Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: ARGENTINA
Serie: Schede Paese    Numero: 44
Data: 21/11/2007

Repubblica Argentina

 

 

 

 


Cenni storici

 

La prima spedizione coloniale che esplorò i territori corrispondenti all’attuale Argentina fu condotta dallo spagnolo Juan Diaz de Solías nel 1516 dopo che all’inizio del secolo, nel 1502, Amerigo Vespucci aveva costeggiato la regione.

Solo nel 1580 gli spagnoli stabilirono una colonia permanente a Buenos Aires che divenne rapidamente uno dei porti più fiorenti dell’intero continente fin quando, nel 1776, decisero di integrare l’Argentina nel proprio impero coloniale istituendo il Vice Reame del Rio de la Plata.

Dopo la cacciata degli spagnoli per mano del movimento indipendentista, guidato del Generale Josè de San Martín, Buenos Aires dichiarò formalmente la propria indipendenza dalla Spagna. Seguì un lungo periodo di aspri contrasti interni tra unionisti e federalisti che si risolse solo nel 1853 con l’emanazione di una nuova costituzione che sanciva l’unità nazionale riconoscendo al contempo un ampio grado di autonomia alle amministrazioni regionali.

Tra la fine del XIX secolo e la prima metà del ‘900, la rapida espansione del settore agricolo e l’ingente afflusso di capitali stranieri da destinare al settore delle infrastrutture, ha permesso al paese di raggiungere un notevole livello di benessere economico.

La crisi economica del 1929 ebbe pesanti ripercussioni anche di carattere politico con il rovesciamento del sistema democratico nel 1930 ad opera del Generale Uriburu. All’inizio degli anni ’40 in un’Argentina ancora governata dai militari venne progressivamente affermandosi la figura dell’allora Colonello Juan Domingo Perón che divenne dapprima Ministro del Lavoro e poi, a partire dal 1946, Presidente della Repubblica democraticamente eletto. Una volta al potere, Perón avviò un intenso programma di sviluppo imperniato sulla nazionalizzazione dell’industria ed il controllo del movimento operaio tramite l’istituzione della Confederazione Generale del Lavoro. Grazie ad una politica di stampo populista che beneficiava degli ampi consensi che circondavano la carismatica figura della moglie, Eva Duarte, Perón fu rieletto per un secondo mandato nel 1952, ma nel 1955 fu costretto all’esilio da un colpo di mano dei militari. L’incapacità di governare tanto da parte dei governi civili che militari e la sfavorevole congiuntura economica degli anni successivi preparò la strada al ritorno dell’anziano generale che nel 1973 ottenne un terzo mandato che esercitò per appena un anno fino alla sua morte.

Scomparso Perón e dopo la breve parentesi del governo presieduto dalla vedova Isabelita, il potere fu assunto da una giunta militare che rimase al potere fino al 1983 sbarazzandosi degli oppositori con metodi cruenti. Si stima che nel decennio compreso tra il 1973 e il 1983 furono tra 10.000 e 30.000 i “desaparecidos” in seguito alle epurazioni politiche messe in atto con sistematica ferocia dal regime militare. Nel 1982 la sconfitta inflitta da parte inglese delle truppe argentine che avevano occupato le isole Falkland/Malvinas gettò un ampio discredito sul regime militare che, dopo un progressivo ammorbidimento acconsentì, nel 1983, alle libere elezioni da cui scaturì la nomina alla presidenza del radicale Raúl Alfonsín il cui mandato coincise con un rafforzamento delle istituzioni ma anche con un sostanziale fallimento della rivitalizzazione del sistema economico. Si giunse così alle elezioni del 1989 ed alla vittoria del candidato peronista Carlos Menem.

I due mandati di Menem si sono caratterizzati per l’illusione di un benessere diffuso raggiunto attraverso il ricorso a politiche ultraliberiste ed alla parificazione della valuta nazionale con il dollaro USA, misure che hanno portato ad un’espansione del debito pubblico reale insostenibile ed al collasso finanziario.

La conseguenza è stata la vittoria alle elezioni presidenziali del 2000 del candidato radicale De La Rua, il quale, tuttavia, stretto fra la stagnazione economica e la crisi finanziaria, non è stato in grado di porre rimedio ai problemi del paese. Dopo l’effimera parentesi di Rodriguez Saa, a partire dal 1° gennaio 2002, è toccato al peronista Eduardo Duhalde, mediante misure economiche straordinarie, traghettare il paese alle elezioni della primavera del 2003 che si sono risolte nel segno della continuità con l’affermazione del candidato peronista Nèstor Kirchner.

 

 

 

 

DATI GENERALI

Superficie

2.766.899 Kmq (circa 9 volte il territorio italiano)

Capitale

BUENOS AIRES (2.776.138 abitanti)

Abitanti

39.921.833[1]

Lingua ufficiale

Spagnolo

Tasso di crescita della popolazione

0,96%

Aspettativa di vita

76,2 anni

Gruppi etnici

Bianchi(97%), altri 3%

Tasso di emigrazione

0,4 su 1000

Religioni praticate

Cattolica (92%), Protestante (2%)

 

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

Presidente della Repubblica e Capo del Governo

Nestor KIRCHNER (Partito FPV Giustizialista, dal 25 maggio 2003)

Vice Presidente della Repubblica e Presidente del Senato

Daniel Osvaldo SCIOLI (Partito FPV Giustizialista)

Presidente della Camera dei deputati

Alberto Edgardo Balestrini (Partito FPV Giustizialista)

Capo di Gabinetto

Alberto Ángel FERNÁNDEZ

Ministro degli Esteri

Jorge Enrique TAIANA

Interni

Aníbal Domingo FERNÁNDEZ

Ministro della Giustizia e dei diritti umani

Alberto Iribarne

Difesa

Nilda GARRÉ

Economia e Produzione

Miguel PERAINO

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

 

Presidenziali

 

ottobre 2011

 

 

Politiche (parziali) 

 

ottobre 2009

 

 

 

Quadro politico

 

 

Con la vittoria alle elezioni presidenziali del 28 ottobre 2007 della senatrice Cristina Fernández de Kirchner, consorte del Presidente in carica, si conclude, sotto il segno della continuità, il delicato mandato di Nestor Kirchner, che ha avuto l’onere di condurre il Paese verso una piena  normalizzazione dopo la tragica crisi del dicembre del 2001, la più grave vissuta dal Paese nella sua storia dal ritorno della democrazia.

Al momento del suo insediamento, Néstor Kirchner aveva una duplice priorità: 1) rinforzare la propria base di potere, essendo stato eletto con solo il 22% dei voti e non disponendo di un apparato di partito a lui obbediente;

2) condurre a termine la ristrutturazione del debito in default per circa 80 miliardi di dollari di solo capitale.

Al termine del suo mandato, a quattro anni dal suo insediamento, il Presidente Kirchner ha condotto a termine, con gradi di successo diversi, entrambe le operazioni. Ha affermato la sua solida guida del partito e del Paese anche attraverso il successo delle liste a lui collegate in occasione delle elezioni legislative parziali dell’ottobre 2005.

 La prima fase della sua Presidenza è stata inoltre caratterizzata dall’adozione di una serie di misure che hanno scardinato alcuni consolidati “poteri forti”: il Presidente ha azzerato i vertici della forze armate, ha rimosso i responsabili delle forze di polizia nella provincia di Buenos Aires, ha costretto alle dimissioni il presidente della Corte Suprema (uomo legato al vecchio sistema menemista), ha annunciato l’avvio di una dura campagna contro la corruzione.

Ha quindi fatto approvare da Camera e Senato la revoca delle leggi che avevano concesso l’impunità ai militari accusati di essersi macchiati di gravi reati durante la dittatura militare. Tale ultima misura  - accolta con grande soddisfazione dai movimenti che operano in difesa dei diritti dell’uomo – consentirà di giudicare in Argentina tali reati, evitando, in particolare, che gli stessi vengano sottoposti al giudizio di Tribunali esteri.

Al principio del 2005  l’Esecutivo Kirchner ha condotto a termine, sotto l’abile regia del suo Ministro dell’Economia, Roberto Lavagna, la più grande ristrutturazione di debito sovrano della storia. Il grado di adesione riscosso (76% del valore complessivo dei titoli in cessazione di pagamento) può considerarsi un successo, considerata la riduzione del valore dei titoli stessi (75%). L’operazione ha però gravemente fallito nella sua capacità di riguadagnare all’Argentina un accesso fisiologico al mercato internazionale del risparmio, di cui pure il Paese ha assoluto bisogno se intende avviarsi su un percorso di sviluppo sostenibile.

L’Argentina è tuttora in default per circa 20 miliardi di dollari di solo capitale, di cui circa 8 miliardi nei confronti di risparmiatori italiani. Quest’ultimo dato di fatto, unitamente all’assenza di segnali concreti in vista di un suo superamento, spiegano l’impossibilità per il Paese di avere accesso ai mercati internazionali dei capitali. Preoccupa, inoltre ed è sempre più percepita nella società la crescente inflazione, determinata da una politica monetaria espansiva.

 

Peraltro, rispetto alle elezioni presidenziali del 2003, il quadro economico e sociale del Paese è migliorato. Dopo la drammatica crisi del 2001-2002, l'Argentina ha imboccato una strada di crescita economica (dal secondo semestre 2002, cinque anni consecutivi con aumenti del PIL tra l'8 ed il 9% annuo), con positivi riflessi sui parametri sociali: disoccupazione scesa dal 16% all'8,5%; indice di povertà dal 54% al 28%; rapporto tra il 10% più ricco ed il 10% più povero della popolazione da 58:1 a 31:1 (dato che però trent'anni or sono era a meno di 10:1). Inoltre, nonostante l'aumento della spesa nell’attuale fase pre-elettorale, il Paese continua a registrare un avanzo primario nei conti pubblici, un surplus della bilancia commerciale (anche se in diminuzione) ed un livello record di riserve valutarie, che hanno superato i 40 miliardi di dollari. Fattore chiave della positiva fase dell'economia argentina è l'alto livello dei prezzi di talune materie prime di esportazione, soprattutto la soia ed i suoi derivati.

L’azione di Kirchner gode di un diffuso consenso nell’opinione pubblica interna, sebbene non manchino voci preoccupate, sia da parte dell’establishment più tradizionalista legato al vecchio mondo agrario, sia da parte di ampie fasce della popolazione urbana, a causa della crescente criminalità e, come detto, dell’inflazione. Nella società cresce inoltre l’insofferenza per una gestione del potere di tipo personalistico (dal suo insediamento il Presidente non ha mai riunito il Consiglio dei Ministri), nella quale molti temono possano insidiarsi pericoli per la qualità e la trasparenza dell’azione di Governo. Sotto questo profilo la presidenza di Cristina Fernández, che si inquadra nel segno della continuità, potrebbe introdurre dei sensibili elementi di novità.

 

 

 

 

Composizione del Congreso de la Nación

(i dati non sono aggiornati con le ultime elezioni del 28 ottobre 2007  –dati UIP)

 

 

 

Camera dei Deputati

 

Partiti politici[2]

SEGGI

Bloque FRENTE PARA LA VICTORIA - PJ

117

Unión Cívica Radical (UCR)

38

Peronista federal

20

JUSTICIALISTA NACIONAL

15

Afirmación para una República igualitaria (ARI)

13

PRO

11

Partido Socialista (PS)

5

PARTIDO NUEVO CONTRA LA CORRUPCION, POR LA HONESTIDAD Y LA TRANSPARENCIA

5

Movimiento Popular Neuquiño (MPN)

4

Unidad Federalista

4

Fuerza Republicana (Tucumán - FR)

2

RENOVADOR DE SALTA

2

CONCERTACION ENTRERRIANA

2

FRENTE CIVICO POR SANTIAGO

2

Altri (piccoli gruppi con un solo rappresentante)

17

 

Senato

 

 

PARTITO

SEGGI

Pj Frente Para La Victoria

41

Union Civica Radical

13

Frente Cívico Y Social De Catamarca

2

Fuerza Republicana

2

Justicialista San Luis

2

Movimiento Popular Neuquino

2

Altri (piccoli gruppi con un solo rappresentante)

10

 

 

 

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

Sistema politico

 

L’Argentina è una Repubblica federale di tipo presidenziale. È suddivisa in 23 province (cui va aggiunto il Distretto della Capitale Federale).

Ogni provincia possiede un’autonoma struttura di potere esecutivo (Governatore e governo provinciale), legislativo (congressi provinciali, mono o bicamerali) e giudiziario (corti di primo grado, d’appello e Corte Suprema).

 

 

Presidente della Repubblica

 

Il Presidente della Repubblica resta in carica per un mandato di quattro anni e può essere confermato per un solo mandato consecutivo, ma può essere rieletto successivamente. È eletto a suffragio universale: si ricorre al ballottaggio se al primo turno nessuno dei candidati ottiene almeno il 45% dei voti o il 40% con uno scarto di dieci o più punti percentuali sul secondo.

Il Presidente nomina e rimuove il Capo di Gabinetto ed i ministri: l'esecutivo non deve ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento. Il Capo di Gabinetto ha responsabilità generali circa l’andamento dell’Amministrazione dello Stato e può essere rimosso con voto di sfiducia espresso da entrambe le Camere.

 

 

Parlamento

 

Il Congresso è a struttura bicamerale. La Camera dei Deputati è composta da 257 membri, eletti con sistema proporzionale ogni quattro anni. Ogni due anni viene rinnovata per metà dei componenti.

 

Il Senato è composto da 72 senatori, eletti con sistema maggioritario per un mandato di sei anni, che rappresentano le 23 province e il distretto federale di Buenos Aires. Il Senato si rinnova per un terzo dei propri componenti con cadenza biennale. A partire dalle elezioni dell’ottobre 2001, i senatori sono eletti direttamente dal corpo elettorale mentre in precedenza venivano eletti dalle assemblee provinciali.

I Presidenti di Camera e Senato, insieme all’Ufficio di Presidenza, sono eletti dalle rispettive Assemblee con mandato annuale.

 

La partecipazione delle due Camere all’iter legislativo è paritaria. I disegni di legge possono essere presentati indifferentemente alla Camera o al Senato. Le Camere deliberano a maggioranza dei presenti, tranne che per le leggi in materia di sistema elettorale e di partiti politici, per le quali è prevista la maggioranza assoluta dei membri. Le leggi approvate sono trasmesse al Presidente per la promulgazione; se le leggi vengono rimandate alle Camere, queste possono insistere per l’approvazione dello stesso testo con deliberazione di almeno 2/3 dei voti e, in questo caso, il potere esecutivo dovrà procedere alla promulgazione.

Il Congresso può ritirare la fiducia ai singoli Ministri, ma non al Governo nel suo complesso. Il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.

Alla Camera dei Deputati spetta la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica davanti al Senato.

 

 

Potere giudiziario

 

Il potere giudiziario comprende due differenti sistemi: un sistema federale, che fa capo alla Corte Suprema della Nazione e comprende, inoltre, corti di primo grado e di appello, e 23 sistemi provinciali che comprendono anch’essi corti di primo grado, d’appello ed una Corte Suprema per ogni provincia.

La ripartizione di competenze fra il sistema federale ed i sistemi provinciali è organizzata sia per materia (spettano, ad esempio, ai giudici federali le cause relative alle questioni costituzionali ed ai trattati internazionali) che su base personale (i giudici federali conoscono le cause concernenti funzionari pubblici).

La Corte Suprema della Nazione ha sia una competenza esclusiva ed originaria in alcune materie, sia una competenza di ultima istanza in casi eccezionali.

 

 

 

Attualità di politica estera

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

Il Governo argentino, che ha sostenuto fortemente l’ingresso del Venezuela nel Mercosur (luglio 2006), ha costantemente espresso dichiarazioni di simpatia e di gratitudine per il Venezuela del Presidente Chávez, anche in ragione del ruolo chiave giocato da Caracas nel finanziare le emissioni di debito argentine nel corso degli ultimi 15 mesi, mitigando così l’elevato peso dei tassi di interesse che Buenos Aires sarebbe costretta a pagare per avere accesso ai mercati internazionali del risparmio.

 

Nonostante la divergenza di vedute sulla riforma del Consiglio di Sicurezza e l’insofferenza di Buenos Aires per l’ambizione di Brasilia ad esercitare un ruolo di leadership nell’ambito dei processi di integrazione regionale attualmente in corso, i rapporti col Brasile di Lula sono buoni, anche per la sintonia ideologica, seppur con notevoli differenze di tratto, fra i due Presidenti. Soprattutto le relazioni commerciali si presentano particolarmente strette, come testimonia la conclusione (dicembre 2006) di un accordo per l’utilizzo delle rispettive valute nazionali (cambio diretto) nell’interscambio col Brasile – che rappresenta il primo Paese fornitore ed anche il primo acquirente per l’economia di Buenos Aires. Inoltre, l’intenzione del governo brasiliano di procedere ad un rafforzamento del Mercosur ha trovato un buon riscontro presso le Autorità di Buenos Aires. Il Presidente brasiliano Lula ha incontrato più volte il Presidente Kirchner. Dal fitto calendario di incontri ai diversi livelli sono scaturite importanti proposte, tra le quali: la costituzione di un Parlamento comune del Mercosur, il rilancio del processo di integrazione economica in vari settori industriali. Sul piano dei rapporti fra i due Paesi è stata proposta la costituzione di un Istituto monetario per la progressiva creazione di una moneta comune già si starebbe vagliando la possibilità di fissare di una banda di oscillazione controllata tra le rispettive valute. Rimangono ancora problematici alcuni aspetti dei rapporti commerciali, con misure restrittive di elettrodomestici brasiliani da parte dell’Argentina.

 

I rapporti con Washington, si sono raffreddati con Kirchner, rispetto al costante allineamento che aveva caratterizzato l’era Menem ed alla sintonia ancora presente con De La Rua. L’Argentina, ad esempio, non fa mistero della propria contrarietà alla realizzazione dell’ALCA – area di libero commercio delle Americhe – che rappresenta uno dei principali obiettivi della politica regionale americana.

 

 

Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Sulla questione si registra una perfetta identità di vedute fra l’Italia e l’Argentina.  Caposaldo della posizione dell’Argentina, che è stata sino al dicembre scorso membro non permanente del CdS, è infatti l’opposizione alla creazione di nuovi seggi permanenti in Consiglio di Sicurezza. In particolare, Buenos Aires è fermamente contraria all’attribuzione di un seggio permanente al Brasile e si è espressa più volte a sostegno dell’ipotesi di incremento della sola categoria dei seggi non permanenti. Buenos Aires è membro del Movimento Uniting for Consensus ed ha co-sponsorizzato il progetto di risoluzione sulla riforma del CdS presentato da UfC nel luglio 2005.

Il pieno sostegno argentino a tali posizioni è stato ribadito da ultimo nel corso delle consultazioni in Assemblea Generale del 20-21 luglio 2006, mentre, in occasione del suo intervento al dibattito generale della 61ma UNGA (20 settembre 2006), il Presidente Kirchner non ha affrontato la questione.

Il Ministro degli Esteri Taiana ha preso parte al pranzo di lavoro offerto dal Presidente Prodi e dal Presidente pakistano Musharraf la sera del 20 settembre 2006 a New York per promuovere l’avvio di una fase nuova di dialogo sulla riforma del CdS, che consenta di superare le contrapposizioni che hanno fin qui caratterizzato il dibattito.

 

 

Relazioni tra l’Unione Europea e l’Argentina

L’Argentina è stato il primo Paese dell’America Latina a concludere un Accordo-quadro di cooperazione commerciale ed economica con l’Unione Europea (1990). Tale intesa include, tra i suoi principi fondamentali, il rafforzamento della democrazia e dei diritti umani e l’integrazione regionale. L’attuazione dell’accordo prevede incontri regolari del Comitato congiunto UE-Argentina.

L’Unione europea e l’Argentina hanno stipulato, inoltre, accordi sulla pesca (maggio 1994, denunciato dall’Argentina nel 1998), di cooperazione sull’uso pacifico di energia nucleare (1996) e di cooperazione scientifica e tecnologica (1999).

Oltre che a livello bilaterale, le relazioni UE-Argentina si inquadrano nel contesto delle relazioni UE-Mercosur, attualmente rette dall’Accordo quadro interregionale di cooperazione economica e commerciale del dicembre 1995. Dal 1999 è in fase di negoziazione un Accordo di Associazione con il Mercosur, che rappresenta l’elemento di maggior novità e importanza nel quadro delle relazioni fra l’UE e il continente sudamericano, nonché il più importante esercizio negoziale, in ambito commerciale, condotto da parte comunitaria dopo quello del Doha Round. L’intesa, di grande impatto politico ed economico, comporterà la creazione della più vasta area di libero scambio su scala mondiale, che interesserà oltre 650 milioni di individui con prospettive di crescita estremamente elevate. Le trattative sono iniziate nel novembre 1999 e sinora sono stati conclusi i capitoli relativi al dialogo politico e alla cooperazione. Notevoli difficoltà sono invece emerse sul negoziato commerciale, in ragione della complessità degli interessi “offensivi” in gioco per l’una e l’altra parte: in campo agricolo per il Mercosur e nel settore dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici per l’UE.

Il sopraggiunto stallo del negoziato commerciale multilaterale del Doha round, il cui andamento ha pesantemente condizionato, di fatto sospendendole, le già faticose trattative UE-Mercosur, ha, tuttavia, riportato d’attualità queste ultime, aprendo nuove prospettive di dialogo. In questo contesto si inserisce lo scambio di non-paper tra le due Parti, avvenuto negli ultimi mesi, che sembrerebbe preludere ad un nuovo promettente metodo negoziale, basato su documenti generali che, su tutti i temi oggetto delle trattative (beni, servizi, proprietà intellettuale, ecc.), indichino in modo chiaro non solo ciò che ci si attende dal negoziato ma anche ciò che si è disposti a concedere.

Allo stato, inoltre, non sono chiare le ricadute che avrà il prospettato ingresso del Venezuela nel  Mercosur e le sue eventuali conseguenze sul negoziato commerciale con l’UE.

Nonostante le misure di liberalizzazione e la rapida crescita dell’interscambio commerciale, l’Argentina rimane, tuttavia, per certi aspetti un’economia chiusa essendo presenti in diversi settori numerose barriere tariffarie e non (soprattutto di natura sanitaria e fitosanitaria)[3].

Per quanto riguarda l’Italia, si lamentano difficoltà nell’esportazione di prodotti a base di carne suina[4] e di quelli che contengono farina di grano (es. pasta e dolci); di recente si segnalano problemi ai porti di imbarco argentini per l’esportazione verso l’Italia di carni rientranti nella “quota Hilton” con ingenti danni per le aziende che hanno già predisposto container da spedire verso l’UE[5].

Da notare inoltre che le questioni relative alla tutela delle indicazioni geografiche per vini, liquori[6] ed altri prodotti sono rinviate alle discussioni nel contesto dei negoziati UE-Mercosur.

Da un punto di vista più generale, in materia di investimenti europei in Argentina si deve rilevare la crescente percezione dell’insufficiente “sicurezza giuridica” per gli operatori stranieri nel Paese sudamericano, oggetto peraltro di interventi da parte di rappresentanti dell’UE, da ultimo il Commissario Mandelson nel corso del suo  viaggio in America Latina (marzo-aprile 2006)[7].

Si segnala infine che, per quanto concerne i contenziosi commerciali in ambito OMC, l’Argentina ha richiesto consultazioni in materia di pratiche enologiche comunitarie e sulla normativa UE in materia di importazione di certi prodotti agricoli ed alimentari; l’UE ha richiesto a sua volta consultazioni per dazi imposti dall’Argentina sulle importazioni di glutine di grano, olio di oliva e pesche in scatola.

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI *

 

PIL

599,1 miliardi dollari USA

Composizione per settore

10,5% agricoltura; 35,8% industria; 53,7% servizi;

Crescita PIL

8,7%

PIL pro capite

15.000 dollari (Italia: 29.700)

Inflazione

10%

Tasso di disoccupazione

10,2%

Tasso di povertà

31,4%

Debito estero

106,8 miliardi di dollari

 

 

Il PIL argentino è aumentato del 9,1% in luglio, rispetto allo stesso periodo del 2005, accumulando così un incremento dell’8,5% nei primi sette mesi del 2006. L’andamento del PIL nell’ultimo triennio rispecchia una crescita economica costante: dopo l’incremento dell’8,8% nel 2003 e del 9% nel 2004, il 2005 ha fatto registrare un aumento del 9,1%.

Il buon andamento dell’economia è stato favorito da una combinazione di fattori, tra cui: la svalutazione del peso (il tasso di cambio viene mantenuto intorno ai 3 pesos per dollaro), che ha reso particolarmente competitiva la produzione nazionale; la favorevole congiuntura dei mercati internazionali delle esportazioni di talune materie prime (soprattutto petrolio e soia).

Secondo le stime dell’Economist Intelligence Unit, le esportazioni argentine avrebbero superato i 45 miliardi di dollari nel 2006 (a fronte dei 40 miliardi nel 2005), mentre le importazioni si sarebbero attestate intorno ai 32 miliardi (contro i 27 del 2005).

Le eccellenti prestazioni degli ultimi anni relative al settore estero non solo hanno fortemente contribuito alla ripresa post-crisi, ma stanno anche producendo un cambio strutturale nell’economia argentina: il “tasso di apertura economica” del Paese (la somma di esportazioni ed importazioni di beni e servizi rispetto al PIL) supera oggi il 25%, circa 8 punti al di sopra di valori medi registrati negli anni novanta. Nondimeno, nonostante le ottime performance economiche, la percentuale della popolazione che vive al di sotto della soglia della povertà, sebbene in diminuzione, si mantiene alta (38,5% nel 2005 rispetto al 44,3% del 2004).

 

In questo contesto, all’Amministrazione Kirchner va riconosciuto il merito di aver riportato sotto controllo i conti pubblici, seppur con il consistente vantaggio del mancato pagamento degli interessi sul debito in default. L’avanzo primario, pari al 3,7% del PIL nel 2005, si è mantenuto attorno al 3% anche nel 2006. Tale avanzo è stato generato sia dal controllo della spesa che da un consistente aumento delle entrate dovuto all’avvio di un’azione di contrasto all’evasione fiscale oltre che al citato crescente andamento delle esportazioni.

Nel corso del 2007 lo schema di politica economica del Paese, fondato sul concetto di “surplus gemelli” (fiscale e commerciale), dovrebbe rimanere immutato, nella convinzione che manovre di raffreddamento dell’economia intese a frenare le pressioni inflazionistiche avrebbero un effetto eccessivamente negativo sulla crescita economica. Per controllare l’inflazione – che nel 2005 ha subito una forte impennata, attestandosi intorno al 9,6% contro il 4,4% del 2004, e nel 2006 ha superato il 10% – si ritengono ancora adeguati, invece, gli “accordi sui prezzi” con le grandi reti di distribuzione, il persistente congelamento delle tariffe dei servizi pubblici e il controllo delle esportazioni (ad es. limitazione alle esportazioni di carne). Occorre rilevare che tale approccio, unitamente alla politica monetaria espansiva adottata al fine di favorire la crescita economica, suscita non poche perplessità circa la sua sostenibilità sul lungo periodo.

In un quadro così definito, rimane centrale la questione del debito – che rimane nel 2006 superiore ai 100 miliardi dollari[8] – e della correlata ripresa di fiducia verso il Paese da parte degli investitori privati internazionali. Il Paese, che anche dopo la ristrutturazione del 2005 deve tuttora affrontare un default residuo di 20 miliardi di dollari, non ha riguadagnato accesso alle fonti di finanziamento internazionali.

In definitiva, la sostenibilità dell’attuale crescita argentina è fortemente dipendente da fattori esterni, che sfuggono al controllo delle autorità di politica economica ed in particolare: 1) tassi di interesse internazionali eccezionalmente bassi in prospettiva storica per l’abbondante liquidità sui mercati internazionali; 2) corsi elevati delle materie prime e dei prodotti agricoli, di cui il Paese è un grande esportatore. Una variazione in senso sfavorevole di una della due predette variabili potrebbe fare emergere i limiti dell’attuale modello di crescita.

 

 

Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali

 

Fondo Monetario Internazionale

 

Il 15 dicembre 2005, il Presidente Kirchner ha annunciato la decisione di cancellare in un solo versamento l’intera esposizione debitoria dell’Argentina verso l'FMI, pari a circa 9,9 miliardi di dollari. Il pagamento è stato effettuato il 3 gennaio 2006. L’esplicita motivazione addotta dal Presidente argentino è stata che la cancellazione del debito sarebbe servita “a guadagnare gradi di libertà per la decisione nazionale", riferendosi evidentemente ai "condizionamenti" attribuiti al FMI come contropartita del possibile riscadenzamento delle quote di debito.

Il 10 febbraio 2006, nel fornire una valutazione alla Banca Interamericana di Sviluppo (BID) in relazione ad un nuovo prestito all'Argentina in fase di istruzione, il FMI ha ribadito la necessità che Buenos Aires formuli una “forward-looking strategy” per risolvere la questione degli “holdouts” e per regolare i suoi arretrati verso il Club di Parigi.



Banca Mondiale

 

L’impatto devastante della crisi economica argentina, esplosa nel dicembre 2001, ha causato un drammatico aumento della povertà ed un alto tasso di disoccupazione. Durante il periodo di crisi, la Banca Mondiale (BM) ha quindi indirizzato la propria attività nel Paese principalmente a sostegno dei servizi sociali. Nell’aprile 2004, la BM ha approvato la Country Assistance Strategy (CAS)[9] relativamente all’Argentina che, in considerazione delle note rigidità di Buenos Aires sulla questione dei debiti verso privati (ed anche sotto pressione italiana), è stata ridimensionata da programma quadriennale del valore di circa 5 miliardi di dollari a programma-ponte, per il periodo 2004-2005, per un ammontare di 2 miliardi. Nelle more dell’adozione di una nuova CAS, che è ancora in fase di negoziazione, il 23 marzo u.s. il Consiglio Esecutivo della BM ha approvato, per un ammontare di 350 milioni di dollari, l’“Heads of Household Transition Project”, finalizzato a migliorare le prospettive occupazionali dei partecipanti e mitigare l’impatto della crisi economica sulle fasce più povere della popolazione.

 

 

Situazione debitoria

 

Dopo il default nei pagamentidel dicembre 2001, il debito estero argentino risultava concentrato soprattutto nei confronti dei privati e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali. Più modesto, in termini relativi, risultava l’ammontare debitorio con i Governi dei Paesi del Club di Parigi, che è il Foro informale che riunisce i 19 maggiori Paesi creditori i quali coordinano, in collaborazione con Fondo Monetario e Banca Mondiale, le politiche di ristrutturazione del debito estero con l’obiettivo di raccordare le esigenze di bilancio del Paese debitore con la necessità di una gestione ordinata, trasparente ed equa delle crisi debitorie.

 

Il 25 febbraio 2005 si è conclusa l’offerta unilaterale di scambio dei titoli del debito estero del Governo Argentino nei confronti dei creditori privati. L’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) ha registrato un’adesione pari al 76,15%, corrispondente a USD 62,3 miliardi degli 81,8 oggetto di ristrutturazione. Il totale dei crediti argentini non ristrutturati ammonta quindi a USD 20 miliardi circa (i cosiddetti “holdouts”).

Non hanno aderito all’offerta circa 200.000 creditori italiani per un ammontare di oltre 8 miliardi di dollari (sui 450.000 che detenevano circa 14 miliardi).  L’Offerta Pubblica di Scambio è stata perfezionata il 2 giugno 2005. In tale data i risparmiatori che hanno aderito all’OPS si sono visti accreditare i nuovi titoli emessi dalla Repubblica Argentina, mentre contestualmente sono state cancellate le obbligazioni in cessazione di pagamenti che erano state depositate nell’ambito dell’operazione di scambio.

 

Il ripagamento del debito verso FMI, nel gennaio del 2006, ha riaperto la questione della soddisfazione dei rimanenti creditori ed in particolare quelli del Club di Parigi[10].

 

Il Club di Parigi ha deciso il 13 dicembre di rispondere positivamente alla richiesta argentina, pervenuta in novembre, di avviare colloqui per la normalizzazione delle relazioni finanziarie con i Paesi membri.
L'Italia ha dato il suo consenso all'avvio dei colloqui con le Autorità argentine, invitando nel contempo a cogliere l'occasione per ricordare alla controparte che la normalizzazione delle relazioni finanziarie con i Paesi del Club di Parigi comprende anche la soluzione del problema degli “holdouts” e per sollecitare Buenos Aires ad affrontare questa spinosa questione con una strategia “forward looking”, come raccomandato dal FMI. Nel contesto della ripresa dei negoziati fra Buenos Aires e il Club di Parigi, si colloca anche l’auspicio, espresso dal Club nel novembre scorso, che non venga concluso un accordo separato Spagna-Argentina relativamente alla linea di credito di 1 miliardo di dollari concessa da Madrid all’Argentina nel 2001, che invece, da parte spagnola si vorrebbe esclusa dal contesto Club di Parigi.

 

SACE ha esaminatola “situazione Paese” da ultimo il 30 maggio 2005.In tale occasione il CdA, tenuto conto che il rischio Paese risultava ancora elevato, non ha ritenuto opportuno modificare la politica assicurativa, che prevedeva una limitata operatività con controparti corporate  con adeguato merito di credito, per operazioni preferibilmente di piccolo importo e durata di breve-medio periodo.

Le condizioni di assicurabilità si configurano attualmente come segue: il Paese è collocato in 7^ categoria di rischio (su sette); per le operazioni con rischio sovrano e bancario si adotta al momento un atteggiamento di chiusura in attesa rispettivamente della soluzione della questione del debito estero e della ristrutturazione del settore bancario; per le operazioni con rischio “corporate” è previsto l’esame caso per caso. Sono preferibili operazioni di piccolo-medio importo e di breve-medio termine (massimo 3 anni). Le operazioni di importo più elevato verranno valutate con favore se strutturate con elementi di mitigazione del rischio (“escrow account”).

Al 30 settembre 2006 l’esposizione complessiva di SACE nei confronti dell’Argentina ammontava a 271,43 milioni di Euro (0,97% dell’esposizione totale della SACE) di cui 158,38 milioni di EURO per impegni in essere (0,7% del totale degli impegni), 108,07 milioni di EURO per indennizzi erogati da recuperare (1,9% sul totale degli impegni) e 4,98 milioni di EURO per sinistri in corso.

 

 

 

 

RAPPORTI BILATERALI

(in collaborazione con il MAE)

 

 

 

 

Ambasciatore italiano in Argentina:

S.E. Stefano Ronca

 

Ambasciatore argentino a Roma:

S.E. Victorio María José Taccetti

 

I rapporti dell’Italia con l’Argentina si fondano su un profondo legame storico e culturale che si misura nelle dimensioni della collettività italiana presente nel Paese (circa la metà della popolazione argentina è di origine italiana). A seguito del deterioramento della situazione economica e sociale interna la tutela dei nostri connazionali residenti in Argentina e dei nostri investimenti è stata e rimane una delle priorità della nostra azione politica verso il Paese sudamericano.

 

Di fronte alla crisi che ha investito l’Argentina, l’Italia ha fornito il proprio convinto sostegno sia a livello bilaterale che multilaterale con l'obiettivo di creare le condizioni necessarie a migliorare la situazione economica del paese e, in prospettiva, la solvibilità dello stesso. Peraltro, la persistente divergenza di posizioni riguardo al problema dei possessori italiani di titoli del debito argentino ha avuto un influsso non positivo sulla fluidità delle relazioni bilaterali, tradizionalmente eccellenti.

 


 

Relazioni politiche

 

Le relazioni politiche fra l’Italia e l’Argentina attraversano attualmente una fase di rilancio. Le consultazioni politiche a livello Sottosegretari svoltesi a Roma il 20 novembre scorso si configurano come visita di restituzione alla missione del Sottosegretario Di Santo lo scorso luglio a Buenos Aires, che ha segnato una tappa importante in questo processo. Le consultazioni di novembre rappresentano, in ogni caso, solo una tappa di un percorso più ampio che si spinge fino a tutto il 2007, definito proprio in occasione della missione di luglio, d’intesa con le autorità argentine, per rilanciare il dialogo politico bilaterale e ricondurlo all’intensità ed allo spessore tradizionali.

Gli incontri svoltisi a settembre a New York, a margine dell’Assemblea Generale, fra il Presidente del Consiglio e il Presidente Kirchner, nonché fra il Ministro D’Alema e il Ministro Taiana hanno costituito un ulteriore importante passaggio di tale rilancio. 

 

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

L’origine del raffreddamento delle relazioni bilaterali, tradizionalmente improntate a una sincera e profonda amicizia, va individuata nel metodo unilaterale con cui il Governo del Presidente Kirchner – contrariamente alle indicazioni della comunità internazionale attraverso il FMI – ha deciso, a principio del 2005, di ristrutturare il proprio debito in cessazione di pagamenti sin dal dicembre del 2001. I risparmiatori italiani detenevano infatti, al momento della dichiarazione di default,nel dicembre 2001, circa 14 degli 80 miliardi di dollari il cui pagamento le autorità argentine avevano deciso di non seguitare ad onorare e sono stati pesantemente pregiudicati da una ristrutturazione che ha imposto una riduzione dell’ordine del 70% del valore dei titoli; riduzione che non trova precedenti nella storia delle ristrutturazioni di debiti sovrani degli ultimi cinquant’anni. 

La principale associazione di risparmiatori italiani coinvolti nel default argentino (la TFA, promossa dall’ABI che ne sostiene i costi di funzionamento) ha recentemente raccolto mandati alle liti per circa 4 miliardi di dollari, sulla base dei quali ha presentato lo scorso mese di settembre istanza di arbitrato all’ICSID (Tribunale arbitrale della Banca Mondiale). La competenza dell’ICSID in questa materia si fonda sul trattato bilaterale di promozione e protezione degli investimenti tra Italia e Argentina. Si tratta del più grande arbitrato mai affrontato dall’ICSID. Il Segretariato dell’organismo è ora chiamato a pronunciarsi sulla ricevibilità dell’istanza. La decisione dovrebbe intervenire in tempi assai ristretti.

 

La collaborazione economica ed industriale tra i due Paesi è basata sul Trattato Generale di Amicizia e Cooperazione Privilegiate, firmato a Buenos Aires nell’aprile del 1998. Esso si pone come obiettivo la promozione e la realizzazione di particolari forme di collaborazione e lo scambio di informazioni. Dal Trattato discende un Protocollo per l’istituzione di un programma economico esecutivo. In tale Protocollo si definiscono i meccanismi ed i programmi idonei ad ampliare la collaborazione economica, finanziaria e commerciale tra i due Paesi, al fine di promuovere uno sviluppo economico le cui principali protagoniste siano soprattutto le piccole e medie imprese private.

A fronte della fase di crisi politica, economica e sociale attraversata dall’Argentina, l'Italia ha più volte sostenuto il Governo di Buenos Aires sia in ambito bilaterale che in ambito multilaterale attivando una serie di iniziative.

La SIMEST ha partecipato negli ultimi 10 anni al finanziamento di una ventina di progetti di collaborazione tra imprese italiane ed argentine per un valore di circa 25 milioni di Euro. È stato anche firmato un accordo tra l'ICE e la locale Fundación EXPORTAR per approfondire la promozione commerciale e la collaborazione tra le due istituzioni.

Da sottolineare che, in data 31 marzo 2003, si è tenuta a Roma la prima riunione della Commissione Economica Bilaterale Italo-argentina prevista dal Trattato Generale di Amicizia e Cooperazione Privilegiate del 1998. In tale ambito si è ribadito di voler proseguire nella creazione di condizioni che incrementino gli scambi commerciali e la cooperazione economica tra i due paesi.

Nell’incontro del 9 marzo 2004 a Roma, l’allora Ministro Frattini e l’ex Ministro degli Esteri Bielsa hanno inoltre concordato la costituzione di un tavolo tecnico di consultazione che ha tenuto la sua prima riunione a Roma in data 21 luglio 2004. In tale occasione sono state esaminare le iniziative suscettibili di incrementare la collaborazione bilaterale nonché di propiziare il consolidamento del recupero dell’economia argentina in modo da favorire condizioni che agevolino il servizio del debito.

 

In occasione delle consultazioni dello scorso novembre a Roma con il  Sottosegretario Di Santo e il Vice Ministro Moritán sono emerse varie proposte per delineare un calendario di incontri (sia a livello governativo che imprenditoriale) che rilanci le relazioni bilaterali anche sotto il profilo economico.

 

Per ciò che concernel'interscambio commerciale, nel periodo dal 1997 al 2002, le nostre esportazioni in Argentina hanno subito una flessione, imputabile in gran parte alla recessione che ha colpito l'economia del Paese. A partire dal 2003 sono nuovamente iniziate ad aumentare. Nel 2005 sono state pari a 635,7 milioni di Euro (+12,1% rispetto al 2004) mentre le importazioni sono state pari a 949,6 milioni di EURO (-2,5% rispetto al 2004). Il passivo del saldo è diminuito rispetto al 2004, passando da –406 milioni di Euro nel 2004 a –313 milioni nel 2005.

Gli investimenti diretti italiani in Argentina nel 2006 sono stati pari a 24,0 milioni di Euro (39,3 milioni nel 2005).

L'Italia risulta essere il settimo investitore estero, dopo Spagna, Stati Uniti, Brasile, Francia, Messico e Cile.

 


 

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Le relazioni culturali e scientifiche bilaterali sono tradizionalmente molto sviluppate e si inquadrano nell’ambito dell’Accordo di Collaborazione Culturale (firmato nel 1998 ed in vigore dal 2001) e dell’Accordo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica (firmato nel 1997 ed in vigore dal 2000). Attualmente si pone il problema della definizione di un nuovo Programma Esecutivo dell’Accordo Culturale, essendo il precedente, in vigore dal 2001, scaduto nel 2005. In occasione del recente incontro a Roma (novembre 2006) fra il Vice Ministro degli Esteri argentino Moritán ed il Sottosegretario Di Santo sono state individuate alcune proposte al fine di approfondire, nel contesto del rilancio delle relazioni bilaterali, la cooperazione nei settori della cultura e della scienza.  

 

Fra i settori in cui è già in corso una proficua collaborazione bilaterale con l’Argentina vale ricordare, in particolare, la cooperazione italo-argentina in materia spaziale, e la collaborazione universitaria.

 

La cooperazione spaziale rappresenta uno dei fiori all’occhiello sul piano delle relazioni bilaterali. Essa si articola intorno a 3 fondamentali strumenti negoziali: 1) Accordo inter-governativo per la Ricerca e l’Utilizzazione dello Spazio extra-atmosferico, firmato nel 1992; 2) Accordo sul Sistema Italo-Argentino di Satelliti per la Gestione delle Emergenze (SIASGE), firmato nel luglio 2005; 3) Dichiarazione di Intenti sull’Istituto di Alti Studi Spaziali ‘Mario Gulich’, firmata nel maggio 2006.  Attraverso la Dichiarazione d’intenti ASI e CONAE si sono impegnate a potenziare l’Istituto, situato presso i locali del Centro Spaziale "Teòfilo Tabanera", di proprietà della CONAE, nella provincia  di Cordoba, per creare un centro di eccellenza regionale, dedicato allo sviluppo di prodotti spaziali e modelli applicativi derivanti dalla collaborazione già attiva nell’ambito del SIASGE.

 

Quanto alla collaborazione universitaria, sono stati rilevati, nel 2006, circa 180 accordi bilaterali fra gli Atenei dei due Paesi. Le Università italiane che hanno sottoscritto il maggior numero di intese con le analoghe strutture argentine, soprattutto per il settore scientifico, sono Bologna, Milano, Milano Politecnico, Torino, Roma, Pisa, Bari e Genova. Dal marzo 1999, inoltre, è attiva la sede dell’Università di Bologna a Buenos Aires, ufficialmente integrata nell'ordinamento locale. La filiazione dell’Università di Bologna in Buenos Aires è anche sede del C.U.I.A. (Consorzio Università Italiane in Argentina), costituitosi nel 2003 sulla base di un Accordo di rete con il Consejo Interuniversitario Nacional dell’Argentina ed un Consorzio di venti Università italiane. Nonostante l’appoggio istituzionale del MIUR e del MAE, purtroppo una serie di problemi organizzativi ha finora reso difficile il funzionamento del C.U.I.A.

 

A Buenos Aires e Cordoba operano due Istituti di Cultura italiani.

 

 

 

Comunità italiana, comunità argentina in Italia e

 questioni migratorie

 

Comunità italiana in Argentina

 

Dalle statistiche pubblicate dalla "Fondazione Giovanni Agnelli" emerge che, nel secolo dell'emigrazione italiana di massa (1860-1960), più di 3 milioni di italiani giunsero in Argentina. Negli stessi anni più di 1 milione fecero ritorno in Italia. Il saldo migratorio risulta quindi comunque superiore ai 2 milioni. L'origine regionale degli italiani giunti in Argentina copre tutta la penisola.

Attualmente la collettività italiana in Argentina (si stima che circa il 40% della popolazione sia di origini italiane)e' costituita da523.317connazionali. Non si sono mai verificati seri problemi di adattamento e d'integrazione dei nostri immigrati nel tessuto argentino e gli italiani e gli oriundi italiani sono presenti in ogni settore della società: amministrazione pubblica, cultura, impresa e politica.

In questo contesto, va segnalato, nondimeno, che uno dei settori più colpiti dall'ultima crisi economico-sociale vissuta dall'Argentina nel 2002, con i corollari di svalutazione, blocco dei depositi bancari e implosione della previdenza pubblica, è stato quello dei pensionati. Vista l'alta percentuale di anziani presenti nella nostra collettività, è aumentata considerevolmente la richiesta di assistenza sociale alla nostra rete consolare. Il profilo socio-economico dei nostri anziani non consente loro purtroppo di beneficiare della ripresa argentina degli ultimi tre anni; chi è piombato nella povertà e non può contare sul sostegno familiare, difficilmente riesce ad uscirne autonomamente.

 

 

Comunità argentina in Italia

 

La comunità argentina legalmente soggiornante nel nostro Paese, secondo i dati del Ministero dell’Interno, ammonta a circa 14.400 unità. In base al Decreto Flussi 2006 sono ammessi in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo, lavoratori di origine italiana[11] residenti in Argentina, Uruguay e Venezuela, entro una quota massima di 500 unità.

Negli anni scorsi numerose regioni italiane hanno inoltre messo a punto dei programmi di lavoro con l’intenzione di coinvolgere giovani argentini di origine italiana, possibilmente con doppia cittadinanza.

Questa politica da un lato ha fornito un importante, per quanto limitato, sostegno al Governo argentino in un periodo di crisi economica, dall’altro mirava a rinsaldare la posizione dell’Italia come Paese amico degli argentini.

L’Argentina non è un Paese interessato fino ad oggi al fenomeno dell’emigrazione clandestina verso l’Italia.

 

 

Cooperazione allo sviluppo

 

In base alla più recente statistica OCSE (relativa alla media del periodo 2003-2004), l’Italia si colloca al 4° posto nell’ambito della comunità dei donatori dopo Giappone, Germania e Francia.

 

L'Italia è stata fino al 1993 il primo Paese donatore dell'Argentina, con una erogazione complessiva di oltre 500 milioni di USD fra crediti di aiuto e doni. Successivamente, il ridimensionamento degli stanziamenti per l’America Latina ed il notevole incremento del reddito pro-capite del Paese hanno determinato la decisione di ridurre gradualmente la nostra cooperazione con l’Argentina che, fra l’altro, proprio in ragione dell’incremento del livello del suo reddito pro capite, è stata dichiarata non eleggibile a beneficiare ulteriormente di crediti d’aiuto.

Ciononostante, a partire dalla fine del 2001 – in considerazione della grave crisi economica che ha colpito il Paese – l’Italia decise tempestivamente di riattivare i diversi canali di cooperazione al fine di sostenere gli sforzi argentini per superare la crisi. Gli interventi della cooperazione italiana decisi in tale circostanza ed attualmente in corso si focalizzano principalmente sull’appoggio alle piccole e medie imprese, la sanità, il sostegno alle politiche di occupazione e creazione dell’impiego e la formazione.

 

La principale iniziativa adottata a seguito della menzionata crisi economica, è stata predisposta nel dicembre del 2001, una delibera del Ministro degli Affari Esteri che ha permesso di riammettere eccezionalmente l’Argentina nel novero dei Paesi eleggibili a ricevere crediti di aiuto. In tale contesto, sono state approvate nel febbraio 2002 due linee di credito, rispettivamente nel settore sanitario (25 milioni di EURO) e delle PMI (75 milioni di Euro), per un valore complessivo di 100 milioni di EURO. Recentemente (visita Vice Ministro Moritan a Roma – novembre 2006) è stato manifestato l’interesse, da parte argentina, ad ottenere un trasferimento delle risorse ancora da erogare sul canale PMI (circa 25 milioni) al programma di sostegno al settore sanitario.

 

Le ONG italiane sono particolarmente attive nel Paese nei principali settori socio-economici diretti al sostegno delle fasce disagiate della popolazione ed attualmente ci sono oltre 30 progetti in corso per un ammontare complessivo a carico DGCS pari a circa 20 milioni di Euro.

 

Quanto alle prospettive della nostra cooperazione in Argentina, occorre rilevare che, pur a fronte del possibile rifinanziamento di alcune iniziative particolarmente riuscite, l’attività della cooperazione italiana nel Paese, superata da tempo la fase dell’emergenza, sarà gradualmente ridotta sino ai livelli pre-crisi.

 

E’ inoltre allo studio un’ipotesi di “Cooperazione Triangolare”, modalità innovativa per la Cooperazione italiana.

 

 

 

DATI STATISTICI BILATERALI

 

 

 

 

Fonte ISTAT milioni di EURO


 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI  E IMPORTAZIONI ITALIANE (2005)

1. Macchine per impieghi speciali

1. Oli e grassi vegetali e animali

2. Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

2. Prodotti dell'agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura

3. Macchine di impiego generale

3. Carne e prodotti a base di carne

4. Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica.

4. Prodotti della siderurgia

Fonte: ICE

 

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2005)

Esportazioni verso Argentina sul totale delle esport.ni italiane

0,2149%

Importazioni da Argentina sul totale delle importazioni italiane

0,3106%

Fonte: ISTAT

 

QUOTE DI MERCATO 2005

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI ACQUIRENTI

% su export

1. Brasile

35,91%

1. Brasile

15,78%

2. Stati Uniti

14,12%

2. Cile

11,22%

3. Cina

  7,80%

3. Stati Uniti

11,39%

4. Germania

  4,55%

4. Cina

  7,86%

5. Messico

  2,77%

5. Spagna

  3,90%

6. Giappone

  2,75%

6. Paesi Bassi

  3,86%

7. Italia

  2,61%

7. Messico

  2,89%

 

 

8. Italia

  2,45%

 

 

 

 

Fonte: ICE 

 

 

 

 

 

 

 



[1] il 25,2% della popolazione ha meno di 14 anni. Il 64,1% della popolazione ha un’età compresa tra i 15 ed i 64 anni, il restante 10,6% ha un’età superiore a 64 anni.

[2] Fonte: Sito del Congreso de la Nación

[3] Numerosi sono i casi in cui dette barriere non tariffarie si sono rivelate discriminatorie per alcune imprese italiane (caso Merloni e Candy; caso Chicco; caso AIDI; caso Brunello di Montalcino; caso SOPROMAC; caso Petroltecnica-STAR S.A.) .

[4] Al fine di proteggere il mercato argentino dalla BSE e dalla peste suina. A tale riguardo, si segnala che, dal marzo 2006 e sulla base della documentazione inviata dal Ministero della Salute italiano, le autorità sanitarie argentine intenderebbero applicare il criterio della regionalizzazione per quanto riguarda tali importazioni, con specifico riferimento alla peste suina. Tuttavia, la riattivazione del flusso commerciale dei prodotti suini italiani verso l’Argentina rimane condizionata al positivo esito di una ispezione tecnica argentina di verifica del sistema veterinario italiano. Dal 2002, poi, gli esportatori dovrebbero sottoporre le loro regole sanitarie ad un audit dello stesso SENASA. In realtà questa misura non viene applicata, anche se alcune imprese hanno riferito che informalmente hanno dovuto sottostare alla stessa.

[5] Trattasi di un contingente di tagli pregiati destinati all’export escluso da un provvedimento di sospensione temporanea delle esportazioni adottata dal governo argentino nel quadro delle misure per la lotta all’inflazione.

[6] Il 20 settembre 2005 la Commissione ha adottato una proposta per prorogare fino al termine del 2006 la deroga per la presenza di acido malico (pratica proibita nell’UE che corregge l’acidità della bevanda) nei vini importati dall’Argentina.

[7] Vd. traumatica rescissione da parte del governo argentino del contratto di concessione alla Società Aguas Argentinas, controllata dalla francese Suez, per la gestione delle acque di Buenos Aires; ora Impregilo ha confermato l’intenzione della provincia di Buenos Aires di procedere in tempi brevi alla rescissione del contratto di concessione alla società AGBA, co-partecipata da Impregilo e da due imprese spagnole, per la gestione delle acque nella provincia.

*Fonte: CIA – The World Factbook, 18 gennaio 2007

[8] 108 miliardi secondo le stime EIU

3. La Strategia di Assistenza Paese (Country Assistance Strategy - CAS) è un documento finalizzato ad indicare una serie di priorità di intervento per il Gruppo Banca Mondiale in conformità alla strategia di sviluppo elaborata dal singolo paese.  L’elaborazione di una CAS si lega all’elargizione di un programma di assistenza finanziaria da parte dell’International Development Association (IDA) e dell’International Bank for Reconstruction and Development (IBRD).

 

[10] Stando alla ricognizione del Club dell’inizio 2006 fra  l’Italia, con una quota di USD 516 milioni circa, si colloca al 5° posto (7% circa del debito totale dell’Argentina nei confronti del Club), preceduta nell’ordine da Germania (USD 2.517 milioni, 33%), Giappone (USD 1.728 milioni, 23%), Spagna (USD 695 milioni, 9%) e USA (USD 630 milioni, 8%) e seguita da Francia (USD 492 milioni, 6,5%), Olanda (USD 458 milioni, 6%), e, più distanziati, Svizzera (USD 252, 3,3%) e Canada (USD 140 milioni, 1,8%).

 

[11]Da parte di almeno uno dei due genitori, fino al quarto grado in linea diretta di ascendenza.