Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: Cile
Serie: Schede Paese    Numero: 36
Data: 16/10/2007

,

 

Repubblica del Cile

 

 

 

Map of Chile

 

 

Breve profilo storico-politico*

A metà del XVI secolo si realizzò la conquista spagnola del territorio cileno, occupato, sin dal I sec., dai Mapuche, tribù del popolo degli Auracani. Gli spagnoli erano guidati da Pedro de Valdavia, fondatore di Santiago.

Nel 1817, dopo 7 anni di guerra, gli spagnoli vennero sconfitti e nel 1818 venne proclamata l’indipendenza del Cile.

Nell’Ottocento si alternarono al potere i conservatori, espressione degli interessi dei grandi proprietari terrieri e i liberali, che condussero una politica mirante a una maggiore liberalizzazione del commercio.

Il Cile fu la prima nazione in America Latina a raggiungere una stabilità di governo, favorita dalle condizioni fisiche del territorio, dall’omogeneità della popolazione, dalla coesione della classe dominante e soprattutto da un lungo periodo di espansione economica, fondata sulle esportazioni di materie prime e semilavorati.

Il Cile dovette fronteggiare la Bolivia alleata al Perù nella “Guerra del Pacifico”, per lo sfruttamento  della  regione costiera di Atacama, ricca di minerali. Dopo la mancata esecuzione di un accordo del 1865 per la delimitazione della frontiera con la Bolivia a 24° di latitudine sud, in cambio di una moratoria di 25 anni sui dazi boliviani sulle importazioni di nitrati cileni, il Cile inviò proprie truppe nella regione contesa (14 febbraio 1879). La Bolivia rispose con la dichiarazione di guerra (1°  marzo). La vittoria militare garantì al Cile il possesso della regione di Atacama (ufficialmente sancita nel 1904).

A partire dal 1925, i militari si inserirono nella politica cilena, sfruttando a loro vantaggio la crisi economica nel tentativo di cambiare radicalmente il sistema istituzionale. Il Colonnello Ibáñez fu presidente dal 1927 al 1931 e dal 1952 al 1958.

Dopo la grande depressione degli anni trenta, un piccolo gruppo di cattolici ruppe i legami con il partito conservatore, dando vita ad una nuova forza politica, la Falange Nacional, caratterizzata da una visione non marxista della politica sociale. Ne scaturì negli anni cinquanta il partito dei Cristiano Democratici che, rappresentato da Eduardo Frei, vinse le elezioni del 1965, presentando un vasto programma di riforme.

Le elezioni presidenziali del 1970 furono vinte dal socialista Allende. Il nuovo governo prese  provvedimenti per l’attuazione della riforma agraria, aumentò i salari, conquistando così l’appoggio della classe operaia ed attuò un vasto programma di nazionalizzazione: dalle miniere di rame alle banche, fino alle imprese estere.

In politica estera, il Cile instaurò relazioni con Cuba, la Repubblica Popolare Cinese, la Corea del Nord e la Repubblica Democratica Tedesca, creando tensioni non solo con l’opposizione borghese, ma anche con gli Stati Uniti.

Dopo un primo tentativo di colpo di Stato militare nel giugno 1973, i rappresentanti della destra e del centro della Camera dei deputati accusarono il Presidente di aver sistematicamente violato la Costituzione. Proprio mentre Allende si preparava ad indire un plebiscito, l’11 settembre i comandanti militari, guidati dal Generale Augusto Pinochet Ugarte, presero il potere e il Presidente Allende si suicidò durante l’assalto al palazzo presidenziale. Il regime fu caratterizzato da gravi violazioni dei diritti umani ed una nuova Costituzione di stampo autoritario fu approvata con un referendum nel 1980.

Nel 1983 le forze dell'opposizione moderata fondavano il raggruppamento “Alleanza Democratica”. Nel 1988 un referendum indetto da Pinochet a poco più di un anno dalla scadenza del suo mandato ebbe esito sfavorevole. Le proteste contro il regime si rafforzarono con la gravissima crisi economica e portarono al progressivo isolamento di Pinochet, anche a livello internazionale, con la caduta degli altri regimi autoritari in America Meridionale.

Liquidato il regime di Pinochet, nel 1989 venne eletto presidente della repubblica Patricio Aylwin Azócar, al quale nel 1994 succedette Eduardo Frei-Ruiz Tagle, figlio dell'omonimo ex-presidente. Il suo successore, il socialista Ricardo Lagos, ha esercitato il proprio mandato dal marzo del 2000 fino all’assunzione dell’attuale Presidente, la socialista Michelle Bachelet, nel marzo 2006.

 

 

 

DATI GENERALI

Superficie

756.950 kmq (più di due volte e mezzo la superficie dell’Italia)

Capitale

Santiago del Cile (5.540.000 abitanti, capitale amministrativa), Valparaíso (810.000 abitanti, capitale legislativa)

Abitanti

16.134.000[1]

Tasso di crescita della popolazione

0,94%

Aspettativa di vita

76 anni

Composizione etnica

bianchi e bianco-amerindi 95%, amerindi 3%, altri 2%

Religioni praticate

cattolica 89%; protestante 11%

 

 

 

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

Presidente della Repubblica e Primo Ministro

Michelle BACHELET Jeria (Partito Socialista, dal 15 gennaio 2006)

Presidente della Camera dei deputati

Patricio WALKER PRIETO  (Democrazia Cristiana, da marzo 2007),

 

Presidente del Senato

Eduardo FREI Ruiz-Tagle (Democrazia Cristiana, dall’11 marzo 2006)

Ministro degli Interni

Belisario VELASCO Baraona (Democrazia Cristiana, da luglio 2006)

 

Ministro degli esteri

Alejandro FOXLEY Rioseco(Democrazia Cristiana, dall’11 marzo 2006)

Ministro delle finanze

 

Andrés VELASCO BRAÑES (tecnico, dall’11 marzo 2006)

Ministro dell’economia

Alejandro FERREIRO Yasigi (Democrazia Cristiana, da luglio 2006)

 

 

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

 

Politiche

 

Dicembre 2009

 

 

Presidenziali

 

 

2010

 

 




 

 

IL QUADRO POLITICO

 

 

Governo in carica

 

            Le elezioni politiche e presidenziali, tenutesi nel dicembre 2005-gennaio 2006, hanno registrato una nuova affermazione della coalizione di partiti di centro-sinistra (la cd. Concertazione per la democrazia), al potere in Cile dal marzo 2000.

L’on. Michelle Bachelet[2] è la terza presidente socialista del Paese (dopo Salvador Allende e Ricardo Lagos), nonché la prima donna ad occupare la massima carica del Paese.

 

            Alle ultime elezioni presidenziali  (4 dicembre 2005-15 gennaio 2006) si sono affrontati i seguenti candidati:

 

§         Michelle Bachelet, Concertazione per la democrazia, esponente del Partito socialista,

§         Joaquím Lavin, dell’Unione Democratica Indipendente (UDI),

§         Sebastián Piñera, esponente di centro destra e candidato di Renovación Nacional (RN)

§         Tomás Hirsch, indipendente, della coalizione Juntos podemos más.

 

            Al primo turno, l’on. Bachelet ha riportato il 45,96% dei consensi, seguita dall’imprenditore Sebastian Piñera (25,83%) e da Joaquim Lavin (23,25%). Al ballottaggio del 15 gennaio scorso, la Michelet si è imposta riportando il 53,5% dei voti contro il 46,5% di Piñera.

 

I principali temi dibattuti in campagna elettorale sono stati quelli della criminalità, della disoccupazione, della salute, dell’istruzione e della povertà.    La candidata della Concertazione ha ribadito l’importanza di dare sviluppo all’integrazione regionale per favorire il commercio ed promesso di migliorare il sistema pensionistico e della sicurezza sociale.

             

            La Concertazione ha vinto sia alla Camera, sia al Senato, ottenendo la maggioranza assoluta in entrambe le Camere (non accadeva dal 1990, anno in cui è stata ripristinata la democrazia in Cile).

 

La partecipazione degli elettori è stata massiccia (85% degli aventi diritto), anche se bisogna tenere conto che il voto è obbligatorio in Cile.

 

Composizione della Camera:

 

Partiti

seggi

Concertazione per la Democrazia(Democrazia cristiana, seggi 20; Partito per la Democrazia, seggi 21; Partito Socialista, seggi 15; Partito Radicale, seggi 7; Indipendenti alleati della Concertazione, 2) 

65

Alleanza per il Cile(Unione Democratica Indipendente, seggi 33; Rinnovamento Nazionale, seggi 19; Indipendenti, 2)

54

Indipendenti

1

TOTALE

120

 

 

Composizione del Senato:

 

Partiti

seggi

Concertazione per la Democrazia(Democrazia cristiana, seggi 6; Partito Socialista, seggi 8; Partito per la Democrazia, seggi 3; Partito Radicale, seggi 3)

20

Alleanza per il Cile  (Unione Democratica Indipendente, seggi 9; Rinnovamento Nazionale, seggi 8)

17

Indipendenti

1

TOTALE

38

 

 Fonte: Unione interparlamentare e CIA.

 

 

Il QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

Sistema politico

 

Il Cile è una Repubblica Presidenziale, indipendente dal 1818. Il Congresso cileno, il 26 agosto 2005, ha approvato in via definitiva le 58 modifiche alla Costituzione, che sono state poi adottare dal Presidente Lagos, il 17 settembre 2005.

 

Il precedente assetto costituzionale cileno

            La prima Carta costituzionale democratica risale al 1833 (l’Indipendenza dall’impero coloniale spagnolo si ebbe nel 1818) e subì importanti modifiche, volte al riconoscimento dei primi, fondamentali diritti economici e sociali, nel periodo tra il 1925 e il 1973, all’inizio probabilmente sotto l’onda del costituzionalismo weimariano del primo dopoguerra.

            Da un punto di vista istituzionale, il ruolo chiave nella direzione politica del Paese era affidato al Presidente, cui si contrapponeva un Parlamento dai poteri limitati.

            Nel 1980, durante al dittatura del generale Pinochet, venne promulgata la Costituzione che sino ad oggi ha influenzato, ben oltre l’arco temporale dell’esperienza autoritaria, la vita democratica e civile del Cile.

             Le modifiche che Pinochet apportò alla Costituzione avrebbero permesso il controllo di fatto da parte della potente oligarchia militare cilena, anche dopo la caduta della dittatura. Per 15 anni i partiti democratici cileni hanno tentato di cambiare la Costituzione senza mai ottenere il necessario quorum. Il procedimento di revisione costituzionale prevede infatti una maggioranza di almeno due terzi, in entrambe le Camere del Parlamento. Per inasprire l’effetto di tale previsione, fu introdotto un sistema binominale in cui l’elettore, con il proprio voto, elegge due rappresentanti per collegio: in tal modo, per ottenere ambo i seggi, un singolo partito o una coalizione di più partiti, deve ottenere il doppio dei voti dell’opposizione[3].

            La Concertazione non è mai riuscita ad ottenere il numero di seggi richiesto per emendare o modificare parti della Costituzione, anche ad opera dell’opposizione più reazionaria e delle consorterie della destra più nostalgica che, anche negli ultimi 15 anni di vita democratica, hanno continuato a guardare al vecchio dittatore come al vero padre (padrone) della Patria.

            Tuttavia, già nel 1989, attraverso 54 emendamenti, vennero apportate alcune significative modifiche al testo costituzionale del 1980, in particolare al fine di restaurare il pluralismo e di legittimare i partiti politici. Inoltre, un maggior numero di civili fu ammesso al Consiglio nazionale di sicurezza nel tentativo di ridurre lo strapotere dell’enclave militare.

 

Le modifiche apportate attraverso la recente riforma costituzionale

 

            Gli emendamenti recentemente approvati smantellano il predominio dell’oligarchia militare e reintroducono numerosi ed importanti istituti propri di un ordinamento democratico-pluralista.  

            Con la riforma vengono anzitutto abolite le figure dei senatori designati e dei deputati cosiddetti “vitalizi” che, selezionati dal Presidente in carica in prevalenza tra gli alti ufficiali delle Forze armante, rimanevano arroccati sui loro scranni per tutta la vita. I 9 senatori non eletti attualmente in carica non sono stati infatti sostituiti allo scadere del loro mandato, in marzo.

            Inoltre, i vecchi Presidenti della Repubblica perdono il diritto a divenire senatori a vita: tale nomina aveva garantito a Pinochet il diritto a sedere nel consesso parlamentare, garantendogli al contempo l’immunità .

            Il Presidente riacquista il diritto a destituire i comandanti in carica dell’Esercito, dell’Aviazione e della Marina, prerogativa trasferita con la costituzione da Pinochet al Consiglio nazionale di sicurezza che, sempre ad opera della revisione, diviene organismo puramente consultivo senza poteri di tipo decisionale.

            In aggiunta, la riforma contiene molte novità anche non collegate alla realtà militare. Il punto più discusso e che ha già sollevato vespai di critiche è quello secondo il quale il mandato del Presidente viene ridotto da sei a quattro anni pur venendo mantenuto il divieto di un secondo periodo consecutivo di esercizio delle funzioni. I critici sostengono si tratti di un lasso temporale eccessivamente limitato. Il vantaggio, come sottolineato dai sostenitori della riforma, è il maggior ricambio alla guida del Paese e si associa ad una maggior praticità ed economicità delle tornate elettorali: le elezioni presidenziali e quelle del Congresso andrebbero difatti a coincidere.

            Le riforme accrescono poi il ruolo del Parlamento in un sistema, come quello cileno, con una forte accentuazione presidenziale. In tal senso si è deciso, ad esempio, che, per avviare un’inchiesta parlamentare sull’operato del Governo, basti il 40% dei voti della Camera bassa anziché la maggioranza assoluta..

 

 

Presidente della Repubblica

 

Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente con suffragio universale per un mandato di quattro anni. Non può essere immediatamente rieletto. Se un candidato non riceve più del 50% dei voti al primo turno, si tiene un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto più voti. Il Presidente nomina i Ministri. L’età per essere eletto Presidente è stata ridotta da quaranta a trentacinque anni.

 

 

Parlamento

 

            Il Parlamento (Congreso)[4] è a struttura bicamerale, composto dalla Camera dei Deputati e dal Senato.

 

 

Il nuovo testo costituzionale stabilisce che il Presidente della Camera segua il Presidente del Senato nella “linea di successione” relativa all’esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica, in caso di incapacità di quest’ultimo.

Inoltre, il Presidente della Camera integra il Consiglio per la Sicurezza nazionale.

 

 

 La Camera dei Deputati è composta di 120 membri eletti a suffragio universale diretto per quattro anni. Sono aumentate le facoltà fiscali della Camera dei deputati che potranno creare commissioni d’inchiesta, con una maggioranza dei 3/5 dei deputati in esercizio. La Camera potrà inoltre convocare i ministri fino a tre volte l’anno; tale convocazione potrà essere richiesta da un terzo dei deputati in esercizio.

 

 A partire dall’11 marzo del 2006, il Senato è composto solo da 38 membri eletti a suffragio popolare. Sono stati eliminati i membri istituzionali[5]  e quelli vitalizi.  La durata in carica dei senatori è 8 anni. Ogni 4 anni viene rinnovato metà del Senato.

 

 

Struttura amministrativa

                                                                                                                                

Si articola in 13 Regioni, a loro volta suddivise in province e comuni (341). Mentre le Regioni e le Province sono governate da rappresentanti designati dal Presidente della Repubblica, i comuni sono guidati da sindaci direttamente eletti dal corpo elettorale.

 

 

 

ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA ED INTERNAZIONALE

(in collaborazione con il MAE)

 

 

Situazione politica interna

Sul piano strettamente istituzionale, Michelle Bachelet ha ereditato un Paese che ha definitivamente superato i problemi del consolidamento della democrazia e che gode di un’economia vivace, aperta agli scambi internazionali e saldamente avviata su un percorso di sviluppo sostenibile.

Ad un anno e mezzo dal suo insediamento al Palacio de la Moneda, il bilancio di Michelle Bachelet, quarto Presidente della “Concertacion", dopo Aylwin (DC), Frei (DC) e Lagos (Partito per la Democrazia) è, tuttavia, ancora lontano dal corrispondere alle aspettative del principio. Alle speranze che il suo Governo aveva suscitato nell’opinione pubblica quanto a volontà e capacità di assicurare una più equa distribuzione dei frutti della crescita attraverso riforme incisive, ha fatto seguito il disincanto, manifestatosi in violente manifestazioni di piazza che l’hanno indotta già nell’agosto del 2006 ad un rimpasto ministeriale.

Nuove violenze e manifestazioni a settembre 2007, in occasione dell’anniversario del colpo di Stato del 1973, hanno messo a nudo la breccia che rischia di aprirsi tra Governo e quegli stessi settori del Paese (lavoratori dipendenti, studenti) che l’Esecutivo considera invece prioritari e a beneficio dei quali dovrebbe indirizzarsi la politica di riforme prevista nel programma elettorale. I risultati di una recente indagine sul mercato del lavoro, presentati a settembre del 2007 dal Ministro della Pianificazione e dal Sottosegretario al Lavoro, mostrano che il 15% della forza lavoro cilena (pari a circa un milione di persone) percepisce meno dello stipendio minimo (fissato, a termini di legge, a 108.000 pesos cileni mensili al netto delle ritenute, ovvero circa 150 euro). Lo stesso studio evidenzia come il 10% delle persone a reddito più elevato guadagna in media una cifra pari a 14 volte quella del 10% più povero. Alla delusione in vasti settori dell’opinione pubblica per la debolezza delle riforme, va aggiunta la prova di scarsa capacità amministrativa fornita dall’Esecutivo in episodi eclatanti coma la fallita riforma del sistema di trasporti pubblici di Santiago (c.d. progetto “Transantiago”) che ha inflitto notevoli disagi agli utenti del trasporto pubblico, notoriamente appartenenti ai ceti meno abbienti.

Conseguenza del citato disincanto è il crollo degli indici di gradimento della Bachelet, sceso a settembre 2007, e per la prima volta, al di sotto della soglia del 40%, facendo così registrare il record negativo tra i Governi democratici della Concertación di centro-sinistra che hanno guidato senza interruzione il Paese dal ritorno della democrazia nel 1990 ad oggi.

Resta da vedere se ,dopo i risultati non lusinghieri sul piano operativo del primo anno e mezzo del suo mandato, la Bachelet saprà imprimere il cambio di passo necessario a quel processo riformatore della cui esigenza si è sempre dichiarata convinta assertrice. Tale capacità sarà naturalmente condizionata dalla collaborazione che potrà trovare all’interno della maggioranza che la sostiene all’interno della quale sono rappresentate diverse sensibilità rispetto alle politiche volte ad assicurare una maggiore giustizia distributiva.

Non va trascurato che la Bachelet ha alcune importanti frecce al suo arco: a fronte di una carriera politica relativamente breve, la Presidente può far valere con la maggioranza un’attiva resistenza alla dittatura pagata drammaticamente dalla sua famiglia e da lei stessa negli anni del regime militare; inoltre, la Bachelet non si risparmia assieme ai ministri di Governo per attuare il suo programma e dimostrare come si possa conciliare anche in America Latina sviluppo economico e coesione sociale. Il popolo cileno ha sostituito la tradizionale immagine del “Padre Presidente” con quella della “Madre”. La Bachelet infatti, meno carismatica di Lagos, é però più vicina alla gente e animata da un infaticabile spirito volto al  servizio pubblico. A causa dei recenti non incoraggianti sondaggi di opinione, la Bachelet ha lanciato l’idea di lavorare anche  con l’opposizione per raggiungere un “patto sociale” sui temi fondamentali della politica economica e sociale. Inoltre, pur determinata nell’attuazione di una più pronunciata politica di coesione sociale, come annunciato nel discorso alla nazione del marzo scorso, la Bachelet ha dimostrato di voler procedere prudentemente, dedicando alla spesa pubblica soltanto la metà del superavit. La garanzia per il rispetto del superavit e per la continuità del modello liberale in politica economica è rappresentata dal Ministro del Tesoro Velasco stimato da Governo e opposizione.

In conclusione, “la Presidenta”, pur non rieleggibile al prossimo mandato, sta lavorando alacremente per il Paese, cercando di approfittare del positivo momento del prezzo delle materie prime cilene sia per lo sviluppo economico, che per la coesione sociale e per assicurare quindi futuri successi alla Concertación, senza lasciarsi scoraggiare da sondaggi e detrattori.

Ciò detto, proprio a causa della breve durata del mandato presidenziale sono già cominciate le campagne dei futuri candidati alla Presidenza nel 2010 (con elezioni politiche che si terranno alla fine del 2009). Al momento i candidati più credibili della Concertaciòn potrebbero essere quattro: l’ex Presidente Lagos (PPD), il Segretario Generale dell’OSA, Josè Miguel Insulza (PS), ed i democristiani Signora Soledad Alvear, attuale Presidente del Partito e già Ministro degli Esteri di Lagos e l’attuale Presidente del Senato ed ex Presidente della Repubblica, Eduardo Frei.

Secondo i sondaggi pubblicati dai principali quotididani cileni, l’unico - per il momento - candidato del centro-destra, Piñera (RN), risulta essere il favorito dell’opposizione e forte abbastanza da impensierire i candidati della Concertación.

Il vero elemento di differenza tra Piñera e i candidati della Concertación sembrerebbe il livello di attenzione rivolto alla cosiddetta “clase media” chiaro obiettivo politico del candidato in pectore della Alianza, mentre per la Concertación ed i suoi rappresentanti è il tema della “coesione sociale” a rappresentare al punto centrale nell’azione di governo e nella elaborazione delle politiche pubbliche. 

Secondo gli osservatori politici, due sono in questo momento le principali questioni che avranno influenza nel prossimo futuro nella politica interna cilena: da un lato, le decisioni che prenderà Lagos circa la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2009; dall’altro, l’atteggiamento della Democrazia Cristiana, che negli ultimi tempi ha assunto posizioni polemiche con gli alleati, nel timore di perdere consensi a favore dei moderati del centro-destra.

La strada per le elezioni del Dicembre 2009 è comunque ancora lunga. Le candidature saranno formalizzate solo l’anno prossimo, ma le grandi manovre per aggregare consensi all’interno dei rispettivi partiti e schieramenti sono state avviate.

 

Il rimpasto di governo del 15 luglio 2006

 

Il 15 luglio 2006, solo dopo 125 giorni dal suo insediamento, la Presidente Bachelet ha deciso un rimpasto del governo che ha posto fine ''alla fase dell'insediamento'' del governo, ed ha aperto ''una nuova tappa'' per fare del Cile ''una democrazia più  inclusiva '', secondo quanto affermato dalla Presidente.

            Il democristiano Andres Zaldivar (Ministro degli Interni) è stato sostituito da uno dei suoi compagni di partito e finora suo sottosegretario, Belisario Velasco, mentre al ministero dell'economia al posto di Ingrid Antonijevic del Partito socialdemocratico (PRD) è andato Alejandro Ferreiro, anch’egli della democrazia cristiana, stesso partito di Yasna Proveste, finora alla guida del ministero della pianificazione, che ha sostituito Martin Zilic all'istruzione pubblica. Secondo gli analisti, la scelta di tre democristiani è stata fatta per sopperire al “siluramento” del potente Zaldivar.

            Il quadro politico cileno appare attualmente caratterizzato dalle difficoltà di entrambi gli schieramenti.

Nella maggioranza, il PPD dell’ex Presidente Lagos deve far fronte a notevoli difficoltà per il recente scandalo “Chile Deportes”[6] e per le dichiarazioni dell’ex presidente del partito, Jorge Shaulsohn, in merito all’utilizzo, da parte della Concertación, di fondi riservati del Governo per attività politiche[7]. E la DC della Alvear deve confrontarsi con le perplessità della Chiesa cilena sulla politica, ritenuta eccessivamente laica, dell’attuale maggioranza.

            Nell’opposizione, Alianza fatica ad individuare un leader alternativo rispetto a Piñera, risultato sconfitto al ballottaggio con la Bachelet, e sconta l’atteggiamento “neo-liberale” della Concertación in politica economica, che rende difficile l’individuazione di punti programmatici che non si ricolleghino a quanto già fatto dalla maggioranza governativa.

            Secondo gli osservatori politici, due sono in questo momento le principali questioni che avranno influenza nel prossimo futuro nella politica interna cilena: da un lato, le decisioni che prenderà Lagos circa la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2009[8]; dall’altro, l’atteggiamento della Democrazia Cristiana, che negli ultimi tempi ha assunto posizioni polemiche con gli alleati, nel timore di perdere consensi a favore dei moderati del centro-destra.

            Il Presidente del Partito Socialista, Escalona, ha indicato la necessità per la Concertación di scegliere fin d’ora il suo candidato alle prossime presidenziali, suggerendo l’opportunità che quest’ultimo venga espresso dalla D.C., qualora Lagos (la cui investitura sarebbe accettata senza discussioni dall’intera Concertación, D.C. inclusa) decida di non presentarsi. Ciò allo scopo di tenere la Democrazia Cristiana saldamente agganciata alla Concertación.

            In tutto ciò, la popolarità della Bachelet, dopo una fase discendente, che l’ha portata l’estate scorsa ad effettuare un rimpasto di Governo, appare ora nuovamente in ascesa.

 

 

Principali linee di politica estera

 

            In politica estera  il Cile continua a godere di un solido prestigio in America Latina e nel mondo. Nel 2005 ha conquistato, con 31 voti su 34, la Segreteria Generale dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani), guidata ora dall'ex Ministro dell'Interno di Lagos, Insulza.

Partecipa ad alcune missioni di pace, tra cui quella ad Haiti (di cui deteneva la guida fino a pochi mesi fa), Bosnia e Cipro. E' membro del G 20 ed interviene in maniera attiva nei negoziati WTO.

Ha sottoscritto un Accordo di Associazione con l'Unione Europea, entrato in vigore il 1 febbraio 2003 che, grazie all'abbattimento dei dazi doganali, nei primi quattro anni ha contribuito ad un notevole incremento dell'interscambio commerciale.

E’ membro associato del MERCOSUR e della Comunità Andina delle Nazioni - CAN (reintegrato ufficialmente il 20 settembre 2006, dopo il ritiro deciso dal Gen. Pinochet nel 1976). Ha presentato inoltre richiesta ufficiale di adesione all'OCSE, istituzione presso cui e' attualmente ammesso come osservatore.

 

Con riferimento poi al rapporto tra i diversi processi di integrazione in corso in America Latina (MERCOSUR e CAN) e le iniziative in programma nel quadro della Comunita' Sudamericana delle Nazioni, la visione cilena appare ispirata a criteri di cautela. Secondo questo Governo, i temi sui quali tale convergenza potrebbe realizzarsi sono quelli relativi alle infrastrutture, all'energia, alla politica sociale ed alla finanza, ma, al di fuori delle dichiarazioni di rito, non sembrano qui maturi i tempi per integrazioni più coraggiose, in particolare sul piano politico.

Resta invece tuttora aperta, a seguito di un ulteriore rinvio del voto al Senato, una importante questione dalle delicate conseguenze sul piano internazionale ed, in particolare, per quanto concerne i rapporti con gli USA: l'adesione al Tribunale Penale Internazionale (TPI).

 

Nelle relazioni con i Paesi vicini, il Governo appare seriamente intenzionato a continuare una politica di "attenzione speciale". Ha avviato infatti un dialogo "senza esclusioni" con la Bolivia di Morales, facendo intendere di voler affrontare anche l'annosa questione dello sbocco al mare del Paese andino. La visita qui del Presidente peruviano Alan García, lo scorso anno, ha avviato invece un interessante dialogo, soprattutto in materia di integrazione economica, mentre le storiche rivendicazioni marittime del Paese vicino, pur tuttora vive e a tratti scottanti, non sembrano al momento pregiudicare seriamente i rapporti. Sebbene ad agosto 2007, in seguito alla pubblicazione da parte del Perù di una cartina geografica che riduceva il suo territorio marittimo, il Governo cileno aveva richiamato il suo ambasciatore a Lima per consultazioni. In seguito al disastroso terremoto che ha colpito il territorio peruviano, lo scorso 16 agosto, il Cile ha inviato immediatamente aiuti, disponendo altresì il ritorno a Lima del suo ambasciatore per coordinare gli aiuti. Va ricordato tuttavia che il Perù ha annunciato di voler portare entro l’anno la questione della frontiera marittima all'esame della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja.

 Altra questione che ha pesato nei mesi passati nei rapporti tra Cile e Perù è stata la richiesta peruviana di estradizione dell’ex presidente peruviano Fujimori, accusato in particolare di violazioni dei Diritti Umani durante gli oltre dieci anni della sua presidenza, ed arrestato in Cile nel novembre del 2005. La concessione dell’estradizione da parte della giustizia cilena, il 22 settembre scorso, ed il successivo trasferimento dell’ex presidente nelle carceri peruviane ha contribuito a rasserenare temporaneamente il clima sempre variabile tra Santiago e Lima fin dai tempi della Guerra del Pacifico (1879 – 1884).

 

L'importanza attribuita dalla Presidente agli equilibri regionali e' evidenziata dal nutrito programma di viaggi effettuati nella prima parte dell'anno. Nei primi mesi dell'anno la Bachelet si e' recata infatti a Panama, Guatemala, Messico, Ecuador, Venezuela e Colombia. Particolare interesse in tale ambito ha rivestito anche la visita a Santiago del Presidente brasiliano Lula, alla fine dello scorso aprile. La Moneda attribuisce infatti grande importanza alla relazione - recentemente definita dal Ministro degli Affari Esteri Foxley una "alleanza strategica" - con il Brasile, Paese qui visto come un contrappeso naturale alla forte influenza esercitata da Chavez nella regione e comunque tradizionale alleato del Cile nelle vicende coinvolgenti Argentina, Perù e Bolivia.

A questo proposito va ricordato come il Cile, proprio sulla scorta delle anzidette considerazioni, appoggi fermamente anche l'ambizione brasiliana ad un seggio permanente in Consiglio di Sicurezza; appoggio che la Presidente Bachelet ha riconfermato il mese scorso anche al Giappone, nel corso della sua Visita di Stato in quel Paese.

 

Molto buone possono essere definite le relazioni UE-Cile. Se si escludono alcune leggere frizioni in merito alla richiesta apertura del mercato europeo ai prodotti agricoli cileni e, da parte UE, di una piu' rigorosa tutela della proprietà intellettuale e delle denominazioni geografiche, l'Accordo di Associazione attualmente in vigore viene portato ad esempio nell'area latinoamericana. Da parte europea inoltre va rilevato come le risorse stanziate per il periodo 2007-2013 ammontino a 41 milioni di euro per il finanziamento di programmi nei settori della coesione sociale, innovazione e competitivita' ed istruzione.

 

Molto buone vanno considerate anche le relazioni del Cile con gli Stati Uniti, che ritengono il Cile un caposaldo democratico in una regione tuttora percorsa da pulsioni populiste di cui l’antiamericanismo è tratto caratterizzante. Santiago non ha tuttavia un atteggiamento supino rispetto a Washington e lo dimostra la posizione che il Paese ha tenuto in occasione della guerra in Irak, allorché era membro non permanente del CdS. Tra breve, tuttavia, Santiago dovrà sciogliere un nodo dalle delicate conseguenze per quanto concerne i rapporti con gli USA: l’adesione alla Corte Penale Internazionale.

 

 

Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

 

La posizione del Cile è distante dalla nostra: Santiago è infatti favorevole all’aumento dei seggi sia permanenti che non permanenti, e da tempo ha assunto l’impegno a sostenere le aspirazioni del Brasile. Il Cile ha poi esteso il suo appoggio anche alle candidature di Germania, Giappone e India. La stessa Presidente cilena, Michelle Bachelet, nel corso di una visita a Berlino nell’ottobre del 2006, ha ribadito il sostegno cileno alle aspirazioni della Germania.

Per quanto riguarda i lavori in Assemblea Generale, il Cile, durante le consultazioni dell’11 e 12 dicembre 2006, ha riaffermato una posizione favorevole al G4, auspicando peraltro il raggiungimento di un compromesso che possa raccogliere il necessario consenso in seno alla membership ONU. La Presidente Bachelet ha inoltre richiesto l’avvio di negoziati intergovernativi in tema di riforma e allargamento del Consiglio di Sicurezza nel quadro del suo intervento al Dibattito Generale della 62esima UNGA, il 25 settembre 2007.

 

 

Partecipazione cilena alle missioni di mantenimento della Pace delle Nazioni Unite

 

Il Cile partecipa con un totale di 520 uomini alle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, occupando la terza posizione tra i maggiori contributori di truppe dell’America Latina dopo Brasile (1281 uomini) e Argentina (903 uomini). L’impegno cileno si concentra nella missione MINUSTAH ad Haiti dove sono presenti 501 militari e 13 agenti di polizia ed è presente con alcuni osservatori militari anche in Kossovo (UNIMIK), al confine tra India e Pakistan (UNMOGIP) e in Medio Oriente (UNTSO).

 

 

Diritti Umani

 

Dopo 17 anni di regime militare (1973-1990), nel 1990 il Cile  è ritornato ad essere un Paese democratico.

In Cile oggi i diritti civili e politici sono generalmente rispettati. Dal 2005 la nuova procedura penale garantisce un sistema di giustizia indipendente più trasparente, con la separazione fra giudizio, accusa e difesa.

Le forze di polizia e l’amministrazione pubblica sono relativamente efficienti e libere dalla corruzione.

Negli ultimi anni il procedimento giudiziario a carico di membri delle forze armate per le violazioni dei diritti umani compiute sotto il regime militare ha conosciuto progressi significativi. Secondo il cosiddetto “Rapporto Valech” del 2004, circa 30.000 vittime di violazioni di diritti umani durante la dittatura militare hanno ricevuto una compensazione finanziaria ed è stato loro assicurato l’accesso ai servizi di sanità ed educazione. 

Sono state prese alcune importanti decisioni intese a limitare gli effetti della legge di amnistia risalente al 1978, che aveva impedito di perseguire i crimini commessi durante il colpo di stato e durante gli anni successivi. Nel settembre 2006, in una sentenza, la Corte Inter-Americana dei Diritti Umani ha dichiarato l’inapplicabilità della Legge di Amnistia vigente in Cile dal 18 aprile 1978.

 

Il Cile ha ratificato le principali Convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani, tra cui il “Patto sui diritti civili e politici” ed il “Patto sui diritti economici, sociali e culturali”, e significativi strumenti giuridici regionali in materia, tra cui la “Convenzione americana sui diritti umani”.

 

Il Cile ha firmato ma non ratificato lo Statuto di Roma relativo alla Corte Penale Internazionale - unico tra i Paesi dell’America meridionale. Le cause di tale mancata ratifica, ad oltre otto anni dalla firma del trattato, vanno ricercate principalmente tra le fila dell’opposizione di centro-destra, l’Alianza, dalla quale negli ultimi anni sono partite le iniziative che hanno prodotto l’attuale situazione di stallo.

In particolare, nell’aprile 2002, un gruppo dei succitati parlamentari, si è rivolto alla Corte Costituzionale sollevando a mezzo di una petizione la questione della incostituzionalità di un’eventuale ratifica dello Statuto di Roma, ottenendone una sentenza a loro favorevole. Tale pronuncia ha di fatto legato in maniera inscindibile detta ratifica ad una revisione costituzionale, processo che in questo Paese necessita della maggioranza dei tre quinti sia alla Camera che al Senato. Nell’accogliere la petizione di incostituzionalità, la massima giurisdizione costituzionale cilena ha infatti stabilito che la ratifica dello Statuto comporterebbe una cessione di sovranità da parte dello Stato cileno.

I diritti umani sono garantiti per legge ed il loro rispetto assicurato dai tribunali interni. C’è inoltre interesse da parte della stampa e del governo riguardo alla situazione dei diritti umani, in particolare alle libertà di espressione, informazione e religione, che sono di regola garantite nella pratica. La libertà di associazione è “relativamente” rispettata: infatti, anche se sono molte le organizzazioni non governative attive sul territorio, non soltanto interessate al rispetto dei diritti umani, ma anche ad altre questioni che interessano la società civile in senso lato, il dialogo fra queste e i vertici governativi è ancora debole.

 

Il Cile ha istituito un Consiglio per la questione femminile, il “Servicio National de la Mujer” (SERNAM), con il compito di assicurare il rispetto e la protezione di tutti gli obblighi nazionali ed internazionali nel campo dei diritti delle donne. Il Consiglio combatte regolarmente contro le violenze subite dalle donne nell’ambito familiare. E’ interessante sottolineare che l’attuale governo cileno è composto da un eguale numero di uomini e donne.

Per quanto riguarda i diritti dei fanciulli, in Cile è stato istituito un servizio nazionale per i minori, “Servicio Nacional de Meneros” (SENAME), che ha il compito di preparare proposte di legge a favore dei diritti dei minori, di proteggere quelli che vivono in situazioni di difficoltà e di gestire le procedure di adozione. Sebbene la situazione generale dei minori cileni sia buona, persistono gravi problemi specie rispetto al lavoro minorile. Alcuni rapporti rilevano che nelle aree rurali del paese lavorano più di 180.000 bambini, di età compresa tra i 5 e 17 anni, ed un quinto di questi in condizioni inaccettabili: di notte, per strada, per più di 49 ore a settimana.

 

In Cile sono presenti minoranze etniche per un totale del 4,5% della popolazione e  si segnala una certa discriminazione nei loro confronti. Gli esponenti di queste minoranze lamentano di non essere adeguatamente rappresentati nel mondo politico, commerciale e militare. Non mancano inoltre casi di manifestazioni di sentimenti razzisti nei confronti delle minoranze, anche se occasionali.

Il Cile non ha firmato la Convenzione n. 169 dell’ILO che garantisce alcuni importanti diritti delle popolazioni indigene ed inoltre, pur avendo istituito il “CANADI” (una Commissione governativa finalizzata allo sviluppo dei gruppi indigeni), essa risulta essere ancora inefficace e troppo politicizzata.

Si ricorda infine che le componenti più povere della società denunciano di non godere di eguali diritti civili politici ed economici delle classi più agiate; la discriminazione è quindi ancora molto diffusa.


 

 

 

QUADRO ECONOMICO

 

 

 

L’economia cilena ha intrapreso, sin dal 2002, un percorso di crescita sostenuta. Nel 2006, il tasso di crescita del PIL (144 miliardi di dollari, analogo al PIL del Piemonte) si è mantenuto sostenuto e dovrebbe essersi attestato intorno al 5%[9] (nel 2004 era stato del 6,2% e nel 2005 del 6,3%), la disoccupazione ha fatto registrare una flessione (8% circa contro il 9,3% del 2005) e la bilancia delle partite correnti ha segnato un consistente attivo, pari a circa 5,5 miliardi di dollari.

Resta, tuttavia, l’esigenza di assicurare una migliore distribuzione del reddito, rispetto alla quale i risultati ottenuti nei quindici anni dal ritorno in Cile della democrazia non appaiono del tutto soddisfacenti. Il Presidente Bachelet ha fatto della soluzione di questo problema una delle priorità della sua campagna elettorale e del suo programma di governo. Tuttavia, le manifestazioni di massa, nella scorsa primavera, da parte degli studenti della scuola pubblica che reclamavano un’azione governativa di effettiva riqualificazione dell’insegnamento statale rispetto a quello privato e lo sciopero dei minatori della maggiore miniera di rame del Paese (Escondida) danno la misura della difficoltà del compito che attende la nuova inquilina della Moneda.

L'attuale positiva congiuntura economica, favorita dall’elevato corso di alcune materia prime – come il rame – di cui il Cile è grande esportatore, offre una buona opportunità per ampliare le riforme strutturali ed in particolare quelle intese a promuovere la flessibilità dell'occupazione e la partecipazione di tutti i gruppi sociali al mercato del lavoro.

            Più in generale, il Cile, attraverso il perseguimento di politiche di liberalizzazione del commercio internazionale e degli investimenti, si presenta agli imprenditori stranieri come ideale piattaforma di investimenti e di servizi a dispetto di un mercato interno relativamente limitato (16 milioni di abitanti). Tale politica rientra in una strategia economica, rilanciata dal Governo con la promozione di una nuova immagine-Paese, volta a trasformare il Cile nel centro finanziario del Cono Sud.

            La crescita cilena, trainata dall’aumento combinato della domanda internazionale e del prezzo del rame, é stata resa possibile dall’apertura commerciale del Paese, cui corrisponde il mantenimento della sua competitività esterna. La scelta di questo modello, non alieno da alcune criticità (dipendenza dall’esportazione di materie prime, forte collegamento alla domanda esterna), determina la dipendenza del PIL  dall’andamento delle esportazioni per circa il 50%.

Secondo le stime dell’Economist Intelligence Unit nel 2007 la crescita del PIL si dovrebbe attestare intorno al 6,1%, il tasso di disoccupazione dovrebbe registrare una diminuzione (5,6%) mentre l’inflazione subirebbe un aumento registrando un tasso pari al 3,7%.

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI

 

PIL a parità di potere di acquisto

203 miliardi di dollari

PIL al cambio ufficiale

103,3 miliardi di dollari

Composizione per settore

agricoltura 6%, industria 49,3%, servizi 44,7%

Crescita PIL

4,8% (previsioni 2007: 5,3%)

PIL pro capite (a parità di potere d’acquisto)

12.600 dollari (Italia: 29.700 dollari)

Inflazione

2,1%

Disoccupazione

8,3%

Rapporto debito pubblico /PIL

3,9% del PIL

Popolazione al di sotto della soglia di povertà

18,2% (2005)

Debito estero

47,45 miliardi di dollari

Fonte: CIA, The World Factbook (2007).


 

 

RAPPORTI BILATERALI

(a cura del MAE)

 

 

Ambasciatore italiano a Santiago:

S.E. Paolo Casardi

 

 

Ambasciatore cileno in Italia:

S.E. Gabriel Valdes Subercaseaux 

 

 

 

Relazioni politiche

 

            Le relazioni bilaterali con il Cile si presentano eccellenti. L’Italia ha da sempre intrattenuto delle relazioni di amicizia con Santiago, relazioni che affondano le proprie radici nel contributo dato dalla nostra emigrazione allo sviluppo del Paese. Interrotti sul piano diplomatico durante la dittatura del generale Pinochet, i vincoli tra Italia e Cile si sono, in realtà, approfonditi in quegli anni, grazie alla presenza nel nostro Paese di numerosi rifugiati politici che sarebbero divenuti la classe dirigente del Cile democratico. Assai intensi anche i rapporti sorti in quei decenni a livello di partiti.

Dopo il ritorno della democrazia, le relazioni bilaterali si sono mantenute su di un livello di grande cordialità, che non si è però riflesso in una regolarità di contatti sul piano politico, nonostante la crescente importanza che il Paese andino veniva assumendo in ambito regionale ed ultraregionale, in particolare come modello di successo di sviluppo economico.

            La frequenza dei contatti è cresciuta nel corso dell’anno trascorso, grazie al rilancio della presenza italiana in America Latina. Si tratta ora di dare continuità all’agenda bilaterale.

In tale prospettiva, dopo la visita di Stato della Presidente Bachelet in Italia il 15-17 ottobre 2007, particolarmente significativa è la prossima visita di Stato in Cile del Presidente della Repubblica, confermata per il 17-18 marzo 2008. La visita di Stato in Italia della Signora Bachelet segue la visita del Ministro D’Alema in Cile[10] a dicembre del 2006 e a quella del Presidente Prodi a marzo del 2007.

Nel marzo 2006 l’allora Ministro per le Pari Opportunità, Prestigiacomo e l’On.le Meandri hanno presenziato alla cerimonia d’insediamento della Presidente Bachelet. All’inizio di novembre 2006, il Sottosegretario Di Santo si è recato in Cile ove ha incontrato il Ministro degli Esteri, Foxley, oltre al Ministro dell’Economia, Ferreiro Yazigi. All’Internazione Socialista di Santiago del novembre 2006, inoltre, hanno partecipato fra gli altri gli On.li Fassino, Boselli, Locatelli, Bafile e lo stesso Sottosegretario Di Santo.

Frequenti anche le visite in Italia di rappresentanti istituzionali cileni. Nell’ottobre del 2005 l’allora Presidente Lagos, a Roma per la canonizzazione in Vaticano del gesuita cileno Padre Hurtado, ha incontrato il Presidente Ciampi.  A settembre 2006, è stato a Roma l’ex Presidente della Camera cilena, Viera Gallo. Ad ottobre 2006 il Min. D’Alema ha incontrato il Presidente della Camera dei Deputati di Santiago, Leal, ricevuto anche dal Presidente Napolitano e dal Presidente della Camera, Bertinotti. Nel corso dell’ultima settimana di gennaio (2007), si è svolta la visita in Cile del Presidente della Camera, Bertinotti, che ha incontrato, fra gli altri, il Presidente Bachelet, il Presidente del Senato, Frei, e l’allora Presidente della Camera, Leal.

 

Fra i possibili temi suscettibili di apportare un utile contributo all’approfondimento delle relazioni politiche bilaterali, va menzionata la disponibilità cilena a valutare possibili forme di cooperazione nel settore delle operazioni di pace in ambito multilaterale in cui l’Italia abbia un ruolo guida (disponibilità menzionato dalla stessa Bachelet, quando era Ministro della Difesa, in occasione della sua visita a Roma, nell’aprile 2004 e ribadita in occasione della visita del Presidente Prodi a marzo del 2007). Un’operazione che si potrebbe prestare a tale forma di collaborazione e quella prevista in Kosovo, in ambito PESD, dopo che sara stato raggiunto un accordo definitivo sullo statuto del territorio attualmente sotto amministrazione delle Nazioni Unite. Si tratterebbe di un’ulteriore iniziativa che, in aggiunta ad alcune in corso nel settore dello sminamento delle frontiere cilene[11], favorirebbe anche possibili ricadute per l’industria nazionale della difesa. La cooperazione nel settore delle forze di pace manterrebbe inoltre aperto un importante canale di dialogo in ambito Nazioni Unite, ove, dal Cile, ci divide solo la differente posizione in materia di riforma del CdS (Santiago appoggia da sempre le rivendicazioni del Brasile).

E inoltre in corso una positiva collaborazione fra l’Arma dei Carabinieri e i Carabineros cileni sulla base dell’accordo firmato a Roma, nell’aprile del2004, in occasione della visita in Italia dell’allora Ministro della Difesa Bachelet. Tale collaborazione che – al di là delle possibili ricadute positive in termini di fornitura di mezzi per il corpo di polizia del Paese andino (Agusta-Westland ha recentemente vinto la gara per la fornitura di quattro elicotteri ai Carabineros cileni) – potrebbe svilupparsi anche nell’ambito delle operazioni di pace.

 


 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

            L’Italia è il secondo Paese dell’Unione Europea in termini di interscambio col Cile, anche se le importazioni sopravanzano di parecchio le esportazioni: la bilancia commerciale bilaterale, nel 2006, si è chiusa con un disavanzo di circa 1,8 miliardi di euro, anche grazie al miglioramento della regione di scambio cilena, a fronte del costante aumento dei corsi delle materie prime, che costituiscono la porzione principale delle esportazioni cilene. Il nostro Paese, al contrario, esporta verso Santiago prevalentemente macchinari ed attrezzature meccaniche.

            In un contesto caratterizzato da interessanti prospettive di investimento per gli operatori italiani si avverte la necessità di riequilibrare il saldo negativo della bilancia bilaterale. Il rapporto tra esportazioni cilene verso l’Italia e esportazioni italiane verso il Cile è pari a 5/1 (giungo 2007). L’Italia deve puntare soprattutto su un rafforzamento della vendita di macchinari (settore agricolo, ospedaliero, minerario, della difesa) per ridurre il deficit. Peraltro, il valore delle esportazioni cilene verso l’Italia è fortemente collegato alla vendita di rame e suoi derivati, il cui prezzo è aumentato del 300% negli ultimi 4 anni. Considerata la crescente richiesta di rame da parte del sistema produttivo italiano, il Cile è di fatto un partner strategico del nostro Paese: infatti il 50% del totale delle importazioni cuprifere italiane essenziali per il funzionamento di tutti i nostri impianti industriali proviene dal Paese Andino.

 

            Esistono interessanti prospettive di collaborazione bilaterale nel settore delle piccole e medie imprese – che impiegano oltre l’80% della popolazione in Cile –, nel campo delle infrastrutture, con particolare riferimento alla possibile realizzazione di corridoi interoceanici, e nel settore energetico dove sono già attive tre imprese italiane (Enel, Intergas e Idroenergia). Riguardo a quest’ultimo punto, in particolare, il Governo Bachelet ha posto ai primi posti dell’agenda politica il problema del fabbisogno energetico nazionale e della necessaria diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al fine di trovare alternative concrete alla fornitura di gas dall’Argentina. Particolare attenzione viene mostrata per le fonti energetiche rinnovabili: idroelettrico, geotermico ed eolico.

            Anche nel settore dell’industria della difesa, esiste una positiva collaborazione bilaterale, con ilgruppo Finmeccanica che ha recentemente vinto la gara di fornitura di quattro elicotteri ai Carabineros de Chile; mentre il settore delle infrastrutture e autostrade potrebbe diventare interessante qualora prendano corpo i progetti regionali sui corridoi interoceanici stradali e ferroviari tra porti dell’Atlantico e del Pacifico (in particolare con il Brasile).

            Infine, questione di grande importanza è infine la prossima scelta da parte del Cile, entro la fine del 2007, dello standard per la televisione digitale, per il quale sono in competizione lo standard europeo (DVB; recentemente adottato dall’Uruguay), quello statunitense (ATSC) e quello giapponese (ISDB; adottato dal Brasile). La sensazione è che il Governo cileno sia orientato a scegliere il modello europeo, ma che tale scelta sia contrastata da alcune delle principali catene televisive del Paese che propendono per il sistema nordamericano. Il Presidente Prodi, in occasione della visita di marzo 2007 aveva sollevato il tema con il Presidente Bachelet, che aveva preso atto del passo effettuato in favore del sistema europeo, riservandosi di fornire una risposta una volta che fossero state completate le verifiche tecniche in corso.

 

 

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

La cooperazione culturale si presenta come un importante strumento per il rafforzamento delle relazioni bilaterali. La  presenza della cultura italiana in Cile appare di rilievo in tutti i maggiori settori, come testimoniato anche dal notevole successo dell’iniziativa denominata “Stagione italiana” in Cile, organizzata per la prima volta nel 2006, con il coinvolgimento di tutte le  istituzioni del Sistema Italia nel Paese (ICE, IIC e Camera di Commercio), in coincidenza con le celebrazioni per il 60º anniversario della Repubblica Italiana. Sulla scorta del successo di tale iniziativa è stata realizzata anche una “Primavera Italiana”, che ne ha seguito la scia nei mesi di settembre, ottobre e novembre.

Nel 2007 è stata organizzata la “Stagione italiana 2007”, una rassegna articolata che ha riunito la mostra dedicata all’artista italo-cileno Francisco Copello, realizzata in collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea di Santiago, l’esposizione “Mosaici fiorentini”, i seminari dedicati alle celebrazioni  del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi e la Settimana Gastronomica Italiana.La Mostra “Piemonte Torino Design (1-31 agosto). L’esposizione raccoglie circa 120 oggetti di design progettati o prodotti in Piemonte.

 

Le iniziative culturali sono inoltre state frequentemente collegate in maniera sinergica alle iniziative di carattere economico-commerciale. Una importante iniziativa che riscuoterebbe l’apprezzamento delle Autorità di Santiago potrebbe essere la conclusione di un Accordo Quadro per la istituzione presso l’Università di Santiago di una Facoltà di Restauro, cui da parte italiana si potrebbe contribuire assicurando parte della docenza.

L’Ambasciata italiana a Santiago è inoltre attivamente impegnata sulla questione del conseguimento della parità scolastica con il sistema italiano per tutte le scuole “italiane” del Cile, con l’obiettivo che gli studenti possano iscriversi ad una Università italiana senza alcun esame integrativo.

 

La cooperazione scientifica

 

Durante la visita di Stato della Presidente Bachelet, ad ottobre 2007, è prevista la firma del nuovo Accordo di collaborazione Scientifica e Tecnologica.

Inoltre, la Parte cilena sarebbe disponibile all’avvio del negoziato relativo ad un Protocollo Esecutivo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica.. Potenziali settori di interesse reciproco per la ricerca scientifica: ambientale,  biotecnologie ed energie alternative.

Va inoltre menzionata la attiva cooperazione nel settore fisico-astronomico attraverso il progetto ALMA, realizzato nel nord del Paese e finanziato dall’European Southern Observatory e da analoghe Istituzioni americane e giapponesi. Oltre al direttore, gli scienziati italiani che lavorano nel programma di osservazione sono sedici.

Da parte cilena è stato recentemente manifestato l’interesse per una intensificazione dei contatti fra gli scienziati europei e cileni nel settore della neurobiologia, in vista dell’auspicata creazione di una Società Europeo-Cilena di neurobiologia, e in quello degli studi sull’effetto dei cambiamenti climatici sui ghiacciai e sulle regioni limitrofe.

 

 

COMUNITÀ ITALIANA, COMUNITÀ CILENA IN ITALIA E

QUESTIONI MIGRATORIE

 

Collettività italiana in Cile

 

La collettività italiana in Cile, composta in maggioranza da emigrati liguri affluiti prevalentemente nella seconda metà del XIX secolo, conta attualmente 41.024connazionali. I cittadini cileni di origine italiana sono stimabili attorno alle 200.000 unità. La comunità italiana – la terza per consistenza fra le collettività straniere, preceduta da spagnoli e tedeschi – è in fase di completo assorbimento nella società cilena. Sebbene numericamente limitata rispetto ad altri Paesi di questo continente, essa è particolarmente qualificata ed inserita nel mondo politico (il gruppo parlamentare d’amicizia con l’Italia, formato da 33 deputati di origine italiana, è il più numeroso della Camera bassa), ma anche economico e culturale cileno, ove occupa posizioni di particolare prestigio. Italiano è il Governatore della Banca Centrale, Corbo, il Presidente della Camera Nazionale di Commercio, Corona, il Rettore della Pontificia Università Cattolica, Rosso ed altri italiani guidano il primo (Angelini) e il quinto (Falabella, guidato da Juan Cuneo Solari) gruppo industriale privato cileno.

 

 

Il processo di integrazione della comunità italiana nella società del Paese di accoglienza.

 

Gli italiani in Cile godono, in linea generale, di buone condizioni socio-economiche, avendo di frequente raggiunto posizioni di notevole rilievo in quasi tutti i settori di attività economica, politica, accademica e imprenditoriale.

Dopo il ritorno del Paese alla democrazia, si è riscontrata una rinnovata attenzione verso l'Italia e la sua cultura, che ha fornito l'opportunità per rinsaldare i legami pressoché interrotti nel periodo in cui il paese era sottoposto al regime militare.

Malgrado che la collettività di origine italiana sia meno numerosa che in altri Paesi dell’America Latina, più che altrove i suoi membri sono riusciti a raggiungere posti chiave nel mondo della cultura e dell’economia cilena, annoverando, il governatore della Banca Centrale, il Presidente della Corte dei Conti, quello della Camera Nazionale di Commercio ed il Rettore della Pontificia Università Cattolica. I origine italiana sono i titolari del primo e del quarto gruppo industriale privato cileno

 

A testimonianza del buon grado di integrazione della nostra collettività nella società cilena, si ricorda che nell’ultima legislatura sono stati eletti i seguenti parlamentari di origine italiana (2 senatori e 16 deputati):

 

Sen. Carlos BIANCHI CHELECH

Sen. Guido GIRARDI LAVIN

On. Enrique ACCORSI OPAZO

On. Isabel ALLENDE BUSSI

On. Mario BERTOLINO RENDIC

On. Guillermo CERONI FUENTES

On. Maria Angelica CRISTI MARFIL

On. Roberto DELMASTRO NASO

On. Marcelo FORNI LOBOS

On. Guido GIRARDI BRIERE

On. Marta Eliana ISASI BARBIERI

On. Juan Carlos LATORRE CARMONA

On. Pablo LORENZINI SASSO

On. Juan MASFERRER PELLIZZARI

On. Adriana MUOZ D’ALBORA

On. Cristian PARETO VERGARA

On. Fulvio ROSSI CIOCCA

On. Eduardo SAFFIRIO SUAREZ

 

Attivo è il gruppo di amicizia parlamentare italo-cileno.

Da parte della collettività si registra da tempo la richiesta di istituire un ufficio consolare di prima categoria a Santiago, struttura che istituzionalmente potrebbe – nell’auspicio dei nostri connazionali – corrispondere con maggiori risorse alla anzidetta domanda di servizi. I noti vincoli di bilancio hanno finora impedito al Ministero degli Esteri di venire incontro alla richiesta in parola.

 

Voto all’estero

 

Alle elezioni politiche dell’aprile 2006 ha partecipato soltanto il 22,64% degli elettori (percentuale dei plichi restituiti rispetto a quelli inviati), un dato molto inferiore alla media dell’America Latina pari al 51,8%.

 

Collettività cilena in Italia

 

La comunità cilena legalmente soggiornante nel nostro Paese è costituita, in base ai dati aggiornati al 3 giugno 2007, da 2.513 persone.

Inoltre, al 31 dicembre 2006, i detenuti cileni nelle carceri italiane erano 91, di cui 5 donne e 86 uomini. 

Nell’ anno 2006, 215 cittadini cileni sono stati rintracciati in posizione irregolare nel territorio italiano. Nei primi sei mesi del 2007, invece, sono stati 62.

 

Nel Decreto Flussi 2006 al 21 luglio, sono state presentate domande per il lavoro non stagionale da 135 cittadini cileni.

 

Il Cile non è un Paese da cui originano flussi di immigrazione clandestina verso l’Italia.

 

 

Cooperazione allo sviluppo

 

Con un indice di sviluppo umano che lo vede al 38° posto della classifica mondiale[12] redatta nel 2006 dall’UNDP ed un reddito pro capite superiore ai 7.000 dollari (2005), il Cile non rappresenta più un Paese suscettibile di essere destinatario di iniziative di cooperazione, anche sulla base degli orientamenti elaborati dall’OCSE al riguardo. Per tale ragione, oltre al completamento delle iniziative approvate, sono eventualmente eleggibili al finanziamento da parte della Cooperazione italiana soltanto i programmi promossi da ONG o dalle  istituzioni universitarie.

 

Con riguardo alle iniziative attualmente in corso, ed in via di conclusione, si segnalano due progetti realizzati dall’ONG PROSVIL: un programma promosso per attività di sviluppo locale sostenibile a favore delle comunità indigene (410.000 Euro) e un programma per lo sviluppo territoriale nell’area di Mapuche, per un ammontare pari a circa 910.000 euro (entrambi approvati nel 2004). Nel 2006 è stato destinato al Cile un contributo pari a 100.000 euro, per attività di sminamento umanitario nel quadro di un contributo di 200.000 euro concessi all’OSA.

 

 

Cooperazione dell’Unione Europea

 

Nel novembre 2002 la Commissione Europea ha adottato la strategia quinquennale (2002-2006) per la cooperazione con il Cile, a sostegno della quale è stato stanziato un budget totale di 34.4 milioni di euro. I settori prioritari di intervento inclusi nel Country Strategy Paper  riguardano la cooperazione economica e l’innovazione tecnologica, la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, ed il sostegno alla riforma delle istituzioni.

 

 

 


DATI STATISTICI BILATERALI

PRINCIPALI ESPORTAZIONI  E IMPORTAZIONI ITALIANE

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1.   Macchine per impieghi speciali

1.      Metalli di base non ferrosi

2.   Macchine per impieghi generali

2.      Pasta da carta, carta e cartone

3. Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica

3.       Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura, e della floricoltura

4. Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura

4 Minerali di metallo non ferrosi, esclusi i minerali di uranio e di torbio

5. Armi, sistemi d’arma e munizioni

5 pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce

Fonte: ICE

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2006)

Esportazioni verso Cile sul totale delle esportazioni italiane

0,77 %

Importazioni da Cile sul totale delle importazioni italiane

0,25 %

Fonte: ICE

 

QUOTE DI MERCATO (2006)

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI ACQUIRENTI

% su export

1. Stati Uniti d'America

 15,58%

1. Stati Uniti d'America

  15,60%

2. Argentina

 12,56%

2. Giappone

  10,54%

3. Brasile

 11,82%

3. Cina

    8,61%

4. Cina

   9,73%

4. Paesi Bassi

    6,66%

5. Perù

   3,97%

5. Corea del Sud

    5,94%

6. Angola

   3,67%

6. Italia

    4,91%

7. Germania

   3,51%

 

   

8. Giappone

   3,20%

 

 

9. Messico

   2,79%

 

 

10. Francia

   1,98%

 

 

11. Spagna

   1,97%

 

 

12 Italia

   1,75%

 

 

Fonte: ICE

 

INVESTIMENTI DIRETTI NEI DUE PAESI

anno

Italiani

% tot

Cileni

% tot

2002

33.035

n.d.

552

n.d.

2003

2.372

n.d.

496

n.d.

2004

4.751

n.d.

1.804

n.d.

2005

4.956

n.d.

261

n.d.

Fonte UIC in migliaia di EURO

 

ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA

Ultima intesa Club di Parigi

Il Cile ha fatto ricorso 4 volte al Club di Parigi, l'ultima in data 2/4/87

Ultimo accordo bilaterale applicativo con l'Italia

 

Fonte: Ministero Affari Esteri

 

 

 

 

 

SACE  (milioni di Euro)

Categoria di rischio

2

 

Impegni in essere al 30.06.07

4,55

n.d.

Indennizzi erogati da recuperare al 30.06.07

-

n.d.

Sinistri in essere al 30.06.07

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n.d.

Esposizione complessiva al 30.06.07

4,55

0,02% del totale

Fonte SACE

 



* In collaborazione con il Ministero degli Affari esteri

[1]Composizione della popolazione per classi d’età: 0-14 anni: 25,8%; 15-64 anni: 66,3%; 65 anni ed oltre: 7,8%.

[2] La Bachelet, ex Ministro della Sanità e della Difesa, figlia di un generale dell’aeronautica ucciso sotto tortura durante il regime di Pinochet, ha trascorso molti anni in esilio.

 

[3] Secondo il sistema maggioritario binominale con liste di partito, i seggi sono allocati nel modo seguente:

§         2 seggi ad uno stesso partito ( se ottiene più dei due terzi dei voti validi);

§         1 seggio ad un partito (se ottiene meno dei due terzi dei voti validi. In tal caso, il secondo seggio andrà al partito che ha riportato il secondo miglior risultato).

Eventuali seggi che si rendano vacanti sono occupati dal candidato che ha ottenuto il miglior risultato di lista, dopo il candidato eletto. Il sistema maggioritario binominale è stato fortemente criticato perché impedisce alle formazioni minori di ottenere rappresentanti alla Camera ed al Senato.

[4]Ha sede a Valparaíso.

[5] I senatori istituzionali erano costituiti da due componenti della Corte Suprema, un ex Controllore Generale della Repubblica (Corte dei Conti), un ex comandante in capo dell'Esercito, uno della Marina, uno della Forza aerea, un generale dei Carabinieri, un ex rettore dell'Università statale ed un ex Ministro di Stato.

[6] (attribuzione di fondi pubblici – provenienti dall’ente di sostegno allo sport cileno – per il finanziamento della campagna elettorale di esponenti della Concertación).

[7] A seguito di tali rivelazioni ed al riferimento ad una vera e propria “ideologia della corruzione” imperante all’interno della Concertación, Schaulsohn è stato espulso dal partito (PPD).

[8]La Bachelet non è rieleggibile.

 

[9] Stime Economist Intelligence Unit.

[10]Il Ministro D’Alema ha incontrato oltre al Presidente Bachelet, e all’ex Presidente Lagos, il Presidente della Camera, Leal, e la deputata Isabel Allende.

[10] L’Italia ha concesso al Cile tramite l’OSA, un contributo di 100.000 dollari per l’attività di sminamento.

 

[12] Preceduto dalla Polonia e seguito dal Bahrain. L’Italia è al 17° posto, preceduta dalla Francia e seguita dal Regno Unito.