Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |
---|---|
Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | Spagna |
Serie: | Schede Paese Numero: 18 |
Data: | 01/07/2007 |
REGNO DI SPAGNA
Situata fra l'Europa e l'Africa, la penisola iberica è sempre stata luogo di conquista. I Romani vi giunsero nel III secolo a.C., ma impiegarono due secoli per sottomettere l'intera regione, che gradualmente ne adottò le leggi, la lingua e gli usi. Nel 409 d.C. la Spagna romana fu invasa da tribù germaniche e nel 419 si insediarono i Visigoti, il cui dominio duro’ fino al 711, quando furono vinti dalle forze arabe provenienti dal Nord Africa.
Nel 714 l'esercito musulmano aveva occupato l'intera penisola, fatta eccezione per le regioni montane della Spagna settentrionale. L'occupazione araba sarebbe durata quasi 800 anni, anche se già nel 722 nella Spagna settentrionale un piccolo esercito guidato dal re visigoto Pelayo riuscì ad infliggere una prima sconfitta agli Arabi, evento considerato simbolicamente l'inizio della Reconquista.
Alla fine del XIII secolo Castiglia e Aragona erano diventate le due principali potenze cristiane della Spagna e nel 1469 si unirono a seguito del matrimonio fra Isabella, principessa di Castiglia, e Ferdinando, erede al trono d'Aragona. Passati alla storia come i Re Cattolici, essi unificarono la Spagna, istituirono la famigerata Inquisizione, e nel 1492 completarono la Reconquista con l’occupazione di Granada.
La Spagna costituì un vasto impero nel Nuovo Mondo dopo l'arrivo di Colombo nelle Americhe nel 1492. Dal Perù e dal Messico giungevano navi cariche d'argento e oro, mentre i conquistadores rivendicavano per la corona spagnola le terre da Cuba alla Bolivia. La Spagna monopolizzò il commercio con le nuove colonie americane e divenne una delle più potenti nazioni della terra. Tuttavia, questo protezionismo commerciale frenò lo sviluppo nelle colonie stesse e provocò una serie di conflitti con Inghilterra, Francia e Olanda.
La rovinosa sconfitta nella guerra contro gli stati Uniti nel 1898 segnò la fine definitiva dell'impero spagnolo, con la perdita di Cuba, Portorico, Guam e Filippine, gli ultimi possedimenti d'oltreoceano.
Nel 1923, con il paese sull'orlo della guerra civile, il generale Miguel Primo de Rivera si proclamo’ dittatore militare e restò al potere fino al 1930. Nel 1931, re Alfonso XIII fuggì dal paese e fu dichiarata la Seconda Repubblica, che però fu ben presto minata da lotte intestine. Le elezioni del 1936 divisero in due il paese: da una parte il governo repubblicano e i suoi sostenitori (una precaria alleanza di comunisti, socialisti e anarchici); dall'altra l'opposizione, formata dai nazionalisti (un'alleanza di forze di destra che comprendeva esercito, chiesa, monarchia e il Partito della Falange, di stampo fascista).
L'assassinio del leader dell'opposizione José Calvo Sotelo nel luglio del 1936 fornì all'esercito l’occasione per ribellarsi al governo. Nel corso della successiva guerra civile (1936-39) i nazionalisti ricevettero massicci aiuti militari e finanziari dalla Germania nazista e dall'Italia fascista, mentre il governo repubblicano riceveva sostegno dall’Unione Sovietica e, in misura minore, dalle Brigate Internazionali di volontari.
Nel 1939 i nazionalisti, guidati da Franco, avevano vinto una guerra nella quale oltre 350.000 spagnoli erano morti. Dopo la guerra, circa 100.000 repubblicani furono giustiziati, imprigionati o costretti all'esilio. Nei 35 anni di dittatura di Franco la Spagna rimase isolata da un embargo economico, esclusa dalla NATO e dalle Nazioni Unite, menomata dalla recessione economica. Solo negli anni '70 inizio’ una ripresa, legata anche al turismo.
Franco morì nel 1975 dopo aver nominato suo successore Juan Carlos, nipote di Alfonso XIII. Con Juan Carlos sul trono la Spagna si avvio’ verso la democrazia. Le prime elezioni si sono svolte nel 1977, e la nuova costituzione è stata varata nel 1978.
Nel 1982 la Spagna ha chiuso definitivamente col proprio passato eleggendo a larga maggioranza un governo socialista.Nel 1986 la Spagna è entrata a far parte della Comunità Europea e nel 1992 è ritornata alla ribalta della scena internazionale con i Giochi Olimpici a Barcellona, l'Expo 92 a Siviglia e la nomina di Madrid a Capitale della Cultura Europea.
Nelle elezioni del 1996 ha prevalso il Partito Popolare, di stampo conservatore, guidato da José María Aznar, confermato nel 2000.
Il contestato coinvolgimento nell’operazione in Iraq e il gravissimo attentato a Madrid dell'11 marzo 2004 hanno influito sul risultato delle elezioni politiche in senso favorevole a José Luis Zapatero, leader del partito socialista. La conferma della vittoria dei socialisti sui popolari (hanno ottenuto rispettivamente il 43,3% e il 41,3% dei voti), è venuta sia dalle elezioni di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, sia nelle varie tornate elettorali regionali (Paesi Baschi e Galizia) svoltesi nel 2005.
DATI GENERALI |
|
Superficie |
Kq. 504,782 |
Capitale |
Madrid(ab. 1.565.664) |
Abitanti |
40.448.191 |
Lingue |
Spagnolo (ufficiale), Catalano, Gallego, Basco, Valenciano (tutte ufficiali nelle rispettive regioni) |
Speranza di vita |
79 anni |
Religione |
Cattolica 94%, altre 6% |
CARICHE DELLO STATO
|
|
Sovrano |
Don Juan Carlos de Borbón Y Bourbon I (dal 22 novembre 1975) |
Presidente del Congresso dei Deputati |
Manuel Marín (PSOE) |
Presidente del Senato |
Francisco Javier Rojo García (PSOE) |
Primo Ministro |
José Luis Rodriguez Zapater (PSOE) |
Primo Vice Presidente del Consiglio e Ministro della Presidenza |
María Teresa Fernández de la Vega Sanz (PSOE) |
Secondo Vice Presidente e Ministro dell’Economia, del Tesoro e delle Finanze |
Pedro Solbes Mira (PSOE) |
Ministro degli Esteri |
Miguel Ángel Moratinos Cuyaubé (PSOE) |
Ministro della Giustizia |
Mariano Fernández Bermejo (PSOE) |
Ministro dell'Interno |
Alfredo Pérez Rubalcaba (PSOE |
Ministro della Difesa |
José Antonio Alonso Suárez (eletto nelle liste del PSOE ma non iscritto al Partito) |
QUADRO POLITICO
|
Governo in carica
Le elezioni generali svoltesi il 14 marzo 2004 hanno decretato la vittoria inattesa del PSOE che ha riconquistato la maggioranza dopo otto anni di Governo del popolare Aznar. Il 7 aprile 2004, il re di Spagna Juan Carlos, nella sua qualità di Capo dello Stato ha conferito l’incarico a José Luis Rodríguez Zapatero, che il 16 aprile ha ottenuto la fiducia del Parlamento con 183 voti favorevoli su 350.
ll Governo Zapatero è un monocolore socialista di minoranza, sostenuto dalla coalizione Izquierda Unida (che comprende anche i comunisti), Esquerra Repubblicana de Catalunya (sinistra indipendente catalana), Iniziativa para Catalunya-Verts (catalani regionalisti, verdi e comunisti legati a Izquierda Unida), Coalición Canaria (partito regionalista dell’arcipelago), Blocco Nazionale Galiziano (nazionalisti galiziani) e Chunta Aragonista (regionalisti dell’Aragona). Il Partito Nazionalista Basco, la Coalizione Nazionale Catalana,e la formazione Eusko Alkartasuna e Nafarroa Bai (nazionalisti baschi di orientamento progressista e partito della minoranza basca di Navarra) si sono astenuti; gli unici voti contrari al Governo Zapetero sono stati quelli del Partito popolare.
Il Primo Ministro ha effettuato sinora tre rimpasti di Governo: il primo per compattare l’azione dell’esecutivo, con i cambi alla guida del Ministero della Difesa, di quello degli Interni e di quello dell’Istruzione dopo le polemiche per la gestione della riforma della scuola. Un secondo è servito invece a preparare le candidature in vista delle elezioni catalane dell’ottobre 2006: Joan Clos, sindaco di Barcellona, è succeduto a José Montilla - candidato per il governo della Catalogna - alla guida del Ministero dell’Industria. Infine, un terzo cambio è avvenuto lo scorso febbraio: López Aguilar ha lasciato il Ministero della Giustizia per presentarsi come candidato nelle Canarie; al suo posto è stato chiamato il Procuratore Bermejo, personaggio che già in passato aveva assunto posizioni di netta opposizione al Partito Popolare.
CORTES GENERALES: composizione
CONGRESO*
|
||
|
seggi |
% |
Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) |
164 |
42,64 |
Partito Popolare (PP) |
147 |
37,64 |
Convergenza e Unione (CiU) |
10 |
3,24 |
ERC (Esquerra Repubblicana Catalunya) |
8 |
2.54 |
Partito Nazionalista Basco (EAJ-PNV) |
7 |
1,63 |
Sinistra Unita (IU)[1] |
5 |
5 |
Coalición Canaria (CC) |
3 |
0.9 |
Misto |
6 |
|
TOTALE |
350 |
|
* Dati del sito del Congreso
SENADO[2]
|
||
|
seggi |
% |
Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) |
81 |
38,9 |
Partito Popolare (PP) |
102 |
49 |
Entesa Catalana de Progrés |
12 |
5,7 |
Partito Nazionalista Basco (PNV) |
6 |
2,8 |
Convergenza e Unione (CiU) |
4 |
1,9 |
Coalizione delle Canarie |
3 |
1,4 |
Totale |
208 |
|
QUADRO ISTITUZIONALE
|
Sistema politico
Secondo la Costituzione, entrata in vigore il 28 dicembre 1978, la Spagna è una monarchia parlamentare. Ogni decisione del Sovrano circa gli affari dello Stato deve essere approvata dal Parlamento.
Monarca
Il Re è il Capo dello Stato. I suoi atti, per essere validi, devono essere controfirmati dal Presidente del Governo, che ne assume la responsabilità.
Spetta al Re: dare il proprio assenso alle leggi approvate dal Parlamento e promulgarle; designare il candidato alla Presidenza del Governo e, nel caso, nominarlo; nominare e revocare i membri del Governo su proposta del Primo Ministro; esercitare il comando supremo delle forze armate.
Parlamento
La funzione legislativa è affidata alle Cortes; il Parlamento spagnolo è a struttura bicamerale (bicameralismo imperfetto), composto dal Congresso dei Deputati e dal Senato.
Il Congresso dei Deputati, secondo l’articolo 68 della Costituzione, è composto da un minimo di 300 deputati ad un massimo di 400. I deputati sono eletti con sistema proporzionale e restano in carica per quattro anni. In particolare, la Costituzione ha riservato al Congresso una serie di funzioni e poteri che lo collocano in posizione di supremazia rispetto al Senato, tra cui la concessione della fiducia al Governo.
Il Senato è un organo a rappresentanza territoriale; è composto da 259 membri, dei quali 208 eletti direttamente con sistema maggioritario e 51 indirettamente dalle assemblee legislative delle comunità autonome. I senatori restano in carica per quattro anni.
I disegni di legge vengono esaminati in prima lettura dal Congresso dei Deputati, che li trasmette successivamente al Senato. Il Senato può opporre il proprio veto al disegno di legge o introdurre emendamenti al testo. Il Congresso deve nuovamente ratificare a maggioranza assoluta il testo, nel caso in cui il Senato abbia opposto il proprio veto, oppure pronunciarsi a maggioranza semplice sugli emendamenti introdotti.
Governo
Il Governo è formato dal Primo Ministro e dai Ministri. Il candidato Primo Ministro, nominato dal Re, deve ottenere la fiducia presso il Congresso dei Deputati I Ministri vengono nominati e revocati dal Re, su proposta del Primo Ministro. Il Governo è obbligato a presentare le dimissioni se la mozione di sfiducia, in cui va indicato il nome del nuovo Primo Ministro, viene approvata a maggioranza assoluta dei membri; il candidato alternativo indicato nella mozione acquista automaticamente la fiducia del Congresso e viene nominato Primo Ministro dal Re.
Decentralizzazioni e autonomie locali
Lo Stato spagnolo é uno dei più decentralizzati in Europa: le 17 Comunità Autonome e le 2 città autonome di Ceuta e Melilla godono di competenze molto estese, raccolte nei rispettivi Statuti d’autonomia. Il trasferimento delle competenze si è andato realizzando gradualmente, a partire dalla Costituzione del 1978 e, successivamente, con l’approvazione dei rispettivi Statuti ed un continuo adattamento della legislazione statale nelle materie oggetto di trasferimento.
Le Comunità Autonome hanno avuto accesso all’autogoverno in due modi: la maggior parte tramite l’approvazione "ordinaria" da parte delle Cortes di Madrid dei rispettivi Statuti secondo l’art. 143 della Costituzione (lo statuto ha rango di legge ordinaria); la Catalogna, la Galizia, il Paese Basco e l’Andalusia (Comunità Storiche in quanto con particolari competenze già in base alla prima Costituzione repubblicana del 1931) tramite il procedimento "rinforzato" previsto dall’art. 151 della Carta Costituzionale, che attribuisce un livello superiore di competenze senza dover attendere le scadenze previste per le altre Comunità Autonome.
La Costituzione non stabilisce in modo tassativo le competenze delle Comunità, ma le lascia libere di assumere, entro certi limiti, quelle che siano ritenute necessarie. Sono riservate allo Stato, oltre alle materie con carattere esclusivo (i rapporti internazionali, la difesa, la normativa doganale e quella tariffaria, il commercio estero, la Finanza generale ed il debito dello Stato), tutte quelle che non siano state assunte espressamente da ognuna delle Comunità Autonome nel proprio Statuto. In tutte le materie che non siano di competenza esclusiva dello Stato, le Comunità possono esercitare funzioni sia legislative sia esecutive; in tali settori, le leggi adottate dalla Comunità hanno lo stesso rango di quelle statali, ed ogni conflitto tra leggi delle due categorie e tra Autonomie e Governo centrale deve essere risolto dalla Corte Costituzionale.
Vi sono, tuttavia, alcune materie in cui la suddivisione delle competenze tra Stato e Comunità non e’ definita in maniera univoca: in alcuni ambiti, mentre allo Stato compete la funzione normativa, sono le Comunità Autonome ad occuparsi dell’attuazione delle norme statali (è il caso della legislazione mercantile, penale, penitenziaria, del lavoro); in altri settori, quali sanità e assicurazioni sociali, lo Stato è competente per la legislazione “di base” e le Comunità possono assumere funzioni sia esecutive sia legislative che sviluppino tale legislazione.
Inoltre, la Costituzione consente alle Comunità di ampliare, tramite una riforma dei propri Statuti, le materie di loro competenza.
Ogni Comunità è dotata di un organo esecutivo (o Governo) e di un Parlamento autonomo, oltre che di un Tribunale Superiore di Giustizia.
Attualità di politica interna ed estera
(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)
Negli oltre tre anni di attività, il Governo Zapatero, che si è mosso in uno scenario di crescita sostenuta in un quadro di solida finanza pubblica, é riuscito ad introdurre alcuni dei sostanziali elementi di novità annunciati in campagna elettorale, in primo luogo nel settore dei diritti civili. Il programma di riforma dei rapporti centro-periferia ha invece incontrato scogli maggiori sia per la dura opposizione del Partito Popolare (e di buona parte della popolazione) sia perché strettamente legato all’appoggio dei partiti nazionalistici catalani e baschi: l’iniziativa di pacificazione con l’ETA basca ha segnato una battuta d’arresto dopo l’attentato di fine 2006, mentre la vicenda del nuovo Statuto catalano ha messo in discussione l’appoggio esterno al governo da parte di ERC (indipendentisti repubblicani di Catalogna) che solo in parte è stato sostituito dai democratici cristiani catalani di Convergencia i Unió, obbligando l’esecutivo a procedere ricercando una maggioranza ad hoc su ogni provvedimento.
Nel periodo del dopo-Aznar l’opposizione del Partito Popolare ha stentato a lungo a ritrovare una certa incisività; la leadership di Rajoy non si è dimostrata in grado di elaborare proposte che andassero al di là della semplice, dura ed arroccata opposizione perseguita ad esempio sulla riforma dello Statuto catalano. Peraltro negli ultimi mesi il PP e’ riuscito a creare un clima di mobilitazione sui grandi temi che gli ha consentito di iniziare un recupero, evidente nelle recenti elezioni amministrative.
Diritti civili.
L’area sociale é quella che nella prima fase della Legislatura ha registrato la maggiore attività del governo e che maggiore interesse ha destato tra gli osservatori e la stampa internazionali, contribuendo a fare di Zapatero un punto di riferimento del centro-sinistra europeo.
Nel maggio 2006 era stato raggiunto l’accordo con le parti sociali per la riforma del mercato del lavoro, considerata peraltro meno ambiziosa rispetto al progetto iniziale. Essa limita la possibilità di contratti a tempo determinato (che rappresentano ben il 30% del totale) ed incentiva quelli a tempo indeterminato, diminuendo gli oneri sociali a carico delle imprese. Non vengono tuttavia affrontate questioni strutturali, ad esempio in materia di part-time e di contrattazione.
Il governo ha mostrato anche sensibilità per nuove tematiche quali la compatibilità tra orario di lavoro e vita familiare, modificando gli orari degli uffici pubblici e votando nuove leggi sui permessi di maternità e paternità. La legge di bilancio ha dedicato ampie risorse, sebbene spalmate su più anni, all’applicazione della legge che garantisce una migliore assistenza pubblica alle persone disabili.
Il Governo ha inoltre reso operativa la legge che rende più stringente la difesa e la protezione delle donne dalla violenza familiare maschile. I risultati raggiunti sono incoraggianti soprattutto in termini di aumento delle denuncie ma meno per gli omicidi commessi: dai 62 del 2005 si è risaliti a 68 nel 2006.
Fedele all’idea per cui è compito del Governo promuovere attivamente la piena uguaglianza sociale, il Governo Zapatero ha poi presentato nel marzo 2006 il progetto di legge sulla parità di genere che detta comportamenti precisi per una più sostenuta presenza femminile in politica e nel mondo del lavoro (almeno il 40% delle liste elettorali dovrà essere composto da candidate donne).
L’Esecutivo socialista ha promosso l’adozione della legge che amplia il matrimonio anche alle coppie omosessuali, prevedendo anche la possibilità di adozione di un minore. Tale iniziativa legislativa aveva generato una forte tensione tra governo e Chiesa cattolica, i cui esponenti prendevano parte a varie manifestazioni, tra cui quella imponente del 18 giugno 2005 a Madrid. Peraltro, la legge e’ stata approvata dalla Camera il 30 giugno 2005, superando il parere negativo del Senato. In realtà, tale normativa nella sua applicazione quotidiana si sta dimostrando una misura per pochi, stimolante più per gli osservatori esterni che per l’opinione pubblica.
La riforma della scuola è stata tra i provvedimenti più fortemente discussi: l’iniziale progetto di legge mirava a ridurre il finanziamento pubblico per le scuole private “convenzionate” e a ridurre il peso della materia di religione nel curriculum scolastico. La presentazione del progetto aveva scatenato l’opposizione del PP, appoggiato dalla Chiesa cattolica. Il Governo infine accettava un compromesso: l’opposizione otteneva che il diritto di scegliere la scuola per i figli resti ai genitori; il PSOE manteneva l’esclusione della materia di religione dal novero di quelle che possono determinare la bocciatura.
Appena insediata, la Ministra Cabrera aveva avviato lo scorso anno la riforma dell’università, sul modello anglosassone e ispirata alla strategia di Bologna. L’obiettivo è dotare il paese di Università maggiormente flessibili e dinamiche, attraverso l’impulso all’autonomia accademica e dando maggiori responsabilità del personale docente e dei ricercatori. Ma la Cabrera ha anche inteso sottolineare che la autonomia nei contenuti deve essere accompagnata da una efficace politica di valutazione e controllo sia delle scelte universitarie che della qualità di insegnamento, annunciando un’Agenzia Nazionale per la valutazione della qualità dell’insegnamento.
Tra le iniziative adottate rientra anche il processo di legalizzazione di emigrati clandestini nel 2005, circa 700.000 persone, per lo più provenienti dall’Ecuador, dalla Romania e dal Marocco.
Il tema dell’immigrazione resta uno dei più dibattuti sul piano interno, dato il forte allarme sociale per il continuo afflusso di clandestini, specie via Canarie.
I dati sull’immigrazione in Spagna (oltre 4 milioni di stranieri al gennaio 2006) rivelano una tendenza costante all’aumento e accrescono l’urgenza di una politica di integrazione efficace. Il Governo ha deliberato un “Piano strategico di Cittadinanza e Integrazione 2007 – 2010”, che stanzia oltre 2 miliardi di Euro e si propone di favorire l’integrazione con politiche pubbliche basta sul principio di uguaglianza e pari opportunità, sulla lotta alle discriminazioni e sull’incentivo allo sviluppo di un senso di appartenenza alla società spagnola.
Rapporti centro-periferia
Il secondo tema centrale in questi anni di governo socialista è stato l’avvio a revisione degli equilibri centro-periferia, attraverso un processo di riforma degli statuti di autonomia. Alcune Comunità storiche – ed in primis i Paesi Baschi e la Catalogna – non solo esigono il trasferimento di competenze residuali e ne rivendicano altre, ma richiedono anche modelli che quasi rasentano l’indipendenza, come quelli formulati dal Partito Nazionalista nei Paesi Baschi (Piano Ibarretxe, respinto nel febbraio 2005 dal Parlamento nazionale) e in Catalogna (il nuovo Statuto nella sua versione originale).
Il Governo Aznar aveva sostenuto che il processo di trasferimento delle competenze fosse ormai esaurito; Zapatero ha invece avviato un dialogo con le Comunitá Autonome volto alla riforma del modello territoriale attraverso la revisione degli statuti e non della Costituzione (vi è inoltre un progetto di modifica della Costituzione per rendere l’attuale Senato un’istituzione effettivamente rappresentativa delle Comunità Autonome).
Dopo anni di polemiche sul piano politico, il dibattito sulla riforma degli statuti delle Comunità Autonome sembra in una nuova fase, caratterizzata dalla difficoltà della gestione amministrativa di competenze già trasferite sul piano normativo, ma che richiedono l’applicazione pratica affinché i cittadini possano percepire concretamente l’alto grado di decentramento raggiunto. Si è passati cioè dalla fase politica a quella più concreta della gestione ad esempio degli aeroporti o dei bacini idrografici: in particolare, vi è una “guerra dei ricorsi di incostituzionalità” scoppiata tra Presidenti di Comunità Autonome e Governo per la gestione dei bacini idrografici dei maggiori fiumi del paese, gestione di competenza esclusiva delle Comunità Autonome.
- Nei Paesi Baschi il Partito Nazionalista Basco/PNV aveva ottenuto nel 2005 la rielezione di Ibarretxe a Presidente del Governo locale, alla guida di un esecutivo spiccatamente indipendentista, con il sostegno del nuovo Partito Comunista Basco, che aveva riassorbito i 150.000 voti del movimento Batasuna, dichiarato illegittimo.
In tale Comunità la lotta al terrorismo e’ parte sostanziale del dibattito. Zapatero aveva ritenuto vi fossero margini negoziali a fronte di un indebolimento politico dell’ETA legato anche al venir meno, dopo l’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, della tradizionale “zona grigia” in cui si è sviluppata per anni l’attività dell’ETA. Le aperture di Zapatero vennero fortemente contestate dall’”Associazione delle vittime dell’ETA”, che organizzò varie manifestazioni contro il Governo, la più importante delle quali nel giugno 2006.
La fiducia di Zapatero nelle sue capacità di chiudere uno dei capitoli più dolorosi della storia spagnola degli ultimi quaranta anni non convinceva del resto il “partito degli scettici”, formato in buona parte da sostenitori del PP ma nel quale si annoveravano anche numerosi socialisti. In tale difficile contesto aveva costituito un indubbio successo per il Primo Ministro l’annuncio dell’ETA di una tregua “permanente” a partire dal 24 marzo 2006. Prendevano quindi il via dei negoziati – relativi al disarmo dell’ETA ed alla legalizzazione del partito Batasuna – che sono proseguiti in forma riservata per alcuni mesi, in un contesto tuttavia di progressivo deterioramento della situazione sul terreno (episodi di estorsione e guerriglia urbana) e crescente perplessità dell’opinione pubblica. Il 30 dicembre scorso, solo qualche ora dopo il discorso con il quale il Primo Ministro aveva ribadito fiducia nella scelta intrapresa, scoppiava una bomba all’aeroporto di Madrid, con la quale l’ETA tornava a fare delle vittime (due) dopo oltre 3 anni e mezzo. Il giorno stesso Zapatero annunciava che il processo di pace era “sospeso”.
Il dibattito parlamentare svoltosi il 15 gennaio successivo segnava una ancora più netta frattura tra socialisti e popolari in materia di lotta antiterrorista.
Forte polemica ha poi suscitato lo scorso marzo il “caso De Juana”, cui il Governo ha concesso gli arresti domiciliari per curarsi dalle gravi conseguenze del lungo sciopero della fame di protesta contro una precedente sentenza a 12 anni di carcere. Obiettivo era evitare che De Juana morisse in carcere e si trasformasse in un martire della causa basca, ma l’indignazione della popolazione, anche fra i votanti del PSOE, è stata altissima, trattandosi di un criminale che per l’arroganza di cui ha sempre dato prova suscita la ripugnanza generale.
In definitiva, l’impressione è che oggi il Governo consideri che l’ETA vive in una parabola discendente, ma resti pericolosa; si vuole quindi isolare l’estremismo basco, pur mantenendo un qualche margine di contatto per poter negoziare le condizioni della resa quando sarà il momento.
Nuovo Statuto della Catalogna
Nell’ottobre 2005 l’Assemblea di Catalogna approvava il progetto di nuovo Statuto, inviato poi alle Cortes di Madrid in un contesto di acceso dibattito interno. Il progetto presentava infatti aspetti di sicuro conflitto: la Catalogna era definita “nazione”, le veniva riconosciuta autonomia finanziaria e si istituiva un sistema giudiziario regionale. Lo stesso Sovrano era intervenuto per ricordare che “la Carta Magna si fonda sulla indissolubile unità della Spagna”.
Per disinnescare la crisi, a gennaio 2006 Zapatero e il leader di Convergencia i Unió (centro-destra catalano), Artur Más, raggiungevano un accordo su un testo meno rivendicativo. Approvato dalla Camera e dal Senato spagnoli, tale progetto tornava alle Autorità Catalane e veniva poi approvato con il 74% nel referendum popolare tenutosi il 18 giugno 2006. La bassa partecipazione al voto, inferiore al 50%, aveva tuttavia indicato una diffusa stanchezza per un tema oggetto da due anni di continui dibattiti e contrasti.
Va segnalata nella vicenda la frattura consumatasi tra PSOE e i Repubblicani di sinistra di Catalogna/ERC (che danno appoggio esterno al Governo), che hanno giudicato insufficiente in termini autonomisti l’accordo raggiunto, tanto da invitare i propri elettori ad astenersi dalla partecipazione al referendum.
Elemento chiave del nuovo Statuto è l’ampliamento della capacità di imposizione fiscale della Catalogna; la Comunità ottiene inoltre la gestione dell’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro e l’insegnamento del catalano nelle scuole.
Va segnalato che il Partito Popolare ha presentato un ricorso di incostituzionalità per oltre la metà degli articoli del nuovo Statuto. Prima dell’analisi di costituzionalità, si è aperta tuttavia una battaglia sulla composizione della Corte su ricorso del PP la Corte ha ricusato uno dei suoi componenti per aver redatto in veste di professore universitario un parere sullo statuto su richiesta del governo catalano. La vicenda dell’incompatibilità determinerà ritardi per la sentenza è slittata da giugno all’autunno.
Dopo quello Valenciano, il Parlamento spagnolo ha approvato lo scorso anno anche quello della Comunità di Andalusia che prevede trasferimento di poteri e concessioni molto simili quelli ottenuti dalla Catalogna, ma l’opposizione del PP è stata molto meno rigida.
Tale differente reazione del PP sembra conseguenza della strategia del PSOE di dialogare ed aprire quanto più possibile ai partiti regionalisti in funzione anti PP, con l’obiettivo di isolarlo in maniera netta ed evitare sue intese future con i partiti nazionalisti, qualora il risultato elettorale delle prossime politiche fosse molto incerto ed aperto a soluzioni diverse dall’attuale.
La complessa vicenda basca ha senza dubbio indebolito la popolarità del Primo Ministro, tanto che i sondaggi indicano un calo del suo consenso di oltre il 10%. Il clima politico e’ inoltre surriscaldato ed il confronto tra i due partiti maggiori si svolge senza esclusione di colpi, ad esempio a causa della nomina del nuovo Ministro della Giustizia o in connessione con il processo per l’attentato dell’11 marzo 2004 ed il caso De Juana.
Il Partito Popolare ha puntato a porsi come portavoce del malcontento generale degli spagnoli ed ha infiammato la polemica in vista delle elezioni amministrative, intese quale una sorta di referendum su Zapatero.
Una strategia che ha prodotto dei risultati: netta e’ stata infatti la vittoria dei Popolari nelle elezioni amministrative del 27 maggio scorso, con un vantaggio di 160.000 voti sui socialisti (si rileva peraltro un forte calo nella partecipazione, scesa al 63%). In particolare, si e’ registrata una grande vittoria del PP a Madrid, Valencia, Murcia e sono riusciti a ottenere molti consensi anche in roccaforti socialiste, come Siviglia. A Barcellona, i socialisti scendono dal 33.6 al 29.9% ma, grazie alla coalizione con gli indipendentisti di ERC ed i Verdi, continueranno a governare. Ne fanno le spese gli autonomisti di centro di CiU, che seppur guadagnando tre consiglieri non hanno i numeri neanche per allearsi col PP.
Il Partito Popolare ha perso la maggioranza assoluta nelle Baleari, dove però potrebbe continuare a governare e, per un solo seggio, in Navarra, dove si innesca un delicato equilibrio tra nazionalisti locali, socialisti e popolari; i socialisti hanno ottenuto la maggioranza relativa alle Canarie, dove scalzano gli autonomisti di Coalición Canaria.
I risultati sono stati favorevoli ai Popolari al di là delle previsioni; quelle del 27 maggio 2007 sono state le prime elezioni perse dai socialisti da quando, nel 2000, il Presidente Zapatero ne ha assunto la guida. La dirigenza socialista è chiamata ora a gestire una lunga campagna elettorale, sotto la spada di Damocle del precedente per cui chi ottiene piu' voti alle amministrative vince le generali dell'anno successivo. Tuttavia, per il PP non ci sono solo indicazioni positive: il risultato delle elezioni mostra anche gli effetti di tre anni di opposizione non dialogata, per cui i Popolari quasi dovunque per governare devono ottenere la maggioranza assoluta, faticando altrimenti a trovare alleati.
Linee principali di politica estera
La politica estera del Governo Zapatero si è caratterizzata da un lato per una maggiore attenzione e un rinnovato slancio negli ambiti tradizionali di azione della diplomazia spagnola (Unione Europea, Mediterraneo, America Latina); dall’altro, per un ampliamento degli orizzonti verso scacchieri in passato trascurati, sia in Europa (Balcani Occidentali) sia in Asia dove, in particolare in India e Cina, la Spagna desidera conquistare spazi a favore delle sue imprese. Nuova è poi l’attenzione rivolta all’Africa sub-sahariana, essenzialmente per motivi legati ai flussi migratori.
Rispetto al filo-atlantismo del Governo Aznar, il Governo Socialista ha posto l’accento sulla diplomazia multilaterale come strumento efficace a sostegno della lotta al terrorismo, della difesa della democrazia, dei diritti umani e della lotta alla povertà (lancio dell’Alleanza delle Civiltà in ambito ONU; sostegno all’azione NATO in Afghanistan e Pakistan). Inoltre la decisione di devolvere lo 0,7% del PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2011 (0,50% entro il 2007) permette alla Spagna una maggiore visibilità nei rapporti bilaterali con i PVS e una voce più assertiva nei grandi fori multilaterali.
Nel corso del 2007 la Spagna esercita la Presidenza di turno dell’OCSE: tra le priorità del suo programma, la collaborazione contro il terrorismo e la sicurezza ambientale.
Unione Europea.
Rispetto alla propensione transatlantica di Aznar, il governo Zapatero si e’ caratterizzato per un accentuato europeismo e per un avvicinamento all’asse franco-tedesco che ha portato ad un allineamento delle posizioni o, perlomeno, a non evidenziare pubblicamente posizioni divergenti (per esempio sul tema della riforma del CdS). Va ricordato che a maggio 2005 é stata resa nota l’incorporazione di truppe spagnole nella Brigata franco-tedesca.
In occasione del Vertice ispano–francese a Gerona lo scorso novembre sono state avviate una serie di iniziative quali il Foro delle Società Civili dei due Paesi ed il Consiglio Franco-Spagnolo di Difesa, struttura permanente per il dialogo strategico militare cui partecipano i Ministri della Difesa e degli Esteri.
Il governo Zapatero si era notevolmente impegnato a favore del nuovo Trattato costituzionale UE nel referendum tenutosi nel febbraio 2005: nonostante la scarsa affluenza, con la vittoria del sì la Spagna era stato il primo Paese a ratificare la Costituzione europea tra quelli che hanno fatto ricorso al referendum. La Spagna considera del resto il Trattato costituzionale necessario per assicurare un migliore funzionamento del processo decisionale dell’U.E. e ritiene, pur rispettando i risultati negativi dei referendum, che essi, nel rispetto del principio di uguaglianza degli stati membri, non possano avere un valore di veto.
Il Governo spagnolo è contrario all’ipotesi di mini-trattato: ritiene che la Costituzione sia il risultato di un compromesso raggiunto dagli Stati membri ed un suo ridimensionamento romperebbe gli equilibri raggiunti; non ritiene ipotizzabile un nuovo negoziato su alcuni temi senza toccare una questione istituzionale come quella del voto a doppia maggioranza. In tale contesto si inquadra l’iniziativa ispano-lussemburghese di convocare a Madrid un incontro, tenutosi lo scorso 26 gennaio, degli “Amici del Trattato Costituzionale” che ha riunito i rappresentanti dei paesi membri della UE che già hanno ratificato il testo costituzionale più Irlanda e Portogallo, incontro replicato a Lussemburgo lo scorso aprile.
In tema di allargamento dell’Unione, il Governo spagnolo ha fornito a Croazia, Bulgaria, Romania e Turchia il proprio appoggio politico, prestando attenzione a che tali Paesi si adoperino concretamente per adeguarsi ai criteri richiesti per l’adesione. In particolare, dalla Turchia ci si aspetta che essa costituisca nella sua regione un esempio ed un fattore di emulazione in quanto Stato a maggioranza islamica ma moderno e democratico.
Nazioni Unite, riforma del Consiglio di Sicurezza
Su tale tema continua ad esservi sintonia di fondo con l’Italia: la Spagna e’ contraria alla creazione di nuovi seggi permanenti e ha accolto la necessità di uno stretto coordinamento con l’Italia, partecipando nelle capitali dei paesi terzi alle iniziative a sostegno del movimento Uniting for Consensus.
Sempre in tema di Nazioni Unite va ricordato che a dicembre 2006 si è tenuta a New York, alla presenza del Premier Zapatero, la presentazione ufficiale del lavoro svolto dal Gruppo di Alto livello nominato dal Segretario Generale, Kofi Annan, al fine di dare concreto seguito al progetto di un’“Alianza de civilizaciones”, presentato dal Presidente del Governo spagnolo all’assemblea Generale del 2004 ed in seguito cosponsorizzato dalla Turchia.
L’”Alleanza tra civiltá” si ricollega al Processo di Barcellona e all’iniziativa “Broader Middle East”, con la caratteristica di avere “un’impronta universale”; essa punta a porre in evidenza “le cose che abbiamo in comune e che ci uniscono” e propone che “la cittadinanza universale” abbia la precedenza sull’appartenenza alle differenti comunità, culture, religioni o civiltà. Di recente è stato designato come Alto Rappresentante l’ex Presidente portoghese Sampaio.
Iraq, Iran, Afghanistan e lotta al terrorismo.
A valle della decisione di ritirare il contingente militare spagnolo dall’Iraq, il Governo Spagnolo ha offerto un positivo contributo all’adozione della risoluzione 1546. Il Governo si era detto disponibile all’organizzazione in Spagna di corsi di formazione per agenti e funzionari della polizia civile.
Circa l’Iran, la Spagna sostiene che sia necessario addivenire, a livello europeo, alla più ampia applicazione possibile della risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1737, sulla base della considerazione che questa ha deluso le aspettative, più dure, della UE. Madrid non vuole tuttavia andare più in là della risoluzione, evitando sanzioni non previste. Il Governo spagnolo ritiene che, tenendone presente il ruolo di potenza regionale, sia necessario tentare di riavviare il dialogo con l’Iran, auspicando che questo paese voglia esercitare un’influenza costruttiva in favore della pace su Hamas ed Hezbollah.
Per quel che riguarda l’Afghanistan (dove Madrid ha aperto un’Ambasciata nel marzo 2006), dopo il rientro delle 500 unità inviate per il periodo elettorale, il contingente militare è tornato ad essere composto da circa 700 unitá, dislocate tra Kabul, la Base di Supporto Avanzata (FSB) di Herat e la Squadra di Ricostruzione Provinciale (PRT) di Qala I Now. Circa 50 militari sono dislocati presso la base aerea NATO in Kirghistan. Zapatero ha recentemente escluso la possibilità di un aumento del contingente militare spagnolo.
Dopo l’attentato dell’11 marzo 2004 la lotta al terrorismo internazionale è divenuta una priorità politica per la Spagna. Il contributo dato alla strategia della Nazioni Unite, la partecipazione al CTAG (che Madrid vorrebbe qui ancora più efficace), l’impulso dato nei fori competenti della UE anche per focalizzare l’attenzione verso aree di interesse prioritario (Maghreb) e le iniziative promosse in qualità di Presidenza OSCE (in particolare in materia di cooperazione giudiziaria e cooperazione tra settore pubblico e privato) sono i principali ambiti multilaterali di intervento.
Mediterraneo e Medio Oriente
Il Governo considera che il Mediterraneo (ed in particolare il Maghreb) ed il Medio Oriente costituiscono priorità per la politica estera spagnola. Il Ministro Moratinos ha da tempo delineato l’ipotesi di una leadership in seno all’UE da parte di quattro Paesi europei (Francia, Italia, Portogallo e Spagna). A tale riguardo va segnalato che si è tenuto a Barcellona a fine novembre 2005 il Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi del Processo di Barcellona, allo scopo non solo di celebrare il decennale dell’avvio del Dialogo ma anche di conferirgli nuovo impulso. La Spagna si è detta soddisfatta per il piano di lavoro quinquennale approvato, che persegue obiettivi più ampi di quelli del 1995, e per l’adozione del codice di condotta anti-terrorismo, anche se non sono mancate critiche da parte dei media per risultati che potevano essere più ambiziosi.
L’attenzione spagnola verso la sponda sud del Mediterraneo e’ confermata dalle frequenti visite politiche nei Paesi dell’area. Nel gennaio 2005, a distanza di oltre 25 anni dalla precedente, Re Juan Carlos aveva compiuto una visita di Stato in Marocco, dove si e’ recato lo scorso autunno lo stesso Zapatero, accompagnato da ben otto Ministri. Nell’occasione sono stati sottoscritti 5 accordi in materia di cooperazione giudiziaria, di polizia e di servizi e di collaborazione economica ed in particolare quello sulla prevenzione dell’emigrazione clandestina dei minorenni, la loro protezione ed il loro rientro.
Quanto al contenzioso sul Sahara Occidentale, sulla base della buona sintonia instauratasi con Mohammed VI, Zapatero aveva espresso l’intenzione che la Spagna si adoperasse, attraverso continui contatti con i paesi interessati, per “facilitare” una soluzione consensuale, nel quadro negoziale delle Nazioni Unite, escludendo tuttavia esplicitamente un ruolo di mediazione. Per Madrid, se vi fosse l’accordo di tutte le parti direttamente interessate, la soluzione all’annosa questione potrebbe essere trovata sulla base del Piano Baker, che essa valuta positivamente (anche se non si nasconde la difficoltà di convincere il Marocco ad accettare il referendum sull’autodeterminazione).
Circa il conflitto israelo-palestinese Madrid, basandosi sull’esperienza di Moratinos, che, oltre ad essere stato per anni Rappresentante UE per il Medio Oriente, desidera giocare un ruolo di primo piano. Ritiene necessario che il Quartetto vi debba esercitare un ruolo attivo e suggerisce che ad esso possa essere associata la Lega Araba. Vede possibile il coinvolgimento della Siria che deve essere considerata parte della soluzione e non del problema e sostiene, quando i tempi siano maturi, la tenuta di una Conferenza internazionale sul Medio Oriente. Madrid auspica la soluzione dei due stati con la nascita di una Palestina indipendente, sovrana e con confini sicuri (stabiliti sulla base delle frontiere del 1967), capace di convivere pacificamente con Israele.
Nella crisi libanese dell’estate 2006, la posizione spagnola non era apparsa sempre lineare, con un iniziale sbilanciamento anti-israeliano di Zapatero, una posizione in parte recuperata grazie all’azione più cauta di Moratinos e alla decisione di partecipare al rafforzamento della Missione UNIFIL al confine israelo-palestinese con l’invio di 1.100 uomini. La Spagna ritiene che tale missione debba iscriversi nel quadro di una azione politica complessiva di sostegno al Governo Siniora in cui riveste importanza anche la ricostruzione del Paese con il sostegno europeo.
Immigrazione clandestina.
Investita da numerosissimi ingressi illegali e da continui tentativi di sbarchi, la Spagna, come l’Italia, si trova a dover fronteggiare continue emergenze. I dati rivelano l’aumento esponenziale degli sbarchi di profughi dall’Africa sub-sahariana (al 31 luglio 2006 erano 17275, contro i 5392 dello stesso periodo del 2005), ma anche una continua evoluzione delle rotte e delle imbarcazioni utilizzate che rende più difficile l’attività di contrasto.
La crescente pressione su Ceuta, Melilla e le Canarie aveva indotto il Governo a modificare l’approccio di tipo sociale e umanitario che ispirava la politica migratoria e a porre l’accento sugli aspetti di ordine pubblico: il rafforzamento degli strumenti di contenimento (barriere a Ceuta e Melilla e diffusione di sofisticati sistemi radar di avvistamento); la richiesta di sostegno all’Unione europea ed ai suoi Stati membri per la fornitura di mezzi marittimi ed aerei (concretizzatasi con l’avvio di un pattugliamento congiunto delle coste canarie e senegalesi coordinato da Frontex e a cui l’Italia ha contribuito con un velivolo della Guardia di Finanza ed un pattugliatore della Guardia Costiera); l’organizzazione, insieme a Francia e Marocco, della Conferenza Internazionale sulle rotte migratorie dall’Africa occidentale tenutasi a Rabat nel luglio 2006; una politica di “buon vicinato” con il Marocco.
In questo quadro, la firma di accordi di cooperazione nel settore migratorio ispirati all’approccio globale approvato dal Consiglio Europeo 2005 riveste carattere primario nei rapporti con i Paesi africani: l’obiettivo è stato raggiunto con alcuni Paesi tradizionalmente non prioritari per la Spagna, quali Gambia e Guinea Conakry, ma è ancora in sospeso con il Senegal che è oggi in Africa uno dei principali punti di partenza dei flussi migratori illegali verso la Spagna.
Balcani
Il Ministro degli Affari esteri, Miguel Ángel Moratinos, ha compiuto nell’ultimo biennio varie missioni nell’area. La Spagna, anche per motivi di politica interna legati al difficile rapporto con le autonomie catalana e basca, non vede con particolare entusiasmo l’indipendenza del Kossovo. Il Ministro degli Esteri spagnolo ha ricordato più volte l’importanza per la UE del rispetto degli “standards” e della ricerca di una soluzione che possa essere concordata con la Serbia, anche al fine di evitare che in questo paese il nazionalismo possa recuperare una forza determinante. Con quest’ultimo paese Madrid ritiene che l’UE possa riavviare il negoziato ASA, subordinando ogni risultato finale all’effettiva collaborazione di Belgrado con il Tribunale dell’Aja.
Rapporti con gli Stati Uniti.
A seguito della decisione di ritirare il contingente spagnolo dall’Iraq, vi sono stati malumori ed incomprensioni con Washington. Nuovi “sgarbi” e “punture di spillo” hanno ulteriormente irritato gli americani (politica di Madrid verso Cuba ed il Venezuela). Ancora non è stata prevista la possibilità di un colloquio bilaterale tra Zapatero e Bush. Contatti ai massimi livelli avevano invece visto protagonista Re Juan Carlos che era stato invitato informalmente da Bush nel suo ranch in Texas nel novembre 2004. Nel corso del 2005/06 si sono registrati diversi incontri a livello ministeriale, con frequenti missioni di Moratinos a Washington.
Ciò che sicuramente sta favorendo un certo “ritorno alla normalità” è stata la decisione di Madrid di impegnarsi nell’addestramento della polizia irachena e di assumere maggiori responsabilità militari in Afghanistan. Le più recenti indicazioni sono nel senso della volontà americana di rilanciare il rapporto bilaterale: si punta ad esempio ad un approccio concordato alla questione cubana e si apprezza l’impegno spagnolo in UNIFIL.
Una visita del Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, prevista per lo scorso marzo a Madrid, era stata all’ultimo rinviata “per sopravvenute incompatibilità di impegni in agenda”, provocando un certa frustrazione nei “palazzi” di Madrid.
America Latina
Il Governo Zapatero ha inteso ridare al rapporto con l’America Latina carattere di centralità nella politica estera spagnola, dopo i diversi orientamenti promossi da Aznar. E’ stato in questo senso intensificato il dialogo politico sia a livello bilaterale che multilaterale (in particolare con il rilancio del meccanismo dei Vertici Iberoamericani) con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la leadership e la visibilità di Madrid in tale area. L’obiettivo di dimostrare con i fatti la centralità dei rapporti con l’America Latina è stato perseguito anche con la nomina di un Sottosegretario agli Esteri per l’America Latina, Trinidad Jiménez.
Con il XV Vertice Iberoamericano tenutosi a Salamanca, il 15 ottobre 2005, Madrid ha rilanciato un meccanismo di coordinamento multilaterale fortemente debilitato, imprimendogli, con lo stabilimento proprio a Madrid della sede della Segreteria Generale Iberoamericana-SEGIB, una chiara impronta spagnola. La SEGIB, che opera sotto la guida di Enrique Iglesias, è un organismo dinamico che si sta adoperando per rafforzare i legami tra i Paesi membri ed assicurare continuità all’esercizio. In questo senso, il Vertice che si è tenuto a Montevideo nel novembre 2006 è stato considerato un successo, anche se l’assenza di Lula ha sottolineato come diverse siano le sensibilità e le priorità dei membri.
La prima fase del Governo Zapatero era stata caratterizzata da posizioni ispirate ad una certa spregiudicatezza e ad una “simpatia ideologica” per la sinistra emergente latinoamericana che non hanno facilitato un completo riavvicinamento con gli USA. Ad esempio: la promozione di una nuova politica europea verso Cuba che prevedesse la ripresa dei contatti con le Autorità dopo la fase di “congelamento”, la comprensione ostentata nei confronti dei regimi di Chávez, l’apertura a Evo Morales.
La consapevolezza di alcuni eccessi e la mancanza di ritorni hanno tuttavia fatto evolvere la posizione del Governo nel senso di una maggiore prudenza e della ricerca di un miglior coordinamento sulle questioni latinoamericane sia con gli USA sia a livello multilaterale.
Il Governo Zapatero ha comunque indicato chiaramente quali siano i propri alleati prioritari con la firma di Accordi di Associazione strategica con Argentina e Cile, che si aggiungono a quelli già in vigore con Brasile e Messico.
La Spagna ha inoltre negato a Chávez il voto in Consiglio di Sicurezza a favore del Guatemala e ha favorito l’introduzione dell’obbligo di visto per l’ingresso nella UE dei cittadini boliviani.
Su Cuba, Madrid è stata una delle principali sostenitrici della necessità di seguire e accompagnare, senza rotture o interventi invasivi, la fase di stallo caratterizzata dalla malattia di Fidel Castro e dal progressivo assestamento della direzione collegiale sotto la guida di Raul Castro. La Spagna difende in ambito UE l’esigenza di un dialogo costruttivo, sia con il Governo cubano che con la dissidenza democratica, e di una diplomazia discreta che incoraggi il cambiamento endogeno senza forzature dall’esterno. Nonostante l’opposizione delle Autorità cubane, non sono cessati i contatti spagnoli con la dissidenza, incontrata da Bernardino León in occasione della visita a Cuba per partecipare al Vertice NAM in settembre.
Dopo una lunga fase di preparazione il Ministro Moratinos sì è recato sull’isola per una visita breve ad inizio aprile. Da registrare reazioni critiche da parte dell’opposizione interne e da parte degli USA che lamentano l’inopportunità di incontri con autorità cubane quando non si hanno notizie precise sullo stato di salute di Fidel Castro.
Nel caso della Bolivia, Madrid scelse inizialmente di minimizzare le tendenze estremistiche di Evo Morales, sperando di poter costruire sui punti di contatto una relazione politica ed economica forse non ottimale, ma accettabile, e di offrire al leader boliviano una concreta alternativa moderata nella ricerca di appoggi in politica estera. Il Governo ha sempre confermato la linea del dialogo e della conciliazione, nella convinzione che il fallimento del Governo Morales avrebbe conseguenze negative e destabilizzanti per il Paese. Vi è tuttavia una certa insoddisfazione per le ripercussioni sugli investimenti spagnoli delle misure di nazionalizzazione adottate da Morales e l’accordo firmato da Repsol con le Autorità boliviane non è considerato soddisfacente.
Relazioni con il continente asiatico
Lo sforzo del governo Zapatero di rafforzare la proiezione internazionale della Spagna si concentra anche verso l'Asia e il Pacifico, non limitandosi alla sola Cina. Una precisa linea d'azione in tal senso é stata enunciata lo scorso febbraio nel "Plan Asia", un piano d'azione triennale, frutto di uno sforzo congiunto tra l’Amministrazione centrale, quelle locali, il Parlamento e la società civile. Il Piano é co-finanziato da ognuno dei partecipanti istituzionali relativamente agli ambiti di interesse specifico. Sua primaria finalità è quella di rilanciare il ruolo della Spagna nell’area attraverso un'azione di carattere multisettoriale rivolta non solo alla dimensione economico-commerciale, ma anche a quella politica, culturale e strategica.
Intensi sono i contatti ad alto livello con la Cina. Zapatero si è recato a Pechino nel luglio 2005 alla guida di una folta delegazione di imprenditori; oltre all’istituzionalizzazione del dialogo politico attraverso incontri periodici, la visita ha portato alla firma di accordi di collaborazione nei settori dell’aviazione civile e della prevenzione sismica, di un protocollo finanziario con una linea di credito di 500 milioni di euro per finanziare joint ventures e di varie intese commerciali. A novembre 2005 il Presidente cinese Hu Jintao ha compiuto una visita di Stato in Spagna, nel corso della quale è stata firmata una "Dichiarazione di Associazione Strategica integrale". Dal punto di vista delle relazioni economiche, la visita è stata un “giro di boa”: sono state raggiunte intese soprattutto nei settori del turismo, dell’alimentare e dell’alta tecnologia. Infine lo scorso luglio i Principi delle Asturie, accompagnati dal Ministro Moratinos, hanno visitato Shangai e Pechino (dove e’ stato aperto il più grande Istituto Cervantes al mondo).
A distanza di 13 anni dalla precedente visita di un Primo Ministro, Zapatero si e’ recato in India lo scorso 27 maggio, conseguendo l’obiettivo di rilanciare un rapporto decisamente trascurato in questi anni.
Va segnalato altresì l’ottimo andamento delle relazioni con le Filippine, dopo un periodo di scarsa attenzione, testimoniato dalla visita di Stato del Presidente Macapagal a Madrid il 30.6 u.s. a 40 anni dalla precedente.
Africa Sub-sahariana e cooperazione allo sviluppo
Nell’ambito di una politica estera che ha dato prova di voler allargare i tradizionali orizzonti, il Governo Zapatero ha mostrato interesse per rafforzare la cooperazione con i Paesi dell’Africa Subsahariana, anche in un’ottica di contenimento dell’immigrazione clandestina. Alcuni passi significativi sono stati adottati con la Conferenza degli Ambasciatori d’area tenutasi alle Canarie nel marzo del 2005, con la decisione di aprire nuove strutture diplomatiche e con la visita compiuta dal Ministro Moratinos in Niger, Ghana, Angola, Mozambico, Nigeria e Mali nel dicembre 2005 e in Guinea Conakry, Gambia e Senegal nell’ottobre scorso. Particolarmente significativa la visita di Zapatero in Senegal, la prima di un Capo del Governo spagnolo in Africa subsahariana degli ultimi 15 anni.
Tale politica viene sintetizzata, nelle sue componenti politiche, economiche, migratorie di cooperazione e di rafforzamento della rete diplomatica, in un Piano per l’Africa predisposto nel primo trimestre dell’anno.
Per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo, all’interno degli incrementi di risorse varati dal Governo Zapatero per raggiungere quota 0,7% del PIL nel 2011, l’Africa sub-sahariana si presenta come beneficiario privilegiato: negli ultimi due anni gli aiuti sono passati da 123 milioni di Euro ai 450 milioni del 2006 (cifra complessiva di aiuti a dono, oltre agli aiuti a dono per 90 milioni, progetti di budget support, crediti e microcrediti, cooperazione degli enti locali) e sono destinati a crescere.
Santa Sede
La politica del Governo Zapatero in materia educativa e di diritti civili ha provocato un forte attrito sia con la Chiesa spagnola che con la Santa Sede; si ricordano ad esempio le forti polemiche suscitate nella primavera del 2005 dai rilievi fortemente critici di Giovanni Paolo II dopo l’approvazione della legge che consente le unioni civili tra omosessuali. La situazione non e’ cambiata con Papa Benedetto XVI, che e’ più volte intervenuto sul tema della famiglia; era stata quindi caricata di aspettative “politiche” da parte dei settori cattolici più intransigenti la visita compiuta dal Pontefice a Valencia a luglio per partecipare alla V giornata mondiale della famiglia. In realtà il Papa ha evitato toni di scontrp, nonostante sia risultata evidente la freddezza del suo incontro con il Primo Ministro, la cui decisione di non assistere alla Messa finale ha suscitato fortissime polemiche.
A fronte di posizioni tanto distanti, il compito di rilanciare il dialogo con il Vaticano e’ stato affidato alla Vice premier Teresa Feráandez de la Vega.
Questione di Gibilterra
Gibilterra è un territorio d'oltremare del Regno Unito, ceduto alla Gran Bretagna dalla Spagna nel Trattato di Utrecht del 1713, a seguito della Guerra di successione spagnola. In quel trattato, la Spagna cedeva alla Gran Bretagna "la piena e intera proprietà della città e del castello di Gibilterra per sempre, senza eccezioni o impedimenti di sorta".
Lo statuto di Gibilterra costituisce da tempo motivo di contenzioso tra i due Paesi, ora ricondotto in un contesto di – seppur serrato e altalenante – negoziato tra due Paesi membri dell’Unione Europea. La Spagna, che non rinuncia a rivendicare la sovranità, attua una politica di non-riconoscimento del Governo di Gibilterra come 'autorità competente', rifiutandosi quindi di riconoscere le corti di Gibilterra, i dipartimenti di polizia e gli organi di governo, le patenti di guida e i documenti di identità.
In un referendum del 1967, i cittadini di Gibilterra, ignorando le pressioni spagnole, avevano votato in massa per rimanere una dipendenza britannica. Nel novembre 2002 un nuovo referendum popolare ha espresso un no unanime all’ipotesi di condivisione anglo-spagnola della sovranità sulla Rocca (peraltro Madrid definiva il referendum una “consultazione virtuale e in palese contrasto con le risoluzioni Onu ”).
Da ultimo si è tenuto un nuovo referendum per l’approvazione di una nuova Costituzione locale che dovrebbe assicurare a Gibilterra una maggiore autonomia dalla Gran Bretagna. Da parte spagnola si e’ evidenziato un netto calo dell’affluenza alle urne; non si attribuisce del resto alcun valore giuridico a questa votazione (l’ordinamento britannico non prevede per Gibilterra la possibilità di indire autonomamente un referendum).
La Spagna considera quindi che lo status della Rocca potrà essere determinato solo da un negoziato diretto con Londra. Quest’ultima sottolinea invece come non può esserci un cambiamento costituzionale senza il consenso dei cittadini di Gibilterra.
Quadro economico(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)
|
Principali indicatori economici* |
|||
|
2006 |
2007 |
2008 |
Crescita PIL (%) |
3,9 |
3,7 |
3,4 |
Inflazione (%) |
3,6 |
2,4 |
2,6 |
Saldo bilancio P.A./PIL (%) |
2,3 |
1,8 |
1,7 |
Debito/PIL (%) |
39,9 |
37,0 |
34,6 |
Tasso di disoccupazione (%) |
8,6 |
8,1 |
7,8 |
PIL (in dollari USA, a parità di potere d’acquisto)** |
1000,07 miliardi |
||
PIL pro capite (in dollari USA, a parità di potere d’acquisto)** |
27.000 (Italia: 29.700) |
||
* Fonti: Commissione europea. Previsioni economiche. Primavera 2007.** Fonti: The Cia Worldfactbook 2007 |
L’economia spagnola nel 2006 si è confermata, per il tredicesimo anno consecutivo, come una delle più dinamiche in Europa, con un aumento del PIL del 3,9% (3,7% nel 2005) ed uno stimato del 3,5-3,7% per il 2007.
Componente trainante del PIL resta la domanda interna, che ha registrato nel 2006 un ritmo di crescita del 5% (5,2% nel 2005). I settori–chiave sono stati il consumo privato, aumentato del 3,7% ( 4,2% nel 2005), ed ilsettore delle costruzioni che è cresciuto del 5,7% (+ 5,6% nel 2005), fattori che costituiscono ancora i veri “pilastri” della crescita. A questi si è aggiunto, nel 2006, la continuazione dell’incremento degli investimenti in beni strumentali (macchine per l’industria, attrezzature per uffici e telecomunicazioni) che hanno fatto registrare una crescita del 9,5%.
L’indice di produzione industriale (IPI) nel 2006 (base 2000) è cresciuto del 4.4%, sia come conseguenza del miglioramento dell’economia tedesca ed europea in generale, sia per la tendenza a soddisfare con produzioni nazionali la crescente domanda di beni d’investimento.
L’andamento della produttività rimane tuttavia fiacco in termini di rapporto fra PIL annuale e numero di occupati (+0,8% registrato nel 2006). Incide sulla produttività il peculiare assetto del mercato del lavoro: forte segmentazione ed elevata percentuale dei lavoratori temporanei sul totale degli occupati (oltre un terzo). Peraltro, nel 2006 si sono stipulati più di due milioni di contratti a tempo indeterminato, anche grazie agli incentivi offerti dalla riforma del mercato del lavoro.
La creazione di nuovi posti di lavoro ha interessato quasi tutti i settori economici, con punte più alte nei servizi, seguiti dall’industria e dalle costruzioni. Nel 2006, il tasso di disoccupazione è sceso all’8,5%, registrando il miglior dato degli ultimi 27 anni, con la creazione di 700.000 nuovi posti di lavoro.
Se il quadro macroeconomico appare positivo, alcuni analisti osservano che in realtà quel +3,9 di crescita è il risultato della somma algebrica fra il +4,9 della domanda interna e il -1 di quella estera, con un deficit della bilancia dei pagamenti che ha raggiunto l’8,5 % del PIL.
Si ritiene che tre siano le condizioni per assicurare sostenibilità alla crescita: 1) eliminazione del differenziale d’inflazione con l’area dell’euro; 2) crescita della produttività e della capacità di competere sui mercati mondiali; 3) mantenimento di un orientamento prudente della politica di bilancio.
L’inflazione, assieme al deficit commerciale, continua ad essere la palla al piede dell’economia spagnola. Rispetto all’1,9% della media UE, il tasso medio del 2006 è stato del 3,5%. Secondo l’OCSE, il perdurante differenziale d’inflazione con la zona euro è imputabile a fattori di costo legati alle clausole di revisione automatica dei salari, che crescono più della produttività, ed a perduranti rigidità dal lato dell’offerta. Sul tasso d’inflazione, d’altro canto, influisce anche il mercato immobiliare, con prezzi cresciuti a ritmi vertiginosi negli ultimi anni.
Relazioni bilaterali(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)
|
Ambasciatore italiano in Spagna:
Pasquale Terracciano
Ambasciatore spagnolo in Italia:
José Luis Dicenta Ballester
Relazioni politiche
Il XV Vertice italo–spagnolo si è svolto a Ibiza, il 20 febbraio 2007, con la partecipazione di una folta delegazione ministeriale per entrambi i Paesi. L’incontro ha consacrato il salto di qualità delle relazioni bilaterali nella scia della piena sintonia politica tra i due Governi, che si traduce in strategie condivise nel principale quadro di riferimento, l’Unione Europea, e nei comuni ambiti prioritari di proiezione esterna, come Mediterraneo, America Latina e missioni di pace multilaterali.
Sin dall’insediamento del Governo Prodi si era aperta del resto una fase caratterizzata da un fitto calendario di incontri, sia a livello bilaterale che nelle sedi multilaterali. Un primo contatto tra i due Primi Ministri aveva avuto luogo già a margine del Consiglio Europeo il 12 giugno e i medesimi hanno avuto alcuni colloqui telefonici con riferimento alla missione UNIFIL in Libano. Per parte sua, il Ministro Moratinos ha avuto piu’ incontri con l’On.Ministro (a Roma il 30 giugno, ad Alicante il 28 ottobre, a Verona l’8 novembre).
L’eccellente livello dei rapporti bilaterali era stato confermato anche in occasione della visita del Presidente Prodi a Madrid il 16 ottobre 2006, nella quale si era delineato un più stretto raccordo per promuovere le priorità di comune interesse in seno all’Unione Europea, con riferimento in particolare all’immigrazione, ed auspicata un’intesa operativa con la Germania per far ripartire il dibattito sul futuro dell’Europa. I due Capi di Governo avevano inoltre approfondito i grandi temi della collaborazione economica bilaterale, Autostrade/Abertis, Enel, etc..
Va altresi’ segnalata la visita di lavoro compiuta dal Presidente Napolitano a Madrid,il 26-28 gennaio 2007.
Inoltre i contatti bilaterali avuti dal Sottosegretario Di Santo a Madrid nel luglio 2006 hanno avviato una rinnovata concertazione Italia-Spagna sui temi latinoamericani.
La solidità del legame bilaterale e’ dimostrato anche dal regolare svolgimento delle riunioni dei Gruppi di amicizia tra i due rami dei rispettivi Parlamenti, nonché dell’annuale Foro di dialogo Italia-Spagna tra esponenti della società civile (la cui ultima edizione si è tenuta a Verona l’8 novembre 2006.).
In materia di candidature la collaborazione tra i due paesi e’ ottima e anche nel corso del 2005 Madrid ha assicurato il suo appoggio a numerose candidature italiane; ovviamente questo non riguarda i casi in cui vi siano interessi spagnoli concorrenti (ad esempio Valencia sede della Coppa America e Saragozza per l’Expo 2008). Da ultimo abbiamo richiesto a Madrid sostegno alla candidatura di Milano per l’Expo 2015, considerato anche l’impatto favorevole che tale sostegno avrebbe sul voto dei Paesi latino-americani.
Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
La bilancia commerciale italo-spagnola è tradizionalmente positiva per l’Italia e anche nel 2006 abbiamo mantenuto il terzo posto nel ranking dei principali fornitori (dopo Germania e Francia), con una quota sul totale import spagnolo dell’8,2% (in diminuzione rispetto al 2005). Per quanto riguarda l’export spagnolo, l’Italia ha guadagnato il quarto posto (8,4% del totale) nella graduatoria dei clienti, superata leggermente da Francia, Germania e Portogallo.
Nel dettaglio, la bilancia commerciale italo-spagnola nel 2006 ha registrato un saldo a nostro favore di 6,8 miliardi di euro. L’export italiano verso il mercato spagnolo è cresciuto del 6,6% tasso superiore a quello registratosi nel 2005.
L’import italiano di prodotti spagnoli, dopo due anni di flessioni, ha invece segnato una forte crescita dell’11,8% rispetto all’anno precedente.
L’interscambio tra i due Paesi si concentra nel macrocomparto delle materie prime, prodotti industriali e beni strumentali che rappresenta il 73% delle vendite italiane al mercato spagnolo e il 65% di quelle spagnole verso l’Italia.
I beni di consumo sono, per l’Italia, il secondo gruppo dell’interscambio con una quota del 22,3% del totale. Per la Spagna questo gruppo rappresenta intorno al 15% del totale delle esportazioni verso l’Italia.
Nel comparto agroalimentare, l’interscambio bilaterale è caratterizzato da una bilancia commerciale negativa per l’Italia (-1,8 mld/€). Inoltre, nel 2006, dopo una fase espansiva con incrementi significativi delle nostre vendite (+19% nel 2005) si è verificata una forte battuta d’arresto.
Il quadro di riferimento per i rapporti culturali tra Italia e Spagna è rappresentato dall’Accordo di collaborazione culturale, firmato nel 1955 a Roma, e dal relativo Protocollo esecutivo, scaduto nel 2003. Analogamente a quanto avviene nei rapporti con gli altri maggiori partners comunitari, l’intensità ed articolazione delle relazioni bilaterali nel settore aveva sconsigliato di procedere ad un aggiornamento del quadro convenzionale (in occasione del Vertice di Cuenca del 2004 si era convenuto di definire un nuovo Protocollo per il periodo 2005-2008, ma il testo e’ rimasto in sospeso).
Quanto ai rapporti in ambito scientifico, essi sono regolati dall’Accordo di collaborazione scientifica e tecnologica concluso a Madrid nel 1969. Il Protocollo esecutivo, valido fino al 2004, e’ lo stesso di quello dell’Accordo Culturale; al momento non se ne prevede l’aggiornamento.
A Madrid e Barcellona sono presenti due scuole italiane statali che comprendono il livello elementare e secondario di I e II grado. Ad entrambe è annessa una scuola materna con presa d'atto. La notevole percentuale di studenti spagnoli (55%) testimonia il notevole prestigio di cui godono le scuole.
A livello accademico lo studio dell’italiano è diffuso presso diciotto atenei, quattro dei quali offrono corsi di laurea in lingua e letteratura italiana.
Tredici lettori di italiano di ruolo, inviati dal MAE, operanopresso le principali Università della Spagna.
In Spagna sono presenti i due Istituti Italiani di Cultura di Madrid e Barcellona; la dante Alighieri opera attraverso 5 Comitati.
In Italia opera l’Istituto Cervantes (Roma, Milano, Napoli); vi sono inoltre a Roma il Liceo Cervantes, l’Accademia di Spagna e la Scuola Spagnola di storia e Archeologia.
Si segnala, inoltre, che il Presidente della Repubblica, in occasione della sua recente visita in Spagna, ha inaugurato presso il Museo del Prado, insieme a Re Juan Carlos, una mostra sull’artista veneziano Tintoretto.