Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari comunitari | ||
Altri Autori: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2008-2011 - Commissione Politiche dell'Unione europea | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 90 | ||
Data: | 09/07/2007 | ||
Organi della Camera: | XIV - Politiche dell'Unione europea |
Camera dei deputati
XV LEGISLATURA
SERVIZIO STUDI |
UFFICIO RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA |
Documentazione e ricerche
Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2008-2011
Commissione Politiche dell’Unione europea
n. 90
9 luglio 2007
Il dossier è stato predisposto dal Servizio Bilancio del Senato, dal Servizio Bilancio e dal Dipartimento Bilancio e politica economica del Servizio Studi della Camera.
La parte relativa ai profili di interesse della XIV Commissione è stata coordinata, per l’Ufficio Rapporti con l’Unione europea, dal dott. Antonio Esposito e dalla dott.ssa Daniela Chiodi.
SIWEB
Dipartimento affari comunitari
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File: UE0073.doc
INDICE
Parte I Gli andamenti macroeconomici5
Parte II La finanza pubblica15
§ Il quadro di finanza pubblica per il 2007
§ Il quadro di finanza pubblica per gli anni 2008-2011
- Il quadro tendenziale 2008-2011
- Il quadro programmatico 2008-2011
- La procedura di disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia
Parte III I profili di interesse della XIV Commissione53
- Base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB)
§ Politiche di risanamento dei conti pubblici
- Dichiarazione annuale 2007 sull’area Euro
- Trasmissione dei dati di contabilità nazionale
§ Politiche relative all’amministrazione pubblica
- Semplificazione normativa ed amministrativa
- Giustizia, legalità e sicurezza
§ Politiche delle infrastrutture e dell’ambiente
- Acque
- Rifiuti
- Energia
- Reti di telecomunicazioni e digitalizzazioni
§ Politiche per la produzione e la competitività
- Cultura
- Turismo
§ La politica regionale e per lo sviluppo del Mezzogiorno
- Dimensione territoriale della coesione
§ Politiche sociali e del lavoro
- Pensioni
- Inclusione sociale degli immigrati
- Violenza contro bambini, giovani e donne
- Sanità
- Politiche dell’UE per la famiglia
Il Documento di programmazione economico-finanziaria 2008-2011 (DPEF 2008-2011) approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 giugno 2007 indica le politiche economiche che il Governo intende perseguire nei prossimi anni al fine di conseguire gli obiettivi economici e di bilancio indicati nello stesso documento.
Nella definizione di questi obiettivi il DPEF 2008-2011 si pone in linea di continuità con quanto indicato nel precedente documento di programmazione. Così come già previsto nel DPEF dello scorso luglio, costituiscono infatti obiettivi prioritari del Governo il contemporaneo raggiungimento di un più elevato e duraturo sviluppo, di un maggior grado di equità sociale e del pareggio di bilancio entro il termine della legislatura. Con particolare riferimento al bilancio delle Amministrazioni Pubbliche, a questi obiettivi si affiancano la riduzione della pressione fiscale e la diminuzione dello stock del debito pubblico al di sotto del 100 per cento entro l’anno 2010. Una particolare attenzione è poi posta sul controllo della dinamica e della composizione della spesa pubblica. È questa infatti la componente del bilancio su cui maggiormente si è intervenuti negli ultimi anni, ma su cui ancora si stenta ad ottenere i risultati desiderati. È al contempo questo lo strumento che viene indicato nel Documento attraverso cui trovare gli spazi per garantire la riduzione auspicata della pressione fiscale, ma anche il reperimento delle risorse necessarie a garantire la copertura degli oneri derivanti dai necessari rifinanziamenti di spesa non considerati nella proiezione dei quadri di bilancio a legislazione vigente, nonché gli ulteriori interventi relativi a nuove iniziative da recepire con la legge finanziaria per il prossimo anno.
Partendo dai dati
più recenti relativi al quadro macroeconomico e al conto delle Amministrazioni
Pubbliche, il DPEF provvede a riformulare la previsione di finanza pubblica.
Sulla base del favorevole andamento delle entrate tributarie, in particolare,
il Documento rivede al ribasso la previsione di indebitamento netto per il 2007
e per gli anni successivi rispetto alla proiezione precedentemente formulata e
indicata nella Relazione Unificata sull’Economia e
Proprio il miglior risultato di bilancio ora previsto, rispetto alle stime contenute nella RPP dello scorso ottobre, fornisce le risorse necessarie a finanziare gli interventi in materia di spesa disposti dal provvedimento adottato dal Governo contestualmente al DPEF (D.L. 2 luglio 2007, n. 81). In virtù del decreto legge, il saldo di bilancio, pur rimanendo entro gli obiettivi indicati nell’Aggiornamento del Programma di Stabilità dello scorso dicembre, registra, infatti un incremento rispetto al valore tendenziale di circa quattro decimi di punto nel 2007 e di circa un decimo in ciascuno degli anni successivi. In considerazione del formale rispetto degli obiettivi indicati nel citato documento, il Governo non ritiene, peraltro, di dover prevedere una manovra correttiva netta per l’anno 2008. Verrebbe meno, in questo modo, anche la correzione del saldo strutturale di 0,5 punti percentuali da conseguire nello stesso anno secondo quanto richiesto dalla Commissione europea nel percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio a quei paesi che presentano ancora una situazione di disavanzo. Secondo quanto indicato nel DPEF, tale correzione risulterebbe infatti pari a circa due decimi nel 2008.
Un più rigoroso cammino sarebbe, invece, previsto negli anni successivi quando, anche grazie ad una manovra cumulata nel triennio 2009-2011 di circa 24 miliardi di euro, il saldo strutturale dovrebbe segnare miglioramenti dell’ordine dei sette-otto decimi di PIL in ciascun anno.
Va segnalata infine la novità metodologica consistente nella previsione di un Atto di indirizzo con cui mettere a fuoco procedure e metodi per l'individuazione delle proposte destinate a confluire essenzialmente nella legge finanziaria.
Il DPEF 2008-2011 stima, per il 2007, un tasso di crescita del PIL in termini reali 2 per cento, a fronte dell’1,9 per cento registrato nel 2006.
Viene dunque confermata la previsione di crescita fornita nel marzo scorso nella Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (RUEF).
Secondo le previsioni del Governo, la manovra espansiva adottata contestualmente alla presentazione del DPEF non dovrebbe esplicare effetti in termini di crescita economica.
Tanto i consumi delle famiglie (2,0 per cento) quanto gli investimenti fissi lordi (3,5 per cento) dovrebbero crescere ad un ritmo superiore a quello registrato nell’anno precedente (rispettivamente: 1,5 per cento e 2,3 per cento).
La crescita dei consumi delle famiglie sconta l’evoluzione positiva del reddito disponibile reale, legata dalla moderazione dell’inflazione al consumo.
La crescita degli investimenti in macchinari e attrezzature dovrebbe essere favorita dal previsto buon andamento della domanda estera, soprattutto tedesca. Anche gli investimenti in costruzioni, nonostante il rialzo atteso dei tassi di interesse, continuerebbero a crescere.
Per il settore estero, si prevede per il 2007 un rallentamento nella crescita delle esportazioni (4,4 per cento a fronte del 5,3 per cento del 2006).
Tale dato sconta le previsioni di una minore dinamica di crescita del commercio mondiale (dal 9,2 per cento del 2006 al 7 per cento nel 2007) e l’elevato livello del rapporto di cambio dell’euro rispetto alle principali valute.
E’ parimenti previsto un lieve rallentamento della crescita delle importazioni rispetto all’anno precedente(4,2 per cento, a fronte del 4,3 del 2006).
Si osserva che il DPEF non fornisce il dato sulla crescita in termini reali sulla spesa delle pubbliche amministrazioni e delle istituzioni sociali private ed il dato aggregato sui consumi finali nazionali.
Conto
economico delle risorse e degli impieghi
previsioni 2007 – raffronto tra ruef e dpef
(variazioni %)
|
2006 |
2007 |
2007 |
PIL |
1,9 |
2,0 |
2,0 |
Importazioni |
4,3 |
4,8 |
4,2 |
Consumi finali nazionali |
1,0 |
- |
- |
- spesa delle famiglie residenti |
1,5 |
1,8 |
2,0 |
- spesa delle P.A. e delle I.S.P. |
-0,3 |
- |
- |
Investimenti fissi lordi |
2,3 |
3,2 |
3,5 |
- macchinari, attrezzature, varie |
2,1 |
- |
- |
- costruzioni |
1,8 |
- |
- |
Esportazioni |
5,3 |
5,1 |
4,4 |
Se si analizzano i contributi alla crescita del PIL, quest’ultima appare sostenuta integralmente dalla domanda interna (2,1 per cento rispetto all’1,3 per cento del 2006) e, in particolare dai consumi privati (1,2 per cento); l’apporto del settore estero appare nullo (a fronte di un 0,3 per cento nel 2006), mentre negativo risulta il contributo delle scorte (-0,1 per cento rispetto allo 0,3 per cento del 2006).
Per ciò che attiene
alle previsioni degli organismi internazionali,
La crescita dell’Italia nel 2007 risulta comunque inferiore a quella dell’area euro, che, in base alle previsioni dei citati organismi internazionali, dovrebbe attestarsi tra il 2,6 ed il 2,7 per cento.
Meno favorevoli appaiono le previsioni del Fondo monetario internazionale, del mese di aprile, che recano una stima di crescita del PIL all’1,8 per l’Italia e del 2,3 per cento per l’area dell’euro.
Prodotto interno lordo 2007 - Confronti internazionali
(variazioni % a prezzi costanti)
|
Commissione UE |
OCSE |
FMI |
Italia |
1,9 |
2,0 |
1,8 |
Francia |
2,4 |
2,2 |
2,0 |
Spagna |
3,7 |
3,6 |
3,6 |
Germania |
2,5 |
2,9 |
1,8 |
Area euro |
2,6 |
2,7 |
2,3 |
Regno unito |
2,8 |
2,7 |
2,9 |
Ue – 15 |
2,7 |
- |
- |
Ue – 27 |
2,9 |
- |
- |
Usa |
2,2 |
2,1 |
2,2 |
Giappone |
2,3 |
2,4 |
2,3 |
Fonte: Commissione UE: Spring 2007 Economic forecasts (maggio 2007); OCSE: Economic outlook n. 81Preliminary Edition (maggio 2007); FMI: World Economic Outlook (aprile 2007).
Quanto al mercato del lavoro, il DPEF prevede, per il 2007, il proseguimento del trend decrescente del tasso di disoccupazione (6,4 per cento , rispetto al 6,8 per cento del 2006), che si attesta ad un livello inferiore dello 0,9 per cento rispetto a quello medio stimato dalla Commissione europea per il 2007 per i Paesi dell’area euro (7,3 per cento).
Si registra peraltro un rallentamento della crescita dell’occupazione, misurata in unità di lavoro standard (ULA), per la quale è previsto un aumento dello 0,8 per cento, a fronte dell’aumento dell’1,6 per cento del 2006.
Si segnala inoltre una aumento della produttività del lavoro (1,1% rispetto allo 0,2 per cento del 2006), cui corrisponde una riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto (1,2% rispetto al 2,3% del 2006).
Il DPEF prevede inoltre, per il 2007, un tasso di inflazione, sulla base dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) esclusi i tabacchi, dell’1,7 per cento, a fronte di un tasso di inflazione programmata del 2 per cento fissato nel Documento di programmazione dell’anno scorso.
Nel 2007, pertanto, il tasso di inflazione segna una decelerazione rispetto all’anno precedente, in cui si è attestato al 2 per cento.
A differenza di quanto accaduto negli anni precedenti, il tasso di inflazione effettivo dovrebbe pertanto attestarsi nel 2007 ad un livello superiore (0,3 per cento) rispetto a quello programmato dal DPEF dello scorso anno.
Indicatori dell’occupazione e dei prezzi
(variazioni %)
|
2006 |
2007 |
Tasso di disoccupazione |
6,8% |
6,4% |
Crescita dell’occupazione (ULA) |
1,6% |
0,8% |
Tasso di occupazione (15-64 anni) |
58,4% |
59,0% |
Costo del lavoro |
2,5% |
2,3% |
Costo del lavoro per unità di prodotto (misurato sul PIL) |
2,3% |
1,2% |
Produttività del lavoro (misurato sul PIL) |
0,2% |
1,1% |
Tasso di inflazione (*) |
2,1% |
1,8% |
Tasso di inflazione famiglie di operai e impiegati (**) |
2,0% |
1,7% |
(*) Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC)
(**) Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi
Nell’area dell’euro, l’inflazione, calcolata sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), viene stimata dalla Commissione UE per il 2007 all’1,9 per cento.
Il DPEF indica per il 2008 una crescita del PIL in termini reali dell’1,9 per cento, rivedendo al rialzo dello 0,2 per cento la previsione fornita nel marzo scorso dalla Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (RUEF).
Il quadro macro-economico fornito dal DPEF per il 2008 registra una coincidenza tra valori tendenziali e valori programmatici.
La manovra di finanza pubblica per il 2008 sembrerebbe pertanto non esplicare effetti in termini macro-economici nel 2008.
I consumi delle famiglie mostrano nel 2008 un incremento dell’1,9 per cento, inferiore dello 0,1 per cento rispetto al 2007.
Più marcato appare
il rallentamento della crescita degli investimenti fissi lordi (dal 3,5 per
cento del 2007 al 2,9 per cento del 2008), che dovrebbe essere ascrivibile ad
una decelerazione degli investimenti in costruzioni. Gli investimenti in
macchinari e attrezzature dovrebbero invece mostrare un incremento rispetto al
Con riferimento al settore estero, è previsto un lieve aumento delle esportazioni (che passerebbero dal 4,4 per cento al 4,6 per cento). Il dato risulta comunque ancora inferiore a quello del commercio mondiale (+7,4).
Anche le importazioni registrerebbero un aumento (dal 4,2 per cento del 2007 al 4,4 per cento del 2008).
Si osserva che, anche con riferimento agli anni 2008 e successivi, non sono forniti il dato sulla spesa delle pubbliche amministrazioni e delle istituzioni sociali private ed il dato aggregato sui consumi finali nazionali.
Conto risorse e impieghi 2007
Quadro tendenziale e programmatico nel dpef
(variazioni % - valori concatenati anno base 2000)
|
2007 |
2008 |
|
Stime |
Tendenziale |
Programmatico |
|
PIL |
2,0 |
1,9 |
1,9 |
Importazioni |
4,2 |
4,4 |
4,4 |
Consumi finali nazionali |
- |
- |
- |
- Spesa famiglie residenti |
2,0 |
1,9 |
1,9 |
- Spesa delle P.A. e I.S.P. |
- |
- |
- |
Investimenti fissi lordi |
3,5 |
2,9 |
2,9 |
Esportazioni |
4,4 |
4,6 |
4,6 |
Nel 2008 la crescita dovrebbe essere sostenuta esclusivamente dalla domanda interna (1,9 per cento, di cui 1,2 per cento riferito alla spesa delle famiglie e 0,6 per cento riferito agli investimenti), a fronte di un apporto nullo del settore estero e delle scorte.
La crescita del PIL indicata dal Governo per il 2008 risulta superiore dello 0,2 per cento rispetto a quella stimata dalla Commissione europea e dall’OCSE nel maggio 2007 e dal Fondo monetario internazionale nel mese di aprile.
Prodotto interno lordo 2008 - Confronti internazionali
(variazioni % a prezzi costanti)
|
Commissione UE |
OCSE |
FMI |
Italia |
1,7 |
1,7 |
1,7 |
Francia |
2,3 |
2,2 |
2,4 |
Spagna |
3,4 |
2,7 |
3,4 |
Germania |
2,4 |
2,7 |
1,9 |
Area euro |
2,5 |
2,3 |
2,3 |
Regno unito |
2,5 |
2,5 |
2,7 |
Ue – 15 |
2,5 |
- |
- |
Ue – 27 |
2,7 |
- |
- |
Usa |
2,7 |
2,5 |
2,8 |
Giappone |
2,1 |
2,1 |
1,9 |
Fonte: Commissione UE: Spring 2007 Economic forecasts (maggio 2007); OCSE: Economic outlook n. 81, Preliminary Edition (maggio 2007); FMI: World Economic Outlook (aprile 2007).
Anche riguardo al mercato del lavoro per il 2008 le previsioni tendenziali e programmatiche coincidono.
In particolare, è prevista unacrescita dell’occupazione, misurata in unità di lavoro standard (ULA) dello 0,8 per cento, pari al livello previsto per il 2007.
Il tasso di disoccupazione proseguirebbe ulteriormente il trend discendente (-0,2% rispetto al 2007).
Il DPEF prevede altresì per il 2008 un incremento di una certa consistenza della crescita del costo del lavoro, pari al 3,5 per cento, a fronte del 2,3 per cento del 2007. Tale dinamica trova giustificazione dallo slittamento dell’iter per il perfezionamento di alcuni contratti del pubblico impiego.
Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) crescerebbe del 2,4 per cento (a fronte dell’1,2 per cento del 2007).
Il tasso di inflazione programmata per il 2008 è fissato all’1,7 per cento.
Il tasso di inflazione, misurato in base al deflatore dei consumi[1], dovrebbe risultare invece pari all’1,9 per cento.
Indicatori dell’occupazione e dei prezzi
(variazione %)
|
2007 |
2008 |
|
|
Stime |
Tendenziale |
Programmatico |
Tasso di disoccupazione |
6,4 |
6,2 |
6,2 |
Tasso di occupazione |
59,0 |
59,7 |
59,7 |
Costo lavoro |
2,3 |
3,5 |
3,5 |
Costo del lavoro per unità di prodotto (misurato sul PIL (su PIL) |
1,2 |
2,4 |
2,4 |
Occupazione (ULA) |
0,8 |
0,8 |
0,8 |
Tasso di inflazione (*) |
1,8 |
- |
- |
Tasso di inflazione famiglie di operai e impiegati (**) |
1,7 |
- |
- |
Deflatore dei consumi |
1,9 |
1,9 |
1,9 |
Inflazione programmata |
2,0 |
- |
1,7 |
(*) Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC).
(**) Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi.
Per quanto concerne gli anni successivi, la crescita del PIL in termini reali evidenzia nel 2009 una diminuzione dello 0,1 per cento nel quadro programmatico rispetto al tendenziale (1,7 per cento a fronte dell’1,8 per cento) e, viceversa, un incremento dello 0,1 per cento nel 2010 e nel 2011 (1,8 per cento nel programmatico a fronte dell’1,7 per cento del tendenziale).
L’andamento positivo nel 2010 e nel 2011 è connesso dal DPEF agli effetti positivi della riduzione della pressione fiscale. In questi anni è prevista, confrontando nuovamente il quadro tendenziale e quello programmatico, un crescita più marcata tanto dei consumi della famiglie (0,2 per cento ) quanto degli investimenti (0,1 per cento).
Andamento tendenziale e programmatico nel 2008-2011
(variazioni % - valori concatenati anno base 2000)
Tendenziale |
Programmatico |
|||||||
|
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
PIL |
1,9 |
1,8 |
1,7 |
1,7 |
1,9 |
1,7 |
1,8 |
1,8 |
Importazioni |
4,4 |
4,2 |
4,1 |
4,1 |
4,4 |
4,2 |
4,3 |
4,4 |
Consumi finali nazionali |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- Spesa famiglie residenti |
1,9 |
1,8 |
1,6 |
1,6 |
1,9 |
1,8 |
1,8 |
1,8 |
- Spesa delle P.A. e I.S.P. |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Investimenti fissi lordi |
2,9 |
2,7 |
2,5 |
2,5 |
2,9 |
2,7 |
2,6 |
2,5 |
Esportazioni |
4,6 |
4,5 |
4,5 |
4,4 |
4,6 |
4,5 |
4,6 |
4,7 |
Nell’ambito del mercato del lavoro, dovrebbe proseguire la discesa del tasso di disoccupazione.
Per ciò che attiene all’inflazione programmata, la stima è dell’1,5 per cento in ciascun anno del triennio 2009-2011.
Tendenziale |
Programmatico |
|||||||
|
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
Tasso di disoccupazione |
6,2 |
6,1 |
5,9 |
5,7 |
6,2 |
6,1 |
5,8 |
5,6 |
Tasso di occupazione |
59,7 |
60,3 |
60,9 |
61,4 |
59,7 |
60,3 |
60,9 |
61,5 |
Deflatore dei consumi |
1,9 |
1,8 |
1,8 |
1,7 |
1,9 |
1,8 |
1,8 |
1,7 |
Inflazione programmata |
- |
- |
- |
- |
1,7 |
1,5 |
1,5 |
1,5 |
Il DPEF 2008-2011 rivede l’obiettivo di indebitamento netto per il 2007, fissandolo al 2,5 per cento del PIL.
L’obiettivo si pone ad un livello inferiore al 2,8 per cento indicato dal DPEF dello scorso anno (luglio 2006) e confermato dall’aggiornamento annuale del Programma di stabilità (dicembre 2006).
Gli andamenti
tendenziali di finanza pubblica si stanno rivelando migliori rispetto alle
previsioni di fine
Il quadro a legislazione vigente indica, infatti, un indebitamento netto del 2,1 per cento, inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto alle previsioni di fine 2006 ed di 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni della Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (RUEF) di marzo 2007, che aveva in parte registrato il miglioramento.
Alla luce di questo andamento positivo, il Governo ha ritenuto di realizzare, contestualmente alla presentazione del DPEF, una manovra di carattere espansivo che comporta un incremento dell’indebitamento netto pari allo 0,4 per cento del PIL. La manovra è stata realizzata con il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (AC 2852) e con il disegno di legge di assestamento (A.S. 1679).
Di conseguenza l’indebitamento netto si attesta per l’anno in corso al 2,5 per cento del PIL.
La tabella che segue mette a raffronto il consuntivo del conto economico delle amministrazioni pubbliche del 2006 e i dati di previsione per il 2007, come indicati nella RUEF (marzo 2007) e nel DPEF. I dati del DPEF sono forniti, rispettivamente, al netto e al lordo degli effetti della manovra espansiva.
Si segnala al riguardo che i dati integrati con gli effetti della manovra incorporano gli effetti del decreto-legge per l’intero e gli effetti del disegno di legge di assestamento per la parte relativa alle spese. Le maggiori entrate registrate dal disegno di legge di assestamento erano infatti già state inserite nel quadro tendenziale.
Conto economico delle P.A. - raffronto tra il consuntivo 2006
e le previsioni 2007
(valori in milioni di euro e in % del PIL)
|
2006 |
2007 |
||||
|
|
RUEF |
DPEF non integrato |
Differenza DPEF non integrato -RUEF |
DPEF |
Differenza DPEF integrato –DPEF non integrato |
Entrate correnti |
675.582 |
708.720 |
710.848 |
2.128 |
710.762 |
-86 |
in % sul PIL |
45,8 |
46,2 |
46,1 |
-0,07 |
46,1 |
-0,01 |
Imposte dirette |
213.664 |
225.412 |
226.788 |
1.376 |
226.702 |
-86 |
in % sul PIL |
14,5 |
14,7 |
14,7 |
0,02 |
14,7 |
-0,01 |
Imposte indirette |
218.250 |
222.825 |
224.616 |
1.791 |
224.616 |
0 |
in % sul PIL |
14,8 |
14,5 |
14,6 |
0,05 |
14,6 |
0,00 |
Contributi sociali |
192.038 |
207.792 |
206794 |
-998 |
206.794 |
0 |
in % sul PIL |
13,0 |
13,5 |
13,4 |
-0,13 |
13,4 |
0,00 |
Entrate in c/capitale |
4.472 |
4.528 |
4.560 |
32 |
4.560 |
0 |
in % sul PIL |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,00 |
0,3 |
0,00 |
di cui: - imposte in c/capitale |
222 |
883 |
883 |
0 |
883 |
0 |
in % sul PIL |
0,0 |
0,1 |
0,1 |
0,00 |
0,1 |
0,00 |
Entrate complessive |
680.054 |
713.248 |
715.408 |
2.160 |
715.322 |
-86 |
in % sul PIL |
46,1 |
46,5 |
46,4 |
-0,07 |
46,4 |
-0,01 |
Uscite correnti |
656.577 |
683.558 |
683.037 |
-521 |
687.957 |
4.920 |
in % sul PIL |
44,5 |
44,6 |
44,3 |
-0,23 |
44,6 |
0,32 |
Uscite correnti al netto interessi |
589.025 |
609.567 |
609.278 |
-289 |
614.132 |
4.854 |
in % sul PIL |
39,9 |
39,7 |
39,5 |
-0,20 |
39,8 |
0,31 |
di cui: |
162.999 |
165.573 |
164.475 |
-1.098 |
164.689 |
214 |
in % sul PIL |
11,0 |
10,8 |
10,7 |
-0,12 |
10,7 |
0,01 |
- consumi intermedi (1) |
119.600 |
122.045 |
123.015 |
970 |
124.955 |
1.940 |
in % sul PIL |
8,1 |
8,0 |
8,0 |
0,03 |
8,1 |
0,13 |
- prestazioni sociali in denaro (2) |
252.993 |
264.150 |
264.150 |
0 |
264.921 |
771 |
in % sul PIL |
17,1 |
17,2 |
17,1 |
-0,08 |
17,2 |
0,05 |
Interessi passivi |
67.552 |
73.991 |
73.759 |
-232 |
73.825 |
66 |
in % sul PIL |
4,6 |
4,8 |
4,8 |
-0,04 |
4,8 |
0,00 |
|
2006 |
2007 |
||||
|
|
RUEF |
DPEF non integrato |
Differenza DPEF non integrato -RUEF |
DPEF |
Differenza DPEF integrato –DPEF non integrato |
Uscite in c/capitale |
59. 315 |
64.272 |
63.988 |
-284 |
65.667 |
1.679 |
-al lordo degli oneri straordinari |
88.981 |
|
|
|
|
|
in % sul PIL |
6,0 |
4,2 |
4,2 |
-0,04 |
4,3 |
0,11 |
Uscite complessive |
715.892 |
747.830 |
747.025 |
-805 |
753.624 |
6.599 |
-al lordo degli oneri straordinari |
745.558 |
|
|
|
|
|
in % sul PIL |
48,5 |
48,7 |
48,5 |
-0,27 |
48,9 |
0,43 |
Saldo corrente |
19.005 |
25.162 |
27.811 |
2.649 |
22.805 |
-5.006 |
in % sul PIL |
1,3 |
1,6 |
1,8 |
0,16 |
1,5 |
-0,32 |
Saldo primario |
31.714 |
39.409 |
42.142 |
2.733 |
35.523 |
-6.619 |
-al lordo degli oneri straordinari |
2.048 |
|
|
|
|
|
in % sul PIL |
2,1 |
2,6 |
2,7 |
0,17 |
2,3 |
-0,43 |
-al lordo degli oneri straordinari |
0,1 |
|
|
|
|
|
Indebitamento netto |
- 35.838 |
-34.582 |
-31.617 |
2.965 |
-38.302 |
-6.685 |
-al lordo degli oneri straordinari |
-65.504 |
|
|
|
|
|
in % sul PIL |
-2,4 |
-2,3 |
-2,1 |
0,20 |
-2,5 |
-0,43 |
-al lordo degli oneri straordinari |
-4,4 |
|
|
|
|
|
(1) Nei consumi intermedi sono comprese le prestazioni sociali in natura.
(2) Nelle prestazioni sociali in denaro sono incluse le pensioni.
Il confronto con le previsioni della RUEF. Rispetto alla stima del 2,3 per cento della RUEF, la previsione a legislazione vigente del DPEF (senza considerare gli effetti della manovra espansiva) mostra un miglioramento dell’indebitamento netto di 0,2 punti percentuali, pari a 2.965 milioni di euro.
Il miglioramento è ascrivibile ad un incremento delle previsioni di entrata di 2.160 milioni di euro e ad una riduzione delle previsioni di spesa di 805 milioni di euro.
Per ciò che attiene alle entrate, si rileva un aumento, rispetto alla RUEF, delle imposte indirette (+1.791 milioni) e delle imposte dirette (+1.376 milioni), a fronte di una riduzione dei contributi sociali (-998 milioni).
Sul versante delle spese, la riduzione è ascrivibile ad un decremento delle spese per redditi da lavoro dipendente (-1.098 milioni di euro), dovuta allo slittamento al 2008 del perfezionamento dei contratti del pubblico impiego per i comparti diversi dal settore statale (-1.400 milioni di euro, parzialmente compensati, per 300 milioni, da maggiori spese nel comparto scuola), delle spese in conto capitale (-284 milioni di euro) e delle spese per interessi passivi (-232 milioni di euro). Questa riduzione è parzialmente bilanciata dal contestuale aumento delle spese per consumi intermedi, comprensivi delle prestazioni sociali in natura (+970 milioni), dovuta ad un aumento della spesa sanitaria riconducibile in parte all’abolizione di alcuni ticket.
Gli effetti della manovra espansiva. In conseguenza del buon andamento dei conti pubblici, dovuto al favorevole andamento del gettito tributario, il Governo ha ritenuto di adottare, contestualmente alla presentazione del DPEF, un decreto-legge con cui viene realizzata una manovra di carattere espansivo che comporta un peggioramento dell’indebitamento netto di 6.685 milioni di euro, corrispondenti allo 0,4 per cento del PIL.
Tale effetto negativo sull’indebitamento netto deriva pressoché integralmente da un aumento delle spese pari a 6.599 milioni, di cui 4.920 milioni di spese correnti (0,3 per cento del PIL) e 1.679 milioni di spese in conto capitale (0,1 per cento del PIL). Tra le spese correnti, si segnalano, in particolare, un aumento dei consumi intermedi (intesi in senso ampio, comprensivi delle prestazioni sociali in natura) di 1.940 milioni e delle prestazioni sociali in denaro di 771 milioni.
Appare al riguardo opportuno che il Governo fornisca chiarimenti in ordine al valore in termini di indebitamento netto delle maggiori entrate rispetto alle previsioni. Tale chiarimento appare necessario in quanto non si dispone di informazioni adeguate in merito allo scostamento tra le previsioni di entrata nel conto della P.A. contenute nel DPEF rispetto alle corrispondenti previsioni a inizio anno.
Scontando gli effetti del decreto-legge n. 81/2007 in materia finanziaria e del disegno di legge di assestamento, i dati forniti dal DPEF indicano dunque rispetto al 2006 (considerato al netto degli oneri straordinari) un peggioramento dell’indebitamento netto di 2.464 milioni di euro (0,16 per cento del PIL), dovuto ad un aumento della spesa per interessi di 6.273 milioni di euro (0,41 per cento del PIL) compensato in parte da un miglioramento dell’avanzo primario di 3.809 milioni di euro (0,25 per cento del PIL).
Il confronto con le previsioni internazionali. L’indebitamento netto dell’Italia per il 2007, indicato nel DPEF al 2,5 per cento, si situa ad un livello superiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla media dell’area euro (1,0 per cento) stimata dalla Commissione europea nel maggio 2007[2].
Il valore
dell’Italia risulta inferiore di 1,9 punti di PIL rispetto a quello stimato
dalla Commissione europea per
Si segnala inoltre
che per
Indebitamento
netto delle P.A. 2007
Confronti internazionali
(% del PIL)
|
Commissione UE |
OCSE |
FMI |
Italia |
-2,1 |
-2,5 |
-2,2 |
Francia |
-2,4 |
-2,3 |
-2,6 |
Spagna |
1,4 |
1,5 |
1,3 |
Germania |
-0,6 |
-0,7 |
-1,3 |
Area Euro |
-1,0 |
-1,0 |
-1,2 |
Regno Unito |
-2,6 |
-2,7 |
-2,4 |
UE – 15 |
-1,1 |
- |
- |
UE – 27 |
-1,2 |
- |
- |
Usa |
-2,6 |
-2,7 |
-2,5 |
Giappone |
-3,9 |
-2,7 |
-3,8 |
Fonte: Commissione UE: Spring 2007 Economic forecasts (maggio 2007); OCSE: Economic outlook n. 81Preliminary Edition (maggio 2007); FMI: World Economic Outlook (aprile 2007).
Riguardo ai dati di cassa il DPEF 2008-2011, tenendo conto degli effetti della manovra espansiva varata contestualmente al DPEF, stima per il 2007 un fabbisogno del settore statale pari a 28.900 milioni di euro, superiore rispetto alle previsioni contenute nella RUEF di aprile (28.000 milioni di euro).
Rispetto al 2006, il fabbisogno del settore statale registra una riduzione complessiva di 5.709 milioni di euro; in rapporto al PIL, si verifica dunque una riduzione dal 2,3 per cento del 2006 all’1,9 per cento del 2007.
Il fabbisogno del settore pubblico è stimato per il 2007 al 2,6 per cento del PIL, a fronte della stima del 2,5 per cento PIL, contenuta nella RUEF.
Non sono fornite indicazioni circa l’ammontare del fabbisogno dell’intero comparto delle Pubbliche Amministrazioni.
Per ciò che attiene al rapporto debito pubblico/PIL, la previsione per il 2007 passa dal 105,4 stimato dalla RUEF al 105,1% delle nuove previsioni del DPEF, con un miglioramento anche rispetto al valore di consuntivo del 2006 (106,8%).
I dati riportati incorporano gli effetti della manovra espansiva varata contestualmente al DPEF, che determina nel 2007 un incremento del fabbisogno del settore statale e del rapporto debito/PIL pari allo 0,4 per cento del PIL.
Il quadro tendenziale di finanza pubblica prospetta per il 2008 un indebitamento netto pari al 2,2 per cento del PIL.
Rispetto al saldo previsto per l’anno in corso, nel 2008 si verificherebbe pertanto un miglioramento di 0,3 punti percentuali di PIL.
Tali dati scontano gli effetti della manovra espansiva adottata contestualmente alla presentazione del DPEF, che comporta un peggioramento dell’indebitamento netto di circa 1,9-2 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,1 per cento del PIL, per ciascuno degli anni successivi al 2008 (e precisamente di 1.899 milioni nel 2008, di 2.000 milioni nel 2009, di 1.929 milioni nel 2010 e di 2.028 milioni nel 2011).
Il peggioramento è dovuto quasi totalmente ad un aumento delle spese correnti (precisamente di 1.844 milioni nel 2008, di 1.910 milioni nel 2009, di 1.929 milioni nel 2010 e di 2.028 milioni nel 2011), principalmente ascrivibile ad un aumento di 1.500 milioni annui delle prestazioni sociali in denaro, dovuti agli interventi in materia pensionistica previsti dal decreto-legge.
L’indebitamento netto tendenziale nel 2008 risulta da un avanzo primario pari allo 2,6% del PIL (superiore di 0,3 punti di PIL rispetto al 2007), e da una spesa per interessi pari al 4,9% del PIL (superiore di 0,1 punti di PIL rispetto al 2007).
Sulla base degli andamenti tendenziali delle entrate e delle spese, l’indebitamento netto tendenziale continuerebbe a diminuire negli anni successivi al 2008 (di 0,3 punti percentuali nel 2009, di 0,5 punti nel 2010 e di 0,1 punti nel 2011), fino a giungere all’1,3 per cento nel 2011.
Nelle tavole seguenti è esposto il quadro tendenziale del conto economico delle amministrazioni pubbliche per il 2008-2011, posto a raffronto con le previsioni per l’anno in corso e con i risultati dell’esercizio 2006. I dati del DPEF sono forniti, rispettivamente, al netto e al lordo degli effetti della manovra espansiva.
Quadro tendenziale - Conto economico delle P.A.
(Valori assoluti a prezzi correnti)
|
Consunt. (1) |
Stime |
Previsioni |
||||||||
|
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
|||||
|
|
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
Entrate correnti |
675.582 |
710.848 |
710.762 |
738.025 |
738.050 |
761.845 |
761.845 |
785.301 |
785.301 |
809.282 |
809.282 |
entrate tributarie |
431.914 |
451.404 |
451.318 |
467.811 |
467.836 |
483.702 |
483.702 |
499.220 |
499.220 |
514.846 |
514.846 |
- imposte dirette |
213.664 |
226.788 |
226.702 |
237.544 |
237.569 |
246.514 |
246.514 |
255.317 |
255.317 |
264.042 |
264.042 |
- imposte indirette |
218.250 |
224.616 |
224.616 |
230.267 |
230.267 |
237.188 |
237.188 |
243.903 |
243.903 |
250.804 |
250.804 |
contributi sociali |
192.038 |
206794 |
206.794 |
216.214 |
216.214 |
223.300 |
223.300 |
230.017 |
230.017 |
236.936 |
236.936 |
Entrate c/capitale |
4.472 |
4.560 |
4.560 |
4.766 |
4.766 |
4.868 |
4.868 |
4.891 |
4.891 |
4.919 |
4.919 |
- imposte in c/capitale |
222 |
883 |
883 |
356 |
356 |
33 |
33 |
30 |
30 |
30 |
30 |
Entrate complessive |
680.054 |
715.408 |
715.322 |
742.791 |
742.816 |
766.713 |
766.713 |
790.192 |
790.192 |
814.201 |
814.201 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Uscite correnti |
656.577 |
683.037 |
687.957 |
712.093 |
713.937 |
727.987 |
729.897 |
745.394 |
747.323 |
766.278 |
768.306 |
Uscite correnti al netto interessi |
589.025 |
609.278 |
614.132 |
634.006 |
635.546 |
647.067 |
648.587 |
661.507 |
663.007 |
679.717 |
681.217 |
di cui: dipendente |
162.999 |
164.475 |
164.689 |
172.677 |
172.677 |
174.628 |
174.628 |
177.207 |
177.207 |
180.459 |
180.459 |
- consumi intermedi (2)
|
119.600 |
123.015 |
124.955 |
127.715 |
127.745 |
131.718 |
131.733 |
134.082 |
134.082 |
138.083 |
138.083 |
- prestazioni sociali in denaro (3) |
252.993 |
264.150 |
264.921 |
275.610 |
277.110 |
281.840 |
283.340 |
290.430 |
291.930 |
300.580 |
302.080 |
Interessi passivi |
67.552 |
73.759 |
73.825 |
78.087 |
78.391 |
80.920 |
81.310 |
83.887 |
84.316 |
86.561 |
87.089 |
Uscite in c/capitale |
59.315 |
63.988 |
65.667 |
64.674 |
64.754 |
68.015 |
68.105 |
67.773 |
67.773 |
68.249 |
68.249 |
Uscite complessive |
715.892 |
747.025 |
753.624 |
776.767 |
778.691 |
796.002 |
798.002 |
813.167 |
815.096 |
834.527 |
836.555 |
Saldo corrente |
19.005 |
27.811 |
22.805 |
25.932 |
24.113 |
33.858 |
31.948 |
39.907 |
37.978 |
43.004 |
40.976 |
Saldo primario |
31.714 |
42.142 |
35.523 |
44.111 |
42.516 |
51.631 |
50.021 |
60.912 |
59.412 |
66.235 |
64.735 |
Indebitamento netto |
-35.838 |
-31.617 |
-38.302 |
-33.976 |
-35.875 |
-29.289 |
-31.289 |
-22.975 |
-24.904 |
-20.326 |
-22.354 |
PIL nominale |
1.475.401 |
1.541.113 |
1.606.072 |
1.664.947 |
1.723.681 |
1.784.358 |
(1) I dati di consuntivo sono al netto degli oneri straordinari.
(2) Nei consumi intermedi sono comprese le prestazioni sociali in natura.
(3) Nelle prestazioni sociali in denaro sono comprese anche le pensioni
Quadro tendenziale - Conto economico delle P.A.
(Valori in % del PIL)
|
Consunt. |
Stime |
Previsioni |
||||||||
|
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
|||||
|
|
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
dpef |
Entrate correnti |
45,8 |
46,1 |
46,1 |
46,0 |
46,0 |
45,8 |
45,8 |
45,6 |
45,6 |
45,4 |
45,4 |
entrate tributarie |
29,3 |
29,3 |
29,3 |
29,1 |
29,1 |
29,1 |
29,1 |
29,0 |
29,0 |
28,9 |
28,9 |
- imposte dirette |
14,5 |
14,7 |
14,7 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
14,8 |
- imposte indirette |
14,8 |
14,6 |
14,6 |
14,3 |
14,3 |
14,2 |
14,2 |
14,2 |
14,2 |
14,1 |
14,1 |
contributi sociali |
13,0 |
13,4 |
13,4 |
13,5 |
13,5 |
13,4 |
13,4 |
13,3 |
13,3 |
13,3 |
13,3 |
Entrate in c/capitale |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
0,3 |
- imposte in c/capitale |
0,0 |
0,1 |
0,1 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
0,0 |
Entrate complessive |
46,1 |
46,4 |
46,4 |
46,2 |
46,3 |
46,1 |
46,1 |
45,8 |
45,8 |
45,6 |
45,6 |
Pressione Fiscale |
42,3 |
42,8 |
42,8 |
42,6 |
42,6 |
42,5 |
42,5 |
42,3 |
42,3 |
42,1 |
42,1 |
Uscite correnti |
44,5 |
44,3 |
46,1 |
44,3 |
44,5 |
43,7 |
43,8 |
43,2 |
43,4 |
42,9 |
43,1 |
Uscite correnti netto interessi |
39,9 |
39,5 |
39,8 |
39,5 |
39,6 |
38,9 |
39,0 |
38,4 |
38,5 |
38,1 |
38,2 |
di cui: |
11,0 |
10,7 |
10,7 |
10,8 |
10,8 |
10,5 |
10,5 |
10,3 |
10,3 |
10,1 |
10,1 |
- consumi intermedi (2) |
8,1 |
8,0 |
8,1 |
8,0 |
8,0 |
7,9 |
7,9 |
7,8 |
7,8 |
7,7 |
7,7 |
- prestazioni sociali in denaro (3) |
17,1 |
17,1 |
17,2 |
17,2 |
17,3 |
16,9 |
17,0 |
16,8 |
16,9 |
16,8 |
16,9 |
Interessi passivi |
4,6 |
4,8 |
4,8 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
4,9 |
Uscite in c/capitale |
4,0 |
4,2 |
4,3 |
4,0 |
4,0 |
4,1 |
4,1 |
3,9 |
3,9 |
3,8 |
3,8 |
Uscite complessive |
48,5 |
48,5 |
48,9 |
48,4 |
48,5 |
47,8 |
47,9 |
47,2 |
47,3 |
46,8 |
46,9 |
Saldo corrente |
1,3 |
1,8 |
1,5 |
1,6 |
1,5 |
2,0 |
1,9 |
2,3 |
2,2 |
2,4 |
2,3 |
Saldo primario |
2,1 |
2,7 |
2,3 |
2,7 |
2,6 |
3,1 |
3,0 |
3,5 |
3,4 |
3,7 |
3,6 |
Indebitamento netto |
-2,4 |
-2,1 |
-2,5 |
-2,1 |
-2,2 |
-1,8 |
-1,9 |
-1,3 |
-1,4 |
-1,1 |
-1,3 |
Debito / PIL |
106,8 |
104,7 |
105,1 |
102,7 |
103,2 |
100,9 |
101,4 |
98,7 |
99,3 |
96,6 |
97,2 |
PIL nominale |
1.475.402 |
1.541.113 |
1.606.072 |
1.664.947 |
1.723.681 |
1.784.358 |
(1) I dati di consuntivo sono al netto degli oneri straordinari.
(2) Nei consumi intermedi sono comprese le prestazioni sociali in natura.
(3) Nelle prestazioni sociali in denaro sono comprese anche le pensioni
Il quadro tendenziale del conto economico delle amministrazioni pubbliche, comprensivo degli effetti della manovra espansiva approvata contestualmente al DPEF, evidenzia, per quanto concerne l’andamento delle entrate, una diminuzione complessiva dell’incidenza sul PIL dello 0,1 per cento nel 2008 rispetto all’anno precedente, derivanti da una riduzione dell’incidenza delle entrate correnti. Si prevede infatti una riduzione dell’incidenza sul PIL delle imposte indirette dello 0,3 per cento, a fronte di una aumento dello 0,1 per cento delle imposte dirette e dello 0,1 per cento dei contributi sociali.
Nel 2011, l’incidenza delle entrate sul PIL dovrebbe ridursi al 45,6 per cento rispetto al 46,4 per cento del 2007.
A livello tendenziale, la pressione fiscale dovrebbe ridursi dal 42,8 per cento del PIL del 2007 al 42,6 per cento nel 2008, per poi scendere gradualmente fino al 42,1 per cento nel 2011.
Riguardo alle spese, il quadro tendenziale per il 2008 registra, rispetto alle stime per il 2007, una riduzione dell’incidenza percentuale sul PIL di 0,4 punti, che dipende soprattutto dalla riduzione dell’incidenza delle spese correnti primarie.
Nel 2011 l’incidenza percentuale delle spese sul PIL dovrebbe ridursi al 46,9 per cento rispetto al 48,9 per cento del 2007; si prevede in particolare una riduzione dell’incidenza sul PIL tanto della spesa corrente primaria (dal 46,1 per cento nel 2007 al 38,2 per cento nel 2011) quanto della spesa in conto capitale (dal 4,3 per cento del 2007 al 3,8 per cento nel 2011)
La spesa per interessi vedrebbe aumentare la propria incidenza in rapporto PIL nel 2008, passando dal 4,8 per cento del 2007 al 4,9 per cento, per poi mantenersi costante su questo livello per tutto il periodo considerato.
Il quadro tendenziale evidenzia inoltre una progressiva riduzione del rapporto debito/PIL: tale rapporto, che nel 2007 dovrebbe attestarsi al 105,1 per cento, dovrebbe scendere al di sotto del 100 per cento nel 2010 (99,3 per cento).
Tale evoluzione tiene conto, come si è detto, della manovra espansiva approvata contestualmente al DPEF, che determina un incremento del rapporto debito/PIL dello 0,4 per cento nel 2007, dello 0,5 per cento nel 2008 e nel 2009 e dello 0,6 per cento nel 2010 e 2011.
Per ciò che riguarda il fabbisogno del settore statale il dato tendenziale evidenzia un aumento nel 2008 rispetto al valore del 2007 (2,1 per cento del PIL) ed una successiva riduzione negli anni seguenti, sino a raggiungere lo 0,5 per cento nel 2011.
Per il fabbisogno del settore pubblico, si dovrebbe registrare un analogo miglioramento: il fabbisogno passerebbe dal 2,6 per cento del PIL nel 2007 all’1 per cento nel 2011.
Il quadro programmatico del DPEF conferma l’obiettivo del Governo di raggiungere un bilancio in pareggio nel 2011.
Rispetto all’andamento tendenziale, che indica un indebitamento netto nel 2011 dell’1,3 per cento, il DPEF fissa per il 2011 un obiettivo programmatico di accreditamento netto dello 0,1 per cento del PIL, con un effetto complessivo di correzione dell’ordine dell’1,4 per cento.
Confronto tendenziale e programmatico nel 2007-2011
(valori in % del PIL)
(1)Si considera tendenziale il valore integrato con gli effetti del decreto-legge n. 81/2007 in materia finanziaria e del disegno di legge di assestamento.
La decisione di non realizzare una manovra correttiva per il 2008 implica una coincidenza tra i valori tendenziali ed i valori programmatici del 2008, con un indebitamento netto del 2,2 per cento, derivante da un avanzo primario del 2,7 per cento ed una spesa per interessi del 4,9 per cento.
Si osserva peraltro che il valore programmatico dell’avanzo primario per il 2008 risulta superiore dello 0,1 per cento rispetto al valore tendenziale. Appare opportuno un chiarimento da parte del Governo sui fattori che determinano questo lieve scostamento, che potrebbe essere dovuto ad un arrotondamento, anche in riferimento alla spesa per interessi.
Il raggiungimento dell’obiettivo del 2011 dovrebbe derivare prevalentemente da un miglioramento dell’avanzo primario, che, nel quadro programmatico passa dal 2,3 per cento del PIL nel 2009 al 4 per cento del PIL nel 2011 (a fronte di un quadro tendenziale che mostra un valore dell’1,9 per cento del PIL nel 2009 e di un 2,3 per cento nel 2011).
Nonostante la progressiva riduzione del rapporto debito/PIL, che nel 2011 dovrebbe raggiungere, nel quadro programmatico, il 95,0 per cento (a fronte del 97,2 per cento del quadro tendenziale), la spesa per interessi si dovrebbe mantenere costante in rapporto al PIL, con un valore del 4,9 per cento in ciascun anno del triennio 2008-2010 (tanto nel quadro tendenziale che nel quadro programmatico). Un lieve miglioramento della spesa per interessi si registrerebbe solo nel 2011, con un 4,8 per cento del quadro programmatico (a fronte del 4,9 per cento a livello tendenziale).
Sulla base delle informazioni fornite del DPEF, l’indebitamento netto programmatico si discosta rispetto alle indicazioni pervenute dagli organi dell’Unione europea, secondo le quali l’Italia avrebbe dovuto destinare integralmente il miglioramento del gettito tributario del 2007 al miglioramento dei saldi e realizzare una correzione annuale dell’indebitamento netto in termini strutturali (corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum) dello 0,5 per cento negli anni successivi (cfr infra).
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
Indebitamento netto programmatico secondo le indicazioni UE |
-2,1 |
1,5 |
1,0 |
0,4 |
0,0 |
Indebitamento netto programmatico DPEF |
-2,5 |
-2,2 |
-1,5 |
-0,7 |
0,1 |
La seguente tabella mette a confronto gli obiettivi indicati dal Governo nel Programma di stabilità del dicembre 2006 e nel DPEF in termini di indebitamento netto e di indebitamento netto strutturale (corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum).
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
Indebitamento netto |
-2,8 |
-2,2 |
-1,5 |
-0,7 |
0,1 |
Indebitamento netto programmatico DPEF |
-2,5 |
-2,2 |
-1,5 |
-0,7 |
0,1 |
|
|
|
|
|
|
Indebitamento netto strutturale Programma di stabilità |
-2,2 |
-1,6 |
-0,9 |
-0,1 |
0,7 |
Indebitamento netto strutturale programmatico DPEF |
-2,3 |
-2,1 |
-1,4 |
-0,7 |
0,2 |
Differenza indebitamento netto strutturale DPEF - Indebitamento netto strutturale Programma di stabilità |
0,1 |
0,5 |
0,5 |
0,6 |
0,5 |
Come emerge dalla tabella, il Governo, pur mantenendo gli obiettivi di indebitamento netto indicati nel Programma di stabilità, ha rivisto al ribasso gli obiettivi di indebitamento netto strutturale dello 0,1 per cento nel 2007 e dello 0,5-0,6 per cento negli anni successivi. Viene comunque confermato l’obiettivo di un saldo positivo di bilancio, anche in termini strutturali, nel 2011, sia pure ad un livello inferiore rispetto a quello indicato nel Programma di stabilità (0,2 per cento anziché 0,7 per cento).
Si ricorda in proposito che la differenza tra l’indebitamento netto strutturale indicato nel DPEF e quello previsto dal Programma di stabilità, a parità di indebitamento netto, deriva dal più favorevole andamento del ciclo economico stimato dal DPEF rispetto alle previsioni del Programma di stabilità (l’indebitamento netto strutturale è infatti depurato della componente ciclica).
Per quanto attiene invece al bilancio dello Stato, il DPEF non presenta il quadro programmatico relativo al triennio cui si riferisce il bilancio pluriennale (2007-2009). In proposito il DPEF rileva che l’indicazione delle principali componenti di entrata e di spesa verrà data quando gli interventi saranno definiti in sede di preparazione della manovra di finanza pubblica per il 2008. .
Il DPEF fornisce, comunque, il limite massimo, a livello programmatico, del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, che dovrà essere assunto nella legge finanziaria per il 2008.
Il saldo netto da finanziare non dovrà superare 24 miliardi di euro per il 2008, 21,5 miliardi di euro per il 2009 e 18 miliardi di euro per il 2010.
Passando ai confronti internazionali, come già rilevato per il 2007, l’indebitamento netto stimato per il 2008 (2,2 per cento) si attesta ad un livello superiore rispetto a quello stimato dalla Commissione europea per l’area dell’euro (0,8 per cento).
Indebitamento netto delle P.A. 2008
Confronti internazionali
(% del PIL)
|
Commissione UE |
OCSE |
FMI |
Italia |
-2,2 |
-2,5 |
-2,4 |
Francia |
-1,9 |
-1,7 |
-2,4 |
Spagna |
1,2 |
1,5 |
1,1 |
Germania |
-0,3 |
-0,4 |
-1,3 |
Area euro |
-0,8 |
-1,7 |
-1,1 |
Regno unito |
-2,4 |
-2,6 |
-2,2 |
Ue – 15 |
-0,9 |
- |
- |
Ue – 27 |
-1,0 |
- |
- |
Usa |
-2,9 |
-2,9 |
-2,5 |
Giappone |
-3,5 |
-3,0 |
-3,5 |
Fonte: Commissione UE: Spring 2007 Economic forecasts (maggio 2007); OCSE: Economic outlook n. 81- Preliminary Edition (maggio 2007); FMI: World Economic Outlook (aprile 2007).
La manovra di finanza pubblica
Alla luce del quadro tendenziale di finanza pubblica, il Governo non ritiene necessario varare una manovra di finanza pubblica correttiva per il 2008.
Questa impostazione si discosta da un rispetto rigoroso del percorso delineato nell’ambito della procedura di deficit eccessivo cui è sottoposta l’Italia (cfr. infra).
Secondo le informazioni contenute nel DPEF, a rafforzamento della procedura, sarebbero giunte da parte delle autorità europee indicazioni nel senso di destinare integralmente le risorse derivanti dal favorevole andamento del quadro di finanza pubblica al miglioramento dei saldi e di realizzare per il 2008 una manovra correttiva di circa 10,1 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,6 per cento del PIL.
Il Governo non ritiene peraltro questa ipotesi compatibile con le attuali condizioni economiche e sociali del Paese, anche in considerazione del rilevante aggiustamento strutturale realizzato con legge finanziaria per il 2007 e indica un percorso differente per il raggiungimento di un saldo di bilancio in pareggio nel 2011 (cfr. infra).
La seguente tabella mette a confronto la manovra correttiva annua da realizzare sulla base di un rispetto letterale delle indicazioni dell’Unione europea e quella indicata del DPEF, tenendo conto della manovra espansiva varata con il decreto-legge n. 81/2007 in materia finanziaria e con il disegno di legge di assestamento. Vengono altresì messi a confronto i dati della manovra cumulata per gli anni 2007-2011 e 2008-2011.
(in miliardi di euro)
|
Manovra annua |
Manovra cumulata |
|||||
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2007-2011 |
2008-2011 |
Indicazioni UE (a) |
0 |
10,1 |
3 |
2,5 |
5,5 |
21,1 |
21,1 |
DPEF (b) |
-6,7 |
0 |
6,3 |
6,5 |
11,4 |
17,5 |
24,2 |
Differenza (b-a) |
-6,7 |
-10,1 |
3,3 |
4 |
5,9 |
-3,6 |
3,1 |
Segno “+“ = manovra correttiva; segno “-“ = manovra espansiva
Come emerge dai dati riportati, il Governo prospetta, rispetto alle indicazioni dell’Unione europea, una diversa scansione temporale del percorso di avvicinamento all’obiettivo di pareggio, profilando un rallentamento di tale percorso nell’anno in corso e nel 2008 ed un’accelerazione gli anni successivi.
Il DPEF non indica, peraltro, quali interventi il Governo intende adottare per attuare le correzioni previste nel triennio 2009-2011.
La decisione di non effettuare alcuna correzione dei conti pubblici con la manovra di finanza pubblica per il 2008 non esclude che una manovra sia comunque necessaria per il reperimento delle risorse per interventi che, pur non previsti a legislazione vigente, il Governo ritiene vincolanti e per nuove iniziative di natura politica.
Per quanto riguarda gli interventi che il Governo ritiene vincolanti, il DPEF indica innanzitutto quelli derivanti da “impegni sottoscritti” di natura politica già assunti sul piano interno (accordi siglati con i sindacati per il pubblico impiego e tavolo di concertazione su previdenza e lavoro) ed internazionale (Fondo globale per la lotta all’AIDS, IDA XIV e contributi ad organismi di cooperazione internazionale). Di tali interventi il DPEF fornisce una quantificazione certa.
Le ulteriori misure vincolanti riguardano invece quelle che il DPEF definisce “prassi consolidate”: si tratta di interventi per i contratti di servizio con le imprese pubbliche (Ferrovie dello Stato, ANAS, ENAV, Poste italiane) volti a garantire lo svolgimento di servizi pubblici essenziali, per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, per la proroga di agevolazioni fiscali che sono di anno in anno confermate dalla legge finanziaria e per l’integrazione del Fondo per la compensazione degli effetti conseguenti all’attualizzazione dei contributi pluriennali, volta ad assicurare la realizzazione di interventi, per lo più in materia di infrastrutture, già previsti a legislazione vigente ed allo stato bloccati a seguito dell’applicazione della normativa contabile europea. Per tali misure il DPEF fornisce una quantificazione meramente indicativa, con l’eccezione dei rinnovi contrattuali, per i quali non viene indicata alcuna quantificazione.
Nella manovra di finanza pubblica saranno altresì previsti ulteriori interventi (“nuove iniziative”) il cui contenuto resta ancora da definire in sede politica e per i quali si prevede di stanziare risorse per un importo (anch’esso meramente indicativo) di circa 10 miliardi di euro annui. Nell’ambito di queste iniziative il DPEF indica la riduzione dell’ICI sulla prima casa ed una detrazione a favore degli inquilini.
La seguente tabella riporta i dati forniti dal DPEF circa le risorse da destinare agli interventi di carattere espansivo che saranno definiti nella manovra di finanza pubblica per il 2008.
(dati in milioni di euro)
|
2008 |
2009 |
2010 |
1. “Impegni sottoscritti” |
4.104 |
1.711 |
1.711 |
Tavolo di concertazione su previdenza e lavoro |
1.000 |
1.000 |
1.000 |
Contratti pubblico impiego (inclusa scuola) |
2.354 |
561 |
561 |
Cooperazione allo sviluppo (Fondo AIDS e IDA XIV) |
750 |
150 |
150 |
2. “Prassi consolidate” |
7.160 |
7.660 |
7.660 |
(escluse risorse per rinnovi contrattuali del pubblico impiego) |
|||
Ferrovie dello Stato |
4.000 |
3.500 |
3.500 |
ANAS |
1.000 |
1.500 |
1.500 |
ENAV |
30 |
30 |
30 |
POSTE |
130 |
130 |
130 |
Fondo compensazione effetti limiti di impegno |
800 |
1.000 |
1.000 |
Proroga agevolazioni fiscali |
1.200 |
1.500 |
1.500 |
Prossimi rinnovi contrattuali del pubblico impiego |
da definire |
||
3. “Nuove iniziative” |
10.000 |
10.000 |
10.000 |
Totale complessivo |
21.264 |
19.371 |
19.371 |
|
(escluse risorse per rinnovi contrattuali del pubblico impiego) |
Le risorse da reperire con la manovra di finanza pubblica risulterebbero dunque pari a 21,3 miliardi di euro per il 2008 (corrispondenti all’1,3 per cento del PIL) e a 19,4 miliardi per il 2009 (1,2 per cento del PIL) ed il 2010 (1,1 per cento del PIL), a cui vanno aggiunte la risorse per i prossimi rinnovi contrattuali del pubblico impiego.
Appare al riguardo opportuna una quantificazione, anche di carattere puramente indicativo, sulle risorse che si reputano necessarie per i prossimi rinnovi contrattuali.
Appare inoltre opportuno che il Governo fornisca chiarimenti in ordine alla natura permanente o meno degli oneri relativi all’anno 2010.
Per ciò che attiene in particolare agli interventi in materia di previdenza e lavoro, il Governo ritiene di stanziare dal 2008 1 miliardo di euro annui, che si aggiungono agli 1,5 miliardi annui già previsti dal decreto-legge n. 81/2007 in materia finanziaria (per un totale di 2,5 miliardi annui), da ripartire nel seguente modo:
§ 700 milioni per gli ammortizzatori sociali, di cui 600 milioni per i trattamenti diretti ed i contributi figurativi (300 milioni per i giovani) e 100 milioni per politiche attive del lavoro per i giovani;
§ 300 milioni «per incrementare il salario produttività nella contrattazione decentrata e per gli straordinari».
Il DPEF sottolinea al riguardo che eventuali ulteriori risorse per la previdenza dovranno essere reperite all’interno dello stesso settore previdenziale.
Dalle indicazioni fornite dal DPEF sembrerebbe evincersi dunque che il miliardo di euro annui relativi al tavolo di concertazione su previdenza e lavoro dovrebbero essere destinati agli ammortizzatori sociali e ad interventi per la produttività del lavoro.
Non vengono invece fornite indicazioni circa le eventuali risorse da destinare alla trattativa in corso sull’aumento dell’età pensionabile (cd. “scalone”), le quali dovrebbero dunque essere reperite nell’ambito del sistema previdenziale.
Appare comunque necessario un chiarimento del Governo circa la correttezza di questa ricostruzione.
Occorrerebbe altresì chiarire, nel caso in cui si decida di destinare ulteriori risorse ad interventi in materia previdenziale compensativi all’interno del settore, se queste ulteriori risorse possano ritenersi già incluse nell’ambito delle “nuove iniziative” per cui si prevede di stanziare 10 miliardi annui o se debbano invece ritenersi aggiuntive.
Per quanto riguarda invece le “nuove iniziative”, secondo il DPEF, rientrano in questa categoria anche gli interventi che si intenderanno adottare per dare seguito alle iniziative «sbloccate dal Governo per il 2007 attraverso il decreto-legge» n. 81/2007 in materia finanziaria.
Tra gli interventi previsti dal decreto-legge sul cd. extra-gettito si ricorda in particolare, la reintegrazione, per un importo di 1,5 miliardi per il 2007, delle spese del bilancio dello Stato, ridotte dall’articolo 1, comma 507, della legge finanziaria per il 2007. Quest’ultimo aveva infatti disposto in sostanza un taglio complessivo di 4,5 miliardi per il 2007, di 5 miliardi nel 2008 e di 4,9 miliardi, che si è rivelato difficilmente sostenibile da parte delle amministrazioni.
Appare al riguardo opportuno che il Governo fornisca chiarimenti in ordine alla necessità di una reintegrazione delle risorse per gli anni 2008 e 2009 di carattere analogo a quella disposta dal decreto-legge » n. 81/2007 in materia finanziaria.
Per ciò che riguarda la individuazione e la specifica quantificazione degli interventi da finanziare, il DPEF rimanda alla «discussione che avverrà tra la presentazione del DPEF e quella del disegno di Legge finanziaria, organizzata sulle linee di un atto di indirizzo che stabilisce procedure e metodi per l’individuazione delle nuove proposte.»
Appare al riguardo opportuno che il Governo fornisca maggiori informazioni circa la natura e i contenuti del predetto atto di indirizzo.
Gli interventi prospettati – pari a 21,3 miliardi di euro per il 2008 e a 19,4 miliardi per il 2009 ed il 2010, al netto delle risorse per i prossimi rinnovi contrattuali - dovranno assicurare la neutralità sui saldi di finanza pubblica e dovranno pertanto trovare un’adeguata copertura finanziaria nell’ambito della manovra.
Al riguardo il DPEF, sottolineando l’impegno prioritario del Governo per il contenimento e la riduzione graduale della pressione fiscale, ritiene che le risorse dovrebbero[3] essere reperite attraverso interventi di riduzione della spesa.
Si osserva al riguardo che il DPEF non fornisce alcuna indicazione circa le specifiche iniziative di riduzione della spesa da adottare.
Sarebbe a tal fine opportuno poter disporre di informazioni aggiornate in merito agli effettivi risparmi conseguiti in virtù dei tagli orizzontali della spesa disposti dalla legge finanziaria 2007, come dalle manovre degli anni precedenti. Ciò anche al fine di poter valutare i margini per conseguire ulteriori risparmi nel 2008–2011, necessari al finanziamento degli interventi programmati.
Il DPEF auspica inoltre che il valore della spesa primaria sia oggetto di discussione nell’ambito del dibattito parlamentare, suggerendo la possibilità che la risoluzione parlamentare fornisca indicazioni in merito, ricordando che nel 2008 la spesa primaria raggiunge, nel quadro tendenziale, un valore di 700,3 miliardi di euro, corrispondenti al 43,6 per cento del PIL.
Il DPEF 2008-2011 presenta - per il periodo 2006-2011 - gli indicatori programmatici delle variabili macroeconomiche e di finanza pubblica rilevanti per la stima del saldo di bilancio strutturale, cioè al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico.
Esso aggiorna, altresì, gli obiettivi programmatici dei saldi strutturali per il periodo 2007-2011.
Si segnala che il Documento in esame presenta il valore di consuntivo per il solo 2006. Sarebbe utile acquisire le stime relative ad un più esteso periodo, come quello riportato nell''aggiornamento del programma di stabilità del 2006, che presenta le indicazioni relative ai saldi strutturali per il periodo 2003-2011. La disponibilità di una serie di dati più lunga permetterebbe di avere un confronto più omogeneo sulla dinamica di correzione dei conti pubblici nel corso degli ultimi anni.
Si ricorda che per le caratteristiche stesse del calcolo dei saldi strutturali, i valori di consuntivo devono essere ricalcolati in coerenza con le informazioni utilizzate per la stima dei valori programmatici.
Gli indicatori strutturali consentono di inquadrare le indicazioni programmatiche del DPEF 2008-2011 con quanto prescritto dal Patto di stabilità e crescita. Con la riforma del Patto, nel 2005, l’enfasi degli esercizi di sorveglianza da parte della Commissione e del Consiglio è posta, infatti, sulla correzione strutturale operata annualmente.
Il Patto di stabilità e crescita impone ai paesi membri di presentare, con l'aggiornamento dei rispettivi programmi di stabilità, un obiettivo di medio termine (MTO) relativo alla propria posizione di bilancio, fissato in termini strutturali - cioè corretto per il ciclo e per le una tantum e altre misure temporanee - nonché di indicare un percorso di avvicinamento del paese all'obiettivo indicato.
La tabella che segue riporta gli elementi necessari a comprendere l’evoluzione dei saldi strutturali programmata dal DPEF 2008-2011 nel prossimo quadriennio. Le ultime righe offrono, inoltre, un confronto con gli obiettivi presentati nell’aggiornamento del programma di stabilità presentato alla fine del 2006.
Indicatori strutturali |
|
|
|
|
|
|
|
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
DPEF 2008-2011 |
|
|
|
|
|
|
crescita pil |
1,9 |
2 |
1,9 |
1,7 |
1,8 |
1,8 |
crescita pil potenziale |
1,5 |
1,5 |
1,6 |
1,6 |
1,7 |
1,9 |
output gap DPEF |
-1,1 |
-0,7 |
-0,3 |
-0,3 |
-0,2 |
-0,2 |
indebitamento netto |
-4,4 |
-2,5 |
-2,2 |
-1,5 |
-0,7 |
0,1 |
|
|
|
|
|
|
|
componente ciclica del saldo di bilancio |
-0,6 |
-0,3 |
-0,2 |
-0,1 |
-0,1 |
-0,1 |
misure una tantum |
-1,2 |
0,1 |
0,1 |
0,1 |
0,1 |
0,1 |
|
|
|
|
|
|
|
indebitamento netto corretto per il ciclo |
-3,9 |
-2,2 |
-2,1 |
-1,4 |
-0,6 |
0,2 |
indebitamento netto strutturale DPEF |
-2,7 |
-2,3 |
-2,1 |
-1,4 |
-0,7 |
0,2 |
variazione del saldo strutturale DPEF |
-1,3 |
-0,4 |
-0,2 |
-0,7 |
-0,8 |
-0,8 |
|
|
|
|
|
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|
avanzo primario |
0,1 |
2,3 |
2,7 |
3,4 |
4,2 |
4,9 |
avanzo primario corretto per il ciclo |
0,7 |
2,6 |
2,8 |
3,5 |
4,3 |
5 |
avanzo primario strutturale |
1,9 |
2,5 |
2,7 |
3,4 |
4,2 |
5 |
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Programma di stabilità 2006 (SP) |
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output gap SP |
-1,6 |
-1,5 |
-1,4 |
-1,2 |
-1,1 |
-1,1 |
indebitamento netto strutturale SP |
-3,6 |
-2,2 |
-1,6 |
-0,9 |
-0,1 |
0,7 |
variazione del saldo strutturale SP |
-1,3 |
-1,4 |
-0,6 |
-0,7 |
-0,8 |
-0,8 |
Il DPEF 2008-2011 prevede, in linea con quanto richiesto dal PSC, il raggiungimento di un surplus strutturale di bilancio, pari allo 0,2 per cento del PIL, nel 2011, alla fine del periodo di previsione.
Il percorso di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine indica disavanzi strutturali programmatici in graduale riduzione, pari a -2,3 nel 2007, -2,1 nel 2008, -1,4 nel 2009 e -0,7 nel 2010.
Rispetto al profilo presentato nel programma di stabilità per il 2006 (SP 2006), il percorso di aggiustamento si presenta meno ambizioso. Mentre con il SP 2006 si azzerava sostanzialmente il disavanzo nel 2010 (-0,1), il DPEF prevede il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine nel 2011.
Il confronto con il Programma di stabilità 2006 è utile anche per la comprensione del contesto economico all’interno del quale si determina il nuovo profilo di correzione dei conti. Rispetto a dicembre, le previsione economiche sono migliorate e - mentre fino a pochi mesi fa si scontava il permanere di un relativamente ampio output gap su tutto l’orizzonte temporale coperto dal programma - le nuove previsioni del DPEF mostrano come la migliore crescita prevista comporterà una chiusura progressiva dell’output gap.
Saldi strutturali, output gap e PIL potenziale
I saldi strutturali corrispondono ai saldi effettivi, corretti per il ciclo e al netto delle misure una tantum e delle altre misure temporanee.
Da un punto di vista metodologico, il saldo corretto per il ciclo (cyclically adjusted balance, CAB) misura il saldo del settore delle pubbliche amministrazioni al netto dell'impatto delle fluttuazioni economiche, consentendo in tal modo di distinguere le variazioni automatiche di entrate e spese pubbliche rispetto all'andamento del sistema economico, dalla componente discrezionale di politica fiscale. Tale ultima componente consente, altresì, di valutare il carattere espansivo o restrittivo della politica fiscale adottata o programmata. Il saldo strutturale si ottiene scontando nel saldo corretto per il ciclo le misure una tantum, che possono solo temporaneamente influire sull’andamento del disavanzo.
Le misure degli indicatori strutturali si basano sull’identificazione dell’elemento ciclico del saldo e presuppongono la stima della sensibilità delle entrate e delle spese correnti alle deviazioni dell’economia dal suo livello potenziale. Il calcolo del bilancio strutturale necessita, quindi, della stima dell’output potenziale e dell’output gap, della quantificazione delle componenti cicliche e della sottrazione della componente ciclicaal rapporto corrente tra saldo di bilancio e PIL.
Sulla determinazione dell'indebitamento strutturale risulta, quindi, determinante il segno e l'ampiezza dell'output gap, cioè delle fluttuazioni del ciclo economico, calcolato come scarto tra PIL effettivo e PIL potenziale in un determinato periodo (rapportato al PIL potenziale).
Purtroppo, tali indicatori non sono osservabili e devono essere stimati sulla base di altre variabili conosciute e misurabili (come ad esempio il PIL reale) e le loro stime risultano notoriamente incerte e fortemente dipendenti dalle metodologie usate nel calcolo. Inoltre, poiché le stime del prodotto potenziale sono basate su dati storici, esse difficilmente colgono in modo adeguato gli effetti dei cambiamenti strutturali, se non molto tempo dopo il verificarsi di tali cambiamenti[4]. Nonostante queste difficoltà, questi indicatori sono utilizzati da organismi sia pubblici e privati per valutare l’impostazione della politica di bilancio nei vari paesi e quantificare quanta parte delle variazioni dei saldi di bilancio sono funzione di interventi discrezionali.
Questa osservazione è rilevante nella nuova logica del Patto di stabilità e crescita. Secondo la nuova logica, i paesi che registrano un disavanzo devono procedere a una correzione annuale dei conti pari allo 0,5 per cento in termini strutturali (cfr. riquadro Obiettivi di medio termine): se le condizioni economiche sono sfavorevoli, potrebbe venire giustificata una correzione inferiore; se sono favorevoli, si potrebbe pensare anche ad obiettivi più ambiziosi, soprattutto se la situazione debitoria del paese risulti particolarmente negativa. La dinamica dell’output gap è una delle principali variabili considerate nella valutazione delle condizioni economiche prevalenti in un paese.
La variazione del saldo di bilancio corretto per il ciclo e al netto delle una tantum, risulta pari a -0,4 nel 2007, -0,2 nel 2008, -0,7 nel 2009, -0,8 nel 2010 e nel 2011 rispettivamente. La direzione della politica fiscale – cioè il segno della variazione del saldo strutturale – rimane restrittiva in tutto il periodo di programmazione, mostrando peraltro un andamento crescente nel tempo.
Rispetto agli impegni presi nell’ambito della procedura dei disavanzi eccessivi iniziata nel luglio 2005, il profilo proposto risulterebbe coerente, in quanto la correzione operata nel biennio 2006-07 risulta superiore all’1,6 per cento previsto nella raccomandazione.
E’ possibile, però, che emergano perplessità in sede europea sulla correzione prevista nei prossimi anni. La regola dello 0,5 per cento non verrebbe rispettata negli anni di migliore crescita, mentre le correzioni più significative verrebbero effettuate negli ultimi anni del periodo di previsione.
Il rispetto delle indicazioni emerse in sede europea avrebbe comportato per il 2008 una manovra tale da dimezzare in un solo anno la correzione necessaria al raggiungimento dell’obiettivo di medio periodo già dall’anno scorso fissato nel 2011 (cfr. pag. 31 DPEF). Diversi paesi dell’Unione europea hanno proposto percorsi di avvicinamento all'obiettivo di medio termine il cui onere risulta centrato sugli ultimi anni del periodo di previsione.
Obiettivi di medio termine e saldi strutturali
Il Patto di stabilità e crescita impone ai paesi membri di presentare, nell'ambito dell'aggiornamento dei rispettivi programmi di stabilità, un obiettivo di medio termine (MTO) relativo alla propria posizione di bilancio.
L'obiettivo di medio periodo e il percorso di avvicinamento può variare, al fine di tenere conto delle diverse situazioni nazionali. L’obiettivo viene definito sulla base del potenziale di crescita dell’economia e del rapporto debito/PIL. Il percorso di avvicinamento si fonda su una regola comune di correzione annuale strutturale di 0,5 punti percentuali; la regola può variare in base alla variazione del ciclo economico.
L'obiettivo di medio periodo consiste nel livello di indebitamento netto strutturale (quindi corretto per il ciclo e per le misure temporanee) tale da garantire un margine di sicurezza rispetto al rischio di incorrere in un disavanzo eccessivo (superare il limite del 3 per cento imposto dai Trattati) e tale da assicurare un ritmo certo di avvicinamento ad una situazione di sostenibilità. Infine, il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine viene considerato necessario per lasciare spazio, nelle situazioni normali, ad interventi specifici di politica di bilancio, in particolare alla spesa per investimenti.
In linea generale, l'obiettivo di medio termine dovrebbe essere compreso tra un disavanzo dell'1 per cento e un equilibrio o surplus di bilancio.
Con la procedura di deficit eccessivo è stato chiesto all’Italia di riportare il livello del disavanzo nel 2007 al di sotto del 3 per cento, effettuando una riduzione strutturale del deficit di almeno 1,6 per cento del PIL per il 2007 rispetto al suo livello nel 2005; di assicurare una riduzione del rapporto debito-PIL ad un ritmo soddisfacente, ristabilendo a tal fine un adeguato livello di avanzo primario.
Una volta chiusa la procedura di deficit eccessivo, l’Italia è comunque vincolata, come tutti i paesi membri, al rispetto delle prescrizioni del Patto di stabilità e crescita, che richiede in particolare:
- compiere una riduzione annua strutturale del disavanzo di almeno lo 0,5 del PIL, fino al raggiungimento dell’obiettivo di medio periodo;
- assicurare comunque una riduzione del rapporto debito-PIL ad un ritmo soddisfacente.
La misura della riduzione annua strutturale dello 0,5 per cento, può variare a seconda della posizione del paese nel ciclo economico (good or bad times). In base al Codice di Condotta relativo al PSC, l’identificazione di good e bad times implica un’analisi complessiva della situazione economica del paese. In linea generale, i "periodi buoni" sono quelli in cui il prodotto eccede il suo livello potenziale, ovvero in cui l’output gap è positivo. Viene, peraltro, tenuta altresì in considerazione anche la variazione dell’output gap nel periodo di programmazione. Se ad esempio l’output gap è negativo, ma con un valore che tende a ridursi alla fine del periodo, la posizione del paese potrebbe comunque essere valutata in good times.
Deviazioni dalla misura dello 0,5 per cento possono, altresì, essere accettate – a determinate condizioni[5] - in caso che il paese abbia effettuato riforme strutturali.
Analogamente,
Il DPEF 2008-2011 motiva la differente scelta del profilo di aggiustamento sulla base dei risultati migliori conseguiti nel corso degli ultimi due anni e della difficoltà sociale ed economica ad adottare un’ulteriore manovra restrittiva di grandi dimensioni (come quella che sarebbe risultata in base alle indicazioni europee) dopo la correzione operata con la legge finanziaria 2007.
Il tema della
qualità della spesa è affrontato in modo trasversale in numerosi capitoli del
DPEF 2008-
Il messaggio che emerge dal Documento è quello della esigenza di miglioramento della composizione della spesa pubblica e della individuazione di meccanismi che evidenzino aree di inefficienza nella utilizzazione delle risorse.
Tale tema richiama spunti affrontati nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011 (cfr. Riquadro Controllo, affidabilità e trasparenza del sistema dei conti pubblici) e attualmente presenti nel dibattito di policy a livello interno ed europeo.
Nelle Considerazioni finali dell'Assemblea ordinaria della Banca d’Italia per l'anno 2006 viene evidenziato: “Per rimuovere le inefficienze l'informazione è vitale. La qualità dei servizi forniti deve divenire il cardine per la valutazione delle amministrazioni pubbliche e dell'azione dei suoi dirigenti. Gli obiettivi devono essere chiari e verificabili. …. Esistono margini di risparmio in tutte le grandi voci del bilancio pubblico; il progetto di revisione dei programmi di spesa avviato dal Governo, muove nella giusta direzione....”.
La qualità della spesa assume analoga centralità nel Comunicato stampa della sessione dell'Ecofin del 5 giugno 2007: "... L'uso delle informazioni sui risultati nella procedura di bilancio è uno strumento importante per il processo decisionale, in quanto sposta l'accento dalla spesa ai risultati effettivamente conseguiti. Una valutazione più sistematica ed indipendente delle politiche esistenti potrebbe contribuire a rafforzare l'efficacia della spesa pubblica. .... Il Consiglio ritiene inoltre che occorra compiere ulteriori passi avanti sul fronte della misurazione di efficacia ed efficienza.".
Nel DPEF 2008-2011, il tema della qualità della spesa viene affrontato in modo esplicito nel paragrafo relativo alla costruzione del quadro tendenziale e alla evidenziazione della scelta di non effettuare una manovra correttiva netta per il 2008.
In tale contesto viene evidenziato che, a fronte di una assenza di manovra netta, risulterebbe però necessaria una manovra lorda che consenta di attivare le risorse necessarie a finanziare alcune iniziative corrispondenti ad impegni sottoscritti ovvero a prassi consolidate (valutate nell’ordine di oltre 11,2 miliardi nel 2008 e 9,3 miliardi per gli anni successivi), cui si aggiungono circa 10 miliardi di nuove iniziative ritenute politicamente rilevanti.
Il documento evidenzia che l’impegno del governo a contenere e gradualmente ridurre la pressione fiscale implica che le risorse per finanziare tali interventi aggiuntivi debbano essere individuate all’interno della componente della spesa primaria, che nel 2008 risulta pari a 700 miliardi di euro circa.
Tenuto
conto del volume di spesa tendenziale, a fronte di interventi prospettati per
un importo complessivo pari a circa 21 miliardi nel
Al fine di realizzare tale ricomposizione della spesa, viene invocato il principio dello spendere meglio, con l'obiettivo di recuperare risorse all’interno delle pubbliche amministrazioni, aumentando la qualità e l’efficienza della spesa.
Il documento in esame mostra come la composizione della spesa pubblica italiana sia rimasta sostanzialmente inalterata nel corso dell’ultimo decennio, a causa della estrema rigidità dei meccanismi che la determinano; viene evidenziato, altresì, come nell'ambito della pubblica amministrazione l’ammontare dei fattori utilizzati (input) non sia solitamente correlato al livello dei beni e servizi (output) o ai risultati (outcome). Vengono, poi, individuati alcuni fattori che rendono difficoltoso un migliore utilizzo delle risorse:
§ la rigidità del bilancio pubblico, in cui le spese obbligatorie e quelle predeterminate per legge rappresentano oltre il 90 per cento della spesa totale;
§ il peso percentuale della spesa di personale sul totale delle spese correnti (circa il 25 per cento per il bilancio dello Stato);
§ la debole efficacia dell’azione amministrativa;
§ la non completa applicazione del principio della responsabilità del risultato.
Il DPEF 2008-2011 evidenzia alcune azioni - preannunciate nello scorso DPEF e intraprese dal Governo nel corso del 2007 - destinate ad affrontare e risolvere tale situazione, soffermadosi in particolare sulla riforma della classificazione del bilancio e sulla revisione della spesa (spending review).
La classificazione del bilancio per missioni e programmi
La nuova struttura del
bilancio, disegnata tra gennaio e giugno
Viene proposta una classificazione funzionale che evidenzi in modo trasparente le finalità dell'azione pubblica e le risorse destinate all'attuazione di tali obiettivi: la struttura viene articolata per missioni (34), che rappresentano le funzioni istituzionali principali, e per programmi (169), aggregati omogenei di attività, cui dovrebbero corrispondere risultati che ciascuna amministrazione è tenuta a realizzare nel settore specifico.
Essendo stata progettata nell'ipotesi di non modificare la legge di contabilità, la nuova classificazione si inserisce sulla struttura vigente del bilancio, integrandosi con la classificazione amministrativa per stati di previsione. Ai fini del voto parlamentare viene enucleata l'unità definita macroaggregati (funzionamento, interventi, spesa in conto capitale, etc); gli attuali centri di responsabilità - in attesa di una più ampia revisione delle strutture amministrative dei ministeri - rimangono rilevanti ai fini del bilancio gestionale e sono collocati al di sotto dei macroaggregati.
Anche gli elementi informativi presentati in relazione al disegno di legge finanziaria dovrebbero essere adattati al nuovo schema classificatorio, prospettando i relativi effetti finanziari in termini di programmi e di missioni.
In base al DPEF 2008-2011 la nuova classificazione permetterà una maggiore qualità della spesa, rispondendo a 3 obiettivi:
§ allocazione: la leggibilità del bilancio consente una decisione di bilancio più consapevole non solo in termini delle correzioni al margine, proposte dalla finanziaria.
§ Informazione: dettagli sugli obiettivi generali del programma, con l’individuazione dei soggetti responsabili, gli indicatori quantitativi di prestazione, al fine della verifica dei risultati;
§ Gestione più flessibile e trasparente delle risorse, mediante trasferimento delle risorse attualmente presso il ministero dell’economia alle altre amministrazioni; ulteriori passi sarebbero identificabili nella adozione della contabilità analitico-patrimoniale da affiancare a quella finanziaria;
La revisione della spesa
Il DPEF 2008-2011 sottolinea come il programma straordinario di analisi e valutazione della spesa, prevista dal comma 480 della finanziaria 2007, nasce dall’esigenza di superare l’approccio incrementale delle decisioni di allocazione di bilancio.
Nella esperienza italiana - secondo il documento - la spending review ha la duplice finalità di agevolare il percorso di risanamento dei conti pubblici, attuando riduzioni di spesa razionali ed evitando misure di riduzione orizzontale e indiscriminata delle risorse, nonché di migliorare l’efficienza allocativa della spesa in coerenza con le priorità dell'azione pubblica.
Nel mese di aprile 2007 è iniziato, con il coordinamento dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica, il percorso di revisione della spesa per 5 ministeri: giustizia, interni, infrastrutture, trasporti ed istruzione.
Il documento in esame non fornisce indicazioni sul contenuto e sulle modalità di svolgimento del percorso di revisione della spesa relativo ai richiamati cinque ministeri. Sarebbe utile acquisire ulteriori informazioni, anche al fine di valutare la capacità dello strumento di individuare inefficienze e spazi di contenimento della spesa. Va considerato al riguardo che l'esperienza relativa all'attuazione del comma 507 della "finanziaria" 2007 non autorizza conclusioni di tipo eccessivamente ottimistico, almeno nel breve periodo, anche perché, più in generale, la possibilità di una revisione critica dei programmi di spese, anche per il carattere di novità, sembra non essere di immediata realizzazione.
Il DPEF 2008-2011 suggerisce che il valore assoluto della spesa primaria possa essere adottato quale parametro di riferimento della discussione parlamentare sul documento stesso e nella successiva fase di preparazione della manovra di bilancio per il 2008 (par. III.3).
Il documento, in particolare, prospetta che la risoluzione parlamentare possa fornire una indicazione sul livello della spesa primaria e che tale aspetto possa costituire un tassello significativo per il miglioramento della qualità della spesa e per sostenere il miglioramento dei conti pubblici. Esso sottolinea, altresì, come ciò appaia coerente con l’articolo 3, comma 2, della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni, che indica - quale contenuto dei Documenti di programmazione economico-finanziaria - le indicazioni relative ai tassi di evoluzione delle entrate e delle spese.
In uno dei paragrafi finali (Par.IX.10, Regole fiscali) il documento segnala, altresì, come il vincolo sulle spese sia stato strumento di successo nel risanamento di molti paesi. Regole fiscali che prendono a riferimento le spese (primarie, totali, correnti, etc) presentano, secondo la letteratura offerta dagli organismi internazionali, molti vantaggi, soprattutto se inserite in un quadro di programmazione pluriennale.
Occorre segnalare che il Documento non esplicita gli elementi che sarebbero propedeutici alla adozione di regole fiscali sulla spesa o comunque alla indicazione dei valori di spesa primaria nell'ambito della risoluzione parlamentare al DPEF.
In particolare - tenuto conto che i modelli di regole fiscali sulle spese implicano un quadro pluriennale stabile in cui operino i vincoli stessi [6] - l'assenza di indicazioni relative allo sviluppo pluriennale della spesa non sembrerebbe consentire di attivare sperimentazioni in linea con quelle suggerite dal documento in esame.
Come evidenziato nella tabella che segue - costruita sulla base dei dati disponibili nel DPEF 2008-2011 - mancano indicazioni quantitative sui dati programmatici relativi a entrate e spese per gli anni successivi al 2008.
Per l'esercizio 2008, la composizione programmatica delle entrate e delle spese può essere implicitamente desunta dalla affermazione relativa all'intenzione di trovare nell’ambito della spesa primaria stessa le risorse finanziarie necessarie per il finanziamento delle ulteriori spese programmate nel 2008; ne consegue che - in assenza di manovra netta e a parità di altri fattori - la composizione programmatica del bilancio tra entrate e spese corrisponderebbe a quella tendenziale.
Per gli anni successivi al 2008, peraltro, il documento indica l'entità della manovra netta, senza esplicitare - anche al solo scopo conoscitivo - una possibile scomposizione tra entrate e spese. In assenza di tali informazioni, non sembrerebbe possibile inserire nell'ambito della risoluzione parlamentare le prospettate indicazioni di obiettivi di spesa primaria.
Si ricorda che nell'Opinione del Consiglio Ecofin sul programma di stabilità italiano presentato a dicembre 2006 veniva inserita una esplicita raccomandazione sulla necessità di specificare i dettagli della strategia fiscale per gli anni successivi a quello coperto dalla legge finanziaria. Ai sensi del Codice di Condotta sull'applicazione del Patto di stabilità e crescita, i paesi sono tenuti nella preparazione del programma ad indicare le misure che saranno intraprese per raggiungere gli obiettivi fissati[7].
Per
il Consiglio e
Nel luglio 2005 il Consiglio ECOFIN ha adottato una decisione sull’esistenza di una situazione di disavanzo eccessivo dell’Italia e ha avviato la procedura volta a far cessare tale situazione[8].
Nella connessa raccomandazione, il Consiglio ha raccomandato all’Italia di:
§ riportare il disavanzo delle amministrazioni
pubbliche al di sotto del 3% del PIL in
modo credibile e sostenibile entro il
§ assicurare che il rapporto debito pubblico/PIL si riduca sufficientemente e si avvicini al valore di riferimento (60%) ad un ritmo soddisfacente, ripristinando a medio termine un adeguato livello di avanzo primario;
§ riportare le finanze pubbliche ad una posizione a medio termine prossima al pareggio o positiva,tramite una riduzione del disavanzo corretto per il ciclo, al netto di misure una tantum e di altre misure temporanee, di almeno lo 0,5% del PIL all'anno dopo la correzione del disavanzo eccessivo.
Il Consiglio ha rilevato altresì la necessità di aumentare la trasparenza nella raccolta e nel trattamento dei dati relativi alle finanze delle amministrazioni pubbliche nei conti nazionali italiani.
Il 14 marzo 2006, il Consiglio ha esaminato l’aggiornamento annuale del programma di stabilità presentato dall’Italia nel dicembre 2005 e lo ha ritenuto compatibile con una correzione del disavanzo eccessivo entro il 2007. Si è pertanto ritenuto di non procedere alle fasi successive della procedura di disavanzo eccessivo.
Nel dicembre 2006, il Governo ha presentato l’aggiornamento annuale del Programma di stabilità dell’Italia che indica, a decorrere dal 2008, una correzione in termini strutturali compresa tra lo 0,6 e lo 0,8 per cento annuo, per raggiungere nel 2011, ultimo anno di previsione, un saldo positivo di bilancio, sempre al netto della componente ciclica e delle misure una tantum.
Il 27 febbraio 2007 il Consiglio ha
espresso il parere sull’aggiornamento
annuale del programma di stabilità dell’Italia presentato nel dicembre 2006 e
lo ha ritenuto compatibile con una
correzione del disavanzo eccessivo entro il
Alla luce della raccomandazione del 28 luglio 2005, relativa alle misure da adottare per la correzione del disavanzo eccessivo, il Consiglio ha invitato l'Italia:
§ a conseguire il previsto risanamento delle finanze nel 2007;
§ ad approfittare, ai fini della riduzione del disavanzo, dell'andamento del bilancio migliore del previsto e a garantire, dopo la correzione del disavanzo eccessivo, un adeguato avvicinamento all'obiettivo di medio termine, per raggiungerlo al più tardi entro il 2011, e una conseguente riduzione del rapporto debito/PIL;
§ in considerazione dell'altissimo livello del debito, a dare piena attuazione alle riforme adottate in materia di pensioni, compreso il previsto adeguamento attuariale periodico in linea con le aspettative di vita, al fine di evitare significativi aumenti della spesa connessa all'invecchiamento demografico;
§ a migliorare il processo di risanamento del bilancio aumentandone la trasparenza, specificando in maniera più dettagliata le misure di bilancio in una prospettiva a più lungo termine e attuando efficacemente meccanismi di sorveglianza e controllo della spesa, specialmente di quella sanitaria.
La Commissione europea ha presentato diverse iniziative intese a facilitare la cooperazione tra gli Stati membri nel quadro di una strategia contro l’evasione fiscale a livello europeo, anche allo scopo di colmare la carenza di stime sull’ammontare delle imposte non percepite a causa della frode fiscale.
In particolare, la Commissione ha adottato il 31 maggio 2006 una comunicazione sulla necessità di sviluppare una strategia coordinata al fine di migliorare la lotta alle frodi fiscali (COM(2006)254).
Il documento pone in rilievo alcuni elementi di criticità:
· in relazione alle frodi IVA, si sottolinea lo scarso utilizzo da parte degli Stati membri degli strumenti offerti dal Reg. CE n. 1798/2003,. in tema di cooperazione amministrativa in materia di IVA;
· in materia di accise, si richiama l’eventualità di dovere adottare ulteriori misure, rispetto a quelle previste dalla disciplina vigente, soprattutto a fronte di ulteriori fenomeni di frode, quali il contrabbando e la contraffazione di alcool e tabacco;
· nel campo della cooperazione amministrativa tra gli Stati membri si evidenziano alcuni problemi di funzionamento: linguistici, di mancanza di risorse umane, ecc.;
· si rileva lo scarso utilizzo da parte degli Stati membri delle strutture di sostegno e di assistenza operativa a livello comunitario, in particolare delle risorse dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) che agisce come piattaforma di servizi per le unità operative degli Stati membri;
· si richiama l’attenzione sull’esigenza del rafforzamento della legislazione in materia di assistenza alla riscossione per migliorare il recupero delle tasse non versate allo Stato;
Sul documento il Consiglio ecofindel 5 giugno 2007 ha adottato conclusioni, in cui ha sottolineato che la lotta all’evasione fiscale, specialmente nel settore della tassazione indiretta, deve essere affrontata fattivamente e con decisione nell’interesse degli imprenditori onesti e dei bilanci degli Stati membri. Il Consiglio aveva già convenuto il 28 novembre 2006, sulla urgente necessità di elaborare, in particolare nel settore dell' imposizione indiretta, una strategia antifrode che a livello della Comunità potesse integrare gli sforzi compiuti a livello nazionale per lottare contro la frode fiscale.
Una delle principali finalità perseguite dall’Unione europea nel campo della politica fiscale è quello di alleggerire l’onere amministrativo a carico dei soggetti che, in ragione della propria attività economica, devono assolvere obblighi fiscali in un Paese diverso da quello nel quale risiedono.
Nell’ambito di tale obiettivo, la Commissione ha presentato il 29 ottobre 2004 un pacchetto di proposte (COM(2004)728) relativo alla semplificazione e all’ammodernamento del sistema IVA che comprende:
· una proposta di modifica della direttiva 77/388/CEE (“Sesta direttiva IVA”) con lo scopo di semplificare gli obblighi IVA;
· una proposta di direttiva che disciplina il rimborso dell’IVA, già previsto dalla direttiva 777/388/CEE, per i soggetti di imposta che risiedono in un altro Stato membro;
· una proposta di modifica del regolamento (CE) 1798/20031, allo scopo di introdurre modalità cooperazione tra le amministrazioni finanziarie nazionali coerenti con l’introduzione dello sportello unico e con le modifiche al sistema di rimborso IVA.
Tra le misure ivi previste sono comprese le seguenti:
· l’introduzione di uno “sportello unico” per i soggetti di imposta non residenti;
· la modernizzazione della procedura di rimborso IVA;
· l’armonizzazione della gamma di beni e servizi per i quali gli Stati membri possono limitare il diritto alla deduzione dell’imposta;
· l’estensione del meccanismo del c.d. reverse charge, in base al quale l’imposta deve essere assolta dal cliente, se soggetto IVA nello Stato in cui avviene la transazione, anziché dal prestatore del servizio o dal cedente;
· una revisione della disciplina speciale per le piccole e medie imprese, per le quali la normativa vigente prevede numerose e specifiche deroghe;
· una semplificazione della disciplina sulle vendite a distanza.
Il pacchetto di proposte è stato esaminato nell’ambito della procedura di consultazionedal Parlamento europeo il 7 settembre 2005, dal Consiglio il 5 giugno 2007. In tale data il Consiglio ECOFIN ha raggiunto un accordo politico in vista dell’adozione definitiva entro il 31 dicembre 2007 in modo tale che il pacchetto possa entrare in vigore al più tardi il 1º gennaio 2010.
Il 2 maggio 2007 la Commissione ha adottato una comunicazione dal titolo “attuazione del programma comunitario per l’aumento della crescita e dell’occupazione e il miglioramento della competitività delle imprese europee: ulteriori progressi compiuti nel 2006 e prossimi passi verso una proposta in materia di base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB) (COM(2007)223).
Il documento è stato predisposto in esito ad una lunga fase di studio e discussione, avviata nel 2001, nel corso della quale la Commissione ha inteso verificare i presupposti e le modalità per la definizione di una base imponibile consolidata per la tassazione delle società stabilite nell’UE aventi attività di portata transfrontaliera. Ciò al fine di ridurre le distorsioni del mercato interno determinate dalla concorrenza fiscale dannosa tra Stati membri in relazione ai regimi di imposizione sulle società.
La comunicazione è stata trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio che il 5 giugno 2007 ha invitato la Commissione a presentare il prossimo anno una proposta legislativa in materia, che sia il risultato di un lavoro congiunto con gli Stati membri.
Il 3 maggio 2007
In particolare,
Il 26 aprile 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzionesulle finanze pubbliche nell’UEM 2006, nella quale chiede un’applicazione coerente e vigorosa del Patto di stabilità e crescita e insiste sulla necessità da parte degli Stati membri di riforme strutturali che, beneficiando del ciclo economico favorevole, riducano il debito pubblico e consentano di affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione.
Il Consiglio Ecofin ha adottato, il 5 giugno 2007, conclusioni sulla qualità delle finanze pubbliche in cui invita gli Stati membri ad accrescere l’efficienza delle spese pubbliche e migliorare la qualità della struttura delle entrate pubbliche.
Il 13 giugno
2007
La comunicazione rileva che il numero di paesi che presentano disavanzi eccessivi si sta riducendo e che è di fondamentale importanza che i governi nazionali approfittino della favorevole congiuntura economica per progredire rapidamente verso il conseguimento dell’obiettivo di finanze pubbliche sane e sostenibili. La comunicazione, inoltre, presenta proposte volte, da un lato, a migliorare il modo in cui i governi formulano e attuano le loro strategie di bilancio a medio termine e, dall’altro, a rafforzare la sorveglianza e il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio a livello dell’UE.
Il 25 aprile 2007 il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura, con emendamenti, nell'ambito della procedura di codecisione, la proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio ("regolamento SEC 95") per quanto riguarda la trasmissione dei dati di contabilità nazionale (COM (2005)653).
La proposta di regolamento intende sostituire l’allegato B del regolamento (CE) n. 2223/96, che contiene la maggior parte delle tavole costitutive del programma di trasmissione, al fine di adeguarlo alla nuova situazione economica, con particolare riguardo alla Strategia di Lisbona e all’UEM.
Il 4 maggio
2007
Il 16 maggio
2007
Le due proposte sono state presentate a seguito dell’adozione, da parte della Commissione, il 16 maggio 2007, dei rapporti di convergenza positivi (COM(2007) 255 e COM(2007) 258), nei quali ritiene che Cipro e Malta soddisfino ai criteri di convergenza.
Il Consiglio ECOFIN ha condiviso, in occasione della sua riunione del 5 giugno, le valutazioni della Commissione sui progressi compiuti da Cipro e Malta in ordine ai criteri di convergenza.
Il 16 maggio
Il 20
giugno 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul miglioramento
delle modalità di consultazione del Parlamento europeo nelle procedure
relative all’allargamento dell’area dell’euro, nella quale, tra l’altro, invita
il Consiglio e
L’attività di semplificazione della regolamentazione europea è da alcuni anni una delle priorità dell’attività delle istituzione europee, anche in relazione al rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità di cui all’articolo 5 del Trattato istitutivo della Comunità europea e all’apposito protocollo allegato al medesimo Trattato.
In particolare,
In passato, tuttavia, le iniziative in questione avevano, nella maggior parte dei casi, un carattere isolato o settoriale, non essendo inserite in una strategia complessiva ed organica di semplificazione della regolamentazione vigente.
Al fine di definire un
approccio generale ed organico al riguardo, il 25 ottobre 2005,
Esso comprendeva, all’origine, circa 100 iniziative, di cui oltre 20 sono già state realizzate. Nel corso del 2007 saranno presentate ulteriori iniziative di semplificazione in numerosi settori, in particolare per quanto riguarda la regolamentazione dei prodotti, la normativa agricola, la legislazione ambientale e del mercato del lavoro, nonché le statistiche.
In coerenza con l’approccio sopra richiamato,
Il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007 – come richiamato espressamente anche dal documento di programmazione economica e finanziaria 2008-2011 - ha ribadito che il miglioramento della regolamentazione è un importante strumento per rafforzare la competitività, la crescita sostenibile e l’occupazione.
Il Consiglio europeo, in particolare, ha:
· raccomandato alla Commissione di aggiornare regolarmente il suo programma di semplificazione;
· sottolineato la necessità che il Consiglio e il Parlamento europeo si avvalgano maggiormente delle valutazioni d'impatto delle proposte legislative, con una particolare attenzione all’analisi dell’impatto economico e sulla competitività. Nella primavera del 2008 il Consiglio europeo vaglierà l'opportunità di ulteriori misure, tra le quali l’istituzione di un gruppo di esperti indipendenti incaricato di consigliare le istituzioni nei loro lavori per il miglioramento della regolamentazione;
· sottolineato l’importanza
di ridurre gli oneri amministrativi
al fine di stimolare l'economia europea, accogliendo
con favore il programma per la riduzione degli oneri amministrativi, che
Il 6 giugno 2007
Orientamenti strategici dell’UE
Il programma dell’Aja, adottato dal Consiglio europeo del 5 novembre 2004[9], definisce la strategia politica per il rafforzamento dello spazio di libertà sicurezza e giustizia nell’Unione europea per il periodo 2005-2009, individuando orientamenti generali e specifici.
La comunicazione “Il programma dell'Aja: dieci priorità per i prossimi cinque anni - Partenariato per rinnovare l'Europa nel campo della libertà, sicurezza e giustizia” (COM(2005)184), presentata dalla Commissione il 10 maggio 2005, ha definito un piano d’azione per concretizzare gli obiettivi e le priorità del programma.
A tal fine La Commissione ha individuato dieci aree sulle quali, dovrebbero essere concentrati gli sforzi nei prossimi cinque annie definito un calendario per l'adozione del pacchetto di politiche e iniziative europee in materia.
Le aree individuate sono: diritti fondamentali e cittadinanza; lotta al terrorismo; istituzione di un sistema comune di asilo; gestione dell’immigrazione; integrazione dei migranti; frontiere interne, frontiere esterne e visti; tutela della privacy e della sicurezza nella condivisione di informazioni; lotta alla criminalità organizzata; sviluppo di uno spazio giudiziario penale e civile europeo; condivisione di responsabilità e solidarietà tra Stati membri.
Il 3 luglio 2007 la Commissione ha presentato la relazione sull’attuazione del programma dell’Aja per il 2006 (COM(2007)373)[10].
Basandosi sul monitoraggio delle azioni intraprese sia a livello UE che a livello nazionale[11] la comunicazione rileva una notevole disomogeneità nei progressi realizzati nelle diverse aree politiche.
Livelli soddisfacenti sono stati raggiunti nei settori relativi a: rispetto e protezione dei diritti fondamentali, cittadinanza europea, cooperazione giudiziariain materia civile,strategia europea in materia di droga, asilo e immigrazione, visti e gestione delle frontiere e lotta al terrorismo.
Il livello di attuazione appare invece insufficiente per quanto riguarda la cooperazione di polizia, la cooperazione doganale, la prevenzione e la lotta alla criminalità organizzata e la cooperazione giudiziaria penale.
La comunicazione sottolinea che, per quanto riguarda le materie contemplate dal Titolo IV del Trattato CE[12], l’azione delle istituzioni UE è stata più incisiva di quella a livello nazionale, che andrebbe quindi incrementata.
Il ritardo degli Stato membri è ancora più evidente nelle materie del Titolo VI del Trattato UE (cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale): in questi settori la trasposizione degli strumenti legislativi UE è spesso incompleta o scorretta. Sulla base di tali osservazioni e al fine di permettere un progresso ulteriore nella realizzazione dell’area di libertà sicurezza e giustizia, la Commissione ritiene sia necessario migliorare la capacità decisionale dell’Unione europea in queste materie, adottando meccanismi più efficaci, trasparenti e affidabili.
Le prospettive future dello spazio di Libertà, giustizia e sicurezza
Al fine di elaborare gli orientamenti futuri della politica interna dell’UE dopo il 2010, a conclusione del programma dell’Aja, il20 e 21 maggio 2007 si è svolta ad Eltville la prima riunione di un gruppo consultivo di alto livello.
Il gruppo è composto dal Vicepresidente della Commissione e dai Ministri degli interni degli Stati membri che assumeranno la presidenza dal 2007 al 2010 (Germania, Portogallo, Slovenia, Francia, Repubblica Ceca, Svezia), da un rappresentante della troika presidenziale attuale, da un rappresentante per ciascuna delle due troike presidenziali seguenti e da esperti dei vari paesi membri. Nell’autunno 2008, il gruppo presenterà un rapporto, che dovrebbe servire da proposta di base per i dibattiti e i negoziati formali, a partire dal 2009, sul programma che sostituirà quello dell’ Aja.
Nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013
Per fornire adeguato supporto finanziario alle azioni dell’UE nell’area libertà, giustizia e sicurezza, per il periodo 2007-2013, sono stati adottati i programmi quadro “Sicurezza e tutela delle libertà” (COM(2005)124-1), “Diritti fondamentali e giustizia” (COM(2005)122-1), “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” (COM(2005)123-1), i cui obiettivi sono in linea con le priorità politiche individuate dal programma dell’Aja. I tre programmi quadro si articolano nei seguenti programmi specifici[13] per il periodo 2007-2013:
· programma quadro “Sicurezza e Tutela delle libertà”:
- programma specifico“Prevenzione e lotta contro la criminalità” (decisione 2007/125/GAI), con dotazione pari a 605,6 milioni di euro;
- programma specifico “Prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di terrorismo” (decisione 2007/124/GAI), con dotazione pari a 139,4 milioni di euro;
· programma quadro “Diritti fondamentali e giustizia”:
- programma specifico “Diritti fondamentali e cittadinanza” (decisione 2007/252/GAI) con dotazione pari a 93,8 milioni di euro;
- programma specifico “Giustizia penale” (decisione 2007/126/ GAI), condotazione pari a196,2 milioni di euro;
- programma specifico “Giustizia Civile” (COM(2005)122-4, procedura di adozione in corso), condotazione prevista pari a 109,3 milioni di euro;
- programma specifico “Lotta alla violenza (Daphne III)” (COM(2006)230, procedura di adozione in corso), con dotazione prevista pari a116,85 milioni di euro;
- programma specifico “Prevenzione e informazione in materia di droga” (COM(2006)230, procedura di adozione in corso), con dotazione prevista pari a21,35 milioni di euro.
· programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori”:
- programma specifico “Fondo europeo per i rifugiati” (2008-2013) (decisione 573/2007/CE), con dotazione pari a 699,3 milioni di euro;
- programma specifico “Fondo per le frontiere esterne” (decisione 574/2007/CE), condotazione 1820 milioni di euro;
- programma specifico” Fondo europeo per il rimpatrio” (2008-2013) (decisione 575/2007/CE), con dotazione pari a 676 milioni di euro;
- programma specifico “Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi” (decisione 2007/435/CE), con dotazione pari a 825 milioni di euro.
Immigrazione, asilo, integrazione
Le linee direttrici della politica europea comune in materia di asilo e immigrazione, come definite dal programma dell’Aja, possono essere sintetizzate come segue:
· partenariato con i paesi di origine, nel quadro di un approccio globale che affronti gli aspetti politici, i diritti dell'uomo e i problemi dello sviluppo nei paesi e nelle regioni di origine e di transito;
· regime comune europeo in materia di asilo,fondato, a termine, su una procedura d'asilo comune e uno status unico;
· equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi che soggiornano legalmente nel territorio degli Stati membri;
· gestione dei flussi migratori, basata, segnatamente, su una politica comune attiva in materia di visti e di documenti falsi, sulla lotta contro la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento economico dei migranti e sulla regolamentazione dell’entrata e del diritto di soggiorno, del permesso di lavoro e delle questioni relative al ricongiungimento familiare.
Nel quadro della Strategia di approccio globale in materia di migrazione[14], il 16 maggio 2007, la Commissione ha presentato un pacchetto di iniziative, volte al sostegno dell’immigrazione legale e al contrasto all’immigrazione clandestina (cd. “pacchetto Frattini”). Le misure comprendono:
· la comunicazione “Migrazione circolare e partenariati di mobilità tra UE e paesi terzi”(COM(2007)248), volta a promuovere l’immigrazione legale e ad incoraggiare il flusso proveniente da paesi con cui l’UE concluderà accordi di cooperazione;
· la comunicazione “Applicazione dell’approccio globale sulla questione delle migrazioni nelle regioni che confinano con l’UE ad est e a sud-est”(COM(2007)247), che intende ribadire l’importanza di rafforzare il dialogo e la cooperazione in materia di immigrazione sulla base delle iniziative già esistenti e si rivolge principalmente alle aree sud-orientali e orientali vicine all’UE;
· la proposta di direttiva (COM(2007)249), relativa a sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi in posizione irregolare, che mira ad introdurre un deterrente all’utilizzo di manodopera irregolare, riducendo le discrepanze fra le misure preventive, le sanzioni e le modalità di applicazione già esistenti nei vari Stati membri.
La proposta di direttiva, che segue la procedura di codecisione è in attesa di esame in prima lettura, da parte del Parlamento europeo
Il 18 giugno il Consiglio Affari generali, nelle sue conclusioni, ha accolto favorevolmente le misure proposte, esprimendo soddisfazione per i progressi realizzati nell’attuazione della Strategia di approccio globale alla migrazione.
Per quanto riguarda la politica in materia di asilo, obiettivo del programma dell’Aja è l'instaurazione, entro il 2010, di una procedura comune e di uno status uniforme per i cittadini di paesi terzi, che hanno ottenuto l'asilo o che, necessitando di protezione internazionale pur non potendo ottenere il beneficio dell'asilo, hanno ottenuto una protezione sussidiaria. Il regime sarà basato sulla piena applicazione della Convenzione di Ginevra del 1951 e del protocollo di New York del 1967, relativi allo status dei rifugiati.
In questo quadro, il 6 giugno 2007, la Commissione ha presentato un insieme di misure comprendente:
· il Libro verde sul futuro del regime comune europeo di asilo (COM(2007)301), inteso a stimolare il dibattito sul futuro del regime comune europeo in materia di asilo;
· una proposta di direttiva recante modifica della direttiva 2003/109/CE del 25 novembre 2003, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (COM(2007)298), al fine di estendere il suo campo di applicazione anche ai beneficiari di una protezione internazionale;
La proposta di direttiva, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di esame da parte del Consiglio e del Parlamento europeo.
Unitamente a tali
proposte,
In materia di integrazione, nel corso del vertice
informale dei ministri UE responsabili dell’immigrazione, tenutosi a Potsdam il
10-11 maggio 2007,
Il manuale, rivolto a chiunque si occupi di integrazione sia a livello legislativo nazionale che a livello di attuazione locale, esamina le strutture e i meccanismi utilizzati per le strategie politiche di integrazione.
Il Consiglio giustizia e affari interni del
12-13 giugno 2007, nelle sue
conclusioni, richiamandosi al programma dell’Aja e alla comunicazione della
Commissione del 1° settembre 2005 “Agenda comune per l’integrazione”[16], ha ribadito l’importanza di sostenere le
politiche di integrazione nell’Unione europea promuovendo l’unità nella diversità. In questo quadro
il Consiglio ha espresso apprezzamento per la pubblicazione del manuale
sull’integrazione, ha invitato
Lotta alla criminalità
Il programma dell’Aja rappresenta il quadro di riferimento per potenziare la cooperazione in materia di sicurezza. In tale contesto il 22 maggio la Commissione ha presentato la comunicazione “Verso una politica generale di lotta contro la cibercriminalità” (COM(2007)267), volta ad individuare azioni specifiche per incrementare la cooperazione a livello internazionale e migliorare la collaborazione e il coordinamento tra le autorità di contrasto e gli operatori del settore privato.
Il Consiglio giustizia e affari interni del 12-13 giugno 2007 ha adottato conclusioni in cui stabilisce le priorità dell’Unione europea nella lotta contro la criminalità organizzata, sulla base della relazione Europol sulla valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata per il 2007 e in considerazione delle raccomandazioni contenute nella risoluzione che, su questo tema, il Parlamento europeo ha approvato il 24 maggio 2007.
Il Consiglio ritiene che la lotta contro questo tipo di criminalità debba innanzitutto:
· colpire gli ostacoli che si oppongono allo smantellamento dei gruppi criminali organizzati, grazie alla loro dimensione e alla loro influenza internazionale;
· agire sul grado di penetrazione della criminalità organizzata nella società (tra l’altro, nell’amministrazione pubblica e nell’economia) e, in particolare sull’utilizzo abusivo di strutture commerciali legali (specialmente nel settore dei trasporti);
· contrastare l’utilizzo abusivo della tecnologia da parte dei gruppi criminali.
Il Consiglio ha inoltre adottato:
· una raccomandazione in cui esprime la necessità che gli Stati membri definiscano procedure standard e norme tecniche uniformi in materia di informazione applicabile alle indagini sulle filiere di approvvigionamento d’armi per le attività criminali e ha adottato conclusioni sul rapporto annuale 2006 della Rete europea di prevenzione della criminalità;
· una risoluzione relativa al rafforzamento della cooperazione tra Stati membri nella lotta contro la grande criminalità transfrontaliera, tramite la semplificazione del ricorso ad agenti infiltrati.
Per quanto riguarda la dimensione sociale dei fenomeni di delinquenza giovanile, il Parlamento europeo, il 21 giugno 2007, ha approvato la risoluzione “Delinquenza giovanile – Ruolo delle donne, della famiglia, della società”.
Il Parlamento europeo reputa che a livello di politiche nazionali, sia necessario porre in atto una politica integrata e valida in ambito scolastico, sociale, familiare ed educativo, che contribuisca alla trasmissione dei valori sociali e civici, e alla socializzazione precoce dei giovani; ritiene sia inoltre necessario definire una politica incentrata su una migliore coesione sociale e politica, volta a ridurre le disparità sociali e a lottare contro l’esclusione sociale e al povertà, riservando un’attenzione particolare alla povertà dei bambini,
Il Parlamento europeo raccomanda inoltre agli Stati membri di procedere con urgenza, in cooperazione con la Commissione , all’elaborazione e all’adozione di una serie di norme minime e di principi guida comuni a tutti gli Stati membri in materia di delinquenza giovanile incentrate su tre pilastri fondamentali: prevenzione; provvedimenti giudiziari e extragiudiziari; riabilitazione, integrazione e reinserimento sociale.
Per quanto riguarda la lotta alla tratta degli esseri umani, il 18 ottobre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione (COM(2005)514), relativa ad un approccio integrato alla lotta contro la tratta degli esseri umani e alla definizione di un piano d’azione sulla materia.
La comunicazione, facendo seguito agli orientamenti stabiliti in materia dal programma dell’Aja, mira a potenziare l’impegno dell’Unione europea e degli Stati membri per la prevenzione e la lotta contro la tratta degli esseri umani, realizzata ai fini dello sfruttamento sessuale o dello sfruttamento di manodopera, conformemente alle definizioni riportate nella decisione quadro del 19 luglio 2002 relativa alla lotta contro la tratta degli esseri umani e alla tutela, assistenza e riabilitazione delle sue vittime. La relazione sullo stato di attuazione della decisione quadro è stata presentata dalla Commissione il 2 giugno 2006 (COM(2006)187).
La Commissione è attualmente impegna nell’organizzazione della prima Giornata europea contro la tratta degli esseri umani, il 18 ottobre 2007, nel quadro di un’azione di sensibilizzazione per rafforzare la lotta contro questo fenomeno.
Lotta al terrorismo
La prevenzione e il contrasto del terrorismo sono considerati elementi chiave del programma dell’Aja. Nel dicembre 2005, il Consiglio europeo ha adottato la Strategia antiterrorismo, che ha fornito le linee giuda per l’intervento dell’UE in questo settore. Il Piano d’azione di lotta al terrorismo adottato nel 2004[17] e riveduto, da ultimo, nel marzo 2007, ricalca il modello delineato nella Strategia, ordinando gli interventi previsti in quattro campi: prevenzione, protezione, perseguimento e risposta.
In questo quadro, il Consiglio giustizia e affari interni del 19-20 aprile 2007 ha adottato conclusioni favorevoli al programma europeo di protezione delle infrastrutture critiche, che comprende la comunicazione (COM(2006)786), sul programma europeo EPCIP (European programme for critical infrastructure protection) e laproposta di direttiva (COM(2006)787), relativa all’individuazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione.
La proposta di direttiva sottolinea la necessità di operare una distinzione tra infrastrutture europee e nazionali e precisa che l’intervento dell’Unione avverrà in applicazione del principio di sussidiarietà, dato che spetta in prima istanza ai paesi dell’UE proteggere le loro infrastrutture. Tra gli obblighi della proposta di direttiva, si segnala la creazione, da parte dei responsabili, di un piano di sicurezza con misure standard e urgenti, in base ai rischi, e la designazione di un ufficiale di collegamento responsabile della sicurezza in ogni Stato membro. Le misure previste verranno finanziate per il 30% a carico UE, nell’ambito del programma “Prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di terrorismo”, adottato il 12 febbraio 2007 (decisione 2007/124/CE), per il 70% dai responsabili delle infrastrutture in oggetto.
Il Consiglio giustizia e affari interni del 12-13 giugno 2007 ha adottato conclusioni in materia di lotta al terrorismo, nelle quali:
· ha accolto favorevolmente l’iniziativa Europol di creare un portale di informazione per gli Stati membri (nell’ambito del programma Check the Web proposto dalla presidenza tedesca), al fine di sostenere la cooperazione nel contrasto all’utilizzo di Internet da parte di organizzazioni terroristiche, nel quadro della prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione e reclutamento;
· ha invitato gli Stati membri a cooperare nello scambio di informazioni su reati legati al traffico di armi e a stabilire standard comuni nella valutazione della pericolosità di sostanze e prodotti, al fine di limitare la disponibilità di armi ed esplosiviper il terrorismo e la criminalità;
· ha formulato raccomandazioni agli Stati membri, riguardo allo scambio di informazioni sui casi già risolti di rapimento da parte di gruppi terroristici, al fine di creare una banca dati comparativa utile in caso di future indagini;
· ha affermato la necessità di incrementare la rapidità di intervento degli Stati membri in caso di disastro chimico, biologico, radiologico e nucleare (CBRN), sia accidentale che dovuto ad atto terroristico, come stabilito nel programma CBRN del Consiglio e della Commissione, del 20 dicembre 2002 sulla necessità di cooperazione nella prevenzione delle conseguenze della minaccia terroristica di attacchi CBNR.
Il 29 giugno 2007 il Consiglio ha provveduto alla revisione delle liste di persone, gruppi ed entità cui si applicano misure restrittive per combattere il terrorismo, aggiornando l’elenco allegato alla posizione comune 2001/931/PESC (posizione comune 2007/448/PESC) e la lista prevista dal regolamento (CE)n. 2580/2001 (decisione 2007/45/CE).
Il Consiglio europeo del 21-22 giugno 2007
Nelle conclusioni adottate nella riunione del 21-22 giugno 2007 in materia di giustizia e affari interni, il Consiglio europeo:
· ha sottolineato la necessità di proseguire l’esecuzione dei programmi di Tampere e dell’Aja;
· ha accolto favorevolmente i progressi compiuti nell’attuazione delle azioni prioritarie incentrate sull’Africa e sul Mediterraneo nel quadro dell’Approccio globale in materia di migrazione nonché la comunicazione della Commissione del 16 maggio 2007 (COM(2007)247), relativa all’applicazione dell’approccio globale alle regioni limitrofe orientali e sud-orientali dell’UE; ha, inoltre, approvato le conclusioni del Consiglio affari generali del 18 giugno scorso sulla cooperazione con tali regioni;
· ha invitato Stati membri e Commissione ad assicurare risorse umane e finanziarie adeguate per permettere una tempestiva attuazione della politica migratoria globale, sottolineando l’importanza del rafforzamento della cooperazione con i Paesi terzi nella gestione dei flussi migratori; a tal fine ha ipotizzato l’istituzione di partenariati specifici in materia di mobilità nonché la possibilità di migrazione circolare;
· ha sottolineato l’importanza di rafforzare la capacità dell’agenzia FRONTEX, compiacendosi dell'accordo raggiunto sul recente regolamento relativo all'istituzione di squadre di intervento rapido alle frontiere (COM(2006)401), dell'avvio di una rete di pattuglie costiere, della creazione del registro centralizzato delle attrezzature tecniche ("toolbox"), da mettere a disposizione degli Stati membri, e invitando a rendere operative al più presto le squadre di intervento rapido ai confini;
· ha accolto con soddisfazione il recente accordo politico raggiunto dal Consiglio del 12 giugno scorso sulle proposte concernenti il regolamento sul sistema di informazione visti (VIS) e lo scambio di dati tra Stati membri sui visti per soggiorni di breve durata (COM(2004)835) e la decisione del Consiglio, relativa all’accesso per la consultazione del VIS da parte delle autorità designate degli Stati membri e dell'Europol, ai fini della prevenzione, dell’individuazione e dell’investigazione di reati terroristici (COM(2005)600);
· ha riaffermato il proprio impegno a realizzare entro il 2010 il regime europeo in materia di asilo preannunciando la valutazione della politica migratoria globale nella riunione che avrà luogo a dicembre 2007, sulla base di una relazione della Commissione;
· si è congratulato dei lavori preparatori svolti nel quadro del progetto Sistema informativo di sicurezza SIS One4All ed ha incoraggiato gli Stati membri che partecipano al progetto a proseguire gli sforzi, volti a soddisfare tutti i requisiti fissati nelle conclusioni del Consiglio "Giustizia e affari interni" del 5 - 6 dicembre 2006, per l'abolizione dei controlli alle frontiere interne terrestri e marittime alla fine di dicembre 2007 e dei controlli alle frontiere interne aeree entro marzo 2008 al più tardi. Nel contempo, ha esortato la Commissione a fare sì che i lavori rimanenti per ultimare il progetto SIS II siano completati al più tardi entro dicembre 2008;
· ha sottolineato l'importanza di rafforzare ulteriormente le capacità operative dell'Europol e si è compiaciuto della scelta di trasformare la convenzione Europol in una decisione del Consiglio, in conformità con le conclusioni del Consiglio del 12 - 13 giugno 2007;
· ha invitato il Consiglio a raggiungere un accordo entro la fine dell'anno sulla decisione quadro sulla protezione dei dati personali nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale;
· ha sottolineato la necessità di un rapido accordo sulla proposta di regolamento relativo alla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I) (COM(2005)650) e su quella relativa alla giurisdizione e alla legge applicabile in materia matrimoniale (Roma III) (COM(2006)399), nonché su quella in materia di obbligazioni alimentari (COM(2005(649), invitando, altresì, il Consiglio a valutare la coerenza e l’organicità delle disposizioni relative al diritto delle obbligazioni nell’ordinamento comunitario, incluse quelle riguardanti i consumatori;
· ha invitato il Consiglio ad assicurare che i sistemi dei casellari giudiziari nazionali siano al più presto interconnessi in una rete europea e a promuovere la comunicazione elettronica nel settore giuridico ("Giustizia elettronica"), in materia sia civile che penale;
· ha accolto la comunicazione della Commissione sulla lotta contro la cibercriminalità (COM(2007)267) ed ha auspicato l'elaborazione di un quadro d'azione in questo settore.
Gli obiettivi strategici
Le conclusioni del Consiglio europeo dell’8
e
Il Consiglio europeo ha inoltre ribadito che la lotta al cambiamento climatico costituisce, in particolare in relazione allo sviluppo delle tecnologie ambientali e alle ecoinnovazioni, un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi indicati dalla strategia di Lisbona.
Il Consiglio europeo, infine, ha sottolineato il ruolo guida dell’UE nella protezione internazionale del clima, ribadendo la necessità di un intervento concordato su scala planetaria. A tal fine, ritiene necessario che, in occasione della Conferenza internazionale sul clima, prevista per la fine del 2007 sotto l’egida delle Nazioni Unite, vengano avviati i negoziati relativi a un accordo globale e completo sulla lotta contro il riscaldamento del pianeta dopo il 2012, basato sull’ampliamento dell’architettura del protocollo di Kyoto[19]e che tali negoziati si concludano entro il 2009.
In questa cornice, il Consiglio europeo ha
pienamente accolto la comunicazione “Limitare il surriscaldamento dovuto ai
cambiamenti climatici a +2 gradi Celsius – La via da percorrere fino al 2020 e
oltre” (COM(2007)2), presentata dalla Commissione il
La
comunicazione propone che l’UE persegua, nell’ambito di negoziati
internazionali, un obiettivo di riduzione dei gas serra pari al 30%
rispetto ai valori del 1990, che i paesi industrializzati dovranno conseguire entro il 2020: in tal modo dovrebbe
essere possibile contenere l’aumento della temperatura entro il limite dei
Il percorso prospettato dalla Commissione prevede che, entro il 2050, le emissioni globali siano abbattute fino al 50% rispetto al 1990; ciò significa che i paesi industrializzati dovranno ridurle del 60-80%, ma le emissioni dovranno diminuire sensibilmente anche in molti paesi in via di sviluppo.
La comunicazione ribadisce che gli strumenti
di mercato, come il sistema UE di
scambio delle quote di emissione, saranno un elemento determinante per far sì che l’Europa e altri paesi
conseguano gli obiettivi previsti al più basso costo possibile.
Il cambiamento climatico nella Politica energetica per l’Europa (PEE)
Nell’ambito dell’approccio integrato tra le politiche dell’Unione in tema di ambiente ed energia, il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo ha individuato i tre obiettivi che la politica energetica per l’Europa (PEE) dovrà perseguire, tra cui la promozione della sostenibilità ambientale e la lotta contro il cambiamento climatico. Gli obiettivi dovranno essere perseguiti rispettando il mix energetico scelto dagli Stati membri e la loro sovranità sulle fonti di energia primaria.
Il Consiglio europeo ha altresì adottato un piano d’azione sulla politica energetica per l’Europa, per il 2007-2009 (allegato alle conclusioni del Consiglio europeo) che si basa sulla comunicazione “Una politica energetica per l’Europa” (COM(2007)1), presentata dalla Commissione il 10 gennaio 2007 (al riguardo si rinvia alla scheda sull’energia).
Per quanto riguarda, in particolare, la lotta al cambiamento climatico, il piano d’azione prevede:
· il rafforzamento
del partenariato e della cooperazione, basandosi sui dialoghi bilaterali in
materia di energia, con gli USA,
· Il riesame del sistema comunitario di scambio di quote di emissioni da parte della Commissione, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas serra a lungo termine dell'UE. Tale revisione dovrebbe fornire un metodo basato sul mercato ed efficiente in termini di costi, per ottenere valori di emissione ridotti a costi minimi - anche per quanto riguarda industrie ad alta intensità energetica;
· lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili;
· il tempestivo riesame da parte della Commissione della disciplina degli aiuti di Stato per la tutela dell’ambiente, e di altri pertinenti strumenti comunitari in grado di dare incentivi, al fine di renderli più idonei a sostenere gli obiettivi comunitari in materia di energia e cambiamenti climatici.
Nuovi strumenti per la politica ambientale ed energetica
Nel
quadro degli interventi previsti dal piano d’azione adottato dal Consiglio
europeo di primavera, il
Il
Libro verde intende, in particolare, aprire un confronto di opinioni in
previsione della modifica della direttiva sulla tassazione dell’energia[21], invitando le altre istituzioni dell’UE, gli
Stati Membri, le parti interessate e il pubblico a fornire, entro il
Future iniziative strategiche
Come preannunciato dal
Programma legislativo e di lavoro per il 2007, il 29 giugno 2007
Il documento definisce quattro linee di azioni prioritarie:
· azioni immediate per sviluppare strategie di adattamento per i settori nei quali il livello delle conoscenze è sufficiente;
· integrazione del tema dell’adattamento globale nelle relazioni esterne dell’UE e costruzione di una nuova alleanza con i partner a livello internazionale;
· colmare le lacune conoscitive in materia di adattamento attraverso le attività di ricerca a livello comunitario e lo scambio di informazioni;
· costituzione di un gruppo europeo di consultazione sull’adattamento al cambiamento climatico per analizzare strategie ed azioni coordinate.
A
conclusione della consultazione sul Libro verde, la Commissione prevede per il
2008 la presentazione del Libro bianco
“Verso un programma europeo di adattamento al cambiamento climatico”, in
cui, anche tenendo conto dei risultati della consultazione, individuerà le azioni specifiche da adottare in
materia di adattamento ai cambiamenti. Entro la fine del 2007
Attività del Parlamento europeo
In seguito alla
comunicazione della Commissione “Limitare
il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2 gradi Celsius – La
via da percorrere fino al 2020 e oltre” (COM(2007)2)
e in vista del Consiglio europeo di primavera, il Parlamento europeo, il
Il 21 maggio 2007 la dichiarazione scritta "sull'instaurazione di un'economia verde all'idrogeno e una terza rivoluzione industriale in Europa attraverso il partenariato con le regioni e le città, le PMI e le organizzazioni della società civile interessate", promossa tra gli altri dagli europarlamentari italiani Vittorio Prodi e Umberto Guidoni,ha raccolto la firma della maggioranza dei deputati[22] e sarà quindi trasmessa alla Commissione e agli Stati membri come posizione ufficiale del Parlamento europeo.
Notando come il riscaldamento globale e i costi dei combustibili fossili continuano ad aumentare, la dichiarazione rileva che «una visione post-energia fossile e post-energia nucleare dovrebbe costituire il prossimo progetto importante dell'Unione europea»; inoltre, si sottolinea che i 5 fattori chiave per l'indipendenza energetica sono: la massimizzazione dell'efficienza energetica, la riduzione delle emissioni di gas che comportano un riscaldamento globale, l'ottimizzazione dell'introduzione su scala commerciale di energie rinnovabili, la messa a punto di una tecnologia delle celle a combustibile a idrogeno per immagazzinare energie rinnovabili e la creazione di griglie di energia intelligente per distribuire l'energia stessa.
Il 25 aprile 2007 il Parlamento europeo ha deliberato la costituzione di una commissione temporanea sul cambiamento climatico. La durata dei lavori della commissione, composta da 60 deputati, dovrebbe essere di 12 mesi a partire da maggio 2007.
La commissione ha i seguenti compiti:
· formulare proposte sulla politica climatica integrata dell’Unione europea e coordinare la posizione del Parlamento europeo in relazione ai negoziati sulla politica internazionale sui cambiamenti climatici post 2012;
· analizzare e valutare i dati più recenti in materia di cambiamento climatico e proporre adeguate risposte politiche a tutti i livelli, tenendo conto dell’impatto finanziario e dei costi di un eventuale mancato intervento;
· predisporre un inventario il più possibile completo dei nuovi e potenziali sviluppi nel campo della lotta al cambiamento climatico, così da fornire al Parlamento un’analisi dettagliata che lo metta in condizione di far fronte alle sue responsabilità politiche;
· esaminare le implicazioni ambientali, legali, economiche, sociali, geopolitiche, regionali di questi nuovi e potenziali sviluppi;
· analizzare e valutare il recepimento della legislazione comunitaria in queste materie, prendendo a tal fine contatto e svolgendo audizioni con gli Stati Membri, i parlamenti e i governi di Stati terzi, le istituzioni europee e le organizzazioni internazionali, i rappresentati della comunità scientifica ed economica e della società civile, ivi incluse le autorità locali e regionali.
Il 22 maggio 2007 la Commissione temporanea ha tenuto la riunione costituente, in cui ha proceduto all’elezione del Presidente, il deputato italiano Guido Sacconi (Gruppo socialista al Parlamento europeo), e di tre dei quattro vicepresidenti.
Altre iniziative
Dal 1° gennaio 2005 è in vigore il sistema europeo di scambio delle quote di emissione, disciplinato dalla direttiva 2003/87/CE, nell’ambito del quale gli Stati membri sono stati chiamati a presentare il piano nazionale di assegnazione relativo al periodo 2008-2012.
Il 15 maggio 2007 la Commissione ha concluso la valutazione del piano nazionale dell’Italia e lo ha accolto, a condizione che vi siano apportati alcuni cambiamenti. Il più importante di essi riguarda la riduzione del quantitativo totale di quote di emissione proposto: l’assegnazione annua autorizzata è infatti pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2, il 6,3% in meno di quanto proposto dall’Italia (vale a dire 209 milioni di tonnellate).
Il
13 novembre 2006
Gli assi portanti della revisione prevista dalla Commissione sono:
· l’ampliamento del campo di applicazione del sistema ad altri settori, come quello dell’aviazione, nonché ad altri gas a effetto serra diversi dal CO2, come il protossido di azoto (N2O) indotto della produzione di ammoniaca e il metano prodotto da miniere di carbone;
· l’armonizzazione del sistema per la tipologia degli impianti coperti dagli scambi di quote, per il trattamento da riservare ai nuovi impianti immessi sul mercato e a quelli che cessano l’attività;
· un controllo rigoroso dell’applicazione del sistema attraverso l’elaborazione di indirizzi in materia di sorveglianza.
Il 28 giugno 2007 il Consiglio ambiente ha adottato conclusioni in merito, in cui conferma che gli elementi identificati nella comunicazione sono essenziali per il riesame della direttiva sul sistema UE di scambio di quote e dovrebbero, tra l'altro, essere tenuti in considerazione nella prossima proposta legislativa: campo di applicazione della direttiva; maggiore armonizzazione e prevedibilità del sistema; solide procedure per garantire la conformità e il controllo dell'attuazione; collegamento con i sistemi di scambio delle emissioni di paesi terzi e soluzioni per coinvolgere i paesi in via di sviluppo e i paesi con economie in transizione.
Il
In base alla proposta, a partire dal 2011 rientreranno nel sistema tutti i voli nazionali ed internazionali effettuati tra aeroporti dell’UE e dal 2012 il sistema sarà esteso anche a tutti i voli internazionali in arrivo ed in partenza dagli aeroporti dell’UE.
La proposta, che segue la procedura di
codecisione, è attualmente all’esame, in
prima lettura, del
Nel quadro degli obiettivi fissati dall’UE in materia di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e di limitazione dell’aumento della temperatura globale, la Commissione ha rilevato la necessità di intervenire anche nel settore del trasporto su strada, che è il secondo settore dell’UE per emissioni di gas ad effetto serra ed uno dei pochi nei quali le emissioni continuano ad aumentare.
In tale contesto, il 7 febbraio 2007 la Commissione ha presentato le comunicazioni “Risultati del riesame della strategia comunitaria per ridurre le emissioni di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri” (COM(2007)19) e “Un quadro normativo competitivo nel settore automobilistico per il XXI secolo”(COM (2007) 22).
A questo scopo, la Commissione proporrà, se possibile già nel 2007 e al più tardi a metà del 2008, un quadro legislativo inteso a conseguire l'obiettivo indicato puntando a riduzioni obbligatorie delle emissioni di CO2 per raggiungere l'obiettivo di 130 g CO2/km per il nuovo parco auto medio, grazie amiglioramenti tecnologici apportati al motore dei veicoli,e ad un ulteriore abbattimento di 10 g CO2/km, o equivalente se tecnicamente possibile, grazie ad altri miglioramenti tecnologici e ad un maggiore uso dei biocarburanti.
Il Consiglio ambiente del 28 giugno 2007 ha adottato conclusioni in tema di emissioni di anidride carbonica dei veicoli leggeri. Nel riconfermare l’obiettivo dell’UE di una media di 120 grammi di anidride carbonica per chilometro nelle nuove automobili vendute a partire dal 2012, ha sollecitato la Commissione a proporre entro la fine del 2007 un quadro legislativo per ridurre le emissioni.
Il 17 luglio 2006
In particolare, si ricorda che l’articolo 16 della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) definisce una strategia per far fronte all’inquinamento chimico delle acque. Il primo intervento nell'ambito di tale strategia è stata l'adozione di un elenco di sostanze prioritarie (decisione n. 2455/2001/CE), che annovera 33 sostanze che destano particolari timori a livello comunitario. La proposta intende garantire un livello elevato di protezione contro i rischi che tali sostanze prioritarie e alcuni altri inquinanti comportano per l’ambiente acquatico o attraverso di esso e per questo definisce degli standard di qualità ambientale (SQA).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura il 22 maggio 2007 dal Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione. Il 28 giugno 2007 il Consiglio ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta.
Il 22 dicembre 2006 è stata presentata una proposta di modifica della direttiva quadro 2000/60/CE[24], concernente aspetti relativi alla procedura di comitatologia.
La proposta è in attesa di essere esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo secondo la procedura di codecisione. L’esame in prima lettura da parte del Parlamento europeo è previsto per luglio 2007.
Il 22 maggio 2006 la Commissione ha adottato la comunicazione dal titolo “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre – Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano” (COM (2006) 216).
La comunicazione identifica quattro aree prioritarie e i relativi obiettivi:
· la biodiversità nell’Unione europea (salvaguardare gli habitat e le specie più importanti; conservare e ristabilire la biodiversità nelle campagne e nell’ambiente marino; conciliare sviluppo territoriale e biodiversità; ridurre gli effetti delle specie allogene invasive);
· l’Unione europea e la biodiversità globale (rafforzare l’efficacia della governance internazionale in materia di biodiversità ed ecosistemi; potenziare il sostegno alla biodiversità nell’ambito dell’assistenza esterna dell’UE; ridurre l’impatto del commercio internazionale;
· biodiversità e cambiamenti climatici (sostenere l’adattamento della biodiversità ai cambiamenti climatici);
· conoscenze (rafforzare le conoscenze in materia di conservazione e uso sostenibile della biodiversità).
Nel quadro del sesto
programma d’azione per l’ambiente[25], il 21
dicembre 2005
La strategia individua un obiettivo a lungo termine che mira a fare dell’Europa una società che ricicla, cerca di contenere la produzione di rifiuti e trasforma in risorsa i rifiuti che non possono essere evitati. Per realizzare tale obiettivo saranno sfruttate le conoscenze generate dalla strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali[28], adottata nella medesima data. L’attenzione è focalizzata sul concetto di ciclo di vita[29] nella politica di gestione dei rifiuti.
In tale contesto, la proposta di direttiva intende ottimizzare le disposizioni della direttiva 75/442/CEE, meglio conosciuta come direttiva quadro sui rifiuti, senza peraltro modificarne la struttura essenziale e le disposizioni principali. Ciò che si propone non è una revisione radicale, ma piuttosto un miglioramento e un adeguamento della direttiva, con riferimento a tre profili.
In primo luogo, alcune definizioni contenute nella direttiva 75/442/CEE non sono risultate sufficientemente chiare e hanno dato luogo a divergenze ed incertezze nell’interpretazione delle disposizioni principali della direttiva tra uno Stato membro e l’altro e, in alcuni casi, anche tra una regione e l’altra.
In secondo luogo, la strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti imposta in maniera nuova la politica sui rifiuti per adattarla maggiormente alla situazione attuale, nella quale gran parte delle principali operazioni di gestione dei rifiuti è ormai disciplinata dalla legislazione ambientale. È dunque importante che la direttiva quadro sui rifiuti si adegui a questa nuova impostazione, perseguendo l’obiettivo ambientale della riduzione degli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifiuti, tenendo conto dell’intero ciclo di vita.
Si segnala infine che la proposta di modifica della direttiva 75/442/CEE introduce l’obbligo, per gli Stati membri, di elaborare programmi di prevenzione dei rifiuti.
Secondo quanto rilevato dalla Commissione tale disposizione non avrà, probabilmente, un grande impatto diretto sotto il profilo ambientale, economico o sociale, anche se le ripercussioni potranno variare in funzione delle azioni intraprese, ma consentirà di concentrare l’attenzione dei responsabili politici a livello comunitario, nazionale e sub-nazionale sulla prevenzione, intensificando in tal modo le politiche di prevenzione dei rifiuti.
Il Consiglio ambiente del 27 giugno
Nel quadro del sesto programma d’azione per l’ambiente, il 24 ottobre 2005 la Commissione ha presentato la strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino (COM(2005)504) e una proposta di direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (COM(2005)505).
Obiettivo finale della strategia è quello di raggiungere un buon livello ecologico dell’ambiente marino entro il 2021 e di proteggere tale risorsa dalla quale dipendono attività economiche e sociali rilevanti. La strategia marina costituirà il pilastro ambientale della futura politica marittima a cui la Commissione sta lavorando, disegnata per raggiungere il pieno potenziale economico di oceani e mari, in armonia con l’ambiente marino.
La proposta di direttiva che accompagna la strategia istituisce, tra l’altro, sulla base di criteri geografici e ambientali, le regioni marine europee. Ciascuno Stato membro, in stretta collaborazione con gli altri Stati membri e con i paesi terzi della medesima regione marina, sarà chiamato a sviluppare strategie marine per le proprie acque. Tali strategie conterranno una dettagliata valutazione dei fattori di rischio e di pressione cui è sottoposto l’ambiente marino, obiettivi ambientali su scala regionale, indicatori e misure di monitoraggio per valutare il grado di raggiungimento di tali obiettivi. Su queste basi ciascuno Stato sarà chiamato a sviluppare ed attuare programmi finalizzati al raggiungimento di un buon livello ecologico, accompagnati da valutazioni di impatto e analisi costi-benefici. A tal fine essi saranno incoraggiati ad operare nell’ambito di convenzioni marittime regionali.
La proposta di direttiva, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura il 14 novembre 2006 dal Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione. Nella stessa data il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla strategia. Il 18 dicembre 2006 il Consiglio ambienteha raggiunto l’accordo politico sulla proposta di direttiva. La delegazione italiana ha affermato che intende astenersi in questa fase dei negoziati. L’esame in seconda lettura da parte del Parlamento europeo è previsto per ottobre 2007.
Mar Mediterraneo
Il 6 settembre 2006 la Commissione europea ha presentato una comunicazione in cui propone una strategia ambientale a lungo termine per la pulizia e la protezione del Mar Mediterraneo[30]. I punti centrali della strategia sono:
· ridurre i livelli di inquinamento nella regione;
· promuovere l’uso sostenibile del mare e delle zone costiere;
· incoraggiare i paesi rivieraschi a cooperare sui temi ambientali;
· aiutare i paesi partner a sviluppare istituzioni e politiche efficaci per proteggere l’ambiente.
· coinvolgere le organizzazioni non governative e la società civile nelle decisioni ambientali che le riguardano.
Tali obiettivi saranno raggiunti attraverso quattro strumenti: supporto finanziario dei programmi dell’Unione europea già in corso o pianificati; rafforzamento del dialogo con i rappresentanti della regione; migliore coordinamento con altre organizzazioni e partner; condivisione dell’esperienza acquisita dall’Unione europea nella lotta contro l’inquinamento nel Mediterraneo e in altre regioni.
La strategia è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il piano d’azione del Consiglio europeo per il periodo 2007-2009
Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007 haapprovato un piano d’azione in materia di politica energetica europea per ilperiodo 2007-2009, sulla base di quanto prospettato dalla Commissione europea con il “pacchetto energia”, presentato il 10 gennaio 2007.
Si tratta, in particolare, di un pacchetto integrato di misure, volte a definire una nuova politica energetica per l’Europa e a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici e a rafforzare la sicurezza energetica e la competitività dell’UE. Tali proposte sono state avanzate sulla base dei risultati della discussione promossa dalla Commissione sul Libro verde energia[31].
Con la comunicazione
“Una politica energetica per l’Europa”
(COM(2007)1)
Il 10 gennaio
2007
Il piano d’azione del Consiglio impegna le
istituzioni europee a sviluppare una politica europea climatica ed energetica integrata e sostenibile,
finalizzata a trasformare l’Europa in un’economia dal profilo energetico
altamente efficiente e a basse emissioni di CO2.Nelle
sue conclusioni il Consiglio europeo
ha, infatti, sottolineato l'importanza di raggiungere l'obiettivo strategico di
limitare l'aumento della temperatura media globale al massimo a
Per ciò che
concerne la protezione del clima, il
Consiglio europeo ha sottoscritto un obiettivo
UE di riduzione del 30% delle
emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 rispetto al 1990, quale
contributo ad un accordo globale e completo
per il periodo successivo al
Il piano d'azione, comprende un insieme di azioni prioritarie all’interno di cinque settori d’intervento:
I) Mercato interno del gas e dell’elettricità
Il Consiglio europeo si è trovato d’accordo sulla necessità di assicurare:
· la separazione effettiva delle attività di approvvigionamento e produzione dalle operazioni in rete (unbundling), mediante sistemi indipendenti di gestione della rete, adeguatamente regolamentati, a garanzia dell'accesso equo e aperto alle infrastrutture di trasporto e dell'indipendenza delle decisioni di investimento nell'infrastruttura;
· l'ulteriore armonizzazione dei poteri e il rafforzamento dell'indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione nel settore energetico;
· la creazione di un nuovo meccanismo comunitario per i gestori delle reti di trasmissione.
II) Sicurezza dell’approvvigionamento
Il Consiglio europeo ha sottolineato l'importanza di avvalersi pienamente degli strumenti disponibili per migliorare la cooperazione bilaterale dell'UE con tutti i fornitori e assicurare flussi energetici affidabili nell'Unione.
III) Politica energetica internazionale
Il Consiglio europeo ha sottolineato l’importanza, tra
l’altro, di un accordo di postpartenariato e di cooperazione con
IV) Efficienza energetica ed energie rinnovabili
Il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di aumentare l'efficienza energetica nell'UE in modo da raggiungere l'obiettivo di risparmio dei consumi energetici dell'UE del 20% rispetto alle proiezioni per il 2020; ha adottato un obiettivo vincolante che prevede una quota del 20% di energie rinnovabili nel totale dei consumi energetici dell'UE entro il 2020; nonché del 10% per i biocarburanti nel totale dei consumi di benzina e gasolio per autotrazione dell'UE entro il 2020.
V) Tecnologie energetiche
Il Consiglio europeo ha chiesto l'elaborazione di un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche, compresi la cattura e lo stoccaggio ecosostenibili dell'anidride carbonica, da esaminarsi nella riunione del Consiglio europeo di primavera del 2008.
La realizzazione di infrastrutture europee, e segnatamente di reti di trasporto transeuropee[33], è considerata dalle istituzioni dell’UE tra gli obiettivi fondamentali del processo di integrazione europea, in quanto strumento necessario per il buon funzionamento del mercato interno ed il rafforzamento della coesione economica e sociale, anche al fine di attuare gli obiettivi della Strategia di Lisbona.
Tenuto infatti conto della centralità delle infrastrutture ai fini del rilancio della strategia di Lisbona, gli Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione 2005-2008, adottati dal Consiglio il 12 luglio 2005 (vedi la scheda sulla strategia di Lisbona del presente dossier) contengono specifiche indicazioni in merito alle reti transeuropee. In particolare:
· l’orientamento n. 16 individua una serie di misure intese a sviluppare, migliorare e collegare le infrastrutture europee e a portare a termine i progetti transfrontalieri prioritari. Tale orientamento stabilisce che, al fine di potenziare l’integrazione dei mercati nazionali all’interno dell’UE allargata, gli Stati membri devono: 1) creare le condizioni per favorire lo sviluppo, nel settore dei trasporti, dell’energia e delle TIC (tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni), di infrastrutture efficaci in termini di risorse (dando la priorità a quelle comprese nelle reti transeuropee) a complemento dei meccanismi comunitari, segnatamente in ambito transfrontaliero e nelle regioni periferiche, quale condizione essenziale per conseguire con successo l’apertura delle industrie di rete alla concorrenza; 2) prendere in considerazione la promozione di partenariati pubblico-privato; 3) esaminare l’opportunità di sistemi di tariffazione adeguati per garantire un uso delle infrastrutture efficiente e tendente ad un equilibrio sostenibile, puntando sulla sostituzione di tecnologia e l’innovazione e prendendo in debita considerazione i costi ambientali e le conseguenze sulla crescita;
· l’orientamento n. 9 riguarda le iniziative volte a promuovere la diffusione e l’uso efficace delle TIC e la costruzione di una società dell’informazione pienamente inclusiva;
· l’orientamento n. 10 èvolto a rafforzare i vantaggi competitivi della base industriale europea;
· l’orientamento n. 11 è inteso a favorire l’uso sostenibile delle risorse e a potenziare le sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita.
Anche il programma comunitario di Lisbona 2005-2008 (COM(2005)330) (vedi la scheda sulla strategia di Lisbona del presente dossier) sottolinea la necessità di concentrare i fondi disponibili sulla linea di bilancio dedicata alle reti TEN e su altri strumenti di bilancio e finanziari della Comunità al fine di realizzare, in particolare, i 30 principali assi e progetti prioritari di trasporto selezionati dalla citata decisione n. 884/2004/CE. Invita, inoltre, gli Stati membri a dare seguito ai propri impegni relativamente all’avvio dei lavori per i progetti transfrontalieri “ad avvio rapido” (vedi infra)per le reti dei trasporti e dell’energia, le connessioni a banda larga, la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione.
In coerenza con tale impostazione, lo
sviluppo delle infrastrutture della rete di trasporto europea costituisce una delle priorità della revisione intermedia del libro bianco
sulla politica comune dei trasporti (COM(2001)370), effettuata dal
La comunicazione, oltre a passare in rassegna i principali risultati ottenuti grazie all’adozione di larga parte delle misure proposte dal libro bianco, individua una serie di aggiustamenti ed ulteriori misure allo scopo di perseguire, entro il 2010, gli obiettivi inizialmente fissati.
Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto la Commissione sottolinea che, sebbene la qualità delle medesime sia in linea di massima elevata, si registrano tuttavia problemi legati principalmente alla congestione, all’inquinamento e all’accessibilità.
Alla luce di questa situazione la Commissione ha prospettato una serie di azioni future nel settore delle infrastrutture riguardanti, in particolare, i seguenti aspetti:
· mobilitare tutte le fonti di finanziamento ed incoraggiare e coordinare gli investimenti in infrastrutture intelligenti, nuove o ristrutturate, per eliminare le strozzature;
· incentivare le soluzioni co-modali di trasporto;
· collegare le regioni periferiche ed ultraperiferiche al resto del territorio, assicurando un approccio equilibrato nella gestione del territorio stesso.
Con specifico riferimento alle reti transeuropee di trasporto, la Commissione ha adottato, il 21 marzo 2007, una comunicazione dal titolo “Le reti transeuropee: verso un approccio integrato” (COM(2007)135) nella quale fa il punto sulla situazione per ciascuna delle tre reti interessate - trasporti, energia e telecomunicazioni - valuta la possibilità di sviluppare sinergie tra le stesse e di migliorarne il finanziamento ed individua, infine, le modalità per conciliare la realizzazione delle infrastrutture con la tutela dell’ambiente.
Gli orientamenti per lo sviluppo delle reti transeuropee di trasporto
La disciplina comunitaria in materia di reti TEN di trasporto è stata oggetto negli ultimi anni di importanti interventi di modifica, alcuni dei quali ancora in fase di esame o progettazione, soprattutto perché, a fronte della necessità di pervenire quanto prima alla creazione di un’unica rete di trasporto, energia e telecomunicazioni a livello comunitario, si sono registrati notevoli ritardi nella sua realizzazione. Inoltre, la recente adesione di nuovi Stati membri ha reso necessaria una revisione dell’impianto generale delle reti TEN al fine di adeguarlo al nuovo quadro geopolitico dell’Europa allargata.
A tal fine con la decisione n. 884/2004/CE è stata operata una modifica degli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea di trasporto definiti nella decisione n. 1692/96/CE. In particolare, la decisione individua, all’Allegato II, 30 progetti prioritari di interesse europeo da realizzare entro il 2020. 14 progetti erano già individuati dal testo originario dell’allegato; 16 nuovi progetti sono stati inseriti dalla richiamata decisione n. 884/2004/CE per tenere conto dell’adesione all’UE di nuovi Stati membri.
I progetti riguardanti l’Italia sono:
· il progetto n. 1 relativo all’asse ferroviario Berlino-Verona/Milano-Bologna-Napoli-Messina-Palermo, ivi compreso il ponte ferroviario-stradale sullo stretto di Messina da realizzare entro il 2015;
· il progetto n. 6 riguardante l’asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca/Koper-Divaca-Lubiana-Budapest-frontiera ucraina;
· il progetto n. 21 relativo all’autostrada del mare dell’Europa sud-orientale (collega il mare Adriatico al mar Ionio e al Mediterraneo orientale per includere Cipro) e a quella dell’Europa sud-occidentale (collega Spagna, Francia, Italia, compresa Malta, nonché l’autostrada del mare dell’Europa sud-orientale);
· il progetto n. 24 riguardante l’asse ferroviario Lione/Genova-Basilea-Duisburg-Rotterdam/Anversa.
Nell’ambito dell’”Iniziativa europea per la crescita”[34], la Commissione ha presentato, l’11 novembre 2003, un “programma ad avvio rapido” (quick start programme) che ha individuato 31 progetti nel settore dei trasporti per i quali i lavori potevano essere avviati al massimo entro il 2006. Il programma conteneva una lista non esaustiva di progetti, ferma restando la possibilità di includervi nuovi progetti qualora questi ultimi fossero stati conformi ai criteri fissati.
Al fine di assicurare l’avanzamento dei lavori
relativamente ad alcuni dei suddetti progetti per la cui realizzazione si sono
registrate forti difficoltà e di garantire il coordinamento tecnico ed
operativo dei medesimi,
I sei coordinatori sono:
· Karel Van Miert (Belgio) per il progetto prioritario n. 1 (insieme del corridoio “Asse ferroviario Berlino-Verona/Milano-Bologna-Napoli-Messina- Palermo”);
· Etienne Davignon (Belgio) per il progetto prioritario n. 3 (insieme del corridoio “Asse ferroviario a grande velocità del sud-ovest dell’Europa”);
· Loyola De Palacio (Spagna) per il progetto prioritario n. 6 (corridoio 5 - “Asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca/Koper-Divaca-Lubiana-Budapest-frontiera ucraina”);
· Peter Balazs (Ungheria) per il progetto prioritario n. 17 (insieme del corridoio “Asse ferroviario Parigi-Strasburgo-Stoccarda-Vienna-Bratislava”);
· Pavel Telicka (Repubblica ceca) per il progetto prioritario n. 27 (insieme del corridoio “Asse ferroviario «Rail Baltica» Varsavia-Kaunas-Riga-Tallinn-Helsinki”);
· Karel Vinck (Belgio) per il progetto orizzontale “Corridoi ferroviari ed ERTMS”.
Inoltre, con la decisione C(2006)5034 del 26 ottobre 2006 è stata istituita l’Agenzia esecutiva per le reti TEN (TEN-TEA), con sede a Bruxelles,incaricata della gestione tecnica e finanziaria dei progetti TEN e di fornire assistenza tecnica alla Commissione ed ai promotori dei progetti.
Di recente, con una comunicazione (COM(2007)32) del 31 gennaio 2007, la Commissione ha sottolineato la necessità di estendere i grandi assi transeuropei di trasporto ai paesi vicini. Il Consiglio trasporti del 6-8 giugno 2007 ha adottato conclusioni su questa materia nelle quali ne sottolinea l’importanza per favorire il raggiungimento degli obiettivi della politica europea di vicinato in materia di rafforzamento della sicurezza, della stabilità e della prosperità con i paesi vicini.
Il finanziamento delle reti TEN
La Commissione ha sottolineato in varie sedi, e da ultimo nella citata comunicazione relativa alla revisione di metà percorso del libro bianco sulla politica comune dei trasporti, che gli aspetti legati al finanziamento rivestono un’importanza fondamentale ai fini della realizzazione delle reti TEN, considerato che proprio l’insufficienza delle risorse finanziarie e la mancanza di coordinamento nella gestione delle stesse sono fra le principali cause dei ritardi che si registrano nel completamento di molti progetti.
Gli stanziamenti per le reti transeuropee nel quadro finanziario 2007-2013
Il 17 maggio 2006il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno stipulato l’accordo interistituzionale sulle prospettive finanziarie dell’UE per il periodo 2007-2013[36].
L’accordo interistituzionale fissa il massimale medio delle spese dell’UE per il 2007-2013 all’1,048% del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in stanziamenti di impegno (pari a 864,316 miliardi di euro) e all' 1 % in stanziamenti di pagamento (pari a 820,780 miliardi di euro).
Gli stanziamenti per il finanziamento di interventi per reti europee di trasporto sono collocati all’interno della rubrica 1 “Crescita sostenibile” del quadro finanziario 2007-2013 e in particolare nella sotto rubrica 1a “Competitività per la crescita e l’occupazione”, per la quale di seguito si riportano gli stanziamenti di impegno complessivi (solo parzialmente destinati alle reti europee di trasporto) per ciascuno degli anni del periodo di riferimento.
QUADRO FINANZIARIO 2007-2013
(milioni di euro - prezzi 2004)
STANZIAMENTO DI IMPEGNO |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale 2007-2013 |
1a Competitività per la crescita e l'occupazione |
8 404 |
9 097 |
9 754 |
10 434 |
11 295 |
12 153 |
12 961 |
74 098 |
Nell’ambito del bilancio dell’Unione europea per il 2007, approvato dal Parlamento europeo il 14 dicembre 2006, sono previsti stanziamenti di impegno pari a 1 miliardo di euro per le reti di energia e trasporti, che rappresenta un aumento del 32,9 % rispetto agli stanziamenti contenuti nel bilancio 2006.
Il contributo comunitario nel settore delle reti TEN
La possibilità per
Esso prevede in particolare che, per i progetti riconosciuti
di interesse comune sostenuti dagli Stati membri, individuati nell’ambito degli
orientamenti relativi alle reti transeuropee (vedi supra),
I princìpi del finanziamento diretto da parte del bilancio comunitario sono fissati dal regolamento (CE) n. 2236/95 che stabilisce le regole generali per la concessione di un contributo finanziario comunitario nel settore delle reti TEN. Tale regolamentoè stato più volte modificato, da ultimo dal regolamento (CE) n. 680/2007 del 20 giugno 2007 che prevede, per il periodo 2007- 2013, una dotazione finanziaria pari a 8.168 milioni di euro, di cui 8.013 milioni per il settore dei trasporti.
In base alle disposizioni dell’articolo 6, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 680/2007 il contributo finanziario della Comunità non dovrebbe superare le percentuali di seguito indicate:
· per quanto riguarda gli studi, il 50% del costo ammissibile, a prescindere dal tipo di progetto di interesse comune di cui si tratta;
· per quanto riguarda i lavori:
– al massimo il 20% del costo ammissibile per i progetti prioritari nel settore dei trasporti;
– al massimo il 30% del costo ammissibile per le sezioni transfrontaliere dei progetti prioritari nel settore dei trasporti, a condizione che gli Stati membri interessati abbiano presentato alla Commissione tutte le garanzie necessarie sulla solidità finanziaria e sul calendario per la realizzazione del progetto;
– al massimo il 10% del costo ammissibile per i progetti nel settore dei trasporti diversi dai progetti prioritari;
· per quanto riguarda il sistema europeo di gestione del traffico ferroviario ERTMS:
– per gli elementi installati a terra, al massimo il 50% del costo ammissibile degli studi e dei lavori;
– per gli elementi a bordo,al massimo il 50% del costo ammissibile di sviluppo e realizzazione dei prototipi per l’installazione dell’ERTMS sul materiale rotabile esistente, a condizione che il prototipo sia certificato in almeno due Stati membri, e al massimo il 50% del costo ammissibile delle attrezzature di serie per l’installazione dell’ERTMS;
– per quanto riguarda i sistemi di gestione del traffico stradale, aereo, fluviale, marittimo e costiero,al massimo il 20% del costo ammissibile dei lavori.
Il regolamento, inoltre, fissa una serie di princìpi riguardanti le forme e le modalità per la concessione del contributo finanziario, in base ai quali:
· possono beneficiare del contributo finanziario unicamente i progetti di interesse comune. Inoltre, per quanto riguarda il settore dei trasporti, l’ammissibilità è subordinata all’impegno che il richiedente e, se necessario, lo Stato membro o gli Stati membri interessati si impegnino a contribuire finanziariamente al progetto, anche ricorrendo a fondi privati;
· i progetti riguardanti sezioni transfrontaliere possono beneficiare del contributo comunitario se esiste un accordo scritto fra gli Stati membri interessati o fra questi ultimi ed i paesi terzi riguardante il completamento della sezione transfrontaliera. Tale accordo non è richiesto qualora un progetto, pur non attraversando realmente la frontiera, sia necessario per il collegamento alla rete di uno Stato membro o di un paese terzo limitrofi;
· nell’erogazione dei contributi sono privilegiati, per quanto riguarda il settore dei trasporti, i seguenti progetti:
– i progetti prioritari;
– i progetti volti ad eliminare le strozzature, in particolare quelleche interessano progetti prioritari;
– i progetti presentati o sostenuti congiuntamente da almeno due Stati membri, in particolare nel caso di sezioni transfrontaliere;
– i progetti che contribuiscono alla continuità della rete e all’ottimizzazione della sua capacità;
– i progetti che contribuiscono al miglioramento della qualità del servizio offerto sulla rete transeuropea e che favoriscono la sicurezza degli utenti e l’interoperabilità delle reti nazionali;
– i progetti che contribuiscono all’integrazione del mercato interno ed al riequilibrio delle modalità di trasporto, privilegiando quelle più rispettose dell’ambiente e, in particolare, il trasporto per via navigabile interna;
– i progetti riguardanti lo sviluppo e la realizzazione dei sistemi di gestione del traffico ferroviario, stradale, aereo, marittimo, fluviale e costiero che favoriscono l’interoperabilità fra le reti nazionali.
Oltre agli strumenti e ai finanziamenti specifici sopra richiamati, sono previste altre forme di finanziamento per i progetti TEN, tra cui si segnalano:
· i fondi strutturali, in particolare per l’Italia il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ed il Fondo di coesione.
Gli orientamenti strategici comunitari per la coesione economica, sociale e territoriale 2007-2013 – fissati dalla decisione n. 2007/702/CE -prevedono che, in conformità con gli obiettivi dell’agenda di Lisbona rinnovata (cfr. la scheda sulla strategia di Lisbona del presente dossier), i programmi sostenuti dalla politica di coesione devono cercare di indirizzare le risorse verso tre priorità, una delle quali è costituita dalla finalità di rendere più attrattive per gli investimenti e l’occupazione le regioni dell’UE attraverso il potenziamento delle necessarie infrastrutture, come per esempio nel settore dei trasporti. In particolare, lo sviluppo di infrastrutture di trasporto a livello europeo (segnatamente le sezioni relative ai 30 progetti prioritari TEN) è ritenuto fondamentale per una maggiore integrazione dei mercati nazionali, specialmente all’interno di un’Unione ampliata;
· i contributi della Banca europea per gli investimenti (BEI) e del Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che non sono soggetti a limitazioni territoriali, ma sono concessi sulla base di criteri bancari quali la fattibilità finanziaria, tecnica ed ambientale dei progetti. In particolare, il rafforzamento delle infrastrutture di trasporto figura fra i settori prioritari di intervento della BEI.
Allo stato attuale la BEI dispone di
un apposito fondo di investimento per le reti TEN, il TIF
(TENs
Investment Facility), che prevede un meccanismo di prestito prioritario
per le reti TEN pari a 75 miliardi di euro fino al 2013. Oltre a questo
strumento specifico,
· l’apporto del settore privato grazie all’istituzione di partenariati pubblico-privato (PPP) mediante i quali, tramite il ricorso ad appalti pubblici ed a concessioni nel settore delle infrastrutture di trasporto, le autorità pubbliche delegano ad un’impresa privata missioni di servizio pubblico.
Ulteriori opzioni per il finanziamento
In occasione della revisione degli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti operata dalla decisione n. 884/2004/CE è stata messa in evidenza soprattutto la necessità di accompagnare la revisione degli orientamenti con un adeguamento della disciplina vigente riguardante la concessione di contributi da parte della Comunità e di individuare nuove modalità di finanziamento allo scopo di fornire basi finanziarie più solide alla realizzazione dei progetti.
Alla luce di queste considerazioni, in occasione della revisione del libro bianco sulla politica comune dei trasporti operata dalla comunicazione sopra richiamata, la Commissione ha proposto una serie di possibili opzioni:
· sviluppare nuovi modelli di ingegneria finanziaria;
· favorire un maggiore utilizzo degli oneri relatvi all’uso delle infrastrutture per finanziare le sezioni delle reti di trasporto più redditizie sul piano commerciale;
·
utilizzare
le risorse esistenti nell’ambito dello strumento
di garanzia che, con una disponibilità massima di 1 miliardo di euro in
riserve in liquidità, ripartito fra
· ricorrere maggiormente ai partenariati pubblico-privato al fine di accelerare la realizzazione dei progetti, migliorare il rapporto prezzo-prestazioni e diminuire la pressione sulle finanze pubbliche;
· ricorrere ad iniziative quali JASPERS (Joint Assistance to Support Projects in European Regions)[37] per agevolare l’avvio dei progetti.
Per quanto riguarda le azioni che la Commissione
intende intraprendere a breve termine nel settore, figurano: la massimizzazione degli investimenti
nelle infrastrutture transeuropee di interesse europeo, mobilitando tutte le
forme di finanziamento disponibili (bilancio TEN, fondi strutturali e di
coesione, prestiti sui mercati dei capitali, anche presso
Intermodalità e trasporto merci
La citata comunicazione relativa alla revisione
del libro bianco sulla politica comune dei trasporti ribadisce la
necessità che la politica comunitaria nel settore dei trasporti continui a
perseguire gli obiettivi fissati fin dalla sua creazione che riguardano, fra
l’altro, la promozione un livello
elevato di mobilità per i cittadini e le imprese in tutta l’UE. A tale
proposito il documento sottolinea che la mobilità costituisce non soltanto un
diritto fondamentale, ma anche una componente essenziale per promuovere la
competitività dell’industria e dei servizi europei.
Per quanto riguarda gli aspetti specifici del trasporto merci, si segnalano le seguenti iniziative all’esame delle istituzioni europee:
· una proposta di direttiva del 22 dicembre 2006relativa al trasporto interno di merci pericolose (COM(2006)852).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, dovrebbe essere esaminata in prima lettura dal Parlamento europeo il 4 settembre 2007;
· una proposta di regolamento del 27 febbraio 2006 sul rafforzamento della sicurezza della catena logistica (COM(2006)79).
La proposta, presentata nell’ambito della procedura di codecisione, è stata trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio;
· una comunicazione del 28 giugno 2006 dal titolo “Logistica del trasporto delle merci – la chiave per una mobilità sostenibile” (COM(2006)336) nella quale si sottolinea la necessità di una migliore organizzazione del settore della logistica, considerato uno strumento essenziale per rendere il trasporto delle merci più efficiente e ridurre gli effetti negativi di una crescente mobilità quali l’inquinamento, la congestione e la dipendenza energetica;
· una proposta di regolamento del 23 maggio 2007 riguardante l'accesso al mercato del trasporto internazionale di merci su strada (COM(2007)265).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio.
Con riferimento alle azioni future per promuovere il trasporto delle merci, nella citata comunicazione sulla revisione del libro bianco del 2001 la Commissione si è impegnata a sviluppare, nel 2007, una strategia globale per la logistica del trasporto merci in Europa, seguita da un’ampia consultazione e finalizzata all’elaborazione di un piano d’azione.
Settore portuale e autostrade del mare
Nella citata comunicazione sulla revisione intermedia del libro bianco sulla politica comune dei trasporti, la Commissione rileva la grande importanza che il trasporto marittimo riveste per l’economia dell’Unione europea, soprattutto in seguito all’allargamento, ribadendo che esso costituisce una valida alternativa al trasporto su strada, grazie anche alla promozione delle autostrade del mare.
Al riguardo,
· l’assenza di un mercato interno della navigazione;
·
la necessità di sviluppare l’infrastruttura dei porti
comunitari per trasformarli in poli
di crescita. Al fine di porre rimedio alla carenza di capacità portuali è
necessario, secondo
·
A questo proposito, nel programma di lavoro per
il 2007,
Per conseguire tali obiettivi, la Commissione intende intraprendere una serie di azioni intese a:
· sviluppare, nel 2007, una politica portuale europea;
· ridurre le emissioni inquinanti provocate dal trasporto per via navigabile;
· continuare a promuovere il trasporto marittimo a corto raggio e le autostrade del mare, prestando particolare attenzione ai collegamenti con l’interno;
· promuovere un’ampia consultazione con tutti i soggetti interessati in vista della presentazione, nel 2008, di un libro bianco relativo ad una strategia globale per uno spazio marittimo comune europeo.
Qualità dei servizi
Nella citata comunicazione sulla revisione del libro bianco sulla politica comune dei trasporti, la Commissione sottolinea la necessità di migliorare la qualità dei servizi come componente essenziale della competitività dei modi di trasporto e di garantire l’accesso ai trasporti per le persone a mobilità ridotta.
A tal fine la Commissione intende:
· esaminare, insieme alle parti interessate, le modalità per promuovere una migliore qualità del servizio;
· garantire i diritti fondamentali dei passeggeri in tutti i modi di trasporto, soprattutto per le persone a mobilità ridotta;
· esaminare gli standard minimi per il trasporto con pullman;
· adottare, nell’autunno del 2007, un libro verde sul trasporto urbano per valutare i possibili benefici derivanti da una politica europea del trasporto urbano ed individuare i problemi, le sfide, eventuali nuove azioni e responsabilità, attraverso le quali l’UE potrà migliorare i trasporti urbani. La Commissione dovrebbe presentare, nel 2008, un seguito del libro verde.
Inoltre, è all’esame delle istituzioni europee una proposta riveduta di regolamento riguardante i servizi pubblici di trasporto viaggiatori per strada e per ferrovia (COM(2005)319), presentata dalla Commissione il 20 luglio 2005[41].
La proposta è intesa ad istituire un quadro giuridico
chiaro e stabile, prevedendo investimenti di qualità a favore di trasporti
pubblici ecologici ed efficienti.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata approvata, con emendamenti, in seconda lettura dal Parlamento europeo il 10 maggio 2007 ed è in attesa della seconda lettura da parte del Consiglio.
Nella comunicazione sulla revisione di metà percorso del libro bianco sulla politica comune dei trasporti viene ribadito l’importante obiettivo di porre gli utenti al centro della politica comune dei trasporti.
A tal fine, la Commissione intende esaminare, insieme alle parti interessate, le modalità per migliorare la qualità dei servizi come componente essenziale della competitività dei modi di trasporto e per garantire i diritti fondamentali dei passeggeri in tutti i modi di trasporto, soprattutto per le persone a mobilità ridotta.
Facendo seguito agli orientamenti del libro bianco, il 16 febbraio 2005 la Commissione ha adottato una comunicazione relativa al rafforzamento dei diritti dei passeggeri nell’Unione europea (COM(2005)46).
Il documento individua una serie di settori prioritari di intervento, quali:
· la tutela dei passeggeri a mobilità ridotta che utilizzano il trasporto marittimo o il trasporto internazionale con autobus;
· il risarcimento e l’assistenza ai passeggeri del trasporto marittimo o del trasporto internazionale con autobus in caso di interruzione del viaggio;
· la responsabilità in caso di decesso o di ferimento dei passeggeri del trasporto internazionale con autobus;
· i mezzi per presentare i ricorsi e le modalità di trattamento degli stessi;
· l’informazione dei passeggeri al fine di aumentare la consapevolezza dei loro diritti;
· la creazione di biglietterie integrate per consentire ai passeggeri di utilizzare diverse modalità di trasporto in occasione di un medesimo viaggio;
· una maggiore tutela dei passeggeri in caso di fallimento delle compagnie aeree.
Fra le iniziative attualmente all’esame delle istituzioni europee, si ricordano:
· una proposta di regolamento relativa ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario internazionale (COM(2004)143), che fa parte del terzo pacchetto ferroviario.
Il 20 giugno 2007 il Consiglio ed il Parlamento europeo hanno raggiunto, in seno al comitato di conciliazione, un accordo sul terzo pacchetto ferroviario che dovrà essere approvato, secondo la procedura di codecisione, in terza lettura dal Parlamento europeo (durante la sessione plenaria del 24-27 settembre) e dal Consiglio;
· una comunicazione del 4 aprile 2007 (COM(2007)168), riguardante l'applicazione del regolamento (CE) n. 261/2004 in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, cancellazione del volo o ritardo prolungato, nella quale constata alcune lacune in relazione alla sua applicazione e si impegna a valutare l’opportunità di modificarlo.
Servizi aerei
Nella comunicazione relativa alla revisione intermedia del libro bianco sulla politica comune dei trasporti, la Commissione rileva che, malgrado i risultati globalmente positivi in termini di crescita e di concorrenza del trasporto aereo comunitario a livello mondiale, per raccogliere le nuove sfide è necessario:
· ampliare il mercato interno per migliorare le prestazioni di tutti i segmenti del trasporto aereo, estendendo i vantaggi del mercato interno anche ai collegamenti aerei con l’esterno;
· sviluppare infrastrutture solide - sia per le operazioni in volo, sia per quelle di terra -, migliorare l’efficienza del trasporto aereo grazie all’applicazione delle misure previste dal “cielo unico europeo”[42] e fornire una guida per i futuri sistemi di gestione del traffico aereo;
· effettuare gli investimenti necessari al fine di migliorare la capacità aeroportuale, prevedendo regole più chiare in materia di oneri aeroportuali;
· ridurre l’impatto sull’ambiente dovuto alla rapida crescita del traffico aereo, garantendo al contempo la competitività del settore e tenendo conto del dibattito in corso su questi aspetti in seno all’ICAO (Organizzazione per l’aviazione civile internazionale).
Al fine di conseguire gli obiettivi precedentemente indicati, la Commissione intende:
· continuare a monitorare gli aiuti di Stato e gli aspetti della ristrutturazione e dell’integrazione connessi alla concorrenza;
· riesaminare il funzionamento del mercato interno e proporre le opportune modifiche;
· completare, nel 2007, il quadro normativo per il “cielo unico europeo” e modernizzare la gestione del traffico aereo mediante l’istituzione dell’impresa comune SESAR[43].
L’impresa comune SESAR è stata istituita dal regolamento (CE) n. 219/2007 del 27 febbraio 2007;
· riesaminare le misure relative alla liberalizzazione del trasporto aereo.
A questo proposito si segnala che è all’esame delle istituzioni europee una proposta di regolamento del 18 luglio 2006 recante norme comuni per la prestazione di servizi di trasporto aereo nella Comunità (COM(2006)396). La proposta è intesa a rivedere e riunire in un unico testo i regolamenti (CE) n. 2407/92, 2408/92 e 2409/92 (cosiddetto “terzo pacchetto aereo”);
· sviluppare misure politiche per ridurre le emissioni prodotte dal trasporto aereo (vedi infra il paragrafo “Trasporto sostenibile”);
· esaminare le questioni relative alle tasse aeroportuali e alla capacità degli aeroporti.
Il 24 gennaio 2007
La comunicazione, in particolare, presenta un piano d’azione che prospetta una serie di azioni concrete in cinque settori:
-
promuovere la co-modalità al fine di migliorare l'accesso agli aeroporti e di diminuire l'impatto
ambientale. A questo riguardo
- migliorare lo sfruttamento delle capacità aeroportuali esistenti;
- garantire un approccio coerente delle operazioni di sicurezza negli aeroporti;
- progettare nuove infrastrutture aeroportuali, prendendo in considerazione gli aspetti relativi alle emissioni sonore e alla pianificazione;
- sviluppare ed applicare le nuove tecnologie in tutti gli aeroporti comunitari, a partire dal 2007.
Sicurezza
Nella comunicazione relativa alla revisione di metà
percorso del libro bianco sulla politica comune dei trasporti,
· l’adozione di un approccio integrato per la sicurezza stradale che comprenda la progettazione dei veicoli e le tecnologie utilizzate, le infrastrutture e il comportamento dei conducenti;
· la valutazione, nel 2008, del funzionamento e dei costi delle norme vigenti nel settore della sicurezza per il trasporto terrestre, aereo e marittimo;
· la promozione, nel 2007, di una strategia per la sicurezza nel trasporto terrestre e pubblico.
Per quanto riguarda specificamente la sicurezza marittima, si segnala che è all’esame delle istituzioni europee il terzo pacchetto sulla sicurezza marittima (“Erika III”).
Il pacchetto “Erika III” comprende sette proposte legislative:
· una proposta di direttiva riguardante il controllo dello Stato di approdo (COM(2005)588);
· una proposta di direttiva riguardante l'istituzione di un sistema di controllo del traffico navale e di informazione (COM(2005)589);
· una proposta di direttiva riguardante le inchieste in caso di incidenti (COM(2005)590);
· una proposta di regolamento sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente (COM(2005)592);
· una proposta di direttiva relativa al rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera (COM(2005)586);
· una proposta di direttiva relativa agli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi (COM(2005)587);
· una proposta di direttiva sulla responsabilità civile degli armatori (COM(2005)593).
Il 25 aprile 2007 il Parlamento europeo ha esaminato le proposte in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, approvando emendamenti. Il Consigliotrasporti del 6-8 giugno 2007 ha raggiunto un accordo politico, in vista dell’adozione della posizione comune in una delle prossime sessioni, su tre proposte del pacchetto, vale a dire quelle riguardanti il controllo dello Stato di approdo, l’istituzione di un sistema si controllo del traffico navale e le inchieste in caso di incidenti. L’esame delle altre proposte è ancora in sospeso.
Relativamente alla sicurezza aerea, sono all’esame delle istituzioni europee le seguenti proposte:
· una proposta di regolamento del 22 settembre 2005 recante norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile (COM2005)429), che mira ad aggiornare il quadro normativo in vigore istituito dal regolamento (CE) n. 2320/2002, adottato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, con una nuova disciplina ispirata ai criteri di semplificazione, armonizzazione e chiarezza.
Il 25 aprile 2007 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in seconda lettura, secondo la procedura di codecisione, approvando emendamenti alla posizione comune del Consiglio dell’11 dicembre 2006;
· una proposta di regolamento del 15 novembre 2005(COM(2005)579) volta a modificare il regolamento (CE) n. 1592/2002 con il quale è stata istituita l'Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA), al fine di estenderne i compiti a tutti i settori della sicurezza aerea fra cui le operazioni di volo, le licenze dei piloti e gli aeromobili dei paesi terzi.
Il 13 marzo 2007 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, approvando emendamenti. Il Consiglio trasporti dell’8 giugno 2007 ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta, in vista della posizione comune che sarà adottata in prima lettura in una delle prossime sessioni. La seconda lettura del Parlamento europeo è prevista per il 16 gennaio 2008.
La comunicazione relativa alla revisione intermedia del libro bianco sulla politica comune dei trasporti sottolinea che il trasporto stradale continua a rimanere il modo di trasporto meno sicuro e ricorda l’obiettivo, fissato nel citato libro bianco, di dimezzare, entro il 2010, il numero delle vittime della strada.
Tale obiettivo è peraltro riconfermato in una comunicazione del 7 febbraio 2007 dal titolo “Un quadro normativo competitivo nelsettore automobilisticoper il XXI secolo – Posizione della Commissione sulla relazione finale del gruppo ad alto livello CARS 21[45]” (COM(2007)22), intesa a delineare la futura politica europea in campo automobilistico.
Per quanto riguarda i
profili relativi alla sicurezza stradale,
la comunicazione ribadisce la necessità che un'efficace strategia di sicurezza
sia basata su un approccio integrato che comprenda miglioramenti in materia di
tecnologia dei veicoli, infrastrutture stradali, comportamenti di guida e
applicazione delle norme. Il documento preannuncia, inoltre, una serie di iniziative che
Innovazione
Nella comunicazione relativa alla revisione di metà percorso del libro bianco sulla politica comune dei trasporti, la Commissione rileva che la costruzione di nuove infrastrutture non può risolvere da sola tutti i problemi di congestione e di accessibilità a causa di una serie di fattori quali i costi elevati, la durata della progettazione, l’impatto ambientale e la mancanza di spazio.
Al fine di
migliorare la gestione del traffico, la sicurezza e la mobilità e di ridurre
l’impatto ambientale,
Fra le azioni future che la Commissione intende intraprendere in questo settore figurano:
· la promozione della mobilità intelligente mediante la continuazione dei programmi già avviati, quali Automobile intelligente[46], SESAR(vedi apposita nota), ERTMS (vedi apposita nota) e RIS[47]nonché un migliore sfruttamentodei sistemi di navigazione satellitare tra cui GALILEO[48], sviluppando, nel 2009, iniziative analoghe nel settore marittimo (e-maritime);
· il lancio, nel 2008, di un programma di ampia portata per lo sviluppo di tecnologie intelligenti per il trasporto stradale, preparando le infrastrutture per i sistemi cooperativi.
Trasporto sostenibile
La comunicazionerelativa al riesame intermedio del libro bianco sopra richiamata ribadisce la necessità, sottolineata in più sedi dalle istituzioni dell’UE, di garantire la sostenibilità ambientale del sistema dei trasporti. A tal fine, oltre a sottolineare la necessità di promuovere la co-modalità (vedi il paragrafo del presente dossier relativo alle infrastrutture e alla mobilità), essa prospetta una serie di azioni future in settori quali:
· la promozione dell’efficienza energetica a livello comunitario sulla base delle misure previste dal piano d’azione sull’efficienza energetica e dal programma per le energie rinnovabili (cfr. il paragrafo del presente dossier relativo alla politica energetica dell’UE).
Il Consiglio
energia del 23 novembre
· il sostegno alla ricerca, alla dimostrazione e all’introduzione sul mercato di nuove tecnologie quali l’ottimizzazione dei motori, i sistemi di gestione intelligente dell’energia nei veicoli o i carburanti alternativi, fra cui i biocarburanti evoluti e l’idrogeno o le celle a combustibile.
Il 21 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alla promozione di veicoli puliti nel trasporto stradale (COM(2005)634). La proposta fissa l'obbligo a carico degli enti pubblici di acquistare o prendere in leasing,ogni anno, “veicoli ecologici migliorati” per una quota pari ad almeno il 25% di mezzi pesanti superiori a 3,5 tonnellate, come autobus o camion per la raccolta dei rifiuti.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo in prima lettura il 10 ottobre 2007;
· l’avvio, nel 2009, di un vasto programma per la propulsione ecologica.
Il 31 gennaio 2007
La proposta, che segue la procedura di codecisione, dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo in prima lettura il 15 gennaio 2008.
Inoltre, al
fine di aiutare gli Stati membri e le autorità locali e regionali a migliorare
l’efficienza ambientale delle città europee,
La strategia comprende una serie di misure da attuare in stretta cooperazione con le autorità locali ai fini del miglioramento dell’ambiente urbano, tra le quali:
· l’adozione di orientamenti sulla gestione integrata dell’ambiente urbano e sull’elaborazione di piani per il trasporto urbano sostenibile;
· la promozione di attività di formazione al fine di sviluppare le competenze necessarie per gestire l’ambiente urbano e di incoraggiare la collaborazione e l’apprendimento reciproco tra le autorità locali;
· l’elaborazione di un nuovo programma europeo per lo scambio di esperienze e conoscenze sui problemi dell’ambiente urbano.
La comunicazione prevede che gli Stati membri, le autorità locali e regionali nonché le parti interessate comunichino il proprio parere sull’impatto delle misure proposte ad intervalli regolari e, successivamente, in occasione di un ampio processo di consultazione nel 2009. Tali pareri, unitamente ai dati disponibili sulle prestazioni ambientali a livello urbano, saranno esaminati nel 2010, anche al fine di valutare l’opportunità di ulteriori interventi.
Il 27 giugno 2006 il Consiglio ha adottato conclusioni sulla strategia sull’ambiente urbano, in cui tra l’altro chiede agli Stati membri di intensificare gli sforzi per far sì che le città possano raggiungere un'elevata qualità urbana a livello ambientale e sanitario ed invita l'Unione europea, gli Stati membri e le loro città, nell'ambito delle rispettive competenze, a migliorare la qualità della vita nelle città e nelle aree urbane attraverso la promozione e l'attuazione della gestione ambientale integrata.
Per quanto riguarda il trasporto aereo, facendo seguito alla comunicazione “Ridurre l’impatto del trasporto aereo sui cambiamenti climatici” (COM(2005)459), la Commissione ha recentemente avviato tre importanti iniziative:
· l’integrazione del trasporto aereo nel sistema UE di scambio di quote di emissione di CO2, oggetto della proposta di regolamento del 20 dicembre 2006 (COM(2006)818);
· l'iniziativa Clean Sky intesa a favorirela riduzione delle emissioni inquinanti e sonore del trasporto aereo, oggetto di una proposta di regolamento del 13 giugno 2007 (COM(2007)315);
· l’iniziativa transatlantica AIRE (Atlantic Interoperability Initiative to reduce Emissions), avviata con gli Stati Uniti, intesa ad accelerare l’applicazione delle nuove tecnologie e delle procedure operative che hanno un impatto diretto sulle emissioni di gas ad effetto serra.
Nel settore delle telecomunicazioni l'Unione europea, negli ultimi anni, ha intensificato le iniziative volte a superare il 'divario digitale' che descrive la separazione dei singoli cittadini, le imprese e i territori in funzione delle possibilità di accesso e di utilizzo delle TIC (tecnologie delle informazioni e delle comunicazioni) esistente soprattutto nelle zone meno sviluppate dell'Unione,
L'Unione europea è intervenuta su tre distinti versanti, tra loro connessi, e, in particolare, sull'uso della banda larga, sulla televisione digitale e sulla informatizzazione della Pubblica Amministrazione.
Banda larga
Secondo la Commissione l'accesso generalizzato alla banda larga è una condizione indispensabile per lo sviluppo delle economie moderne e costituisce un aspetto importante dell'agenda di Lisbona. Infatti, l'accesso a internet ad alta velocità attraverso le connessioni "a banda larga" consente immense possibilità per la società dell'informazione.
Con la comunicazione "Colmare il divario nella banda larga" (COM(2006)129), adottata il 20 marzo 2006, la Commissione ha invitato tutti gli Stati membri a ricorrere anche ad un partenariato attivo con le autorità regionali, sfruttando le sinergie tra le varie fonti di finanziamento (nazionali, fondi strutturali, fondo di sviluppo rurale). Ha inoltre auspicato che le strategie nazionali per la banda larga fissino obiettivi precisi per la connettività delle scuole, delle amministrazioni pubbliche e dei centri sanitari.
La Commissione analizzerà gli aspetti del "divario digitale" in relazioni annuali e controllerà l'attuazione della banda larga nei nuovi Stati membri.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, che il 19 giugno 2007 ha approvato una risoluzione nella quale ha invitato la Commissione a sviluppare l'uso dei fondi strutturali e rurali per promuovere la diffusione e l'assorbimento della banda larga soprattutto nelle zone sottosviluppate e ha sottolineato che:
- i finanziamenti pubblici andrebbero utilizzati solo nel caso in cui l'installazione dell'infrastruttura della banda larga non sia economicamente fattibile per le imprese private;
- non dovrebbero essere creati doppioni con infrastrutture già esistenti in grado di fornire servizi a banda larga;
- l'infrastruttura finanziata pubblicamente dovrebbe essere fornita sulla base di un accesso paritario e non dovrebbe favorire alcun fornitore di servizi particolare;
- gli Stati membri, e in particolare le loro regioni e comuni, potrebbero stabilire incentivi per stimolare il mercato della banda larga nelle regioni svantaggiate.
Con la decisione 2007/131/CE del 21 febbraio 2007 (pubblicata in G.U.U.E n. 55 del 23.2.07, serie L), la Commissione ha inoltre autorizzato l'uso armonizzato dello spettro radio da parte delle apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga (ultrawideband, UWB) in apparati elettronici di largo consumo, che funzionano in modalità wireless, quali computer portatili, telefoni cellulari, fotocamere digitali e televisori. Grazie a tale tecnologia molti dei dispositivi elettronici fino a oggi collegati via cavo avranno a disposizione un'alternativa di tipo wireless, che consentirà lo scambio di informazioni alla stessa velocità dei collegamenti via cavo disponibili oggi. L'UWB opererà nello spettro radio esistente.
Televisione digitale
La promozione della televisione digitale costituisce uno dei settori di intervento previsti dalla strategia di Lisbona, in quanto considerata uno strumento efficace ai fini dell'accesso generalizzato per tutti i cittadini ai nuovi servizi e applicazioni della società dell'informazione.
Nella comunicazione relativa all'accelerazione della transizione dalla radiodiffusione analogica a quella digitale delle emissioni televisive (COM(2005)204), adottata il 24 maggio 2005, la Commissione aveva auspicato che tale transizione potesse concludersi per la maggior parte dei paesi nel 2010 ed essere definitivamente completata su tutto il territorio dell'Unione europea entro il 2012.
La comunicazione è stata esaminata il 1° dicembre 2005 dal Consiglio (nelle cui conclusioni gli Stati membri sono stati invitati a completare la migrazione alla radiodiffusione digitale, nella misura del possibile, entro il 2012) e dal Parlamento europeo che il 27 aprile 2006 ha approvato una risoluzione.
Informatizzazione Pubblica Amministrazione
La Commissione - con la comunicazione (COM(2006)611, adottata il 24 ottobre 2006 – ha espresso una valutazione positiva sul programma quinquennale IDABC (Erogazione interoperabile di servizi paneuropei di governo elettronico alle amministrazioni pubbliche, alle imprese e ai cittadini) avviato il 1° gennaio 2005 con decisione 2004/387/CE del 21 aprile 2004.
Obiettivo principale del programma è quello di individuare, sostenere e promuovere lo sviluppo e la creazione di servizi paneuropei di governo elettronico e delle connesse reti telematiche interoperabili:
· continuando a promuovere l'introduzione delle tecnologie dell'informazione negli ambiti politici;
· costruendo un'infrastruttura comune per gli scambi transfrontalieri di informazioni fra amministrazioni pubbliche al fine di garantire l'efficienza delle comunicazioni;
· incoraggiando la creazione di nuovi servizi per le imprese e per i cittadini.
Alcune iniziative riguardano il potenziamento di servizi paneuropei di governo elettronico a sostegno delle amministrazioni pubbliche, delle imprese e dei cittadini. Altre misure di tipo orizzontale sono destinate a sostenere i progetti di interesse comune e il governo elettronico in generale e forniscono servizi di infrastruttura per i servizi pubblici della Comunità, come soluzioni tecnologiche e di software, servizi di rete, servizi di sicurezza ecc.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo.
Gli obiettivi
Il
Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo
· migliorare le politiche in materia di società dell’informazione e di ricerca e sviluppo tecnologico: – accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della competitività e dell’innovazione; – creando un ambiente favorevole all’avviamento e allo sviluppo di imprese innovative, specialmente piccole e medie imprese; – promuovendo riforme economiche per un mercato interno completo e pienamente operativo; · modernizzare il modello sociale europeo: – investendo nell’istruzione e formazione; – promuovendo lo sviluppo di una politica attiva dell’occupazione; – combattendo i fenomeni di esclusione sociale. · promuovere un contesto economico sano e prospettive di crescita favorevoli applicando un’adeguata combinazione di politiche macroeconomiche. Il Consiglio europeo di Lisbona ha previsto il ricorso al metodo di coordinamento aperto. Tale metodo - inteso come strumento per diffondere la migliore pratica e conseguire una maggiore convergenza verso le finalità principali dell’Unione europea e concepito per assistere gli Stati membri nell’elaborazione progressiva delle loro politiche - implica: · la definizione di orientamenti dell’Unione in combinazione con calendari specifici per il conseguimento di obiettivi a breve, medio e lungo termine; · la determinazione di indicatori e parametri di riferimento quantitativi e qualitativi per confrontare le migliori pratiche nei diversi Stati membri e nei diversi settori; · la trasposizione degli orientamenti nelle politiche nazionali e regionali tenendo conto delle diversità nazionali e regionali; · il periodico svolgimento di attività di monitoraggio e valutazione inter pares. Il Consiglio europeo di Lisbona ha previsto che
il Consiglio dell’UE si riunisca ogni primavera per valutare lo stato di
attuazione della strategia di Lisbona. A tal fine, |
Revisione intermedia
Il Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005, sulla base della comunicazione della Commissione “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione - il rilancio della strategia di Lisbona” (COM(2005)24), ha proceduto alla revisione intermedia della strategia di Lisbona.
Nelle conclusioni il Consiglio europeo ha rilevato, infatti, a cinque anni dall’avvio, la necessità di rilanciare la strategia di Lisbona riorientandone le priorità verso la crescita e l’occupazione, mobilitando tutti i mezzi nazionali e comunitari nei tre ambiti economico, sociale, ambientale, coinvolgendo tutte le forze interessate (Parlamenti, autorità locali, parti sociali e società civile).
Il Consiglio europeo ha individuato i seguenti assi fondamentali del rilancio:
· Conoscenza e innovazione – motori di una crescita sostenibile
A tal fine è importante: sviluppare la ricerca, l’istruzione e l’innovazione in tutte le forme che consentano di convertire la conoscenza in valore aggiunto e creare nuovi e migliori posti di lavoro; incoraggiare un autentico dialogo tra le parti interessate, pubbliche e private, conseguire l’obiettivo generale di un livello di investimenti per la ricerca pari al 3% del PIL di ciascuno Stato membro, con una ripartizione adeguata tra investimenti privati e pubblici; rafforzare l’attrattiva dell’Europa per i ricercatori. Gli Stati membri dovranno sviluppare la politica di innovazione in funzione delle loro specificità promuovendo, tra l’altro, la ricerca congiunta tra imprese e università, e migliorando l’accesso al capitale di rischio, sviluppando partenariati per l’innovazione e poli di innovazione a livello regionale e locale.
· Spazio attraente per investire e lavorare
Particolare importanza è attribuita al completamento del mercato interno e alla creazione di un quadro normativo più favorevole alle imprese che, da parte loro, dovrebbero sviluppare la responsabilità sociale. Il mercato interno dei servizi deve essere pienamente operativo, preservando al tempo stesso il modello sociale europeo.
· Crescita e occupazione al servizio della coesione sociale
Il Consiglio europeo ha ribadito l’obiettivo di attrarre un maggior numero di persone sul mercato del lavoro, investendo in una politica attiva dell’occupazione e in misure volte a conciliare vita professionale e vita familiare; ha rilevato la necessità di dare priorità alle pari opportunità, alle strategie di invecchiamento attivo, alla promozione dell’integrazione sociale e alla trasformazione del lavoro non dichiarato in lavoro regolare; sviluppare nuove fonti occupazionali, nei servizi alle persone e alle imprese, nell’economia sociale, nella pianificazione territoriale e nella protezione dell’ambiente. Le conclusioni sottolineano inoltre che occorre: sviluppare nuove forme di organizzazione del lavoro e una maggiore diversità dei contratti, che combinino meglio flessibilità e sicurezza; intensificare gli sforzi per elevare il livello generale d’istruzione e ridurre il numero di giovani che lasciano la scuola precocemente; assicurare l’apprendimento permanente, in particolare per i lavoratori meno qualificati e per il personale delle piccole e medie imprese.
· Governance
Il Consiglio europeo, inoltre, al fine di migliorare la governance della strategia, ha stabilito un dispositivo semplificato basato su un ciclo di tre anni, con inizio nel 2005, e che sarà rinnovato nel 2008.
|
Linee direttrici integrate per la crescita e l'occupazione 2005-2008
Il Consiglio europeo
di giugno
Le linee direttrici si articolano in:
A. una raccomandazione[50] del Consiglio del 12 luglio 2005 recante i grandi orientamenti di politica economica (GOPE)[51], applicabili a tutti gli Stati membri e alla Comunità.
I GOPE definiscono, anzitutto, le seguenti linee direttrici macroeconomiche, intese a sostenere uno sviluppo economico equilibrato e a sfruttare il massimo potenziale attuale di crescita:
· garantire la stabilità economica;
· assicurare il carattere sostenibile dell’economia, attraverso la riduzione del debito;
· favorire una allocazione efficace delle risorse;
· rafforzare la coerenza delle politiche macroeconomiche e strutturali;
· vigilare che l’evoluzione dei salari contribuisca alla stabilità macroeconomica e alla crescita;
· contribuire al dinamismo e al buon funzionamento dell’UEM;
In secondo luogo, sono individuate le seguenti linee direttrici microeconomiche, intese a rinforzare l’efficacia e la capacità di adattamento dell’economia europea ed accrescerne il potenziale di crescita:
· sviluppare e approfondire il mercato interno;
· assicurare l’apertura e la competitività dei mercati;
· rendere l’ambiente delle imprese più attraente;
· incoraggiare una cultura più imprenditoriale e creare un ambiente favorevole alle PMI;
· ampliare e migliorare le infrastrutture europee e completare i progetti transfrontalieri prioritari approvati;
· aumentare e migliorare gli investimenti nella ricerca-sviluppo;
· facilitare l’innovazione e l’adozione delle TIC;
· incoraggiare l’impiego sostenibile delle risorse e rafforzare le sinergie tra la protezione dell’ambiente e la crescita;
· contribuire alla creazione di una base industriale solida
B. una decisione del Consiglio del 12 luglio 2005 recante le linee direttrici per l’occupazione[52] che enunciano i seguenti obiettivi generali e le azioni prioritarie in materia di occupazione nell’Unione europea e nei suoi Stati membri:
· applicare politiche per l’occupazione volte a raggiungere il pieno impiego, a migliorare la qualità e la produttività del lavoro e a rafforzare la coesione sociale e territoriale;
· favorire un approccio al lavoro fondato sul ciclo di vita;
· creare mercati del lavoro che favoriscano l’inserzione di coloro che sono in cerca di lavoro e delle persone svantaggiate;
· migliorare la risposta ai bisogni del mercato del lavoro;
· favorire la flessibilità conciliandola con la sicurezza sul lavoro e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro;
· vigilare che l’evoluzione dei salari e degli altri costi del lavoro sia favorevole all’occupazione;
· aumentare e migliorare gli investimenti nel capitale umano;
· adattare i sistemi di educazione e di formazione alle nuove competenze richieste.
Programma comunitario di Lisbona 2005-2008
In ottemperanza
alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2005
· porre la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita;
· rendere l’Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro;
· creare nuovi e migliori posti di lavoro.
Il programma comunitario presentato dalla Commissione è corredato da una tabella che indica, nel dettaglio, le misure legislative e non legislative in corso d’esame presso le istituzioni comunitarie o in via di elaborazione da parte della Commissione europea.
In linea generale, le misure si concentrano sui seguenti obiettivi:
· promozione della ricerca e dell’innovazione in Europa;
· riforma del regime degli aiuti di Stato;
· semplificazione del quadro regolamentare nel quale operano le imprese;
· completamento del mercato interno dei servizi;
· raggiungimento di un accordo ambizioso nei negoziati di Doha (nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio);
· rimozione degli ostacoli alla mobilità dei lavoratori e dei ricercatori;
· sviluppo di un approccio comune al tema dell’emigrazione per cause economiche;
· iniziative per affrontare le conseguenze sociali delle ristrutturazioni in alcuni settori economici.
Valutazione di piani nazionali di riforma
Nell’autunno 2005
tutti gli Stati membri hanno approntato programmi nazionali di riforma, di cui
In questa prima fase
Gli impegni sostenuti dalla Commissione hanno ricevuto il consenso dai capi di Stato e di Governo in occasione del Consiglio europeo della primavera 2006.
Le specifiche valutazioni della Commissione in relazione al programma nazionale di riforma presentato dall’Italia sono riportate in un apposito paragrafo del presente dossier.
Relazione annuale della Commissione
La relazione, che è stata presentata al Consiglio europeo di primavera del 2007, si basa sui rapporti nazionali di attuazione presentati dagli Stati membri nell’autunno 2006 e sul riesame, compiuto dalla stessa Commissione, dell’andamento delle riforme a livello di UE nel contesto del programma comunitario di Lisbona.
Tra le conclusioni chiave della relazione si segnalano le seguenti:
· i progressi negli ultimi anni sono stati validi per quanto concerne l’impulso alla ricerca e sviluppo tecnologico e l’innovazione, il miglioramento del quadro normativo e il miglioramento del contesto in cui le aziende operano, soprattutto le PMI;
· si sono registrati importanti passi avanti per quanto concerne il rafforzamento della sostenibilità finanziaria, grazie alle misure appropriate che i governi hanno generalmente adottato per migliorare le loro posizioni di bilancio e per affrontare i previsti aumenti dei costi delle pensioni e dell’assistenza sanitaria. La continuazione di questo processo e il risanamento delle finanze nel medio-lungo termine rimangono una sfida di rilievo;
· la scarsa concorrenza in molti mercati, soprattutto quelli dei servizi in rete, compreso quello energetico, continua a rallentare l’Europa;
· nei mercati del lavoro sono state adottate delle misure significative. L’occupazione è in aumento e la disoccupazione cala. Il crescente consenso a favore di un approccio di flessicurezza alla riforma del mercato del lavoro costituisce uno sviluppo estremamente positivo che, tuttavia, deve essere ancora tradotto pienamente in azione.
La relazione annuale comprende 25 “capitoli per paese”, nell’ambito dei quali sono esposti i progressi realizzati dagli Stati membri nell’attuazione delle misure previste dai programmi nazionali di riforma. Per le raccomandazioni relative all’Italia si rinvia al paragrafo 7.
Il Programma nazionale di riforma 2006-2008
Nel quadro
del rilancio della strategia di Lisbona
deciso dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005, le cui modalità di
intervento sono state precisate dal Consiglio
europeo del 16 e 17 giugno 2005 con
gli Orientamenti integrati per la
crescita e l’occupazione 2005-2008, il Governo italiano ha approvato, in
data 14 ottobre 2005, il Piano per l’Innovazione,
Il Piano ha individuato cinque obiettivi prioritari:
· l’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese;
· l’incentivazione della ricerca scientifica e tecnologica;
· il rafforzamento dell’istruzione e della formazione;
· l’adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali;
· la tutela dell’ambiente.
In questo ambito le categorie di interventi delineate dal Piano hanno riguardato sia provvedimenti di carattere generale per il sistema economico, sia progetti specifici con effetti positivi sulla produttività e competitività dell’economia italiana.
Il 19 ottobre 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Programma nazionale di riforma 2006-2008 – Primo Rapporto sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona (PNR), che è stato trasmesso alla Commissione europea a cura del Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee.
Il Programma, oltre a confermare i cinque obiettivi prioritari, reca una descrizione analitica dello stato di avanzamento dei progetti e dei provvedimenti indicati nel Piano dal precedente Governo, illustra in dettaglio le azioni che l’attuale Governo intende perseguire per accelerare e migliorare la qualità dello sviluppo:
· estensione dell’area di libera scelta: saranno adottati provvedimenti atti a garantire una maggiore concorrenza e semplificazione della legislazione, la liberalizzazione dei servizi e la riduzione dei tempi delle autorizzazioni amministrative;
· ricerca e l’innovazione: sono previste iniziative di forte incentivazione, anche in relazione ad un maggiore partenariato pubblico-privato;
· istruzione e formazione: si intende favorire la formazione permanente ed una maggiore efficacia del sistema educativo, in modo da accrescere la partecipazione al lavoro (in particolare l’occupazione femminile, ancora al di sotto della media europea) e favorire l’investimento in capitale umano, ovvero garantire la qualità del lavoro;
· infrastrutture: viene stabilito che i finanziamenti siano concentrati sulle infrastrutture prioritarie per il sistema produttivo;
· tutela ambientale: viene previsto lo sviluppo di tecnologie utili sia ad aumentare l’efficienza energetica dei processi produttivi, sia a sostenere la competitività delle imprese.
Per quanto concerne la valutazione finanziaria degli interventi, il Governo ha trasmesso alla Commissione europea, in allegato al Programma nazionale di riforma, una “griglia di valutazione” delle misure con l’indicazione sia dello stato di attuazione delle medesime, sia degli stanziamenti previsti per ciascuna di esse. Si rileva che il finanziamento degli interventi è garantito, oltre che dalle risorse di provenienza comunitaria e nazionale, anche da quelle messe a disposizione dalle regioni: a tale scopo vengono infatti utilizzati anche i fondi strutturali, con il relativo cofinanziamento nazionale, e le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate.
La stima di spesa complessiva destinata all’attuazione dei programmi nazionali e comunitari è stata valutata intorno ai 60 miliardi di Euro per il periodo 2006-2008 (pari a circa l’1,3% del PIL), come si evince dalle tabelle di seguito indicate che riportano, rispettivamente, gli stanziamenti previsti per priorità nazionali e per aree di azione prioritaria, secondo le indicazioni del Consiglio europeo di marzo 2006.
Si osserva peraltro che i dati finanziari risalgono al mese di ottobre 2006: pertanto sono suscettibili di alcune correzioni dovute alle misure approvate con la legge n. 296/2006 (legge finanziaria 2007).
Gli importi, espressi in milioni di euro, sono aggiornati al 18 ottobre 2006.
Ripartizione per priorità nazionali |
Numero di misure |
Stanziamenti
|
Estendere l’area di libera scelta |
28 |
410,70 |
Ricerca e innovazione tecnologica |
51 |
10.593,60 |
Aumentare l’occupazione, rafforzare la formazione e l’inclusione sociale, ridurre le disparità |
59 |
14.875,59 |
Infrastrutture |
11 |
34.330,40 |
Tutela ambientale |
18 |
475,90 |
Sostenibilità fiscale di lungo termine |
7 |
--- |
Totale |
174 |
60.668,19 |
Ripartizione per aree di azione prioritaria |
Numero di misure |
Stanziamenti |
Sbloccare il potenziale delle imprese, in particolare PMI |
23 |
165,11 |
Investire di più in conoscenza e innovazione |
70 |
11.319,36 |
Creare più posti di lavoro di maggiore qualità |
42 |
14.395,42 |
Ottenere un mercato dell’energia efficiente e integrato |
7 |
180,00 |
Totale |
142 |
26,059,89 |
Tutela ambientale |
14 |
277,90 |
Infrastrutture |
11 |
34.330,40 |
Totale |
25 |
34.608,30 |
Altre |
7 |
|
Totale |
174 |
60.668,19 |
Si ricorda
che in precedenza la legge finanziaria
per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266), all’articolo 1, commi
357-360, aveva istituito presso
· i progetti individuati dal Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione;
· gli interventi di adeguamento tecnologico nel settore sanitario, proposti dal Ministro della salute.
Il
successivo comma 358 dell’articolo 1
della medesima Legge aveva, peraltro, stabilito che gli interventi e i progetti
previsti dal Fondo potesssero essere realizzati solo previo reperimento delle risorse finanziarie necessarie da parte di
appositi provvedimenti legislativi, nonchè previa identificazione di ulteriori
coperture finanziarie, concordate con
Si osserva, peraltro, che nel corso del 2006 non è stato approvato alcun provvedimento legislativo recante stanziamento di risorse a favore del citato Fondo.
La politica regionale per la Strrategia di Lisbona
Il Programma Nazionale di Riforma 2006-2008
evidenzia come, ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla
Strategia di Lisbona, sia necessaria una forte e puntuale partecipazione della politica regionale nazionale, basata su
una stretta collaborazione tra Governo e Regioni, che ha portato queste ultime
a partecipare al processo di definizione sia del Piano per l’Innovazione,
La valutazione del PICO da parte della Commissione europea
Nella
relazione annuale sullo stato di avanzamento dei lavori, presentata nel gennaio
2006,
Secondo la Commissione tra i punti di forza del programma figurano gli interventi diretti a migliorare il contesto normativo in cui operano le imprese, in particolare attraverso la riduzione dei costi amministrativi e la riforma della legge fallimentare.
La relazione della Commissione incoraggia le autorità italiane ad accrescere i loro sforzi per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ad adottare misure più incisive e più specifiche per promuovere la concorrenza, soprattutto nelle industrie e nei servizi di rete. Sollecita inoltre l’adozione di un approccio più generale diretto ad accrescere l’offerta di lavoro e i tassi di occupazione, intervenendo in particolare sulle disparità regionali.
Nella relazione annuale sull’attuazione della
strategia di Lisbona, presentata nel dicembre 2006 (cfr. paragrafo 5),
Secondo l’analisi
della Commissione europea, l’attuazione del programma di riforma per la
crescita e l’occupazione varato dall’Italia
ha registrato finora progressi considerevoli. Rispetto al programma nazionale
di riforma dello scorso anno, il rapporto sullo stato di attuazione presentato
dall’Italia a ottobre 2006 illustra una strategia più chiara, che abbraccia
tutti i settori di intervento con le rispettive sinergie, secondo un approccio
più ambizioso.
· perseguire una politica rigorosa di risanamento fiscale, in modo che il rapporto debito pubblico/PIL cominci a diminuire, e dare piena attuazione alle riforme pensionistiche, nell’intento di garantire la sostenibilità a lungo termine dei conti pubblici;
· proseguire sulla strada delle riforme al fine di accrescere la competitività nei mercati dei prodotti e dei servizi;
· ridurre le disparità regionali in termini di occupazione lottando contro il lavoro irregolare, potenziando i servizi per la prima infanzia e garantendo l’efficienza dei servizi per l’occupazione su tutto il territorio nazionale;
· sviluppare una strategia globale di apprendimento continuo e migliorare la qualità dell’istruzione garantendone l’adeguatezza al mercato del lavoro.
Secondo
Il Consiglio europeo di primavera 2007
Il Consiglio europeo
dell’8 e 9 marzo
Il Consiglio europeo, per consentire la preparazione del prossimo ciclo triennale della strategia di Lisbona rinnovata:
·
ha invitato
· ha invitato gli Stati membri a presentare tempestivamente le relazioni nazionali sull’attuazione dei programmi nazionali di riforma;
· ha sottolineato la rilevanza dello scambio di migliori pratiche nel contesto della sorveglianza multilaterale e esorta a una maggiore cooperazione tra i coordinatori di Lisbona;
· nel confermare l’importanza di un più forte sentimento di appartenenza della società civile, delle parti sociali, delle regioni e delle autorità locali, soggetti chiave per la realizzazione degli obiettivi della strategia, ha rilevato la necessità di un ulteriore impegno per migliorare la comunicazione;
· ha sottolineato il ruolo fondamentale delle parti sociali e la necessità del loro continuo e attivo contributo al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona.
Il programma delle tre
Presidenze tedesca, portoghese e slovena dell’Unione europea considera una
priorità l’attuazione della strategia di Lisbona riveduta, ritenuta elemento
essenziale per rafforzare la competitività dell’UE, favorire la creazione di
posti di lavoro e la crescita. Il programma ricorda che nel 2007 si concluderà
il primo ciclo di governance della strategia, previsto dalla revisione, e che
nell’autunno dello stesso anno gli Stati membri presenteranno la seconda relazione di attuazione dei
rispettivi programmi nazionali di
riforma. Le Presidenze intendono preparare il Consiglio a valutare
efficacemente tali documenti ed elaborare conclusioni destinate al Consiglio
europeo di primavera 2008. Il nuovo
ciclo di governance inizierà nel gennaio 2008, quando
Più specificamente,
Gli stanziamenti per la crescita e la competitività nel quadro finanziario 2007-2013
Il 17 maggio 2006Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea hanno stipulato l’accordo interistituzionale sulle prospettive finanziarie dell’UE per il periodo 2007-2013[54].
L’accordo interistituzionale fissa il massimale medio delle spese dell’UE per il 2007-2013 all’1,048% del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in stanziamenti di impegno (pari a 864,316 miliardi di euro) e all' 1 % in stanziamenti di pagamento (pari a 820,780 miliardi di euro).
Gli stanziamenti per il finanziamento di interventi per la crescita e la competitività nell’ambito della strategia di Lisbona sono collocati nella rubrica 1 “Crescita sostenibile” del quadro finanziario 2007-2013e in particolare nella sotto rubrica 1a “Competitività per la crescita e l’occupazione”. Peraltro anche gli stanziamenti contenuti nella sotto rubrica 1b “Coesione per la crescita ed occupazione”, relativi ai fondi strutturali destinati alla politica di coesione, debbano integrare gli obiettivi definiti dalla strategia di Lisbona, come previsto espressamente negli orientamenti strategici per la coesione economica, sociale e territoriale 2007-2013, adottati con la decisione 2006/702/CE.
Di seguito si riportano gli stanziamenti relativi alle due sottorubriche per ciascuno degli anni del periodo di riferimento.
QUADRO FINANZIARIO 2007-2013
(milioni di euro - prezzi 2004)
STANZIAMENTO DI IMPEGNO |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale 2007-2013 |
1. Crescita sostenibile |
51 267 |
52 415 |
53 616 |
54 294 |
55 368 |
56 876 |
58 303 |
382 139 |
1a Competitività per la crescita e l'occupazione |
8 404 |
9 097 |
9 754 |
10 434 |
11 295 |
12 153 |
12 961 |
74 098 |
1b Coesione per la crescita e l'occupazione |
42 863 |
43 318 |
43 862 |
43 860 |
44 073 |
44 723 |
45 342 |
308 041 |
L’importanza del completamento del mercato interno è stata evidenziata dal Consiglio
europeo del 22 e 23 marzo
In considerazione
delle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2006, il 20 aprile 2006
Relativamente alle
priorità future,
1. incoraggiare il dinamismo e l’innovazione nel mercato interno mediante azioni in settori quali la proprietà intellettuale, gli appalti, nuove forme di finanziamento per i progetti innovativi, un migliore accesso al mercato per i servizi;
2. garantire un quadro normativo di alta qualità soprattutto al fine di favorire lo sviluppo delle PMI – spesso soggette ad un onere regolamentare eccessivo - e di rendere più attraenti i mercati europei;
3. migliorare l’attuazione e l’applicazione della normativa;
4. rispondere più efficacemente
alla globalizzazione,introducendo adeguamenti nel mercato
interno al fine di attirare investimenti esteri e di consentire alle imprese
europee di essere competitive a livello internazionale. In questo contesto
5. migliorare l’informazione dei cittadini e delle imprese sulle opportunità offerte dal mercato interno per consentire loro di trarne i massimi benefici.
Il 30 ottobre 2006
Quale
prosecuzione della riflessione così avviata,
Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno
Servizi postali
Il 18 ottobre 2006
L’obiettivo della proposta - che fissa una serie di princìpi armonizzati volti a regolamentare i servizi postali in un mercato aperto - è quello di completare la realizzazione del mercato interno dei servizi postali entro il 2009, abolendo i diritti speciali o esclusivi e garantendo un livello comune di servizio universale per tutti gli utenti. In base alle nuove disposizioni, il servizio universale sarà garantito in tutti gli Stati membri; a tale proposito la proposta mantiene inalterato l’obbligo a carico degli Stati membri di garantire la fornitura del servizio universale con la raccolta e la distribuzione della posta al domicilio di ogni persona fisica o giuridica tutti i giorni lavorativi e almeno 5 giorni a settimana. Sarà invece abolita la possibilità per gli Stati membri, a partire dal 1° gennaio 2009, di attribuire o mantenere diritti esclusivi a vantaggio di un operatore o di mantenere zone riservate sul proprio territorio per la prestazione dei servizi postali.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo, in prima lettura, il 10 luglio 2007.
Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno
Il programma della Presidenza portoghese dell’Unione europea pone l’accento sull’esigenza di risollevare il funzionamento del mercato interno in un’ottica di efficacia; intende suscitare le condizioni che consentano di stabilire una nuova agenda del mercato interno, sulla base della annunciata comunicazione della Commissione. L’attenzione è posta in particolare sul mercato interno dei servizi finanziari, la lotta contro la frode, l’evasione fiscale e i servizi postali.
Il programma della Presidenza portoghese dell’UE pone l’accento sulla revisione intermedia della politica industriale e della politica relativa alle piccole e medie imprese; intende incoraggiare un dibattito focalizzato sul rafforzamento della competitività delle piccole e medie imprese, incluso il loro accesso ai finanziamenti. Intende proseguire il piano d’azione per l’innovazione e promuovere un dibattito sull’avvenire della politica scientifica e tecnologica in Europa. Desidera favorire l’iter di approvazione della proposta di regolamento sull’Istituto europeo di tecnologia.
Il Consiglio competitività ha adottato, il 21 maggio 2007, conclusioni sulla politica industriale
In particolare, il Consiglio: conferma l’importante ruolo
della politica industriale per il raggiungimento degli obiettivi del programma
di Lisbona; invita
Orientamenti generali della politica europea per la ricerca e l’innovazione
Il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005, procedendo alla revisione intermedia della strategia di Lisbona, ha indicato, nelle sue conclusioni la conoscenza e l’innovazione tra gli assi fondamentali per il rilancio di tale strategia in quanto fattori fondamentali per conseguire una crescita sostenibile dell’economia europea.
Il Consiglio ha sottolineato, tra l’altro, che è importante:
· conseguire l’obiettivo generale di un livello di investimenti per la ricerca pari al 3% del PIL di ciascuno Stato membro[56], con una ripartizione adeguata tra investimenti privati e pubblici;
· incoraggiare un autentico dialogo tra le parti interessate, pubbliche e private, della società della conoscenza;
· rafforzare l’attrattiva dell’Europa per i ricercatori attraverso un miglioramento effettivo delle loro condizioni di mobilità e di esercizio della professione.
Le conclusioni del Consiglio europeo contenevano, altresì, auspici per l’istituzione di un Consiglio europeo della ricerca destinato a sostenere la ricerca di eccellenza e la ricerca di base, nonché l’invito agli Stati membri a sviluppare la politica di innovazione in funzione delle loro specificità promuovendo, tra l’altro, la ricerca congiunta tra imprese e università, e migliorando l’accesso al capitale di rischio, sviluppando partenariati per l’innovazione e poli di innovazione a livello regionale e locale.
Tali conclusioni sono state attuate attraverso una serie di iniziative, quali ad esempio la comunicazione della Commissione “Potenziare la ricerca e l’innovazione – Investire per la crescita e l’occupazione: una strategia comune” (COM(2005) 488), presentata il 12 ottobre 2005, e confermate dai successivi Consigli europei, in particolare da quelli del 14-15 dicembre 2006 (v. oltre) e dell’8-9 marzo 2007.
Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo
· ribadisce l’importanza di destinare il 3% del PIL alla ricerca e allo sviluppo entro il 2010 e sottolinea l’esigenza di ottimizzare le sinergie tra programmi comunitari, migliorare la trasformazione dei risultati della ricerca in prodotti e servizi innovativi e assicurare l’opportuna condivisione delle conoscenze tra tutti i partner;
· invita
· invita
· invita
· pone in rilievo il ruolo importante riservato al Consiglio europeo della ricerca,
istituito con decisione della Commissione del 2 febbraio
· pone l’accento su istruzione e formazione, presupposti essenziali per il buon funzionamento del triangolo della conoscenza (istruzione – ricerca – innovazione), e sottolinea che gli Stati membri sono determinati a proseguire le riforme, in particolare modernizzando l’istruzione superiore, assicurando un’istruzione e formazione professionale di alta qualità;
· chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di concludere l’esame della proposta della Commissione relativa ad un Istituto europeo di tecnologia al fine di adottare una decisione al riguardo entro la fine dell’anno 2007;
· pone l’accento sulle tecnologie ambientali e le ecoinnovazioni, invitando
Dedicando una parte delle sue conclusioni ai temi della ricerca e dell’innovazione, il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007:
· ha invitato
· ha invitato il Consiglio a raggiungere rapidamente un accordo sulle prime quattro proposte relative ad iniziative tecnologiche congiunte (ARTEMIS, IMI, Clean Sky, ed ENIAC) e a presentare quanto prima le restanti iniziative tecnologiche congiunte individuate nel programma specifico "Cooperazione" che attua il settimo programma quadro per le attività di ricerca;
· ha apprezzato i progressi realizzati in merito all’approvazione della proposta di regolamento relativo alla creazione dell’Istituto europeo di tecnologia e ha invitato, pertanto, il Consiglio a giungere, ad un orientamento generale su tale regolamento, anche per quanto concerne un finanziamento adeguato in conformità delle procedure di bilancio della Comunità. Il Consiglio europeo confida, in ogni caso, che la decisione finale del Consiglio e del Parlamento europeo possa essere presa entro la fine di quest'anno;
· ha accolto con soddisfazione l'iniziativa relativa ad una Carta europea per l'uso della proprietà intellettuale degli istituti di ricerca e università pubblici (Carta sulla proprietà intellettuale), volta a migliorare il trasferimento delle conoscenze tra ricerca e industria, e il contributo che essa potrà dare allo sviluppo dello spazio europeo della ricerca[57].
Programma quadro per la competitività e l’innovazione
Il 12 ottobre 2006 il Consiglio ha adottato – nell’ambito delle azioni previste dalla Strategia di Lisbona - una decisione[58] che istituisce un programma quadro per la competitività e l’innovazione (2007-2013).
Il programma, che ha una dotazione finanziaria complessiva di 3,2 miliardi di Euro per il suo periodo di durata, persegue i seguenti obiettivi: promuovere la competitività delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese; promuovere tutte le forme di innovazione; accelerare lo sviluppo di una società dell’informazione sostenibile, competitività, innovativa; promuovere l’efficienza energetica e fonti energetiche nuove e rinnovabili in tutti i settori.
Strategia di innovazione
Accogliendo la richiesta
del Consiglio europeo della primavera 2006, il 13 settembre 2006
· definizione di sistemi di insegnamento favorevoli all’innovazione;
· creazione di un Istituto europeo per la tecnologia;
· costituzione di un mercato del lavoro unico per i ricercatori;
· rafforzamento delle connessioni tra ricerca e industria;
· promozione dell’innovazione regionale nel quadro dei nuovi programmi di politica di coesione;
· riforma della regolamentazione degli aiuti di Stato in materia di ricerca e sviluppo tecnologico e di innovazione e miglioramento degli orientamenti per gli incentivi fiscali in questo settore;
· rafforzamento della protezione dei diritti di proprietà intellettuale;
· prodotti e servizi numerici – iniziativa concernente il percepimento dei diritti d’autore;
· messa a punto di una strategia per i mercati pilota favorevoli all’innovazione;
· incentivi all’innovazione attraverso gli appalti.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006, sulla scorta delle discussioni effettuate nel Consiglio europeo informale che si è svolto a Lahti (Finlandia) il 20 ottobre 2006 , ha ribadito che l’innovazione è cruciale ai fini della capacità europea di rispondere con efficacia alle sfide e alle opportunità della globalizzazione e ha posto l’accento sulla necessità di un’impostazione strategica volta a creare un ambiente favorevole all’innovazione in cui la conoscenza sia convertita in prodotti e servizi innovativi.
Il Consiglio europeo, in particolare, ha invitato:
Il Consiglio europeo sottolinea, infine, che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono essenziali per l’innovazione e la competitività; il Consiglio europeo della primavera 2008 dovrebbe passare in rassegna le sfide poste dalla prossima generazione di Internet e di reti nell’ambito della strategia di Lisbona.
Il 24 maggio 2007 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione “Mettere in pratica la conoscenza: un’ampia strategia dell’innovazione per l’Europa”, nella quale si dichiara favorevole alla proposta della Commissione concernente l’avvio di una nuova iniziativa a favore dei mercati pilota, allo scopo di facilitare l’immissione sul mercato di nuovi prodotti e servizi innovativi nei settori in cui l’UE può diventare capofila a livello mondiale.
Spazio europeo della ricerca
Il Consiglio europeo
di Lisbona, nel marzo del
In questo contesto, il
4 aprile 2007
Il libro verde sarà sottoposto ad una consultazione fino al 31 agosto
2007.
Il Libro verde della Commissione prospetta una visione del possibile sviluppo del SER, individuando sei priorità per realizzare appieno lo spazio europeo della ricerca:
1) un flusso adeguato di ricercatori competenti, stimolati da un mercato del lavoro unico attraente, accessibile per tutti e senza ostacoli alla mobilità transnazionale;
2) infrastrutture di ricerca di livello mondiale, integrate, connesse in rete e accessibili ad équipe di ricercatori di tutti i paesi europei e del mondo;
3) organismi di ricerca "eccellenti", ben inseriti nel contesto sociale ed economico, ma capaci di competere e cooperare dentro e fuori dell’Europa. Tali organismi dovrebbero interagire abitualmente con il mondo dell’impresa e stabilire partnership pubblico-privato durature;
4) una vera condivisione delle conoscenze, da realizzarsi, tra l’altro:favorendo l’accesso alle basi di conoscenza pubbliche; semplificando ed armonizzando il regime della proprietà intellettuale con l’introduzione di un sistema di brevetti efficiente e di principi condivisi, per quanto attiene alla cooperazione tra ricerca pubblica ed industria;
5) priorità e programmi di ricerca adeguatamente coordinati, anche attraverso investimenti significativi nella ricerca pubblica programmati e coordinati congiuntamente a livello europeo;
6) apertura dello spazio europeo della ricerca al mondo, in particolare ai paesi confinanti, unita ad un chiaro impegno ad affrontare le sfide mondiali con i partner dell'Europa, in modo che la cooperazione in campo scientifico-tecnologico contribuisca con efficacia alla stabilità, sicurezza e prosperità mondiale.
· la politica europea per la ricerca dovrebbe essere profondamente radicata nella società, contribuendo tanto ad aumentare il livello di diffusione delle conoscenze quanto a dare sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile nei settori di maggior interesse pubblico quali la salute, l’energia e i cambiamenti climatici;
· occorre trovare un giusto equilibrio tra concorrenza e solidarietà, stimolando l’eccellenza al massimo livello mantenendo, al contempo, una forte cooperazione, indirizzata verso obiettivi di interesse comune;
· va tratto il massimo vantaggio dalla diversità europea, ulteriormente arricchita all’inizio del 2007 con l’ingresso di Bulgaria e Romania.
Secondo
Tra
gli elementi che
Settimo programma quadro di attività comunitarie nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico
Al fine di rafforzare l'eccellenza e innalzare il livello medio della ricerca in Europa, con decisione n. 1982 del 18 dicembre 2006 è stato istituito il settimo programma quadro di attività comunitarie nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico (2007-2013).
Il principio di base che anima il programma quadro è quello di incentivare, organizzare e sfruttare tutte le forme di cooperazione nel campo della ricerca, dalla collaborazione nell’ambito di progetti congiunti e di reti fino al coordinamento dei programmi di ricerca nazionali, nonché l’applicazione congiunta di vaste iniziative tecnologiche e lo sviluppo in comune di infrastrutture di dimensione e interesse europei.
Il settimo programma quadro è strutturato in quattro programmi specifici[61], che ricalcano i quattro obiettivi principali della politica europea di ricerca:
·Cooperazione[62]. Prevede il finanziamento dell’intera gamma di azioni di ricerca condotte nell’ambito della cooperazione transnazionale, dai progetti e le reti in collaborazione fino al coordinamento dei programmi di ricerca.
·Idee[63]. Prevede la costituzione di un Consiglio Europeo della Ricerca (CER)[64],
·Persone[65]. Prevede, attraverso le cosiddette “Azioni Marie Curie”, attività a favore della formazione e dello sviluppo delle prospettive di carriera dei ricercatori.
·Capacità[66]. Prevede il finanziamento degli aspetti chiave delle capacità europee di ricerca e innovazione quali, ad esempio, le infrastrutture di ricerca, la ricerca a vantaggio delle piccole e medie imprese (PMI), i cluster regionali orientati alla ricerca, le attività orizzontali di cooperazione internazionale.
Il settimo programma quadro comprende anche il finanziamento delle azioni dirette del Centro comune di ricerca[67].
Trasferimento delle conoscenze
L’esigenza di migliorare il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca e i terzi, ivi compresi l’industria e gli organismi della società civile è stata sottolineata dalla Commissione nella comunicazione “Migliorare il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca e le imprese nell’insieme dell’Europa: per un’innovazione aperta – Attuare l’agenda di Lisbona“(COM(2007)182), presentata il 4 aprile 2007.
Istituto europeo di tecnologia
Il Consiglio europeo del 21-22 giugno, nelle sue conclusioni, si compiace dei progressi dei lavori sulla proposta di regolamento relativa all'istituzione dell’Istituto europeo di tecnologia (COM(2006)604), che si propone di divenire un faro di eccellenza in Europa e un modello di riferimento per ciò che concerne la collaborazione tra università, ricerca e imprese, al fine di rendere l’Europa un’area maggiormente competitiva.
Come auspicato dal Consiglio europeo, il Consiglio competitività del 25 giugno ha approvato un orientamento generale su tale proposta, in vista di un accordo con il Parlamento europeo che consenta l’approvazione del provvedimento, in prima lettura, entro il 2007.
L’orientamento generale prevede:
· una copertura finanziaria (308,7 milioni di euro all’anno, per sei anni, a partire dal 1° gennaio 2008) assegnata in modo conforme alle procedure di bilancio della Comunità;
· la realizzazione in due fasi della rete di comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI), che rappresentano il livello periferico della struttura e che dovrebbero essere istituite attraverso la creazione di partnership tra settore privato, comunità della ricerca e team di eccellenza provenienti dalle comunità della ricerca e delle università: all’inizio sarebbero istituite in numero limitato e selezionate sulla base delle priorità politiche dell’UE[68] per poi procedere ad ulteriori sviluppi in un secondo tempo e solo dopo una attenta valutazione dei risultati conseguiti;
· ampia autonomia operativa di tali comunità e della struttura centrale di gestione;
· la condivisione della definizione della strategia di lungo termine, attraverso un’agenda delle attività, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Iniziative tecnologiche congiunte
Al fine di potenziare al massimo la collaborazione tra i settori pubblico e privato nel campo della ricerca, il settimo programma quadro di ricerca (2007-2013) ha previsto la costituzione di imprese comuni per l’attuazione di iniziative tecnologiche congiunte (ITC), intese a creare partenariati pubblico-privato con il coinvolgimento delle imprese, della comunità della ricerca e delle autorità pubbliche a livello europeo (Stati membri, Commissione).
Si tratta, in particolare, di: una proposta di regolamento, presentata il 10 maggio, intesa ad istituire l’impresa comune per l'ITC in materia di medicinali innovativi - IMI - (COM(2007)241); una proposta di regolamento, presentata il 15 maggio, relativa alla costituzione dell’”Impresa comune ARTEMIS” (COM(2007)243), l'ITC per i sistemi informatici incorporati, vale a dire i computer invisibili che fanno funzionare le moderne apparecchiature; una proposta di regolamento, presentata il 13 giugno, che istituisce l'impresa comune "CLEAN SKY"(= cielo pulito) (COM(2007)315), che dovrà, tra l’altro, sviluppare tecnologie innovative a ridotto impatto ambientale nel settore dell'aeronautica e dei trasporti aerei; una proposta di regolamento che istituisce un’impresa comune per la gestione di una iniziativa tecnologica nel settore della nanoelettronica denominata ENIAC[1] (COM(2007)356).
Il Consiglio europeo del 21-22 giugno, nelle sue conclusioni, invita il Consiglio a
raggiungere rapidamente un accordo sulle prime quattro proposte relative ad
iniziative tecnologiche congiunte (ARTEMIS, IMI, Clean Sky ed ENIAC, sulle tecnologie per la
nanoelettronica) e invita
Modernizzazione delle università
Il 10 maggio 2006
A
tal fine,
In particolare,
I più recenti Consigli europei hanno evidenziato l’importanza di puntare sull’istruzione e la formazione, quale modo per valorizzare le risorse umane, soprattutto giovanili, al fine di dare piena attuazione alla strategia di Lisbona.
In particolare, il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005, nell’individuare gli assi fondamentali del rilancio della strategia di Lisbona, ha posto l’accento sul capitale umano, invitando gli Stati membri ad intensificare gli sforzi per elevare il livello generale di istruzione e sottolineando che l’apprendimento permanente (vd. infra) costituisce una condicio sine qua non per realizzare gli obiettivi di Lisbona.
Il Consiglio europeo del 23-24 marzo 2006, nelle sue conclusioni, considera una priorità investire nel campo dell’istruzione e della formazione, settori centrali nell’agenda di Lisbona. In tale contesto, le conclusioni pongono l’accento sul programma di apprendimento permanente per il periodo 2007-2013 e sulla necessità di migliorare i collegamenti tra istruzione superiore, ricerca e imprese nonché di accelerare riforme che pongano in essere sistemi scolastici di elevata qualità, efficaci ed equi. Il Consiglio europeo ritiene che le strategie nazionali per l’apprendimento permanente dovrebbero fornire a tutti i cittadini le competenze e le qualifiche loro occorrenti, avvalendosi di un’assistenza crescente a livello comunitario da parte di programmi di istruzione e formazione quali Erasmus e Leonardo. A tal fine, il Consiglio europeo ritiene che andrebbero compiuti progressi rispetto al quadro europeo delle qualifiche(vd. infra) per favorire maggiore mobilità e un efficiente mercato del lavoro.
Si riportano di seguito le iniziative specifiche in tale contesto all’esame delle Istituzioni dell’Unione europea.
Efficienza ed equità
In accordo con quanto previsto dalla Strategia di Lisbona, la Commissione ha individuato nell’efficienza e nell’equità i temi chiave per promuovere il processo di modernizzazione dei sistemi d’istruzione e di formazione negli Stati membri. In tale contesto, l’8 settembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza ed equità nei sistemi europei di istruzione e formazione” (COM(2006)481).
La Commissione ritiene, in particolare, che i sistemi di istruzione e formazione dell’obbligo debbano garantire l’istruzione di base e le competenze fondamentali indispensabili per raggiungere il benessere in una società basata sulla conoscenza. I sistemi scolastici con ”smistamento” precoce degli studenti[70], inoltre, sono considerati dalla Commissione potenzialmente in grado di esasperare le differenze e di generare effetti ancor meno equi, in termini di rendimento degli studenti e della scuola, in particolar modo nei confronti dei bambini svantaggiati.
In tale contesto, la Commissione ritiene che il posticipo dello smistamento al livello secondario superiore, unitamente alla possibilità di passare ad un altro tipo di scuola, possa ridurre la segregazione e promuovere l’equità, senza che diminuisca l’efficienza.
Il documento della Commissione evidenzia, altresì, l’importanza di un’istruzione preelementare di qualità elevata, in grado di produrre vantaggi a lungo termine sia sul piano dell’apprendimento che su quello socio-economico, in quanto può limitare, in fasi successive dell’esistenza, spese “riparatorie” collegabili alla criminalità, alla salute e alla disoccupazione.
Tra gli altri fattori rilevanti, ai fini di efficienza ed equità dei sistemi scolastici, il documento della Commissione ricorda la qualità, l’esperienza e la motivazione degli insegnanti e il tipo di pedagogia che utilizzano. La Commissione ritiene, inoltre, fondamentale il ruolo degli insegnanti nel garantire la partecipazione dei soggetti più svantaggiati, pertanto, gli Stati membri dovrebbero elaborare politiche di assunzione in grado di attrarre insegnanti esperti e motivati nelle scuole più impegnative.
Per ciò che riguarda la soluzione, adottata da molti Stati membri, di attribuire ai singoli istituti maggiore autonomia nel decidere il contenuto dei corsi, la destinazione dei fondi o nell’assumere decisioni sul personale, in combinazione con sistemi di responsabilizzazione centralizzati, la Commissione riconosce che essa ha offerto, sul piano empirico, la possibilità di un miglioramento nel rendimento degli studenti. La Commissione ha sottolineato, tuttavia, la necessità di progettare i sistemi di responsabilizzazione in modo tale da evitare che decisioni decentrate possano avere conseguenze locali potenzialmente inique come, ad esempio, nel caso della delimitazione delle zone di utenza scolastica.
La Commissione, infine, ritiene necessario un suo particolare impegno nello sviluppo di una cultura della valutazione, ritenuta indispensabile per completare il processo di modernizzazione dei sistemi d’istruzione europei, nel quadro della Strategia di Lisbona.
Il Consiglio
istruzione del 13-14 novembre
Nel quadro di un impegno volto a sviluppare una cultura della valutazione nei sistemi scolastici europei, il 13 aprile 2007,la Commissione ha presentato la comunicazione “Quadro per l'indagine europea sulle competenze linguistiche”(COM(2007)184).
Il documento della Commissione illustra le modalità di realizzazione di un’indagine volta a verificare le abilità degli alunni nelle scuole europee nella prima e seconda lingua straniera studiata, al termine della scuola dell'obbligo. L’avvio del test dovrebbe avvenire nel 2009 e sarà inteso a misurare tre competenze (comprensione scritta, comprensione orale ed espressione scritta) nelle due lingue maggiormente insegnate in ciascuno Stato membro, scelte fra le cinque lingue ufficiali complessivamente più insegnate a livello comunitario (inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano).
Apprendimento permanente e quadro europeo delle qualifiche
Il 18 dicembre 2006 è stata adottata la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2006/962/CE, relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, intesa a realizzare uno strumento di riferimento europeo che definisca le “competenze chiave” da fornire a tutti i cittadini, mediante l'apprendimento permanente, per contribuire alla realizzazione personale, alla partecipazione attiva e al miglioramento dell’occupabilità della persona in economie e società basate sulla conoscenza.
I principali scopi del quadro di riferimento sono: identificare e definire le competenze chiave necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l'occupabilità in una società della conoscenza; coadiuvare l'operato degli Stati membri per assicurare che al completamento dell'istruzione e formazione iniziale i giovani abbiano sviluppato le competenze chiave a un livello che li renda pronti per la vita adulta e costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento; fornire uno strumento di riferimento a livello europeo per i responsabili politici, i formatori, i datori di lavoro e i discenti stessi; costituire un quadro per un'azione ulteriore a livello comunitario sia nell'ambito del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010" sia nel contesto dei programmi comunitari nel campo dell'istruzione e della formazione.
Le competenze sono definite alla stregua di una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le otto competenze chiave individuate dal documento sono:
1) comunicazione nella madrelingua;
2) comunicazione nelle lingue straniere;
3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
4) competenza digitale;
5) imparare a imparare;
6) competenze sociali e civiche;
7) spirito di iniziativa e imprenditorialità;
8) consapevolezza ed espressione culturale.
Tali competenze chiave sono intese come ugualmente importanti, poiché ciascuna di esse può contribuire a una vita positiva nella società della conoscenza.
Il 6 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativo alla produzione e allo sviluppo di statistiche sull'istruzione e sull’apprendimento permanente (COM(2005)625), che si propone di stabilire un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche nel campo dell’educazione e dell’apprendimento permanente nell’Unione europea.
La proposta è attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo, secondo la procedura di codecisione.
Il 5 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa all’istituzione di un Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (QEQ) (COM(2006)479).
La proposta intende fornire uno strumento di riferimento per confrontare le qualifiche dei diversi sistemi di istruzione e di formazione nell’UE. L’elemento chiave è la definizione di otto livelli di riferimento che descrivono le conoscenze e le capacità di chi apprende, spostando l’attenzione dagli input dell’apprendimento (durata, tipo di istituzione) ai risultati dell’apprendimento.
Il Consiglio istruzione del 13 novembre 2006 ha convenuto su un orientamento generale, in attesa dell’esame in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, da parte del Parlamento europeo. La discussione in seduta plenaria si dovrebbe svolgere nella sessione del 29 settembre 2007. La Commissione auspica che l’adozione della proposta possa avvenire entro il 2007.
Il Parlamento europeo ha approvato, nel corso della seduta del 25 settembre 2006, una risoluzione d’iniziativa sulla creazione di un quadro europeo delle qualifiche.
La risoluzione sottolinea la necessità di istituire un sistema europeo di riconoscimento delle qualifiche e delle competenze al fine di favorirne la trasparenza, la trasferibilità, il riconoscimento e l’impiego da parte dei vari Stati membri, nel pieno rispetto delle ricchezze e delle specificità territoriali.
Il 23 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “Educazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere” (COM(2006)614), nella quale invita gli Stati membri, tra l’altro, ad adoperarsi per definire priorità ed attuare sistemi di istruzione per gli adulti efficaci ed integrati nella strategia dell’apprendimento permanente. Tali sistemi dovrebbero permettere ai partecipanti un migliore accesso al mercato del lavoro ed una migliore integrazione sociale.
Il documento della Commissione individua cinque priorità nel campo dell’educazione degli adulti: eliminare gli ostacoli alla partecipazione, garantire la qualità dell’educazione degli adulti, individuare forme di riconoscimento e convalida dei risultati dell’apprendimento, fornire stimoli ad investire nella popolazione che invecchia e nei migranti, elaborare la qualità e la comparabilità dei dati sull’educazione degli adulti. Sulla base di tali priorità, la Commissione intende presentare un piano d’azione nel 2007.
Agenda europea per la cultura
L’azione comunitaria nel settore della cultura è da sempre orientata al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, mettendo in evidenza, nel contempo, tutto gli elementi riconducibili ad una eredità comune[71].
Ponendo in evidenza tale ruolo fondamentale della cultura nel processo dell'integrazione europea, il 10 maggio 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione su un’agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione (COM(2007)242) che propone, per la prima volta, una strategia culturale a livello europeo che comprende anche l’aspetto delle relazioni dell’Europa con i paesi terzi.
La Commissione non manca di sottolineare, tra l’altro, che la cultura è divenuta una risorsa economicaimportante, in un mondo basato sulla conoscenza, al punto che il Consiglio europeo di primavera del 2007 ha evidenziato come gli imprenditori creativi e un'industria culturale vivace costituiscano una straordinaria fonte di innovazione per il futuro.
La comunicazione definisce tre grandi obiettivi che costituiscono nel loro insieme una strategia culturale per le istituzioni europee, gli Stati membri e il settore della cultura e della creazione artistica:
· la promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale;
· la promozione della cultura quale catalizzatore della creatività nel quadro della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione;
· la promozione della cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali dell'UE.
Gli Stati membri e le loro regioni, la Commissione e tutti gli altri attori interessati sarebbero chiamati ad agire in tale contesto nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.
Per l'attuazione dell'agenda per la cultura l'Europa deve contare su un forte partenariato tra tutti i protagonisti, articolato su quattro aspetti essenziali:
· ulteriore sviluppo del dialogo con il settore culturale;
· adozione di un metodo aperto di coordinamento;
· sostegno all'elaborazione di politiche fondate su dati fattuali;
· integrazione della cultura in tutte le politiche pertinenti;
A quest'ultimo proposito, in particolare, la Commissione, oltre a rafforzare il coordinamento tra servizi al proprio interno, la Commissione intende curare con particolare attenzione l’integrazione della cultura nelle politiche che fanno riferimento alla dimensione esterna. In particolare, la Commissione indica come prioritari il dialogo multiculturale, interculturale e interreligioso, la promozione della comprensione tra l'UE e i suoi partner internazionali. La comunicazione fa riferimento al ruolo svolto dall'educazione e al contributo che potrà dare, in questo senso, il nuovo programma Erasmus Mundus[72]. La Commissione sostiene, inoltre, il dialogo e le attività legate alla cultura nel quadro della politica europea di vicinato (PEV), del programma "Investire nelle persone", di istituzioni quali la Fondazione euromediterranea Anna Lindh, e anche nell'ambito dell'iniziativa dell'ONU "Alleanza di civiltà". Infine, la Commissione propone la creazione di un fondo culturale UE-ACP quale contributo europeo comune a favore della distribuzione e in alcuni casi della produzione di beni culturali degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).
Attività del Consiglio
Il Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007, nelle sue conclusioni, nel valutare i progressi ottenuti nella realizzazione degli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, al fine di realizzare un mercato interno ben funzionante, capace di rispondere alle nuove realtà economiche nonché di rafforzare ulteriormente la fiducia dei consumatori e delle imprese, chiede al Consiglio di prestare particolare attenzione alla stimolazione del potenziale delle piccole e medie imprese, anche nei settori culturale e creativo, in considerazione del loro ruolo di motore della crescita, della creazione di posti di lavoro e dell'innovazione.
Il Consiglio istruzione del 24 e 25 maggio 2007 ha approvato conclusioni in relazione al contributo dei settori culturale e creativo al conseguimento degli obiettivi di Lisbona.
Il Consiglio, nel prendere atto che lo studio sull'"economia della cultura in Europa"evidenzia il contributo dell’industria culturale alla crescita economica e all’occupazione in Europa, riconosce altresì la mancanza di dati evidenti e comparabili, che consentano di valutare in modo adeguato il contributo economico di tali settori. Rilevate, inoltre, le difficoltà che tale settore incontra a livello di informazione e formazione per i professionisti del settore, di accesso al finanziamento per le piccole imprese o di ostacoli alla libera circolazione delle persone creative e alla distribuzione dei prodotti, il Consiglio ritiene necessario:
· promuovere l'elaborazione di politiche basata su dati comprovati, ad esempio definendo priorità e individuando nuovi settori di raccolta dei dati per misurare il contributo delle industrie culturali e creative all'agenda di Lisbona;
· rafforzare il legame tra istruzione, formazione e settori culturale e creativo, ad esempio, promuovendo i contatti e la cooperazione tra il settore creativo e il mondo degli affari per sensibilizzare maggiormente quest'ultimo al potenziale dei settori culturale e creativo o promuovendo sinergie tra la cultura e l'istruzione al fine di sviluppare le capacità creative;
· ottimizzare il potenziale delle piccole e medie imprese nei settori culturale e creativo, ad esempio, agevolando l’accesso delle PMI al finanziamento;
· sfruttare meglio le strutture, i programmi e le iniziative esistenti, ad esempio, valutando meglio l'impatto dei vari programmi e iniziative comunitari sui settori culturale e creativo o utilizzando in modo più efficace il Fondo di coesione e i fondi strutturali per ottimizzare il sostegno alle PMI nei settori culturale e creativo.
Programmi ed azioni adottate nel campo della cultura
Nell'ambito delle nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, sono stati approvati i seguenti programmi nel settore della cultura:
· “Cultura 2007” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1855/2006/CE del 12 dicembre 2006), per la diffusione di valori culturali europei comuni attraverso lo sviluppo della cooperazione culturale tra creativi, responsabili culturali e istituzioni culturali al fine di far emergere dal basso un’identità europea. Il programma concentra l’azione comunitaria su 3 obiettivi principali: la mobilità transnazionale di coloro che lavorano nel campo della cultura, la circolazione transnazionale delle opere d’arte e dei prodotti artistici e culturali nonché il dialogo interculturale;
· “Gioventù in azione” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1719/2006/CE del 15 novembre 2006), che mira a sviluppare la cooperazione nel settore della gioventù nell’Unione europea.
· “L’Europa per i cittadini” per il periodo 2007-2013 (decisione n. 1904/2006/CE del 12 dicembre 2006), per la promozione della cittadinanza europea attiva, inteso a superare il divario tra i cittadini e le istituzioni europee favorendo la cooperazione fra i cittadini e le organizzazioni della società civile dei vari paesi partecipanti.
Inoltre si segnala il programma MEDIA 2007 (decisione n. 1718/2006/CE del 15 novembre 2006), nel settore audiovisivo e cinematografico, inteso a rafforzare la competitività del settore, promuovere nell'UE e nel mondo le opere audiovisive europee nonché a conservare e valorizzare la diversità culturale europea e il suo patrimonio cinematografico audiovisivo.
Aiuti di Stato nel settore della cultura
Sono all’esame delle Istituzioni europee iniziative volte ad agevolare la concessione di aiuti di stato nel settore della cultura.
Tra queste, si
segnala, in particolare, il piano di
azione “Aiuti di Stato meno
numerosi e più mirati: itinerari di riforma
degli aiuti di Stato 2005-
Tra i principi che dovranno
sottendere la riforma degli aiuti di Stato, illustrati dalla Commissione nel
piano d’azione figura, tra l’altro, il riesame degli atti comunitari relativi alla disciplinadegli aiuti di Stato al fine di assicurare
l’applicazione coerente e generalizzata degli stessi princìpi nei medesimi
atti.
Facendo seguito a quanto previsto nel piano
d’azione per la riforma degli aiuti di Stato, sopra citato, il 5 ottobre 2006
Il 17 marzo 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “rinnovare la politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo” (COM(2006)134), finalizzata a migliorare la competitività dell’industria europea del turismo e creare più posti di lavoro e di qualità migliore grazie alla crescita sostenibile del turismo in Europa e a livello mondiale.
La Commissione considera il turismo un fattore decisivo per la crescita e l’occupazione, dal momento che l’Europa è la principale destinazione turistica al mondo. Le proposte presentate intendono rafforzare tale vantaggio competitivo attraverso la collaborazione tra tutte le parti impegnate nel settore turistico e contribuire a promuovere le località turistiche dell’Unione europea, come una destinazione unica.
Il 25 settembre 2006 il Consiglio ha approvato conclusioni sulla Comunicazione della Commissione. Il Consiglio concorda sull’importanza del settore per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e occupazione previsti dalla strategia di Lisbona e, tra l’altro, invita la Commissione a garantire il coordinamento delle politiche tra i paesi UE e l'industria del settore.
La riforma del settore vitivinicolo rientra tra le iniziative strategiche della Commissione, che ha presentato, il 4 luglio 2007[77], una proposta di regolamento relativa ad un’ampia riforma i cui obiettivi sono l’aumento di competitività dei produttori europei, la riconquista dei mercati, l’equilibrio della domanda e dell’offerta, la semplificazione delle norme, la salvaguardia delle migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea, il rafforzamento del tessuto delle zone rurali e la salvaguardia dell’ambiente.
Il Programma legislativo e di lavoro per il 2007, sottolinea che il riesame dei settori agricoli non modificati dalle riforme del 2003 e 2004 costituisce l’aspetto “politico” dell’obiettivo - considerato capitale per l’azione della Commissione - di semplificazione e modernizzazione del quadro comunitario della legislazione agricola, così come anticipato dalla comunicazione, presentata il 19 ottobre 2005, dal titolo “Semplificare e meglio legiferare nel quadro della politica agricola comune” (COM(2005)509).
Tra le iniziative di semplificazione che rientrano tra le priorità del programma della Commissione per il 2007 si segnala la proposta di regolamento sulla revisione della normativa in materia di azioni di informazione e promozione dei prodotti agricoli sul mercato interno e nei paesi terzi (COM(2007)268), presentata dalla Commissione il 23 maggio 2007 e che unifica la normativa relativa ai due settori.
Per quanto riguarda lo
sviluppo rurale
Si ricorda, infine,
che il 4 aprile 2007
La Commissione europea ha presentato, il 30 maggio 2007,
In particolare, il documento:
· contiene un’analisi della situazione delle regioni in termini di prodotto interno lordo (PIL), produttività e posti di lavoro, approfondendo, in modo particolare, la valutazione dell’impatto della coesione europea nel periodo di programmazione 2000-2006;
· opera una prima stima della nuova programmazione 2007-2013 sulla base delle strategie nazionali e dei progetti di programmi operativi già sottoposti alla Commissione da parte degli Stati membri fino al mese di aprile 2007;
· individua una serie di sfide che gli Stati membri e le regioni saranno chiamati ad affrontare nei prossimi anni, particolarmente importanti per la politica di coesione in quanto suscettibili di produrre un impatto disuguale sul territorio dell’Europa amplificando le disparità sociali ed economiche: l’aumento della pressione a livello globale verso la ristrutturazione e la modernizzazione dei sistemi economici, il cambiamento climatico, l’aumento dei prezzi dell’energia, i nuovi squilibri demografici e l’aumento delle tensioni sociali, la difficoltà che incontrano le politiche nazionali a reagire rapidamente ai cambiamenti imposti da tali mutamenti.
In
una comunicazione (COM(2007)273) che
accompagna
Nel 2007 e nel 2008,
Nel corso del 2006
In particolare, il 13
luglio 2006
Tale documento è volto ad aiutare le autorità nazionali, regionali e locali a preparare il nuovo ciclo di programmi operativi relativi ai fondi strutturali per il 2007-2013, completando e precisando gli orientamenti strategici comunitari per la coesione adottati il 6 ottobre 2006[80] e rafforzandone la dimensione urbana. Le azioni individuate prendono forme diverse in funzioni delle caratteristiche e dei bisogni particolari delle diverse zone urbane e suggeriscono varie possibilità per rendere le città più attrattive, creare un maggior numero di reti tra le città, rafforzare il loro ruolo come poli di crescita, favorire lo spirito d’impresa, l’innovazione e l’economia della conoscenza, sostenere le piccole e medie imprese, ridurre le disparità tra quartieri e gruppi sociali e, infine, lottare contro la delinquenza e la paura che questa ingenera nella popolazione.
L’8
novembre 2006,
Il 24 e 25 maggio, si è svolta a Lipsia, la riunione informale dei ministri responsabili dello sviluppo urbano e della coesione territoriale, nel corso della quale sono stati adottati due documenti: l’“Agenda territoriale dell’UE” e la “Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili”[81].
Il primo documento è inteso a promuovere una intensificazione della cooperazione territoriale tra diversi livelli di governo attorno ai temi della crescita economica sostenibile, delle politiche del mercato del lavoro; dello sviluppo urbano e territoriale sostenibile, associando i diversi attori regionali e locali.
Il secondo documento intende promuovere, a livello europeo, nazionale e regionale, una pianificazione urbana integrata, quale condizione indispensabile per lo sviluppo sostenibile delle città europee. A tal fine esso propone le strategie volte a valorizzare il tessuto urbano e a migliorare il mercato dell’occupazione, i trasporti urbani e l’integrazione degli immigrati.
La strategia politica annuale della Commissione per il 2008 prevede la presentazione di nuove iniziative per modernizzare il diritto europeo del lavoro, in particolare al fine di coniugare flessibilità e sicurezza, nonché iniziative volte a prevenire e a combattere le discriminazioni al di fuori del mercato lavorativo, oltre a permettere di conciliare meglio vita familiare e vita professionale.
Il programma delle Presidenze dell’UE (1° gennaio 2007 – 30 giugno 2008) prevede che si favorisca lo sviluppo di un diritto del lavoro moderno, sociale e sostenibile a livello dell’UE, con particolare attenzione al Libro verde sul futuro del diritto del lavoro. Le Presidenze intendono inoltre procedere alla valutazione delle direttive vigenti in materia di sicurezza sul luogo di lavoro e protezione dei lavoratori, e, in base a proposte della Commissione, alla loro modifica o codificazione.
Libro verde sul diritto del lavoro
Il 22 novembre 2006
Secondo
La consultazione si è conclusa il 31 marzo 2007; le principali questioni e opzioni politiche
identificate nelle risposte degli Stati membri, delle parti sociali e delle
altre parti interessate saranno esaminate nel quadro di una comunicazione che
La relazione annuale della Commissione “Un anno di realizzazioni” relativa ai progressi compiuti nell’attuazione della Strategia di Lisbona, considera una priorità la modernizzazione dei mercati del lavoro europei e pone l’accento sulla flessicurezza. Gli Stati membri sono chiamati, entro la fine del 2007, a:
· fare in modo che a ogni diplomato o laureato venga offerta un’occupazione, uno stage, un’ulteriore formazione o qualsiasi altra opportunità che favorisca l’inserimento professionale entro sei mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione (quattro mesi a partire dal 2010);
· provvedere a maggiori servizi per l’infanzia di qualità e economicamente accessibili, in linea con gli obiettivi definiti dai singoli Stati;
· introdurre incentivi mirati al fine di prolungare la vita lavorativa e di estendere le opportunità di formazione per gli ultra-quarantacinquenni.
Flessisicurezza
Il 27 giugno
La comunicazione delinea proposte in merito a otto principi comuni di flessicurezza, che costituiscono dei riferimenti su cui gli Stati membri dovrebbero concordare. Essi comprendono:
· rafforzare l’attuazione della strategia UE per la crescita e l’occupazione e corroborare il modello sociale europeo;
· trovare un equilibrio tra diritti e responsabilità;
· adattare la flessicurezza alle circostanze, esigenze e sfide diverse che gli Stati membri si trovano ad affrontare;
· ridurre il divario tra coloro che hanno un’occupazione atipica, a volte precaria da un lato e coloro che hanno un’occupazione permanente a tempo pieno;
· sviluppare la flessicurezza interna ed esterna aiutando i lavoratori ad avanzare nella carriera (interna) come anche a progredire attraverso il mercato del lavoro (esterna);
· sostenere la parità dei generi e promuovere le pari opportunità per tutti;
· produrre pacchetti politici equilibrati per determinare una situazione che vada a vantaggio di tutti e alimentare un clima di fiducia tra le parti sociali, le autorità pubbliche e gli altri interessati;
· assicurare un’equa distribuzione dei costi e benefici derivanti dalle politiche di flessicurezza e contribuire a politiche finanziarie valide ed economicamente sostenibili.
Condizioni di lavoro
La comunicazione sottolinea che il lavoro dignitoso può aiutare i paesi in via di sviluppo a lottare contro la povertà; può altresì aiutare i paesi sviluppati a migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita e ad applicare politiche adeguate in una fase in cui la globalizzazione, i progressi tecnologici e l’evoluzione demografica provocano profondi cambiamenti.
Il Consiglio ha adottato, durante la sessione del 30 novembre - 1°dicembre 2006, conclusioni sulla comunicazione nelle quali, in particolare: sottolinea che la promozione di un lavoro dignitoso ovunque nel mondo costituisce una delle principali leve per favorire lo sviluppo, l’eliminazione della povertà e la coesione sociale; rileva l’importanza di sostenere l’integrazione dell’occupazione e del lavoro dignitoso nelle strategie nazionali e regionali di riduzione della povertà e nelle altre strategie di sviluppo compreso il microcredito, il commercio equo e solidale, la protezione sociale e una migliore gestione delle migrazioni e del loro potenziale in termine di sviluppo. Il Consiglio si rallegra per il fatto che l’UE cooperi maggiormente con le Nazioni Unite, l’Organizzazione internazionale del lavoro e le altre parti interessate, al fine di promuovere il lavoro dignitoso per tutti.
Il Parlamento europeo ha approvato, il 23 maggio 2007, una risoluzione sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti.
La risoluzione, tra l’altro, ribadisce che il lavoro dignitoso è essenziale per la lotta contro la povertà e l’esclusione; afferma che l’UE può fornire un contributo significativo alla promozione del lavoro dignitoso per tutti attraverso le sue politiche interne ed esterne, applicando i suoi valori e principi sociali, combattendo le forme di dumping lavorativo e facendo valere il suo ruolo a livello internazionale. Il Parlamento europeo, inoltre, invita gli Stati membri a considerare il lavoro dignitoso una priorità della loro politica economica e sociale, privilegiando la creazione di impieghi di qualità e il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro per tutte le categorie di lavoratori, il rafforzamento della protezione sociale e la promozione del dialogo sociale.
Relazione comune sull’occupazione
Il Consiglio occupazione del 22 febbraio 2007 ha approvato la relazione comune della Commissione e del Consiglio sull’occupazione, che è stata successivamente presentata al Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo 2007.
La relazione comune esamina, insieme alla relazione comune sulla protezione e sull’inclusione sociale (v. oltre), i progressi compiuti e quelli da compiere per raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. La relazione comune sull’occupazione ha inteso contribuire alle conclusioni del Consiglio europeo, su cui si baseranno gli orientamenti 2007 riguardanti l’occupazione[83]; il documento analizza gli aspetti occupazionali dei programmi nazionali di riforma e affronta le questioni seguenti: progressi realizzati nel perseguimento degli obiettivi della strategia europea per l’occupazione; piena occupazione; qualità dell’occupazione e produttività; coesione sociale e territoriale; attuare le priorità di azione; attrarre e mantenere più persone nel mercato del lavoro, aumentare l’offerta di manodopera e modernizzare i sistemi di protezione sociale; migliorare la capacità di adattamento dei lavoratori e delle imprese; aumentare l’investimento in capitale umano migliorando l’istruzione e le competenze.
Salute e sicurezza sul luogo di lavoro
Il 21 febbraio 2007
Per raggiungere questo
obiettivo,
· garantire una buona attuazione della legislazione dell’UE;
· sostenere le PMI nell’applicazione della legislazione in vigore;
· adattare il contesto giuridico all’evoluzione del mondo del lavoro e semplificarlo;
· favorire lo sviluppo e l’attuazione di strategie nazionali;
· promuovere un mutamento dei comportamenti dei lavoratori, nonché approcci orientati alla salute presso i datori di lavoro;
· mettere a punto metodi per l’identificazione e la valutazione dei nuovi rischi potenziali;
· migliorare il follow-up dei progressi realizzati;
· promuovere la salute e la sicurezza a livello internazionale.
Il 30 maggio 2007 il Consiglio ha approvato una risoluzione con cui accoglie favorevolmente la strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro proposta dalla Commissione.
Il 25 giugno il Consiglio competitività ha adottato una risoluzione sulla medesima strategia,nella quale, rallegrandosi per la comunicazione, invita gli Stati membri, fra l’altro, a sviluppare ed attuare strategie per la salute e sicurezza sul lavoro adeguate alle condizioni nazionali, in cooperazione con le parti sociali e, se del caso, con obiettivi misurabili per una riduzione ulteriore di incidenti sul lavoro e incidenza della malattia professionale.
In
coerenza con gli orientamenti espressi dal Consiglio europeo e dalla
Commissione in relazione all’attuazione della strategia di Lisbona, il Consiglio ECOFIN, nella sessione dell’8 maggio
Il 20 ottobre 2005
Il Consiglio - che ha proceduto ad un primo esame generale della proposta il 1° giugno 2006 nell’ambito della procedura di codecisione – ha definito, nella riunione del 30 novembre – 1° dicembre 2006, i principali punti di consenso e dissenso tra le delegazioni. Il 20 giugno il Parlamento europeo ha esaminato in prima lettura la proposta di direttiva, approvando emendamenti.
Obiettivi generali
Il Programma delle Presidenze dell’UE per il periodo dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2008 riconosce la priorità della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale, nell’ambito dell’obiettivo generale di rafforzamento del modello sociale europeo, quale parte integrante della strategia di Lisbona.
Protezione e inclusione sociale
Il 22 febbraio 2007 il Consiglio ha approvato il testo della Relazione congiunta per il 2007 sulla protezione e sull’inclusione sociale, presentata dalla Commissione europea.(COM(2007)13).
La relazione esamina i progressi compiuti dagli Stati membri in materia di inclusione sociale, pensioni, assistenza sanitaria e cure di lunga durata, secondo gli obiettivi fissati dal Metodo Aperto di Coordinamento (MAC) integrato,[84] introdotto nel 2006. La relazione traccia inoltre un profilo per ciascuno Stato membro, mettendo in evidenza i principali problemi che restano da affrontare, e fissa gli obiettivi per l’impegno futuro in materia.
Per quanto riguarda la lotta alla povertà, la relazione pone in evidenza, in particolare, i seguenti aspetti:
· ridurre la povertà infantile;
· promuovere l’inclusione attiva;
· promuovere una maggiore partecipazione al lavoro dei disabili;
· migliorare il sistema pensionistico, aumentando la popolazione attiva e in, particolare, operando una apertura del mercato del lavoro ai lavoratori anziani, attraverso incentivi finanziari e disposizioni flessibili verso la fine della vita attiva.
Con specifico riferimento alla situazione italiana, il documento sottolinea che le politiche di inclusione e protezione sociale hanno acquisito maggiore importanza nell’agenda del governo. La sfida principale riguarda la possibilità di garantire una sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche promuovendo, al tempo stesso, una forte crescita economica e maggiore coesione ed equità a livello sociale.
Per affrontare la sfida, l’Italia ha individuato quattro settori di intervento, in linea con i tre obiettivi generali del MAC integrato: riduzione della povertà; sviluppo del sistema pensionistico per garantirne l’adeguatezza e la sostenibilità finanziaria; disponibilità di un sistema sanitario più accessibile, efficiente ed adattato; riduzione delle disparità regionali;
La relazione rileva però che i risultati raggiunti non sono sempre soddisfacenti, soprattutto per lo scarso sviluppo in materia di governance (terzo obiettivo generale del MAC) e per la mancanza di riferimenti alla strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile.
Il
Consiglio europeo dell’8 e
9 marzo
Servizi sociali
Il
26 aprile 2006
Il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007 considera fra le sue priorità e tra le iniziative strategiche la presentazione di una comunicazione su una strategia europea per i servizi sociali di interesse generale: in base a ulteriori consultazioni con gli Stati membri e le parti interessate, questa comunicazione di follow-up è intesa a stabilire i passi ulteriori da compiere per sviluppare un approccio più sistematico nell’applicazione del diritto e dei principi comunitari nel settore dei servizi sociali.
Progress
Il 24 ottobre 2006 è stato istituito, con decisione n. 1672, il programma comunitario per l’occupazione e la solidarietà sociale PROGRESS.
Il programma, relativo al periodo 2007-2013, intende sostenere la realizzazione degli obiettivi dell’Unione europea nel campo dell’occupazione e degli affari sociali, contribuendo in tal modo alla realizzazione della strategia di Lisbona in tali settori.
Il programma si articola in cinque sezioni corrispondenti a cinque grandi settori di attività: occupazione, protezione sociale e inclusione, condizioni di lavoro, lotta contro la discriminazione e la diversità, pari opportunità.
La dotazione finanziaria del programma PROGRESS ammonta a 657.590.000 euro, secondo la ripartizione seguente:
sezione 1 |
occupazione |
23% |
sezione 2 |
protezione sociale e integrazione |
30% |
sezione 3 |
condizioni di lavoro |
10% |
sezione 4 |
diversità e lotta contro la discriminazione |
23% |
sezione 5 |
parità fra uomini e donne |
12% |
Inventario della realtà sociale
Il 26 febbraio 2006
Lo scopo è quello di lanciare il dibattito su alcune questioni centrali connesse al benessere: opportunità economiche, natura del lavoro, nuovi modelli di vita familiare, povertà e disuguaglianza, ostacoli alla salute e alla mobilità sociale, qualità della vita, diversità culturale e impedimenti all’integrazione, criminalità e comportamenti antisociali.
Nella misura del possibile,
Agenda sociale
Il 9 febbraio
L’Agenda si concentra su due aspetti prioritari:
· Verso la piena occupazione. L’Agenda sottolinea che l’Europa deve agire sia sulla quantità che sulla qualità dei posti di lavoro e sulla produttività del lavoro. Pone l’accento sulla necessità di eliminare gli ostacoli alla mobilità della manodopera, in particolare quelli derivanti da sistemi pensionistici; di continuare a promuovere il dialogo sociale europeo interprofessionale e settoriale nonché la responsabilità sociale delle imprese.
· Una società più solidale: pari opportunità per tutti. L’Agenda evidenzia i seguenti obiettivi: ammodernare la protezione sociale; combattere la povertà e promuovere l’inclusione sociale; chiarire il ruolo e le caratteristiche dei servizi sociali di interesse generale.
Il 10 maggio 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di iniziativa sugli alloggi e la politica regionale, che analizza tutte le possibilità di intervento presenti a livello europeo rispetto al tema dell’alloggio, riconoscendo la responsabilità propria dell'UE in tale ambito.
La risoluzione propone tra l’altro di riaprire il dibattito circa l’estensione a tutti gli Stati membri dell’accesso ai fondi comunitari per le spese di rinnovo degli alloggi a vocazione sociale, al fine di realizzare delle economie di energia e di proteggere l’ambiente, così come già è previsto per alcuni paesi di recente adesione.
Il
21 dicembre 2005
Il piano d’azione è stato esaminato dal Consiglio il 24 luglio 2006 e dal Parlamento europeo (che ha adottato una risoluzione) il 24 ottobre 2006.
In relazione all’integrazione degli immigrati legali e delle persone a loro carico, il piano d’azione per l’immigrazione legale, presentato dalla Commissione il 21 dicembre 2005 (COM(2005)669) prevede che sia dato seguito alle misure prefigurate nella comunicazione (COM(2005)389), presentata dalla Commissione il 1° settembre 2005, su “Un’agenda comune per l’integrazione”, nella quale viene proposto un quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea.
Tra le misure raccomandate nel piano d’azione figura il miglioramento dei programmi e delle attività di accoglienza per gli immigrati legali e per le persone a loro carico. Tali misure dovrebbero includere dei fascicoli informativi per gli immigrati economici appena arrivati, nonché corsi di orientamento linguistico e di educazione civica, finalizzati a far sì che gli immigrati comprendano e rispettino i valori comuni nazionali ed europei.
Il Consiglio,
nel corso della riunione del 1° dicembre
Il 25 giugno 2007 è stata adottata la decisione 2007/435/CE che istituisce un nuovo strumento di solidarietà: il Fondo europeo per l’integrazione[85]dei cittadini dei paesi terzi per il periodo 2007-2013 nell’ambito del programma generale “Solidarietà e gestione dei flussi migratori.
Il Fondo, con una dotazione pari a 825 milioni di
euro, è destinato a sostenere la direttiva quadro, di prossima presentazione,
sui diritti degli immigrati legali e
i progetti volti a promuovere
Nel
corso del vertice informale dei ministri UE responsabili dell’immigrazione,
tenutosi a Potsdam il 10-11 maggio 2007,
Il manuale, rivolto a chiunque si occupi di integrazione sia a livello legislativo nazionale che a livello di attuazione locale, esamina le strutture e i meccanismi utilizzati per le strategie politiche di integrazione, relativamente ai temi della abitazione e dell’’integrazione economica.
Il manuale suggerisce modalità di integrazione economica che permettano di facilitare l’accesso degli immigrati al mercato del lavoro e strategie antidiscriminatorie sul posto di lavoro, che si basino sulla valorizzazione della diversità.
Relativamente alla tutela della diversità etnica e alla promozione dell’integrazione, è opportuno ricordare che il 19 aprile 2007 il Consiglio ha adottato il programma specifico Diritti fondamentali e cittadinanza per il periodo 2007-2013, come parte del programma generale Diritti fondamentali e giustizia (Decisione 2007/252/GAI).
Il 24 maggio 2006
Il programma, istituito per il periodo dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2013 con una dotazione di 116,85 milioni di euro, prevede i seguenti obiettivi specifici:
· prevenire e combattere tutte le forme di violenza che si verificano nel settore pubblico o privato contro i bambini, i giovani e le donne, adottando misure preventive e sostenendo le vittime e i gruppi a rischio;
· promuovere azioni transnazionali.
Nel dicembre 2004, il Consiglio europeo ha approvato la strategia anti-dorga dell’UE (2005-2012), che fissa il quadro, gli obiettivi e le priorità per due piani d’azione quadriennali consecutivi che verranno proposti dalla Commissione.
Il
14 febbraio 2005
La strategia si concentra sui due aspetti principali
della politica in materia di lotta contro la droga, ovvero la riduzione della
domanda e la riduzione dell’offerta, non tralasciando tuttavia una serie di temi
trasversali, quali la cooperazione internazionale, la ricerca, l’informazione e
la valutazione. L’obiettivo finale del piano d’azione consiste nel ridurre in
maniera significativa il consumo di droga nella popolazione, nonché i danni
sociali e per la salute causati dall’uso e dal traffico di sostanze
stupefacenti illecite. Con il piano d’azione
Il 22 maggio 2007 il Parlamento europeo ha approvato, in seconda lettura, secondo la procedura di codecisione, la posizione comune del Consiglio sulla proposta di decisione che istituisce per il periodo 2007-2013 il programma specifico “Prevenzione e informazione in materia di droga” (COM(2006) 230), nell’ambito del programma generale “Diritti fondamentali e giustizia”.
Il 26 giugno 2006 la Commissione ha presentato il Libro verde sul ruolo della società civile nella politica in materia di droga nell’UE (COM(2006) 316).
Nel Programma
legislativo e di lavoro per il 2007,
Il Programma delle presidenze dell’UE per il periodo 1 gennaio 2007-30 giugno 2008 considera prioritarie la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’innovazione e l’accesso all’assistenza sanitaria, soprattutto dal punto di vista delle sperequazioni di genere e nei confronti dei migranti.
Nella Relazione congiunta per il 2007 sulla protezione e sull’inclusione sociale,
già citata in precedenza,
Per quanto riguarda la situazione italiana le sfide future indicate nella relazione sono quelle di:
· migliorare l’efficienza e ridurre gli sprechi mediante un uso più razionale delle risorse;
· migliorare il coordinamento e l’organizzazione dei servizi sanitari e delle cure a lungo termine riducendo al tempo stesso gli squilibri geografici;
· per quanto riguarda le cure a lungo termine, sostenere i servizi domiciliari e locali, come alternativa alle cure ospedaliere e residenziali, in una prospettiva di approccio integrato fra i livelli regionali e locali.
In tema di tutela della salute, il 6 aprile
2005,
· “Migliorare la sicurezza sanitaria dei cittadini “;
· “Promuovere la sanità al fine di favorire la prosperità e la solidarietà”;
· “Generare e diffondere conoscenze sulla sanità”.
Il 23 marzo 2007 il Consiglio ha adottato la posizione comune sulla proposta modificata. Il Parlamento europeo esaminerà la proposta in seconda lettura, nell’ambito della procedura di codecisione, presumibilmente nella seduta dell’11 luglio 2007.
Per quanto riguarda il
rapporto tra salute e ambiente, il 9 giugno 2004
Il 20 aprile 2007
In tema di accesso alla salute, il 21 maggio 2007 è stata pubblicata la “Relazione di sintesi delle risposte alla consultazione relativa ad un’azione comunitaria nel settore dei servizi sanitari”, conclusasi il 31 gennaio 2007. La consultazione aveva ad oggettoun documento relativo ai mezzi giuridici più idonei a garantire la sicurezza e certezza delle cure sanitarie transfrontaliere, nonché a favorire la cooperazione tra i vari sistemi sanitari degli Stati membri (SEC(2006)1995-4). Sulla base dei risultati della consultazione la Commissione intende presentare alcune proposte nel corso del 2007[89].
I più recenti Consigli europei hanno ribadito
l'importanza di sviluppare politiche volte al conseguimento della parità di
genere. In particolare, il Consiglio
europeo dell’8 e 9 marzo
Il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007 ha quindi invitato
gli Stati membri,
Anno europeo delle pari opportunità per tutti
Con decisione n. 771 del 2006 è stato istituito l’anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007) –Verso una società giusta.
Gli obiettivi dell’anno europeo sono i seguenti:
· diritti: sensibilizzare sul diritto alla parità e alla non discriminazione nonché sulla problematica delle discriminazioni multiple;
· rappresentatività: stimolare il dibattito sulle possibilità di incrementare la partecipazione alla vita sociale dei gruppi vittime di discriminazioni nonché una partecipazione equilibrata alla vita sociale di uomini e donne;
· riconoscimento: favorire e valorizzare la diversità e la parità;
· rispetto: promuovere una società più solidale.
Per conseguire tali obiettivi, verranno organizzate o sostenute le seguenti attività: incontri e manifestazioni; campagne promozionali, informative ed educative; indagini e studi a livello comunitario o nazionale.
La dotazione finanziaria prevista per le attività indicate, relativamente al periodo dal 1° gennaio 2006 al 31 dicembre 2007, è pari a 15 milioni di EUR.
Tabella di marcia 2006-2010
In particolare, la comunicazione relativa ad una tabella di marcia individua sei ambiti prioritari dell’azione dell’UE in tema di parità tra i generi per il periodo 2006-2010:
· una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini;
· l’equilibrio tra attività professionale e vita privata;
· la pari rappresentanza nel processo decisionale;
· l’eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere;
· l’eliminazione di stereotipi sessisti;
· la promozione della parità tra i generi nelle politiche esterne e di sviluppo.
Considerando
la tabella di marcia, quindi, il Consiglio
europeo del 23 e 24 marzo
Il 13 marzo 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla “tabella di marcia”, nella quale, fra l’altro, chiede alla Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le parti sociali, di incoraggiare la creazione di politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale.
La risoluzione invita gli Stati membri chiede di integrare o rafforzare i propri piani nazionali per l’occupazione e l’integrazione sociale al fine di inserirvi misure volte a favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro in situazione di pari dignità e di pari retribuzione per pari lavoro e a promuovere l’imprenditoria femminile, nonché a identificare e promuovere nuove opportunità di lavoro nel settore socio-sanitario e nei servizi alla persona e alla famiglia, dove la forza lavoro è prevalentemente composta di donne, mettendo in rilievo il valore economico e sociale di tali lavori e prevedendo un contesto normativo atto ad assicurare la qualità dei servizi, il riconoscimento dei diritti sociali e la dignità degli operatori. Ritiene che, a causa della loro sfavorevole posizione in campo sociale ed economico, caratterizzata da indici di disoccupazione più elevati e retribuzioni inferiori a quelle maschili, le donne siano maggiormente esposte allo sfruttamento.
Relazione sulla parità tra donne e uomini - 2007
Il 7 febbraio 2007
· eliminare lo scarto di retribuzioni tra donne e uomini;
· rafforzare l’integrazione di una prospettiva di parità uomo-donna nell’attuazione delle politiche dell’occupazione;
· proseguire gli sforzi tesi a permettere a uomini e donne di conciliare vita professionale, vita privata e vita familiare e sostenere le parti sociali nell’attuazione di misure in tal senso;
· adottare un metodo per quanto riguarda le questioni legate ai cambiamenti demografici, che tenga conto della parità uomo-donna e la sostenga;
· utilizzare pienamente il potenziale offerto dalla Politica di coesione e di sviluppo rurale per sostenere la promozione della parità tra uomo e donna attraverso programmi cofinanziati dai fondi strutturali;
· recepire prontamente le direttive 2006/54/CE, riguardante la parità di trattamento tra uomini e donne (rifusione), e 2004/113/CE, relativa alla parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
La relazione richiama l’attenzione, in particolare, sull’esigenza di favorire un miglior equilibrio tra donne e uomini nella suddivisione delle responsabilità private e familiari. Al riguardo sottolinea che molti obblighi limitano la libera scelta degli individui di conciliare la vita professionale e la vita privata, ad esempio la mancanza di servizi per la custodia dei bambini, gli aspetti finanziari, la penalizzazione della carriera, il rischio della perdita di competenze, le difficoltà del ritorno sul posto di lavoro o la pressione degli stereotipi. La relazione, inoltre, afferma che le modalità dei congedi dovrebbero essere riesaminate per contribuire a una ripartizione migliore delle responsabilità private e familiari tra uomini e donne e favorire così la qualità della vita e il benessere dei bambini.
Progress
Il 24 ottobre 2006 è stato istituito, con decisione n. 1672, il programma comunitario per l’occupazione e la solidarietà sociale PROGRESS. Il programma, relativo al periodo 2007-2013, intende sostenere la realizzazione degli obiettivi dell’UE nel campo dell’occupazione e degli affari sociali, contribuendo alla realizzazione della strategia di Lisbona in tali settori.
Il programma si articola in cinque sezioni corrispondenti:
· occupazione
· protezione sociale e inclusione
· condizioni di lavoro
· lotta contro la discriminazione e la diversità
· pari opportunità.
La dotazione finanziaria prevista per la realizzazione delle attività comunitarie contemplate dal programma PROGRESS per il periodo dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013 ammonta a 657.590.000 euro, secondo la ripartizione seguente:
sezione 1 |
occupazione |
23% |
sezione 2 |
protezione sociale e integrazione |
30% |
sezione 3 |
condizioni di lavoro |
10% |
sezione 4 |
diversità e lotta contro la discriminazione |
23% |
sezione 5 |
parità fra uomini e donne |
12% |
Molestie e violenza sul lavoro
Il 26 aprile le parti sociali europee hanno firmato un accordo quadro sulle molestie e la violenza sul lavoro, volto a prevenire e, in caso di fallimento, a gestire le situazioni di bullismo, di molestia e di violenza fisica sul luogo di lavoro.
Il Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23
marzo
Con decisione n. 1719/2006 del 15 novembre 2006, è stato istituito il programma “gioventù in azione” per il periodo 2007-2013. Il programma mira ad offrire ai giovani opportunità di scambi di gruppo e di volontariato e a sostenere una serie di attività nel settore della gioventù.
In particolare, il programma prevede che gli obiettivi vengano attuati attraverso le azioni seguenti:gioventù per l’Europa, volta a sostenere gli scambi di giovani; servizio volontario europeo, volto a favorire la partecipazione dei giovani a varie forme di attività di volontariato, sia all’interno che all’esterno dell’UE; gioventù nel mondo, per sostenere progetti con i paesi partner, in particolare lo scambio di coloro che sono attivi nell’animazione giovanile e le iniziative che rafforzano la comprensione reciproca dei giovani, il loro senso della solidarietà e della tolleranza; sistemi di sostegno per i giovani, intesi a sostenere organizzazioni attive a livello europeo nel settore della gioventù, in particolare le organizzazioni non governative; sostegno alla cooperazione europea nel settore della gioventù, al fine di organizzare il dialogo strutturato tra i vari soggetti del mondo della gioventù, promuovere seminari giovanili su tematiche sociali, culturali e politiche, contribuire allo sviluppo della cooperazione politica nel settore della gioventù, facilitare lo sviluppo delle reti necessarie ad una migliore conoscenza della gioventù.
Il Consiglio
istruzione del 24 e 25 maggio
· la risoluzione "Creare pari opportunità per tutti i giovani - Piena partecipazione alla società”;
· conclusioni sulle prospettive future della cooperazione europea nel settore della politica in materia di gioventù.
Orientamenti generali
Il programma delle Presidenze dell’UE prevede un aumento della sensibilizzazione e una intensificazione dello scambio di opinioni ed esperienze sulle politiche filofamiliari.
Conciliazione della vita professionale, privata e familiare
Sulla base di un
apposito documento (SEC(2006)1245),
Essendo emersi pareri molto divergenti sulla maniera di procedere, il documento su cui si basa la seconda fase insiste sul fatto che è cruciale progredire in diversi settori – anche non legislativi – affinché i cittadini europei possano godere di una vita migliore al lavoro, nella sfera privata e in famiglia. Dalla prima fase di consultazione è altresì emerso che il miglioramento delle politiche di conciliazione (ad es. attraverso un ampliamento dei congedi parentali) non deve, comunque, comportare un aumento indiscriminato del costo del lavoro, a detrimento della strategia di crescita per le imprese.
Sul piano delle misure concrete, il documento invita le parti sociali a rendere noto il proprio punto di vista sul modo migliore di:
· sviluppare l’offerta di strutture di accoglienza per i bambini, assicurandosi che non siano costose, che siano accessibili e di buona qualità;
· rafforzare lo scambio di buone pratiche;
· incoraggiare gli uomini ad approfittare delle misure volte a conciliare lavoro e vita privata/familiare;
· sviluppare e promuovere delle organizzazioni del lavoro innovative, modulabili e flessibili.
Conclusivamente,
Più nello
specifico,
· durata del congedo ;
· livello di retribuzione ;
· tutela della donna, una volta tornata al lavoro.
Si ricorda che già in precedenza il patto europeo per la gioventù, adottato dal Consiglio europeo del marzo 2005, aveva sottolineato la necessità di migliorare la conciliazione tra vita professionale, familiare e privata, in modo da consentire ai giovani, se lo desiderano, di avere figli e, al tempo stesso, di partecipare pienamente alla formazione e istruzione o di entrare nel mondo del lavoro.
Più recentemente, il 19 giugno 2007 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su un quadro regolamentare per misure di conciliazione della vita familiare e degli studi per le giovani donne nell’Unione europea.
La risoluzione, in particolare:
· sottolinea che l’istruzione e la formazione è un diritto umano delle ragazze e delle donne e un presupposto necessario per poter godere appieno di tutti gli altri diritti sociali, economici, culturali e politici;
· incoraggia gli Stati membri a tenere maggiormente conto della situazione dei giovani e delle giovani che, oltre a seguire un corso di studi o di formazione, hanno anche responsabilità familiari, e in particolare a mettere a loro disposizione aiuti specificamente adattati alle loro esigenze;
· invita gli Stati membri, considerando che sono soprattutto le donne a occuparsi delle persone dipendenti, a sollevare i giovani, in particolare le giovani donne, dalla responsabilità che incombe loro nei confronti di persone dipendenti, affinché possano proseguire gli studi e a istituire servizi sociali di promozione dell’autonomia personale e di assistenza alle persone in una situazione di dipendenza;
· invita gli Stati membri e gli istituti di credito a semplificare e a facilitare la concessione di prestiti a condizioni vantaggiose per i giovani e le giovani che combinano responsabilità familiari con un periodo di studi o di formazione;
· invita gli Stati membri a ridurre o sopprimere l’imposizione fiscale dei giovani, uomini e donne, che, studiando e lavorando, assumono responsabilità familiari o nei confronti di persone dipendenti;
· incoraggia gli Stati membri, in collaborazione con gli enti locali e gli istituti di insegnamento superiore e professionale, ad adottare le misure necessarie affinché gli studenti che sono anche genitori possano beneficiare di alloggi adeguati alle loro esigenze nonché di sufficienti e idonei servizi di custodia per l’infanzia in base agli stessi criteri di ammissibilità previsti per i genitori che lavorano;
· incoraggia gli istituti di insegnamento superiore e professionale a predisporre servizi di custodia dei bambini all’interno delle loro infrastrutture e invita gli Stati membri ad appoggiare questo tipo di iniziative; sottolinea inoltre l’importanza del ruolo dei membri più anziani della famiglia (nonni) nell’educazione dei bambini e nell’assistenza ai giovani genitori che studiano e lavorano;
· invita gli Stati membri e gli istituti di insegnamento superiore e professionale a garantire la parità di trattamento e la non discriminazione a livello di inizio, proseguimento e ripresa degli studi per le studentesse in gravidanza e le madri di bambini piccoli e a tenere particolarmente conto delle loro esigenze; a sensibilizzare il proprio personale insegnante e professionale alle specifiche esigenze degli studenti/delle studentesse aventi persone a carico e, se del caso, a predisporre servizi di sostegno e di consulenza in modo da facilitare il loro ingresso, proseguimento o ripresa dell’istruzione superiore o professionale; a tener conto della situazione finanziaria dei giovani con responsabilità familiari al momento della determinazione delle tasse scolastiche;
· incoraggia i datori di lavoro a concedere borse di studio di cui potrebbero beneficiare anche gli studenti/le studentesse con responsabilità familiari;
· invita gli Stati membri e le parti sociali a incoraggiare e facilitare la formazione lungo tutto l’arco della vita prevedendo, tra l’altro, la possibilità di congedi parentali o di maternità, oppure di aspettative per motivi di custodia legale o di assistenza a persone anziane dipendenti o a persone disabili;
· ricorda che il maggior coinvolgimento delle giovani donne nella cura delle persone dipendenti comporta una discriminazione tra uomini e donne a livello educativo e professionale; sottolinea che il rafforzamento delle responsabilità spettanti agli uomini per quanto riguarda i lavori domestici e la presa a carico dei figli e di altre persone dipendenti è un elemento fondamentale per consentire a un maggior numero di giovani donne di conciliare il ruolo di madri e gli studi;
· invita Eurostat e gli Stati membri ad adeguare gli indicatori esistenti al fine di raccogliere i dati necessari per determinare, a livello degli Stati membri e dell’Unione europea il numero di studenti e studentesse che hanno responsabilità familiari, le loro condizioni di vita e in quale misura le responsabilità familiari siano un fattore di abbandono degli studi, in particolare per le giovani donne;
· asserisce che il principio di responsabilità genitoriale condivisa potrebbe anche valere per giovani donne e uomini conviventi su basi diverse dal matrimonio ufficiale specifiche a ciascun paese.
Alleanza per la famiglia
Nella riunione dell’8 e 9 marzo 2007 il Consiglio europeo ha convenuto che la creazione di un’alleanza per la famiglia (su cui si veda infra) offrirà una piattaforma per lo scambio di opinioni e di conoscenze sulle politiche favorevoli alla famiglia nonché di buone prassi tra gli Stati membri, per affrontare meglio le sfide e cogliere le opportunità dei cambiamenti demografici. Il Consiglio ha sottolineato inoltre che gli Stati membri continueranno a sviluppare ulteriormente le politiche che promuovono la parità di opportunità tra uomini e donne, come pure il ruolo dei giovani, degli anziani nonché delle persone scarsamente qualificate quali partecipanti attivi all’economia e al mercato del lavoro, al fine di sfruttare appieno il loro potenziale per contribuire allo sviluppo economico e sociale delle nostre società. Il Consiglio ha altresì sottolineato la necessità, al fine di rafforzare la coesione sociale, di combattere la povertà e l’esclusione sociale, in particolare la povertà infantile, e di offrire a tutti i bambini pari opportunità.
Il 10 maggio 2007
In particolare,
Il Consiglio occupazione ha adottato, nella sessione del 30 e 31 maggio 2007, conclusioni sull’importanza delle politiche favorevoli alla famiglia in Europa e sulla creazione di un’Alleanza per la famiglia.
Le conclusioni, nel riconoscere la diversità delle famiglie e delle politiche familiari nell’Unione europea, sottolineano che:
· un migliore sostegno alla famiglia e il miglioramento del benessere dei bambini sono fondamentali per migliorare la qualità della vita e per lo sviluppo economico dell’Europa;
· l’Unione europea, pur tenendo conto del fatto che gli Stati membri hanno la responsabilità di formulare adeguate politiche della famiglia sostenibili, dovrebbe anche trarre vantaggio dal contributo decisivo che scambi europei in questo settore possono fornire al conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona e gli obiettivi di coesione sociale dell’Unione europea;
· l’Alleanza per la famiglia costituisce una piattaforma per lo scambio di opinioni e di conoscenze e rappresenta un impegno sostenibile dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per affrontare, nel contesto del cambiamento demografico, le questioni connesse con le politiche favorevoli alla famiglia, per sostenersi vicendevolmente nella ricerca di risposte politiche lungimiranti e per mettere dette conoscenze ed esperienze a disposizione di tutti gli attori, in modo da rafforzare gli sforzi condivisi.
Gli Stati
membri e
· prendere in considerazione le esigenze delle famiglie, in particolare quelle con responsabilità assistenziali, nei lavori dei pertinenti comitati e gruppi di esperti a livello europeo preposti alla formulazione di politiche;
· riunire le misure adottate e i progressi compiuti nel contesto dell’Alleanza per la famiglia in un portale Internet pubblico che includa anche le informazioni pertinenti fornite dagli Stati membri, dalle parti sociali e dalle organizzazioni non governative.
· istituire un quadro in cui gli Stati membri, le parti sociali, le organizzazioni della società civile e altri soggetti interessati possano trarre insegnamenti dall’esperienza reciproca e utilizzare la stessa per migliorare le condizioni delle famiglie, promuovendo, fra l’altro, attività di ricerca sulla situazione delle famiglie e sulle politiche favorevoli alla famiglia e tenendo in debito conto le questioni legate alla politica della famiglia nelle future relazioni demografiche e nei futuri forum sulla demografia, a partire dal 2008;
· utilizzare le informazioni fornite dagli Stati membri per descrivere il loro stato di preparazione per il cambiamento demografico, ogni due anni utilizzando la relazione annuale;
· valutare i progressi conseguiti dall’Alleanza per la famiglia e presentare i risultati in occasione del Forum europeo sulla demografia del 2010.
Gli Stati membri sono esortati a:
· fare un uso intensivo delle opportunità di scambi di opinioni e di esperienze offerte dall’Alleanza per la famiglia;
· stabilire una stretta cooperazione con le parti sociali e coinvolgere le imprese e le organizzazioni non governative nel preparare ed organizzare i forum, a livello locale, regionale e nazionale su questioni demografiche e collegate alla famiglia;
· utilizzare le possibilità offerte dai fondi strutturali europei e da altri pertinenti strumenti europei di finanziamento per assicurare l’adeguato sostegno finanziario alle iniziative locali, regionali o nazionali a favore della famiglia;
· prendere le misure necessarie per promuovere un’equa ripartizione tra uomini e donne delle responsabilità assistenziali;
· utilizzare le informazioni e esperienze messe a disposizione tramite uno scambio intensificato a livello europeo per individuare possibili miglioramenti del rispettivo quadro a sostegno della famiglia.
Il Consiglio
europeo del
21 e 22 giugno 2007 ha invitato gli Stati membri,
Nell’ottica di facilitare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio[92], il Consiglio del 24 maggio 2005 ha deciso di aumentare l’aiuto ufficiale allo sviluppo (APS), concordando un nuovo obiettivo collettivo comunitario dello 0,56 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) per il 2010, che comporta un importo annuale aggiuntivo di venti miliardi di euro. Nell’ambito di tale obiettivo il Consiglio ha previsto che:
· gli Stati membri che non hanno ancora raggiunto un livello di aiuto pari allo 0,51% del reddito nazionale lordo si impegnano a raggiungerlo entro il 2010;
· gli Stati membri che hanno aderito all'UE dopo il 2002 e che non hanno raggiunto un livello dello 0,17% si adopereranno per raggiungerlo entro il 2010;
· gli Stati membri si impegnano a raggiungere l'obiettivo dello 0,7% entro il 2015 mentre quelli che hanno già raggiunto tale obiettivo si impegnano a rimanere al di sopra di tale livello; gli Stati membri che hanno aderito all'UE dopo il 2002 si adopereranno per aumentare entro il 2015 il loro APS fino allo 0,33%.
Tali obiettivi sono stati confermati dal Consiglio europeo di giugno 2005.
Facendo
seguito agli impegni assunti dalle istituzioni europee nel contesto degli OSM,
il 2 marzo 2006
· La comunicazione “Gli aiuti dell’UE: dare di più, meglio e più rapidamente”[93]presenta un piano d’azione concreto. Essa stabilisce per ciascuna azione un programma operativo d’intervento per il biennio 2006-2007.
· La comunicazione “Rafforzare l’impatto europeo: un quadro comune per l'elaborazione dei documenti di strategia nazionale e la programmazione pluriennale comune”[94] rappresenta uno dei primi obiettivi concreti del piano d’azione. Essa propone una disciplina comunitaria congiunta per la programmazione degli aiuti allo sviluppo al fine di migliorarne l’efficacia.
·
La comunicazione “Finanziamento dello sviluppo ed efficacia degli aiuti - Le sfide poste
dall’aumento degli aiuti UE nel periodo 2006-
In merito alle comunicazioni della Commissione, il 28 settembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione "Cooperare di più, cooperare meglio: il pacchetto 2006 sull'efficacia degli aiuti dell'UE" in cui tra l’altro:
· invita gli Stati membri e la Commissione a compiere sforzi congiunti per far sì che l'Unione europea parli con una sola voce, onde consolidare e perpetuare una leadership basata non solo sulla rilevanza degli importi destinati alla cooperazione allo sviluppo ma anche su una maggiore efficacia;
· è convinto che, affinché gli aiuti dell'Unione europea siano efficaci, vada garantito uno spazio politico sufficiente per i paesi in via di sviluppo, e che l'efficacia degli aiuti debba essere valutata in termini di progressi concreti verso il raggiungimento degli OSM;
· invita l'Unione europea a prendere in considerazione il fatto che l'aumento degli importi degli APS ha senso solo se va di pari passo con un aumento significativo della sua efficacia e della sua qualità, e a adoperarsi quindi per far sì che tale miglioramento assurga a priorità assoluta della politica di cooperazione allo sviluppo di ciascuno Stato membro nonché delle istituzioni europee interessate;
· invita i Parlamenti nazionali degli Stati membri ad esercitare maggiori controlli sui fondi erogati e sull'attuazione dei programmi di cooperazione bilaterali.
Il Parlamento europeo è tornato sul tema degli aiuti allo sviluppo il 21 giugno 2007, approvando una risoluzione che valuta i risultati ottenuti a metà del percorso verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Nella risoluzione il PE tra l’altro chiede di: aumentare progressivamente gli aiuti ai paesi in via di sviluppo, anche cercando fonti innovative di finanziamento; cancellare integralmente il debito per 60 paesi e ridurlo ulteriormente per gli altri; finanziare in particolare lo sviluppo umano e sociale; migliorare la qualità e la coerenza dell’aiuto.
Nella risoluzione si deplora che, a metà del periodo di attuazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio, l'aiuto pubblico allo sviluppo fornito dall'UE a 15, espresso in termini di percentuale del reddito nazionale lordo, sia sceso dallo 0,44% del 2005 allo 0,43% del 2006: a fronte di Stati membri che hanno raggiunto o superato l'obiettivo di un rapporto aiuto pubblico allo sviluppo/reddito nazionale lordo (APS/RNL) pari allo 0,7% o che stanno aumentando il livello effettivo dell'aiuto, ci si rammarica del fatto che nel 2006 alcuni dei paesi dell’UE a 15 abbiano mancato l'obiettivo intermedio dello 0,33%.
Il Parlamento europeo invita quindi tutti gli Stati membri in difetto «a rispettare le promesse fatte» e a «impegnarsi immediatamente ad aumentare il volume reale dell'aiuto nel 2007 per «garantire il raggiungimento dell'obiettivo intermedio UE per il 2010, che fissa la percentuale dell'aiuto allo 0,56%». La risoluzione rileva in particolare che, nel 2005, i paesi del G8 si sono impegnati a Gleneagles a raddoppiare entro il 2010 gli aiuti a favore dell'Africa subsahariana ed esprimono disappunto per il fatto che nel 2006, secondo quanto indicato dall'OCSE, l'aiuto pubblico allo sviluppo per l'Africa subsahariana, esclusa la cancellazione del debito, è rimasto immutato. Secondo quanto indicato nella risoluzione, per onorare gli impegni finanziari assunti nei confronti dell'Africa, i donatori del G8 dovranno stanziare ciascuno, entro il 2010, altri 15 miliardi di euro rispetto al livello dell'aiuto nel 2004, «ma sinora essi sono lontani da tale obiettivo».
Plaudendo al passo compiuto da molti Stati membri dell'UE che hanno cancellato il debito dei paesi in via di sviluppo, il Parlamento europeo esprime tuttavia il timore che le misure di cancellazione del debito «abbiano gonfiato artificialmente di circa il 30%, nel 2006, i dati relativi agli aiuti UE» e invita quindi l'Unione europea e il G8 a scorporare dai dati relativi all'Aiuto Pubblico allo Sviluppo la cancellazione e riduzione del debito, conformemente al Consenso di Monterrey[96] e alle conclusioni del Consiglio dell'aprile 2006.
A questo proposito la risoluzione rileva che i paesi che «hanno maggiormente gonfiato i propri aiuti» sono l'Austria (57%), la Francia (52%), l'Italia (44%), la Germania (53%) e il Regno Unito (28%), mentre la Germania, che detiene sia la Presidenza dell'UE che quella del G8, non avrebbe raggiunto l'obiettivo di un rapporto APS/RNL pari allo 0,33% se non avesse gonfiato il proprio aiuto.
[1] Il deflatore dei consumi è l’indice previsivo dei prezzi al consumo fornito dal DPEF; esso non è peraltro confrontabile con il tasso di inflazione programmata, che è rapportato all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (esclusi i tabacchi).
[2] Le stime della Commissione europea non tengono naturalmente conto degli effetti della manovra espansiva adottata dal Governo italiano contestualmente alla presentazione del DPEF.
[3] Nel DPEF si afferma che “la ricerca delle risorse per finanziare tutti gli interventi della prima categoria già quantificati, quelli della seconda la cui quantificazione è ancora oggetto di approfondimento e alcuni di quelli della terza categoria deve avvenire all’interno della componente della spesa primaria.” Cfr pag. 50.
[4] Diverse metodologie di stima dell’output gap possono generare stime diverse anche di alcuni punti percentuali. Il calcolo presuppone stime del tasso a cui l’economia può crescere senza produrre pressioni inflazionistiche. Il suddetto tasso varia nel tempo, al variare della sottostante struttura dell’economia e, nel momento in cui un maggior numero di informazioni diventa disponibile, dovrebbe essere possibile produrre stime backward looking dell’output gap migliori di quelle realizzabili contestualmente. Questo suggerisce che le stime ex post dei saldi strutturali possono essere diverse da quelle basate sulle posizioni di bilancio correnti o previste.
[5] Le condizioni sono essenzialmente che: 1) siano riforme rilevanti, abbiano cioè un effetto dimostrabile sulla sostenibilità del debito; 2) sia, comunque, garantito, con adeguati margini, il rispetto del limite del rapporto disavanzo-PIL del 3 per cento; 3) il deficit ritorni al valore di riferimento entro il periodo coperto dal programma di stabilità; 4) siano fornite adeguate spiegazioni e indicazioni delle riforme programmate.
[6] Come del resto evidenziato dalle esemplificazioni di Svezia, Olanda e USA, riportate nel capitolo IX.10 del Documento in esame.
[7] "I programmi devono descrivere le misure di bilancio e altre misure di politica economica che saranno prese o proposte per raggiungere gli obiettivi del programma, e nel caso delle principali misure di bilancio, una valutazione dei loro effetti quantitativi sui saldi. Per gli ultimi anni coperti dal programma, le informazioni possono essere meno dettagliate. Comunque, gli obiettivi di bilancio devono essere confortati da un'indicazione delle misure necessarie per raggiungerli. Nel modello di struttura previsto per i programmi di stabilità, è prevista una tabella che indica su tutti gli anni coperti dal programma la disaggregazione degli obiettivi nelle sue componenti di spesa e di entrata."
[8] La decisione, adottata il 28 luglio 2005 (2005/694/CE) è stata basata sui seguenti elementi:
- il rapporto disavanzo/PIL è stato superiore al valore di riferimento del 3 per cento del PIL nel 2003 e 2004. Tale superamento non è stato determinato da un evento inconsueto, non soggetto al controllo delle autorità italiane, né è derivato da una grave recessione economica, ai sensi del Patto di stabilità e crescita. Il superamento del valore di riferimento non può inoltre essere considerato temporaneo in quanto il disavanzo è destinato a rimanere al di sopra di questo livello in misura significativa nel 2005 e nel 2006;
- il rapporto debito/PIL, pari al 106-107% nel 2003 e nel 2004, è nettamente superiore al valore di riferimento (del 60%) e non è sceso ad un ritmo soddisfacente negli ultimi anni, ne’ è destinato a farlo nel prossimo futuro, tenuto conto del livello dell'avanzo primario (inferiore al 2% nel 2004).
[9] Il programma dell’Aja fa seguito al precedente programma di Tampere, approvato dal Consiglio europeo nel 1999, che dà attuazione alle disposizioni del trattato di Amsterdam relative alla creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell'Unione europea.
[10] La prima relazione relativa all’attuazione del programma dell’Aja, riguardante le azioni intraprese nel 2005, è stata presentata dalla Commissione il 28 giugno 2006 (COM(2006)333). Nella stessa data la Commissione ha presentato inoltre le comunicazioni Valutazione delle politiche dell’UE in materia di libertà, sicurezza e giustizia(COM(2006)332) e Attuazione del programma dell’Aja: prospettive per il futuro (COM(2006)331).
[11] La comunicazione prende in considerazione anche le misure, complementari al programma dell’Aja, previste dal Piano d’azione antidroga 2005-2008 (COM(2005)45, dalla Strategia sugli aspetti esterni dell’area libertà, sicurezza e giustizia (COM(2005)475) e al Piano d’azione sulla lotta al terrorismo ( Consiglio europeo 17-18 giugno 2004; l’ultima relazione sull’attuazione del piano è stata presentata il 21 maggio 2007)
[12] Il trattato di Amsterdam ha provveduto alla comunitarizzazione delle disposizioni in materia di visto, asilo e immigrazione, tramite l’introduzione, nel Trattato CE, del Titolo IV relativo a “Visti, asilo e altre politiche commesse alla libera circolazione delle persone”. La cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale permane invece nell’ambito della cooperazione intergovernativa.
[13] Le comunicazioni della Commissione relative ai 3 programmi quadro sono state presentate il 6 aprile 2005. I singoli programmi specifici in cui i programmi quadro si sostanziano sono stati sottoposti ad approvazione del Consiglio e del Parlamento secondo le procedure di codecisione o di consultazione. Per alcuni programmi specifici le procedure di approvazione sono tuttora in corso.
[14] Il Consiglio
europeo del 15-16 dicembre 2005 ha adottato il documento “Approccio globale in materia
di migrazione: azioni prioritarie incentrate sull'Africa e il Mediterraneo” con l’indicazione di una serie di
interventi da attuare nel 2006 e la definizione di un programma di azioni
prioritarie in tre settori: potenziamento della cooperazione e dell'operato degli Stati membri, cooperazione con i principali Paesi d’origine in Africa e cooperazione con i Paesi vicini dell'area mediterranea. Il
[15] Regolamento del Consiglio (CE) n. 343/2003 del 18 Febbraio 2003 (Regolamento di Dublino) e relativo regolamento di attuazione (Regolamento della Commissione (CE) n.1560/2003 del 2 settembre 2003), e regolamento (CE) n. 2725/2000 dell’ 11 Dicembre 2000, concernente l’istituzione del sistema “EURODAC” per il confronto delle impronte digitali per un efficace applicazione della convenzione di Dublino(Regolamento Eurodac) e relativo regolamento di attuazione (Regolamento del Consiglio (CE) n. 407/2002 del 28 febbraio 2002)
[16] COM(2005)389.
[17] Piano d’azione sulla lotta al terrorismo adottato dal Consiglio europeo del17-18 giugno 2004.
[18] La gravità delle conseguenze
dei cambiamenti climatici è riaffermata nella relazione tecnica presentata dal
Gruppo di lavoro II dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) il
[19] Il Consiglio ambiente del 20 febbraio 2007 ha adottato conclusioni
sul tema “Obiettivi dell’UE per l’ulteriore sviluppo del regime climatico
internazionale oltre il
[20] La richiesta di urgenti e significative riduzioni delle emissioni di gas ad effetto serra a livello mondiale avanzata dall’UE è confermata dalla relazione tecnica presentata il 4 maggio 2007 dal Gruppo di lavoro III dell’IPPC dal titolo “Mitigation of climate change“. Secondo le proiezioni proposte dalla relazione in assenza di misure urgenti le emissioni totali saranno nel 2030 dal 25 al 90 percento superiori a quelle attuale e il riscaldamento globale raggiungerà livelli pericolosi.
[21] Direttiva 2003/96/CE, come modificata dalle direttive 2004/74/CE e 2004/75/CE.
[22] La dichiarazione è stata firmata da 420 deputati. L’articolo 116 del regolamento del Parlamento europeo prevede che cinque deputati al massimo possano presentare una dichiarazione scritta non superiore a 200 parole su un argomento attinente alle attività dell'Unione europea. Tali dichiarazioni, stampate nelle lingue ufficiali, figurano in un registro pubblico. Ogni deputato può apporre la sua firma su una dichiarazione iscritta nel registro.
[23] Comunicazione della Commissione “Realizzare un mercato globale del carbonio – relazione a norma dell’articolo 30 della direttiva 2003/87/CE” (COM(2006)676).
[24] COM (2006) 921.
[25] Il programma è stato istituito con la decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2002.
[26] COM (2005) 666.
[27] COM (2005) 667.
[28] COM (2005) 670.
[29] La comunicazione sottolinea che va tenuto in considerazione, da un punto di vista ambientale, l’intero ciclo vitale delle risorse, essendo ormai riconosciuto che l’impatto ambientale di molte risorse è spesso connesso alla fase del loro utilizzo e non soltanto alla fase iniziale e finale del loro ciclo di vita.
[30] COM (2006) 475.
[31] La riflessione si temi dell’energia era già stata avviata l’8 marzo 2006 con la presentazione del Libro verde “Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura” (COM(2006)105), che illustrava e delineava i tre obiettivi fondamentali della futura politica energetica europea: la sostenibilità, la competitività e la sicurezza dell’approvvigionamento. Il Libro verde, che è stato oggetto di consultazione pubblica, è stato accolto favorevolmente sia dal Consiglio sia dal Parlamento europeo.
[32] Il piano, tra l’altro, comprende: una comunicazione sullo stato di attuazione del mercato interno dell’energia (COM(2006)841), basata anche sui risultati dell'indagine settoriale della Commissione sull'efficienza della concorrenza nei mercati del gas e dell'energia elettrica (COM(2006)851); il piano d’azione sull’efficienza energetica(COM(2006)545), presentato dalla Commissione il 19 ottobre 2006; una roadmap per le energie rinnovabili (COM(2006)848); una comunicazionesulle tecnologie pulite del carbone (COM(2006)843); una comunicazione su un nuovo progetto di Programma indicativo nucleare[32] (COM(2006)844).
[33] Le reti transeuropee sono assi di collegamento volti ad
interconnettere le reti di trasporto, energia e telecomunicazioni degli Stati
membri dell’Unione europea. La politica relativa alle reti transeuropee è stata
inserita nelle competenze comunitarie dal
Trattato di Maastricht, al titolo XV, artt.
154-
[34] Si ricorda che l”Iniziativa europea per la crescita” è stata promossa, nel luglio 2003, dalla Commissione europea e dalla Presidenza italiana dell’Unione europea al fine di individuare una serie di misure normative e finanziarie dirette a favorire la crescita mediante investimenti nel settore delle reti TEN e in quello della ricerca e dello sviluppo tecnologico.
[35] L’ERTMS (European Rail Traffic Mangement System) è il sistema europeo armonizzato di segnalazione ferroviaria volto a garantire un alto livello di sicurezza e di interoperabilità, secondo un piano di dispiegamento da concordare con gli Stati membri.
[36] Le prospettive finanziarie stabiliscono, in relazione alle priorità politiche da esse individuate, il quadro delle grandi categorie di spesa del bilancio dell’Unione europea, indicando il massimale e la composizione delle spese prevedibili per ogni categoria nell’intero periodo di riferimento ed in ciascuno degli anni in esso ricompresi. L’adozione delle prospettive finanziarie, che non è espressamente prevista dal Trattato CE, è operata - a partire dal 1988 - mediante la conclusione di un accordo interistituzionale tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione.
[37] JASPERS è una forma di partnership tra la BEI (Banca europea per gli investimenti), la BERS (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e la DG politiche regionali della Commissione europea. Essa è volta a fornire assistenza tecnica gratuita agli Stati membri in relazione a tutte le fasi di preparazione di un progetto al fine di favorire la preparazione di progetti di qualità che possano essere adottati rapidamente dalla Commissione e di aiutare i paesi membri ad utilizzare al meglio i finanziamenti comunitari. JASPERS concentra la propria azione su progetti di grandi dimensioni che beneficiano del contributo comunitario; per quanto riguarda il settore dei trasporti si tratta di progetti il cui costo supera i 50 milioni di euro.
[38] La strategia europea per lo
sviluppo sostenibile è stata delineata dalla Commissione in una
comunicazione (COM(2001)264)del 15
maggio 2001. Con specifico riferimento alla politica comune dei trasporti, la strategia proposta prevede
l'istituzione di un quadro normativo in materia di tariffazione, la
concentrazione degli investimenti sui trasporti pubblici e ferroviari, sulle
vie navigabili interne e sul trasporto marittimo a corto raggio e la
liberalizzazione completa del settore ferroviario ed aereo. Il 13 dicembre 2005
[39] Il 7 aprile 2003
[40] Si segnala che una prima proposta di direttiva sull’accesso al mercato dei servizi portuali era stata respinta dal Parlamento europeo nel 2004. Una seconda proposta (COM(2004)654) è stata ritirata dalla Commissione il 17 marzo 2006, dopo essere stata rigettata, il 18 gennaio 2006, dal Parlamento europeo in prima lettura, nell’ambito della procedura di codecisione, mentre in seno al Consiglio, a causa di forti contrasti, non era stato possibile raggiungere alcun accordo.
[41] Con la presentazione di questa proposta, che riformula quella
originaria del 2000 (COM(2000)7),
[42] Il “cielo unico europeo” contempla un insieme di misure, che interessano sia il settore militare, sia quello civile, intese ad ammodernare il sistema di gestione del traffico aereo al fine di rafforzare la sicurezza e l’efficienza del trasporto aereo. Esso comprende: il regolamento (CE) n. 549/2004 che stabilisce i princìpi generali per l'istituzione del cielo unico europeo; il regolamento (CE) n. 550/2004 sulla fornitura di servizi di navigazione aerea nel cielo unico europeo; il regolamento (CE) n. 551/2004 sull'organizzazione e l'uso dello spazio aereo nel cielo unico europeo; il regolamento (CE) n. 552/2004 sull'interoperabilità della rete europea di gestione del traffico aereo.
[43] SESAR (Single European Sky ATM Research Programme) è il sistema europeo di nuova generazione per la gestione del traffico aereo volto a modernizzare l’infrastruttura di controllo del traffico aereo, tenendo conto delle trasformazioni che hanno interessato il settore in seguito alla creazione del "cielo unico europeo”.
[44] Per un approfondimento si rinvia al Bollettino tematico XV
legislatura, n. 7 “Pacchetto aeroportuale”, del 14 febbraio
[45] CARS 21 (Competitive Automotive Regulatory System for the 21st Century) è un gruppo ad alto livello istituito dalla Commissione nel gennaio 2005 e composto dai principali attori del settore automobilistico.
[46] “Automobile intelligente – sensibilizzazione all’uso delle TIC per dei veicoli più intelligenti, sicuri e puliti” (COM(2006)59).
[47] River Information Services , il sistema per la fornitura di servizi di informazione fluviale.
[48] GALILEO è un programma di radionavigazione satellitare di natura civile messo a punto dall’Unione europea al fine di garantire la propria indipendenza nei confronti dei sistemi satellitari americano (GPS) e russo (GLONASS), in un settore considerato di grande valore strategico.Membri fondatori sono la Comunità europea, rappresentata dalla Commissione, e l’Agenzia spaziale europea (ESA). Il programma, che è stato approvato dal Consiglio con la risoluzione del 5 aprile 2001, si articola in tre fasi: una fase di sviluppo e convalida finalizzata alla ricerca (fino al 2009), una fase di spiegamento checomprende la costruzione ed il lancio dei satelliti della costellazione e l’installazione completa dei componenti terrestri del sistema (2009-2010) e una fase operativa in cui il sistema sarà in funzione, specie in ambito commerciale (probabilmente a partire dalla fine del 2010). Il 17 ottobre 2003 è stata istituita dal regolamento (CE) n. 876/2002 l’impresa comune Galileo per assicurare l'unicità di gestione e di controllo finanziario del progetto di ricerca, sviluppo e dimostrazione del programma Galileo. Il 16 maggio 2007 la Commissione, rispondendo alla richiesta del Consiglio dei ministri dei trasporti e del Parlamento europeo, ha adottato una comunicazione dal titolo “Galileo a un bivio: l’attuazione dei programmi europei di navigazione satellitare ”(COM(2007)261) nella quale si legge che l’attuazione del programma Galileo è in ritardo di 5 anni rispetto al calendario stabilito inizialmente e sottolinea la necessità di istituire un partenariato pubblico-privato per fare fronte ai rischi legati alla sua gestione.
[58] Decisione n. 1639 del 24 ottobre 2006
[59] Con tale documento
[60] La comunicazione “Migliorare il sistema dei brevetti in Europa” (COM(2007) 165) è stata presentata il 3 aprile 2007 dalla Commissione.
[62] Decisione 2006/971/CE.
[63] Decisione 2006/972/CE.
[65] Decisione 2006/973/CE.
[66] Decisione 2006/974/CE.
[67] Decisione
2006/975/CE. Il Centro comune di ricerca (CCR) ha la missione di fornire un
supporto scientifico e tecnico personalizzato alla progettazione, allo
sviluppo, all'attuazione e al controllo delle politiche dell'UE. Istituito
presso
[69] Il 5 settembre 2006
[70] Ci si riferisce alla segregazione dei bambini in scuole separate in base all’abilità prima dei 13 anni, che anche se non comporta necessariamente una separazione tra i percorsi accademico/generale e professionale, nella pratica tende ad avere questo effetto.
[90] In base all’art. 138 del Trattato,
[91] Direttiva 96/34/CE del 3 giugno 1996 concernente l’accordo-quadro sul congedo parentale concluso dall’UNICE, dal CEEP e dalla CES.