Allegato B
Seduta n. 37 del 19/9/2006

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
giovedì 31 agosto 2006 all'interpellante veniva consegnata una documentazione relativa ad un esposto indirizzato al Comune di Prignano ed alla Sopraintendenza

regionale ai beni artistici ed architettonici, riguardanti un edificio sito in Località Pescarola di Prignano, di cui si sottolineava il particolare valore storico e culturale;
temendo che l'edificio fosse abbattuto, l'interpellante provvedeva ad avvertire telefonicamente l'architetto Polidori, della Sopraintendenza regionale, che mi assicurava dell'effettuazione di un sopralluogo entro la settimana successiva;
venerdì 1o settembre 2006, avvertito che la commissione edilizia del Comune di Prignano, malgrado l'esposto, aveva rilasciato in mattinata la concessione edilizia, nuovamente l'interpellante conferiva telefonicamente con l'architetto Polidori, che lo rassicurava che l'edificio non sarebbe stato abbattuto prima del sopralluogo e che lei stessa si sarebbe accordata in tal senso con il Comune di Prignano;
sabato mattina alle ore 9,00 l'interpellante veniva avvertito che in Località Pescarola erano iniziati i lavori di abbattimento dell'edificio;
in tempo reale avvertiva il Vice Comandante dei Carabinieri di Modena, Colonnello Macrì e il Comandante della Forestale dottor Marchetti di quanto stava avvenendo, perché, tramite i loro comandi locali, avvertissero l'impresa dei rischi relativi all'abbattimento nelle more di un sopralluogo della Sopraintendenza;
l'intervento del Maresciallo dei Carabinieri di Prignano e del Comandante della Forestale di Serramazzoni non ottenevano nessun risultato;
la geometra Nadia Pigoni del Comune di Prignano, presente sul luogo dell'abbattimento, comunicava telefonicamente all'interpellante che il responsabile dell'Ufficio Tecnico di Prignano, geometra Sergio Tremesini asseriva che l'edificio poteva essere abbattuto perché c'era l'accordo con la Sopraintendenza;
successivamente all'abbattimento, nella stessa giornata di sabato, la responsabile regionale della Sopraintendenza dottoressa Ragni, confermava all'interpellante che, per quanto le risultava, era stato concertato un sopralluogo a Pescarola per i primi giorni della settimana entrante, essendo stata avvertita sin da giovedì 31 agosto 2006 della presentazione degli esposti;
la dottoressa Ragni comunicava inoltre all'interpellante che sicuramente il giorno venerdì 1o settembre 2006 il comune di Prignano doveva essere stato avvertito non solo telefonicamente ma anche per iscritto;
in effetti nel pomeriggio di venerdì primo settembre 2006 era giunto al comune di Prignano il seguente fax inviato dalla Sovrintendenza: «È giunta segnalazione a questa Sovrintendenza dal signor Toni Domenico che nel territorio di codesto comune in località Pescarola è prevista la demolizione di un fabbricato di antiche origini e singolare impianto, identificato con i dati catastali di cui al foglio 45 mappali 92-93-210. Non risultando nulla agli atti di questo ufficio si chiedono urgenti notizie che diano la possibilità a questa sovrintendenza di valutare se l'immobile ha i requisiti storico-artistici ai sensi degli articoli 10 e 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004. Si chiede inoltre di comunicare se codesto comune ha rilasciato titolo autorizzativo di demolizione e ricostruzione, in caso affermativo di conoscere la data di inizio lavori» -:
se ritenga che i comportamenti tenuti dal Comune di Prignano e dalla Sovrintendenza siano stati adeguati per salvaguardare dalla distruzione un bene architettonico prima che fosse possibile valutare il suo valore storico e culturale.
(2-00124) «Giovanardi, Barbieri».

Interrogazioni a risposta orale:

LOCATELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società immobiliare «Iniziative Toscane», con sede a Roma, sta realizzando

a ridosso di Monticchiello di Pienza (Siena) in un territorio, quello della Val d'Orcia, che per la sua bellezza e la sua unicità è annoverato dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, un intervento edilizio su di un'area di 21 mila metri quadrati ripartito in undici lotti per complessive 90 unità immobiliari;
l'intervento in questione, la cui dimensione è di poco inferiore a quella dell'intero borgo mediovale di Monticchiello, risulta del tutto sproporzionato e sfalsato rispetto alle previsioni e attese iniziali. L'intervento previsto inizialmente, più contenuto, di circa la metà delle attuali unità immobiliari, doveva essere di soddisfacimento della domanda locale di edilizia residenziale. In realtà l'operazione immobiliare si è risolta nella realizzazione di un megacomplesso di seconde case, pubblicizzate come «casali», senza rapporto alcuno con le esigenze residenziali di un borgo che conta appena 150 abitanti;
l'intervento edilizio è stato approvato e realizzato in sede locale nonostante il preliminare parere negativo della Giunta provinciale di Siena (delibera n. 631 del 26 agosto 1997) secondo cui bisognava tenere «in considerazione quanto stabilito dalle norme di coordinamento dettate dal progetto Parco dell'Orcia che non ammettono nuovi insediamenti nella fascia denominata intorni storici a salvaguardia del riconosciuto valore culturale e ambientale dei luoghi». Preliminare parere negativo è stato espresso anche dalla giunta regionale Toscana (delibera n. 909 del 28 luglio 1997) in quanto «risulta non sussistere un fabbisogno di alloggi per residenti che giustifichi la localizzazione della previsione e il suo tipo di impianto» ed inoltre perché «tale espansione porterebbe a configurare un intervento alternativo rispetto al centro di Monticchiello che verrebbe definitivamente snaturato sotto il profilo paesaggistico e sotto quello formale, in relazione alla forte pressione urbanistica indotta dal nuovo insediamento»;
da più parti, in sede locale, è stata sollevata la questione della compatibilità di questo insediamento con i caratteri di un territorio di grandissimo pregio. È infatti del tutto evidente a giudizio dell'interrogante che i lavori in corso d'opera, sia per quanto riguarda la quantità delle costruzioni sia per quanto riguarda la modificazione del profilo collinare, hanno un impatto fortemente negativo con grave nocumento a un patrimonio storico, ambientale, paesistico considerato per l'appunto «bene comune dell'umanità»;
altri interventi di ragguardevoli dimensioni sono in previsione nella Val d'Orcia - in particolare la stessa società immobiliare «Iniziative Toscane» ha in progetto di replicare a Contignano di Radicofani la costruzione di 60 nuove residenze - con il rischio di stravolgere e dissipare i caratteri e le potenzialità di un'area e di pregiudicarne uno sviluppo di qualità -:
se non ritengano opportuno attuare una indagine conoscitiva circa la compatibilità di alcuni progetti edilizi in Val d'Orcia con i caratteri del territorio quale «patrimonio mondiale dell'umanità»;
se intendano adottare iniziative, nel rapporto con gli enti locali, al fine di salvaguardare un territorio da pressioni speculative e di favorire uno sviluppo qualitativo e compatibile che valorizzi appieno le risorse locali.
(3-00198)

RONCONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 2 dicembre 2005 il dirigente dello sportello unico impresa cittadino del comune di Spoleto autorizzava la ditta Findem srl ad eseguire lavori di «realizzazione di un fabbricato plurifamiliare» in via Interna delle Mura a Spoleto;
la documentazione relativa all'intervento perveniva alla Soprintendenza per i beni architettonici, il paesaggio, il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Perugia, che annullava, con

lettera dell'11 gennaio 2006, l'autorizzazione rilasciata dal dirigente del comune di Spoleto alla ditta Findem in quanto: «l'area interessata è soggetta a vincolo paesaggistico di cui alla delibera della giunta regionale n. 4644 del 29 luglio 1985»... la realizzazione prevista, per caratteristiche e dimensioni, qualora realizzata, determinerebbe una grave alterazione della valenze paesaggistiche ed ambientali del luogo, in evidente contraddizione con le motivazioni stesse dell'atto di tutela ambientale»;
in data 16 febbraio 2006, lo Sportello unico impresa cittadino del comune di Spoleto autorizzava, comunque, la Findem alla predetta realizzazione del fabbricato plurifamiliare, avvalendosi del parere della commissione edilizia, con la seguente motivazione «l'articolazione dei volumi, la loro composizione, la scelta dei materiali proposti rappresentano un buon risultato, soprattutto relativamente all'inserimento della nuova costruzione nel sito previsto; inoltre, le caratteristiche dimensionali dell'intervento, maggiormente per quanto riguarda le altezze, risultano assorbite dal contesto urbano esistente»;
in data 20 marzo 2006 la Sovrintendenza per i beni architettonici, il paesaggio, il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Perugia, non ritenne più che «ricorressero motivi di legittimità idonei a proporre l'annullamento della delibera suddetta» -:
per quali motivi la Sovrintendenza per i beni architettonici, il paesaggio, il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Perugia ha, di fatto, mutato il suo orientamento rispetto a tale vicenda e autorizzato la realizzazione di una opera che secondo l'interrogante attua una inammissibile violazione del vincolo paesaggistico, una mostruosa alterazione della valenza paesaggistica ed ambientale del luogo a causa dell'abbattimento delle mura secolari di grande interesse storico artistico ed architettonico.
(3-00209)

D'AGRÒ. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a causa della mancata conversione in legge del decreto-legge 10 gennaio 2006, che ripristinava l'istituto della «reggenza» soppresso dal decreto legislativo n. 165 del 2001, le soprintendenze del Veneto si trovano in una situazione di notevole disagio che si ripercuote in modo fortemente negativo sul servizio pubblico fornito da questi importanti istituti periferici del Ministero per i beni e le attività culturali preposti alla tutela del patrimonio culturale della Nazione;
infatti, in seguito alla revoca degli incarichi di reggenza, ben 4 soprintendenze su 6 sono rimaste prive di soprintendente;
si è ritenuto di porre riparo a questa situazione affidando ad interim (come consentito dal citato decreto legislativo n. 165 del 2001) la conduzione delle suddette 4 soprintendenze a dirigenti titolari di altri uffici e precisamente:
la direzione della soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo (sede a Verona) è stata affidata ad interim al soprintendente per i beni architettonici del Veneto orientale (sedi a Venezia e a Stra) architetto Guglielmo Monti che si trova, così, a dirigere due soprintendenze competenti su territori ampi ed importanti;
la direzione della soprintendenza per il Patrimonio storico artistico di Verona, Vicenza e Rovigo (sede a Verona) è stata affidata ad interim al soprintendente per il Patrimonio storico artistico del Veneto orientale (sede a Venezia) dottoressa Anna Maria Spiazzi che si trova, egualmente, a dirigere due soprintendenze;
le direzioni della soprintendenza archeologica del Veneto (sede a Padova) e della soprintendenza per i beni architettonici, per il Paesaggio e per il patrimonio storico artistico di Venezia Laguna (sede Venezia) sono state assunte ad interim dal direttore regionale del Veneto (sede a

Venezia) architetto Bruno Malara che si trova, così, a dirigere tre uffici. L'architetto Malara dal 5 agosto corrente anno non potrà più detenere i suddetti incarichi ad interim perché il decreto del Presidente della Repubblica n. 173 del 2004 lo vieta, condizione questa che si verifica per altri direttori regionali -:
se non ritenga in tempi rapidi di trovare, un'adeguata soluzione per risolvere l'incresciosa e difficilissima situazione che compromette la funzionalità di tali uffici del Ministero e pregiudica l'azione di tutela nei confronti del territorio veneto particolarmente ricco di bellezze monumentali e paesaggistiche.
(3-00210)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo pubblicato sul Tirreno il 27 agosto 2006 ha riportato all'attenzione un tema di grande rilevanza per la città di Pisa ma non solo. Il progetto del Museo delle Navi romane negli Arsenali medicei ha infatti valenza nazionale e internazionale;
la eccezionalità dei reperti finora rinvenuti, il loro grado di conservazione, riveste una grandissima importanza per lo studio della marineria nel bacino del Mediterraneo. Una tale concentrazione di scafi, 30 relitti di tutte le dimensioni e risalenti a varie epoche, oggetti di uso quotidiano e per di più stratificati nel tempo, offrono uno spaccato davvero unico nel panorama della archeologia marina;
il grande successo della Mostra provvisoria dei reperti sul luogo degli scavi dietro alla stazione di San Rossore dimostra come vi sia un reale e concreto interesse da parte del pubblico nei confronti del lavoro di recupero fin qui effettuato;
dare seguito a questo progetto comporta un evidente e significativo arricchimento per l'offerta culturale di Pisa e quindi per quella italiana nel mondo, con una valenza non trascurabile per l'intero paese;
si tratta di fatto di mantenere un impegno che il Ministero dei Beni Culturali, prima guidato dal Ministro Urbani e poi dal Ministro Buttiglione aveva preso con la città per un progetto che per la sua peculiarità, per la sua unicità, ha una importanza ed un rilievo che va oltre il solo comparto turistico. Basti pensare solo alle tecnologie innovative adottate per il recupero e la conservazione dei reperti le cui caratteristiche impongono di elaborare nuove metodologie e nuovi criteri che rappresentano una nuova frontiera per le tecnologie del restauro;
il passato Governo ha disatteso le promesse e nella scorsa legislatura sono stati enunciati proclami di cui poi non si è saputo più niente -:
quali sono le intenzioni del Governo nei confronti del progetto che vede coinvolti attori di prestigio nazionale e internazionale e che per l'intreccio fra patrimonio culturale, territorio, innovazione e tecnologia e offerta turistica può essere un esempio per tutto il paese
(4-00899)

FABRIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la giunta della provincia di Vicenza ha deciso di costruire un teatro all'aperto di 1.300 posti all'interno del brolo di Villa Cordellina (Montecchio Maggiore-Vicenza), zona vincolata e non edificabile, priva di adeguati servizi, in particolare di spazi da adibire a parcheggi;
la delibera della Giunta della Provincia di Vicenza riguardo il summenzionato progetto di costruzione di teatro risale al 22 febbraio 2006;
secondo quanto è dato apprendere all'interrogante il progetto risulterebbe

avulso dal contesto storico e ambientale di villa Cordellina; privo di alcuna motivazione seria legata alla conservazione e valorizzazione della villa stessa e del suo ambiente; carente nella documentazione; indifferente a quanto potrebbe accadere al contesto ambientale e viabilistico a seguito della sua realizzazione; in contrasto con le Norme tecniche di attuazione del PRG di Montecchio Maggiore; dotato di una autorizzazione alla Soprintendenza che sembra più un atto di fede a priori che una seria analisi della proposta progettuale;
l'opera che si intende realizzare, in violazione del vincolo ambientale e paesaggistico, stravolgerebbe quanto si è fortunosamente riuscito a salvaguardare, dal dopoguerra ad oggi, all'interno del perimetro vincolato di Villa Cordellina;
in particolare, l'opera che si intende realizzare caricherebbe in modo eccessivo, specialmente nelle ore serali e notturne, la viabilità interna al Comune di Montecchio Maggiore con gravi ripercussioni e disagi per la cittadinanza;
da parte di numerosissimi cittadini è stato firmato un appello al direttore generale per il patrimonio artistico e al Ministro dei beni e delle attività culturali, affinchè venga annullata l'autorizzazione data alla Soprintendenza ai beni architettonici monumentali di Verona -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda assumere al fine di adottare tutte le necessarie tutele stabilite dalla legislazione attualmente in vigore in relazione ad aree soggette a vincolo ambientale;
se il Ministro interrogato non concorsi nel ritenere che la tutela e la valorizzazione di Villa Cordellina debba attuarsi attraverso altri tipi di interventi, quali una rispettosa e rigorosa conservazione del sito nella sua già armoniosa integrità;
se non ritenga quanto mai necessario, alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione, porre in essere ogni atto di competenza finalizzato all'annullamento della autorizzazione data dalla Soprintendenza ai beni architettonici e monumentali di Verona.
(4-00925)

IACOMINO e DE CRISTOFARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Ente per le Ville Vesuviane venne istituito con la Legge dello Stato n. 578 il 29 luglio 1971 con il fine di conservare e salvaguardare il cospicuo patrimonio architettonico ed ambientale delle Ville Vesuviane del XVIII secolo, Consorzio tra lo Stato, la Regione Campania, la Provincia di Napoli ed i Comuni Vesuviani. Nel 1976 con l'emissione del Decreto Ministeriale di vincolo inizia di fatto il lungo lavoro dell'Ente a tutela dei 122 immobili monumentali compresi nei territori dei Comuni di Napoli, S. Giorgio a Cremano, Portici, Barra, S. Giovanni, Ercolano e Torre del Greco. Questo Ente è stato molto importante per il recupero della storia artistica e culturale del territorio vesuviano e varie ville sono state riportate all'antica bellezza e alle nuove funzionalità dagli interventi svolti. Dal 1971 si sono susseguiti vari consigli di amministrazione dell'Ente, da ultimo il dottor Domenico Georgiano è stato Presidente dell'Ente Ville dal 1996 al 2003;
a quanto risulta all'interrogante, il 19 luglio 2002 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali rende noto al Presidente Georgiano che l'applicazione dell'articolo 2 del decreto legislativo del 29 ottobre 1999 n. 419 prevede che gli enti pubblici possano essere privatizzati o trasformati in strutture scientifiche universitarie ovvero fusi o unificati con altri enti appartenenti allo stesso settore di attività. Chiedendo di far conoscere il parere del Consiglio di amministrazione in ordine ad una possibile trasformazione dell'Ente;
secondo quanto risulta all'interrogante, il 23 gennaio 2003 il Presidente rispose al Ministero dichiarando che l'ipotesi di trasformazione dell'ente più adeguata era la privatizzazione. Tale volontà fu deliberata nella riunione del 26 novembre 2002 dal Consiglio di Amministrazione dell'Ente per le Ville Vesuviane;

con decreto ministeriale del 26 novembre 2003 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali decise, secondo l'interrogante, inopinatamente lo scioglimento della commissione dell'Ente Ville e la nomina del Commissario Straordinario dottoressa Giuseppina Maria Oliviero;
a quanto risulta all'interrogante a tutt'oggi, dopo circa tre anni, l'insediato Commissario Straordinario non ha adempiuto a quanto previsto dal suddetto decreto ed ha anzi completamente delegato ogni gestione delle attività dell'Ente Ville al Direttore Generale il quale gestisce in piena autonomia ogni iniziativa senza rapportarsi in alcun modo con le istituzioni del territorio;
in tal modo le Amministrazioni Comunali, la Provincia e la Regione ignorano del tutto quali siano le iniziative e quali i metodi utilizzati nella gestione, venendo del tutto espropriati dalla possibilità di incidere sulla vita dell'ente e su attività che riguardano le loro comunità -:
quali iniziative intenda porre in essere per restituire ad un ente culturale di tale rilievo un principio di trasparenza nella gestione oltre che di efficacia ed efficienza;
quali siano i tempi effettivi per la trasformazione in Fondazione e nomina di Organismi Collegiali di gestione.
(4-00943)