Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | VIETNAM |
Serie: | Schede Paese Numero: 47 |
Data: | 07/12/2007 |
VIETNAM
DOSSIER SCHEDE - PAESE
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XV legislatura |
Repubblica socialista del Vietnam
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CENNI STORICI
Parte del grande Impero Cinese dal II sec. a.C., il Vietnam divenne indipendente nel X sec. e nei secoli successivi conquistò i territori posti lungo la costa del Mar Cinese Meridionale fino al Grande Delta del Mekong.
Tra il 1859 e il 1890 la Francia conquistò dapprima l’area del Delta del Mekong, che divenne colonia francese con il nome di Cocincina, e successivamente rese l’intero Vietnam parte dell’Indocina francese.
Con la seconda guerra mondiale e l’invasione giapponese si sviluppò un movimento di resistenza armata guidato dai comunisti di Ho Chi Minh. Il 2 settembre del 1945 venne proclamata la Repubblica Democratica del Vietnam, ispirata ai principi del marxismo-leninismo. I francesi cercarono di ripristinare l’ordine coloniale, ma nel 1954 furono costretti alla resa. Gli accordi di Ginevra del 20 luglio 1954 sancirono la fine del dominio coloniale francese e la nascita di uno Stato indipendente vietnamita nel nord, di ispirazione comunista. Nel Sud l’Imperatore Bao-Dai fu deposto nel 1955 dal dittatore cattolico Ngo Dinh Diem.
Gli Usa insediarono a Saigon un governo anti-comunista sostenuto dalla minoranza cattolica del Sud, ma non dalla popolazione delle campagne. Nel 1960 con l’istituzione del Fronte di Liberazione Nazionale riprese la lotta armata, con l’intento di eliminare il protettorato statunitense e unirsi alla Repubblica del Nord. Condizionati dal “gioco” triangolare USA-URSS-Cina, gli Stati Uniti si trovarono coinvolti in un difficile conflitto fino ad oltre il 1968, quando venne avviato il progressivo disimpegno americano dal Vietnam, conclusosi con gli accordi di Parigi del 1973.
Il Paese, riunificato nel 1975, si rivelò difficile da governare, a causa dell’economia dissestata dal lungo conflitto e dell’esodo della piccola borghesia di Saigon verso Nord-America ed Europa (oltre un milione di boat-people nel decennio1976-86, di cui circa 3000 in Italia).
Sul piano esterno, il deterioramento delle relazioni con i Khmer Rossi cambogiani ed i loro alleati cinesi portarono nel 1978 all’invasione della Cambogia. Il Vietnam del Nord fu invaso brevemente dalla Cina, ma, nonostante ciò, gli scontri con i Khmer Rossi proseguirono negli anni ottanta. Il paese si ritrovò isolato a livello internazionale, godendo del solo appoggio di Mosca e dei suoi alleati del COMECON.
Nel 1986 fu varato il Doi Moi (Nuovo Corso), un programma economico di rinnovamento finalizzato alla graduale transizione dalla fallimentare economia collettivista di stampo sovietico all’economia di mercato.
Nell’aprile del 2001 il Partito Comunista del Vietnam ha varato una strategia di sviluppo socio-economico del Paese per il decennio 2001-2010 che mira a trasformare la società da rurale ad industriale entro il 2020.
Il sistema politico vietnamita resta tuttavia monopartitico, con l’esclusivo esercizio del potere da parte del Partito Comunista del Vietnam.
Nel complesso il Paese appare stabile e il Partito Comunista continua a godere di un discreto consenso popolare. L’apertura del Paese agli scambi internazionali ha indirettamente ampliato le libertà personali dei vietnamiti, ma qualsiasi tipo di effettiva opposizione o dissenso viene contrastato con decisione dal regime.
Rimane inoltre preoccupante il trattamento delle minoranze e il rispetto dei diritti umani, soprattutto in merito alla dura repressione delle proteste delle minoranze etniche dei “Montagnards” scoppiate negli Altipiani Centrali del Vietnam nel febbraio del 2001 e nell’aprile 2004. Particolarmente dura è stata anche la campagna condotta dalle Autorità contro la Chiesa Buddista Unificata del Vietnam (UBCV, fuorilegge dal 1981), azione repressiva condannata dal Parlamento Europeo il 20 novembre 2003.
DATI GENERALI |
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Superficie |
329.560 Kmq |
Capitale |
HANOI |
Abitanti |
85.262.356[1] (il 67,9% della popolazione ha tra i 15 e i 64 anni); il 25% della popolazione vive nelle aree urbane(secondo stime ONU oltre 94 milioni nel 2015) |
Tasso crescita popolazione |
1,004% |
Speranza di vita |
71,07 anni |
HIV / AIDS (2003) |
incidenza su adulti 0,4%; infettati 220.000; morti 9000 |
Mortalità infantile |
24,37 per mille |
Tasso alfabetizzazione |
93,9% uomini; 86,9% donne |
Lingue ufficiali |
Vietnamita |
Composizione etnica |
Viet o Kinh (86,2%); sono presenti 53 minoranze etniche che costituiscono il 13,7% della popolazione e sono concentrate prevalentemente negli Altipiani Centrali (etnie Gia Rai, E-de, Ba-na, Co-ho, Xo-dong) e Nord-occidentali ( Tay, Thai, Muong, Nung, Hmong, Dao, San Chay, San Din) del Paese. Nel sud e nell’area del Delta del Mekong vi sono anche minoranze cinesi e khmer. |
Religioni praticate |
buddista, Hoa Hao, Cao dai, cattolica, protestante, animista, mussulmana. I non praticanti sono circa l’80 per cento della popolazione. |
CARICHE DELLO STATO
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Segretario generale del Partito comunista |
Nong Duc MANH[2](dal giugno 2001), riconfermato nell’aprile 2006 dal X Congresso del Partito comunista |
Presidente della Repubblica |
Nguyen Minh TRIET[3] (dal giugno 2006)
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Primo Ministro |
Nguyen Tan DUNG (dal giugno 2006)
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Presidente dell’Assemblea Nazionale
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Nguyen Phu TRONG (dal giugno 2006) |
Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri |
Pham Gia KHIEM (dal giugno 2006) |
SCADENZE ELETTORALI
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Elezioni politiche
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20 maggio 2012[4] |
QUADRO POLITICO
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Governo in carica
L’Assemblea Nazionale vietnamita ha approvato lo scorso agosto la composizione del nuovo governo e riconfermato il Primo Ministro Nguyen Tan Dung alla guida dell’esecutivo composto da 22 ministri (4 in meno rispetto al precedente) e 5 Vice Primi Ministri (2 in più). Tra i Vice Primi Ministri è stato riconfermato Pham Gia Khiem agli Affari Esteri. Il rimpasto di governo è stato accompagnato da una riorganizzazione delle competenze di alcuni dicasteri, in particolare quello dell’Industria e quello del Commercio (ora accorpati) mentre il settore dell’informazione è stato scorporato dal Ministero della Cultura ed unificato al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Il Parlamento del Vietnam ha votato il 24 luglio scorso una plebiscitaria riconferma del Presidente del Paese, Nguyen Minh Triet, a cui è stato conferito un nuovo mandato della 487 voti dell'Assemblea di Hanoi, pari al 98,78% dei 493 seggi totali.
Il 27 giugno 2006 l'Assemblea Nazionale aveva nominato un nuovo governo[5], guidato dal Primo Ministro Nguyen Tan Dung (eletto dal Parlamento il giorno precedente contestualmente al Presidente della Repubblica) riformista della provincia meridionale di Ca Mau, percepito come leader forte e decisionista, che intende imprimere al suo incarico una maggiore visibilità ed un peso politico superiore a quello dei suoi predecessori. Tale atto si era reso necessario dopo le dimissioni del Governo guidato dal Primo Ministro Phan Van Khai, anticipando di un anno la scadenza naturale del mandato. La decisione era attesa dopo la loro mancata rielezione al Politburo del partito comunista che nel Congresso di aprile 2006 ha deliberato il rinnovamento della leadership.
Composizione del Parlamento
Alle recenti elezioni del 20 maggio 2007 il Partito comunista vietnamita ha conquistato il 91,28% dei seggi e quindi occuperà 450 dei 493 seggi del futuro Parlamento.
In totale, erano 500 i seggi da assegnare nella nuova Assemblea, ma solo 493 degli 876 candidati hanno ottenuto un numero sufficiente di voti allo scrutinio del 20 maggio per essere eletti. Solo 42 seggi saranno assegnati a dei non-membri e uno solo ad un "candidato libero". La nuova Assemblea conterà inoltre 127 donne (25,76%), contro le 136 della precedente camera, e 87 (17,65%) rappresentanti di minoranze etniche.
Hanno votato 56 milioni di elettori vietnamiti. I deputati checompongono la nuova Assemblea sono 493, di cui il 91% proveniente dalle file del Partito Comunista. Le aspettative della vigilia sul rafforzamento della componente indipendente all’interno del Parlamento sono state solo in parte soddisfatte. Sugli oltre 200 candidati iniziali, gli indipendenti eletti sono stati appena 43, dato in aumento rispetto alla precedente legislatura ma comunque inferiore all’obiettivo che le autorità si erano prefissate (50 candidati esterni al Partito).
Le elezioni si sono svolte in un clima di tensione dovuto alla campagna intrapresa dalle autorità contro gli esponenti dei gruppi democratici sorti sotto l’ombrello del movimento “Bloc 8406”, che ha assunto il nome dalla data di pubblicazione del “manifesto” per la democrazia. La nuova legislatura ha il compito di introdurre altri tasselli fondamentali del processo di riforma, a cominciare dalla dibattuta legge sulle associazioni, strumento legislativo destinato a ridisegnare il rapporto con la società civile.
Tra le priorità dell’agenda politica vietnamita figurano il completamento delle riforme economiche, la modernizzazione del sistema produttivo, la riforma della pubblica amministrazione e la ristrutturazione del sistema giudiziario.
Si ricorda che il meccanismo di selezione dei candidati è controllato dal Fronte della Patria del Vietnam, un organismo che raccoglie organizzazioni di massa quali i Sindacati, l’Unione delle Donne, l’Unione della Gioventù ed altre associazioni controllate a sua volta dal Partito Comunista. Tuttavia, come già rilevato nel corso delle ultime tornate elettorali via via sono emersi elementi di autentico dibattito tra candidati concorrenti per lo stesso seggio, e la presenza anche di candidati indipendenti, ossia non presentati da alcuna organizzazione (anche se ovviamente non sgraditi al Partito).
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
Il Vietnam è una Repubblica socialista. Il sistema politico è di tipo monopartitico ed il potere è concentrato nelle mani del Partito Comunista guidato dagli eredi di Ho Chi Minh, che hanno sposato i dettami dell’economia di mercato, pur mantenendo stretto e saldo il controllo del processo decisionale. Non è ammessa, in via di principio, alcuna forma di opposizione, se non nell'ambito della dialettica interna; è ancora forte l’influenza dei militari sulla vita politica.
Il Paese è governato da una trojka composta dal Segretario generale del Partito comunista (il moderato Nong Duc Manh, rieletto dal decimo congresso del PCV, che rappresenta di fatto la massima autorità nella gerarchia vietnamita), la massima autorità di fatto nella gerarchia vietnamita, dal Primo Ministroe dal Presidente della Repubblica.Qualsiasi affermazione importante fatta da uno dei tre leaders è vagliata attentamente dagli altri, con il risultato che la maggior parte degli interventi e delle dichiarazioni politiche sono vaghi ed equivoci. In un simile contesto, è importante la gestione del complesso gioco di equilibri tra le diverse correnti di partito onde evitare critiche e eventuali defenestrazioni.
La Costituzione della Repubblica Socialista del Vietnam del 1946 è stata più volte emendata, da ultimo nel 2001. La Costituzione del 2001 impegna lo Stato a proteggere i “diritti legittimi” dei Vietnamiti residenti all’estero (Viet Kieu). Con la revisione del 1992 è stata introdotta la distinzione funzionale tra Stato e Partito, si sono conferiti poteri di controllo sul Governo al Parlamento e si sono posti come obiettivi la modernizzazione del sistema politico e la promozione della crescita economica riconoscendo all’economia privata un ruolo esplicito. La Costituzione del 2001ha quindi rafforzato il principio dell’economia privata affermando che non devono esserci limitazioni alle dimensioni delle operazioni o degli ambiti in cui agisce il settore privato.
Parlamento
Il Parlamento vietnamita mira ad assumere un ruolo sempre più assertivo e potrebbe diventare il vero motore del processo di democratizzazione del sistema politico vietnamita.
Con le riforme costituzionali del 1992, che l’hanno riconosciuto come l’organo supremo dello Stato, i poteri del Parlamento (a struttura monocamerale, denominato Quoc Hoi, Assemblea nazionale) sono stati, infatti, rafforzati e l’Assemblea ha progressivamente iniziato a rivendicare ed esercitare le sue prerogative di legislatore e controllore dell’operato del Governo. Da organo ratificatore delle decisioni assunte dal Partito, è diventata il foro di dibattito sulle riforme del Paese e il luogo dove il Governo – incluso il Primo Ministro – è chiamato a rispondere alle interrogazioni dei deputati. Con le riforme del 2001 gli è stato conferito, inoltre, il potere di sfiduciare i leader governativi da esso stesso eletti. Nel maggio 2004 ha sfiduciato il Ministro dell’agricoltura, Le Huy Ngo, per avere permesso una truffa ai danni di un’industria controllata dal ministero stesso. Le decisioni del Parlamento vengono inoltre largamente pubblicizzate, anche se alcune aree decisionali rimangono ancora fuori del controllo dell’Assemblea.
Il Parlamento ha, inoltre, assunto un ruolo politico molto delicato, ovvero quello di captare e canalizzare le nuove forze ideologiche, economiche e sociali nate e cresciute con il Doi Moi e con l’apertura del Paese che si riflettono anche sull’attuale profilo sociologico dell’Assemblea Nazionale, pur rilevando che essa è ancora soggetta alle direttive del partito e che oltre l’80% dei deputati ne fa parte.L’Assemblea è in prima linea nel processo di rinnovamento delle istituzioni e di riforma del sistema giuridico-legale del Paese, il cui adeguamento è imposto dalla piena integrazione del Vietnam nel sistema e nell’economia internazionale.
La Quoc Hoi è composta da 498 membri[6] eletti per un periodo di 5 anni. In casi eccezionali, se i 2/3 dei membri dell’Assemblea sono d’accordo, la durata della legislatura può essere prolungata o abbreviata.
L’Assemblea si riunisce due volte all'anno in sessione plenaria, su convocazione del Comitato Permanente, e ciascuna sessione dura circa 30 giorni. Durante le due sessioni viene concentrata la maggior parte del lavoro parlamentare dato che i deputati vietnamiti non sono parlamentari a tempo pieno (solo il 25% di questi può svolgere la funzione parlamentare full time).
L’Assemblea Nazionale ha tre funzioni principali: legislativa, di controllo e di decisione sulle questioni rilevanti per il Paese.
Al suo interno l’Assemblea si articola nel Comitato Permanente, nel Consiglio delle Nazionalità, nelle Commissioni.
Il Comitato Permanente è l'organo permanente ed esecutivo dell'Assemblea e ne fa, pertanto, le veci tra una sessione e l'altra. Il Comitato permanente è composto dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, dai Vicepresidenti e dai membri designati dal Presidente dell’Assemblea Nazionale; i membri del Comitato permanente non possono essere contemporaneamente membri del governo.
Il Consiglio delle Nazionalità interviene nelle materie concernenti le nazionalità con potere di proposta e di supervisione, mentre le sette Commissioni svolgono funzioni consultive e di indagine nelle materie assegnate.
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale presiede le sessioni dell’Assemblea; firma l’approvazione delle leggi; dirige i lavori del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale ed organizza l’esecuzione dei rapporti internazionali dell’Assemblea Nazionale.
L'iniziativa legislativa è riconosciuta in capo al Presidente della Repubblica, al Comitato Permanente, al Consiglio delle Nazionalità ed alle Commissioni, al Governo, alla Corte Suprema del Popolo, al Fronte della Patria del Vietnam (un’organizzazione che fa capo al Partito comunista) oltre che ai singoli deputati. Prima di essere esaminate dall'Assemblea, le proposte di legge vengono esaminate dal Consiglio delle Nazionalità o dalla Commissione di merito.Successivamente, il testo viene inviato a tutti i deputati entro 20 giorni dalla seduta. I disegni di legge devono essere resi pubblici tramite i mezzi di comunicazione di massa, di modo che gli organi statali a tutti i livelli ed il popolo siano in grado di esprimere un parere prima della presentazione all’Assemblea Nazionale. Per l'approvazione di una proposta di legge è prevista la maggioranza semplice.
In qualità di principale istituzione dello Stato, l’Assemblea Nazionale decide sulle seguenti materie: progetti di sviluppo socioeconomico a carattere nazionale; politiche nazionali finanziarie e monetarie; stanziamentidi spesa e bilancio statale; introduzione, modifica ed abolizione delle imposte. Inoltre, elegge e destituisce il Presidente della Repubblica, il Presidente dell'Assemblea Nazionale, il Primo Ministro e il Presidente della Corte Suprema del Popolo.
L'Assemblea Nazionale esercita inoltre una funzione di controllo su tutte le attività dello Stato anche attraverso il Comitato Permanente, il Consiglio delle Nazionalità, le Commissioni nonché i singoli deputati. In particolare, l'Assemblea ha il potere di abrogare quegli atti del Presidente della Repubblica, del Comitato Permanente, del Governo, del Primo Ministro e della Corte Suprema del Popolo che sono in contrasto con la Costituzione, le leggi o le risoluzioni dell'Assemblea.
Si ricorda che l’esercizio dell’elettorato attivo richiede i 18 anni di età, mentre per l’elettorato passivo sono richiesti 21 anni. La lista di candidati viene redatta, dopo una serie di consultazioni a livello locale e centrale dal Fronte della Patria del Vietnam e presentata all’elettorato. Particolarmente sentito nella fase di preparazione della campagna elettorale, è stato il problema della “qualità” dei candidati e della necessità di garantire una percentuale minima di deputati (la soglia è stata fissata al 25%) in grado di dedicarsi all’attività parlamentare a tempo pieno. Il sistema elettorale adottato è quello maggioritario.
Le elezioni del maggio 2002 per l’XI legislatura sono state strettamente controllate, come in passato, dal Partito comunista. Tuttavia, sono state sottolineate alcune novità, come l’inusuale elevata proporzione dei deputati eletti per la prima volta (circa il 73%), la maggior parte dei quali con un livello di istruzione elevato. I nuovi deputati, inoltre, hanno ricevuto un’indennità che dovrebbe facilitare l’accesso alla carriera parlamentare ed incrementarne il livello di professionalità.
Il 20 maggio 2007 si sono svolte le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale (vedi più avanti).
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L’Assemblea Nazionale del Vietnam fa parte dell’Unione interparlamentare, dell’Associazione dei Parlamentari Francofoni (APF), dell’Unione Parlamentare dell’Asia e del Pacifico (APPU), del Forum Parlamentare dell’Asia e del Pacifico (APPF) e dell’Organizzazione Interparlamentare dell’ASEAN (AIPO).
Nel gennaio 2005 il Parlamento vietnamita ha ospitato la 13° riunione dell’APPF. Il Parlamento vietnamita aderisce, inoltre, all’Associazione dei Parlamenti Asiatici per la Pace. L’Assemblea Nazionale intrattiene, infine, relazioni bilaterali con numerosi Parlamenti del mondo e dà molto risalto alla cooperazione parlamentare; un’attenzione particolare viene rivolta ai rapporti bilaterali con i paesi limitrofi in un ottica di integrazione regionale.
Presidente della Repubblica
Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica. E' eletto ogni 5 anni dall'Assemblea Nazionale tra i suoi membri e rappresenta la nazione. Promulga le leggi approvate dall'Assemblea, propone all'Assemblea la nomina e la revoca del Vicepresidente, del Primo Ministro e del Presidente della Corte Suprema. Al Presidente spettano compiti di comando delle forze armate e di garanzia della sicurezza interna.
Il Presidente della Repubblica, nella troika dei leader, è la figura meno importante rispetto al Segretario Generale del Partito e al Primo Ministro.
Governo
Il potere esecutivo è esercitato dal Governo, il massimo organo amministrativo dello Stato. Il Governo rappresenta il “volto esterno” del sistema ed è il braccio esecutivo incaricato di dare attuazione alle politiche di sviluppo e di rinnovamento, decise, comunque, a livello di Partito.
È composto dal Primo Ministro (eletto dall'Assemblea Nazionale tra i suoi membri), da 3 Vice Primi Ministri e dai Ministri, le cui nomine sono presentate dal Primo Ministro e ratificate dal Parlamento. La durata di questo organo (cinque anni) è legata a quella dell'Assemblea Nazionale nei confronti della quale esso è responsabile.
Magistratura
I tribunali regionali del popolo e i tribunali militari operano quali tribunali di primo e secondo grado, con al vertice la Corte Suprema.
La Corte Suprema del Popolo è il massimo organo giudiziario con funzioni di direzione econtrollo. E' presieduta da un Presidente eletto dal Parlamento per 5 anni.Spetta invece alla Suprema Procura del Popolo esercitare le funzioni di pubblico ministero oltre a garantire l'applicazione uniforme della legge.
La magistratura rimane abbastanza debole e tuttora controllata dal Partito. Vi sono pochi avvocati e le procedure processuali sono rudimentali. Il Ministro della Giustizia ha recentemente affermato che il Paese ha bisogno di preparare oltre 18.000 avvocati entro il 2010. La pena di morte è applicata regolarmente, in particolare nei casi di corruzione e traffico di droga. L’eccessiva burocratizzazione, associata ad una mancanza di trasparenza, genera una corruzione elevata e diffusa a tutti i livelli.
Governo locale
Per ciò che concerne l’articolazione territoriale dello Stato, essa prevede la suddivisione in Province e Città nell’ambito delle quali operano organismi locali quali i Consigli del Popolo (eletti direttamente dai cittadini e a cui spetta garantire l’applicazione locale della politica nazionale), i Comitati del Popolo (eletti dai primi e con funzioni amministrative) e i Tribunali del Popolo.
L’esercito
L’Esercito del popolo del Vietnam, istituito nel 1944 come la “Propaganda Armata del Partito”, conserva tuttora una forte influenza ed è ben radicato nella società.
L’esercito ha sempre avuto una dimensione politica e molti degli alti ufficiali delle forze armate (incluso l’ex Segretario generale del Partito Le Kha Phieu) hanno occupato le più alte posizioni nel Comitato Centrale e nel Politburo. Ai 412.000 uomini delle forze terrestri, si aggiungo 42.000 uomini della marina, 30.000 dell’aeronautica, 40.000 guardie speciali di frontiera, oltre ai 4 milioni di riservisti che fanno parte delle forze urbane di Autodifesa del Popolo e della Milizia rurale del popolo.
Il Partito comunista vietnamita
Nel quadro istituzionale vietnamita il Partito esercita la direzione sulle politiche e sulle strategie del Paese. Il governo, l’esercito, la burocrazia sono ad esso subordinati.
Il sistema vietnamita continua però a distinguersi da regimi analoghi vigenti in Paesi aventi la stessa connotazione per il suo carattere dialettico e “non accentrato”, legato all’assenza di un leader forte e all’esistenza di un vero e proprio “centralismo democratico”. Il Partito conserva una struttura ramificata ed una presenza capillare a livello locale, dove - affiancate dalle organizzazioni di massa che fanno capo al Fronte della Patria - le cellule del PCV vigilano con l’aiuto dell’esercito e della polizia sul rispetto dell’ortodossia, favorita dall’acquiescenza generale che ha le sue radici nella tradizione confuciana basata sull’obbedienza all’autorità. Il Partito ha comunque perso molta influenza a partire dalla fine degli anni ottanta, per effetto principalmente della disaffezione e della disillusione che sono all’origine del forte calo di consensi soprattutto tra le nuove generazioni, estranee alla propaganda della guerra e dell’indipendenza e sempre più sensibili a modelli culturali alternativi. Il marxismo-leninismo ed il pensiero di Ho Chi Minh, sebbene costantemente presenti nella retorica del PCV, hanno perso il loro significato originario e servono oramai da vecchia copertura per una nuova dottrina basata sulla filosofia del mercato e dello sviluppo, che ha sostituito l’ideologia e la propaganda della guerra come fonte di legittimazione del potere degli attuali vertici del Partito e della sua ristretta oligarchia.
Il Partito si riunisce in Congresso ogni 5 anni per definire gli obiettivi del partito e del governo. L’ultimo si è svolto nell’aprile 2006.
Nel 2002, dopo un tormentato dibattito interno, il partito ha deciso di consentire a propri membri di poter intraprendere un’attività privata al fine di incentivare le adesioni e per ridurre la resistenza dei manager alla privatizzazione delle aziende che dirigono.
Il Partito - come vuole la tradizione leninista – si compone di un Comitato Centrale di 150 membri (al cui interno opera un Segretariato con funzioni direttive) e di un direttorio, il Politburo, di 15 membri (in cui siedono tra gli altri, oltre al Segretario Generale del Partito Comunista, il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, il Presidente dell’Assemblea Nazionale).
Il Politburo rappresenta l’organo di vertice ed esecutivo del partito; definisce, infatti, la politica di governo e decide in merito alle nomine più importanti. Viene eletto dai 150 membri del Comitato Centrale in occasione dei Congressi nazionali che hanno luogo ogni cinque anni. L’ultimo si è svolto nell’aprile 2006.
C’è un’evidente sovrapposizione tra il Partito e il Governo; infatti, quasi tutti i ministri sono membri del Comitato Centrale. Comitati di partito esistono a tutti i livelli dell’amministrazione e si è cercato anche di garantire la presenza del Partito nelle imprese private. I manager o i vice spesso sono anche segretari di Partito nelle imprese dello Stato, il che spiega una certa resistenza a riformare tale settore.
All’interno del partito vi sono forti divisioni. L’ala conservatrice è preoccupata dagli effetti negativi delle riforme economiche, mentre l’ala riformista è a favore di una maggiore separazione tra governo, partito e settore privato. Con la sostituzione del conservatore. Le Kha Phieu con il riformista Nong Duc Manh, la corrente riformista appare prevalere. Le stesse riforme economiche contribuiscono a ridurre la presa del partito sullo stato e la società civile.
Il sistema del partito unico non lascia spazio ad organizzazioni politiche alternative che sono considerate fuorilegge. Sono però attivi gruppi clandestini guidati da dissidenti ed intellettuali di alto profilo che si sono fatti interpreti del crescente disagio manifestato dai giovani, dalle classi medie, dagli intellettuali, dalle élites urbane e da semplici cittadini vittime delle speculazioni e delle distorsioni dello sviluppo. Le divisioni interne e la loro estrema frammentazione, unite alla scarsa capacità di mobilitazione del consenso presso strati significativi della popolazione, costituiscono la principale debolezza di questi movimenti, che non appaiono in grado – almeno nelle attuali circostanze - di mettere in discussione il monopolio del potere del Partito Comunista (scheda di approfondimento).
ATTUALITÀ POLITICA INTERNA ED ESTERA[7]
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Le elezioni del 20 maggio 2007
Il Partito comunista vietnamita ha conquistato il 91,28% dei seggi della nuova Assemblea nazionale. Il PCV, che alle precedenti elezioni di cinque anni fa aveva ottenuto l'89,7% dei seggi, occuperà 450 dei 493 seggi del futuro Parlamento.
In totale, erano 500 i seggi da assegnare nella nuova Assemblea, ma solo 493 degli 876 candidati hanno ottenuto un numero sufficiente di voti allo scrutinio del 20 maggio per essere eletti. Ciascun candidato aveva ottenuto il benestare del partito, anche se 150 di loro non erano membri del PCV e 30 inizialmente si erano presentati senza l'appoggio del partito o di una organizzazione ufficiale. Alla fine, solo 43 seggi saranno assegnati a dei non-membri e uno solo ad un "candidato libero". La nuova Assemblea conterà inoltre 127 donne (25,76%), contro le 136 della precedente camera, e 87 (17,65%) rappresentanti di minoranze etniche.
Fin dalla prima mattina, gli altoparlanti posti agli angoli delle strade della capitale incitavano la popolazione ad “eleggere una nuova e valida Assemblea in grado di gestire il processo di modernizzazione e industrializzazione del paese”. Poche, comunque, le sorprese attese da queste elezioni. Fra i principali leader, è stato il primo ministro Nguyen Tan Dung a realizzare il miglior risultato. E' stato eletto con il 99,1% dei voti, contro il 91,2% per il segretario generale del Partito, Nong Duc Manh, l'89,7% per il presidente Nguyen Minh Triet e l'88,1% per il presidente dell'Assemblea uscente Nguyen Phu Trong. Come nei precedenti scrutini, il tasso di partecipazione annunciato dalle autorità è stato massiccio, pari al 99,64%. Circa 56 milioni di elettori, su una popolazione totale di 84 milioni di abitanti, si erano iscritti per lo scrutinio.
La nuova Assemblea Nazionale dovrebbe comunque continuare ad essere protagonista di un'evoluzione interessante che l'ha vista in questi anni al centro di un processo di rafforzamento dei suoi poteri e del suo peso all'interno del sistema vietnamita, dominato come dal partito unico. L'AN ha infatti gradualmente rivendicato ed esercitato un ruolo crescente anche se il principio del partito unico non verrà messo in discussione. A conferma di ciò si segnala che nelle ultime settimane sono stati condannati alcuni dissidenti che sostenevano il multipartitismo e chiedevano il boicottaggio delle elezioni.
Il X Congresso del Partito Comunista Vietnamita, 18-25 aprile 2006
Il 25 aprile 2006 si è concluso il decimo congresso nazionale del partito comunista vietnamita con la volontà unanime di voler condurre il Paese a un più alto sviluppo socio economico attraverso la ristrutturazione del partito e la lotta alla corruzione. L'80% dei membri elettori ha inoltre riconfermato Nong Duc Manh, appartenente alla minoranza Thai e considerato un esponente della corrente moderata, come Segretario generale del partito per i prossimi cinque anni. Sono stati inoltre rinnovati i 150 membri del Comitato Centrale del Partito e i 15 membri del Politburo. Il Congresso ha cambiato il volto dei vertici del PCV e dello Stato nominando alla massima carica statale Nguyen Minh Triet, ex Segretario del Partito di Città Ho Chi Minh, figura di spicco ritenuto vicino alla corrente liberale. Alla guida dell’esecutivo è salito Nguyen Tan Dung - Vice Primo Ministro Permanente dal 1997 - riformista della provincia meridionale di Ca Mau, percepito come leader forte e decisionista, che intende imprimere al suo incarico una maggiore visibilità ed un peso politico superiore a quello dei suoi predecessori. Con Dung e Triet, la troika alla guida del Paese (composta da Segretario Generale del PCV, Presidente della Repubblica e Primo Ministro) ha perso il suo tradizionale equilibrio geografico nord-centro-sud a vantaggio di quest’ultimo, assumendo nel contempo un profilo più dinamico, al quale fa però da contrappeso il rafforzamento della presenza e dell’influenza delle forze armate e della polizia (tradizionale asse dell’ala conservatrice) all’interno del nuovo Politburo, organo direttivo del Partito formato da quattordici membri che sono i reali detentori del potere decisionale.
Il Congresso ha sancito, in occasione del ventennale del “Doi Moi”, i successi conseguiti dalla politica di “Rinnovamento” del Partito, confermandone l’indirizzo riformista caratterizzato dalla crescente liberalizzazione in campo economico e sociale, controbilanciata dall’assenza di aperture sul piano politico interno. Il Congresso ha, quindi, approvato numerosi documenti, tra i quali il rapporto politico, il Piano di azione quinquennale per lo sviluppo socio economico del Paese con l'obiettivo di mantenere una crescita economica dell'8%; in ultimo il rapporto sul rinnovamento del Partito e il suo statuto. Si punta infatti a creare una nuova classe dirigente che abbia “talento e morale”.
La corruzione
La corruzione,ampiamente diffusa nell’amministrazione vietnamita e nei ranghi del PCV, è ritenuta la principale causa del crescente indebolimento del potere del Partito e un conseguente potenziale fattore di implosione del sistema. Il Governo sta conducendo una dura campagna, alla quale anche la stampa locale – soggetta ad una rigida censura – è chiamata ad associarsi. Nel 2006, alla vigilia del decimo Congresso del PCV, l’establishment è stato scosso da un nuovo grave caso di corruzione, noto come “PMU 18”, che ha coinvolto i vertici del Ministero dei Trasporti, al centro di una scandalo sull’uso dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Dal 1° giugno del 2006 è entrata in vigore una nuova legge anti-corruzione, redatta con la consulenza di esperti svedesi, alla quale ha fatto seguito una serie di provvedimenti attuativi, inclusa la costituzione presso il Ministero della Pubblica Sicurezza di un Dipartimento ad hoc cui fa capo una speciale unità anti-corruzione e l’istituzione di una commissione governativa presieduta dal Primo Ministro Nguyen Tan Dung.
Il dissenso e la libertà religiosa
La libertà religiosa, infatti, seppure formalmente riconosciuta dalla Costituzione, è nei fatti negata (anche se si registrano lievi miglioramenti) richiamandosi alla stessa norma costituzionale che prevede anche che “nessuno può strumentalizzare credi e religioni per violare la legge e le politiche dello Stato”. Le chiese protestanti negli altipiani centrali sono state distrutte e i leader della Chiesa Buddista Unificata, dichiarata illegale, sono agli arresti domiciliari.
Continuano, inoltre, le segnalazioni di repressione, tra cui abiure forzate della fede durante riunioni di villaggio, ai danni di membri di Chiese protestanti evangeliche non autorizzate, in particolare negli Altipiani Centrali, nonostante i tentativi da parte del governo di impedire il libero flusso di informazioni.
Si segnala, in proposito, che la US Commission on International Religious Freedom (USCIRF) ha raccomandato al governo USA di inserire il Vietnam nella lista dei “countries of particolar concern” raccomandazione che il governo vietnamita ritiene del tutto errata. Il Vietnam ne era stato escluso a novembre 206 alla vigilia del suo ingresso nel WTO.
Al riguardo, va ricordato che il 15 novembre 2004 è entrata in vigore l’Ordinanza sulle credenze e le religioni. L’ordinanza regola le attività religiose e quelle correlate alle credenze (culto degli antenati) nel paese. Il documento ribadisce il principio costituzionale della libertà religiosa: “ogni cittadino può seguire o non seguire una religione”. Ma tale premessa viene oscurata negli articoli successivi: in essi si “permettono” diverse attività, ma sempre e solo se vi è previa “autorizzazione” governativa. Il controllo statale si esercita a 3 livelli: distrettuale, provinciale e nazionale. I primi 2 livelli sono gestiti dai Comitati del popolo, mentre l’ultimo è di competenza dell’Ufficio per gli affari religiosi e del Primo Ministro. Il Fronte Patriottico è un altro mezzo di controllo. I suoi membri hanno il dovere di “incoraggiare i fedeli e i religiosi ad applicare l’ordinanza” e possono partecipare alla “stesura e supervisione” di ulteriori ampliamenti all’ordinanza.
Lo Stato esercita il suo controllo in tutti i settori delle attività religiose: ogni organizzazione, per vivere, deve essere riconosciuta e registrata. Lo stesso vale per “congregazioni, conventi e forme di vita religiosa in comune”. Lo Stato stabilisce anche i programmi didattici e extra-didattici e seleziona gli iscritti. Le attività e le iniziative vanno programmate annualmente e si possono eseguire solo dopo autorizzazione governativa.
Inoltre, le ordinazioni, promozioni e nomine all’interno delle gerarchie religiose sono regolate dai “codici e dalle procedure delle singole comunità”. I candidati, però, vengono valutati dallo Stato, che ne giudica la validità dal punto di vista morale e civico. La predicazione è permessa solo nei luoghi di culto, anche questi stabiliti dalle autorità statali.
L’ordinanza prevede però che la libertà religiosa in Vietnam venga sospesa qualora “minacci l’unità dello Stato” (secondo il testo, infatti, ecclesiastici e religiosi “devono” insegnare ai fedeli i “valori della patria e il rispetto delle leggi”); sia “contraria ai buoni costumi”; minacci “la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico”; rappresenti un pericolo per “la vita, la dignità, l’onore e la proprietà”.
Il Vietnam conta 52 milioni buddisti, 7 milioni cristiani e 4 milioni di caodaisti. I cattolici – almeno quelli registrati ufficialmente - sono 6 milioni.
Contesto attuale
Il Paese conserva, come facciata, un suo volto ideologico, ma comincia a manifestare, dalle fondamenta, una genuina aspirazione al cambiamento di cui sono i principali interpreti le nuove generazioni di leader sempre più aperti al mondo esterno.
Anche all’interno del Partito il dibattito tra conservatori e riformisti è indice di un lento cambiamento. Da un lato, il saldo potere del Partito ha reso il Vietnam uno dei Paesi più stabili dell’area; dall’altro, è ormai necessario fare i conti con la difficile gestione del divario tra un’economia in forte crescita e una società civile che va gradualmente svegliandosi da un lungo letargo. La crescita economica ha contribuito a stimolare la società civile e la stessa Assemblea nazionale che ha recentemente esortato il governo a procedere speditamente nella realizzazione di un’economia di mercato.
Al deciso impulso innovatore in campo economico, il regime contrappone un monolitismo politico che tende a contrastare ogni forma di dissenso. Pesanti sono le limitazioni sofferte dalle numerose minoranze etniche e religiose del Paese, viste dal regime come potenziali e pericolosi focolai di opposizione.
Il trattamento delle minoranze e in generale il rispetto dei diritti umani sono due tematiche sulle quali si è concentrata l’attenzione della Comunità Internazionale, soprattutto dopo la dura repressione delle proteste delle minoranze etniche dei “Montagnards” scoppiate negli Altipiani Centrali del Vietnam nel febbraio del 2001.
Priorità di politica estera
Da una politica ispirata alla conquista e alla difesa dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale e alla lotta al capitalismo e all’imperialismo, dopo il crollo dell’URSS – principale alleato e sovvenzionatore dell’economia vietnamita - il Vietnam ha dovuto ripensare il suo sistema di relazioni internazionali, spinto anche dalla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e di nuovi partner che possano essere co-garanti della sicurezza e della stabilità del quadro regionale ed internazionale. Dai primi anni novanta il Vietnam persegue quindi la politica “friend with all”, basata su:
· piena integrazione nel sistema delle relazioni internazionali e multilateralismo;
· rafforzamento della cooperazione regionale soprattutto in ambito ASEAN;
· normalizzazione e sviluppo dei rapporti con i principali partner asiatici;
· apertura a nuovi partner strategici, in particolare agli Stati Uniti e all’Unione Europea;
· mantenimento di relazioni amichevoli con i Paesi socialisti e altri partner tradizionali.
Il nuovo corso “friend with all” riflette il crescente pragmatismo subentrato all’approccio ideologico come fondamento ispiratore della politica estera vietnamita e risponde all’esigenza di garantire il mantenimento di un ambiente internazionale stabile e funzionale al processo di rinnovamento e sviluppo economico del Paese.
Prospettive
Il Partito Comunista del Vietnam rimarrà saldamente al potere nei prossimi anni ed il suo Segretario generale, Nong Duc Manh, continuerà a svolgere una funzione stabilizzatrice nel corso del suo secondo mandato. Anche se il Parlamento è destinato a giocare un ruolo sempre più forte, il Partito continuerà ad opporsi a qualsiasi forma di vero cambiamento ma si concentrerà sulla lotta alla corruzione[8] per difendere la reputazione del partito e la sua legittimazione. La stampa è destinata a rimanere, comunque, sotto il controllo del partito e i candidati indipendenti alle prossime elezioni dovranno essere approvati dal partito. Il governo sostiene di non avere arrestato nessuno per le sue idee politiche, ma di fatto, gli attivisti che sostengono una maggiore apertura democratica sono trattati da criminali comuni e incarcerati per presunto spionaggio o sabotaggio.
Il Vietnam continuerà ad essere considerato una “economia non di mercato” per altri 12 anni dall’ingresso nel WTO, rendendo più facile per gli altri membri la possibilità di adottare misure anti-dumping nei confronti delle esportazioni vietnamite.
Hanoi si destreggia con abilità tra i suoi due principali partner bilaterali, Cina e Stati Uniti, entrambi storici antagonisti del Vietnam fino ad epoca recente. Pechino e Washington sono oggi invece ambedue corteggiate dalla leadership vietnamita in un triangolo diplomatico che mira a bilanciare l’influenza cinese. La Cina esercita infatti un peso molto rilevante sulla politica estera del Vietnam, perché rappresenta al contempo un Paese vicino, una potenza regionale e globale ed un fratello ideologico. I rapporti sino-vietnamiti restano caratterizzati da una profonda ambivalenza, dovuta: ad un lontano ma lungo passato di dominazione, che ha profondamente segnato la storia, la cultura e la società vietnamita; all’appartenenza a due blocchi contrapposti durante gli anni la guerra fredda e ad attriti di vecchia data legati a perduranti controversie e rivendicazioni territoriali. Le relazioni tra i due Paesi hanno conosciuto una fase di graduale normalizzazione a partire dagli inizi degli anni novanta.
Sul piano politico, il momento di svolta e’ stata la firma nel 1999 di due accordi per la delimitazione delle frontiere terrestri e delle acque territoriali nel Golfo del Tonchino. Questa ritrovata “concordia”– sulla quale esistono all’interno del PCV orientamenti diversi che contrappongono i conservatori filo-cinesi ai moderati filo-occidentali – ha ricevuto un’ulteriore conferma con la visita del Segretario Generale del PCC e Presidente della RPC Hu Jintao, svoltasi nel novembre del 2006 a margine del Vertice APEC di Hanoi. La presenza della Cina continua comunque ad essere percepita da Hanoi come insidiosa ed “ingombrante” (il ricordo dell’ultimo attacco cinese al Vietnam del 1979 è ancora vivo nella memoria collettiva) e viene controbilanciata da una parte con una politica di apertura verso gli Stati Uniti – ora visti come elemento di stabilità nella regione asiatica – e dall’altra attraverso il rafforzamento della cooperazione in ambito ASEAN, in grado di esercitare al tempo stesso un effetto psicologico di contenimento dell’egemonia cinese e di acquietamento delle insicurezze vietnamite.
La controversia sulla sovranità delle isole Spratleys e Paracel continua ad essere il principale pomo della discordia tra Cina e Vietnam, in ragione della presunta ricchezza di gas e petrolio dei due arcipelaghi. Anche su queste dispute territoriali, il dialogo ha fatto registrare qualche progresso, come dimostrato dall’intesa firmata nel novembre del 2006 dalle compagnie petrolifere dei due Paesi (la Petrovietnam e la China National Offshore Oil Corporation) che prevede l’esplorazione congiunta dei fondali del Golfo del Tonchino.
In costante crescita sono i legami con il Giappone, primo Paese donatore con un volume complessivo di aiuto pubblico allo sviluppo di 11 miliardi di dollari dal 1992 al 2005, pari ad un terzo dell’APS totale ricevuto dal Vietnam nel periodo in questione. La visita a Tokyo del Primo Ministro Nguyen Tan Dung nell’ottobre 2006 ha confermato l’eccellente cooperazione con il Giappone, tra i primissimi partner per Hanoi anche nell’interscambio e negli investimenti.
Dagli anni novanta sono sensibilmente migliorati i rapporti con la Corea del Sud, considerata da Hanoi un modello di sviluppo replicabile in Vietnam; mentre dopo anni di “congelamento” dei rapporti tra Hanoi e Pyongyang, nell’ultimo quinquennio si è assistito ad una graduale ripresa delle relazioni con la Corea del Nord testimoniata dalla visita nell’ottobre 2007 di una delegazione guidata dal Primo Ministro Kim Yong Il, finalizzata all’approfondimento dell’esperienza del “rinnovamento” vietnamita. Dopo l’adesione all’ASEAN, nel 1995, il Vietnam ha rafforzato la cooperazione con i partner dell’area del Sudest asiatico a cominciare dalla Thailandia e dai suoi due vicini, Cambogia e Laos, quest’ultimo politicamente considerato un satellite di Hanoi.
La ferma determinazione ad uscire dal sottosviluppo e la crescente integrazione nell’economia globale sono alla base del pragmatismo divenuto filo conduttore dei rapporti del Vietnam con il mondo esterno e con i partner occidentali in particolare. Da questo approccio pragmatico hanno tratto grande beneficio soprattutto i rapporti con gli Stati Uniti, ufficialmente ristabiliti nel 1995. La svolta decisiva nelle relazioni tra i due Paesi è avvenuta nel luglio del 2000, con la firma di un trattato bilaterale di libero commercio che ha assunto il significato e la portata di un accordo di amicizia e cooperazione. Le relazioni con gli Stati Uniti hanno conosciuto nel recente passato non pochi momenti di attrito, legati alle critiche americane sulla insufficiente tutela dei diritti umani in Vietnam, che hanno raggiunto l’apice tra il 2004 ed il 2006 con la designazione del Paese come “Country of Particular Concern” per le violazioni della libertà di religione e per la scarsa tolleranza verso le chiese protestanti ed i gruppi religiosi non riconosciuti.
Le due tappe storiche nel processo di piena normalizzazione nei rapporti sono state la visita ad Hanoi del Presidente Bush nel novembre 2006 – la seconda di un Presidente americano dopo quella compiuta da Clinton nel 2000 – a cui ha fatto seguito la visita del Presidente Triet a Washington nel giugno del 2007.
Un sentimento di tradizionale simpatia e fratellanza permane tra il Vietnam ed i Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale ora membri dell’UE, che possono fare da àncora con l’Europa e arricchire di contenuti il dialogo con l’Europa a 27. Un posto speciale nella politica estera vietnamita spetta ancora alla Russia, considerato un partner privilegiato e sotto certi aspetti strategico, anche se in chiave non più ideologica. Le relazioni russo-vietnamite oggi si concentrano su settori estremamente importanti come l’energia (nucleare e petrolio) e le tecnologie militari, oltre che nella formazione e nell’educazione.
Il Vietnam ha fatto del multilateralismo efficace una delle priorità della sua politica estera. Membro dell’ONU e delle relative agenzie, il Vietnam si professa convinto sostenitore del ruolo svolto dalle NU come garante della pace e della stabilità internazionale. Per poter assolvere efficacemente questo ruolo, le NU necessitano – nell’ottica vietnamita - di una riforma che ne rafforzi la capacità operativa e la democraticità. La posizione vietnamita sulla riforma del Consiglio di Sicurezza risulta distante dalla nostra: Hanoi si è infatti pronunciata a favore dell’aumento sia dei membri permanenti sia di quelli non permanenti del Consiglio ed in passato ha espresso sostegno alle ispirazioni di Germania, Giappone, India e (anche se non espressamente) Brasile.
Nel maggio 2007, in occasione delle consultazioni in Assemblea Generale sul primo rapporto dei “facilitatori”, Hanoi ha espresso interesse e ha valutato positivamente i contenuti del Rapporto stesso, senza esprimere giudizi di sostanza su possibili modelli di riforma. Nell’ottobre 2007 il Vietnam è stato eletto come membro non permanente nel Consiglio di Sicurezza, organo del quale entrerà a far parte per la prima volta nel biennio 2008/2009. L’Italia ha appoggiato la candidatura vietnamita in base ad un accordo di reciproco sostegno finalizzato nel 2003.
Membro attivo dell’ASEAN dal 1995, il Governo di Hanoi sostiene la necessità di rafforzare la cooperazione regionale per giungere ad una vera e propria integrazione economica tra gli Stati del Sudest asiatico e vede con favore il decollo del nuovo esercizio “East Asia Summit”, nell’ambito del quale all’ASEAN spetta a giudizio di Hanoi il ruolo di guida e di fulcro dell’articolata architettura regionale.
Membro dell’ARF e dell’APEC dal 1999, il Vietnam ha centrato nel 2006 il suo principale obiettivo di politica estera: l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio, ufficialmente avvenuta l’11 gennaio 2007 dopo oltre undici anni di lunghi e faticosi negoziati. Il 14° Vertice APEC svoltosi ad Hanoi nel novembre del 2006 ha rappresentato per il Paese un altro grande traguardo di politica estera, segnando una fondamentale tappa nel processo di pieno inserimento del Vietnam nella comunità internazionale e di riconoscimento su scala mondiale del successo del suo corso di “rinnovamento”.
Relazioni con l’Unione Europea
Il Vietnam riconosce all’UE il ruolo di partner strategico, alla luce dei seguenti fattori:
· l’UE inizia ad essere percepita come un attore importante sul piano politico come testimoniano l’adozione del Master Plan da parte del Governo vietnamita e l’impegno a partecipare ad un dialogo bilaterale UE/VN sul tema del rispetto dei diritti dell’uomo. Da parte vietnamita si auspica che vengano lanciati al più presto i negoziati per un nuovo Accordo di Partenariato e Cooperazione;
· il ruolo dei Paesi europei e della Commissione come fonti di aiuto pubblico allo sviluppo;
· l’importanza del mercato europeo per le esportazioni vietnamite (il secondo dopo gli Stati Uniti). L’UE e’ anche un significativo fornitore di investimenti diretti.
L’Unione Europea è il terzo partner commerciale del Vietnam e nel 2006 l’interscambio bilaterale ha raggiunto i 9,87 miliardi di dollari, a fronte dei 10,4 miliardi dell’interscambio con la Cina ed i 9,93 con il Giappone. La bilancia commerciale è tradizionalmente favorevole al Vietnam che nel 2006 ha riscontrato un surplus record con l’Unione Europea di 4,43 miliardi di euro. L’UE nel 2006 è stata nel suo complesso il secondo investitore, dopo il Giappone, in termini di capitale effettivamente implementato, con circa 4,2 miliardi di dollari; tra i primi dieci investitori stranieri in Vietnam figurano all’agosto 2007 Paesi Bassi e Francia.
L’UE (Commissione e Stati membri) risulta essere, in base ai pledge formulati nel 2006, il secondo donatore di aiuto allo sviluppo dopo la Banca Asiatica di Sviluppo e davanti a Giappone e Banca Mondiale, il primo in termini di doni.
Il programma di cooperazione della Commissione Europea per il 2007-2013 prevede la concessione di aiuti per 160 milioni di euro destinati prevalentemente al supporto della strategia di riforme istituzionali e di riduzione della povertà attraverso lo strumento del sostegno al bilancio nel quadro dello schema dei Poverty Reduction Support Credit (PRSC) lanciato della Banca Mondiale ed alla cooperazione nel campo della sanità.
Due importanti interventi promossi dalla Commissione Europea sono il programma di assistenza all’ingresso del Vietnam nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che proseguirà anche nella fase post-accessione, e il progetto di supporto allo sviluppo del settore privato. Il Vietnam inoltre beneficia di circa 10/20 milioni di euro annui nel quadro dei programmi regionali a favore del Sudest asiatico.
L’Unione Europea ha fornito un forte sostegno al Vietnam nel processo di adesione all’OMC: oltre a fornire assistenza alle istituzioni vietnamite, l’UE è stato il primo partner a concludere i negoziati bilaterali in vista dell’accessione ed ha anticipato, con l’accordo di early harvest firmato nel dicembre 2004, l’entrata in vigore di misure di liberalizzazione commerciale nei reciproci rapporti ben prima del formale ingresso del Vietnam nel WTO. L’accordo, confermato dal Consiglio Europeo del 16 marzo 2005, ha portato alla sospensione delle quote sull’importazione di prodotti tessili dal Vietnam a partire dal 1 aprile 2005. Nel corso del 2005 e del 2006 le relazioni bilaterali UE-Vietnam hanno risentito delle difficoltà sorte riguardo alla procedura antidumping sulle calzature in pelle, che ha portato all’adozione dapprima di misure provvisorie e, dal 7 ottobre 2006, all’imposizione di dazi antidumping definitivi del 10% per un periodo di due anni.
Nei prossimi anni due saranno le questioni centrali nelle relazioni economiche e commerciali tra Vietnam ed UE: da una parte l’aspirazione di Hanoi a vedersi riconosciuto lo status di economia di mercato, dall’altra il negoziato per la creazione di un’area di libero scambio UE-ASEAN, avviato nel luglio di quest’anno, per il quale il Vietnam funge da coordinatore per la parte asiatica.
Dal 2003 è stata istituzionalizzata una formula di dialogo sui diritti umani che si svolge in due sessioni annuali ad Hanoi a livello di locale troika UE e alti funzionari vietnamiti. Da parte europea è stato proposto un nuovo formato con il quale si intende conferire al dialogo una maggiore efficacia per affrontare le tematiche di precipuo interesse per l’UE, quali la tutela dei diritti delle minoranze degli Altipiani Centrali e Nord-occidentali del Paese, l’esercizio delle libertà civili (in particolare libertà di espressione, stampa e religione) e l’applicazione della pena di morte.
Dal 25 al 27 novembre del 2007, il Presidente della Commissione Europea Barroso si è recato in visita ufficiale in Vietnam nell’ambito del suo tour asiatico. Si tratta della prima visita effettuata nel Paese da parte di un Presidente della Commissione Europea, che va pertanto interpretata come un importante segnale della volontà dell’UE di rafforzare le relazioni bilaterali con il Vietnam. Il Presidente Barroso ha incontrato il Primo Ministro vietnamita Nguyen Tan Dung: nell’occasione è stato ufficialmente avviato il negoziato per il nuovo Accordo di Cooperazione e Partenariato, che sostituirà il precedente, risalente al 1995 ed incentrato principalmente sulla sfera economico-commerciale. Il negoziato dovrebbe protrarsi per almeno un anno e mezzo. Quanto ai contenuti, il nuovo Accordo di Cooperazione e Partenariato dovrebbe estendersi anche all’ambito della tutela dei diritti umani, oltre a prevedere una più stretta collaborazione in aree quali i cambiamenti climatici, l’energia, la scienza e la tecnologia, la salute, la giustizia, la libertà e la sicurezza.
I rapporti con la Santa Sede
Dopo la visita in Vietnam di una delegazione della Santa Sede avvenuta nel marzo 2007, sono allo studio modalità concrete per avviare il processo di allacciamento delle relazioni diplomatiche (si ricorda che a fine gennaio 2007 il Papa aveva ricevuto il Primo Ministro Nguyen Tan Dung). In Vietnam la delegazione ha incontrato, tra gli altri, i membri del Comitato per gli Affari religiosi con i quali sono stati sollevati i temi della libertà religiosa, delle nomine vescovili nonché della vita e dell’attività della chiesa cattolica in Vietnam (i cattolici costituiscono, secondo Asia News, l’8% della popolazione). La delegazione vaticana ha reso visita al vice-ministro degli Affari esteri, Le Cong Phung, al vice-presidente della commissione per gli Affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista del Vietnam, Pham Xuan Son, al presidente del Comitato per gli Affari esteri dell’Assemblea nazionale, Vu Mao. In queste occasioni, “è stata sollevata la questione della normalizzazione dei rapporti con la Santa Sede”. Al riguardo, la parte vietnamita ha dato assicurazioni che, su istruzione del Primo Ministro, i competenti organi sono già al lavoro, mentre sono state esaminate insieme alcune modalità concrete per avviare il processo di allacciamento delle relazioni diplomatiche”.
I diritti umani
La problematica del rispetto dei diritti dell’uomo (detenzione arbitraria, applicazione ancora ampia della pena di morte, limitazioni imposte alla libertà di religione e di espressione, vessazioni subite dalle minoranze etniche e religiose) costituisce uno degli aspetti più critici del dialogo politico tra il Vietnam e la comunità internazionale. Il quadro complessivo della situazione della tutela dei diritti umani nel Paese ha conosciuto in questi ultimi anni una evoluzione positiva soprattutto in alcuni ambiti, come quello della libertà di religione e della situazione delle minoranze etniche “Montagnards” degli Altipiani Centrali. Tuttavia, secondo un rapporto presentato nel giugno 2006 dall'organizzazione americana per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW), il Vietnam continuerebbe ad arrestare, perseguitare e torturare rifugiati Montagnards (termine collettivo usato per indicare le minoranze etniche degli Altipiani Centrali) rientrati[9] dai campi profughi della Cambogia.
Più di 1.000 Montagnards, infatti, sono fuggiti dal Vietnam in Cambogia dopo i disordini del febbraio 2001 e nell’aprile 2004, in cui reclamavano il rispetto della libertà religiosa e la restituzione delle loro terre. L’organizzazione afferma che più di 350 Montagnards sono stati incarcerati dal 2001, per lo più per le loro attività religiose e politiche sulla base di vaghi motivi di disordine pubblico e pericolo per l a sicurezza nazionale.
Si registrano poi scarsi progressi o segnali invece non incoraggianti in altri ambiti, come quello della libertà di stampa e di espressione o della condizione delle minoranze etniche degli Altipiani Nord-occidentali. Il governo reagisce tuttora duramente nei confronti di qualsiasi forma di dissenso qualificando tali manifestazioni come atti che violano la legge e mettono in pericolo la sicurezza, l’ordine sociale e la stabilità del paese. Il Vietnam continua pertanto a presentare un profilo controverso e ad essere oggetto di attenzione e monitoraggio da parte della comunità internazionale
A partire dal 2003 l’Unione Europea – sotto la Presidenza italiana - ha istituzionalizzato una formula di dialogo sui diritti umani con il Vietnam, che prevede lo svolgimento in loco a livello di Ambasciatori della troika e di funzionari vietnamiti di due riunioni annuali, volte a promuovere una maggiore comprensione e un confronto dialettico e costruttivo in tema di tutela dei diritti dell’uomo.
Peraltro il 15 maggio 2007 la Presidenza tedesca dell’Unione europea ha deplorato le sentenze di condanna contro otto attivisti per i diritti umani comminate nelle ultime settimane e il 2 maggio scorso, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha votato all'unanimità la condanna a questa intensificazione di arresti che, come in passato, aumenta nei periodi pre-elettorali.
QUADRO ECONOMICO[10]
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Superate le emergenze dei conflitti protrattisi fino al 1980, le autorità vietnamite hanno riconosciuto la necessità di riformare l’economia, in gravissima crisi, e spezzare l’isolamento internazionale del Paese (fino al 1994 gli USA hanno mantenuto l’embargo economico e commerciale). Nel 1986 il governo di Hanoi ha avviato un processo di apertura e di rinnovamento economico “doi moi”, anche mediante l’introduzione di misure per la transizione verso l’economia di mercato. La nuova politica ha prodotto risultati positivi dal punto di vista economico e sociale e dell’apertura del Paese nel contesto internazionale.
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2006)
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PIL a parità di potere di acquisto |
262,5 miliardi dollari USA |
Composizione per settore |
agricoltura 20%; industria 41,9%; servizi 38,2% |
Crescita PIL (%) |
8,2% |
PIL pro capite a parità di potere di acquisto |
3.100 dollari USA (Italia: 29.200) Si segnalano a titolo comparativo i PIL pro capite di Cina (7.600), Tailandia (9.100), Filippine (5.000), Indonesia (3.800). |
Inflazione (%) |
7,5 |
Tasso di disoccupazione |
2 % |
Debito estero |
20,92 miliardi di dollari USA |
Fonti: The Cia Worldfactbook 2007 |
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Dopo decenni di isolamento, caratterizzati da un’economia centralizzata di stampo sovietico, il Vietnam si è progressivamente aperto all’economia di mercato ed alla globalizzazione e registra da oltre dieci anni tassi di crescita estremamente elevati, che vanno rapidamente riducendo il suo gap rispetto alle tradizionali “tigri asiatiche”.
L’adozione della politica di rinnovamento (Doi Moi), ufficialmente proclamata nel 1986, ha infatti avviato il Vietnam su un sentiero di sviluppo molto simile a quello della Cina. Il percorso di rapida crescita avviato negli anni novanta, dopo un rallentamento dovuto alla “crisi asiatica” del triennio 1997-99, ha ripreso slancio dopo il 2000: negli ultimi cinque anni il Paese ha infatti registrato un tasso di crescita medio del 7,5%. Resta vitale la spinta riformista del Partito e del Governo, che mira alla creazione di una economia mista, posta sotto il controllo dirigista dello Stato, ma che riserva alle forze del mercato una posizione di centralità, anche tramite lo sviluppo di un tessuto di piccole e medie imprese in tutta una serie di comparti economici.
La “Strategia per lo sviluppo socio-economico 2006-2010” - adottata durante il decimo Congresso del Partito Comunista tenutosi nell’aprile del 2006 – si prefigge di completare il passaggio dal sottosviluppo alla piena industrializzazione del Paese entro il 2020 (con l’obiettivo intermedio di rendere il Vietman un “middle income Country” entro il 2010), migliorando la qualità della vita dei cittadini, potenziando la rete di infrastrutture ed innalzando il profilo e la reputazione del Vietnam sulla scena internazionale. Lo sviluppo della rete delle infrastrutture, soprattutto nel campo dei trasporti e della produzione di energia, è considerato una premessa essenziale per sostenere la rapida espansione dell’economia.
Le autorità vietnamite hanno recentemente dichiarato l’intenzione di accelerare il processo di riorganizzazione e privatizzazione parziale (“equitizzazione”) delle imprese pubbliche, che si e’ sinora realizzato in misura molto limitata e con estrema lentezza, a causa delle forti resistenze poste dai managers e dai gruppi di interesse costituitisi intorno alla vecchie imprese di Stato. Nel contempo dal 2006 è stata avviata una riforma del sistema bancario, che porterà all’”equitizzazione” delle banche commerciali di proprietà statale e ad una migliore definizione dei compiti di vigilanza sul sistema da parte di una Banca Centrale (State Bank of Vietnam) che dovrebbe acquisire maggiore autonomia rispetto al Governo.
Nel corso del 2006 il Vietnam ha concluso il processo negoziale, durato oltre 11 anni, per l’accessione all’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’11 gennaio del 2007 ha aderito al WTO.
L’Unione Europea ha fornito un forte sostegno al Vietnam nel processo di adesione all’OMC: oltre a fornire assistenza alle istituzioni vietnamite, l’UE e’ stato il primo partner a concludere i negoziati bilaterali in vista dell’accessione ed ha anticipato, con l’accordo di early harvest firmato nel dicembre 2004, l’entrata in vigore di misure di liberalizzazione commerciale nei reciproci rapporti ben prima del formale ingresso del Vietnam nel WTO.
L’obiettivo dell’adesione all’OMC ha costituito un potente stimolo alle riforme interne e all’adozione di importanti strumenti normativi. In particolare le nuove leggi in materia di investimenti ed imprese, entrate in vigore il 1° luglio 2006, mirano a semplificare il quadro giuridico rimuovendo gran parte delle disparità di trattamento pre-esistenti tra imprese vietnamite e straniere.
L’Italia ha favorito e sostenuto il processo di accessione del Vietnam all’Organizzazione Mondiale del Commercio, finanziando attraverso la Cooperazione italiana un progetto bilaterale di assistenza tecnica volto a facilitare il raggiungimento di tale obiettivo. Il programma – del valore complessivo di 750 mila euro, diretto dal Professor Claudio Dordi dell’Università Luigi Bocconi di Milano – si è articolato in attività di formazione di funzionari vietnamiti ed di ricerca sul tema dei sussidi nel settore agricolo e in alcuni comparti industriali.
Il Vietnam ha compiuto straordinari progressi nella lotta alla povertà: il tasso di povertà si e’ ridotto dal 70% degli anni ottanta all’attuale 20%. Un risultato meritevole di nota ed apprezzamento - la migliore performance realizzata da un Paese in via di sviluppo secondo l’UNDP - favorito anche dalla sostenuta crescita economica. Si sta però accrescendo il divario tra le aree urbane e quelle rurali e la povertà rimane un problema significativo soprattutto negli Altopiani Nordoccidentali e Centrali, abitati in prevalenza da minoranze etniche.
Nonostante il rapido processo di industrializzazione in corso, è l’agricoltura che ancora assorbe il 53% circa della popolazione attiva, sebbene contribuisca solo al 16% circa del PIL. Il restante 84% del reddito è fornito, in parti uguali pressoché, da industria e servizi, che impiegano rispettivamente il 21 ed il 25% della forza lavoro.
Il 26 ottobre 2007 il Consiglio Esecutivo del FMI ha concluso la periodica analisi della politica macroeconomica del Vietnam. La discussione in seno al Consiglio si è basata sugli esiti della missione del FMI ad Hanoi svoltasi dal 18 al 27 giugno del 2007. In linea con tutte le più recenti valutazioni (tra cui quelle degli esperti di Rischio Paese dell’OCSE che nella riunione del 28-29 marzo 2007 avevano deciso l’upgrading del Vietnam dalla quinta alla quarta categoria di rischio), i Direttori Esecutivi del FMI hanno riconosciuto la positiva gestione della politica macroeconomica da parte delle Autorità vietnamite, sottolineando gli elevati tassi di crescita, la riduzione della vulnerabilità esterna ed il miglioramento degli indicatori di povertà.
RAPPORTI BILATERALI (a cura del MAE)
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Ambasciatore d'Italia in Vietnam
S.E. ALFREDO MATACOTTA CORDELLA
Ambasciatore del Vietnam in Italia
S.E. NGUYEN VAN NAN
Il Vietnam guarda con grande simpatia all’Italia per la solidarietà e l’appoggio ricevuti durante il conflitto con gli USA e per la sollecita ripresa dei rapporti bilaterali e delle attività di cooperazione allo sviluppo seguite alla rottura dell’isolamento del Vietnam dopo il ritiro dalla Cambogia ed il crollo del blocco sovietico. Le relazioni diplomatiche italo-vietnamite sono state ufficialmente instaurate nel marzo del 1973 con il riconoscimento formale della Repubblica Socialista del Vietnam. Dopo la caduta di Saigon e la riunificazione del Paese, nel 1975 è stata istituita la nostra Ambasciata ad Hanoi.
I rapporti bilaterali hanno ripreso slancio a partire dagli anni novanta quando l’avvenuto ritiro dell’esercito vietnamita dalla Cambogia e la graduale accelerazione delle riforme economiche (Doi moi) hanno dato il via alla nostra linea di politica estera con il Vietnam, che si basa su:
Il dialogo bilaterale è entrato in questi ultimi anni in una fase di grande dinamismo sostenuta da un’intensificazione senza precedenti dei contatti e delle visite nelle due direzioni. Per rispondere alle reciproche aspettative per una partnership rafforzata che rifletta le potenzialità e la nuova realtà del rapporto tra i due Paesi, l’Ambasciata d’Italia ed il Ministero degli Esteri hanno allestito l’iniziativa “Arcobaleno italiano in Vietnam”, un ricco evento contenitore che da aprile ad ottobre 2007 ha proposto oltre quaranta iniziative di carattere culturale, economico-commerciale e tecnico-scientifico. “Arcobaleno italiano” – prima e unica manifestazione di tale impatto mai realizzata in Vietnam – è stato inaugurato dal Sottosegretario Gianni Vernetti nell’aprile 2007 in concomitanza con la mostra “Piemonte Torino Design”, promossa dalla Regione Piemonte, e si è chiusa con l’esposizione “Italian Genius Now”, realizzata dal Centro Arte Pecci di Prato con il supporto del Ministero degli Esteri, della Regione Toscana e di sponsor privati, in occasione della visita del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema.
Il 2007 ha rappresentato un momento di svolta nei rapporti bilaterali, testimoniato dalla missione in Italia del Primo Ministro Nguyen Tan Dung (che ha incontrato il Presidente del Consiglio Romano Prodi ed il Ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani) e culminato nella visita ufficiale del Ministro degli Esteri On. Massimo D’Alema, che si è recato ad Hanoi e Ho Chi Minh City dal 7 al 9 ottobre 2007. La visita (la prima del Ministro D’Alema nel Sudest asiatico) ha costituito un’ulteriore e significativa testimonianza dell’interesse dell’Italia verso l’area e verso un Paese emergente come il Vietnam impostosi all’attenzione della comunità internazionale per il suo straordinario processo di sviluppo socio-economico e per il crescente profilo assunto sul piano regionale ed internazionale. Il Ministro D’Alema ha incontrato il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri, Pham Gia Khiem, il Presidente della Repubblica Nguyen Minh Triet, ed il Vice Segretario Generale del Partito Comunista, Truong Tan Sang. Oggetto dei colloqui sono state le principali questioni dell’attualità internazionale e regionale (anche alla luce del prossimo ingresso del Vietnam nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2008-2009), il rafforzamento della collaborazione bilaterale e lo sviluppo dei rapporti tra Vietnam ed Unione Europea.La visita, che ha visto anche la partecipazione di una delegazione guidata dal Sottosegretario al Commercio Internazionale, On. Mauro Agostini, ha avuto una forte connotazione economica, sottolineata dall’obiettivo di incoraggiare le imprese italiane a cogliere le ampie opportunità di affari e di investimento offerte dal Vietnam. A tal fine il Ministro D’Alema è intervenuto ad un seminario sulla collaborazione bilaterale nel campo dello sviluppo industriale e delle infrastrutture, al quale ha partecipato un ristretto gruppo di nostri operatori (Finmeccanica, Ferrovie dello Stato, ANAS, Alstom, Fantuzzi, Fincantieri, Piaggio, Danieli, Technip, MTS, Ansaldo Sistemi Industriali, Intesa Sanpaolo). A margine del seminario, ANAS e Ferrovie dello Stato hanno firmato due protocolli di intesa con le rispettive controparti vietnamite. Il Ministro D’Alema ha inoltre partecipato ad un seminario sui rapporti UE-Vietnam e sul nuovo Accordo di Partenariato e Cooperazione, i cui negoziati dovrebbero essere avviati dalla Commissione Europea entro la fine del 2007. La missione del Ministro D’Alema è stata preceduta nell’aprile del 2007 dalla visita del Sottosegretario Gianni Vernetti, che ha firmato con il suo omologo Le Cong Phung il memorandum di cooperazione politica.
Prima della visita del Primo Ministro Nguyen Tan Dung, numerose sono state negli ultimi due anni le delegazioni di Hanoi che hanno scelto l’Italia come meta di viaggi di studio e di lavoro. Nel 2006 il Vice Ministro della Cultura Le Tien Tho ha partecipato all’inaugurazione del festival “Il drago e la farfalla” promosso dalla Provincia di Roma e al seminario sul “Vietnam del Doi Moi” organizzato dal Ministero degli Esteri; nel settembre dello stesso anno il Ministro del Commercio Le Thi Ngan ha avuto incontri al Ministero degli Esteri e al Ministero del Commercio Internazionale per studiare il modello di sviluppo economico italiano ed il sistema delle piccole e medie imprese; nel successivo mese di ottobre una folta missione imprenditoriale guidata dal Vice Ministro dell’Industria Dao ha partecipato a forum d’affari a Roma e Venezia. Le visite a livello ministeriale e tecnico sono proseguite anche nel 2007, da ultimo è stato a Roma il Vice Ministro della Funzione Pubblica, Tran Huu Hung, che ha avuto un intenso calendario di incontri presso le omologhe istituzioni italiane.
Sul piano parlamentare, sono state poste le basi per una cooperazione piu’ attiva tra i rispettivi parlamenti a seguito della visita dell’allora Presidente della Camera dei Deputati Casini nel gennaio 2005 che ha partecipato come ospite d’onore dell’Assemblea Nazionale vietnamita al 13° Forum Parlamentare Asia-Pacifico di Ha Long. La visita e’ stata ricambiata dalla Presidente dell’Assemblea Nguyen Van An nel marzo dello stesso anno e in tale occasione e’ stata decisa la creazione di un gruppo interparlamentare misto avente il compito di seguire e sviluppare i rapporti con il Vietnam.
Dall’11 al 14 novembre 2007 si è svolta una importante missione della Regione Lombardia, guidata dal Presidente On. Formigoni, accompagnato da una nutrita delegazione istituzionale, da rappresentanti di enti ed associazioni di categoria e da operatori economici interessati ad esplorare le opportunità d’affari esistenti nel Paese. Cooperazione in campo ambientale, infrastrutturale e universitario i principali ambiti di collaborazione approfonditi nel corso degli incontri.
Il 20 novembre del 2007 il Ministero degli Esteri vietnamita ha confermato ufficialmente la decisione di appoggiare la candidatura dell’Italia per una eventuale rielezione nel Consiglio dell’IMO (International Maritime Organization) tra i Paesi della Categoria A. L’elezione si terrà contestualmente alla XXV riunione dell’Assemblea Generale dell’organizzazione nella città di Londra.
Le relazioni economiche e commerciali sono al di sotto del loro potenziale e le imprese italiane non colgono ancora pienamente le opportunità offerte dal Vietnam. L’interscambio commerciale, che era triplicato tra il 1999 ed il 2003 ha toccato nel 2006, secondo i dati ISTAT, un valore record di 912 milioni di euro, grazie alla ripresa delle esportazioni italiane (+38.2%), dopo due anni in cui il trend e’ stato negativo, ed alla continua crescita dell’import dal Vietnam (+29.5%). Si rileva però una riduzione della quota italiana sul totale dell’export vietnamita, che si e’ ora attestata sullo 0.7% del totale. Le difficoltà dell’export italiano, negli ultimi anni sono state legate soprattutto al tasso di cambio sfavorevole ed alla crescente concorrenza asiatica nel settore dei macchinari. Il nostro Paese e’ al diciannovesimo posto quale Paese fornitore (terzo in ambito UE dopo Francia e Germania), ed al diciottesimo quale mercato di sbocco, assorbendo l’1,6% sul totale dell’export vietnamita. I dati provvisori ISTAT relativi ai primi sei mesi del 2007 mostrano un incremento delle esportazioni italiane del 53,5% circa (per un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un incremento dell’export vietnamita nello stesso arco di tempo del 14,7% circa (348 milioni di euro).
I settori preponderanti negli scambi tra Italia e Vietnam, per quanto riguarda le importazioni, sono le calzature e i prodotti di pelletteria (33,3% del totale nel 2006), i prodotti agricoli, gli articoli d’abbigliamento ed i prodotti ittici. Le esportazioni italiane sono principalmente costituite da macchine e apparecchi meccanici, che hanno rappresentato nel 2006 circa un terzo del totale, motocicli, cuoio, tessuti e prodotti chimici. Vi è dunque una forte complementarietà tra Italia e Vietnam nei settori tessile e calzaturiero, nei quali l’Italia rappresenta un importante fornitore di macchinari e materie prime, che vengono poi processate e riesportate come prodotti finiti.
Rimangono esigui gli investimenti italiani. Con un totale di 23 progetti per un capitale registrato complessivo di 59,3 milioni di dollari, il nostro Paese si è colloca solo al 36mo posto tra gli investitori stranieri in Vietnam nel 2006. Gli investimenti di rilievo sono stati sinora realizzati dall’industria dolciaria Perfetti e dalla Merloni Termo Sanitari, ora leader di mercato in Vietnam per il suo settore. Da anni presente sul mercato vietnamita (dove i motocicli Vespa si sono affermati come una delle voci più importanti dell’export italiano e come bene di riferimento per tecnologia e stile), la Piaggio costituirà una base di produzione a Vinh Phuc con un investimento di 25/30 milioni di dollari, che diventerà il maggiore investimento diretto italiano nel Paese. Nei primi otto mesi del 2007, l’Italia, con due progetti approvati (per un capitale investito che si aggira intorno ai 4 milioni di dollari) è momentaneamente al 26mo posto fra gli investitori stranieri in Vietnam, guadagnando dunque ben dieci posizioni rispetto alla graduatoria dello scorso anno.
L’Italia ha favorito e sostenuto il processo di ammissione del Vietnam all’Organizzazione Mondiale del Commercio, finanziando attraverso la Cooperazione italiana un progetto bilaterale di assistenza tecnica volto a facilitare il raggiungimento di tale obiettivo. Il programma – del valore complessivo di 750 mila euro, diretto dal Professor Claudio Dordi dell’Universita’ Luigi Bocconi di Milano – si e’ articolato in attivita’ di formazione di funzionari vietnamiti ed di ricerca sul tema dei sussidi nel settore agricolo e in alcuni comparti industriali. Da parte vietnamita e’ stata richiesta una seconda fase del progetto estesa agli adempimenti post-accessione ed alla formazione nel campo del diritto del commercio internazionale: la proposta di progetto e’ ora al vaglio della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri.
Attualmente con il nostro Paese sono operanti due accordi intergovernativi: l’Accordo per la Promozione e la Protezione degli Investimenti, firmato a Roma il 18 maggio 1990 ed entrato in vigore nel 1996 e un Accordo per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, firmato nel 1996 ed entrato in vigore nel 1999. Dal 2002 esiste inoltre un protocollo di collaborazione fra la nostra SIMEST e il competente Ministero vietnamita della Pianificazione e degli Investimenti. Dal 2004, il Consiglio d’Amministrazione della SACE ha adottato un atteggiamento di maggiore flessibilità nelle condizioni per assicurare le operazioni verso il Vietnam, eliminando la restrizione concernente le operazioni con una dilazione superiore a cinque anni, che in precedenza dovevano essere necessariamente coperte da garanzia sovrana. La SACE classifica il Vietnam come Paese “a rischio medio con outlook positivo”, a seguito del miglioramento del rating del rischio Paese del Vietnam in sede OCSE.
Le imprese italiane interessate ad investire in Vietnam potrebbero trarre vantaggio dal nuovo quadro normativo in materia di imprese ed investimenti introdotto nel 2006, che ha semplificato le procedure per l’approvazione di nuovi progetti, attuando una decentralizzazione della competenza relativa al rilascio dei certificati di registrazione e riducendo notevolmente i margini di discrezionalita’ delle autorita’ in merito all’autorizzazione dei progetti sino a 19 milioni di dollari, categoria nella quale ricadono attualmente tutti gli investimenti italiani.
Gli ostacoli principali ad una maggiore crescita degli scambi e degli investimenti italiani sono oggi da attribuire soprattutto alla distanza, culturale e geografica tra i due Paesi, alla scarsa conoscenza delle molte opportunità di affari presenti in questo mercato e dalla generale difficoltà incontrata nel processo di internazionalizzazione da parte delle nostre piccole e medie imprese. Gli operatori lamentano un alto grado di corruzione, anche del sistema giudiziario, che spesso costituisce un forte disincentivo per i nostri imprenditori. In tal senso il Vietnam deve completare il suo programma di riforme.
La collaborazione italo-vietnamita nel settore economico può essere valorizzata principalmente promuovendo una maggiore conoscenza in Italia del mercato vietnamita e favorendo la collaborazione tra i distretti industriali e le piccole e medie imprese italiane e vietnamite: a tale fine potrebbe rivelarsi particolarmente utile una seconda fase del progetto di assistenza tecnica nel settore delle PMI attraverso l’UNIDO, che l’Italia finanzia attualmente per oltre un milione di dollari e che potrebbe formare oggetto di un nuovo intervento al momento dell’esame dell’Organizzazione.
Rilevanti possibilità di collaborazione esistono nel campo del trasferimento di tecnologia nel settore ambientale e nello sviluppo delle infrastrutture per i trasporti e l’energia. Il Vietnam ha infatti avviato un programma di ammodernamento e di realizzazione di infrastrutture che permettano di supportare la crescita dell’economia e dell’inurbamento.
Le relazioni di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica si basano su due accordi firmati rispettivamente nel 1990 e nel 1992, successivamente integrati dai relativi programmi esecutivi di durata triennale che individuano i settori prioritari di attività e i corrispondenti impegni finanziari. Il Secondo Programma Esecutivo di collaborazione nei settori della cultura e dell’istruzione per il triennio 2004/2007 e’ stato firmato nel novembre del 2004. L’insegnamento della lingua italiana, la concessione di borse di studio, lo scambio di eventi culturali, l’editoria, la protezione del patrimonio culturale, la cooperazione radio-televisiva, il turismo sono identificati dal Programma come settori prioritari. Il Secondo Programma Esecutivo dovrà essere rinnovato entro il 2008.
Non opera ad Hanoi un Istituto Italiano di Cultura, nonostante da parte vietnamita sia stato in più occasioni manifestato l’interesse per l’apertura di un nostro centro culturale. A questa assenza supplisce la presenza di un lettore di ruolo con incarichi extra-accademici a Hanoi e di due lettori a contratto rispettivamente presso l’Università Thang Long di Hanoi e presso l’Università di Scienze Umanistiche e Sociali di Città Ho Chi Minh. E’ operativo dal 2002 presso l’Università di Lingue Straniere di Hanoi un Dipartimento di Lingua e Cultura Italiana con annesso corso di laurea. Il crescente interesse per lo studio della lingua e della cultura italiana hanno indotto l’Ambasciata ad avviare con due università private, la Thang Long ad Hanoi e la Hong Bang a Città Ho Chi Minh, corsi di italiano che hanno registrato risultati incoraggianti. A partire dall’anno accademico 2006-2007 il lettorato di ruolo opera presso l’Università’ Thang Long di Hanoi dove l’obiettivo prioritario è quello di formare giovani vietnamiti laureati in materie tecnico-economiche in possesso di una adeguata conoscenza della lingua italiana che possano fornire ausilio e supporto alle nostre imprese. Nel febbraio 2006 e’ stato riattivato il Comitato di Hanoi della Società Dante Alighieri grazie all’appoggio dell’Ambasciata e dell’Associazione di Amicizia Vietnam-Italia. Il Comitato svolge con il supporto dell’Ambasciata funzioni di centro culturale, con corsi di lingua italiana di livello elementare, medio e avanzato, sessioni d’esame per il rilascio del PLIDA (la certificazione ufficiale della conoscenza della lingua italiana) e piccole iniziative culturali.
La cooperazione scientifica e tecnologica è diventata uno dei volet bilaterali più importanti e promettenti in termini di prospettive future di collaborazione. Il Vietnam è infatti molto interessato a sviluppare contatti con la comunità scientifica italiana finalizzati alla promozione di scambi di ricercatori e al trasferimento di tecnologie nell’ambito del Terzo Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica che prevede per il triennio 2005/2008 la realizzazione di ventuno progetti congiunti di ricerca nei settori delle scienze di base, dell’agricoltura e biotecnologie, della sanità, dell’energia e dell’ambiente, dell’informatica e delle sue applicazioni, dell’archeologia e del restauro. I principali progetti sono nel settore idrico (Università di Brescia), ambientale (CNR Bologna e Università Politecnica delle Marche) e sanitario (Università di Padova) oltre a due missioni archeologiche (missione di scavo sul sito Cham di My Son realizzata dalla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano e missione di recupero dell’antico sacrario militare di Hue’ condotta dal Dipartimento di Architettura dell’Università’ Politecnica delle Marche).
La cooperazione tra università italiane e vietnamite sta acquistando grande dinamismo, sia nel quadro del protocollo esecutivo scientifico e tecnologico, che nell’ambito dei programmi della Commissione Europea.
Nel settore della formazione l’Ambasciata interviene con la concessione di borse di studio a studenti vietnamiti principalmente rivolte al perfezionamento della lingua italiana. L’offerta di borse per l’anno accademico 2007/2008 e’ in aumento pur restando nettamente inferiore a quella dei principali partners europei. Sono state offerte 100 mensilità (40 in più rispetto a quanto previsto dal Protocollo culturale e 20 in più rispetto all'anno precedente) di cui 20 per lauree specialistiche del Politecnico di Milano. Sono state inoltre rinnovate 3 borse di dottorato triennale in ingegneria idraulica finanziate dalla Cooperazione italiana. Il Vietnam sarà anche inserito tra i paesi beneficiari di corsi di formazione (finanziati dalla nostra Cooperazione) per materie quali scienze agrarie, piccole e medie imprese, institution building, ingegneria ecc. Borse di studio ad hoc per studenti vietnamiti sono state messe a disposizione da atenei italiani, che appaiono molto interessati a rafforzare la loro cooperazione con il Vietnam, in particolare dal Politecnico di Milano che ha istituito 10 borse ad hoc per master in inglese e dal Politecnico di Torino, che ha promosso un’offerta di quindici borse per corsi di primo anno ingegneria e architettura finanziate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Anche l’Università Politecnica delle Marche finanzia con proprie borse di studio dottorati di ricerca nei settori dell’architettura, del restauro e delle scienze marine. Contatti sono in corso anche tra il sistema universitario piemontese e controparti vietnamite per progetti di formazione in campo medico-sanitario.
In occasione della VII settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo svoltasi dal 22 al 28 ottobre sul tema “l’Italia e il mare”, l’Ambasciata ha organizzato alcune attività culturali ad Hanoi, tra le quali una mostra fotografica con la partecipazione di giovani fotografi e scrittori italiani e vietnamiti, un ciclo di proiezioni cinematografiche e un evento gastronomico con i ristoratori italiani. Ad Ho Chi Minh City è stata presentata una mostra fotografica all’aperto sul restauro del Porto Antico di Genova realizzata in collaborazione con lo studio Renzo Piano.
La collettività italiana che risiede in Vietnam e’ di dimensioni esigue (circa 150 persone) e, date le sue caratteristiche, non si configura come fenomeno emigratorio tradizionalmente inteso. Si tratta infatti di connazionali che hanno scelto di vivere in questo Paese negli anni recenti, spinti soprattutto dalle opportunità economiche e di lavoro offerte dal Vietnam e dalla relativa facilità di insediamento sia sotto il profilo professionale che personale. I nostri connazionali svolgono principalmente attività impiegatizie, di funzionariato e dirigenza (presso ONG, organismi internazionali e imprese private) nonché di libera professione e piccola imprenditoria soprattutto nel campo della ristorazione. Una parte significativa della collettività e’ costituita da cittadini italiani di origine vietnamita (“vietkieu” o vietnamiti d’oltremare) che hanno vissuto a lungo in Italia e hanno fatto ritorno in Vietnam negli ultimi cinque/dieci anni incoraggiati dalla politica di apertura e di “recupero” dei numerosi vietnamiti trasferitisi all’estero negli anni settanta e ottanta, a seguito della caduta del regime del Vietnam del Sud e del successivo esodo dei boat people.
I cittadini di origine vietnamita naturalizzati italiani sono circa 3 - 4 mila e sono per lo più ex profughi fuggiti dall’allora Repubblica del Sud Vietnam negli anni settanta. Ad essi si sono aggiunti negli ultimi anni nuovi emigrati trasferitisi in Italia per motivi di lavoro.
E’ stato istituito a partire dal 26 gennaio 2005 un Consolato Onorario a Ho Chi Minh City al quale e’ preposto il Signor Carlo Anzon, cittadino italiano residente in Vietnam, Presidente dell’Italian Business Association.
5. Cooperazione allo sviluppo
La cooperazione allo sviluppo è uno dei settori più qualificanti del rapporto bilaterale: dopo un inizio brillante nei primi anni novanta e la stasi degli anni successivi, le iniziative di cooperazione hanno ricevuto nuovo slancio nel 1997 con la firma a Roma di un “Memorandum of Understanding on Soft Loans” per 100 miliardi di lire in crediti d’aiuto e poi nel dicembre 2000 con la riunione della Commissione Mista, che ha conferito ancora aiuti per 28.9 milioni di euro a credito (di cui 20.6 per cancellazione del debito ex L 209/2000) e 6.5 milioni di euro a dono. Il programma avviato nel 1997 e’ ancora in fase di esecuzione e da parte vietnamita e’ stata formulata la richiesta di avviare la discussione di un nuovo programma.
Il 13 giugno 2003 è stato firmato ad Hanoi l’accordo bilaterale sulle adozioniinternazionali tra il Vietnam e l’Italia che disciplina una materia divenuta di crescente interesse nell’ambito delle relazioni italo-vietnamite. L’accordo – ispirato al contenuto della Convenzione dell’Aja sulle adozioni internazionali – riconosce l’intermediazione di enti autorizzati nella realizzazione delle adozioni e associa alla procedura di adozione la promozione di programmi di assistenza e supporto all’infanzia e alla condizione femminile. L’Accordo è entrato in vigore il 21 aprile 2004. Dalla ripresa delle attivita’ di adozione – avvenuta nell’ottobre del 2004 – al 30 settembre 2007 sono state realizzate oltre 570 adozioni (di cui 234 nel 2006 e circa 190 nei primi nove mesi del 2007). Le associazioni italiane autorizzate dalla Commissione italiana per le Adozioni Internazionali ad operare in Vietnam ed accreditate dal Ministero della Giustizia del Vietnam sono attualmente nove (NAAA, CIFA, CIAI, AFN, ACAP-Sant’Egidio, Ariete, Enzo B e Famiglie e Minori).
INTERSCAMBIO COMMERCIALE |
|||||
|
2003 |
2004 |
2005 |
2006 |
2007 (primo semestre) |
Esportazioni |
326,57 |
283,68 |
218,36 |
301,73 |
200,64 |
Importazioni |
397,29 |
403,52 |
471,61 |
610,91 |
348,18 |
Totale |
723,86 |
687,2 |
689,97 |
912,64 |
548,82 |
Saldo |
-70,72 |
-119,84 |
-253,24 |
-309,17 |
-147,53 |
Fonte: elaborazione ICE su dati ISTAT
Valori in milioni di Euro
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (primo semestre 2007) |
||
ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
|
1. Altre macchine per impieghi speciali |
1. Calzature |
|
2. Cicli e motocicli |
2. Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura
|
|
3. Cuoio (esclusi indumenti) |
3. Pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce |
|
4. Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica e simili |
4. Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle) |
|
5. Tessuti |
5. Mobili |
|
6. Altre macchine di impiego generale |
6. Prodotti chimici di base |
|
Fonte: Elaborazione ICE su dati ISTAT |
||
INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2005) |
||
Esportazioni verso il Vietnam sul totale delle esportazioni italiane |
0,072 % |
|
Importazioni dal Vietnam sul totale delle importazioni italiane |
0,153 % |
|
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT |
|
|
PRINCIPALI FORNITORI (primo semestre 2007) |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI (primo semestre 2007) |
% su export |
1. Cina |
19,5 |
1. Stati Uniti |
20,6 |
2. Singapore |
12,6 |
2. Giappone |
11,7 |
3. Taiwan |
11 |
3. Cina |
6,7 |
Fonte: elaborazione ICE su dati dell’Ufficio generale di statistica del Vietnam |
IDE - INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI NEI DUE PAESI |
|||||
In Italia (2003) |
Milioni di € |
% tot |
In Vietnam (gennaio – agosto 2007) |
Milioni di $ |
% tot |
1. Paesi Bassi |
3.918 |
26,9 |
1. Corea del Sud |
1.736 |
24,4 |
2. Francia |
2.486 |
17,1 |
2. Singapore |
1.331 |
18,7 |
3. Regno Unito |
2.161 |
14,8 |
3. Isole Vergini Brit. |
861 |
12,1 |
4. Lussemburgo |
1.845 |
12,7 |
4. Taiwan |
601 |
8,4 |
5. Germania |
1.749 |
12,0 |
5. India |
527 |
7,4 |
6. Stati Uniti |
721 |
5,0 |
6. Giappone |
451 |
6,3 |
-. Vietnam |
n.d. |
n.d. |
26. Italia |
4 |
0,05 |
Fonte: UIC/ICE – Roma / General Statistics Office |
ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA |
|
Ultima intesa Club di Parigi |
14 dicembre 1993 |
Ultimo Accordo Bilaterale |
6 settembre 1994 |
Fonte: Club di Parigi / MAE |
AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO (€) |
|||
Erogazioni |
2004 |
2005 |
2006 |
Doni |
542.000 |
3.780.000 |
1.555.000 |
Crediti di Aiuto |
0 |
0 |
1.263.000 |
Fonte: Ministero Affari Esteri (DGCS) |
SACE (al 31 marzo 2006 – milioni di €) |
||
Categoria di rischio |
5° (su sette) |
Classe B – Restrizioni specifiche |
Impegni in essere (a) |
12.9 |
|
Indennizzi erogati da recuperare (b) |
35,6 |
|
Esposizione complessiva (a+b) |
50,5 |
0,2 % del totale |
Fonte: SACE |
|
|
FLUSSI TURISTICI BILATERALI
Dall’Italia Verso l’Italia 2002 12.221 255 2003 8.976 180 2004 11.304 812 2005 13.000 2006 15746 490 Fonte: Ambasciata d’Italia – Hanoi |
[1] Fonte: The CIA WorldFactoBook ed. 2007.
[2] Il cognome viene prima del nome di battesimo (in grassetto). In Viet Nam ci si rivolge alle persone facendo riferimento al titolo ed al nome di battesimo, ad es. Presidente Trong.
[3] Triet è un economista, ed è ritenuto un riformatore oltre ad essere noto per la sua lotta contro la corruzione, ex Segretario del Partito di Città Ho Chi Minh.
[4] Le elezioni sono a cadenza quinquennale. Le ultime hanno avuto luogo nel maggio 2007.
[5] Il governo precedente si era formato l’8 agosto 2002, all’indomani delle elezioni avvenute nel maggio dello stesso anno.
[6] Il numero dei deputati è definito per ogni legislatura. Per l’attuale legislatura, la XI, il numero dei membri è stato fissato a 498.
[7] In collaborazione con il MAE.
[8] Nell’aprile 2006 un enorme scandalo finanziario ha costretto alle dimissioni il ministro vietnamita dei Trasporti Dao Dinh Binh accusato di aver 'sviato' milioni di dollari provenienti da aiuti stranieri. Binh e' l'ultima vittima di una vasta campagna messa in piedi dal partito per sradicare la corruzione nel Paese, che ha raggiunto livelli endemici. Nel giugno 2004, il ministro dell'Agricoltura Le Huy Ngo si dimise dopo essere stato accusato di corruzione, era il primo caso del genere dagli anni '80.
[9] Si tratta di rifugiati rimpatriati con la forza in Vietnam dalle autorità cambogiane in violazione della convenzione sui Rifugiati dell'ONU.
[10] In collaborazione con il MAE.