Allegato B
Seduta n. 37 del 19/9/2006

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta orale:

LION. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 25 agosto 2006, i dirigenti ed i bieticoltori delle tre principali organizzazioni settoriali rappresentative dei produttori bieticoli, segnatamente l'Associazione Nazionale Bietiocoltori (ANB), il Consorzio Nazionale Bieticoltori (CNB) e l'Associazione Bieticoltori Italiani (ABI), si sono incatenati, procedendo ad uno sciopero della fame, ai cancelli dello zuccherificio di Termoli, chiedendo l'avvio della contrattazione;
il gesto in questione testimonia purtroppo il grado di disfacimento cui è giunto il settore della produzione bieticola nazionale e l'esasperazione dei relativi bieticoltori;
in effetti, la recente riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato dello Zucchero, adottata ai sensi del Regolamento (CE) n. 318/2006 del Consiglio, del 20 febbraio 2006, relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero, pur nella sua efficacia e nell'apprezzabile e coerente portata riequilibratrice del mercato dello zucchero, secondo una valutazione di più ampia visione agronomica, a giudizio dell'interrogante, è addebitabile di essere stata meno favorevole verso gli interessi dei produttori di barbabietole, segnatamente di quelli dello Stato italiano. In tale ambito va criticato anche il debole coinvolgimento delle rappresentanze del settore bieticolo nelle trattative che hanno permesso l'approvazione della citata riforma;
l'Italia, dal punto di vista agricolo, con tale riforma, perde ogni possibilità di competere con le produzioni europee ed internazionali del comparto dello zucchero e nello stesso tempo, motivo forse

maggiormente preoccupante, di poter sostenere adeguatamente una produzione bieticola che dia reddito agli agricoltori e che possa generare i benefici effetti riequilibratici dei suoli agricoli e dell'ambiente rurale in genere;
se il quadro normativo comunitario e nazionale appaiono quasi completi dal punto di vista delle misure di sostegno che possono essere concesse all'industria dello zucchero affinché possa ristrutturarsi o dismettersi, e in tal senso è significativo la repentina entrata in vigore del Regolamento (CE) n. 320/2006 del Consiglio, del 20 febbraio 2006, relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità e che istituisce il fondo temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità («fondo di ristrutturazione»), del Regolamento (CE) n. 968/2006 della Commissione, del 27 giugno 2006, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 320/2006 e, dal canto nazionale, dell'articolo 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, concernente «Interventi urgenti nel settore bieticolo-saccarifero», altrettanto non è ascrivibile alle misure regolamentari e agli istituti interprofessionali da cui dipendono le possibilità per i bieticoltori di ottenere sostegni, quando previsti, e di poter procedere alla semina delle bietole per ottemperare alla campagna 2006-2007;
l'atto di reazione attuato dagli operatori del settore bieticolo presso lo zuccherificio di Termoli pone le autorità governative e regionali relativamente competenti di fronte ad un'emergenza di elevatissima rilevanza, sia perché sono in gioco le ultime e residuali opportunità per l'Italia di continuare ad avere un pur limitato settore bieticolo, sia perché evidenzia l'urgenza di fornire risposte agli agricoltori che sono obbligati ad effettuare le operazioni agronomiche e non possono attendere i tempi delle pertinenti decisioni amministrative, ne dell'inerzia degli organi di direzione delle imprese di relativo sbocco;
è necessario intervenire con immediatezza nella vicenda e procedere alla efficace risoluzione della stessa. Sarebbe auspicabile, in tal senso, un'azione di stimolo e di imperio del Ministro affinché l'impresa produttrice di zucchero di Termoli avvii senza frapporre indugi alla contrattazione per l'apertura della campagna produttiva 2006-2007 -:
se non intenda urgentemente intervenire nella vicenda riguardante la contrattazione bieticola per l'anno 2006-2007 ed in tal senso sostenere le rivendicazioni dei produttori di barbabietola da zucchero e delle loro associazioni, in azione rivendicativa presso lo stabilimento dello zucchero di Termoli, allo scopo avviando una trattativa tra Ministro ed il Consiglio di amministrazione dell'impresa affinché decida di effettuare la contrattazione in oggetto e ne deliberi l'apertura.
(3-00199)

MARTINELLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
fin dalla sua nascita l'Associazione Italiana Pro Segugio si è adoperata per sottrarre il segugio alla disconoscenza e a campagne denigratorie;
la SIPS (Società Italiana Pro Segugio), società specializzata dell'ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana), può contare su prestigiosi trascorsi che diedero l'avvio alla sua costituzione, ci si riferisce alla «Società italiana amatori del segugio e del cane da tana»;
l'intento dell'associazione era quello di recuperare la qualità dei nostri cani da seguita, che accusavano notevoli tare sia sotto il profilo morfologico che psichico;
c'era da restituire dignità di razza ad una congenie di cani da lepre in mano a utilizzatori che erano all'oscuro dei fondamentali canoni di una caccia alla seguita come si conviene;

c'era inoltre da stabilire un indirizzo di allevamento omogeneo che si uniformasse ai sani ed opportuni principi zootecnici;
lo scorso 21 aprile 2006 il consiglio direttivo dell'ENCI decide, unilateralmente, di revocare alla SIPS la tutela di 15 razze di segugi esteri per affidarla al costituendo club italiano (bleu de gascogne - gascon saintongeois - ariegeois - bruno del giura griffon vandeen, porcelaine);
a seguito di tale revoca si è venuta a creare una grande sfiducia nei confronti dell'ENCI che porterà inevitabilmente ad un crollo delle iscrizioni dei soci SIPS con conseguente danno per la cinotecnica italiana;
si profilerà inoltre l'impossibilità di organizzare le prove per tutti i segugi con la conseguenza che tali importanti verifiche zootecniche provocheranno un grave danno per la selezione delle razze di segugi -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare affinché la tutela delle sopra citate razze sia restituita alla Società Italiana Pro Segugio, così come gia previsto dall'articolo 2 dello statuto SIPS e recepito dall'ENCI.
(3-00213)

Interrogazione a risposta scritta:

MELLANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
giovedì 24 agosto è previsto l'inizio dell'abbattimento selettivo dei 600 caprioli della provincia di Alessandria, all'interno di un complessivo intervento che prevede l'uccisione di oltre 50.000 capi in tutto il paese;
la polemica estiva nata sul piano regionale piemontese ha avuto, almeno, il pregio di sollevare una questione di fondo nella gestione della caccia nel nostro paese ed in particolare nell'utilizzo dello strumento dell'abbattimento selettivo al posto dei metodi selettivi ecologici;
gli scontri, per ora solo verbali ed attraverso le colonne dei giornali, fra animalisti, rappresentanti istituzionali e cacciatori, hanno fornito l'occasione di approfondimenti scientifici e di un dibattito nell'opinione pubblica;
la legge di riferimento, scritta anche sull'onda dei referendum radicali contro la caccia degli anni ottanta e condizionata dalla nascita in Italia dei movimenti ambientalisti, deve essere ancora puntualmente applicata, soprattutto nelle sue parti più innovative ed ambientaliste;
il comma 2 dell'articolo 19 (Controllo della fauna selvatica) della legge 11 febbraio 1992, n. 157 «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» regolamenta in modo chiaro ed univoco: «2. Le regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Qualora l'Istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l'esercizio venatorio, nonché delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l'esercizio venatorio.» -:
se non ritenga opportuno promuovere un'attività di monitoraggio volte ad accertare:
1) quali siano le procedure generalmente attuate dalle Regioni e dalle

Province per la conoscenza, il controllo e la gestione del patrimonio faunistico nazionale;
2) se l'abbattimento selettivo attuato ogni anno dalle Regioni e previsto per i prossimi giorni in Piemonte sia compatibile con la testualità della norma della legge 157/92;
3) se siano stati messi in campo tutti i «metodi ecologici» previsti per l'attuazione degli eventuali prelievi selettivi;
4) quali siano le motivazioni e le giustificazioni che rendono «normale» il ricorso «straordinario» del prelievo selettivo;
5) quali siano le ragioni dell'inefficacia dei metodi ecologici attuati, laddove siano eventualmente stati attuati.
(4-00940)