Allegato B
Seduta n. 25 del 13/7/2006

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
attraverso una semplice ordinanza riguardante l'inchiesta in corso a Milano su Abu Omar, sono stati di fatto divulgati elenchi, indirizzi, numeri telefonici, nominativi di esponenti dei Servizi segreti e loro collaboratori;
secondo gli interpellanti, la diffusione di tali notizie, benché motivata con un'inchiesta in corso, espone a grave rischio le nostre strutture di sicurezza ed entra in contraddizione palese con la costante invocazione di utilizzare più l'intelligence che la forza militare per contrastare il terrorismo fondamentalista;
gli interpellanti ritengono, inoltre, che la diffusione di dati del genere abbia suscitato grande soddisfazione nei gruppi terroristici islamici e nei loro fiancheggiatori che vedono così messa in discussione l'azione di contrasto nei confronti di chi semina violenza in tutto il mondo e quindi anche in Occidente -:
se siano in atto iniziative per garantire l'operatività di chi difende la sicurezza della nazione e per operare in questi contesti deve svolgere collaborazioni a livello internazionale che circostanze come quella che si è realizzata nei giorni scorsi rendono impossibile;
quali ricadute siano causate dalla divulgazione di notizie fino ad ora riservate sul piano dei rapporti tra i nostri Servizi e quelli di altri paesi alleati e comunque uniti a noi da una comune volontà di combattere il terrorismo fondamentalista.
(2-00066) «Gasparri, Ascierto».

Interrogazioni a risposta scritta:

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
intervistato da La Stampa di giovedì 13 luglio 2006, Sein Win, premier del governo birmano in esilio, svolge all'opinione pubblica internazionale, con un appello drammatico, chiedendo aiuto per il suo popolo;
la Birmania, ribattezzata nel 1989 Myanmar, dalla giunta militare al potere, sta attraversando una terribile crisi economica, colpa anche delle gravi inefficienze e della diffusa corruzione;
«centinaia di migliaia di persone sono brutalmente costrette a lavorare gratis per la giunta», in violazione delle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) sul lavoro forzato;
i militari ricorrono per mantenere il potere ad una feroce repressione, anche nei confronti delle minoranze etniche, come denunciano da anni le organizzazioni internazionali che si occupano di diritti civili. Sein Win accusa il regime di tenere più di 1.000 oppositori in prigione soltanto per le loro idee. Il premio nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, è da più di 10 anni agli arresti domiciliari e da «almeno due mesi non riceve la visita di un medico»;
l'Italia non può ignorare quanto sta accadendo in Birmania. «Il prossimo

anno - afferma Sein Win, nell'intervista - Roma siederà nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu ma già ora il vostro paese può usare la sua influenza per sensibilizzare paesi asiatici, dell'Africa e dell'America Latina sulla tragedia del nostro popolo» -:
quali iniziative il Governo italiano intenda assumere per aiutare la democrazia in Birmania.
(4-00546)

CACCIARI, GENTILI, FRANCESCATO, DE ANGELIS, ACERBO, BALDUCCI, FUNDARÒ, NICCHI, PELLEGRINO, PERUGIA, CAMILLO PIAZZA, POLETTI, MARIO RICCI e ZANELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
su istanza di una società privata, il Ministro delle attività produttive, di concerto con quello per l'ambiente, con un decreto dello scorso 23 febbraio, ha concesso una autorizzazione a realizzare un impianto industriale offshore galleggiante di rigassificazione di GNL, permanentemente ancorato al fondo marino e collegato tramite gasdotto alla rete di distribuzione in terraferma, localizzato in un «sito» al largo della costa toscana, tra Livorno e Pisa, al confine delle acque territoriali italiane;
tale impianto è stato autorizzato con la procedura semplificata dell'articolo 8 della legge n. 340 del 2000, e pertanto sul presupposto che il sito proposto per la sua installazione fosse classificato come «industriale»;
tale impianto è stato autorizzato dietro la semplice richiesta di una società privata e a prescindere dalla mancanza della concessione demaniale in uso del sito marino destinato ad ospitare l'impianto;
tale impianto, per motivi di sicurezza, precluderebbe definitivamente ad altri usi, compresa la pesca e la navigazione, un'area di mare di 43 chilometri quadrati, nella riserva naturale marina della Meloria, ed insisterebbe nello specchio di mare che è stato riconosciuto internazionalmente «santuario dei cetacei», in posizione prospiciente il Parco naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli;
la tecnologia usata per la rigassificazione del gas naturale prevede l'uso di ingenti quantità di acqua del mare che verrebbe trattata con additivi chimici allo scopo di raffreddare gli impianti;
per lo stoccaggio del gas liquefatto dovrebbero compiersi operazioni di allibo (ossia di travaso del gas congelato a meno 160 gradi centigradi da nave a nave) in alto mare, vietate dal decreto ministeriale 3 maggio 1984;
l'impianto è stato autorizzato senza alcuna previa ufficiale consultazione delle popolazioni interessate, ciò, nonostante l'esplicita richiesta in tale senso di un comitato spontaneo di cittadini, e il dettato della Convenzione europea «sull'accesso all'informazione, sulla partecipazione del pubblico al processo decisionale e sull'accesso alla giustizia in materia ambientale» (fatta ad Aarhus, Danimarca, il 25 giugno 1998), ratificata con la legge 25 giugno 2001, n. 108 -:
a) se l'utilizzo di un vasto specchio di mare per scopi produttivi al largo della costa Toscana sia stato riconosciuto possibile e legittimo in atti di pianificazione ad efficacia generale, anteriormente alla richiesta della società di cui sopra;
b) se, nell'ordinamento giuridico italiano, una società privata, sia legittimata a chiedere in uso porzioni di mare a propri scopi produttivi;
c) se sia legittimo autorizzare la realizzazione di un impianto in mare, prima che il richiedente abbia conseguito la concessione d'uso del sito demaniale;
d) se la concessione a privati di beni demaniali possa avvenire senza una preventiva forma di selezione pubblica dei beneficiari;
e) se, considerata la particolare fragilità e delicatezza ambientale del sito in

questione e l'assoluta novità della soluzione tecnologica adottata, non sia il caso di sottoporre il progetto ad una valutazione di impatto ambientale particolare e speciale;
f) se la società autorizzata alla realizzazione dell'impianto si sia munita della concessione demaniale e se abbia presentato il progetto definitivo del rigassificatore offshore, come previsto all'articolo 3 dell'autorizzazione ministeriale;
g) se la società autorizzata alla realizzazione dell'impianto abbia comunicato il suo assetto societario, come previsto all'articolo 9 dell'autorizzazione ministeriale;
h) se sia stata considerata la circostanza che un impianto di rigassificazione in alto mare, che nella specie potrebbe contenere fino a sei miliardi di metri cubi di LNG infiammabili, potrebbe rappresentare un sito «sensibile» dal punto di vista di possibili attacchi terroristici;
i) se sia stata perciò prevista un'azione di controllo del sito «industriale», e a spese di chi;
j) se, viste le iniziative giurisdizionali che sono state assunte, da parte di alcuni cittadini livornesi e pisani, nonché del comune di Pisa, si intenda valutare l'opportunità di riesaminare l'autorizzazione dell'impianto in parola e assumere decisioni in autotutela.
(4-00557)

BIANCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il giorno 1o luglio 2006 il comune di Caccuri, in provincia di Crotone, e zone limitrofe, è stato colpito da un violento nubifragio;
l'eccezionalità dell'evento calamitoso ha causato ingenti danni alle strutture stradali e alle reti idriche e fognarie;
tra i danni accertati sono da annoverare frane e cedimenti di costoni rocciosi in numerose parti dei territori interessati dalle piogge;
i Vigili del Fuoco, intervenuti a sostegno delle popolazioni, hanno accertato la gravità delle situazioni prima indicate evidenziando la necessità di interventi urgenti per la messa in sicurezza dei luoghi e per evitare l'ulteriore aggravamento del loro stato;
le copiose piogge hanno provocato danni importanti alle produzioni agricole che caratterizzano il territorio e che costituiscono parte sostanziale delle economie locali;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 7 luglio 2006, Gazzetta Ufficiale n. 159 dell'11 luglio 2006, veniva dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Vibo Valentia a seguito degli eventi alluvionali del 3 luglio 2006;
l'entità dei danni riportati a Caccuri, e nelle sue zone limitrofe, è analoga per gravità a quella acclarata in Provincia di Vibo Valentia;
quali iniziative intendano adottare -:
per estendere la dichiarazione dello stato di emergenza anche alla Provincia di Crotone, in particolare nella zona di Caccuri e per strutturare un quadro di interventi generali, ed in quanto tali preventivi, in un territorio, quello calabrese, a forte rischio di dissesto idrogeologico.
(4-00559)