimana, sarebbe necessaria la presenza di almeno 5 pattuglie fisse 24 ore su 24 a fronte delle attuali 2;
la situazione sta già degenerando al punto che, a quanto si apprende dalla stampa locale, nello scorso fine settimana sono stati messi a segno sette furti in villa tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta;
nella zona di Massa, la mancanza di una sede unica della Polizia di Stato e il conseguente «spezzettamento» degli uffici, creano problemi logistico-organizzativi che non consentono di soddisfare le legittime esigenze di sorveglianza e sicurezza provenienti dalla comunità locale;
il problema riguardante l'organico è di più ampio respiro soprattutto alla luce del fatto che l'ultimo concorso di Polizia per agenti è stato bandito nel 1996, che l'età media del personale di Polizia si sta innalzando eccessivamente e che, rebus sic stantibus, l'unica strada percorribile è quella di reperire il personale nelle file dei militari in ferma breve volontaria, con un inevitabile e pericoloso abbassamento del livello di esperienza delle forze operative sul territorio;
allo stato attuale delle cose le forze di polizia locali non sono in grado di garantire una adeguata sorveglianza del territorio, contrariamente a quanto accaduto gli anni scorsi quando viceversa erano stati stanziati uomini e mezzi in misura adeguata alle esigenze del territorio -:
se non ritenga di adeguare lo stanziamento di personale e di fondi sul litorale

versiliese alle reali esigenze del territorio che ad oggi sono del tutto trascurate;
rivedere gli stanziamenti d'organico che si fondano su una normativa assolutamente troppo risalente e superata alla luce della situazione attuale e dell'evoluzione intervenuta in quasi vent'anni di rapide mutazioni sociali;
accelerare il processo di creazione delle nuove Questure di Massa e Lucca garantendo i finanziamenti all'uopo necessari;
bandire al più presto un nuovo concorso per agenti di Polizia al fine di fronteggiare le gravi carenze di personale.
(4-00330)

Risposta. - Risulta - con aggiornamento al 1 luglio 2006, - che presso gli uffici della polizia di Stato ubicati nella provincia di Lucca prestano complessivamente servizio n. 453 appartenenti ai ruoli del personale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, rispetto alla previsione organica di 483 unità, con una carenza di 30 operatori pari al 6 per cento in meno.
Il
deficit si riduce, tuttavia, in considerazione della contestuale presenza di 19 operatori appartenenti ai ruoli del personale della polizia di Stato che espleta attività tecnico scientifica o tecnica, nonché di 49 appartenenti all'amministrazione civile dell'interno che, nei settori di supporto logistico e burocratico, contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Soddisfacente è la situazione organica dei due commissariati citati dall'interrogante.
Infatti, mentre nel commissariato di Forte dei Marmi la carenza degli effettivi rispetto agli organici è di sole 2 unità, in quello di Viareggio la forza effettiva è superiore di 9 operatori rispetto alla previsione organica.
Va confermata, invece, la situazione di criticità degli uffici della polizia stradale ove prestano servizio 103 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, rispetto ad una previsione organica di 130 unità, sebbene siano presenti in detti uffici anche un operatore tecnico e cinque appartenenti all'amministrazione civile.
Per quanto riguarda la questura di Massa ed il commissariato di Carrara, vi prestano servizio 260 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, rispetto ad una previsione organica di 273 unità, ma, anche in tal caso, la carenza si ridimensiona per la presenza di 21 operatori tecnici e di 23 appartenenti ali stazione civile, per le esigenze di supporto logistico e amministrativo.
Si precisa, peraltro, che i piani per i rinforzi estivi per l'anno 2006 hanno consentito di assegnare, nel corso del trimestre luglio-settembre, in aggiunta al personale in forza ai presidi territoriali della provincia di Lucca, altri, 27 operatori della polizia di Stato e 33 militari dell'Arma dei carabinieri.
Inoltre, alla questura sono state assegnate per i mesi di luglio e di agosto 2 pattuglie a cavallo, 2 pattuglie di cinofili ed 1 natante; per lo stesso periodo sono stati inviati al distaccamento della polizia stradale di Viareggio ulteriori 4 operatori.
Per le esigenze della provincia di Massa-Carrara, sono state contestualmente assegnate 4 unità per i presidi della polizia di Stato e 12 per quelli dei carabinieri.
I piani di rinforzo estivo rappresentano lo sforzo più elevato espresso dalle forze di polizia per soddisfare - a livello nazionale - le esigenze di sicurezza nelle località maggiormente interessate dall'afflusso turistico; per quanto, invece, concerne i potenziamenti organici permanenti, le esigenze delle due province saranno attentamente valutate dal dipartimento della pubblica sicurezza compatibilmente con le priorità degli altri uffici, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili per il corrente anno.
Con riferimento alle considerazioni dell'interrogante circa l'opportunità che venga indetto al più presto un nuovo concorso per agenti della polizia di Stato al fine di fronteggiare le giravi carenze di personale, si rappresenta che anche tali assunzioni

sono soggette, pur in posizione prioritaria, alle autorizzazioni previste dalla legge finanziaria, così come alle compatibilità finanziarie, in definitiva, è rimessa anche la permanenza in servizio degli ultimi agenti ausiliari di leva che tuttora operano nell'ambito della polizia di Stato.
Per quanto concerne le problematiche evidenziate dall'interrogante relativamente alla carenza del parco veicolare, si precisa che l'attuale dotazione di autovetture evidenzia un incremento di 25 veicoli presso la questura di Lucca e di 12 veicoli presso la sezione della polizia stradale del medesimo capoluogo.
Con riguardo alla lamentata situazione logistica delle questure di Massa e di Lucca, si evidenzia che il primo ufficio è attualmente ubicato in un immobile di proprietà dell'amministrazione provinciale, con un contratto di locazione rinnovato fino al 2010; in relazione alle accresciute esigenze funzionali, e tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili, che non hanno consentito altro più radicale intervento, si è provveduto, nel corso del corrente anno, a locare due appartamenti da destinare alle esigenze di ufficio.
Analoga soluzione si è dovuta adottare per la sede della questura di Lucca, anch'essa ubicata in un immobile di proprietà dell'amministrazione provinciale, ritenuto da tempo inadeguato; già nel corso del 2004 sono stati assunti in locazione alcuni vani aggiuntivi e, nel 2005, l'amministrazione provinciale ha messo a disposizione, a titolo gratuito, un appartamento quale alloggio del questore, al fine di consentire la riconversione ad uso ufficio dei locati in precedenza adibiti a tale esigenza.
Per completezza d'informazione, si forniscono, infine, all'interrogante elementi in merito all'episodio denunciato il 21 agosto scorso presso la stazione dei Carabinieri di Pietrasanta (Lucca).
Una cittadina ha riferito ai militari di essere stata vittima di una violenza sessuale, avvenuta nelle prime ore del 19 agosto, nella pineta adiacente ad una discoteca sita in Torre del Lago di Viareggio, ad opera di due individui, i quali, dopo averla apostrofata per la sua frequentazione di locali con clienti omosessuali, le hanno usato violenza. Gli aggressori si sono poi dati alla fuga, probabilmente a bordo di uno scooter, per il sopraggiungere di, alcuni frequentatori del locale notturno, attirati dalle grida di aiuto della donna che non ha potuto purtroppo fornire agli investigatori elementi utili per l'identificazione degli autori dell'aggressione.
La zona nella quale si è verificato il grave episodio e dove si trova la maggior parte dei locali notturni più frequentati, è particolarmente critica sotto il profilo della sicurezza pur essendo da tempo oggetto di attenti servizi di controllo attuati anche con il supporto di personale del Reparto prevenzione crimine Lazio. Questi controlli sono stati ulteriormente intensificati nel mese di luglio anche a seguito dell'aggressione di un cuoco della stessa discoteca.
La rafforzata presenza delle forze dell'ordine ha consentito, peraltro, il sereno e regolare svolgimento, dal 9 al 13 agosto, delle manifestazioni connesse al
«Gay Pride 2006» che hanno visto la partecipazione di numerose persone.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere se alla luce della vigente normativa in materia, vi sia o meno obbligo da parte dei venditori di giochi pirici di quarta e quinta categoria di tenere un registro di carico e scarico dei medesimi. In caso affermativo, quale sia la fonte normativa di riferimento.
(4-00077)

Risposta. - La materia è disciplinata dall'articolo 55 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza da ultimo modificato dall'articolo della legge del 25 gennaio 2006 n. 29, il quale prevede che:
«Gli esercenti fabbriche, depositi o rivendite di esplodenti di qualsiasi specie sono obbligati a tenere un registro delle operazioni giornaliere, in cui saranno indicate le generalità delle persone con le quali le operazioni stesse sono compiute. I rivenditori di materie esplodenti devono

altresì comunicare mensilmente all'ufficio di polizia competente per territorio le generalità delle persone e delle ditte che hanno acquistato munizioni ed esplosivi, la specie, i contrassegni e la quantità delle munizioni e degli esplosivi venduti e gli estremi dei titoli abilitativi all'acquisto esibiti dagli interessati.
Tale registro deve essere esibito a ogni richiesta degli ufficiali od agenti di pubblica sicurezza e deve essere conservato per un periodo di cinque anni anche dopo la cessazione dell'attività. Gli obblighi di registrazione delle operazioni giornaliere e di comunicazione mensile all'ufficio di polizia competente per territorio non si applicano alle materie esplodenti di V categoria, gruppo D e gruppo E».

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.

JANNONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, recante il «testo unico delle disposizioni legislative regolamentari in materia di giustizia», uniformandola in un unicum organico, ha modificato la complessa ed articolata normativa riguardante le spese di giustizia, ovvero i costi che lo Stato tradizionalmente affronta per l'erogazione o anticipazione di spese a favore di soggetti processuali;
il succitato decreto del Presidente della Repubblica ha modificato altresì le normative inerenti i costi a carico dei soggetti interessati da procedimenti civili e penali, costituiti da diritti di cancelleria, tasse di registro, imposte di bollo e vario altro genere;
il Titolo VI del summenzionato testo unico, agli articoli 45 (L) e 48 (L), laddove si tratta del «testimone nel processo penale, civile, amministrativo e contabile», definisce, in un succinto articolato, la figura del testimone come «colui il quale, essendo a conoscenza di fatti e cose, è chiamato a deporre davanti all'autorità giudiziaria penale o civile, e con proprio giuramento conferma o riporta fatti, cose e dichiarazioni che possono sicuramente essere di ausilio al giudice»;
detta figura, da sempre considerata un tassello fondamentale nei procedimenti civili e penali ed essenziale per il pieno soddisfacimento dell'attività giuridica che ha il suo fine ultimo nella ricerca della verità, non gode di una congrua e dignitosa indennità giornaliera, né tantomeno di un'adeguata corresponsione delle spese di diaria;
per le indennità dei testimoni, contrariamente a quanto previsto per altre figure professionali - consulenti tecnici, periti, ed iscritti agli albi professionali - non è previsto alcun meccanismo di aggiornamento per tariffe la cui entità risulta tanto simbolica da apparire offensiva;
segnatamente il summenzionato testo unico, prevede che al testimone residente nello stesso comune del tribunale presso il quale dovrà rendere deposizione, ovvero in un comune diverso, ma non oltre i due chilometri e mezzo, venga liquidata l'indennità giornaliera pari ad euro 0,36, mentre nulla è previsto per la liquidazione delle spese di viaggio;
per coloro che non si considerano residenti nel luogo dell'ufficio giudiziario, presso cui avverrà la testimonianza, la legge, prevedendo la liquidazione di un importo pari al prezzo del biglietto di seconda classe dei servizi di linea, di fatto non consente la liquidazione di alcuna spesa, o compenso integrativo, per la tratta di viaggio effettuata con mezzi privati;
in caso si renda necessaria una testimonianza di più giorni, ovvero qualora la testimonianza debba essere resa in luoghi tali per cui si renda obbligatorio uno spostamento dall'abituale residenza, è previsto un rimborso pari ad euro 0,72 per ogni giornata impiegata per il viaggio, ed un'indennità pari ad euro 1,29 per ogni giornata di soggiorno nella sede processuale;

in tale contesto, va altresì considerato il lucro cessante relativo al mancati emolumenti che il lavoratore dipendente, assente giustificato dal posto di lavoro, non può percepire;
pur sancendo, la legge, il diritto/dovere di testimoniare, si corre il rischio che, a fronte di tale situazione, il cittadino preferisca evitare di rendere allo Stato un prezioso servigio, con grave nocumento per il funzionamento della giustizia -:
quali iniziative il Ministro della giustizia intenda adottare per porre un significativo e sostanziale rimedio alla situazione in essere, onde così salvaguardare la dignità umana e professionale dei testimoni, attori di un ruolo riconosciuto, storicamente ed istituzionalmente, di fondamentale importanza;
inoltre, attesa l'evidente discrasia della situazione in essere, se siano allo studio ovvero se siano di prossima assunzione provvedimenti atti a riequilibrare, secondo adeguata e congrua tariffazione, il computo delle indennità di spesa e di trasferta dei testimoni chiamati a deporre in cause civili e/o penali.
(4-00017)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che nel corso della precedente legislatura le competenti articolazioni ministeriali, anche a seguito della presentazione da parte dell'interrogante di un'interrogazione di analogo contenuto, avevano esaminato l'ipotesi di modifica della normativa contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 (Testo unico in materia di spese di giustizia) per quanto attiene l'adeguamento del rimborso spese e della diaria giornaliera per i testimoni chiamati a deporre nei procedimenti penali, civili, amministrativi e contabili.
La citata ipotesi di modifica normativa prevedeva: 1) l'aumento dell'indennità giornaliera per testimoni residenti da euro 0,36 a euro 6,20; 2) il raddoppio dell'importo dell'indennità giornaliera per le audizioni dei testimoni superiori alle 3 ore; 3) il riconoscimento di una indennità di soggiorno pari a euro 31,00 a notte per il testimone non residente, in sostituzione dell'indennità di euro 0,72 per ogni giornata impiegata per il viaggio e dell'indennità di euro 1,29 per ogni giornata di soggiorno nel luogo dell'esame; 4) la previsione della corresponsione delle indennità anche ai minori di anni 14; 5) l'aggiornamento triennale, in relazione al tasso di inflazione programmato, delle predette indennità; l'estensione dell'integrazione prevista al comma 1 dell'articolo 48 del Testo unico sulle spese di giustizia anche ai dipendenti pubblici collocati in quiescenza quando la testimonianza riguarda fatti inerenti al servizio già prestato.
Tuttavia non si potette procedere alla modifica normativa in parola poiché non risultavano disponibili le necessarie risorse finanziarie.
L'eventuale reperimento di tali risorse, all'esito dell'approvazione della prossima legge finanziaria, potrebbe riportare allo studio le opportune iniziative per l'adeguamento delle indennità.

Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il Protocollo d'intesa sottoscritto dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti con la provincia di Bergamo e regione Lombardia in data 19 luglio 2005 prevede, tra gli altri interventi da realizzare nel territorio bergamasco, la variante alla strada statale n. 42 da Albano Sant'Alessandro a Trescore Balneario, peraltro già inserita nel piano decennale ANAS 2003-2012 e nel contratto di programma fra il Ministero delle infrastrutture e l'ANAS per un importo complessivo dei lavori di circa 28 milioni di euro, di cui 4,5 a carico della regione Lombardia;
in data 30 marzo 2006 il Provveditorato delle OO.PP. di Milano, su richiesta di ANAS, ha convocato la Conferenza dei servizi per l'approvazione del progetto definitivo

della variante Albano Sant'Alessandro-Trescore Balneario della S.S. n. 42;
il progetto definitivo, predisposto dalla provincia di Bergamo, è stato aggiornato e adeguato con le modifiche concordate con i comuni interessati e sulla base delle richieste avanzate dalla Direzione Generale ANAS;
l'importo complessivo delle opere ammonta a 32.000.000,00 euro, dei quali 4.500.000,00 euro a carico di regione Lombardia -:
se non ritenga necessario impartire le opportune disposizioni affinché sia avviata concretamente la fase realizzativa dell'opera pubblica citata in premessa.
(4-00018)

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il Protocollo d'intesa sottoscritto dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti con la provincia di Bergamo e regione Lombardia in data 19 luglio 2005 prevede, tra gli altri interventi da realizzare nel territorio bergamasco, la variante alla strada statale n. 42 da Albano Sant'Alessandro a Trescore Balneario, peraltro già inserita nel piano decennale ANAS 2003-2012 e nel contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e l'ANAS per un importo complessivo dei lavori di circa 28 milioni di euro, di cui 4,5 a carico della regione Lombardia;
in data 30 marzo 2006 il Provveditorato delle OO.PP. di Milano, su richiesta di ANAS, ha convocato la Conferenza dei servizi per l'approvazione del progetto definitivo della Variante Albano Sant'Alessandro-Trescore Balneario della S.S. n. 42;
il progetto definitivo, predisposto dalla provincia di Bergamo, è stato aggiornato e adeguato con le modifiche concordate con i comuni interessati e sulla base delle richieste avanzate dalla Direzione Generale ANAS;
l'importo complessivo delle opere ammonta a 32.000.000,00 di euro, dei quali 4.500.000,00 euro a carico di regione Lombardia -:
se non ritenga necessario adottare le opportune iniziative affinché sia avviata concretamente la fase realizzativa dell'opera pubblica citata in premessa.
(4-00119)

Risposta. - In riferimento alle interrogazioni in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas spa ha fatto conoscere che l'intervento denominato variante alla strada statale n. 42 da Albano Sant'Alessandro a Trescore Baineario, è inserito nei seguenti documenti di programmazione.
Piano pluriennale ella viabilità Anas 2003; area di inservibilità del contratto di programma triennale Anas 2003-2005; piano programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001 «legge obiettivo» per cui sono state avviate le procedure di approvazione.
L'Anas non dispone attualmente dei finanziamenti necessari per la realizzazione della nuova strada. La Regione Lombardia ha, tuttavia, deliberato di contribuire al finanziamento dell'infrastruttura stanziando 4,5 milioni di euro.
La Provincia di Bergamo, con la supervisione tecnica dell'Anas, ha predisposto il progetto definitivo che è stato approvato con prescrizioni dalla Conferenza dei Servizi nello scorso mese di aprile 2006. L'importo complessivo del progetto è pari a circa 32 milioni di euro.
L'amministrazione provinciale succitata sta apportando al progetto le modifiche e le integrazioni richieste dalla Conferenza dei Servizi e dall'Anas. A seguito di questa revisione, l'importo suindicato potrebbe subire un ulteriore incremento.
Successivamente a detti adempimenti progettuali, e dipendentemente dalle risorse finanziarie che potranno rendersi fruibili, l'Anas potrà indire la gara per l'appalto.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il traffico che quotidianamente grava sulla strada statale 42, denominata «Del Tonale e Della Mendola», unico collegamento viario di una serie di Comuni della Valle Cavallina (zona che collega la provincia di Bergamo con quella di Brescia), risulta essere attestato intorno alle 50 mila unità, rappresentando uno dei tratti stradali più trafficati ed importanti dell'intera regione Lombardia;
ad un flusso di traffico, sia leggero che pesante, già intenso durante tutto l'arco della giornata - con punte negli orari di apertura e chiusura di scuole, fabbriche ed uffici - si aggiunge anche il traffico turistico, verso le località montane della Val Camonica e del Lago d'Iseo, con picchi insostenibili che si registrano, in particolare, durante il fine settimana e la stagione estiva;
l'elevato livello raggiunto dal flusso viabilistico è concausa di un numero notevolissimo di incidenti stradali annui, con un conseguente pesantissimo bilancio in termine di perdite di vite umane, di feriti e di relativi costi sociali;
a fronte della situazione, risultano ovvie le ripercussioni sulla qualità della vita degli abitanti dei paesi che insistono sul tracciato della succitata strada statale 42, i quali, oltre a sopportare un carico eccessivo di inquinamento acustico ed atmosferico, convivono giornalmente con il rischio di incidenti;
le pessime condizioni di viabilità, non solo si ripercuotono gravemente sulla salute e la vita della popolazione locale, ma compromettono anche la ripresa economica della zona, creando notevoli danni agli insediamenti produttivi ed alla attività turistica, dal momento che molti imprenditori, a causa dei trasporti difficili ed onerosi, preferiscono collocare altrove la sede delle loro attività, penalizzando in tal modo i lavoratori locali e creando seri problemi occupazionali;
essendo nota la pericolosità e l'inadeguatezza del tratto stradale in oggetto, la provincia di Bergamo aveva predisposto, negli anni scorsi, il progetto preliminare dell'intero tracciato di variante della strada statale 42, da Albano Sant'Alessandro a Pianico in quattro lotti intermedi;
nonostante l'Anas avesse inserito il relativo progetto nel programma triennale 1997-1999, prevedendo un finanziamento di 17 miliardi per la variante del primo lotto da Albano Sant'Alessandro ad Entratico, non è stato possibile dare inizio ai lavori;
il mancato avvio dei cantieri ha creato sconcerto tra gli abitanti e gli amministratori locali, che da anni conducono battaglie per promuovere la realizzazione della strada anche attraverso una petizione che ha raccolto, due anni or sono, oltre 10 mila firme, e addirittura con una manifestazione annuale sui bordi della strada statale 42, nel comune di Spinone al Lago, con la quale si richiama l'attenzione sullo stato dell'iter burocratico e sulla tempificazione dell'opera;
pur essendo stati, negli ultimi anni, Anas, regione Lombardia e amministrazioni locali consapevoli, sia dell'inadeguatezza strutturale della strada statale 42, sia dell'importanza prioritaria che il progetto riveste nell'ambito di una redifinizione della rete viabilistica lombarda, impedimenti burocratici hanno impedito a tutt'oggi la conclusione della fase progettuale, ritardano l'avvio dell'opera;
l'intollerabilità e l'inadeguatezza della situazione della strada statale 42 si contestualizza nella già critica situazione della viabilità bergamasca, gravata da una cronica mancanza di infrastrutture viarie e da una linea ferroviaria storicamente inadeguata, criticità che di fatto penalizza pesantemente l'economia del settore dei trasporti su gomma ed il comparto produttivo nel suo complesso -:
quali misure intenda adottare per risolvere i gravi problemi in premessa e se provvedimenti in tal senso siano attualmente

allo studio, attesa l'incidenza e la rilevanza delle problematiche suesposte in relazione alla sicurezza delle migliaia di automobilisti interessati, all'economia del trasporto su gomma, ai margini di competitività delle aziende coinvolte, alla sicurezza degli utenti, ai costi umani e sociali dei sinistri ed in generale alla qualità di vita di tutti i cittadini che vivono in paesi che insistono sul tracciato della strada statale 42.
(4-00134)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas spa ha fatto conoscere che l'intervento denominato variante alla strada statale n. 42 da Albano Sant'Alessandro a Trescore Balneario, è inserito nei seguenti documenti di programmazione.
Piano pluriennale della viabilità Anas 2003; area di inservibilità del contratto di programma triennale Anas 2003-2005; piano programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001 «legge obiettivo» per cui sono state avviate le procedure di approvazione.
L'Anas non dispone attualmente dei finanziamenti necessari per la realizzazione della nuova strada. La Regione Lombardia ha, tuttavia, deliberato di contribuire al finanziamento dell'infrastruttura stanziando 4,5 milioni di euro.
La Provincia di Bergamo, con la supervisione tecnica dell'Anas, ha predisposto il progetto definitivo che è stato approvato con prescrizioni dalla Conferenza dei Servizi nello scorso mese di aprile 2006. L'importo complessivo del progetto è pari a circa 32 milioni di euro.
L'amministrazione provinciale succitata sta apportando al progetto le modifiche e le integrazioni richieste dalla Conferenza dei Servizi e dall'ANAS. A seguito di questa revisione, l'importo suindicato potrebbe subire un ulteriore incremento.
Successivamente a detti adempimenti progettuali, e dipendentemente dalle risorse finanziarie che potranno rendersi fruibili, l'Anas potrà indire la gara per l'appalto.
Per completezza di informazione e relativamente alle infrastrutture ferroviarie citate nelle premesse dell'atto cui si risponde, Ferrovie dello Stato ha fatto pervenire le notizie che si riportano qui di seguito.
Il programma degli investimenti di Ferrovie dello Stato comprende una serie di interventi di potenziamento delle infrastrutture ferroviarie che interessano il territorio afferente alla città di Bergamo, finalizzati alla fluidificazione ed alla razionalizzazione sia dei traffici viaggiatori e merci instradati sulla direttrice di collegamento con la Svizzera tramite il valico del Gottardo, sia di quelli confluenti sulla direttrice Bergamo/Milano-Venezia.
È stato attivato a luglio del 2005 il raddoppio della linea Bergamo-Treviglio e sono in corso, nella stazione di Bergamo, lavori di ammodernamento tecnologico che si prevede di concludere nel 2009.
La linea Bergamo - Treviglio raddoppiata si innesta sulla Milano - Venezia su cui sono in corso consistenti lavori di potenziamento.
È da tempo aperto all'esercizio ferroviario il quadruplicamento fra Milano Lambrate e Pioltello Limito, mentre sono in avanzata fase di esecuzione i lavori di quadruplicamento tra Pioltello Limito e Treviglio, tratta di penetrazione nel nodo di Milano della linea AV/AC Milano - Venezia. Si prevede di attivare detto quadruplicamento per il 2 semestre 2007.
Nell'ambito dell'
iter autorizzativo previsto per i progetti di legge obiettivo, il Cipe ha approvato nel dicembre 2003, con prescrizioni e raccomandazioni, la progettazione preliminare della nuova linea AV/AC Milano - Verona. Attualmente, è in via di completamento la progettazione definitiva per cui, qualora non insorgano difficoltà o ritardi negli iter approvativi e nel finanziamento dell'opera, tale tratta potrà essere attivata entro il 2012.
Nell'ambito della creazione di un corridoio merci Gottardo-Chiasso-Seregno/Bergamo-Treviglio si inserisce il progetto di potenziamento della tratta Bergamo - Seregno.
L'intervento prevede la realizzazione di una nuova linea a doppio binario di circa 34 km; il tracciato si sviluppa per un primo tratto di 5 km in affiancamento alla linea

esistente a singolo binario Seregno-Carnate, quindi prosegue con un nuovo tracciato di linea a doppio binario dell'estensione di circa 29 km.
A dicembre 2005, nell'ambito dell'
iter autorizzativo previsto per i progetti di legge obiettivo, il Cipe ha approvato la progettazione preliminare. Al momento, con il coordinamento della Regione Lombardia, sono in corso incontri con i comuni interessati dal tracciato per la definizione di tematiche puntuali legate all'inserimento ambientale dell'opera ed alle interferenze viarie. L'attivazione della nuova linea è, ad oggi, pianificata per il 2016.
Nei piani di Ferrovie dello Stato è inclusa la progettazione del collegamento tra il «Sistema AV/AC» direttrice Milano - Venezia ed il «Sistema Gottardo» che nel settore orientale del nodo di Milano è connesso, per i traffici merci, alla direttrice Seregno Bergamo/Treviglio. Si tratta della realizzazione della «Bretella» di Treviglio Ovest - Treviglio, necessaria per potenziare le relazioni, prevalentemente merci, Brescia/Cremona - Svizzera.

Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.

MARTINELLI e RAISI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in località «Valle Crocchetto», frazione del Comune di Nepi, provincia di Viterbo e precisamente nelle vie «Bonaventura Tecchi» e «Vincenzo Cardarelli» non viene espletato il servizio di consegna posta a domicilio;
i cittadini residenti nelle suddette vie hanno più volte lamentato il disagio alla locale dirigenza del Servizio Postale ottenendo, peraltro, formale garanzia circa la risoluzione del problema;
circa due anni fa l'allora Direttore postale convenendo circa l'inadeguatezza del servizio (che costringe i cittadini a ritirare la corrispondenza presso l'Ufficio postale di Nepi) propone l'ampliamento del servizio di Grezzano a Valle Crocchetto, così da estendere il servizio alle sopracitate vie, in quanto ubicate a brevissima distanza;
ad oggi alcuna iniziativa è stata intrapresa per ovviare al grave disagio dei cittadini di «Valle Crocchetto»;
Poste Italiane è oggetto di una concessione governativa che impone alla concessionaria precisi doveri e standard;
a fronte del fatto che il servizio postale rappresenta, soprattutto nei piccoli centri, un elemento essenziale della qualità della vita dei residenti -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e se non intenda rappresentare a Poste Italiane SpA l'opportunità di adottare le necessarie iniziative volte ad andare incontro alle esigenze dei cittadini di Valle Crocchetto.
(4-00111)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che effettivamente, nel passato, si sono verificati disguidi nello svolgimento del servizio di recapito in alcune strade del comune di Nepi, precisamente in via Bonaventura Tecchi e in via Vincenzo Cardelli in località Valle Crocchetta, facente capo all'ufficio di Mazzano Romano.
Dagli accertamenti eseguiti dal competente Ispettorato territoriale è emerso che, a partire dal 15 giugno 2006, la località Valle Crocchetta è stata inserita fra le zone di recapito di competenza dell'ufficio di Nepi; tale nuova organizzazione ha determinato il successivo regolare recapito della corrispondenza, come confermato dagli utenti locali.
Le problematiche evidenziate dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame appaiono, pertanto, definitivamente risolte.

Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.

MIGLIORE. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il centro diurno «Simona Carratù» di Aversa in provincia di Caserta ha assistito egregiamente fino ad oggi persone

disabili in gravi e gravissime condizioni e le loro famiglie;
questo centro fu fondato nel 2002 mediante un protocollo di intesa tra ASL Caserta 2 (CE/2), comune di Aversa e l'associazione di volontariato «comunità missioni» (iscritta al Registro regionale del volontariato con decreto n. 15984 del 4 novembre 1999); il direttore generale dell'ASL CE/2 era, allora, il dottor Franco Rotelli, il quale raccolse l'eredità di Franco Basaglia. Per la prima volta in Italia, e proprio nel centro Carratù, il dottor Rotelli introdusse una nuova metodologia di erogazione dei servizi di assistenza: i budget di cura - progetti terapeutico-riabilitativi individuali, un pacchetto di servizi modulato secondo le esigenze di ogni disabile. Si tratta dell'applicazione della legge n. 328 del 2000, che riunisce efficacemente le parti interessate: istituzioni, famiglie e un'associazione di volontariato straordinaria che, gratuitamente senza scopo di lucro, gestisce i budget e garantisce un servizio impeccabile attraverso volontari e professionisti esterni qualificati;
nel maggio 2004 la direzione dell'ASL CE/2 di Aversa passò alla dottoressa Angela Ruggiero e quella realtà straordinaria e destinata a crescere e a proporsi come esempio anche per altre regioni, secondo l'interrogante, fu mortificata a causa dell'introduzione di una nuova struttura organizzativa voluta dal nuovo corpo dirigenziale dell'ASL CE/2 che non condivise l'utilizzo di strumenti così innovativi quali i budget di cura;
infatti i budget di cura non vennero rinnovati, gli impegni vennero disattesi e le spettanze per i professionisti esterni non vennero liquidate per più di un anno;
da maggio 2005 cominciarono le proteste e le manifestazioni da parte del comitato delle famiglie del centro fino allo sciopero della fame nel luglio 2005, per evitare che la nuova direzione dell'ASL CE/2 decretasse la chiusura del centro Carratù;
a questo punto, pressata dall'opinione pubblica, vennero promossi progetti per rilanciare le attività del Centro diurno; promesse che si rivelarono infondate giacché i budget di cura-progetti individuali erano scaduti, i fondi non vennero mai erogati e il 3 luglio 2006 il centro diurno Carratù è stato chiuso;
l'ASL CE/2 ha demandato alla finanziaria So.Re.Sa. S.p.A. il pagamento dei crediti verso il terzo settore, comprese le spettanze del centro diurno «Simona Carratù», per i servizi socio sanitari relativi all'anno 2005. Tale operazione appare all'interrogante impropria in quanto i capitoli di spesa dei «fondi budget di cura», costituiti con soldi dei vari enti tra cui i vari comuni, non possono essere gestiti dall'ASL CE/2 come fondi propri, dato che in tal modo si contravviene all'accordo di programma stipulato con il dottor Franco Rotelli; è da considerare inoltre che il comune di Aversa ha versato le proprie quote economiche all'ASL CE/2, ma essa non ha provveduto a pagare le spettanze dovute agli enti del terzo settore;
l'ASL CE/2 nel periodo gennaio-giugno 2006 non ha rinnovato i contratti di 80 dipendenti che in base all'accordo di Programma erano impiegati nella gestione amministrativa dei budget, causando l'interruzione di tutti i budget di cura e paralizzando l'attività del centro diurno «Simona Carratù»; tale decisione dell'ASL CE/2 non è stata in alcun modo concertata con i comuni i quali contribuiscono con parte dei fondi per la gestione ed erogazione dei servizi socio-sanitari budget di cura -:
se sia a conoscenza dei fatti descritti;
se non ritenga necessario attivare i poteri ispettivi richiamati all'articolo 1, comma 172, della legge n. 311 del 2004 e in che modo intenda eventualmente intervenire.
(4-00569)

Risposta. - La Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Caserta, ha comunicato che nel 2002 l'Asl CE/2, con determinazione dirigenziale n. 2006 del

2002, ha avviato una nuova metodologia di erogazione dei servizi integrati a favore di soggetti, portatori di problematiche che richiedono interventi di assistenza, cura e riabilitazione, basata sui «Progetti terapeutici riabilitativi individuali» (PTRI), sostenuti da specifici budget.
È stato istituto a tale scopo un elenco di privati ritenuti idonei alla cogestione degli stessi PTRI, nel quale è stata ricompresa l'Associazione di volontariato «Comunità Missioni», che espleta le proprie attività assistenziali di concerto con il Distretto Sanitario n. 24 dell'Asl CE/2 ed il Comune di Aversa.
Nell'anno 2003, il Direttore Generale
pro-tempore dell'Asl suddetta ed il Comune stipularono con l'Associazione un protocollo d'intesa (determinazione del Direttore generale n. 1046 del 18 aprile 2003), il quale prevedeva l'assegnazione a titolo gratuito alla «Comunità Missioni», da parte dell'Azienda sanitaria, di locali siti in Aversa, in Viale Europa, originariamente destinati a sede di Residenza sanitaria assistita (RSA) in base all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, per l'espletamento delle attività di un centro diurno per disabili, denominato «Simona Carratù», nonché per la cogestione di 4 progetti terapeutici individuali, procedendo al cofinanziamento delle attività statutarie dell'Associazione.
Dopo la scadenza di tale protocollo, l'attuale Direttore generale della Azienda sanitaria ha avviato alcune iniziative, finalizzate a ridefinire i rapporti con l'associazione «Comunità Missioni», richiedendo il parere del competente ufficio regionale in merito alla possibilità di cambio di destinazione d'uso dei locali in cui era stato temporaneamente istituito il centro «Carratù».
L'Asl CE/2 ha cercato di garantire la continuità degli interventi svolti dalla stessa Associazione a favore dei disabili, rimodulando e proseguendo la cogestione dei progetti individuali assegnati, il cui numero era stato incrementato fino a 13.
Ai disabili che frequentano il centro diurno in questione, l'Ufficio di Piano dell'ambito territoriale C/3 ha garantito il servizio di trasporto, al fine di diminuire gli oneri a carico dei familiari e dell'Associazione «Comunità Missioni».
Per individuare una soluzione in grado di assicurare la tutela degli assistiti ed il rispetto della normativa vigente, si sono svolti diversi incontri tra i rappresentanti dell'Asl CE/2 e dei Comuni competenti, al fine di reperire nuovi locali da adibite a sede del centro «Carratù».
Il Sindaco di Aversa, nel corso di una riunione svolta presso la Prefettura di Caserta in data 10 giugno 2005, ha prospettato la soluzione, di acquistare, da parte dell'Amministrazione comunale, un immobile di proprietà dell'Asl l'
ex Ospedale psichiatrico, in cui poter ospitare il centro diurno in questione.
Tuttavia, poiché questo immobile deve essere acquisito e ristrutturato ad opera del Comune di Aversa, si devono ipotizzare tempi medio-lunghi per l'operatività di tali interventi.
La Regione Campania, con nota n. 0720369 del 2 settembre 2005, ha segnalato l'impossibilità di mutare la destinazione d'uso dei locali in cui è ubicato il centro diurno dell'associazione «Comunità Missioni», invitando il Direttore generale dell'Asl CE/2 ed il Sindaco di Aversa a ricercare un'intesa, al fine di reperire luoghi alternativi idonei alla realizzazione delle attività del centro: a tale ipotesi, però, l'associazione non ha aderito.
In merito ai PTRI cogestiti con l'associazione, l'Asl suddetta ha riferito che essi, hanno subito dei ritardi nelle procedure di rimodulazione e rinnovo solo dal mese di gennaio 2006, conseguenti alla scadenza al 31 dicembre 2005 dei contratti del personale a tempo determinato impegnato nelle attività socio-sanitarie integrate.
L'Asl CE/2 ha ribadito nel Documento di Programmazione strategica nelle aree di integrazione socio-sanitaria (delibera del Direttore generale n. 558 del 5 dicembre 2005), la volontà di sostenere i percorsi di inclusione avviati.
Ciò sembra trovare, conferma anche nel progressivo incremento del numero di PTRI cogestiti con l'associazione «Comunità Missioni»,

passati da 4 a 13 con due nuovi progetti avviati il 7 luglio 2006.
In particolare, in merito a tali Progetti, il Distretto sanitario 34 dell'Asl CE/2 ha riferito quanto segue:
due PTRI sono operativi dal 7 luglio 2006, per mesi 6;
un altro PTRI, con scadenza alla data del 31 dicembre 2006, sarà rimodulato su richiesta dell'utente;
quanto ai PTRI scaduti tra il 1 gennaio 2006, ed il 31 maggio 2006, per tre di essi sono state ultimate, da parte dell'Asl CE/2, le procedure di valutazione e si sta predisponendo la determinazione di riattivazione con riconoscimento del pregresso, mentre per un altro progetto è in atto la valutazione;
per i PTRI scaduti tra il 1 giugno 2006, ed il 30 giugno 2006, sono in corso le procedure relative alla riattivazione;
sono state liquidate tutte le fatture in giacenza relative a quattro PTRI in corso, sino al 31 marzo 2006;
per le fatture riguardanti il mese di aprile 2006, sono in corso le procedure di controllo per la successiva fase di liquidazione.

Il ministero della salute, nell'ambito della propria competenza istituzionale e tenuto conto delle indicazioni contenute nella legge 8 novembre 2000, n. 328 e nel recente Piano sanitario nazionale 2006 - 2008, (decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2006), conferma la propria attenzione sulla realizzazione dei progetti in atto e sulle ulteriori iniziative che verranno intraprese dall'Asl CE 2 a vantaggio degli assistiti.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.

MIGLIORI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comitato fucecchiese «per la Piazza G. Montanelli grande» in data 15 novembre 2005 ha inoltrato all'ufficio ispezioni del Ministero richiesta di verifica circa l'esatta ed effettiva rispondenza dei lavori in corso in tale piazza di Fucecchio rispetto alla relativa variante di ristrutturazione urbanistica di fabbricato polifunzionale rilasciata dal suddetto Comune;
a seguito di tale istanza, in data 1 dicembre 2005 il competente Ispettorato del Ministero ha richiesto alla Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze gli interventi dalla stessa esercitati in merito «per valutare o meno la necessità di diretti accertamenti» -:
se non si reputi necessario ed urgente procedere a verifica d'accertamento circa la congruità delle attività edilizie in corso nella secentesca Piazza Montanelli di Fucecchio rispetto alle prescrizioni della relativa autorizzazione urbanistica.
(4-00281)

Risposta. - In merito a quanto richiesto dall'interrogante, si riferisce quanto segue.
Con decreto del 4 marzo 2003, l'immobile denominato «ex Teatro Pacini», sito nella piazza Montanelli, è stato assoggettato alla disciplina di tutela indiretta ai sensi dell'allora vigente articolo 49 del decreto legislativo n. 490 del 1999 (oggi articolo 45 del decreto legislativo n. 42 2004).
Con tale provvedimento sono state prescritte, per il suddetto immobile, le distanze, le misure e le altre norme dirette a tutelare l'integrità, la prospettiva, la luce nonché le condizioni di ambiente e decoro in relazione agli altri beni immobili presenti nella Piazza, quali il complesso ecclesiastico denominato «Santuario della Madonna delle Vedute», il monumento a Giuseppe Montanelli, e la «Caserma dei Carabinieri» ovvero «Vecchio Circolo Liberty», per i quali era stato dichiarato il particolare interesse storico artistico, ai sensi dell'articolo 5 del citato decreto legislativo n. 490 del 1999.
Per quanto sopra, il progetto per la realizzazione di un edificio polivalente previsto all'interno dell'area denominata dell'
ex Teatro Pacini è stato sottoposto all'approvazione della Soprintendenza per i beni

architettonici ed il paesaggio di Firenze che ha rilasciato nulla osta in data 21 aprile 2004 e, a seguito di presentazione della Variante 2 al progetto medesimo, ulteriore nulla osta in data 22 luglio 2005.
Entrambi i citati provvedimenti di approvazione, tuttavia, sono condizionati all'acquisizione di ulteriori indicazioni progettuali nonché al rispetto di puntuali prescrizioni e limiti (relativi all'incremento volumetrico complessivo ed ai materiali e finiture di rivestimento) indicati dalla Soprintendenza in coerenza ed in attuazione di quanto previsto nel provvedimento di vincolo di tutela indiretta adottato con decreto 4 marzo 2003.
Al di fuori di tali previsioni e della costante sorveglianza e controllo della Soprintendenza a tal fine, non residuano ulteriori profili di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali in ordine ad eventuali difformità riguardanti le concessioni edilizie, l'accertamento delle quali è evidentemente rimesso alle Amministrazioni locali.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
continuano a registrarsi a Montevarchi, con regolare e preoccupante periodicità, eventi criminosi che non è più possibile sottovalutare né addebitare a «microcriminalità» comune;
l'area del Valdarno risulta appetibile per insediamenti criminali mentre pare dilagare il commercio abusivo ingrossato dalle fila della immigrazione clandestina;
soprattutto il centro di Montevarchi risulta oggetto di preoccupazione da parte dei cittadini ai fini della sicurezza stante la sparatoria ivi avvenuta domenica 20 novembre 2005 -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere onde verificare la sufficienza degli attuali organici delle forze dell'ordine operanti in loco al fine di garantire a Montevarchi ed al Valdarno effettiva sicurezza e legalità.
(4-00283)

Risposta. - Gli indicatori disponibili, relativi alla situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nell'area del Valdarno e nel territorio di Montevarchi, non confermano, obiettivamente, la tesi di un pericoloso aggravamento nell'ultimo periodo, né quella di una crescita della presenza di gruppi criminali.
Il numero dei reati denunciati nel primo semestre dell'anno in corso nel Comune di Montevarchi (357) non solo è in linea con l'andamento degli ultimi anni, ma risulta addirittura in diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (386).
Risultano «stazionari» o addirittura in diminuzione anche i dati relativi ai reati che, per la loro connotazione predatoria, destano maggiore allarme tra i cittadini: i furti, che rappresentano circa la metà del numero complessivo dei reati denunciati, sono stati 173 nel primo semestre 2006, mentre erano stati 200 nello stesso periodo del 2005; quelli in abitazione sono stati 9, mentre erano stati 15 nel primo semestre 2005 e 13 nel secondo.
Nel primo semestre 2006 si è avuta una sola rapina, a fronte delle 2 del primo semestre 2005 e di altrettante nel secondo, che, comunque, non rappresentano un livello di particolare allarme.
Nel raffronto tra i primi due semestri del 2006 e del 2005 neppure si registrano variazioni significative per quanto concerne i reati di natura violenta: sono stati denunciati solo 12 casi di lesioni dolose (erano stati 11), uno scippo, nessun incendio doloso (se ne era registrato uno nel 2005, peraltro non riconducibile a forme di criminalità organizzata).
Anche i risultati operativi delle Forze di polizia risultano positivi e sostanzialmente in linea con gli anni precedenti: nel primo semestre 2006, nel medesimo bacino territoriale di Montevarchi, sono state denunciate 96 persone, a fronte delle 81 del primo semestre 2005 e delle 62 del secondo; le persone arrestate sono state, rispettivamente, 17, 19 e 18.


La situazione della sicurezza pubblica nell'area di Montevarchi è, comunque, oggetto di costante attenzione da parte della Prefettura e delle Forze di polizia, ed è stata specificamente valutata in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, da ultimo, il 26 aprile ed il 7 luglio scorsi.
Oltre agli ordinari servizi di controllo del territorio, in questo Comune vengono frequentemente svolti servizi di prevenzione straordinari, con l'apporto di contingenti di rinforzo di tutte le Forze di polizia.
Nel corso del 2006, fino al 17 luglio scorso, sono stati eseguiti, nella provincia di Arezzo con interessamento anche dell'area in questione, servizi straordinari con l'impiego di 33 equipaggi della Sezione di Firenze del reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato, mentre il dispositivo dell'Arma dei Carabinieri è stato integrato, quando occorreva, da militari della Compagnia del Comune limitrofo di San Giovanni Valdarno, sede anche di una Compagnia della Guardia di finanza che concorre al controllo del territorio nel corso dei normali servizi di istituto.
Inoltre, nei giorni dal 10 al 12 maggio e dal 5 al 7 luglio, nel quadro delle attività di prevenzione programmate a livello regionale dai Prefetti delle relative province, sono stati eseguiti servizi straordinari di controllo presso esercizi pubblici e cantieri di lavoro, con l'intervento di tutte le Forze di polizia dello Stato, delle polizie provinciali e municipali, nonché degli organi ispettivi delle AASSLL.
Quanto all'episodio del 20 novembre 2005, cui fa riferimento l'interrogante si precisa che pochi giorni, dopo le Forze dell'ordine hanno arrestato e denunciato all'Autorità giudiziaria il cittadino albanese che, nel corso di una rissa scoppiata nel centro di Montevarchi, esplose un colpo d'arma da fuoco con l'intento di colpire un connazionale.
Un ulteriore episodio del genere si è verificato lo scorso 13 luglio 2006, all'interno di un esercizio commerciale di Montevarchi, quando due nigeriani si sono affrontati impugnando frammenti di bottiglie. Entrambi sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria.
Positivi risultati, sul piano dell'incremento della sicurezza dei cittadini di Montevarchi, dovrebbero aversi dall'attuazione del protocollo d'intesa stipulato il 26 aprile scorso tra la Prefettura e quella Amministrazione comunale che, tra l'altro, si è impegnata ad installare un sistema di video-sorveglianza nel centro storico.
Per quanto concerne, infine, gli organici delle Forze di polizia, nel territorio di Montevarchi opera un Commissariato di pubblica sicurezza che dispone di 34 dipendenti effettivi rispetto ad una previsione organica di 36. Si tratta di uno scostamento analogo a quello di molti uffici territoriali della Polizia di Stato, che comunque permette di modulare i servizi in un arco orario che va dalle ore 7 del mattino alle ore 1 di notte.
La Stazione dei Carabinieri di quel Comune dispone di un organico di 12 militari, inferiore di una unità alla previsione tabellare; si tratta di uno scostamento, comunque secondo quanto riferito dal Comando Generale dell'Arma, non tale da pregiudicare il buon andamento dei servizi, tenuto conto dell'azione di supporto svolta all'occorrenza dalla vicina Compagnia di San Giovanni Valdarno.

Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.

MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il referendum sulla legge n. 40 ha espresso la chiara volonta dei cittadini di mantenimento di una normativa che impedisce la ricerca che implica distruzione di embrioni umani;
lo stesso risultato del voto al Parlamento europeo, a ristretta maggioranza, testimonia l'insussistenza di accordi sulla sperimentazione su cellule staminali da embrione che non ha dato alcun risultato mentre risulta promettente, quanto iniquamente

sacrificata, la ricerca su cellule staminali adulte e da sangue del cordone ombelicale -:
se non si reputi opportuno che l'Italia non conceda il proprio voto al finanziamento, nell'ambito del programma Quadro Europeo, di ricerche che implicano la distruzione di embrioni umani.
(4-00320)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame ritengo opportuno, in via preliminare, fare presente che la questione proposta è stata ampiamente dibattuta nel corso di un'audizione tenutasi il 15 giugno 2006, presso la VII e la XII Commissioni del Senato riunite e nel seguito del dibattito che si è svolto nella seduta del 29 giugno 2006, che hanno avuto come tema l'oggetto dei limiti dei programmi di ricerca di cui al VII programma quadro dell'Unione europea.
In questa sede, pertanto, non posso che confermare quanto ho avuto modo di dichiarare in occasione dell'audizione: in particolare, devo ricordare con l'adesione al VII programma quadro l'Italia avrà accesso ai finanziamenti per la ricerca sulle cellule staminali adulte e da cordone ombelicale, che nei nostri laboratori è ampiamente sviluppata. Inoltre, le prospettive contenute nel programma per quanto riguarda la ricerca permetterebbero all'Europa di raggiungere livelli di eccellenza tali da competere sia con gli Stati Uniti che con i paesi emergenti; è fondamentale, pertanto, favorire l'interazione dell'Italia con gli altri stati membri.
Devo, infine, fare presente che in data 19 luglio 2006, in aula Senato, dopo il dibattito sulle comunicazioni del Governo in relazione all'esame da parte del Consiglio dell'Unione europea del VII Programma quadro di attività comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico, è stata approvata la risoluzione presentata dalla Senatrice Finocchiaro e da altri senatori, con la quale il Governo si impegna:
a sostenere sotto il profilo finanziario, in sede di Consiglio Europeo competitività, ricerche che non implichino la distruzione di embrioni, valorizzando quindi la ricerca sulle cellule staminali adulte, comprese le cordonali;
a promuovere la ricerca scientifica avanzata tesa ad individuare la possibile produzione di cellule staminali totipotenti non derivate da embrioni e a verificare la possibilità di ricerca sugli embrioni crioconservati non impiantabili;
a sostenere le ricerche e le iniziative comunitarie che, innalzando il livello di educazione scientifica della popolazione, contribuiscano a costruire una più completa cittadinanza attiva, anche sotto il profilo scientifico, promuovendo modalità innovative di coinvolgimento attivo dei cittadini nelle scelte di carattere scientifico e tecnologico che hanno effetti rilevanti per la loro vita e per quella delle generazioni future.

Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per il commercio internazionale. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea ha stanziato 10 milioni di euro per l'emergenza siccità nel Corno d'Africa essendo a rischio più di 12 milioni di persone in tutta la Regione comprendente Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenya, Somalia, Sudan ed Uganda -:
quale tipo di intervento ulteriore integrato è stato predisposto dall'Italia e le modalità di partecipazione concreta del nostro Paese in merito tenuto conto del ruolo e dell'esperienza dell'Istituto Agronomico di Oltremare.
(4-00321)

Risposta. - Il Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per le questioni umanitarie nella regione del Corno d'Africa, Kjiell Magne Bondevik, è stato ricevuto il 24 aprile presso la Direzione Generale per i Paesi dell'Africa Sub Sahariana del ministero degli esteri prima di iniziare la sua visita nel Corno d'Africa.
Dopo aver ricordato il mandato che il Segretario generale delle Nazioni Unite gli ha conferito al fine di «evitare una catastrofe umanitaria nel Corno d'Africa» ove

le vite di milioni di persone sono a rischio a causa della grave siccità che ha colpito la regione, il Rappresentante di Kofi Annan ha ricordato, in tale occasione, l'appello lanciato dalle Nazioni Unite il 7 aprile 2006, per un importo complessivo di 426 mln di dollari da destinare alle popolazioni colpite nel Corno d'Africa.
L'appello è stato preparato dallo
United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) sulla base di un approccio regionale nei diversi settori di intervento che prevede l'utilizzo di 326,7 mln per la Somalia e 99,3 mln per l'Eritrea, Kenya e Gibuti.
L'iniziativa mira a reperire i finanziamenti necessari per la realizzazione di appositi progetti da parte delle agenzie internazionali delle Nazioni Unite e delle ONG operanti nella regione, in particolare nei settori degli aiuti alimentari, dell'approvvigionamento idrico, dell'agricoltura, delle infrastrutture e della sanità, a supporto degli sforzi dei governi locali volti a ridurre il livello di vulnerabilità per quanto riguarda l'emergenza siccità.
La grave situazione di emergenza cronica determinatasi nel Corno d'Africa - generata dagli effetti concomitanti delle ripetute siccità e dei noti conflitti civili, nonché dalle precipitazioni a carattere torrenziale e dalle conseguenti carestie - ha spinto la Commissione Europea a stanziare altri 10 milioni di euro in aiuti umanitari a sostegno della popolazione locale.
Inoltre, la Commissione finanzia altri interventi a favore delle fasce di popolazione più esposte e vulnerabili della regione in esame - peraltro non necessariamente legati all'emergenza siccità - attraverso
ECHO (European Commission Humanitarian Aid Office).
In tale ambito, il ministero degli affari esteri ha fornito il proprio assenso a tutti i programmi prospettati dalla Commissione nel 2006 per far fronte alla crisi nel Corno d'Africa (inclusi i programmi Etiopia ed Eritrea, del valore rispettivo di 3.000.000 euro e 6.000.000 euro).
L'impegno di questo ministero a favore delle regioni in esame comprende però anche interventi di sviluppo che da molti anni cercano di limitare la vulnerabilità della regione alla siccità e all'insicurezza alimentare (oltre 20 milioni di euro negli ultimi due anni).
Sul piano bilaterale, in tutti i paesi dell'area vengono finanziati programmi volti al miglioramento dell'approvvigionamento idrico e della gestione delle acque, e programmi di supporto istituzionale. Allo stesso tempo, il ministero degli esteri cofinanzia programmi di sicurezza alimentare con la FAO, la Banca Mondiale e con i singoli Paesi, per un totale di oltre 15 milioni di euro solo negli ultimi due anni.
Relativamente agli interventi di emergenza, attraverso il canale multilaterale sono già stati corrisposti 360.000 euro all'UNICEF per la realizzazione di un intervento di emergenza in Somalia volto alla riattivazione dell'istruzione, e 65.000 euro al PAM (Programma Alimentare Mondiale) per il trasporto e la distribuzione di biscotti ad alto contenuto proteico ai rifugiati del Darfur, nel quadro della Convenzione di Londra sull'Aiuto Alimentare del 13 aprile 1999, è stata realizzata una donazione di 1 milione di euro a favore del PAM, grazie alla quale l'Agenzia ha inviato 1.000 tonnellate di cibo alle famiglie sfollate e ai parenti delle vittime del conflitto in corso nella regione del Darfur, oltre che alle popolazioni delle regioni meridionali, orientali e delle cosiddette
Three Areas del Sudan. Sempre nel quadro di detta Convenzione sono previsti altri stanziamenti a favore del Kenya (500.000 euro), dell'Uganda e dell'Etiopia (1.000.000 euro). Infine, sono stati realizzati diversi voli umanitari dal deposito UNHRD di Brindisi, per il valore complessivo di oltre 1.000.000 di euro, che hanno consentito di alleviare i bisogni urgenti e drammatici della popolazione locale attraverso la distribuzione di generi di prima necessità.
Il Viceministro degli affari esteri: Patrizia Sentinelli.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Consolato italiano a Bastia, già Consolato generale, rappresenta una storica

presenza culturale nel panorama dei tradizionali rapporti tra la Corsica ed il Mediterraneo;
tale rappresentanza diplomatica ha svolto e sta svolgendo un preziosissimo ruolo di sostegno ai nostri concittadini nell'ambito di uno stretto rapporto con le Autorità locali anche ai fini di sempre più fitti rapporti commerciali e turistici tra le due sponde del Tirreno;
la «Villa Italia» di Bastia è patrimonio culturale della città e simbolo del nostro storico legame con l'isola;
a quanto risulta all'interrogante, è prevista l'imminente chiusura del nostro Consolato a Bastia ed addirittura la vendita di Villa Italia -:
se non reputi opportuno sottolineare l'indispensabile ruolo del Consolato italiano a Bastia e scongiurare la vendita di Villa Italia.
(4-00409)

Risposta. - Il ministero degli affari esteri non ha messo in atto alcuna iniziativa finalizzata alla chiusura del Consolato d'Italia a Bastia né alla vendita dell'immobile denominato Villa Italia, sede del Consolato stesso.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.

MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i castanicoltori del Mugello e della Valdisieve hanno dato vita ad un consorzio di tutela che mira ad ottenere i riconoscimenti nazionali di legge di garanzia per il marrone del Mugello;
il relativo disciplinare ha ottenuto l'avvallo della Camera di Commercio di Firenze ed ha recepito le indicazioni del Ministero dell'Agricoltura;
la lavorazione del prodotto ha potenziali effetti occupazionali stante le previsioni insediative della Comunità Montana fiorentina nei Comuni di San Godenzo e Firenzuola di unità produttive di lavorazione del prodotto fresco;
i consumatori avranno la possibilità di usufruire di un prodotto di eccellenza come il marrone fresco con garanzia di provenienza -:
in quali tempi il Ministero intenda esprimere il consenso definitivo nei confronti del disciplinare dell'Indicazione geografica protetta (IGP) per il marrone del Mugello.
(4-00571)

Risposta. - Con riferimento alla questione oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che l'indicazione geografica protetta «Marrone del Mugello» ha ottenuto il riconoscimento con regolamento (CE) 1263/96.
In data 20 febbraio 2006, l'Associazione Marrone del Mugello IGP ha inoltrato richiesta di modifica del disciplinare di produzione.
Successivamente, il 20 marzo 2006, è stato adottato il regolamento del Consiglio n. 510 del 2006, pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea - serie L93, sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli ed alimentari, che abroga e sostituisce il regolamento (CEE) 2081/1992.
Ne consegue che, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali potrà dar corso all'esame tecnico della richiesta di modifica in oggetto ed al successivo inoltro ai Servizi della Commissione europea allorché sarà emanato il regolamento comunitario di attuazione del regolamento (CE) 510/2006.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione - Per sapere - premesso che:
alla fine dello scorso mese di maggio 2006 è stata data notizia dell'avvenuto blocco del decreto n. 775/2006 relativo alla sperimentazione scolastica del secondo ciclo a partire dal 1 settembre 2006;

il blocco del decreto è avvenuto ancor prima della data del 1 giugno 2006 fissata dal Tar Lazio per trattare l'istanza cautelare, prodotta da alcune Regioni, contro l'avvio della sperimentazione decretata dal ministro dell'istruzione della precedente legislatura;
il blocco del decreto agevola certamente le Regioni ricorrenti, tutte guidate da Amministrazioni di centro-sinistra, nel loro comportamento processuale, giacché le stesse ricorreranno in tempi brevi direttamente alla trattazione di merito della causa;
non v'è dubbio che il blocco del decreto in questione ha creato viva preoccupazione e grande incertezza ai numerosi istituti scolastici che in tutta Italia si sono già attivati per la sperimentazione;
l'avvio della sperimentazione scolastica del secondo ciclo aveva avuto espresso parere positivo da parte delle Commissioni permanenti Cultura e Istruzione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica ed il blocco del decreto n. 775/2006 intacca decisamente le prerogative e la libertà di scelta del Parlamento italiano, favorendo esclusivamente le Organizzazioni Sindacali della Scuola e le Regioni ideologicamente avverse al nuovo sistema di istruzione e di formazione;
le bloccate richieste di sperimentazione per un buon numero di Istituti scolastici, certamente superiore a quello indicato dal ministro dell'istruzione, creeranno grandi disagi tra i numerosi studenti che avevano già optato per quella scelta, alle loro famiglie ed ai docenti che avevano deliberato favorevolmente alla sperimentazione;
peraltro, la decisione del ministro dell'istruzione è avvenuta senza la richiesta di un nuovo motivato parere espresso dalle Commissioni parlamentari competenti, così come richiesto dalla legge n. 53/2003 -:
quali saranno i successivi interventi utili a garantire agli studenti un sistema di istruzione e di formazione che, mantenendo salda l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, sia competitivo e garante degli accordi siglati in ambito europeo.
(4-00174)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante lamenta la sospensione del decreto ministeriale 31 gennaio 2006 n. 775, con il quale questo Ministero aveva promosso il «progetto di innovazione» mirato a sperimentare, fin dall'anno scolastico 2006-2007, aspetti significativi della riforma del secondo ciclo di istruzione, prevista dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, la cui entrata a regime è fissata dal medesimo decreto al 1 settembre 2007.
In merito alle osservazioni formulate al riguardo dall'interrogante si fa presente che il decreto ministeriale n. 4081 del 31 maggio 2006, con il quale sono stati sospesi gli effetti del decreto ministeriale n. 775 del 31 gennaio 2006, è stato emanato dopo una concreta analisi del contenuto dei progetti presentati dalle scuole e trasmessi al Ministero dagli uffici scolastici regionali.
L'esame dei suddetti progetti ha, infatti, evidenziato aspetti di marcata riduttività, se non di vera e propria estraneità, rispetto all'impianto della riforma.
Si prospettava dunque una situazione che, se attuata nel concreto, avrebbe prodotto gravi disagi e incertezze negli alunni e nelle loro famiglie con riguardo, in particolare, alla reale natura del titolo conclusivo da rilasciare agli allievi che avessero concluso con esito positivo la frequenza dei corsi proposti in via sperimentale.
Si respingono decisamente le affermazioni espresse dall'interrogante circa la volontà dell'amministrazione di consentire alle regioni ricorrenti, attraverso la sospensione della sperimentazione, tempi più rapidi di decisione dei gravami da parte del giudice amministrativo; dette decisioni, infatti, sono di esclusiva competenza degli organi giudiziari e non è riconducibile all'amministrazione alcuna influenza.
È comunque volontà dell'amministrazione scolastica creare un clima di dialogo e di confronto istituzionale con gli enti territoriali.


Con riguardo poi alla osservazione, che l'avvio della sperimentazione aveva avuto il parere positivo da parte delle Commissioni permanenti cultura della Camera dei deputati e istruzione del Senato della Repubblica e, conseguentemente, per la sospensione del progetto avrebbe dovuto essere nuovamente acquisito il parere delle stesse commissioni parlamentari, si fa presente che la legge n. 53 del 28 marzo 2003, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli, essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, prevede l'acquisizione di detto parere sui decreti legislativi di attuazione e non sugli adempimenti di natura amministrativa successivi alla loro emanazione.
Il Decreto ministeriale 31 gennaio 2006 n. 775, sospeso dal Ministro della pubblica istruzione, è stato adottato sulla base di quanto previsto dall'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, alla cui procedura, trattandosi di attività amministrativa, è estranea ogni forma di interpello delle commissioni parlamentari.
L'indicazione data dalle commissioni parlamentari, in linea di massima favorevole ad un avvio sperimentale della riforma, costituisce, pertanto, una mera pronuncia accessoria, rispetto all'oggetto principale sul quale le commissioni parlamentari erano chiamate a pronunciarsi.

Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.

CAMILLO PIAZZA. - Al Ministro del commercio internazionale, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 8 giugno è stata depositata la sentenza della 2 sezione della Corte di Giustizia UE del Lussemburgo, concernente la legittimità delle cacce in deroga disposte dalla regione Lombardia a specie protette dalla direttiva CEE del 1979 sulla protezione degli uccelli selvatici del 1979 (come Fringuello e Peppola);
la sentenza (procedimento C-60/05) trae origine da una richiesta del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia del 14 dicembre 2004, in occasione di un ricorso proposto da alcune associazioni animaliste ed ambientaliste (Lega abolizione caccia e WWF) contro una delibera del settembre 2003 della Giunta regionale lombarda, che autorizzava l'abbattimento di 360.000 fringuelli e 32.000 peppole, entrambe specie protette dalla direttiva comunitaria 79/409 «Uccelli»;
secondo la Corte di giustizia UE del Lussemburgo, la Direttiva Europea sulla tutela dell'avifauna ammetterebbe lo sfruttamento giudizioso di «piccole quantità» di specie protette, in ragione di un numero complessivo che non ecceda dell'1 per cento la mortalità naturale della specie, calcolata sull'intera popolazione nazionale ed europea;
la regione Lombardia, fissando autonomamente i quantitativi di specie protette abbattibili a caccia (e non calcolandoli in relazione a limiti quantitativi a livello nazionale in concorso con le altre regioni) e prevedendo una generica annotazione dei capi abbattuti sul tesserino venatorio solo a fine giornata da parte del cacciatore, è venuta meno agli obblighi, di garantire un «controllo efficace e tempestivo» del prelievo venatorio di specie protette a livello comunitario, che deve comunque rimanere circoscritto ad una piccola quantità di animali;
l'Italia negli ultimi anni ha ricevuto ben 80 infrazioni alla normativa comunitaria ambientale, di cui 22 proprio legate alla tutela della biodiversità -:
se non ritenga necessario intervenire, ai sensi dell'articolo 120, comma secondo, della Costituzione e dell'articolo 8 della legge n. 131 del 2003, al fine di garantire che la direttiva comunitaria richiamata in premessa venga effettivamente rispettata in tutto il territorio nazionale.
(4-00259)

Risposta. - Con riferimento all'atto parlamentare in esame riguardante l'effettiva attuazione della direttiva Cee n. 79/409 sulla conservazione degli uccelli selvatici e in particolare le iniziative che il Governo intende proporre al riguardo, si rappresenta quanto segue.
Nella riunione del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2006 il Governo ha adottato il decreto-legge n. 251 del 2006 che individua una serie di misure urgenti per l'esercizio dell'attività venatoria ed assicura una più puntuale e compiuta attuazione della direttiva comunitaria 79/409; detto decreto è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 101 del 18 agosto 2006.
Il suddetto decreto-legge stabilisce, infatti, la cessazione dell'efficacia delle deroghe sulla caccia approvate da numerose regioni che, tramite l'estensione del numero di specie cacciabili, hanno violato espressamente quanto statuito nella direttiva citata, in quanto non hanno adempiuto all'obbligo di garantire un controllo efficace e tempestivo del prelievo venatorio di specie protette a livello comunitario.
Con lo stesso decreto, inoltre, è prevista la modifica dell'articolo 19-
bis della legge 11 febbraio 1992 n. 157 riguardante il prelievo di avifauna protetta in regime di deroga, stabilendo che quest'ultima costituisce un provvedimento assolutamente eccezionale, oggetto di specifica motivazione, cosi disposto solo in assenza di altre soluzioni e comunque in base all'analisi dei presupposti e delle condizioni di fatto stabiliti rigorosamente dall'articolo 9 della direttiva suddetta.
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.

PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
giovedì 13 luglio in Firenze è avvenuto un furto al Museo del Bargello facente parte del Polo museale di Fiorentino, struttura statale del Ministero per i beni e le attività culturali;
compito del Polo Museale è quello di conservare nei suoi musei, nelle ville, nei giardini storici, nei Cenacoli, le infinite testimonianze artistiche che sono pervenute dal glorioso passato della città di Firenze e del suo territorio; in primo luogo le straordinarie raccolte d'arte dei Medici, cui si sono aggiunte nel corso dei secoli quelle dei Lorena e dei Savoia, oltre a molti beni già appartenuti al patrimonio ecclesiastico e a collezioni private acquisite dallo Stato;
il furto commesso giovedì 13 luglio al Museo del Bargello non ha fatto scattare l'allarme e che la telecamera è risultata disattivata;
sono stati rubati dal museo pezzi di pregiatissimo valore e rari quali: una collana d'oro di arte Moresca del XII secolo composta da 9 pendenti che si alternano con 10 piccoli cilindri, 2 orecchini a forma di cilindro con ornamenti in filigrana a reticolato di arte moresca del XII secolo e 1 anello in oro a cerchio unito di arte moresca del XV secolo;
gli oggetti rubati non erano assicurati;
dottor Bruno Santi, soprintendente per il patrimonio Storico Artistico di Firenze, Pistoia e Prato ha rivolto pesanti accuse a mezzo stampa nei confronti della trascuratezza in cui versa visibilmente la città riconosciuta per patrimonio dell'Unesco per le immense ricchezze artistiche -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per evitare ulteriori furti nei musei statali fiorentini;
se non ritenga opportuno prevedere un sopralluogo da tecnici del Ministero per assicurarsi che i sistemi per il controllo dei beni custoditi nei musei fiorentini siano efficaci, funzionali alle strutture dove sono installati e regolarmente attivati;
se risulti al Governo se i beni conservati nei musei fiorentini sono regolarmente assicurati;

se intenda raccogliere il forte appello lanciato dal soprintendente dottor Bruno Santi promuovendo un attento controllo di un territorio prezioso come quello fiorentino da parte delle Amministrazioni competenti, al fine di garantire il mantenimento di uno standard elevato nella conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico di Firenze.
(4-00567)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame si rappresenta quanto segue.
Nei giorni immediatamente successivi l'evento criminoso lo scrivente si è recato personalmente presso il museo del Bargello di Firenze per effettuare un sopralluogo insieme al professor Antonio Paolucci, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici per la Toscana ed al colonnello Giovanni Pastore, vice comandante del Nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico.
Sono state effettuate accurate verifiche sul sistema di sicurezza, che in occasione del furto non ha funzionato, pur essendo stato collaudato appena due giorni prima.
È in corso una indagine amministrativa sull'accaduto al fine di valutare eventuali responsabilità del personale ed è stata inoltre disposta la messa in opera di un
metal detector all'ingresso del museo.
Quanto alla mancata assicurazione delle opere d'arte conservate presso il Museo del Bargello si precisa che le stesse, come quelle conservate in tutti gli altri musei statali d'Italia, non sono assicurate, né possono esserlo, poiché, considerato il loro valore, una copertura assicurativa comporterebbe costi troppo elevati.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.

PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio comunale di Firenze è in corso di realizzazione la prima linea tranviaria Scandicci-S.M. Novella;
il tracciato della prima linea tranviaria prevede l'attraversamento del fiume Arno per consentire il collegamento della zona denominata anticamente «Fuori Porta San Frediano» - più comunemente detta «Pignone» per via della «pigna» o «pinna» in corrispondenza del molo al quale venivano assicurate le imbarcazioni - con il viale A. Lincoln e che pertanto è stato avviato un cantiere per la costruzione di un nuovo ponte sul fiume;
in corrispondenza del punto ove deve poggiare l'arcata del ponte sul lato del Pignone aveva sede un antico porto fluviale conosciuto come lo «Scalo dei Navicelli» ricordato in numerosi testi storici nonché tramandato ai posteri nel suggestivo dipinto di Lucantonio degli Uberti del 1472, conservato al Kupferstichkabinett di Berlino;
durante le operazioni di scavo del cantiere sono emersi importanti reperti archeologici che si ritiene possano essere riconducibili ad un antico attracco di epoca romana, forse uno degli scali fluviali commerciali della colonia Florentia;
peraltro tutta l'area interessata dal cantiere tranviario sul lato del Pignone ha rilevanza da un punto di vista storico come testimonia un antico edificio, ora demolito, che poteva collegarsi con l'attività commerciale svolta sul fiume per la singolare architettura che prevedeva ripide scale che conducevano sul greto del fiume stesso;
il progetto non prevede solo la costruzione di un ponte tranviario ma anche la realizzazione di un sottopasso riservato agli automezzi che dal Ponte alla Vittoria si dirigeranno verso la circoscrizione 4 e che comporterà massicce operazioni di scavo -:
quali siano nel dettaglio i dati relativi ai reperti archeologici emersi durante le operazioni di scavo presso i cantieri della linea tranviaria n. 1 a Firenze nella zona denominata del «Pignone»;
quali siano i provvedimenti di salvaguardia che il Ministero intende assumere

per garantire che venga preservato l'eventuale impianto portuale che emergesse dagli scavi, di probabile valore storico oltre che archeologico e nei confronti del quale i cittadini hanno mostrato notevole interesse;
se intenda promuovere una valorizzazione degli antichi scali fluviali fiorentini legati alla storia della città nonché delle fiorenti attività svolte presso il Pignone nell'ottocento e fino al secolo scorso;
se ritenga necessario prevedere uno studio sui possibile reperti di valore archeologico che potrebbero emergere durante gli interventi di realizzazione delle altre due linee tranviarie che interessano il delicato territorio fiorentino al fine di evitare ritardi o blocco dei lavori conseguenze sul piano economico-finanziario.
(4-00730)

Risposta. - Ai fini della realizzazione della linea tranviaria Scandicci-S.M. Novella e del connesso sottopasso carrabile, la competente Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio, in accordo con la Soprintendenza per i beni archeologici, ha condotto indagini archeologiche finalizzate all'accertamento di reperti nell'area interessata dal progetto.
Gli scavi hanno portato alla luce reperti di notevole estensione, riconducibili, all'esito di attento esame, ad uno scalo fluviale risalente all'età leopoldina (fine XVIII secolo) e non, come in un primo tempo ritenuto, ad epoca romana.
Con particolare riferimento all'edificio demolito, citato dall'interrogante, è da evidenziare che esso non è legato al complesso fluviale ma corrisponde ad una sottostazione di servizi realizzata nel secolo scorso e per la quale erano state già date, in passato, precise indicazioni di smontaggio con numerazione, schedatura del materiale e rimontaggio nelle immediate vicinanze.
Per quanto attiene le specifiche attività di tutela e valorizzazione del complesso fluviale, si evidenzia l'individuazione di un antico argine in pietra spostato, rispetto all'attuale, verso il centro del fiume. Pertanto, ai fini di una più fedele ricostruzione del porticciolo, le competenti Soprintendenze hanno indicato di provvedere ad un rilievo approfondito di tutta l'area, al reperimento di tutti i dati grafici, iconografici e d'archivio e di predisporre un progetto di smontaggio del porticciolo stesso (con numerazione e stoccaggio temporaneo del materiale lapideo) e della sua ricollocazione in prossimità dell'argine ritrovato.
Si rappresenta inoltre che, sempre ai fini di valorizzazione del predetto complesso fluviale, tutti i lavori, opportunamente documentati e supportati da grafici, saranno illustrati in un'apposita pubblicazione.
Si aggiunge, infine, che a scopo di indagine preventiva sono stati eseguiti saggi e carotature nel tratto ritrovato, da cui, tuttavia, non sono emerse preesistenze più antiche di alcun tipo.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.

PINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, il personale del Corpo Forestale dello Stato in Emilia Romagna versa in grave stato di disagio, a causa della scarsità di fondi assegnati dall'Ispettorato Generale di Roma per il funzionamento degli Uffici;
i finanziamenti 2006 evidenziano un taglio netto del 70 per cento nell'assegnazione di carburante rispetto all'anno 2005, anno che aveva già visto consistenti tagli su questo capitolo;
la carenza di fondi nei vari capitoli, ed in particolare nell'assegnazione di carburante, ha indotto i comandanti provinciali ad emanare disposizioni aventi come oggetto la riduzione delle spese sul carburante e sulla manutenzione ordinaria degli automezzi in dotazione; ciò va inevitabilmente a discapito della sicurezza del personale e dell'espletamento del servizio di controllo e repressione dei reati;

il personale dei Comandi Stazione dipendenti si è visto costretto a ridurre il servizio dall'istituto ed in particolare il controllo del territorio alle sole chiamate di emergenza, espletando la maggior parte del lavoro nella propria sede, limitando, di fatto, il servizio esterno e l'attività di vigilanza contro i bracconieri e i piromani;
ad aggravare ulteriormente la situazione di questa Regione è la cronica carenza di Personale con all'ordine del giorno chiusure o aggregazioni di Comandi Stazione, che di fatto rendono inapplicabili i ripetuti richiami dei sigg. prefetti ad intensificare i controlli di obiettivi sensibili e del territorio in generale, nonché rendono assai difficilmente applicabili tutte le norme di tutela del personale;
nonostante queste problematiche, il personale, per assicurare il regolare svolgimento del servizio e per attaccamento al proprio dovere, spesso si vede costretto ad anticipare di tasca propria il carburante per gli automezzi, con passione ma anche con frustrazione e con l'incognita di un improbabile rimborso;
tale situazione paradossale, oltre che ad umiliare e demotivare il personale, si ripercuote sulle attività di Polizia Giudiziaria, sulle attività di pubblico soccorso, sul servizio d'ordine e sicurezza pubblica, su interventi per calamità naturali, su protezione civile, tutti compiti svolti in ambienti rurali e montani già difficili per loro natura;
la situazione di reale disagio non giova certo all'operatività e al decoro di un Corpo di Polizia, qual è il Corpo Forestale dello Stato, e lede le garanzie minime di difesa del personale, che spesso svolgono compiti coperti da obblighi giuridici che vanno espletati nei modi e nelle forme previste dalla normativa vigente pena la responsabilità del soggetto operante -:
quali iniziative urgenti i Ministri intendano adottare per individuare le risorse finanziarie indispensabili per ridurre lo stato di disagio in cui versa il Corpo Forestale dello Stato in Emilia Romagna e per ripristinare l'attività operativa ormai gravemente compromessa.
(4-00630)

Risposta. - La situazione rappresentata nell'interrogazione in esame è comune a tutti gli altri uffici e Comandi azione del Corpo forestale dello Stato ubicati nel resto d'Italia ed attribuibile ai tagli operati alle risorse finanziarie assegnate annualmente al Corpo forestale dello Stato.
Basti ricordare che gli stanziamenti annuali, iscritti nei capitoli di bilancio del Corpo forestale dello Stato, per le attività connesse all'attività antincendio boschivo sono stati ridotti negli ultimi tre anni di 40 milioni di euro.
Considerato che, la carenza di fondi avrebbe potuto portare alla paralisi delle attività operative che il Corpo forestale dello Stato svolge in materia di polizia ambientale, di tutela del paesaggio e dell'ecosistema, di sicurezza agro-alimentare, di protezione civile, di pubblico soccorso e di attività antincendio boschivo, il Governo, dapprima ha assunto l'impegno, in sede di approvazione di una risoluzione in Commissione agricoltura, «ad adottare, con urgenza ogni utile iniziativa per garantire la piena funzionalità del Corpo forestale dello Stato, anche attraverso l'assegnazione di risorse integrative in misura adeguata in modo da evitare il rischio che, a causa delle limitate disponibilità finanziarie, si giunga al blocco delle attività operative del Corpo stesso, con particolare riferimento agli interventi connessi agli incendi boschivi».
Di seguito, in sede di conversione del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, è stato approvato per le esigenze operative del Corpo forestale dello Stato connesse alle attività antincendio boschivi di competenza, un finanziamento straordinario di 4 milioni di euro per l'anno 2006 e di 10 milioni di euro annui a decorrere dal 2007.
Ciò consentirà di destinare risorse finanziarie integrative anche alle strutture del Corpo forestale dello Stato ubicate nella

regione Emilia-Romagna per far fronte alle esigenze operative del personale ivi in servizio.
Inoltre, si evidenzia che nei prossimi mesi si concluderà il corso di addestramento per 48 allievi agenti provenienti dalla Ferma leva volontaria (dicembre 2006) e terminerà il corso di formazione iniziale per i 500 allievi agenti vincitori del relativo concorso pubblico (febbraio 2007).
Parte dei 548 nuovi agenti sarà assegnato anche ai Comandi stazione del Corpo forestale dello Stato ubicati nella regione Emilia-Romagna; il che consentirà di colmare, seppure parzialmente, la carenza di personale in servizio nella regione interessata.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.

PISCITELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ammontare delle indennità spettanti ai giudici di pace, in base ad una precisa disposizione di legge, avrebbe dovuto (e dovrebbe) essere rideterminato ogni tre anni con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, in relazione alla variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nel triennio precedente (articolo 11, comma 4, legge n. 374 del 1991);
l'anzidetta legge, però, pur essendo ormai da alcuni anni maturato il triennio, è stata del tutto «ignorata»;
tutti i magistrati professionali, compresi i giudici tributari, possono riscuotere le loro retribuzioni o i loro compensi anche mediante accredito su conto corrente bancario, mentre i giudici di pace, per riscuotere le loro indennità, debbono necessariamente recarsi presso gli uffici postali -:
se e quando si intende dare attuazione alla legge che prevede la rideterminazione triennale delle indennità spettanti ai giudici di pace;
se non si ritenga di adottare o di proporre qualche provvedimento per consentire l'accredito delle indennità spettanti ai giudici di pace sui rispettivi conti correnti bancari.
(4-00325)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che la corresponsione delle indennità ai giudici di pace è disciplinata dall'articolo 64 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia).
La citata norma richiama il disposto degli articoli 11 e 15, comma 2-
bis e 2-ter, della legge 21 novembre 1991, n. 374. L'articolo 11, in particolare, prevede, al punto n. 4, la rideterminazione ogni tre anni dell'ammontare delle indennità spettanti ai giudici di pace «con decreto emanato dal Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, in relazione alla variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie».
L'articolo 36 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003) ha stabilito il divieto per le Amministrazioni pubbliche, relativamente al triennio 2003-2005 «di procedere all'aggiornamento delle indennità, dei compensi, delle gratifiche, degli emolumenti e dei rimborsi spesa soggetti ad incremento in relazione alla variazione del costo della vita».
L'articolo 212 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006) estende il predetto divieto al triennio 2006-2008.
Pertanto, la citata legge finanziaria impedisce la rideterminazione triennale delle indennità cui fa riferimento l'interrogante.
La competente Direzione generale di questo Ministero, peraltro, si è già espressa in tal senso sulla problematica con nota datata 21 ottobre 2004 diretta dall'Unione e all'Associazione nazionale dei giudici di pace.
Si rileva, inoltre, che l'accreditamento delle indennità spettanti ai giudici di pace sui rispettivi conti bancari sarà possibile

con l'attuazione delle modalità di pagamento previste dall'articolo 21 del decreto-legge 223/2006 (cosiddetto decreto-legge Bersani).
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.

RAISI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del 28 novembre 2002 la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell'Emilia Romagna ha dichiarato il bene denominato «Piazza Matteotti e il Monumento ai Caduti» di interesse particolarmente importante e lo ha sottoposto alle disposizioni del Decreto Legislativo n. 490/1999;
nonostante il decreto di cui sopra, nelle scorse settimane il Comune di Imola ha dato l'autorizzazione all'inizio dei lavori di demolizione del Monumento ai Caduti e agli scavi all'interno di Piazza Matteotti;
allo stato attuale i blocchi del Monumento sono stati depositati in un magazzino comunale mentre si è persa la traccia di circa un quarto dei sanpietrini che ricoprivano la piazza;
si ritiene che lavorando a questo ritmo serrato, entro pochi giorni nella piazza suddetta non resterà traccia alcuna del Monumento;
a quanto risulta all'interrogante, il 18 aprile 2006 alcuni Comitati di cittadini hanno presentato degli esposti al Procuratore Generale della Repubblica di Bologna, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, al Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Bologna, al Ministro dei Beni e Attività Culturali, al Soprintendente Regionale Beni e Attività Culturali di Bologna, all'Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza di Imola;
gli esposti in questione pare ad oggi non abbiano avuto alcun seguito -:
se sia al corrente di quanto sta accadendo e quali iniziative intenda adottare per far rispettare le decisioni assunte dalla Soprintendenza Regionale per i Beni e le attività Culturali, puntualmente disattese dal Comune di Imola.
(4-00204)

Risposta. - In merito a quanto richiesto dall'onorevole interrogante, si riferisce quanto segue.
La vicenda relativa al Monumento ai Caduti sito in piazza Matteotti, ad Imola, è all'attenzione dei competenti Uffici del Ministero per i beni e le attività culturali, già da alcuni anni.
In proposito, sembra opportuno rilevare che il decreto 28 novembre 2002, con il quale la Piazza Matteotti ed il Monumento ai Caduti sono stati dichiarati di interesse particolarmente importante, costituisce mera esplicitazione di quell'interesse da sempre riconosciuto dal Ministero ai luoghi in esame, sui quali, pur in assenza di formalizzazione con decreto (peraltro non richiesta dalla legislazione previgente per i beni di proprietà pubblica) è sempre stata esercitata attività di tutela.
Infatti, la riprogettazione della Piazza ha costituito obiettivo della Amministrazione comunale imolese già a partire dagli anni '80, quando si era previsto di trasferire il monumento di Piazza Matteotti al Cimitero del Piratello e l'albo lapidario nel giardino Alberghetti in centro storico (opera quest'ultima realizzata).
In tale occasione, a seguito di attente valutazioni, la competente Soprintendenza ritenne opportuno acquisire un progetto per la sistemazione della Piazza Matteotti.
Al fine di corrispondere a tale richiesta, il Comune di Imola predispose un progetto di ridefinizione urbanistica ed architettonica del sistema delle tre piazze del centro storico, nel cui ambito è stata individuata, quale nuova sede del Monumento, Piazza Bianconcini. Tale progetto, come anche quello di dettaglio, relativo allo smontaggio ed al rimontaggio del monumenti in piazza Bianconcini, è stato approvato dalla competente Soprintendenza per i beni architettonici, cui competeva altresì l'onere di seguire la realizzazione delle opere.


Alla successiva entrata in vigore della legge n.78/2001, relativa alla tutela del patrimonio della I Guerra Mondiale, la medesima Soprintendenza ritenne opportuna una ulteriore verifica circa la legittimità dell'intervento e dispose la sospensione di lavori con provvedimento del 20 giugno 2001.
Nei confronti di questo provvedimento il Comune di Imola ha presentato ricorso al giudice amministrativo e, dopo un primo rigetto del giudice di primo grado, ha trovato ragione nella decisione del Consiglio di Stato (sent. n. 4562 del 13 maggio 2003) che ha considerato ininfluente, ai fini della vicenda all'esame, l'entrata in vigore della legge n. 78 del 2001 ed ha ritenuto pienamente efficace l'autorizzazione resa dalla Soprintendenza nel 2001, considerando così concluso il relativo procedimento.
Per quanto sopra, pare evidente che, a procedimento formalmente concluso, non è più nella facoltà del Ministero per i beni e le attività culturali intervenire nella realizzazione dell'opera, se non per la sicura vigilanza affinché il progetto realizzato sia conforme a quello approvato e le operazioni siano svolte con la necessaria attenzione per la salvaguardia del bene.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Elena Montecchi.

SMERIGLIO e FORGIONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a giugno del 2005 sono stati assunti 27 lavoratori a tempo determinato presso le dipendenze dell'Amministrazione del Ministero della giustizia; questi contratti sono stati stipulati ai sensi del decreto legislativo n. 368 del 6 settembre 2001 che ammette la loro proroga;
in previsione della scadenza del loro rapporto di lavoro suddetti lavoratori hanno richiesto il rinnovo del proprio contratto;
a sostegno della suddetta richiesta l'allora Sottosegretario di Stato, onorevole Vitali, rivolgendosi al Direttore Generale del Personale, affermava la sussistenza di presupposti legislativi, di merito e di opportunità per dare riscontro favorevole alla richiesta di rinnovo dei contratti. Infatti l'onorevole Vitali affermava: che la normativa vigente consentiva la proroga dei rapporti a tempo determinato; che vi erano le condizioni di oggettivo interesse per continuare ad utilizzare personale già formato ed addestrato e in possesso di comprovate, specifiche, capacità; che eventuali proroghe non avrebbero peraltro fatto sorgere alcun diritto alla stabilizzazione del rapporto in capo ai lavoratori; concludeva invitando l'Amministrazione ad adottare tutte le idonee iniziative del caso per procedere al rinnovo dei contratti in questione;
dopo questo intervento l'Amministrazione del Ministero della giustizia, senza nessuna ragione valida, ha proceduto alla proroga e rinnovo dei contratti di soli 18 lavoratori su 27; 9 di questi lavoratori, Tino Clementino Manzo, Domenico D'Agostino, Maria Rosaria Petuglia, Lorella Latini, Loredana Urbinelli, Tiziana Rippa, Maura Abbondanza, Catia Patriarca e Cintia Ruggeri, sono stati allontanati dal loro posto di lavoro (Liberazione - 24 gennaio 2006);
tale atteggiamento risulta incomprensibile, ingiusto e, soprattutto, illegittimo. Non sussiste, infatti, nessuna ragione perché si discrimini tra lavoratori che versano tutti nella medesima condizione -:
quali iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché venga riconosciuto ai suddetti lavoratori il loro diritto alla proroga o rinnovo del rapporto di lavoro alle dipendenze del Ministero della giustizia.
(4-00359)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con le nove unità di personale assunte nell'anno 2005 presso l'Amministrazione centrale non sono stati prorogati dal momento

che tali contratti scadevano nell'anno 2006 e l'autorizzazione all'assunzione a tempo determinato che ha consentito la stipulazione dei contratti e le relative proroghe si riferiva esclusivamente all'anno 2005 e si è quindi esaurita il 31 dicembre 2005.
Le uniche proroghe effettuate per un periodo ulteriore sono intervenute solo per i lavoratori dell'Amministrazione centrale i cui contratti scadevano entro il 31 dicembre 2005, in esecuzione delle direttive impartite dall'allora Sottosegretario di Stato onorevole Luigi Vitali e secondo quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 368/01, che ammette la proroga una sola volta.
Si precisa, altresì, che per l'anno 2006 l'articolo 4 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 4, convertito con modifiche nella legge 9 marzo 2006 n. 80, prevede l'emanazione di specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze anche per il reclutamento di personale a tempo determinato.
Questa Amministrazione, pertanto, come disposto dalla citata normativa, ha attivato il procedimento autorizzatorio mediante la predisposizione di un piano di assunzioni di personale a tempo determinato per l'anno 2006, trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica - in data 6 febbraio 2006, sollecitato con nota del 12 aprile 2006 e integrato con nota dell'11 luglio 2006.
Si rappresenta, infine, che, allo stato, la predetta autorizzazione non è ancora pervenuta.

Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.

VIOLANTE, LOMAGLIO e LUMIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 41 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 e successive modifiche ed integrazioni, gli enti locali e territoriali sono autorizzati a convertire i mutui contratti successivamente al 31 dicembre 1996 anche mediante collocamento di titoli obbligazionari di nuova emissione, a condizione che tale conversione assicuri la riduzione del valore finanziario delle passività totali a carico degli enti stessi e fermo restando il rispetto delle originarie pattuizioni contrattuali;
la Direzione Generale del comune di Palermo ha indetto una procedura negoziata per l'affidamento dell'incarico di Arranger di operazioni finanziarie innovative aggiudicando il suddetto incarico, sulla base dell'offerta economicamente più vantaggiosa, al Gruppo di Banche costituito da Banca Nazionale del Lavoro S.p.A., Banca di Intermediazione Mobiliare IMI S.p.A., Banca OPI S.p.A., Dexia Crediop S.p.A. e U.B.S. Italia S.p.A.;
l'offerta presentata dall'Arranger prevedeva, con riferimento all'ipotesi di rifinanziamento dei mutui mediante l'emissione domestica di un prestito obbligazionario, l'applicazione di un tasso di interesse parametrato all'EURIBOR 6 mesi (ovvero all'Interest Rate Swap di durata finanziaria equivalente), maggiorato di uno spread di 0,10 p.p.a.;
il comune di Palermo con la delibera di Consiglio Comunale n. 120 del 30 maggio 2006 ha deliberato l'estinzione anticipata dei mutui contratti con la Cassa DD.PP. successivamente al 31 dicembre 1996 mediante collocamento di titoli obbligazionari di nuova emissione, ex articolo 41 della legge 28 dicembre 2001 n. 488;
l'allegato B della suddetta delibera elenca le passività che formano oggetto di estinzione anticipata;
considerato che il comune di Palermo, a seguito di tale delibera, in data 31 maggio 2006, ha richiesto alla Cassa DD.PP. l'estinzione anticipata di 104 mutui con debito residuo pari a complessivi euro 214.685.924,22;
atteso che la normativa vigente prescrive che debba sussistere la convenienza economica dell'estinzione anticipata dei mutui;

accertato che un cospicuo numero di mutui per i quali è stata inoltrata richiesta di estinzione anticipata presenta tassi di interesse inferiori ai tassi di mercato vigenti;
vista la circolare del 28 giugno 2005 del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di applicazione del comma 71 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2005 in cui viene richiamato il principio secondo il quale il conseguimento della riduzione del valore finanziario deve essere realizzato in relazione alle singole posizioni di mutuo;
considerato quindi che per alcuni mutui appare palese la mancata convenienza economica all'estinzione anticipata prevista dalla normativa vigente;
considerato che il debito residuo preso a riferimento per l'emissione del prestito obbligazionario è quello riferito al 31 dicembre 2005, mentre è del tutto chiaro che la prima semestralità 2006, in scadenza alla fine di giugno, dovrà essere comunque rimborsata alla Cassa DD.PP.;
rilevato che non si comprendono le ragioni per le quali il comune di Palermo proceda ad indebitarsi per un importo superiore al necessario visto che viene rifinanziata la rata della prima semestralità;
viste le attuali condizioni del mercato dei capitali -:
se le procedure adottate dal comune di Palermo siano corrette;
se comunque dette procedure non siano in palese contrasto con quanto la normativa vigente prescrive in materia;
quali forme di accertamento intendano adottare, ciascuno per la propria sfera di competenza, i Ministri interrogati per evitare che vengano arrecati danni all'Erario e che vengano lesi i diritti dei cittadini.
(4-00298)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in esame, concernente l'operazione di emissione di un prestito obbligazionario, destinata alla copertura dell'estinzione anticipata, ai sensi dell'articolo 41 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, di parte dei mutui contratti successivamente al 31 dicembre 1996 dal Comune di Palermo con la Cassa Depositi e Prestiti.
Al riguardo, sentita la Ragioneria Generale dello Stato, si fa presente che il citato articolo 41 della legge n. 448 del 2001, prevede che gli enti locali possano provvedere alla conversione dei mutui contratti successivamente al 31 dicembre 1996, anche mediante il collocamento di titoli obbligazionari di nuova emissione, in presenza di condizioni di rifinanziamento che consentano una riduzione del valore complessivo delle passività a carico degli enti stessi, al netto delle commissioni e dell'eventuale retrocessione del gettito dell'imposta sostitutiva di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 1o aprile 1996, n. 239 e successive modificazioni.
La circolare di questo ministero del 28 giugno 2005, sebbene emanata in relazione alla corretta interpretazione delle norme contenute nei commi da 71 a 77, dell'articolo unico della legge 30 dicembre 2004, n. 311, considera il comma 71 e il citato articolo 41, come operanti in un unico ambito, e chiarisce, tra l'altro, che nelle operazioni di conversione o di rinegoziazione dei mutui, il conseguimento della riduzione del valore finanziario deve essere realizzato in ordine alla singola posizione di mutuo.
Affinché l'operazione di estinzione anticipata deliberata dal Comune di Palermo possa ritenersi corretta, si rende necessario, da un lato, che la stessa sia limitata ai soli mutui che presentino singolarmente il citato requisito della riduzione del valore complessivo delle passività e, dall'altro, che i titoli obbligazionari siano emessi per un importo non superiore a quello occorrente per l'estinzione anticipata e, cioè, con riferimento al residuo debito risultante al 30 giugno 2006 e alle spese eventualmente sostenute per la citata estinzione anticipata.
Sulla questione, il Dipartimento del Tesoro ha comunicato di effettuare, in conformità del citato 541, il coordinamento dell'accesso al mercato dei capitali da parte degli enti locali e territoriali. Tale coordinamento

ha lo scopo di evitare che si verifichino sovrapposizioni di emissioni nello stesso arco temporale e sullo stesso segmento di mercato, tali da pregiudicare le condizioni di mercato delle emissioni effettuate.
A seguito dell'esame svolto dal citato Dipartimento, è risultato che l'operazione proposta dal comune di Palermo, trattandosi di sottoscrizione «a fermo», non ha alcuna incidenza sul mercato dei capitali. È stato, inoltre, rilevato che il livello dello
spread applicato sull'Euribor a sei mesi è in linea con le condizioni del mercato stesso.
Peraltro, alla luce della normativa vigente, il Dipartimento non è tenuto ad esercitare altre forme di controllo preventivo finalizzato al rilascio di eventuali autorizzazioni.
Per quanto concerne, invece, il principio in base al quale il conseguimento della riduzione del valore finanziario deve essere realizzato in relazione alle singole posizioni di mutuo, richiamato dal comma 71, articolo 1, della legge finanziaria 2005, si fa presente che l'ambito di applicazione di predetto comma riguarda, al fine di evitare il cumulo dei limiti di impegno dell'Ente locale, esclusivamente i mutui con onere a carico dello Stato. Tale fattispecie non è applicabile all'operazione in questione, poiché quest'ultima riguarda l'estinzione di mutui a suo tempo accesi dal Comune di Palermo senza partecipazione da parte dello Stato.
Con riferimento, infine, alla specifica competenza in materia della Cassa Depositi e Prestiti, quest'ultima ha comunicato che, nel caso del Comune di Palermo, da una valutazione finanziaria eseguita, i mutui effettivamente estinti presentano singolarmente condizioni che permettono il conseguimento di una riduzione del valore finanziario delle passività.
Per quanto riguarda il rifinanziamento delle rate semestrali in scadenza, la Cassa Depositi e Prestiti, dopo aver acquisito la delibera dell'Ente che individua le posizioni da estinguere, provvede alla quantificazione degli oneri finanziari che lo stesso deve corrispondere per l'estinzione.
I volumi di rifinanziamento devono essere commisurati al debito residuo effettivamente calcolato alla data di estinzione, coincidente quest'ultima, nel caso in questione, con la data di scadenza della rata di ammortamento (30 giugno 2006) senza, pertanto, ricomprendere la quota capitale scaduta; attraverso la conversione sorge senza soluzione di continuità il nuovo prestito. La data di efficacia della conversione è, quindi, dal giorno successivo alla data di estinzione, cosicché sino alla data di estinzione l'Ente contabilizza il debito relativo al prestito originario (oggetto di conversione) e, a far data dal giorno successivo alla data di estinzione, l'ente contabilizza il debito residuo (diminuito ora della quota capitale in scadenza 30 giugno) relativo al prestito originario aumentato dell'eventuale indennizzo.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Roberto Pinza.