Allegato B
Seduta n. 4 del 18/5/2006

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

AMICI e SPOSETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel 2001 lo stabilimento della Cirio di Sezze è stato chiuso e gli oltre cinquanta dipendenti che vi lavoravano sono stati licenziati a causa del tracollo del Gruppo Cirio, legato al mancato rimborso delle obbligazioni emesse dalla società;
ai vertici societari è subentrata l'Amministrazione straordinaria, con la nomina di tre Commissari da parte del Ministero delle politiche agricole, per il risanamento societario, che prevedeva tra le dismissioni proprio quella dello stabilimento di Sezze;
il «Crack Cirio», privando le aziende agricole locali del loro principale acquirente ha seriamente colpito l'intero sistema economico provinciale legato alla filiera della conserva del pomodoro, senza considerare i gravi risvolti occupazionali derivanti dalla chiusura degli impianti;
dalla stampa locale si apprende che lo stabilimento Cirio di Sezze sarebbe stato venduto all'asta per 2 milioni e 700 mila euro, prezzo base fissato dall'Amministrazione straordinaria -:
quali iniziative sotto il profilo della tutela occupazionale si intendono adottare affinché non sia pregiudicata in alcun modo la vocazione di un sito industriale a favore dell'Agroalimentare, grande risorsa dello sviluppo della piana Pontina.
(4-00020)

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un servizio del TG2 e un articolo a firma di Aldo Grasso, pubblicato dal quotidiano nazionale Il Corriere della Sera, hanno ripercorso la vicenda dello scandalo del metanolo. Che causò la morte di 19 persone e la perdita della vista a decine di poveri consumatori;
questo scandalo è stato un colpo durissimo per il vino italiano. In soli 12 mesi le esportazioni crollarono del 37 per cento, ed è stato un colpo durissimo per l'Italia intera: ci furono delle vittime, e una perdita di prestigio incalcolabile;
l'indagine che ne seguì rivelò che a partire da dicembre 1985 circa 30 aziende vinicole del Nordovest italiano avevano iniziato a tagliare i loro vini con dosi eccessive di metanolo, una sostanza che veniva usata in piccole quantità per aumentare il contenuto alcolico;
la stessa inchiesta individuò poi il principale responsabile nel commerciante di vini di Narzole, Giovanni Ciravegna. Alla fine del processo, Ciravegna fu condannato per omicidio colposo plurimo a 14 anni di reclusione, di cui 4 condonati;
oggi, venti anni dopo, siamo il primo esportatore di vino al mondo, è nostro un

quarto del fatturato globale del mercato, e le etichette italiane sono tra le più quotate e apprezzate ai quattro angoli del pianeta. Cos'è accaduto in questi venti anni? Da quel 18 marzo 1986 il vino italiano ha imboccato la via della qualità: ridurre le quantità per aumentare il pregio e il valore, riallacciare i legami coi territori, enfatizzare i talenti unici legati al clima, ai terreni, ai vitigni, ai saperi, e insieme avere il coraggio di tornare ad innovare, a sperimentare;
inoltre la trasmissione del TG2 ha evidenziato un fatto gravissimo, le vittime di quella immane vigliaccata, rappresentate dall'Associazione Vittime del Metanolo, non sono ancora state risarcite -:
quali iniziative anche normative si intendano adottare affinché sia riconosciuto un indennizzo in favore delle vittime dello scandalo del metonolo.
(4-00021)