Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | BOLIVIA |
Serie: | Schede Paese Numero: 40 |
Data: | 29/10/2007 |
REPUBBLICA DI BOLIVIA
Cenni storici
Nel 1450, gli altipiani corrispondenti alla moderna Bolivia furono incorporati nell’impero Incas fino alla conquista spagnola nel 1525, allorquando “l’Alto Perù”, fu posto sotto l’autorità del Viceré di Lima che ne sfruttò i ricchissimi giacimenti di argento.
Dopo la cacciata degli spagnoli, nel 1809, fu dichiarata l’indipendenza seguita da 16 anni di lotte intestine fino alla proclamazione, il 6 agosto del 1825, della Repubblica di Bolivia
Sessant’anni di instabilità dominarono la scena politica boliviana e ancora alla fine dell’ottocento la sconfitta nella Guerra del Pacifico contro il Cile (1879-1883) dimostrò la debolezza interna causando la perdita della regione costiera e privando il paese di un accesso al mare.
All’inizio del XX Secolo l’aumento del prezzo internazionale dell’argento ha portato nel paese un certo benessere ed una relativa stabilità politica con la successione di una serie di governi controllati dalle oligarchie economiche caratterizzati da politiche economiche di stampo prettamente liberista poco attente alle esigenze della popolazione in grande maggioranza indigena, costretta ai margini della vita politica ed economica.
La sconfitta subita da parte del Paraguay nella Guerra del Chaco (1932-35) gettò un definitivo discredito sulla classe dirigente. A partire da quegli anni e fino alla rivoluzione del 1952, la vita politica del paese fu caratterizzata dall’emergere di nuovi gruppi politici ispirati da opposte ideologie.
Privato della vittoria nelle elezioni del 1951, il Movimento Nazionalista Rivoluzionario (MNR), partito sostenuto da un’ampia base elettorale, si pose a capo del vittorioso moto rivoluzionario del 1952. Sotto la Presidenza di Victor Paz Estenssoro, il MNR avviò una profonda opera di rinnovamento politico e sociale del paese. Dodici difficili anni di governo indebolirono la coesione interna del MNR aprendo la strada al colpo di stato della giunta militare che nel 1964 spodestò il presidente Paz Estenssoro all’inizio del suo terzo mandato.
Nel 1969 la morte del Presidente Barrientos, membro della giunta militare eletto presidente nel 1966 portò ad una successione di fragili governi fino all’insediamento, appoggiato dal MNR e dai militari nel 1971 dell’allora Colonnello Hugo Banzer Suarez che, nel 1974, si rese protagonista di una decisa svolta autoritaria. Durante la sua Presidenza l’economia boliviana conobbe alti tassi di crescita. Dal 1978 si succedettero numerosi governi militari.
Dopo il Governo di transizione dell’anziano ex Presidente Siles Suazo, nel 1985 furono indette nuove elezioni che riportarono al potere i partiti tradizionali con il ritorno alla presidenza di Paz Estenssoro a cui subentrò nel 1989 il candidato di centro-sinistra Paz Zamora e nel 1993 il candidato del MNR Gonzalo "Goñi" Sánchez de Lozada che avviò un massiccio piano di privatizzazioni. Nel 1997 tornò al potere il Generale Hugo Banzer il cui mandato si contraddistinse per un relativo benessere economico e una decisa campagna di sradicamento forzato delle coltivazioni di cocaina fin quando nell’agosto del 2001 Banzer, gravemente malato fu costretto a rinunciare all’incarico in favore del vice presidente Quiroga.
Dopo un periodo contraddistinto da frequenti sommovimenti popolari – soprattutto a causa delle controversie legate alla gestione delle risorse energetiche del Paese – che hanno portato alle dimissioni, nel dicembre del 2003, del Presidente Sánchez de Lozada (eletto nell’agosto del 2002) e del Vice Presidente Mesa, nel giugno 2005, è stato eletto Presidente, il 18 dicembre 2005, Evo Morales, leader del Movimento al Socialismo e fortemente legato all’ambiente dei cocaleros.
DATI GENERALI |
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Superficie |
1.098.580 km2 |
Capitale |
Sucre (capitale costituzionale) |
Abitanti |
8.989.046 |
Tasso di crescita popolazione |
1,45% |
Aspettativa di vita |
65,5 |
Composizione etnica |
Quechua 30%, meticci 30%, aymará 25%, bianchi 15% |
Lingue ufficiali |
Spagnolo, quechua, aymará |
Tasso di alfabetizzazione |
87,2% |
Religioni praticate |
Cattolica romana 95%,Protestante 5% |
CARICHE DELLO STATO |
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Presidente della Repubblica e capo del Governo |
Juan Evo Morales Ayma (dal 22 gennaio 2006, leader del Movimiento al Socialismo, MAS) |
Vice Presidente della Repubblica, Presidente del Congresso Nazionale e Presidente della Camera dei senatori |
Alvaro García Linera |
Presidente della Camera deputati |
Edmundo Novello Aguilar |
Ministro delle relazioni esterne e del culto |
Davis Choquehuanca Céspedes |
Ministro della Presidenza[1] |
Juan Ramón Quintana Taborga |
Ministro per gli idrocarburi |
Carlos Villegas Quiroga |
Ministro dello sviluppo e la pianificazione |
Gabriel Loza Telleria |
Ministro dell’economia |
Luis Alberto Arce Catacora |
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SCADENZE ELETTORALI |
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Presidenziali e politiche |
Dicembre 2010 |
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QUADRO POLITICO
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Governo in carica
Le elezioni del 18 dicembre 2005 hanno rappresentato un indubbio segnale di svolta per la Bolivia, portando al potere, per la prima volta nella storia del Paese, un Presidente indio, leader di un partito, il MAS, che presenta un’agenda politica intesa a rappresentare un momento di rottura rispetto alle scelte, tradizionalmente liberiste, in economia, e filo-americane, in politica estera, che avevano caratterizzato la precedente classe dirigente creola.
Morales, che ha battuto, con il 53,745 dei voti, lo sfidante conservatore Jorge “Tuto” Quiroga, leader del partito PODEMOS[2] (28,59% dei consensi), si è insediato il 22 gennaio 2006 ed ha nominato un Esecutivo di taglio piuttosto radicale. Il nuovo Governo è infatti caratterizzato dalla presenza di numerosi esponenti delle organizzazioni sindacali di settore, oltre che da alcuni esponenti del mondo accademico e forense, le cui posizioni si sono sovente distinte, in passato, per l’ostilità nei confronti del ruolo delle multinazionali straniere nella gestione delle risorse energetiche boliviane.
Ad un anno dal suo insediamento, il 23 gennaio 2007, il Presidente Morales ha realizzato un rimpasto del suo Governo, sostituendo 7 dei suoi sedici ministri. La sostituzione più importante e' quella che riguarda il Ministro dell'Interno, Alicia Munoz, che è stata sostituito da Alfredo Octavio Rada. Altro avvicendamento importante al Ministero della Pubblica Istruzione, dove al posto di Felix Patzi, che ha tentato una ''decolonizzazione'' del sistema educativo scontrandosi con la chiesa cattolica, è stato designato Victor Caceres.
Partiti Politici[3]
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Voti percentuali |
Seggi Camera |
Seggi Senato |
Movimiento Al Socialismo - MAS |
53,74 |
72 |
12 |
Poder democrático - PODEMOS |
28,59 |
43 |
13 |
Frente de Unidad Nacional - UN |
7,8 |
8 |
n.s |
Movimiento Nacionalista Revolucionario (MNR) |
6,47 |
7 |
n.s |
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
La Bolivia è una Repubblica Presidenziale. La Costituzione, approvata nel 1967, è stata emendata nel 1994 e nel febbraio 2004.
In particolare le ultime modifiche hanno introdotto l’istituto del referendum (per consentire la consultazione in materia di esportazione di gas) e previsto la costituzione di un’Assemblea Costituente, che potrà riunirsi tra il 2005 e il 2006, al fine di redigere un nuovo testo costituzionale. I cittadini potranno partecipare alle elezioni amministrative e generali anche se non appartengono a nessun partito politico.
E’ stato poi profondamente modificato il regime dell’immunità parlamentare, stabilendo che i membri del Congresso potranno essere sottoposti a procedimento giudiziario, ed anche all’arresto, non solo su decisione esclusiva delle Camere, ma anche su decisione di 7 degli 11 membri della Corte Suprema di Giustizia, su richiesta del Pubblico ministero.
Progetto di riforma costituzionale e Assemblea costituente
Il 6 agosto 2006 si è insediata l’Assemblea costituente per la riforma costituzionale, voluta dal Presidente Morales e chiamata a garantire maggiormente i diritti delle popolazioni indigene.
L’Assemblea avrebbe dovuto concludere i suoi lavori in dodici mesi, ma il clima di scontro su questioni fondamentali sia su questioni procedurali (modalità di voto dei singoli articoli) sia di contenuto (struttura territoriale e autonomie,rielezione del Presidente, ubicazione della Capitale) ha di fatto creato una situazione di stallo e la conseguente decisione di prorogare il termine dei lavori al 14 dicembre 2007. Tuttavia, allo stato attuale non è stato raggiunto alcun accordo.
Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente con suffragio universale per un mandato di cinque anni. Nello stesso modo e per la medesima durata viene eletto un Vice Presidente.
Il Presidente può essere eletto nuovamente solo per un altro mandato, ma dopo che sia trascorso almeno un periodo costituzionale.
Se nelle elezioni generali nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi, il Congresso eleggerà, a maggioranza assoluta, con votazione orale e nominale, tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero dei suffragi validi.
Il Presidente della Repubblica è al vertice del Potere esecutivo.
Si segnala il carattere particolare dell’istituto boliviano della Vice Presidenza della Repubblica - Presidenza del Congreso – Presidenza del Senato che svolge una funzione di raccordo tra Potere legislativo ed esecutivo.
Parlamento
Il Potere legislativo spetta al Congresso, costituito da una Camera dei deputati e da una Camera dei senatori eguali per gerarchia, sebbene con attribuzioni e responsabilità diverse e complementari.
La Camera dei deputati è composta da 130 membri (di cui 68 in circoscrizioni regionali e 62 in distretti uninominali), eletti con sistema proporzionale, che durano in carica cinque anni.
La Camera dei senatori è composta da 27 membri, eletti in numero di 3 per ciascuna regione che compone il Paese, eletti direttamente due di maggioranza e uno di minoranza. I senatori, come i deputati, restano in carica cinque anni.
All’inizio di ogni periodo legislativo, che dura un anno, ciascuna camera elegge l’Ufficio di Presidenza, le Commissioni e i comitati.
L’iniziativa legislativa spetta a ciascun membro delle due camere, al Vice Presidente della Repubblica, al Governo o, in materia giudiziaria e di riforma dei codici, alla Corte suprema.
Sistema giudiziario
La Corte suprema è il massimo tribunale di giustizia della Bolivia. Ha sede nella città di Sucre. E’ composta da dodici ministri eletti dal Parlamento in seduta comune, su proposta del Consiglio Superiore di Magistratura (Consejo de Jefatura). Per essere eletti è necessaria la maggioranza dei due terzi dei voti. I membri della Corte suprema sono eletti per un periodo di dieci anni e non possono essere rieletti se non dopo che sia passato un periodo uguale a quello in cui hanno esercitato il loro mandato.
Struttura amministrativa
La Bolivia è suddivisa in 9 regioni, che si articolano a loro volta in province, sezioni di province e cantoni. In ogni regione il potere esecutivo è rappresentato da un prefetto nominato dal Presidente della Repubblica, che esercita la funzione di comandante generale della regione ed è a capo della struttura amministrativa.
Quadro attuale di politica interna
Terminata la luna di miele post-elettorale, il Governo si è trovato ad affrontare le questioni più rilevanti per la vita del Paese e lo ha fatto con un approccio che non sempre è apparso coerente ed efficace. L’Esecutivo che ha suscitato una forte speranza di cambiamento in vasti strati della popolazione deve ora individuare una linea mediana fra svolta radicale e continuità. Emerge la chiara esigenza per Morales di presentarsi come Presidente di tutti i boliviani. La sua elezione, infatti, rappresenta una svolta nella storia di un Paese che per la prima volta ha visto rappresentata quella maggioranza indigena tradizionalmente esclusa dalla gestione della cosa pubblica.
Tuttavia, è auspicabile che l’origine aymara del Presidente e il suo forte legame con gli altri gruppi etnici indigeni non si trasformino in un limite. Morales dovrà quindi dimostrare di saper risolvere le tensioni politiche e socio-economiche legate al dualismo territoriale boliviano e alle tensioni tra l’altopiano andino (centralista, agricolo e “statalista” e favorevole al progetto di costituzione del MAS) e il tropico orientale (autonomista, produttore di petrolio e più “liberista” e tendenzialmente contrario alla riforma della Costituzione).
In questo contesto, se la cosiddetta “terza nazionalizzazione” delle risorse energetiche sembra avviata verso una soluzione, restano da definire i contenuti di quella “nuova politica nazionale minerario metallurgica”, annunciata a fine ottobre 2006 dal Presidente Morales, che auspica, anche per questo settore, un ruolo maggiormente incisivo dello Stato, pur senza arrivare ad una vera e propria nazionalizzazione delle miniere.
Rispetto alla questione della coltivazione della coca[4], Morales si è mosso con una certa prudenza: la proposta elettorale di consentire ad ogni famiglia boliviana di coltivare a coca un limitato appezzamento di terreno[5] non è stata, sinora, tradotta in pratica; solo agli iscritti al sindacato dei “cocaleros” – di cui Morales rimane presidente – è stato infatti concesso tale diritto. Il Governo ha inoltre ribadito che non intende smantellare la FELCN – unità di polizia specializzata nella lotta alla droga. La questione si presenta legata a quella del rinnovo del regime di preferenze doganali accordato unilateralmente dagli Stati Uniti a quei Paesi andini che adottino politiche atte a prevenire e reprimere la produzione illegale di foglie di coca.
Quanto alla riforma agraria, essa è stata approvata con procedure di dubbia costituzionalità per aggirare l’ostacolo del Senato, dove il MAS non ha la maggioranza. La nuova legge si fonda sul principio della funzione sociale che ogni fondo, pur privato, deve compiere; si prevede, pertanto, la confisca senza indennizzo dei latifondi incolti e un processo di redistribuzione delle terre a favore dei contadini e delle comunità indigene. Le modalità di approvazione della riforma e il suo stesso contenuto, hanno generato un forte malcontento nell’Oriente del Paese.
Ulteriore terreno di scontro, sotto il profilo istituzionale, è rappresentato dalla proposta di legge governativa mirante a conferire al Governo una sorta di “controllo di gestione” sull’attività dei prefetti (eletti), che implicherebbe la possibilità di una loro rimozione in caso di “censura” del loro operato. Essendo la maggioranza dei prefetti del Paese vicini a PODEMOS, appare naturale che l’opposizione contrasti con forza tale eventualità, la quale, peraltro, appare di dubbia coerenza rispetto alla Costituzione vigente.
Ed è proprio rispetto alla questione della riforma costituzionale che il Governo incontra le maggiori difficoltà. L’Assemblea costituente, chiamata a garantire maggiormente i diritti delle popolazioni indigene, è in una fase di stallo (i lavori dovrebbero chiudersi entro il 14 dicembre): se in una primo tempo le difficoltà maggiori erano legate alla controversia fra il MAS – che sosteneva la legittimità di approvare i singoli articoli a maggioranza semplice salvo poi votare il progetto finale a maggioranza dei 2/3 – e PODEMOS che, al contrario, ribadiva la necessità di approvare a maggioranza qualificata ogni singolo articolo[6], di recente (estate 2007) i temi oggetto di acceso dibattito politico e confronto sociale – a tratti anche violento – sono divenuti la questione della “capitalidad plena” e la rieleggibilità del Presidente. Quanto al primo punto, si tratta di decidere se spostare la sede del Governo a Sucre che, da capitale costituzionale e sede della Corte Suprema, diverrebbe così detentrice della “capitalidad plena”. Tra il MAS, che sostiene lo status quo, ed alcuni elementi d’opposizione (i prefetti della Mezzaluna orientale, ad esempio) che sostengono le aspirazioni di Sucre, l’Assemblea ha “deciso di non decidere”, votando un provvedimento che esclude dalle competenze dei costituenti la questione della “capitalia plena”. Sucre rimane quindi capitale, come già previsto dalla Costituzione attualmente vigente, ma il Governo manterrà la sede a La Paz.
Per quanto riguarda la rieleggibilità del Presidente, il MAS sostiene la necessità di un provvedimento che consenta di dare continuità alle iniziative dell’attuale Governo. Si tratterebbe, secondo l’attuale Amministrazione, di completare il processo di riforma dello Stato. L’opposizione paventa l’ipotesi di un perpetuarsi di Morales al potere. Un “cattivo esempio”, in tal senso, potrebbe venire dall’attuale esperienza venezuelana.
Nel frattempo, continuano a prodursi forme di protesta relative a vari temi dell’agenda politica (vari gli scioperi della fame attualmente in corso da parte di militanti dell’opposizione). In questo contesto, la radicalizzazione dello scontro fra i prefetti delle province orientali (la cd. mezza luna[7]), sostenuti dall’opposizione, ed il Governo contribuisce ad arroventare ulteriormente il clima politico. L’11 gennaio 2007, nel corso di violenti scontri, a Cochabamba, fra manifestanti filo-governativi e dimostranti vicini all’opposizione si sono contati 3 morti e oltre 150 feriti. Il 16 gennaio 2007, la Presidenza UE ha emanato una Dichiarazione con la quale, nel ribadire il sostegno europeo alla Bolivia, si esprime preoccupazione per il deterioramento del clima politico nel Paese andino e si richiamano le parti in causa ad un atteggiamento di dialogo e di rispetto della normale dialettica democratica. In occasione del più recente “paro civico” (sciopero generale) nei dipartimenti orientali (28 agosto 2007) , lo stesso sindaco di Santa Cruz ha auspicato la divisione del Paese in due entità statuali indipendenti.
Infine, merita attenzione il rimpasto ministeriale del 23 gennaio 2007. Esso testimonia, da un lato, le difficoltà che il Governo ha incontrato in vari settori nel suo primo anno di vita; dall'altro, l'estrema decisione con cui il Presidente e il Vice Presidente appaiono in grado di rispondere a tali problemi, operando per mantenere la coesione della maggioranza e rinunciando anche ad alcune figure importanti sul piano dell'immagine come Salvador Ric, ex Ministro dei Lavori Pubblici, che rappresentava la componente imprenditoriale nell'Esecutivo. I risultati vengono prima dell'immagine, sembra essere il messaggio di Morales che ha anche sostituito il Ministro dell’Istruzione, responsabile di un confronto troppo duro con la Chiesa.
Priorità della politica estera ed integrazione regionale
La politica estera boliviana, tradizionalmente incentrata sul rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, ha subito una netta inversione di tendenza dall’ascesa alla Presidenza del leader del MAS, Evo Morales. L’allineamento di Evo Morales sulle posizioni di Hugo Chávez, pur senza raggiungere certi eccessi verbali antiamericani tipici del leader venezuelano, ha significativamente allontanato le posizioni di Washington e La Paz, senza portare, tuttavia, ad una rottura fra i due Paesi.
Dopo l’abbandono della Comunità Andina delle Nazioni (CAN) da parte del Venezuela, il Presidente Morales ha ribadito l’interesse boliviano per la CAN, adoperandosi in occasione del Vertice di Quito (giugno 2006) per ricompattare l’organizzazione. Desta qualche interrogativo il recente annuncio di La Paz circa un prossimo ingresso della Bolivia anche nel MERCOSUR, fatta salva l’appartenenza alla CAN. Il Paese andino, che attualmente gode dello status di membro associato, ha chiesto l’integrazione nel MERCOSUR in occasione del vertice del Mercosur a Rio de Janeiro a fine gennaio 2007.
Dal punto di vista economico la decisione boliviana di aderire al Mercosur appare comprensibile sulla scorta della considerazione che il solo interscambio con Brasile e Argentina rappresenta quasi il 50% del commercio estero boliviano. Tuttavia, la scelta di La Paz solleva non pochi interrogativi sia sotto il profilo della compatibilità “tecnica” della doppia appartenenza alla CAN ed al MERCOSUR, entrambe zone doganali a tariffa esterna comune ma con regole e strutture differenti, sia riguardo alla “vitalità” di una CAN lacerata da tensioni interne (Colombia e Perù verso Ecuador e Bolivia). In occasione del citato vertice del MERCOSUR, tenutosi a Rio de Janeiro, il 18 e 19 gennaio 2007, è stata adottata la decisone di istituire un gruppo di lavoro incaricato di produrre, entro 6 mesi, un rapporto sull’eventuale ingresso di La Paz nell’organizzazione.
Quanto alla Comunità Sudamericana delle Nazioni(CSN), in occasione del Vertice di Cochabamba, nel dicembre scorso, la Bolivia si è spesa nel tentativo di dirigere le discussioni nella direzione più integrazionista. Gli esiti della Cumbre di Cochabamba, in ogni caso, sono stati sostanzialmente modesti, in assenza di una chiara volontà politica, da parte della maggioranza degli Stati membri, di procedere verso forme di maggiore integrazione e di predisporre meccanismi istituzionali a ciò deputati. Peraltro, in occasione del vertice energetico sudamericano di Isla Margarita (Venezuela), ad aprile del 2007, si è deciso di mutare il nome della CSN in UNASUR (Unione della Nazioni Sudamericane) e di fissarne la sede del Segretariato a Quito.
Rapporti con i principali Paesi partner
Quanto alle relazioni con i Paesi vicini, i rapporti col Cile, tradizionalmente difficili a causa della controversia per l’accesso al mare, appaiono in fase di miglioramento, come confermato anche dal cordiale incontro fra Morales e la Presidente Bachelet a margine del Vertice della CSN di Cochabamba (9 dicembre 2006). In occasione dell’incontro, i due Presidenti hanno riaffermato la volontà di continuare il dialogo fra i rispettivi Paesi e di procedere verso una maggiore integrazione commerciale. La questione dello sbocco al mare influenza negativamente anche le relazioni col Perù, il cui ruolo viene percepito a La Paz come un ulteriore ostacolo sulla via della riacquisizione di uno sbocco sul Pacifico. Ulteriori motivi di frizione fra i due Paesi sono costituiti dalla firma del Tlc fra il Perù e gli Usa e dall’aperto sostegno di Morales al candidato “chavista” Ollanta Humala alle recenti elezioni peruviane. Lima, dal canto suo, non fa mistero di nutrire perplessità su quello che in occasione della visita a Washington dell’ottobre scorso García ha definito “fondamentalismo andino”, con un chiaro riferimento alle posizioni di Caracas e La Paz.
Buoni, invece, i rapporti con il Brasile e con l’Argentina. Brasilia, di gran lunga il principale partner commerciale di La Paz, costituisce un punto di riferimento fondamentale per la politica estera e le relazioni commerciali della Bolivia. Tuttavia, nell’ultimo anno e mezzo non sono mancati momenti di tensione legati alla politica di Morales in materia di idrocarburi e alle ripercussioni sulla posizione di PetroBras (il tema è stato anche sollevato nel corso della campagna presidenziale dell’autunno 2006 in Brasile). Quanto a Buenos Aires (terzo maggiore acquirente delle esportazioni boliviane), la recente conclusione (ottobre 2006) di un accordo ventennale per la fornitura di crescenti quantitativi di gas boliviano conferma il buono stato delle relazioni bilaterali.
Più complesse le relazioni con il Paraguay a causa della prospettata costruzione di “cuarteles de frontiera”. E’ però in corso una fase di distensione confermata dalle visite ad Assunzione dei Ministri della Difesa e degli Esteri della Bolivia che assicura di non attribuire valore militare ai posti di frontiera e di voler porre in essere misure di fiducia non solo nel settore della difesa ma anche in quello della cooperazione energetica.
Eccellenti i rapporti con il Venezuela che sostiene le spinte più “radicali” della politica interna ed estera di Morales. Con il Venezuela la Bolivia ha firmato ben sette accordi di cooperazione economica, di cui due riguardanti il settore energetico, in cui si registra una crescente influenza di PDVSA sulle politiche boliviane. Nel maggio 2006 è stato firmato anche un accordo di cooperazione militare fra Bolivia e Venezuela che, sulla base di questa intesa, contribuirà alla costruzione di 20 postazioni di controllo frontaliere in Bolivia.
I rapporti con gli Stati Uniti (2° partner commerciale della Bolivia), nonostante il netto raffreddamento conseguente all’ascesa al potere di Evo Morales, continuano a rivestire una posizione di grande rilievo nel quadro delle relazioni internazionali della Bolivia, come dimostra l’importanza annessa da La Paz al rinnovo dell’accordo Atpdea (Andean Trade Promotion and Drug Eradication Act), la cui scadenza è stata recentemente (luglio 2007) prorogata. Non giova, al tono delle relazioni bilaterali tra USA e Bolivia il fatto che il Governo Morales abbia stabilito relazioni diplomatiche con l’Iran il cui Presidente ha visitato La Paz. E’ stata sottoscritta una dichiarazione comune in cui si afferma la volontà dei due Paesi di contrastare l’”egemonia mondiale” statunitense e “delle potenze occidentali”. I rapporti con gli Usa, in particolare, si sono fatti più tesi anche a seguito del rafforzamento della collaborazione economica con il Venezuela e per l’imposizione dell’obbligo di visto per i cittadini statunitensi che intendono viaggiare in Bolivia. A tutto ciò si è aggiunta la polemica tra il Ministro degli Esteri Choquehuanca e l’Ambasciatore USA a La Paz in merito alla proposta boliviana di “spostare” la sede dell’ONU fuori dal territorio degli Stati Uniti. Alla base dell’iniziativa vi sarebbe, a giudizio di La Paz, l’incompatibilità tra la visione egemonica degli USA e la missione delle Nazioni Unite. Avrebbe influito sulla polemica anche il trattamento (ritenuto poco corretto) riservato alla delegazione boliviana dalle autorità di frontiera statunitensi in occasione della 62° UNGA (sett. 2007).
Da segnalare anche i buoni rapporti con il Giappone, che ha nei Dipartimenti orientali una propria collettività inseritasi nel Paese ospitante e non più in rapporto con la madrepatria, e fornisce un cospicuo aiuto allo sviluppo
Nel quadro della politica estera boliviana, l’Unione Europea e i suoi Paesi membri costituiscono un punto di riferimento di rilievo, in ragione tanto dei consistenti investimenti nel settore degli idrocarburi da parte di importanti multinazionali europee (Repsol, Total, British Gas), quanto dell’impegno di molti Paesi UE nel finanziare e fornire assistenza tecnica a numerosi progetti di cooperazione nel Paese andino.
Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
La Bolivia è tradizionalmente favorevole all’istituzione di nuovi seggi permanenti e non permanenti, sulla base di impegni presi con Germania, Giappone e, soprattutto, Brasile.
Dopo una fase di equilibrio ed equidistanza che, nel corso del 2005, il gruppo Uniting for Consensus (UfC) era riuscito faticosamente ad ottenere dalla Bolivia, a seguito dell’insediamento del Presidente Morales nel gennaio 2006 si è registrato un rinnovato appoggio di La Paz al Brasile, culminato nel comunicato congiunto boliviano-brasilano dell’aprile 2006, con il quale la Bolivia ha esplicitamente riconosciuto le aspirazioni del Brasile ad un seggio permanente.L’appoggio boliviano al Brasile è stato confermato, tra l’altro, nel corso della visita di Stato del Presidente Morales in Brasile nel febbraio 2007; in tale occasione Brasilia e La Paz hanno più in generale convenuto sull’opportunità di una riforma del CdS che assicuri un’adeguata presenza dei Paesi in via di sviluppo fra i membri permanenti.
Tuttavia, nel corso dell’incontro a margine del Dibattito Generale della 62esima UNGA tra il Sottosegretario Craxi e il Ministro degli Esteri boliviano Choquehuanca, è emerso che la questione della riforma del CdS sarebbe nuovamente oggetto di riflessione, senza escludere che La Paz possa riconsiderare il proprio atteggiamento verso la proposta di istituire nuovi membri permanenti. Si segnala, infine, che nel corso del proprio ultimo intervento a New York, il 27 settembre 2007, il Presidente boliviano Morales non ha toccato l’argomento della riforma del CdS.
Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e moratoria pena di morte
La Bolivia è stata eletta membro del Consiglio dei Diritti Umani alle ultime elezioni del maggio 2007 con 169 voti (l’altro Paese eletto nel Gruppo dei Paesi latino-americani è stato il Nicaragua, con 174 voti). Il mandato della Bolivia terminerà nel 2010.Anche l’Italia è membro del Consiglio dei Diritti Umani per il medesimo triennio.
Tra Italia e la Bolivia è stato concluso un accordo di reciproco sostegno, in base al quale l’Italia ha sostenuto la candidatura della Bolivia al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e la Bolivia si è impegnata a votare l’Italia nelle elezioni del maggio 2007 al Consiglio dei Diritti Umani.
In linea generale, l’approccio italiano alla tutela dei diritti umani presenta tradizionalmente delle assonanze con quello dei Paesi latino-americani. Su questa base, è stato sinora possibile mantenere un dialogo aperto e costruttivo sui diritti umani col gruppo latino-americano ed aggirare i rischi di sterili contrapposizioni ideologiche.
Sarebbe dunque importante riuscire a coinvolgere, per quanto possibile, la Bolivia in iniziative comuni nel Consiglio dei Diritti Umani, evitando che essa venga “attratta”, nel nome della “solidarietà ideologica”, verso posizioni radicali, come ad esempio quelle espresse da Cuba. In tal senso, si può sottolineare il particolare interesse dimostrato dal Governo boliviano per tematiche come il diritto allo sviluppo e la protezione dei diritti delle popolazioni indigene
La Bolivia, Paese abolizionista, aderisce all’iniziativa italiana ed europea in sede ONU per la moratoria ed abolizione della pena di morte.
Relazioni con l’Unione Europea
Le relazioni tra l’Unione Europea e la Bolivia si inquadrano nel contesto delle relazioni fra l’UE e la Comunità Andina delle Nazioni (CAN: Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e, sino all’aprile 2006, Venezuela).
L’Unione Europea ha avviato un dialogo formale con la Comunità Andina (CAN: Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e, sino all’aprile 2006, Venezuela) a partire dalla metà degli anni ‘90, affrontando, nel corso del tempo, tematiche strategiche, tra cui la lotta agli stupefacenti e un’intensa cooperazione in campo commerciale[8].
Il 15 dicembre 2003 è stato firmato a Roma, durante la presidenza italiana, l’Accordo di dialogo politico e cooperazione, già ratificato dal nostro Paese. L’intesa, pur non prevedendo misure di liberalizzazione commerciale, rafforza i legami reciproci, istituzionalizzando e promovendo il dialogo politico e migliorando la cooperazione in vari settori, con l’obiettivo ultimo di porre in essere le condizioni per la negoziazione di un vero e proprio Accordo di Associazione e la creazione di un’area di libero scambio. Esso assicurerà la necessaria continuità alle relazioni commerciali, incentivando ulteriormente gli scambi e gli investimenti.
Nel gennaio 2005, è stato quindi ufficialmente lanciato l’esercizio di valutazione congiunto sullo stato di integrazione regionale, ritenuto dall’UE una condizione necessaria per avviare i negoziati per l’Accordo di Associazione. Questi avrebbero dovuto essere lanciati in occasione dell’ultimo Vertice UE-LAC di Vienna del 12 maggio scorso, ma il ritiro venezuelano dalla CAN e la sua contemporanea adesione al Mercosur, nel mese precedente, ha sospeso la decisione e compromesso temporaneamente l’intero esercizio di integrazione regionale andina.
Se l’episodio in sé non viene considerato da parte comunitaria un ostacolo determinante all’avvio dei negoziati bi-regionali, esso rischia tuttavia di avere serie ripercussioni sulla tenuta interna della Comunità Andina e comprometterne, di fatto, il futuro quale interlocutore affidabile per un legame di Associazione.
In occasione del Vertice della Comunità Andina, svoltosi a Quito il 13 giugno scorso, i quattro Stati rimanenti hanno tuttavia ribadito la comune e ferma volontà di proseguire nel cammino dell’integrazione regionale ed hanno elaborato un preciso scadenzario per rilanciare quel processo di valutazione congiunta, che dovrà condurre ai negoziati per l’Accordo di libero scambio.
Il ritiro del Venezuela dalla Comunità Andina ha altresì presentato difficoltà di ordine strettamente giuridico. Ciononostante il Consiglio Affari Generali dell’UE ha approvato lo scorso 23 aprile le direttive negoziali a beneficio della Commissione Europea.
I negoziati hanno avuto inizio in occasione della riunione del Comitato Congiunto UE-CAN dello scorso 29-30 maggio. Non è stato però possibile raggiungere un consenso minimo a causa dell’inflessibile posizione boliviana di escludere dalle future trattative quattro settori fondamentali (proprietà intellettuale, servizi, appalti pubblici e investimenti). Da parte della Commissione è stata ribadita la posizione dell’UE: non è possibile escludere a priori 4 capitoli.
Peraltro l’8 giugno, i Ministri degli Esteri dei 4 membri della Comunità Andina hanno a sorpresa approvato un documento congiunto che detta le linee guida comuni in vista dell’avvio dei negoziati con l’UE. Il testo è il frutto dello sforzo prodotto negli ultimi giorni all’interno della CAN per rassicurare La Paz sulla necessità di prevedere un andamento flessibile del negoziato per tener conto delle asimmetrie all’interno della CAN. In ogni caso, il rilievo più significativo sembra essere che nel corso del vertice CAN di Tarija (12-14 giugno), alla presenza del negoziatore UE Duplà del Moral, è stato dato l’annuncio della ripresa dei negoziati e, significativamente, è stato sottolineato il principio del rispetto delle asimmetrie.
Il primo round di negoziati per la conclusione di un Accordo di Associazione, inclusa la costituzione di un’area di libero scambio, tra l’UE e la Comunità Andina ha avuto luogo a Bogotà dal 17 al 20 settembre 2007.
Le relazioni bi-regionali si articoleranno attorno ai tre pilastri del dialogo politico, della cooperazione, e del commercio e libero scambio. Tra i principali risultati dell’incontro si segnala, per quanto riguarda il dialogo politico, la disponibilità andina ad includere nel testo dell’Accordo le clausole cd. “standard” del Consiglio UE (terrorismo, diritti umani, migrazione, good governance, Corte Penale Internazionale, collaborazione in materia di non proliferazione).
L’appuntamento di Bogotà ha permesso un confronto fruttuoso soprattutto sulla materia commerciale, la più controversa delle tre. Le discussioni hanno fatto registrare una convergenza di massima sugli obiettivi generali per il prosieguo delle trattative, centrati sull’effettivo accesso al mercato per i prodotti, i servizi e gli investimenti, e sulla necessità di stabilire regole che salvaguardino la flessibilità in tema di liberalizzazione commerciale. L’obiettivo perseguito dalla CAN, e pienamente condiviso dall’UE, è infatti quello di indirizzare i negoziati in modo che gli impegni che le due Parti assumeranno tengano conto delle asimmetrie di sviluppo economico esistenti fra le due regioni e all’interno dello stesso raggruppamento andino[9]. Da notare inoltre un certo ammorbidimento della richiesta boliviana, avanzata negli scorsi mesi e giudicata inaccettabile dall’UE, di escludere a priori dall’oggetto negoziale (e quindi dal programma di liberalizzazione) gli interi settori della proprietà intellettuale, dei servizi, degli appalti pubblici e degli investimenti. Tale flessibilità dovrà essere naturalmente verificata nelle prossime tornate negoziali.
Per il futuro delle trattative, la Commissione intende procedere con prudenza e flessibilità, a cominciare da un’interpretazione non troppo rigida delle cd. “condizionalità” stabilite dall’UE per l’avanzamento del negoziato[10]. L’UE prevede quindi un’applicazione differenziata delle clausole e lunghi periodi transitori per l’applicazione delle misure di liberalizzazione commerciale evitando, al contempo, di procedere verso la conclusione di un accordo a geometria variabile che minerebbe l’intero processo di integrazione economica regionale, uno degli obiettivi principali dell’associazione con l’UE.
L’importanza dell’incontro di Bogotà va individuata anzitutto nella ritrovata unità del raggruppamento andino, finalmente giunto compatto al tavolo negoziale. Esso rappresenta un ulteriore passo, che da parte europea si auspica decisivo, verso il definitivo superamento di un periodo di grande turbolenza all’interno della CAN (ritiro del Venezuela, divisioni interne e difficoltà nel cammino dell’integrazione regionale, “intemperanze chaviste” boliviane e, in sottordine, ecuadoriane) che si era inevitabilmente riflesso sul dialogo con l’Unione Europea, ostacolandone lo svolgimento.
L’Unione Europea è la prima fonte di investimenti stranieri diretti (43% del totale) ed il quinto maggiore partner commerciale della Bolivia.
La Bolivia beneficia del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) e delle speciali disposizioni previste da questo regime per i Paesi della Comunità Andina (SPG droga). Grazie al regime MFN (Most-favoured Nation) e al SPG circa il 90% delle esportazioni di prodotti agricoli nell’UE è esente da tariffe doganali.
Dal 1° luglio 2005 per gli Stati membri della CAN è entrato in vigore il Sistema delle Preferenze Generalizzate, che si indirizza ai paesi che si impegnano a rispettare le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, sociali, in materia di ambiente e del buon governo (compresa la lotta contro la droga) e attraverso cui alcuni loro prodotti possono entrare in Europa in regime di totale esenzione doganale fino al 31 dicembre 2008.
Nel 2006, l’economia boliviana ha fatto registrare un apprezzabile tasso di crescita, nell’ordine del 3,8%, sostanzialmente il linea con la crescita del 2005 (+4,1%). L’inflazione, attestatasi nel 2006 intorno al 4,3%, mostra una leggera flessione rispetto all’anno precedente (5,4%). Anche la bilancia delle partite correnti mostra un miglioramento rispetto al 2005 (+498 milioni di dollari), segnando un avanzo di circa 680 milioni. Il debito estero, seppur in leggera flessione rispetto al 2005 (5.900 milioni di dollari nel 2006 contro i 6.200 dell’anno precedente) rimane consistente e pari a circa il 60% del PIL.
Dal punto di vista economico, il tema centrale della politica governativa è stato finora quello dello sfruttamento delle risorse energetiche nazionali. L'accordo con le multinazionali del 28 ottobre scorso sembra aver ricomposto la frattura determinatasi a seguito dall’approvazione, il 1° maggio 2006, del Decreto Supremo grazie al quale lo Stato ha recuperato la proprietà della totalità dei giacimenti gasiferi e petroliferi boliviani, affidando alla società statale Ypfb (Yacimentos Petroliferos Fiscales Bolivianos) tutte le fasi della filiera produttiva. In base a tale intesa, siglata con tutte e 10 le multinazionali operanti sul territorio boliviano[11], allo Stato sarà garantita una percentuale di proventi variabile dal 50% all’82% a seconda dei giacimenti, per una durata variabile fra i 24 ed i 30 anni. Resta inoltre da vedere se la disponibilità di nuove consistenti risorse consentirà di innescare dinamiche di sviluppo sostenibile, mentre non è chiaro se YPFB sia capace di gestire la filiera produttiva del greggio.
In tale contesto, se Washington non farà venir meno il requisito della previa conclusione di un accordo di libero scambio, la possibile fine del regime di accesso preferenziale delle merci boliviane sul mercato statunitense (ai sensi della legge americana denominata ATPDEA)[12], produrrebbe gravi conseguenze sulla fragile economia del Paese andino, le cui esportazioni verso gli USA si troverebbero a subire l’agguerrita concorrenza delle merci di provenienza asiatica. A luglio 2007 la scadenza dell’ATPDEA è stata comunque posticipata.
Ambasciatore d’Italia in Bolivia: Incaricato d’affari con lettere, Silvio Mignano (dal 22 gennaio 2007)
Ambasciatore della Bolivia in Italia:S.E. Esteban Elmer Catarina Mamani (22/05/2007)
Rapporti politici
I
rapporti con l'Italia, dopo la caduta dell'ultima dittatura militare, sono
tornati ad essere eccellenti, anche grazie all’impegno profuso dal nostro paese
nell’ultimo decennio nella cooperazione allo sviluppo. Con i nuovi governi in
Italia e Bolivia questa simpatia tra i due Paesi si è rafforzata. La linea
politica seguita dall’Italia è volta ad offrire all’amministrazione Morales una
sponda di dialogo per evitare che, sentendosi isolata, essa ceda alle
istanze più estremiste. In tale azione l’Italia può contare su un capitale di
simpatia che le deriva dal condividere con
Solo
da pochi mesi la frequenza dei contatti bilaterali può considerarsi in linea
con l’eccellenza dei rapporti con
Nell’ottobre del 2004, il Ministro Frattini aveva incontrato a Roma il Ministro degli Esteri, Siles del Valle. Nell’ottobre del 2005 il Presidente Ciampi ha incontrato brevemente il Presidente ad interim Rodriguez Veltzé a margine delle celebrazioni per il cinquantenario della FAO. Il Ministro boliviano dell’acqua Mamani ha incontrato a Roma il Sottosegretario Di Santo nell’ottobre del 2006; nel maggio 2007 ha incontrato la Vice Ministro Sentinelli.
Nel quadro del contenzioso tra il Governo boliviano e l’impresa di telecomunicazioni Entel (controllata da Telecom Italia), il Ministro della Presidenza Quintana ha effettuato espressamente una missione a Roma, dove ha incontrato, il 3 maggio 2007, il Ministro D’Alema e il Sottosegretario Di Santo, con l’intento di chiarire le intenzioni del Governo di La Paz relativamente alle modalità di riacquisto da parte del Governo boliviano del pacchetto di controllo di Entel.
Il ministro degli Esteri, Choquehuanca, ha partecipato ai lavori della III Conferenza Nazionale sull’America Latina (16-17 ottobre 2007).
Spazi di cooperazione si potrebbero aprire anche nel campo della collaborazione parlamentare da proporre adesso e da confermare in occasione della possibile visita in Bolivia del Presidente Bertinotti forse in ottobre. Si ricorda che due anni fala nostra Camera dei Deputati organizzò un seminario su riforme costituzionali e autonomie, tema di grande attualità oggi in Bolivia.Vi ha partecipato, tra gli altri, l'attuale presidente del Parlamento, Novillo. Si tratterebbe di un ulteriore ambito di collaborazione oltre alle iniziative che ci vedono già "associati" (ad esempio lo scambio di voti che ha riguardato lanostra candidatura alla Consiglio Diritti Umani e la loro candidatura all’ECOSOC).
Si segnala, infine, la costituzione, nel giugno 2007, del Gruppo parlamentare di amicizia con l’Italia (la Liga Parlamentaria Boliviano-Italiana) guidata dal parlamentare di opposizione Alejandro Colanzi.
La
difficile trasformazione in atto e i problemi interni che ne derivano in un
paese fortemente polarizzato e in un subcontinente che vede tendenze più
radicali affiancarsi a altre di forte riformismo hanno reso
Merita
particolare attenzione il tema dell’introduzione dell’obbligo di visto
per i cittadini boliviani che vogliano entrare nell’area Schengen.
Alcuni importanti partner (a iniziare dalla Francia, alla quale
si è aggiunta da ultimo e con determinazione anche
Le autorità boliviane sono consapevoli dello sforzo portato avanti con successo e quasi da sola dall’Italia per ritardare l’adozione del provvedimento che è risultato certo molto sgradito ai boliviani, ma che grazie appunto a tale ritardo è stato in un certo senso metabolizzato.
Risulterà in ogni caso utile sottolineare che a loro abbiamo sempre chiesto uno sforzo costante affinché "ci aiutino a ad aiutarli", mantenendo tutti i noti contrasti (Governo-opposizione, sierra - tropico orientale, tutela degli investimenti – responsabilità sociale, etc) sempre all'interno di una cornice pienamente democratica.
Spazi di cooperazione si potrebbero aprire anche nel campo della collaborazione parlamentare.
Occorre,
infine, ricordare che l’Italia sta diventando una delle destinazioni principali
per gli emigranti boliviani. Ciò rende necessaria un’attenta politica
migratoria nei confronti di questo Paese ma offre anche opportunità di rilievo.
Il tema delle rimesse, ad esempio, può costituire un tema da approfondire
perché, se per
L'interscambio italo-boliviano (46 milioni di Euro nel 2006 contro i 36 del 2005) registra un tendenza positiva dal 2003, ma permane poco significativo per valore complessivo.
Nel 2006 la bilancia commerciale italo-boliviana si è chiusa con un saldo a nostro sfavore di 8 milioni di EURO. Le esportazioni italiane sono state pari a 19 milioni di EURO (18 milioni nel 2005) e le importazioni sono state pari a 27 milioni di EURO (18 nel 2005). L'Italia importa dalla Bolivia cuoio, abbigliamento in tessuto, legno e prodotti in legno escluso mobili, prodotti grezzi di cave e miniere. Le nostre esportazioni sono costituite soprattutto da macchine per impieghi speciali, macchine ed apparecchi per energia meccanica, apparecchi riceventi per radiodiffusione e televisione.
Il maggior investimento italiano in Bolivia è quello effettuato dalla Telecom che detiene il controllo, attraverso l’impresa di diritto olandese ETI, della Società di telecomunicazioni boliviane Entel. L’investimento (il 50% del capitale di Entel) venne realizzato nel 1995, a seguito del programma di privatizzazioni dell’allora governo boliviano. Il suo valore, secondo stime di ABN Amro indicateci dalla stessa Telecom, si situerebbe tra i 210 ed i 235 milioni di euro.
Nell’ambito dell’indirizzo generale di politica economica volta incrementare la presenza dello Stato nell’economia, il Governo boliviano ha deciso di istituire con il “Decreto Supremo” del 28 marzo 2007 una Commissione incaricata di “negoziare”, entro il termine inizialmente fissato al 1° maggio 2007, le modalità di riconduzione allo Stato del pacchetto di controllo di ENTEL. Tale termine, anche a seguito di nostre sensibilizzazioni a livello politico, è ormai scaduto senza che la Commissione prendesse alcuna decisione circa la policy da adottare nei confronti di Telecom: riacquisto; esproprio dietro indennizzo; definizione delle percentuali del capitale Entel che dovrebbe passare in mano pubblica. Permane quindi una situazione di incertezza.
In effetti, da tempo sia Telecom Italia che la Farnesina avevano volutamente manifestato una continua ricerca del dialogo nei confronti delle autorità boliviane rispetto al futuro del settore delle telecomunicazioni, proprio nel timore che il governo di La Paz intendesse riproporre con Entel lo stesso schema già messo in atto con le concessioni di idrocarburi nel corso del 2006, attraverso cui le imprese straniere furono obbligate piuttosto bruscamente a “rinegoziare” i contratti in essere, dovendo ridurre le royalties sui profitti dal 70% al 20%, a vantaggio dello Stato Boliviano.
Da parte boliviana, nonostante la riconduzione delle telecomunicazioni in ambito statale facesse parte del programma elettorale di Evo Morales, si era ripetutamente assicurato che l’atteggiamento del Governo rispetto a tale settore (che riguarda un bene immateriale e non risorse naturali del Paese) non era assimilabile a quello relativo al settore strategico degli idrocarburi e che anzi l’interesse boliviano era per una permanenza di Telecom Italia in Entel (sebbene in posizione minoritaria), in considerazione dei risultati conseguiti dall’impresa nel Paese, anche in ambito sociale, e del know-how manageriale che poteva continuare ad apportare.
L’interesse di Telecom a restare come socio di minoranza (perdendo quindi l’asset strategico del controllo) è ovviamente limitato e dipende in misura significativa dal prezzo che da parte boliviana si sarebbe disposti a pagare per il riacquisto delle sue quote.
La situazione è stata ulteriormente complicata dalla promulgazione, a fine aprile 2007, di altri due decreti governativi.
Il primo, di fatto, ha espropriato il quarantasette percento del capitale azionario detenuto dai fondi di pensione statali, sottraendoli alla titolarità dei cittadini ed all'amministrazione di due finanziarie (Zurich e BBVA) e attribuendoli direttamente al controllo del Governo. Si tratta quasi di un’espropriazione che non ha concesso alla AFP (Administración de Fondos de Pensiones) alcuno spazio per negoziare un accordo.
Il secondo decreto supremo ha annullato il decreto, approvato il 19 maggio 2005 dall'allora Presidente Carlos Mesa, con il quale si autorizzava il Ministero della Pianificazione e dello Sviluppo a certificare il volume di investimenti effettuato dai soci stranieri nelle varie imprese privatizzate, tra cui l'Entel. Di fatto, con valenza retroattiva, gli investimenti della Telecom sono ora privi di certificazione ufficiale e dovranno perciò essere nuovamente valutati dalla Commissione negoziatrice.
E’ questo ulteriore giro di vite che ha fatto maturare in Telecom la convinzione di trovarsi di fronte ad una volontà di esproprio camuffato.
Per questo ETI ha avviato il 30 aprile 2007, con contestuale notifica al governo boliviano, una procedura di pre-contenzioso all’organismo arbitrale della Banca Mondiale (ICSID). A partire da tale data è cominciato a decorre il termine di sei mesi entro il quale, a norma dell’Accordo per la tutela degli investimenti Bolivia – Paesi Bassi (invocato da ETI e la cui vigenza il Governo boliviano continua per ora a riconoscere), le parti devono trovare una soluzione amichevole prima che venga attivata la procedura arbitrale vera e propria.
L’elemento temporale è molto significativo ai fini legali.
In data 2 maggio, infatti, il Governo boliviano ha denunciato l’atto di adesione alla convenzione di Washington con cui è stato istituito l’ICSID, sostenendone l’incompatibilità con alcune norme costituzionali boliviane e comunque, con la linea politica del Governo Morales. Si aveva avuto sentore di tale passo sin dal 29 aprile, allorquando il Presidente boliviano si era associato all'annuncio fatto dai Paesi dell'Alternativa Bolivariana para las Americas nel Vertice di Barquisimeto di denuncia dell’ICSID, anche se poi la sola Bolivia vi ha dato concreto seguito. Inoltre, La Paz ha pubblicamente invitato i ventidue Paesi con i quali ha stipulato accordi di promozione e protezione degli investimenti (tra cui Italia e Paesi Bassi) a rinegoziare i relativi testi, prevedendo l'esclusione del ricorso a organi arbitrali esterni (ICSID, UNCITRAL, etc.) e l'obbligo di rivolgersi a istituzioni boliviane.
Dal momento che la denuncia di La Paz è intervenuta successivamente all’avvio del ricorso da parte di ETI , la Bolivia, secondo la interpretazione prevalente ma non unanime, dovrebbe essere ancora vincolata, nel caso specifico, alla giurisdizione dell’ICSID (che si protrae per 6 mesi a partire dalla data di denuncia, cioè fino al 3 novembre 2007). Stando invece a dichiarazioni del Governo boliviano, tra i casi per i quali si riconosce ancora la valenza della giurisdizione dell’ICSID non vi sarebbe quello relativo alla Telecom.
Le solidità delle basi giuridiche del ricorso di ETI all’ICSID sono da valutare, in quanto potrebbe essere discutibile che si sia già verificata una violazione dell’Accordo per la tutela degli investimenti Bolivia – Paesi Bassi. Resta il fatto che la società ha subito un danno notevole, in quanto il valore di mercato della sua partecipazione in ENTEL si è ridotta significativamente di valore e che la valenza retroattiva del decreto sulla certificazione degli investimenti ha messo in discussione le basi della sua strategia industriale.
L’azione di Telecom-ETI è stata tuttavia sufficiente a produrre inquietudine presso il Governo di La Paz. Il Ministro della Presidenza Quintana, ha sostenuto che non esisterebbe un contenzioso e non si giustificherebbe l’avvio della fase pre-arbitrale.
Il 20 giugno, lo stesso Quintana ha scritto a ETI per rilanciare i negoziati e per dare la disponibilità boliviana, raccogliendo così un suggerimento del Sottosegretario Di Santo, ad una valutazione di esperti internazionali di auditing degli investimenti effettuati dalla impresa italiana ai fini di una loro nuova certificazione. Nonostante scambi di comunicazione, per ultimo da parte di ETI in data 31 luglio 2007, non è stato tuttavia possibile riprendere le fila del dialogo.
Da parte boliviana si vorrebbe un auditing che includa la valutazione delle strutture e degli impianti tecnologici dichiarati da ETI. Telecom insiste che la valutazione sia solo quantitativa e non qualitativa (cioè non deve riferirsi alla passata strategia industriale di Telecom, come invece vorrebbero i boliviani). Telecom ostenta sicurezza e si dice soddisfatta, pur con i rischi del caso, della situazione attuale: Entel è leader del mercato, continua a fare profitti ed a distribuire dividendi (il 50% dei quali al Governo boliviano), investe nel mantenimento e ammodernamento della rete, anche a vantaggio di aree rurali.
E’ evidente come manchi tuttora un clima di fiducia tra le Parti in causa. A esasperare il quadro è intervenuta, peraltro, una decisione della Sovrintendenza alle Telecomunicazioni che ha imposto a Entel una multa di quasi quattro milioni di dollari per inadempimenti contrattuali verificatisi nel 2000 e 2001.
Occorre tuttavia osservare come, nelle ultime settimane, l’attenzione della stampa boliviana rispetto alla vicenda sia notevolmente scemata e come non si sia più assistito a dichiarazioni critiche di esponenti governativi. Anzi, segnali più recenti[13] tendono ad aprire, anche grazie alla nostra azione, qualche spiraglio di luce in uno scenario che si era fatto estremamente fosco per l’investimento italiano.
L’Italia, come illustrato più volte al Governo Morales, non è né parte negoziale né tanto meno neutrale, bensì facilitatore vigile. In questa veste abbiamo intrapreso sistematiche iniziative tra le quali si ricordano la lettera dell’On. Ministro al suo omologo Choquehuanca e la promozione della visita in Italia del ministro Quintana. Gli interventi diretti e i colloqui sostenuti dal Sottosegretario Di Santo hanno portato alla decisione boliviana di rinviare di fatto il termine inizialmente fissato al 1 maggio per la conclusione del negoziato e alla formulazione, da parte dello stesso Sottosegretario, di una proposta di ricorso a una società di consulenza indipendente nominata dalle parti per dissipare ogni dubbio avanzato dal Governo boliviano nei confronti della passata condotta di Telecom nella gestione dell’investimento.
A ciò si aggiunga l’azione di sensibilizzazione nei confronti della Commissione europea. Sia il Ministero degli Esteri, tramite la Rappresentanza italiana a Bruxelles, sia il Ministero delle Telecomunicazioni si sono adoperati affinché della questione fossero investiti la Commissario Ferrero-Waldner e la Commissario Reding, poi effettivamente anch’essi intervenuti nei confronti delle autorità boliviane. Si intende infatti affermare il principio che il caso non riguarda solo il nostro Paese ma riveste un interesse più ampio perché concerne il futuro stesso degli investimenti europei in Bolivia. Infatti, in occasione della Commissione Mista UE-CAN, il 30 maggio u.s., il Direttore per le Americhe della Commissione Europea, Duplá del Moral, si è incontrato con il Presidente Morales al quale ha espresso l'auspicio dell'UE che sia raggiunta sul caso Entel una soluzione rispettosa sia della normativa boliviana sia della tutela degli investimenti effettuati dalla Telecom, e che si favorisca un clima favorevole agli investimenti esteri essenziali a garantire lo sviluppo della Bolivia.
Una azione di sensibilizzazione delle Autorità boliviane è stata effettuata anche dal Presidente della CAF (Corporación Andina do Fomento), Enrique García, a seguito di quanto concordato nel corso di un incontro con l’On. Ministro il 25 luglio u.s..
Un discreto interesse potrebbe essere rappresentato in prospettiva dallo sfruttamento delle ingenti risorse energetiche del Paese come anche il programma di infrastrutture stradali, finanziato in gran parte dagli organismi internazionali, che farà della Bolivia, attraverso la costruzione di "corridoi bioceanici", il Paese di transito delle merci fra l'Atlantico ed il Pacifico.
Si segnala, inoltre, che nel dicembre 2003 è stata riattivata la Camera di Commercio italo-boliviana, che aveva cessato di operare a La Paz nel 1990. Non esistendo a la Paz un Ufficio ICE, è la sede ICE di Santiago del Cile che ha competenza anche sulla Bolivia.
Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche
ACCORDO DI COLLABORAZIONE CULTURALE
Data e luogo della firma: il 31.01.1953 a La Paz.
PROTOCOLLO ESECUTIVO DI COLLABORAZIONE CULTURALE
Data e luogo della firma: il 16.04.1997 a Roma, scaduto a fine 1999. la parte boliviana non appare interessata al rinnovo.
ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Data e luogo della firma: il 5.6.2002 a Roma; è in corso l’iter di ratifica.
Stanziamento finanziario: € 245.600.
BORSE DI STUDIO
24 mensilità offerte dall’Italia per l’anno accademico 2006-2007 (700 euro).
Mensilità offerte dal Paese straniero: l’offerta è sospesa dall’a.a. 2003/04.
DIFFUSIONE DELLA LINGUA ITALIANA
Non sono presenti istituzioni scolastiche italiane. Nonostante esista un crescente interesse da parte degli studenti boliviani per lo studio della lingua italiana, mancano tuttora istituzioni scolastiche o associazioni che offrano corsi.
L’italiano è insegnato all’Università di Santa Cruz de la Sierra, cui nel 2005 è stato inviato materiale didattico. Il contributo concesso alla stessa Università per l’impiego di un docente locale per la cattedra di italiano è stato rinnovato anche per il 2005.
Corsi di lingua e cultura italiana sono organizzati dal Comitato della Società Dante Alighieri di La Paz. Negli ultimi 2 anni è raddoppiato il numero degli allievi (110 nel 2004). Dal 2004 un Comitato della Società Dante Alighieri a Santa Cruz de la Sierra organizza corsi di lingua e cultura italiana.
Corsi d’italiano sono organizzati anche dal Circolo Italiano, nelle due sedi di Santa Cruz e La Paz. Il circolo Italiano di Santa Cruz è passato negli ultimi due anni da 275 a circa 450 allievi.
In Bolivia non ci sono Istituti di Cultura. La promozione culturale è svolta dall’Ambasciata d’Italia.
Le attività di promozione culturale sono state realizzate grazie anche a sostanziose sponsorizzazioni private. Di grande successo alcune delle più recenti attività: la partecipazione italiana alla Fiera del Libro (in occasione della quale l’Italia ha anche fatto dono alla Bolivia di 3000 volumi della collana “Un mar de sueňos”, che riunisce titoli di autori italiani tradotti in spagnolo) e il concerto de “I Solisti Veneti”.
L’Italia è stata presente anche alla V Edizione (18 ottobre-16 novembre) della Biennale internazionale Salón Internacional de Arte – Bolivia.
Collettività italiana in Bolivia
La comunità italiana in Bolivia conta, in base agli ultimi dati dell’anagrafe consolare aggiornati al 30 settembre 2006, 2480 persone.
I nostri connazionali sono per lo più imprenditori e sono concentrati nella città di Santa Cruz, maggior centro economico del paese. Alcuni italiani, immigrati soprattutto prima della seconda Guerra Mondiale o nell’immediato dopoguerra, hanno assunto una posizione rilevante nel settore economico.
Elevato è pure il numero di religiosi, giunti nel Paese a partire dagli inizi del XX secolo e presenti nei dipartimenti di La Paz, Cochabambo e Santa Cruz. L’Ordine dei Salesiani è il più consistente, seguito dai Francescani e dai Gesuiti.
In generale, la nostra comunità ha un grado di istruzione medio, soprattutto per quel che riguarda la vecchia generazione; i connazionali giunti in Bolivia negli ultimi anni, soprattutto a seguito degli investimenti della Telecom Italia e della ditta Astaldi, posseggono invece un elevato livello di formazione: si tratta di tecnici o giovani laureati che restano nel Paese per un periodo di due o tre anni, per poi essere sostituiti.
Si osserva che i primi immigrati italiani sono oggi pienamente integrati, tanto che la maggior parte dei loro discendenti possiede esclusivamente la cittadinanza boliviana. Quanti giunsero nel Paese fra le due Guerre mondiali e nei periodi successivi sono parimenti ben inseriti nella società boliviana ma mantengono, nella maggioranza dei casi, la cittadinanza di origine.
ASSOCIAZIONI
A causa dello scarso numero di connazionali presenti in Bolivia, il fenomeno dell’associazionismo non è diffuso. Si segnala l’esistenza di due circoli italiani, uno a Santa Cruz, l’altro a La Paz. Nella capitale è attiva l’Associazione di beneficenza delle “Damas Italianas”.
Per quel che riguarda il settore culturale, si registra la Dante Alighieri.
Non esiste il Com.It.Es..
ASSISTENZA DIRETTA
Per l’assistenza in favore dei connazionali indigenti, a valere sul cap. 3121/2006 sono stati erogati 4.000 euro.
ASSISTENZA INDIRETTA
Su questo capitolo, non risultano stanziamenti per il 2006.
Comunità boliviana in Italia
La comunità boliviana legalmente soggiornante nel nostro Paese ammonta, in base ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, conta oltre 3.300 persone. Indicazioni dell’Ambasciata di Bolivia a Roma fanno tuttavia stato di un numero di circa 30.000 boliviani. E’ stato aperto a marzo un consolato onorario a Bergamo dove risiederebbero circa 15.000 dei 30.000 boliviani presenti, legalmente o illegalmente, nel nostro Paese. In prospettiva sembra che la Bolivia sia intenzionata ad aprire un consolato (di carriera) a Milano.
Il numero dei boliviani rintracciati sul territorio italiano in posizione irregolare nell’ultimo triennio risulta modesto: 389 nel 2006, 110 nei primi tre mesi del 2007. Al 31 dicembre 2006 risultavano detenuti in Italia 23 cittadini boliviani, tra cui 9 donne.
La Bolivia non costituisce, comunque, territorio di origine o di passaggio di rilevanti flussi di immigrati clandestini verso l’Europa. Pertanto fino ad oggi non si è ravvisata, né da parte dell’Italia né da parte dell’Unione Europea, la necessità di avviare negoziati finalizzati alla conclusione di un Accordo di riammissione..
In relazione alla possibilità di concludere un Accordo bilaterale in materia migratoria, sentiti i Ministeri dell’Interno e della Solidarietà Sociale, si evidenzia come l’attuale politica italiana in materia sia volta ad agevolare l’ingresso legale dei lavoratori stranieri sul nostro territorio e non prevede la possibilità di intese con gli Stati di origine dei flussi migratori, in vista della regolarizzazione dei loro concittadini irregolarmente presenti in Italia.
In proposito è comunque significativo il fatto che l’anno scorso, a fronte di un eccesso di domande di ingresso per lavoro non stagionale presentate da cittadini stranieri, rispetto alle quote stabilite con un primo decreto flussi, si è proceduto ad emanarne un secondo, che permettesse l’assorbimento del predetto esubero. In tale contesto 1.541 cittadini boliviani hanno fatto domanda di ingresso per lavoro in Italia e hanno buone possibilità di vederla accettata.
Solitamente, inoltre, gli accordi di regolamentazione e gestione dei flussi migratori per ragioni di lavoro vengono sottoscritti con Paesi a forte pressione migratoria verso l’Italia, il cui impegno a collaborare nella lotta all’immigrazione clandestina sia stabile e comprovato. Per quanto riguarda la Bolivia, non sembrano verificarsi le condizioni di cui sopra.
Tuttavia, La Bolivia ha manifestato interesse per la conclusione con Italia e Spagna di un accordo bilaterale in tema di flussi migratori. Da parte italiana è stato fatto presente che prima di stabilire quote preferenziali è necessario concludere un accordo di riammissione, inteso come strumento volto a contrastare nuovi flussi di immigrazione illegale.
Cooperazione allo sviluppo
L’Italia è fortemente impegnata a sostenere le politiche di riduzione della povertà e di ammodernamento infrastrutturale del Paese. Per quanto riguarda la lotta alla povertà, particolare importanza riveste l’accordo di cancellazione del debito firmato nel 2002. Il risparmio conseguito con la cancellazione ammonta a circa 68 milioni di dollari USA ed in tale ambito l’Italia ha accettato la proposta delle autorità boliviane di utilizzare le risorse liberate da tale esercizio per il pagamento dello stipendio dei maestri e dei medici per il 2004-2005, in linea con quanto previsto dalla riforma nazionale del sistema sanitario e dell’educazione e dal Piano Nazionale di Lotta alla Povertà. In linea generale gli interventi della cooperazione italiana sono rivolti ai settori socio-sanitario, dell’agricoltura, dell’infanzia e delle infrastrutture, cercando da un lato di creare le condizioni per uno sviluppo autonomo dell’economia boliviana, e dall’altro di alleviare le condizioni di vita degli strati più poveri della popolazione.
La Cooperazione italiana è presente da diversi anni in Bolivia con una serie di progetti sia a dono che a credito d’aiuto.
Per quanto riguarda i finanziamenti a dono, è in corso il programma “Sostegno allo sviluppo del sistema socio-sanitario di Potosì” per un valore di 4,7 milioni di euro e che può essere considerato come la prosecuzione dei due interventi precedenti per la ristrutturazione ed il potenziamento dell’Ospedale Bracamonte di Potosì.
Nel luglio 2004 è stata approvata l’iniziativa regionale in Perù, Bolivia, Colombia ed Ecuador, denominata “Assistenza nel settore della lotta contro la corruzione ed il traffico di droga: corso di formazione per magistrati e pubblici ministeri", affidata all'UNICRI (Interregional Crime and Justice Research Institute), con un contributo di 258.565 euro. Tale iniziativa si è conclusa recentemente.
L’Italia nello stesso anno ha partecipato con un ammontare di 500.000 USD al finanziamento del progetto “Management, conservation and utilization of forest resources in the Cochabamba Tropics” e con 300.000 USD al finanziamento del progetto “Vocational Training in Cochabamba”, entrambi a favore dell’UNODC. Il programma è stato rifinanziato dall’Italia nel 2005 con un analogo contributo.
E’ ancora in corso il programma triennale approvato nel luglio 2004 “Difesa dei diritti dei minori in Bolivia. Istituzionalizzazione dell’Istituto per la difesa dell’infanzia e dell’adolescenza della municipalità di El Alto”, affidato all’UNICEF con un contributo di 1,8 milioni di euro.
Sul canale multilaterale, nel 2005 l’Italia ha destinato 900.000 euro a favore del Country Programme “Bolivia” dell’WFP.
Rilevante è l’impegno congiunto della Cooperazione e delle ONG italiane: attualmente sono in corso 10 programmi promossi per un importo pari a circa 6,5 milioni di euro. Fra i programmi a credito d’aiuto, si è conclusa la prima fase del progetto Multiplo Misicuni per l’approvvigionamento idrico della città di Cochabamba, del costo di 15 milioni di euro, con la realizzazione di un’opera di presa e di un tunnel di 19 km di lunghezza (Tunnel Misicuni). Nella seduta del 9 ottobre 2006 il Comitato Direzionale ha approvato un credito d’aiuto del valore di 25 milioni di euro per il progetto “Misicuni II.
Si sta valutando l’opportunità di realizzare alcuni programmi a dono in settori prioritari quali l’agricoltura, sanità, educazione, assistenza ai bambini e ai giovani. Fra le future iniziative che potrebbero essere prese in considerazione vi è la continuazione dell’assistenza nel settore sanitario nel dipartimento di Potosì.
Cooperazione dell’Unione Europea
Per il periodo 2002-2006 (Country Strategy Paper), è stato stanziato un budget indicativo di 126 milioni di euro che copre le seguenti aree di assistenza: integrazione fisica regionale; sviluppo alternativo; cooperazione economica; acque e igiene pubblica.
Per quanto concerne la cooperazione finanziaria dell’UE con i Paesi del Patto Andino per il periodo 2002-2006 è stato stanziato un budget totale di 29 milioni di euro. I due obiettivi principali della strategia d’azione restano il sostegno all’integrazione andina e la promozione di una zona di pace.
Fonte ISTAT
milioni di EURO
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE |
|
ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
Macchine per impieghi speciali |
Cuoio |
Macchine ed apparecchi per produzione e impiego di energia meccanica |
Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori |
Apparecchi riceventi per la radiodiffusione e la televisione |
Legno e prodotti in legno (escluso mobili) |
Altre macchine ad impiego generale |
Prodotti grezzi di cave e miniere |
Fonte: ICE |
INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (200) |
|
Esportazioni verso Bolivia sul totale delle esportazioni italiane |
0,0058% |
Importazioni da Bolivia sul totale delle importazioni italiane |
0,0078% |
QUOTE DI MERCATO 2006 |
|||
PRINCIPALI FORNITORI |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su export |
1. Brasile |
24,65 |
1. Brasile |
42,73 |
2. Argentina |
18,75 |
2. Stati Uniti d'America |
11,98 |
3. Cile |
12,23 |
3. Argentina |
10,59 |
4. Stati Uniti d'America |
9,20 |
4. Colombia |
7,51 |
5. Perù |
7,30 |
5. Giappone |
6,08 |
6. Colombia |
2,76 |
6. Perù |
4,68 |
7. Germania |
2,76 |
7. Cile |
1,85 |
8. Cina |
2,48 |
8. Cina |
1,50 |
9. Messico |
2,45 |
9. Canada |
1,39 |
10. Venezuela |
1,90 |
10. Corea del Sud |
1,33 |
11. Giappone |
1,71 |
11. Paesi Bassi |
1,33 |
12. Paraguay |
1,24 |
12. Messico |
1,29 |
13. Spagna |
1,08 |
13. Italia |
1,08 |
14. Italia |
1,01 |
14. |
|
Fonte: ICE |
INVESTIMENTI E DISINVESTIMENTI DIRETTI ITALIANI |
|||
anno |
investimenti |
disinvestimenti |
saldo |
2001 |
842 |
n.d. |
|
2002 |
756 |
335 |
+ 507 |
2003 |
987 |
516 |
+ 471 |
2004 |
784 |
548 |
+ 236 |
2005 |
734 |
711 |
+ 23 |
Fonte UIC – valori in migliaia di euro |
SACE (agg. Set .06 - in milioni di EURO) |
||
Categoria di rischio |
7^, classe C, sospensiva |
|
Impegni in essere |
--- |
|
Indennizzi erogati da recuperare |
--- |
|
Sinistri in essere |
--- |
|
Esposizione complessiva |
-- |
|
Fonte SACE |
SITUAZIONE DEBITORIA BILATERALE |
|
Ultima intesa Club di Parigi |
Il Governo boliviano ha fatto ricorso 8 volte al Club di Parigi, l'ultima il 10.07.2001. Quest'ultima volta riguarda la cancellazione finale del debito Boliviano nel quadro dell'Iniziatica HIPC rafforzata |
Ultimo Accordo Bilaterale |
Firmato in data 3 giugno 2002. Con esso si è cancellato il 100% del debito estero boliviano, pari a circa |
Debito attuale |
Il debito nei confronti dell’Italia è di circa 24,09 milioni di USD, di cui 3,35 (pari a 2,84 milioni di Euro) per indennizzi da recuperare da parte SACE e 10,74 milioni per crediti d’aiuto successivi al 20.06.1999 che dovranno essere rimborsati alla loro scadenza. |
Fonte SACE |
[1] Il Ministro della Presidenza ha l’incarico di coordinare l’azione dei diversi ministeri, curare le relazioni con il Parlamento e informare i cittadini sull’attività di Governo.
[2]In virtù del meccanismo elettorale, PODEMOS, giunto secondo in tutti i dipartimenti in cui ha primeggiato il MAS, detiene, con 13 scranni, la maggioranza al Senato, ove il MAS ne ha ottenuti solo 12. Netta, invece, la maggioranza del MAS alla Camera Bassa.
[3] Fonte sito Unione Interparlamentare
* In collaborazione con il Ministero degli Affari esteri.
[4] La Bolivia è il secondo produttore mondiale di coca, con quasi 25.400 ettari coltivati e circa 90 tonnellate di cocaina prodotte nel 2005. Il trend, in ogni caso, per la prima volta dal 2000, segna un decremento rispettivamente dell’8% e del 16% rispetto al 2004. La legislazione boliviana stabilisce in 12.000 ettari la produzione consentita per gli usi tradizionali e medicinali.
[5] 1 “cato”, pari a circa 1600 mq.
[6] E’ verosimile che alla base dell’atteggiamento del MAS vi sia la volontà di sottoporre direttamente al voto popolare il testo della nuova Costituzione, aggirando l’ostacolo della votazione finale a maggioranza qualificata sul complesso dell’articolato.
[7]Distretti di Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija.
[8]I rapporti commerciali tra UE e Comunità Andina sono attualmente basati sul Sistema delle Preferenze Generalizzate con concessioni supplementari (SPGplus), che assicura, ai Paesi impegnati a rispettare le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, sociali, in materia di ambiente e buon governo e di lotta al narcotraffico, l’accesso al mercato europeo in regime di totale esenzione doganale sino al 31 dicembre 2008.
[9]Si prevede, in sostanza, la partecipazione di tutti e quattro i Paesi della CAN ai negoziati, salvo invocare la richiesta di asimmetrie nel processo di liberalizzazione non appena saranno toccati interessi che ciascun Paese, soprattutto la Bolivia, considererà vitali (l'eccezione dovrebbe essere invocata da parte boliviana per proprietà intellettuale e investimenti).
[10] Le trattative dovranno procedere con la contestuale verifica di significativi progressi, da parte dei Paesi andini, in quattro settori specifici: l’adozione di un punto di partenza comune per lo smantellamento tariffario, l’armonizzazione delle procedure doganali, l’ulteriore liberalizzazione dei servizi e l’agevolazione del trasporto stradale transfrontaliero.
[12] Andean Trade Promotion and Drug Eradication Act
* In collaborazione con il Ministero degli Affari esteri.
[13]Il 1° giugno è stato firmato un accordo tra il Ministero degli Esteri e Entel, alla quale è stata affidata l'organizzazione di tutti gli aspetti di comunicazione - compresa la sala stampa - in occasione del Vertice della Comunità Andina delle Nazioni (Tarija, 12-14 giugno 2007). Choquehuanca, nel firmare l'accordo insieme all'Amministratore Delegato Bertone, ha espresso sinceri ringraziamenti all'Entel, ricordando il costante impegno di quest'ultima a sostegno delle attività istituzionali del Governo boliviano.