Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: FRANCIA
Serie: Schede Paese    Numero: 34
Data: 15/10/2007

Francia


 

 

Cenni storici

 

Abitata dal sec. VII a.C. da Celti, Liguri e Iberi, conquistata da Cesare tra il 58 e il 50 a.C., la Gallia fece parte per quattro secoli dell’Impero romano. Alla metà del sec. IV fu invasa da tribù germaniche tra le quali prevalsero i Franchi, che sotto i Merovingi riunificarono la regione. Con Pipino il Breve subentrarono (751) i Carolingi, il cui massimo esponente fu Carlo Magno, fondatore del Sacro Romano Impero. Alla sua morte l’impero si frazionò e alla metà del sec. IX  l’autorità dei signori feudali si affermava a scapito di quella regia. Questa tornò a prevalere con i Capetingi, che raggiunsero la massima potenza nel sec. XIII con Filippo Augusto. Filippo il Bello (1268-1314), entrato in conflitto con il papato per motivi giurisdizionali, riuscì vincitore e alla morte di Bonifacio VIII fece trasferire la sede pontificia ad Avignone (1309), dove essa rimase fino alla metà del sec. XIV.

 

Con la guerra dei Cent’anni contro gli inglesi (1328-1453), la dinastia dei Valois riuscì a conseguire l’unità nazionale. Dal 1494 al 1555 i sovrani Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I ed Enrico II intervennero più volte per contrastare la presenza spagnola in Italia, finchè la contesa per la supremazia nella Penisola non venne conclusa con il Trattato di Chateau-Cambresis (1559). Seguirono le guerre di religione (1560-98) tra cattolici e protestanti (ugonotti), cui pose fine Enrico IV, capostipite dei Borbone, con l’editto di Nantes (1598) che fissava lo stato giuridico delle minoranze protestanti (ma che fu revocato nel 1685).

Nel periodo successivo, con Luigi XIII e Luigi XIV e i Ministri Richelieu, Mazarino, Colbert, la monarchia francese si consolidò. In quegli anni la Francia ridimensionò con la guerra dei Trent’anni (1618-48) la preponderanza asburgica  e ottenne l’Alsazia con la pace di Vestfalia (1648), mentre iniziava la colonizzazione in America (Québec, Louisiana e Antille) e in Africa. Con la pace di Utrecht (1713) l’egemonia francese in Europa fu a sua volta ridimensionata e col regno di Luigi XV iniziò una profonda crisi economica e politica.

 

Il diffondersi dell’illuminismo e l’insofferenza dei ceti borghesi per il potere della nobiltà minarono lo stato assoluto e portarono, durante il regno di Luigi XVI, allo scoppio della Rivoluzione (1789), che abolì i privilegi della nobiltà e del clero e proclamò la Repubblica (1792). Dopo la fase della dittatura giacobina (1793-94) e quella del direttorio, nel 1799 il potere fu assunto da Napoleone. Imperatore nel 1804, questi riuscì a estendere il dominio francese all’Italia, alla Spagna, a parte della Germania, alla Dalmazia e all’Olanda, finché, sconfitto nel 1813 a Lipsia e nel 1815 a Waterloo, fu esiliato.

 

Venne così restaurata la monarchia borbonica con Luigi XVIII, il cui successore Carlo X fu spodestato con la rivoluzione del luglio 1830 da Luigi Filippo d’Orleans, re dei francesi fino alla rivoluzione del 1848, che proclamò la Repubblica. Nel 1852 il Presidente Luigi Napoleone Bonaparte si proclamò Imperatore, con il titolo di Napoleone III. Con lui la Francia  entrò in guerra prima contro la Russia (guerra di Crimea, 1854-56) poi contro l’Austria a fianco del Piemonte (1859) - da cui ottenne Nizza e la Savoia - infine contro la Prussia, da cui fu sconfitta a Sedan nel 1870. Ne seguì il crollo del II Impero e la nascita della III Repubblica, che riuscì a superare  il trauma della Comune di Parigi (1871) e la perdita dell’Alsazia e della Lorena e si consolidò all’interno, democratizzando le proprie istituzioni, e all’esterno, proseguendo l’espansione coloniale, specialmente in Africa.

 

Alleatasi con la Russia (1893) e con l’Inghilterra (1904) la Francia prese parte dal 2 agosto 1914 alla prima guerra mondiale; con la capitolazione tedesca e il Trattato di Versailles ottenne la restituzione dell’Alsazia e della Lorena e parte delle colonie tedesche. L’avvento del nazismo in Germania e il disagio sociale susseguente alla crisi mondiale del ’29 favorirono la costituzione del Fronte popolare tra socialisti, radicali e comunisti, che nel 1936 assunse il potere col governo Blum, iniziando una politica di riforme sociali. L’esperimento venne però interrotto nel 1938, quando divenne Presidente del Consiglio Daladier, appoggiato dal centro e dalla destra.

 

In seguito all’invasione tedesca della Polonia (settembre 1939), la Francia dichiarò guerra alla Germania insieme all’Inghilterra. Sconfitta dai tedeschi nella primavera del 1940, fu da questi occupata nella parte settentrionale (con Parigi), mentre la parte meridionale (Vichy) venne affidata al regime filo-tedesco di Pétain. Da parte sua, l’Italia entrò nel conflitto contro la Francia nel maggio del 1940.

I fautori della resistenza, capeggiati dal colonnello De Gaulle riparato in Inghilterra, fondarono il comitato Francia libera.

Nel 1942 forze anglo-americane sbarcarono nell’Africa settentrionale francese, che passò al governo provvisorio di De Gaulle. Il 6 giugno1944 lo sbarco alleato in Normandia avviò la liberazione.

 

Finita la guerra, un’Assemblea Costituente elaborò una nuova Costituzione e proclamò la IV Repubblica. Questa fu caratterizzata da una forte instabilità politica, aggravata dal problema della decolonizzazione: l’Indocina fu abbandonata soltanto nel 1954, in seguito alla sconfitta di Dien Bien Phu; nello stesso anno iniziò, con la rivolta algerina, una lunga guerra, che divise l’opinione pubblica francese e fu conclusa nel 1962 dal Generale De Gaulle, tornato al potere nel 1958.

 

Con De Gaulle si passò alla V Repubblica, di tipo presidenziale, e a una politica nazionalistica, che portò nel 1966 all’uscita della Francia dall’organizzazione militare della NATO (anche se non dall’alleanza politica) e alla formazione di una propria force de frappe. De Gaulle fronteggiò con successo la crisi interna del maggio ’68, ma nel ’69 si dimise in seguito alla sconfitta in un referendum. Suoi successori furono G. Pompidou e, nel 1974, V. Giscard d’Estaing.

 

Nel 1981 venne eletto alla Presidenza della Repubblica il socialista François Mitterand. Le elezioni del 1986 decretarono tuttavia il successo dell’opposizione, guidata dal gollista Jacques Chirac. Nel 1988 Mitterand venne confermato alla Presidenza, ma una rapida successione di governi e una serie di scandali indebolirono il PS. Le elezioni del 1993 videro una nuova netta affermazione del centro-destra, che portava al Governo E. Balladur, tendenza confermata dall’elezione a Presidente della Repubblica di J. Chirac (1995).

Nelle elezioni legislative del 1997 la vittoria andava invece alla coalizione di sinistra, guidata dal socialista Jospin.

Le elezioni presidenziali del 2002 riconfermavano Chirac, anche se in un contesto del tutto particolare che aveva visto al primo turno la netta affermazione del candidato della destra xenofoba J. M. Le Pen su Jospin.

Alle legislative dello stesso anno la vittoria era andata alla nuova coalizione di centro-destra, guidata dal partito “Unione per un Movimento Popolare” (UMP); Primo Ministro veniva nominato J. P. Raffarin, il cui Governo, dopo tre successivi rimpasti, veniva sostituito il 31 maggio 2005 - a seguito della crisi apertasi dopo la vittoria del “no” nel referendum sul Trattato costituzionale europeo – dall’Esecutivo guidato da Dominique de Villepin.

 

Dopo un buon inizio, specie in materia di lotta alla disoccupazione (portata sotto il 10%), il Governo De Villepin registrava una forte perdita di velocità ed alcune gravi crisi ne segnavano il cammino: la rivolta nelle banlieues (novembre 2005), la vicenda del nuovo contratto di prima assunzione/CPE (ritirato doppo massicce manifestazioni di piazza nel marzo 2006), lo scandalo “Clearstream” e l’operazione di fusione Gaz de France-Suez (con la fronda di alcuni deputati della maggioranza).

 

 

 

Dati generali

 

Abitanti

60.424.000

Superficie

547.030 kmq

Capitale

PARIGI (9.318.000 abitanti)

PIL

1.654 miliardi di dollari USA

PIL pro capite

27.500 dollari USA (Italia: 26.800)

Crescita PIL

0,1%

Inflazione

2%

Tasso di disoccupazione

9,6%

Religioni praticate

Cattolica (90%); islamica (3%); protestante (2%)

 

 

 

 

Principali cariche dello stato

 

 

Presidente della Repubblica

 

 

Nicolas Sarkozy, dal 16 maggio 2007, eletto con il 53,06% dei voti (Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

Presidente dell’Assemblea nazionale

Bernard Accoyer, nominato il 18 maggio 2007,(Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

Presidente del Senato

Christian Poncelet (Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

Primo Ministro

François Fillon (Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

Ministro degli affari Esteri ed europei

Bernard Kouchner (Socialista)

Ministro degli interni

Michèle Alliot-Marie (Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

Ministro dell’Economia, delle Finanze e dell’occupazione

Christine Lagarde (Union pour un Mouvement Populaire – UMP)

 

 

Scadenze elettorali

 

Presidente della Repubblica

Si sono svolte il 22 aprile e il 6 maggio 2007 (prossime elezioni primavera 2012)

Assemblea Nazionale

Si sono svolte il 10 e 17 giugno 2007 (prossime elezioni giugno 2012)

Senato

Si sono svolte il 26 settembre 2004 (prossime elezioni settembre 2008)

 

 

 

Quadro politico

 

 

Subito dopo il suo insediamento all’Eliseo, il neo eletto Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, ha conferito l’incarico di Governo a Francois Fillon, senatore della formazione neogollista UMP e suo uomo di fiducia che ha diretto la campagna elettorale presidenziale. Fillon, due giorni dopo aver ricevuto l’incarico, ha dato vita ad un esecutivo snello, formato da 15 ministri, sette dei quali donne, e caratterizzato dalla nomina agli Esteri del socialista Bernard Kouchner. Al ministero della Difesa è stato nominato Herve Morin, un ex luogotenente del leader centrista Francois Bayrou. Tutti gli altri ministeri sono stati assegnati a membri del partito UMP. Spicca la nomina al ministero della Giustizia di Rachida Dati, 41 anni, con madre algerina e padre marocchino, portavoce di Sarkozy durante la campagna elettorale. È la prima volta in Francia che un importante ministero viene affidato a un cittadino di origini maghrebine. Altra novità è la creazione di un ministero dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale, concetto forgiato dal presidente durante la campagna elettorale.

 

 

Quadro istituzionale

 

 

Sistema politico

 

La Costituzione della V Repubblica (4 ottobre 1958) attribuisce una posizione di particolare preminenza al Presidente della Repubblica cheè stata ulteriormente rinforzata con il referendum del 28 ottobre 1962 che ha introdotto il principio dell’elezione diretta del Capo dello Stato. Viene eletto il candidato che al primo turno ottiene la maggioranza assoluta dei voti espressi. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, si effettua un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più preferenze.

La durata del mandato del Presidente della Repubblica è stata ridotta, dopo la riforma costituzionale intervenuta nel settembre 2000, da sette a cinque anni. Oltre che Capo dello Stato, egli è anche capo del potere esecutivo, nomina il Primo Ministro e, su proposta di questi, i Ministri. Secondo una consolidata prassi istituzionale, instauratasi già sotto la presidenza de Gaulle, il potere di nomina e di revoca del Primo Ministro si è configurato come una prerogativa spettante al Capo dello Stato: tuttavia, con la cohabitation tra un Presidente ed un Primo Ministro appartenenti a coalizioni politiche di segno opposto, - verificatasi per la prima volta dopo le elezioni politiche del marzo 1986 (Presidenza Mitterrand) e successivamente nel maggio 1993 e, da ultimo, a partire dal giugno 1997 fino ad oggi (Presidenza Chirac) - tale prerogativa è stata fortemente limitata, conferendo maggiore autonomia al ruolo del Primo Ministro.

 

 

Parlamento

 

L’iniziativa legislativa spetta al Primo Ministro ed ai membri del Parlamento. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento (bicamerale): Assemblea Nazionale (577 membri, eletti per 5 anni a suffragio universale diretto) e dal Senato (331 membri, eletti per 9 anni dai consiglieri comunali e dipartimentali, rinnovabili per 1/3 ogni 3 anni). 

Il sistema parlamentare francese è caratterizzato da un bicameralismo diseguale. Il voto contrario del Senato su un disegno di legge è infatti superato da una seconda votazione positiva dell'Assemblea Nazionale. Il voto di sfiducia è sostituito con un voto di censura, che non obbliga il Governo alle dimissioni.

Le modifiche costituzionali sono approvate dai due rami del Parlamento e sottoposte a referendum popolare. Non si procede a referendum qualora il Presidente della Repubblica sottoponga le modifiche al Congresso, le due Camere riunite in seduta comune, e questo le approvi a maggioranza dei 3/5 dei voti.

Il sistema elettorale dell'Assemblea nazionale, incentrato su collegi uninominali, è maggioritario a doppio turno (scrutin d'arrondissement): un candidato è eletto al primo turno qualora ottenga la maggioranza assoluta dei voti espressi, purché questa maggioranza equivalga ad un quarto del numero degli elettori iscritti a votare nel collegio. In caso contrario, per poter accedere al secondo turno, un candidato deve ottenere un numero di suffragi pari al 12,5% del totale degli iscritti al voto. Se soltanto un candidato è riuscito ad ottenere questo risultato, il ballottaggio si effettuerà tra i primi due candidati. Nel secondo turno è sufficiente, per essere eletti, ottenere la maggioranza semplice dei voti.

 

L’attuale composizione dell’Assemblea Nazionale, dopo le elezioni del 10 e 17 giugno 2007, è la seguente[1]:

 

Gruppi

Seggi  

 

Union pour un Mouvement Populaire

 

313 (+ 8 affiliati)[2]

 

Socialiste, Radical, Citoyen Et Divers Gauche

 

 

186 (+ 18 affiliati)

 

La Gauche Démocrate et Républicaine

 

 

24

 

Nouveau Centre

 

 

20 (+ 1 affiliato)

 

Deputati che non appartengono ad alcun gruppo

 

 

7 membri

 

 

TOTALE

577

 

 

Il Senato è eletto con un sistema misto di voto (proporzionale e maggioritario), da collegi formati, su base dipartimentale, dai deputati locali, dai consiglieri regionali, dai consiglieri generali (del dipartimento), dai delegati dei consigli municipali (che formano circa il 95% degli elettori).

Attualmente il Senato è così composto:

 

 

Gruppi[3]

 

Seggi  

 

Union pour un Mouvement Populaire

 

 

159

 

Socialiste

 

 

96

 

Union centriste (UDF)

 

 

30

 

Groupe Communiste Républicain et Citoyen

 

 

23

 

Rassemblement Démocratique et Social Européen

 

 

16

 

Senatori che non appartengono a nessun gruppo

 

 

6

 

TOTALE

 

 

330*

 

* Un seggio è attualmente vacante a seguito della scomparsa del senatore Jacques Pelletier. Si provvederà al suo rimpiazzamento in occasione delle prossime elezioni parziali del Senato, previste per il mese di settembre 2008.

 

Ambasciatore italiano in Francia

 

S.E: Ludovico Ortona

 

Ambasciatore francese in Italia

 

S.E: Jean-Marc de La Sablière

 

 

Quadro politico

(in collaborazione con il MAE)

 

 

 

L’elezione di Nicolas Sarkozy a Presidente della Repubblica

 

Al termine di una campagna elettorale molto combattuta, polarizzata intorno alle figure dei candidati principali - Sarkozy per il centrodestra e la Royal per i socialisti e, nell’ultima fase, il centrista Bayrou - il voto per le presidenziali vedeva nel primo turno un elevatissimo tasso di partecipazione, pari all’85%. Al ballottaggio, svoltosi il 6 maggio, giungevano come previsto Royal e Nicolas Sarkozy, vincitore infine con il 53,06% dei consensi e quindi eletto sesto Presidente della Quinta Repubblica.

Fra i pochi uomini politici francesi non usciti dall’ENA, Sarkozy ha costruito la sua carriera sempre all’interno del partito di ispirazione gollista. Consigliere comunale a 21 anni, si avvicina a Chirac, che sarà il suo riferimento per 20 anni e dal quale si separa nel 1995 in favore di Balladur; sconfitto quest’ultimo, anche Sarkozy e’ messo ai margini. Risale la china a fatica, finchè nel 2002 viene “riabilitato”.

Nell’affrontare la sua rivale Segolene Royal durante il seguitissimo dibattito televisivo del 2 maggio, Sarkozy si era espresso con toni concilianti, gli stessi cui è ricorso dopo la vittoria: dopo la proclamazione dei risultati, si è rivolto infatti non tanto al suo elettorato, quanto alla Francia intera, nell’intento di avvicinare destra e sinistra, esprimendo inoltre rispetto e stima per la Royal.

 

Quest’ultima, pur nell’ammettere la sconfitta, si era espressa con toni decisi per puntare alle elezioni legislative, puntando a controbilanciare Sarkozy in ambito parlamentare. La sconfitta alle presidenziali riapriva tuttavia le tradizionali divisioni interne al partito socialiste, a stento sopite dopo che la Royal, aveva ottenuto un forte sostegno a livello della base contro l’opposizione degli “elefanti” del partito, vincendo le “primarie”con il 60% dei voti.

 

 

Il Governo Fillon

 

Il Governo istituito dopo la vittoria di Sarkozy si è insediato il 18 maggio, guidato da Francois Fillon; un Esecutivo snello, “rosa” e aperto ad altre forze politiche; esso è restato in carica fino alle elezioni legislative di giugno per poi essere sostanzialmente confermato.

Il nuovo Esecutivo è dimezzato nel numero dei dicasteri, quindici in tutto, di cui sette affidati a donne. A un popolare uomo di sinistra e ad un centrista sono stati attribuiti due dicasteri chiave, gli Esteri e la Difesa: l'ex Ministro della Sanità socialista, Bernard Kouchner, che fu tra i fondatori dell'associazione premio Nobel “Medici senza Frontiere”, è infatti il nuovo Ministro degli Esteri; il centrista Hervé Morin è stato invece nominato Ministro della Difesa.

Del secondo Governo Fillon non fa più parte Alain Juppè, in quanto non rieletto. Al suo posto, Jean-Louis Borloo, quale Ministro dell’Ecologia e dello Sviluppo sostenibile, con il rango di Ministro di Stato.

Da sottolineare anche le nomine di Christine Legarde a Ministro dell’Economia e di Michel Barnier a Ministro dell’Agricoltura e della Pesca.

In “rosa” anche altri due Ministeri chiave: gli Interni sono stati affidati a Michèle Alliot-Marie (già Ministro della Difesa), e la Giustizia a Rachida Dati, un giudice figlia di immigrati maghrebini ed ex-portavoce di Sarkozy. Tra gli altri Ministeri, a Eric Woerth il bilancio e la funzione pubblica.

 

Al nuovo Primo Ministro, coetaneo di Sarkozy e sposato con una cittadina britannica, sono riconosciute doti di esperienza, abilità negoziale e solidità intellettuale. La sua nomina non ha suscitato sorpresa, dato il forte rapporto di fiducia stabilito con Sarkozy. In realtà, i rapporti tra i due non erano stati sempre  positivi: terminata la comune esperienza nel Governo Balladur, dopo il 1995 Fillon si era avvicinato a Chirac mentre Sarkozy era avversato da questi in quanto fedele di Balladur. Fillon era entrato poi nel Governo Raffarin e come Ministro degli Affari Sociali aveva promosso un’importante riforma delle pensioni. Il riavvicinamento con Sarkozy avviene a partire dal 2004.

Il ruolo del neo Primo Ministro richiederà molto impegno, in quanto la compagine governativa comprende personalità estranee al centrodestra; d’altro lato Fillon dovrà gestire un difficile rapporto con un Capo dello Stato che intende attriubuire ancora maggiore profilo alla propria carica.

 

 

Un socialista al Quai d’Orsay

 

Il nuovo Ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, non e' una figura sconosciuta sul piano internazionale. Il suo profilo e' stato caratterizzato negli anni passati da un forte impegno promosso in campo umanitario, con la creazione di "Médecins sans Frontières". Egli e' stato inoltre per quasi tre anni, dal luglio 1999 al gennaio 2001, Alto Rappresentante dell'ONU nell'amministrazione internazionale civile del Kosovo, durante una fase molto delicata.

Ministro della Sanità nel governo di Beregovoy (dall'aprile 92 al marzo '93), è stato più volte sottosegretario in vari governi socialisti.

Nel partito e' stato spesso considerato un "outsider", soprattutto per le sue posizioni controcorrente assunte in polemica con gli "apparati" e la sua designazione e' stata accolta molto negativamente a sinistra.

Kouchner eredita il Ministero degli Esteri in un contesto governativo particolare: contrariamente alle voci che erano circolate, egli mantiene tra le sue competenze gli "affari europei", con la nomina di Jean-Pierre Jouyet (di area socialista) in qualità di Sottosegretario delegato; restano sullo sfondo inoltre le incognite che potrebbero derivare dalla forte "présidentialisation" preannunciata per la politica estera da Sarkozy, alla luce del ventilato rafforzamento dell'Ufficio del Consigliere diplomatico dell'Eliseo, affidato all'ex-ambasciatore francese a Washington, Jean-David Levitte.

Chirac esce di scena

 

Il bilancio della lunga carriera politica di Chirac ed in particolare dei dodici anni all'Eliseo appare oggetto di interpretazioni divergenti. Due volte Presidente della Repubblica, due volte Primo Ministro, per 18 anni Sindaco di Parigi e dal 1974 leader del movimento gollista, Chirac e' stato uno dei protagonisti assoluti della V° Repubblica francese. Questa sua longevità politica e' il riflesso di una grande determinazione, di una capacità fuori dal comune nell'entrare in sintonia con l'opinione pubblica e di una grande “disinvoltura” politica, che lo ha spesso portato ad assumere posizioni contrastanti su questioni fondamentali (dall'Europa alle istituzioni, dai rapporti fra politica ed economia alle relazioni internazionali).

Non si puo tuttavia sottacere il problema dei suoi "affaires" giudiziari. Privato dell' immunità presidenziale, Chirac è stato interrogato, lo scorso 19 luglio, nell’ambito dell’inchiesta sugli “impieghi fittizi” presso il Comune di Parigi di cui l’ex Presidente era Sindaco. L’inchiesta concerne alcuni dipendenti comunali che, pur retribuiti dalla Municipalità, avrebbero in realtà prestato servizio a favore del “RPR”, l’ex partito gollista. Chirac è stato interrogato in qualità di “testimone assistito”, uno status intermedio fra quello del semplice testimone e quello dell’indiziato. Primo ex Capo dello Stato a comparire dinanzi a un magistrato nella storia della V° Repubblica, Chirac, basa la sua strategia difensiva sull’assenza all’epoca di una normativa di settore, rivendicando a suo merito l’impegno da lui profuso, una volta giunto all’Eliseo, al fine di accelerare l’approvazione di una legge sul finanziamento pubblico dei partiti.

Oltre che in tale inchiesta, Chirac potrebbe essere coinvolto in quella per l’appropriazione di fondi pubblici comunali fra il 1983 e il 1998 e in quella sulla gestione della "Società d'economia mista parigina di prestazioni" (Sempap).

 

In politica interna, uno degli errori principali della Presidenza Chirac e' stata la mancata ricomposizione della "fracture sociale" che trova la sua espressione più evidente nelle periodiche esplosioni di violenza nelle periferie.

Vi sono comunque alcuni risultati positivi che mitigano il bilancio, a parere di molti tendenzialmente negativo, della presidenza Chirac in politica interna, quali l'importante lavoro sulla memoria condivisa e l’impegno per la riconciliazione dei Francesi con il loro passato, o anche il riconoscimento della responsabilità francese durante il regime di Vichy nella deportazione degli ebrei.

In politica estera, due eventi hanno segnato la presidenza Chirac: l'opposizione all'intervento americano in Iraq (marzo 2003) e la sconfitta nel referendum sul Trattato costituzionale europeo (maggio 2005). In campo europeo, in effetti, si sono manifestate diverse zone d’ombra, a cominciare dalla tensione con i Paesi dell'Europa orientale che sostenevano la politica irachena di Bush; ancor più rilevante, poi, il fallimento della presidenza di turno UE nel secondo semestre 2001, durante la quale prese forma il contestato Trattato di Nizza.

Nonostante ciò, bisogna però riconoscere che un grande merito di Chirac sta nell'aver traghettato la destra gollista da una posizione tendenzialmente euroscettica ad un allineamento alle logiche del processo di integrazione.

 

Ultimi sviluppi e prospettive

 

I risultati delle elezioni legislative hanno segnato la vittoria della maggioranza presidenziale, UMP e degli alleati del “Nouveau Centre” , che hanno ottenuto il 44% dei voti, contro il 38,3% del Partito Socialista, la sinistra “antiliberale” ed i verdi. Non si e’ trattato tuttavia di una conferma del “plebiscito” per Sarkozy, che ha ottenuto una maggioranza importante ma non schiacciante. Lo schieramento di centrodestra ottiene la maggioranza assoluta dei seggi, ma, dato assai rilevante, perde un discreto numero di deputati rispetto alle precedenti elezioni del 2002 (324 contro 359). Al contrario, il Partito socialista, sebbene sconfitto, ottiene un magior numero di seggi rispetto alle precedenti consultazioni elettorali e può ora avviare una ricostruzione ideologica e organizzativa, da tutti ritenuta necessaria. La politica di “apertura” di Sarkozy ha del resto aggravato la crisi del partito socialista, con la perdita di varie personalità, tanto che poche ne restano come possibili nuovi leaders (la Royal, Fabius, Hollande, Delanoe).

 

Da sottolineare l’elevato tasso d’astensione (39,5%), riflesso della diffusa percezione di un risultato già deciso in partenza, quasi quale formale ratifica delle precedenti consultazioni presidenziali: una conferma che queste ultime sono ormai centrali nella definizione dei rapporti di forza interni al sistema politico.

 

Con un discorso dai toni sobri e senza sorprese, privo di visioni strategiche, il Primo Ministro Fillon ha illustrato il 4 luglio le linee di fondo a cui si ispirerà l'azione dell'esecutivo. Il Primo Ministro ha posto al centro del suo discorso le misure di carattere economico e sociale ed in particolare la lotta alla disoccupazione, con l'obiettivo di giungere al pieno impiego nell'arco di cinque anni. La politica economica sarà incentrata sulla valorizzazione del lavoro, sull'equilibrio di bilancio, sulla progressiva riduzione del debito pubblico e sulla compressione delle spese dello Stato. Il Primo Ministro ha anche posto l'accento sull'educazione e sulla ricerca, promettendo un aumento dei fondi alle università ed ha ribadito l'attenzione a favore delle fasce sociali più deboli, proponendo un vasto programma di costruzione di alloggi popolari. Ampio spazio e' stato inoltre riservato a temi quali l'ordine pubblico, la tutela dell'ambiente, l'immigrazione, la riforma della giustizia, la modernizzazione dello stato sociale.

La parte più interessante del discorso ha riguardato le riforme istituzionali, per le quali ha proposto la costituzione di una commissione di "personalità incontestabili", sulla base delle indicazioni di massima del Presidente (bilanciare il ruolo del Capo dello Stato con un rafforzamento dei poteri di garanzia e di controllo riservati al Parlamento; modifica dei regolamenti parlamentari, con poteri più incisivi attribuiti all'opposizione; divieto per il Presidente della Repubblica di essere rieletto dopo il secondo mandato; statuto per l'opposizione; introduzione di una quota di proporzionale nel sistema elettorale).

 

Come indicato, una volta ultimata la fase istituzionale, ha preso il via un’intensa attività normativa.

 

- Il 26 luglio il Parlamento ha approvato il progetto di legge sulla recidiva e sulla delinquenza minorile che, attraverso un inasprimento delle pene, si propone di rafforzare “l’effetto dissuasivo della legge penale”. Fortemente criticata non solo dall’opposizione di sinistra, ma anche da ampi settori del mondo giudiziario, la legge limita, di fatto, la discrezionalità dei magistrati, introducendo delle pene minime che devono essere comminate in caso di reati commessi da recidivi (alla terza infrazione il giudice potrà derogare all’applicazione della pena minima solo qualora l’autore dei reati fornisca “garanzie eccezionali di reinserimento”).

Vengono previste pene minime anche per i recidivi che hanno compiuto sedici anni, che saranno pertanto trattati come i maggiorenni.

 

 

 

Il 6 giugno è stato quindi varato il primo importante progetto di riforma economica del quinquennio, il “pacchetto fiscale”, una riforma in favore del lavoro, dell’occupazione e del potere d’acquisto.

Si tratta di una manovra imponente, una vera rivoluzione fiscale:

 

  1. Incentivi e defiscalizzazione delle ore di lavoro straordinario. E’ il grimaldello che Sarkozy utilizza per aggirare la legge sulle 35 ore e per mettere in pratica lo slogan “lavorare di più per guadagnare di più”; si applicherà a tutti i salariati, che potranno così usufruire di un aumento del 25% rispetto all’ora di lavoro ordinario (oggi retribuita con un aumento del 10%), con un’esonerazione totale dall’imposta sui redditi.
  2. Fissazione di un tetto massimo di imposte cumulabili: c.d. “bouclier fiscal”. A partire dal 2008, le imposte pagate dal contribuente non potranno essere superiori al 50% dei redditi dichiarati in luogo del’attuale 60%.
  3. Agevolazioni sui mutui per l’acquisto della prima casa.
  4. Riforma della tassa di successione. Sarkozy si è impegnato ad abolire la tassa di successione per il 95% dei francesi, affinché possano trasmettere il proprio patrimonio in esenzione di imposte.
  5. Nuova disciplina delle buone uscite dei dirigenti d’impresa. Pur non abrogando il diritto ai c.d. “paracaduti d’oro” il Governo intende regolamentare la materia ispirandosi a maggiore trasparenza, affinché l’opinione pubblica francese non li percepisca quali arricchimenti senza giusta causa.

L’Assemblea Nazionale ha approvato il testo il 2 agosto scorso, realizzando uno dei pilastri del programma presidenziale. Obiettivo principale della riforma fiscale è favorire il potere d’acquisto per rilanciare i consumi privati.

 

L’approvazione di tali riforme, riveste un notevole rilievo anche sotto il profilo politico. Si tratta infatti di provvedimenti su cui Sarkozy e Fillon hanno puntato per dare concretezza, già nei primi cento giorni di governo, alla politica di “rottura”.

L’iter parlamentare delle riforme ha inoltre permesso di mettere alla prova gli equilibri della compagine governativa a seguito del mini “rimpasto” effettuato dopo le elezioni legislative, consentendo anche di valutare la tenuta in Parlamento del partito socialista che è apparso ancora disorientato e privo di una guida risoluta.

 

 


 

Attualità di politica estera

In collaborazione con il MAE

 

 

Quadro generale

 

Il rifiuto referendario del Trattato costituzionale europeo nel maggio 2005 aveva aperto una fase di oggettivo disorientamento nella politica estera francese; Chirac aveva quindi privilegiato in quella fase il rilancio dell’immagine della Francia sulle tematiche di governance globale, puntando sui problemi dello sviluppo per accreditarsi presso i PVS e rafforzando le relazioni privilegiate con le nuove potenze emergenti.

La Francia del resto legge le dinamiche globali in chiave di progressiva emersione di un modello multipolare, nel cui contesto affermare progressivamente il ruolo di una “Europa-potenza”. Quest’Europa polo mondiale, però, continua ad essere tacitamente vista come una sorta di proiezione ampliata della nazione francese. L’incapacità di fare i conti con i limiti del concetto di sovranità nazionale nel nuovo mondo globalizzato così come nel contesto dell’Europa polo di potenza mondiale che si aspira a costruire, costituisce l’intima contraddizione di una visione politica per il resto caratterizzata da indubbia coerenza. Classe dirigente, intellettuali e opinione pubblica stentano a prendere atto che l’Europa più integrata e coesa non sarà una semplice proiezione globale dei valori e degli interessi francesi, ma la risultante della sensibilità e delle modulazioni che ciascun partner vi apporterà.

 

Sin dal suo insediamento il Presidente Sarkozy ha dato un rinnovato impulso alla politica estera, con innovazioni anzitutto di forma e, nella sostanza, un misto di continuità e cambiamento nei vari dossiers.

Il “manifesto” della sua politica estera è stato il discorso alla conferenza degli Ambasciatori francesi il 27 agosto scorso, nel quale ha tracciato le proprio valutazioni rispetto alle 3 grandi sfide contemporanee individuate come segue:

Il Presidente si e’ del resto mosso con notevole dinamismo sin dal suo insediamento in vari dossiers: particolare rilievo ha avuto il suo ruolo lo scorso luglio (unitamente a quello della moglie Cecilia) nella liberazione delle infermiere bulgare, da 6 anni in arresto in Libia; dopo il rimpatrio delle 6 infermiere lo stesso Sarkozy si e’ recato in visita a Tripoli dove ha siglato varie intese ed in particolare una in materia di collaborazione nel nucleare civile (decisione fortemente contestata dall’opposizione socialista e guardato con perplessità in varie cancellerie).

 

 

Europa

 

Non sorprende che al primo posto tra le priorità indicate dal Presidente francese in politica estera vi sia l’Europa. Egli aveva già lanciato una proposta  ambiziosa ai tempi in cui era Ministro, in un discorso a Bruxelles l’8 settembre 2006: un “Piano” che prevedeva dapprima la conclusione di un “Mini-trattato” che raccogliesse le riforme essenziali, e in una seconda fase una nuova “grande Convenzione”. Il progetto è stato poi chiarito, presentando il “Trattato semplificato” quale risultato di una scrematura della prima parte del Trattato costituzionale, salvaguardando le disposizioni che hanno ottenuto un consenso durante il dibattito referendario: Presidenza stabile del Consiglio Europeo; Ministro europeo degli Affari Esteri; estensione della maggioranza qualificata alle materie giudiziarie, penali e dell’immigrazione; estensione del campo della co-decisione dei Parlamenti nazionali.

Su tale impostazione si è registrato un forte attivismo da parte del Presidente francese nella preparazione e durante il Consiglio Europeo di giugno.

Nel discorso del 27 agosto, il Presidente ha affermato che, ripreso il cammino con il "trattato semplificato", merito soprattutto della perfetta intesa franco-tedesca e dell'impegno della Commissione, sia ora venuto il momento di porsi nuovamente, dopo 10 anni, l'interrogativo dell'avvenire del progetto europeo; perciò chiede che durante la presidenza portoghese sia dato mandato ad un "Gruppo di saggi" di riflettere sul tema: "Quale Europa nel 2020 2030 e con quale missione?".

Quanto ai futuri allargamenti, Sarkozy aveva ribadito la contrarietà all’ipotesi di adesione della Turchia, affermando che essa non è “Europa”: secondo il Presidente, una soluzione alla questione delle frontiere dell’UE è condizione indispensabile per affrontare il nodo della costruzione dell’Europa soggetto politico. Peraltro, nel discorso del 27 agosto, egli ha in parte attenuato tale posizione: occorre far riferimento ai risultati del lavoro del “Gruppo di saggi” e comunque si potranno aprire i negoziati sui capitoli che siano compatibili sia con l’adesione che con un’associazione privilegiata.

Va nel contesto segnalato il forte impatto negativo che sulle relazioni franco-turche avevano avuto anche alcune passate iniziative di Parigi sulla questione armena: nella “storica” visita a Yerevan a inizio ottobre 2006, Chirac aveva indicato di ritenere necessario il riconoscimento del “genocidio” da parte di Ankara; l’Assemblea nazionale aveva inoltre approvato il 12 ottobre 2006 un progetto di legge – poi sospeso - che prevedeva come reato la negazione del “genocidio” stesso.

La Francia vuole inoltre rilanciare con vigore l'"Europa della Difesa".

Secondo Sarkozy, a 10 anni da Saint Malo, occorre una maggiore assunzione di responsabilità degli europei nei confronti della loro propria sicurezza. Al rafforzamento delle capacità di pianificazione e condotta delle operazioni, e allo sviluppo dell'Europa degli armamenti, il Presidente francese aggiunge per l'Unione Europea l'obiettivo di raggiungere una visione comune delle minacce e dei modi per farvi fronte. La Francia, che ha avviato l'aggiornamento del proprio "concetto di Difesa" nazionale, vorrebbe che un nuovo testo sulla difesa europea possa essere approvato sotto la sua presidenza dell'UE.

Non c'e', sottolinea Sarkozy, contraddizione tra il progresso dell'Europa della Difesa ed il rilancio della Nato. Egli auspica che nei prossimi mesi si possa progredire sia verso il rafforzamento dell'Europa della Difesa, sia verso il "rinnovamento della Nato e del suo rapporto con la Francia".

La Francia sostiene la necessità di un rinnovato dialogo euro-mediterraneo: affacciata sul Mediterraneo, vi fronteggia le medesime opportunità, i medesimi rischi e le medesime sfide dell’Italia. Pur scontando una certa “concorrenzialià” sui diversi progetti concreti, condivide con noi (e con la Spagna) l’interesse a riequilibrare il “centro di gravità” dell’UE, orientato verso nord-est dall’allargamento.

Con Sarkozy si è avuta un’accelerazione sul tema, con la sua proposta di realizzare un’”Unione mediterranea” che riunisca i Paesi delle due sponde; anche nell’incontro con il Pres.Prodi il 28 maggio scorso il Presidente francese  aveva peraltro chiarito che la proposta non va intesa quale alternativa offerta alla Turchia per la sua mancata adesione dalla UE.

Nella sua formulazione originaria, la proposta prevedeva che gli Stati UE mediterranei riprendessero l’iniziativa per costruire una Unione Mediterranea sulla falsariga del processo d’integrazione europeo; venivano prospettate istituzioni comuni, fra i quali un “Consiglio del Mediterraneo”, e riunioni periodiche dei Capi di Stato e di Governo sul modello G8. Nl discorso del 27 agosto, Sarkozy ha ribadito che il progetto si aggiunge e non si sostituisce ai fori già in essere; vengono individuati quattro settori (ambiente, dialogo di culture, crescita economica e sviluppo sociale, spazio di sicurezza) intorno ai quali individuare progetti ambiziosi.

 

 

Relazioni transatlantiche

 

A partire dal secondo mandato di Bush si era avviato un certo disgelo franco-americano dopo lo scontro sul dossier iracheno. Punto di partenza concreto era stata poi la constatazione della convergenza di interessi sul dossier libanese.

Diffidente della scala smisurata sulla quale l’America di Bush proietta le proprie visioni geostrategiche, Parigi si era sforzata di definire con Washington convergenze pragmatiche e ben delimitate, su singole questioni. Permanevano divergenze (embargo alla Cina, vocazione strategica e ruolo politico della NATO); varie ambiguità o rimozioni (multipolarismo, modelli di democratizzazione del Grande Medio Oriente, tempistica del processo di pace). Ma, nel complesso, si erano registrate ripetute convergenze: il Libano, anzitutto, ma anche l’antiterrorismo, nonchè il nucleare iraniano e nord coreano.

Il nuovo Presidente Sarkozy si è presentato come un amico degli Stati Uniti, dove ha trascorso le vacanze estive, incontrando il Pres.Bush; ha più volte dichiarato che intende rilanciare i rapporti a tutto campo, pur confermando la contrarietà alla guerra in Iraq e la necessità che Washington si ponga alla testa, e non osteggi, il movimento di lotta contro i cambiamenti climatici.

 

 

Consiglio di Sicurezza

 

La Francia è tra i Paesi che ha sostenuto la nostra candidatura al seggio non permanente Consiglio di Sicurezza e guarda con favore ad una intensificazione dei contatti ed alla ricerca di forme di coordinamento durante la nostra permanenza nel massimo organo delle Nazioni Unite. Essa tuttavia appare cauta sulle prospettive di un uso europeo del seggio in Consiglio di Sicurezza. Non si esclude la possibilità di ricercare formule appropriate per favorire una maggiore armonizzazione delle agende del COPS e del Consiglio di Sicurezza, a condizione tuttavia che ciò non si traduca in indirizzi di azione vincolanti per i membri europei del CdS. Si è poi pienamente contrari verso ipotesi di accreditamento di rappresentanti del paese che esercita la Presidenza UE e del Segretariato del Consiglio presso le delegazioni di membri europei del CdS. Da parte francese si nutre il timore che l’introduzione di una prassi di questo tipo possa infatti essere estesa per analogia anche ad altre organizzazioni internazionali e regionali, con il rischio di reintrodurre surrettiziamente in seno al Consiglio di Sicurezza logiche di rappresentatività su base regionalistica.

Quanto invece alle prospettive di riforma del Consiglio di Sicurezza, la posizione della Francia non ha subito mutamenti significativi e resta coerente con l’impostazione fin qui seguita, con il sostegno alle aspirazioni dei G4. Tale posizione è stata sostanzialmente ribadita da Sarkozy nel discorso del 27 agosto: inserimento tra i membri permanenti di Germania, Giappone, India, Brasile ed una “giusta rappresentanza “ dell’Africa.

 

 

Processo di pace in Medio Oriente

 

Sulle principali questioni mediorientali (processo di pace e Libano) Sarkozy ha ripetutamente confermato di volersi muovere in linea di continuità con il suo predecessore, con la necessaria attenzione alle giuste rivendicazioni del mondo arabo, ma senza trascurare le legittime esigenze di sicurezza di Israele.

Il Libano è stata la prima missione all’estero del nuovo Ministro degli Esteri Kouchner. In tale occasione ha riaffermato il sostegno al Governo Siniora e ha ribadito la continuità dell’impegno francese in Libano; ha tuttavia affermato che la Francia è determinata a parlare con “tutte le componenti della vita politica libanese interessate alla pace”. Molti hanno letto in tali dichiarazioni una conferma indiretta di un “nuovo stile”, una maggiore disponibilità ad avere contatti anche con le forze dell’opposizione pro-siriana. Difficilmente la politica francese potrà però prescindere da una “lettura libanese” del rapporto con la Siria. Parigi guarda con molta preoccupazione ad un eventuale recupero dell’influenza siriana sul Libano che potrebbe rimettere in discussione il lavoro portato avanti dalla Commissione di inchiesta sull’assassinio di Hariri e porre i presupposti per nuovi rischi di destabilizzazione nell’area. 

Su impulso francese, il 14 luglio si e’ svolto a Parigi un primo incontro a sostegno del dialogo interlibanese, con i rappresentanti di 14 gruppi, incluso Hezbollah.

 

 

Iran

 

Durante la Presidenza Chirac, la posizione francese era stata piuttosto cauta, favorevole a riportare la questione nucleare con l’Iran al Consiglio di sicurezza. Dopo il rapporto di El Baradei del 23.5 u.s., con Sarkozy si è invece registrato un inasprimento di toni sul dossier: in particolare, Parigi ha aderito alla demarche decisa da parte americana per lamentare un’asserita scarsa determinazione dello stesso Baradei. Nonostante si voglia smorzare l’impressione di un “riallineamento” tra Parigi e Washington, e’ difficile non registrare tale sviluppo come segnale di cambiamento. Del resto, anche nel discorso del 27 agosto, il Presidente si è espresso in toni molto netti quanto al futuro delle relazioni con l’Iran.

 

Iraq

 

Pur non rinnegando le sue posizioni ed anzi convinta della correttezza delle sue analisi circa l’inopportunità della guerra, già nell’ultimo biennio Parigi aveva di molto ammorbidito i toni, mostrandosi aperta ad una qualche collaborazione (fornitura di addestramento fuori dell’Iraq). Al di là del suo desiderio di superare la fase acuta delle incomprensioni con Washington, Parigi restava scettica sulla possibilità di stabilizzare a breve il Paese; si riteneva e si ritiene che il problema non sia economico ma politico e di sicurezza, e che un Paese ricco di risorse come l’Iraq non possa essere credibilmente presentato al resto del mondo come un’emergenza economica. L’emergenza è invece politica, occorre che il Governo iracheno si metta in condizione di guidare realmente il Paese.

L’evoluzione nei confronti di Washington si è confermata con Sarkozy e Kouchner: quest’ultimo si è recato a Bagdad lo scorso agosto, quasi 20 anni dopo la precedente visita di un Ministro degli Esteri francese; oltre alle massime Autorità politiche, ha incontrato anche esponenti della società civile, quale il Patriarca dei Caldei.

 

 

Balcani

 

Sarkozy ha più volte sostenuto che i Balcani fanno parte geograficamente dell’Europa e quindi debbono essere integrati. La Francia manifesta soddisfazione per le convergenze che si registrano con le posizioni italiane sulle prospettive di definizione dello status finale del Kossovo. Per i francesi la spinta verso una “indépendance à souveraineté limitée ou supervisée” non è più contrastabile; l’importante è rispettare le forme in modo da permettere anche alla Russia di poter accettare nei modi e con i tempi possibili il processo in questione. La preoccupazione francese è di non offrire pretesti per bloccare in Consiglio di Sicurezza l’intero processo.

La Francia é al contempo pienamente disposta ad impegnarsi in uno sforzo volto ad adottare una serie di garanzie per evitare che la definizione dello status della Provincia possa avere effetti destabilizzanti o incoraggiare la ripresa di violenze. Nell’ottica francese la questione del Kosovo e quella relativa alla collaborazione con l’ICTY rappresentano due aspetti da sanare rapidamente per spianare la via a Belgrado verso una reale prospettiva di integrazione europea ed euroatlantica.

 

 

Afghanistan

 

La Francia guarda con preoccupazione agli sviluppi sul terreno, ma continua a ritenere necessario l’impegno internazionale. Continua a fare la sua parte nell’ISAF e a sostenere il processo politico nella prospettiva di un consolidamento del potere centrale e del ruolo di Karzai. L’impegno militare francese è concentrato a Kabul, dove con circa 1.000 unità la Francia contribuisce al Comando della Regione militare, insieme a forze turche e italiane. Particolarmente significativo il dispositivo aereo, che Parigi ha rafforzato a partire dal marzo scorso e che si compone di 34 aerei (3 mirage, 15 Rafale e 16 SEM). Dalla fine di maggio, la Francia fornisce squadre di formatori OMLT (Operational Monitoring and Liasion Teams), per un totale di 50 militari, inquadrate all’interno di unità dell’Esercito Afgano di stanza a Kabul. Il totale delle forze francesi impegnate in attività di formazione delle forze di sicurezza ammonta a circa 100 unità.

 

 

Dialogo di culture. Lotta al terrorismo

 

La Francia non è stata risparmiata dal post-11 settembre (assassinio di cittadini francesi a Karachi, attentato alla petroliera Limburg, attentato a danno di turisti a Bali), ed ha perciò adottato una legislazione più severa in materia di sicurezza. Anche la vicenda dei giornalisti sequestrati in Iraq e rilasciati solo dopo vari mesi, conferma che la tradizionale vicinanza al mondo arabo e islamico e l’opposizione alla guerra in Iraq non la mettono al riparo dal terrorismo. La risposta alle nuove minacce è perciò una priorità dell’azione diplomatica della Francia. Essa è inquadrata in un’ottica che privilegia approcci multilaterali e su più fronti. Parigi costituisce d’altra parte un partner privilegiato degli Stati Uniti in materia di intelligence ed investigazioni sulle reti terroristiche particolarmente maghrebine, tanto che ha sede a Parigi una cellula antiterrorismo coperta (“Alleanza-Base”) cui collaborano anche Australia, Canada, Germania e Regno Unito, per lo scambio di informazioni finalizzato al contrasto ad Al Qaeda.

Sul piano generale, il Presidente Sarkozy ha individuato nel rapporto tra Occidente ed Islam una delle tre grandi sfide della nostra epoca; in tale contesto sostiene l’Islam moderato in Paesi quali Marocco, Algeria, Tunisia, Giordania ed Indonesia.

 

 

Asia

 

La politica francese verso l’Asia è soprattutto mirata a coltivare rapporti intensi (ed economicamente fruttuosi) con i Paesi emergenti: Cina, India, Corea del Sud, senza peraltro trascurare tradizionali rilevanti partners come il Pakistan e i Giappone. Attenzione ad un calendario regolare di visite ed incontri, “partenariati strategici” e dichiarazioni comuni sono gli strumenti di una penetrazione soprattutto economica che stenta, tuttavia, ad esprimere per intero le proprie potenzialità.

Nel disocroso del 27 agosto, Sarkozy ha peraltro posto come una delle grandi sfide quella di integrare i “giganti” asiatici, Cina ed India, oltre che Messico, Brasile e Sud Africa. Di qui la proposta di formalizzare il passaggio dal G8 al G13.

 

 

 

Africa e Darfur

 

Sarkozy ha posto in cima alla sua agenda internazionale un tema di forte impatto quale il rispetto dei diritti umani, con particolare attenzione per l’Africa. La sua filosofia è che rispetto all’Africa la Francia deve cambiare mentalità e darsi degli obiettivi di “risultato”. “L’Africa non è l’uomo malato del mondo”, ha tutte le potenzialità per inserirsi nei processi di mondializzazione.

Più in generale, fin dalla campagna elettorale Sarkozy si era detto pronto ad una riflessione sull’approccio nella cooperazione allo sviluppo, non limitandosi più al criterio della francofonia (o dei rapporti di conoscenza personale). Analoga volontà di riflessione era stata espressa quanto alle basi militari francesi nel Continente: al riguardo va menzionato il RECAMP, sistema di cooperazione militare con l’Africa lanciato dalla Francia qualche anno fa.

A fine luglio il Presidente ha effettuato una prima visita ufficiale in Africa Sub-Sahariana, recandosi in Senegal e Gabon. A Dakar Sarkozy ha tenuto presso l’università della capitale un lungo discorso alla “gioventù africana”, tracciando le linee della nuova politica francese in Africa: ha affermato di voler “modernizzare” le relazioni franco-africane, affinché esse, non più caratterizzate da “clientelismo, paternalismo, assistenzialismo”, siano “amichevoli, costruttive, senza complessi e basate su due condizioni essenziali, volontà comune e rispetto reciproco”. Sulla nuova politica migratoria della Francia il presidente ha sottolineato i limiti della capacità di ricezione del suo paese, che non può spingersi fino al paradosso di poter “accogliere tutti”. Riconoscendo che la colonizzazione è stato un “grande errore”, Sarkozy ha anche riaffermato che ad essa non si possano attribuire tutti gli attuali mali del Continente, compreso le guerre, i genocidi e la corruzione.

La stampa francese si è tuttavia chiesta se la scelta di dare priorità a due Paesi rigorosamente francofoni per la prima visita del neo Presidente in Africa Sub-Sahariana, rifletta effettivamente una reale volontà di cambiamento nella politica francese come proclamato durante le elezioni.

E’ da notare in particolare la forte attenzione al Darfur. La diplomazia francese si è molto impegnata nell’organizzazione della riunione ministeriale di Parigi del 25 giugno scorso, in preparazione della quale il Ministro Kouchner ha compiuto un viaggio in Mali, Ciad e Sudan.

 

 

Maghreb

 

Legata al Maghreb da relazioni privilegiate, eredità storica ma al tempo stesso frutto di forti scambi in tutti i settori, la Francia appare oggi più che mai impegnata in una cooperazione assai intensa sia sul piano quantitativo che qualitativo con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. In un’ottica di passaggio dall’assistenza al partenariato, la Francia punta ad avvicinare gli Stati del Maghreb all’Unione Europea, ma presta una speciale attenzione affinchè le priorità della cooperazione – sostegno al processo di democratizzazione, modernizzazione dello Stato, sviluppo economico, istruzione e formazione, diritti umani ed affermazione della società civile – vengano declinate secondo le peculiarità di ciascun Paese, lungo un comune filo conduttore assicurato dal dialogo politico franco-maghrebino.

 

 

America Latina

 

La Francia continua ad investire su un’ampia sintonia sui temi internazionali e sul rafforzamento della cooperazione bilaterale nell’ambito militare, ambientale, tecnologico, industriale e culturale. Visibilmente a suo agio in un continente che spostandosi a sinistra privilegia gli accenti terzomondisti, Chirac aveva indicato una strategia che passa per le nuove regioni emergenti, di cui i Paesi sudamericani, in primis il Brasile, sono insigni rappresentanti. Con una sapiente quanto non nuova miscela di idealismo e real politik, Parigi dunque si era proposta come alternativa ad un modello neo-liberista o neo-liberale non più vincente e cercava di ritagliarsi nuovi spazi in un continente di influenza non tradizionalmente francofona.

Quasi a voler evidenziare questa attenzione per la regione latino-americana, la Francia si era fatta promotrice (coinvolgendovi Italia e Spagna) del Forum UE-LAC dei responsabili municipali (tenutasi a Parigi nel febbraio 2007), iniziativa di collaborazione tra gli enti locali dei due continenti.

 

 


 

Quadro economico

 

 

Principali indicatori economici

 

 

 

 

Cc Crescita PIL  (%)

 

 

 

Inflazione (%)

 

 

 

Saldo bilancio P.A./PIL (%)

 

 

 

Debito/PIL (%)

 

 

 

Tasso di disoccupazione (%)

 

 

 

PIL (in dollari USA)**

 

PIL pro capite (in dollari USA)**

 

*    Fonti: Commissione europea. Previsioni economiche. Primavera 2007.

**  Fonti: The Cia Worldfactbook 2007

 

La Francia è la sesta economia mondiale in termini di prodotto interno lordo dopo gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito e la Cina. Nel 2006 il PIL, che corrisponde a circa il 16% del dato UE, ha registrato un incremento del 2%; in termini pro capite, con 26 mila euro, la Francia si colloca al di sopra della media dell’UE e dei valori di Germania e Italia ma al di sotto del dato inglese.

 

Nel 2006 si è avuto un tasso di crescita del PIL del 2,1%, positiva anche se sotto le previsioni del governo, una conferma di come la crescita sia sostenuta dai consumi interni e dal settore dei servizi piuttosto che dal settore industriale.

Tra i fattori che spingono al rialzo va segnalata un'accelerazione dei consumi delle famiglie, una ripresa degli investimenti delle imprese e della ricostituzione delle scorte ed un buon andamento dell’economia mondiale.

Spicca inoltre la riduzione significativa del tasso di disoccupazione, all’8,6%, il cui livello tuttavia rimane elevato.

 

Stabile il tasso d’inflazione, che si è attestato all’1,6% nel 2006. Il buon andamento del mercato del lavoro provoca un ribasso del tasso di risparmio delle famiglie e quindi un aumento dei consumi.

Altro elemento alla base dei buoni risultati del 2006 è stato l’andamento del commercio mondiale; tuttavia, le importazioni hanno continuato a crescere a ritmo più elevato ed il saldo commerciale è ulteriormente peggiorato passando da – 8.284 milioni di euro del 2004 a –26.459 del 2005, ed arrivando alla cifra record di  29.210 nel 2006 (dati FOB/FOB incluso militare).

Grazie all'aumento delle entrate da un lato ed al contenimento della spesa pubblica corrente dall’altro, il rapporto deficit/PIL si è attestato al -2,7% (pari a 49,3 miliardi di Euro), rientrando quindi dopo 4 anni nei criteri di Maastricht.

 

I dati relativi al secondo trimestre 2007 forniscono peraltro un quadro non incoraggiante sullo stato di salute dell'economia francese, già delineato con i dati sul commercio estero e sulla produzione industriale.

Risulta una crescita del PIL dello 0,3%, in calo rispetto sia al primo trimestre (+0,5) che all'analogo trimestre 2006 (+0,9) e pari a circa la metà di quanto previsto. Tale rallentamento ha imposto a molti economisti una revisione verso il basso delle previsioni di crescita nel 2007, fissandole in una forchetta tra l'1,75 ed il 2%, ben al di sotto dell'obiettivo del Governo (2,25% - 2,5%).

Dall'analisi si evince una debolezza dell'economia francese di natura strutturale da imputare ad un'insufficiente crescita dell'offerta e della competitività delle imprese. Questa si manifesta con la debole crescita delle esportazioni rispetto alle importazioni, con un relativo deterioramento della bilancia commerciale, e con la stagnazione degli investimenti delle imprese. Di conseguenza, la dinamicità della spesa per beni di consumo, che continua a trascinare l'economia francese, si rivela essere un'arma a doppio taglio poiché, stagnando la produzione, finisce per riversarsi sulle importazioni.

Viene evidenziata una perdita di competitività delle imprese, a causa della quale le esportazioni francesi sono oggi inferiori del 16% rispetto al 1999.

 

 

Relazioni bilaterali

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

Rapporti politici

 

Le relazioni bilaterali, fondate su una sostanziale comunanza di radici storiche e culturali, su strettissimi rapporti economici e finanziari, sono state ravvivate nell’ultimo triennio da una ripresa di scambi di visite politiche a tutti i livelli.

Pur nelle sue ambivalenze, il quadro d’insieme delle relazioni bilaterali rimane quello di una grande attenzione reciproca, nonché di una affinità di fondo fra due Paesi amici, e, fra l’altro, fondatori della Comunità Europea, anche se non sono mancati momenti di reciproca incomprensione su alcuni temi specifici (ad esempio in materia di attraversamenti alpini), che inducono a promuovere un dialogo sostenuto e costante ad ogni livello.

 

L’Italia mantiene con la Francia (come con gli altri maggiori partner europei) la tradizione di Vertici bilaterali annuali con la partecipazione dei Capi di Governo, dei Ministri degli Esteri e di altri Ministri volta a volta interessati. L’ultimo si e’ tenuto a Lucca il 24 novembre 2006 con un’ampia partecipazione di Ministri.

Il Vertice aveva indubbiamente conseguito l’obiettivo di un forte rilancio delle relazioni italo–francesi, con la ripresa di quel clima di sereno e amichevole confronto che era andato appannandosi negli ultimi tempi in ragione delle diverse dinamiche interne e internazionali dei due Paesi. Il prossimo Vertice è previsto a Nizza il 29 novembre 2007.

Dopo un periodo di sospensione legato alle scadenze elettorali in Francia, i contatti istituzionali sono ripresi con la visita a Parigi del Presidente Prodi il 28 maggio per incontrare il nuovo Presidente Sarkozy.

 

Il 25 giugno ha avuto luogo la visita a Parigi del Ministro D’Alema, caratterizzata in particolare dall’attenzione su tre temi scottanti dell’attualità internazionale. Innanzitutto, la Conferenza sul Darfur: il Ministro ha riaffermato la convinzione del primato della soluzione politica, cercando una trattativa con i ribelli e operando in contatto diretto con il Governo di Khartoum, nonché attraverso gli interlocutori disponibili della nostra società civile, come la Comunità di Sant’Egidio. In secondo luogo, è stato affrontato il tema degli esiti del Consiglio Europeo: il Ministro ha suggerito l’opportunità di rilanciare una dinamica basata sul ruolo propulsivo di un “Quintetto europeo” che includa anche Italia e Spagna, incontrando un atteggiamento di apertura di Kouchner. Infine, il terzo punto ha riguardato i Balcani.

 

Infine, il Primo Ministro Fillon si è recato in visita a Roma il 13 luglio scorso, una visita densa di contenuti (con riferimento alla collaborazione economica ed ai temi comunitari) ed anche di gesti simbolici, quale la partecipazione dei due Capi di Governo alla celebrazione della Festa Nazionale francese a Palazzo Farnese.

 

Anche con la Francia, cosi’ come con gli altri maggiori partners europei, e’ stato attivato un Foro di Dialogo delle società civili; esso si e’ riunito per la prima volta a Torino nel marzo 2004 e quindi a Parigi il 27 maggio 2005. La terza edizione dovrebbe aver luogo in Francia, il giorno 28 novembre, alla vigilia del vertice bilaterale.

 

 

Rapporti economici

 

Nel 2006 l'interscambio della Francia con l'Italia era cresciuto globalmente del 7,22%, dai 66,4 miliardi del 2005 ai 71,2 miliardi. Si era assistito ad una più limitata accelerazione delle nostre esportazioni verso la Francia (+7) rispetto alle esportazioni francesi verso l'Italia (+7,6), con una conseguente limatura del saldo a favore dell'Italia, sceso da 1,50 a 1,41 miliardi. La nostra quota di mercato in Francia ha subito una flessione, passando dall'8,76% all'8,51%.

 

Le voci più importanti dell'interscambio tra Italia e Francia restano quelle tradizionali dei beni strumentali (in particolare i prodotti elettrici ed elettronici e metalli e prodotti metallici) e dei beni intermedi.

L'Italia rimane il secondo fornitore della Francia, dopo la Germania, ed il terzo cliente dopo Germania e Spagna, scavalcando in questa graduatoria la Gran Bretagna. Nel complesso, il nostro paese e' il secondo partner commerciale della Francia, preceduto dalla Germania e seguito da Belgio/Lussemburgo e Spagna.

 

A luglio 2006 risultavano operanti in Francia circa 514 imprese italiane con 808 stabilimenti che occupano circa 100 mila salariati.

La maggior parte degli investimenti italiani appartiene ai settori di tipo tradizionale, che trovano nel mercato francese alcuni vantaggi comparati, quali il minor costo dell’energia (-25/30%), la presenza di mano d’opera qualificata, il più contenuto costo della manodopera rispetto anche alle stesse regioni del nord Italia (-5/10%), oltre ad alcuni benefici di ordine fiscale.

 

 

QUESTIONI DI PARTICOLARE INTERESSE BILATERALE

 

Cooperazione transfrontaliera

 

Costituisce un aspetto centrale nelle relazioni bilaterali, arricchitosi negli ultimi anni di numerose iniziative a carattere regionale.

Gli aspetti di maggior rilievo attengono alla cooperazione economica, trasporti e comunicazioni, protezione civile ed ambiente, sicurezza.

Di particolare rilievo la collaborazione tra i due Ministeri degli Interni, fondata su varie intese specifiche; dal 2004, sulla base dell’accordo di Chambery del 1997, e’ operativo il Centro di Cooperazione di Polizia e Dogana a Ventimiglia, sotto la supervisione dei Prefetti di Imperia e di Nizza (da ultimo visitato dai Ministri Amato e Hortefeux il 9 agosto scorso), con competenza per reprimere il traffico di droga, merci contraffatte e immigrazione clandestina. Operano anche pattuglie miste, che circolano entro 10 km dal confine.

 i sono varie Commissioni Miste settoriali attive da tempo; da ultimo si era convenuto di riattivare la Commissione Mista per le questioni di Vicinato, istituita nel 1981 e non più convocata dal 1995. Appare infatti opportuno assicurare un migliore coordinamento tra i vari organismi – che talora sono competenti anche per questioni “trasversali” – ed esaminare altresì singoli dosseirs che non abbiano una loro specifica collocazione. Tra queste rientra la richiesta italiana di rinegoziare l’intesa del 1970 sul funzionamento della ferrovia Cuneo-Breil-Ventimiglia. Dopo un iniziale manifestazione di consenso, la parte francese – a livelli di Ministeri tecnici – ha espresso varie osservazioni, che hanno impedito ad oggi di convocare la Commissione.

 

 

Collegamenti transalpini

 

Il tema del potenziamento dei collegamenti transfrontalieri tra l’Italia e la Francia costituisce una priorità per il Governo italiano, cui fa riscontro un interesse francese meno netto, anche per remore di carattere finanziario e di impatto ambientale. Dal punto di vista strategico, la realizzazione della linea Torino-Lione è ad esempio per la Francia un progetto infrastrutturale meno rilevante rispetto al collegamento con la Germania denominato “progetto prioritario n.17” ( Parigi-Strasburgo-Stoccarda-Vienna-Bratislava.)

L’architettura dei collegamenti transfrontalieri è retta da 4 Commissioni Intergovernative di controllo (per la linea ferroviaria Torino-Lione, per il controllo del Traforo del Monte Bianco, per il Traforo autostradale del Frejus e per il miglioramento dei collegamenti italo-francesi nelle Alpi del Sud) cui partecipano i rappresentanti dei Ministeri delle Infrastrutture, Trasporti, Economia, Esteri, Amministrazione delle Dogane, ANAS ed eventuali società concessionarie.

 

Per connessione merita segnalare anche:

 

Autostrada Ferroviaria Alpina /AFA

L’Autostrada Alpina individua il servizio ferroviario compreso tra Orbassano e Aiton, istituito in via sperimentale in occasione del Vertice di Roma del 2002. La sperimentazione è seguita da un team italo-francese con compiti legati all’ammodernamento e alla messa in sicurezza del tunnel. Sono attive quattro coppie di treni al giorno per cinque giorni lavorativi.

Il governo francese ha provveduto all’erogazione di contributi a favore del suo operatore SNCF e del gestore di rete RFF, analogamente sono stati stanziati da parte italiana contributi a favore di Trenitalia e RFI.

I lavori infrastrutturali sull’intera linea sono particolarmente complessi, e non potranno essere ultimati prima del 2007/2008.

L’interesse per la sperimentazione di questa nuova rete ha portato ad accogliere positivamente le proposte di ulteriori contribuzioni per le spese di gestione. Nell’incontro tra i due Ministri a Parigi nel marzo 2007, i Francesi hanno ribadito la volontà di potenziare il collegamento; da parte italiana sono state date assicurazioni sulla copertura dei costi di modernizzazione per il 2007 (a carico del Ministero dell’Ambiente).

 

Delimitazione del confine sul Monte Bianco: esiste una difformità tra le rispettive cartografie, ed in particolare in quella francese la sommità del Monte Bianco ed altre aree vengono incluse nel territorio francese, laddove nella nostra la linea di confine passa esattamente sul crinale. Anni fa venne decisa la costituzione di un Gruppo informale di approfondimento ma, nonostante i ripetuti solleciti, non e’ stato ancora possibile prevedere una data per una riunione che da parte italiana viene regolarmente riproposta.

 

DOSSIER ENERGIA

 

Questione Enel-Suez-GDF

 

A seguito della ventilata intenzione dell’ENEL di lanciare un’offerta pubblica d’acquisto sulla francese Suez, il Governo di Parigi annunciava il 25 febbraio 2006 un progetto di fusione tra la stessa Suez e la Gaz de France (GdF). Da un punto di vista tecnico, la “piccola” GdF (per l'80% di proprietà dello Stato) assorbe il “campione nazionale” privato Suez (40 miliardi di fatturato, attivo nei settori dell’elettricità, gas, acqua e rifiuti). Quanto al capitale, lo Stato francese conserva la minoranza di blocco in seno al nuovo Gruppo (34%), controllato dagli azionisti della Suez (57%) e non da quelli della GdF (43%). Per ridurre la presenza pubblica in GdF dall'attuale 80% a circa il 34%, il Parlamento francese ha tuttavia dovuto approvare il 3.10 un progetto di legge per la privatizzazione di GdF.

La vicenda ha agitato la politica francese per mesi, data la forte contrarietà dell’opposizione socialista ma anche di settori della maggioranza.

Dal punto di vista del diritto UE, l’operazione tra GdF e Suez aveva suscitato in un primo momento interrogativi da parte della Commissione, non solo sotto il profilo della disciplina comunitaria sulla concorrenza, ma anche sulla base delle regole di funzionamento del mercato interno. Anche l’Italia aveva richiamato l’attenzione della Commissione su due aspetti della vicenda: da un lato, l’abuso di informazioni confidenziali da parte della società francese Veolia che ha informato il Governo francese dei progetti della società italiana; dall’altro, l’interferenza del Governo francese nelle operazioni dell’ENEL già avviate lo scorso novembre. Su questo ultimo aspetto, tuttavia, il 16 maggio scorso, il Commissario per il mercato interno McCreevy ha reso noto che non intende proseguire la sua indagine non avendo riscontrato violazioni.

Sotto il profilo della concorrenza, invece, la valutazione del progetto di fusione tra Suez e GdF si e’ conclusa agli inizi di novembre, e la Commissione ha dato il proprio parere favorevole, sulle base delle condizioni offerte dalle due società in tema di dismissioni di attività.

Dopo alcune incertezze successive all’elezione di Sarkozy, e’ stata da ultimo confermata la fusione; restano alcuni nodi da sciogliere quali il diverso peso specifico e taglia delle due società (maggiore quello di Suez) che spinge a rivedere i termini dell'intesa raggiunta nel febbraio 2006 che prevede uno scambio sulla base di un'azione Suez contro un'azione GdF ed un dividendo straordinario di 1 Euro in favore degli azionisti di Suez.

 
Più in generale, rispetto al processo di apertura dei mercati nazionali e all’integrazione in un mercato unico continentale, le posizioni francese e italiana sono piuttosto diverse:

 

 

Ingresso di ENI sul mercato francese

 

Alla vigilia dell'apertura dei mercati del gas e dell'elettricità il panorama francese e' marcato dalla fine del monopolio esercitato da più di sessanta anni da Edf e Gaz de France. Si tratta però di una liberalizzazione ancora incerta dato il peso esercitato dai due operatori statali e la loro facoltà di avvalersi di tariffe regolamentate che scontano prezzi inferiori a quelli di mercato (-20% circa).

Con tempismo, Eni è entrata nel gioco della liberalizzazione del mercato grazie all'intesa raggiunta con Altergaz, una piccola ma ambiziosa società fondata nel 2005 da due ex dirigenti di Gaz de France e che conta oggi tremila clienti, con l'obiettivo di raggiungere quota 400 mila entro la fine del 2010.

L'accordo fra Eni ed Altergaz si svilupperà in tre fasi con una prima acquisizione del 2,5% e la sottoscrizione di un aumento di capitale per 18,9 milioni di Euro che farà salire l'Eni al 27,8% con un’opzione per acquisirne il controllo entro il 2010.  'Eni assicurerà inoltre ad Altergaz la fornitura di gas per i prossimi dieci anni con 1,3 miliardi di metri cubi annui. Si tratta per Eni di una scommessa ma anche di una importante testa di ponte in un mercato chiuso quale quello francese, una iniziativa che altri operatori stranieri, quali E.On ed Endesa non hanno avviato, ma che appare ricca di prospettive.

 

 

Alitalia

 

Il rafforzamento della collaborazione tra Alitalia e Air France prese avvio nel luglio 2001 con la firma dell’Alliance Coordination Agreement.

Su tale intesa si innestò successivamente, nel settembre 2003, la firma dei contratti con Air France e con KLM che ponevano le basi per la piena integrazione dell’attività dei tre vettori nell’alleanza SkyTeam.

Questi accordi postulavano un processo di disimpegno della proprietà pubblica dal capitale del Gruppo Alitalia e la privatizzazione del Gruppo stesso, processo interrotto a fine giugno dopo un primo tentativo di gara pubblica.

Questo rafforzamento della cooperazione Alitalia-Air France non ha tuttavia prodotto gli effetti sperati e, al contrario, secondo la Dirigenza del Gruppo italiano, sarebbe stato causa di perdite finanziarie.

Per queste ragioni, nell’ambito della più ampia riflessione sulle strategia del gruppo, Alitalia sta valutando i correttivi da apportare alla collaborazione con Air France (le due compagnie sono unite da compartecipazioni azionarie, con scambio del 2%).

Tra le opzioni previste per il salvataggio di Alitalia vi è come noto anche quello della fusione con Air France, disponibile a tale ipotesi ma solo a determinate e stringenti condizioni.

 

Per quanto riguarda i rapporti tra Alitalia e l’industria aeronautica francese (in particolare il Consorzio internazionale EADS che produce l’Airbus), il management di quest’ultimo lamenta il fatto che la nostra compagnia di bandiera non acquista prodotti Airbus dal lontano 1989. L’acquisto di velivoli della famiglia Airbus da parte di Alitalia è ritenuto importante anche al fine di stabilire partenariati strategici con Finmeccanica.

In un incontro avvenuto a Roma a luglio 2006 fra la dirigenza di Alitalia ed una delegazione di EADS era stata prospettata la possibilità che Alitalia acquisti circa  trenta A320 in sostituzione degli obsoleti MD80.

 

 

Cooperazione nel settore della Difesa

 

Le prospettive di collaborazione bilaterale nel settore della Difesa sono aumentate a seguito dell’approvazione della Legge di programmazione militare (LPM) che prevede la crescita delle spese militari dall’1,8% del PIL al 2%.

E’ quasi concluso il programma “Horizon”, avviato nell’ottobre 2000, per la costruzione di quattro Fregate “Anti Air Warfare”, due per la Marina italiana e due per quella francese. Il programma si distingue per l’alta percentuale di parti comuni (80%) e per l’ottima collaborazione venutasi a creare nel quadro della Joint Venture “Horizon SaS” costituita pariteticamente da Finmeccanica e Thales.

 

 

Programma FREMM (Fregate Europee Multimissione)

 

Il programma ha per oggetto lo sviluppo e l’acquisizione di 27 unità navali: 17 per la Marina francese e 10 per la Marina italiana. Il costo unitario medio della Fregata in versione italiana è pari a 350 milioni Euro, mentre la consegna delle prime unità avverrà nel 2010 per completare il programma entro il 2018. Dopo un lungo negoziato tra le parti circa la scelta del propulsore, il Comitato Direttivo nel settembre 2005 ha optato per l’offerta avanzata da AVIO/GENERAL ELECTRIC; nella stessa riunione è stato deciso di affidare il “procurement” all’Agenzia europea OCCAR.

L’avvio del Programma ha conosciuto dei ritardi a causa delle difficoltà di reperimento delle necessarie risorse. Infine e’ stato sottoscritto a Parigi nel dicembre 2005 dai due Ministri della Difesa un primo accordo quadro, prevedendosi per l’Italia in questa prima fase la consegna di sole 2 unità.

 

 

Programmi aeronautici

 

In merito all’addestratore Aermacchi M-346, presentato al Salone aerospaziale del Bourget di giugno 2005, vi è un forte interesse italiano affinché tale velivolo diventi l’addestratore europeo del futuro. Questa nostra posizione era stata rafforzata dall’offerta avanzata dal Sottosegretario Valducci al Delegato Generale per gli armamenti, Lureau, l’11 luglio 2005, al quale è stata prospettata l’ipotesi di realizzare in Francia un centro di addestramento congiunto.

 

 

Elettronica della difesa

Le collaborazioni italo-francesi nel settore dell’elettronica della difesa sono marcate da una serie di intese e “joint ventures” che coinvolgono i gruppi Finmeccanica, Thales e, in misura minore, EADS. Tra i programmi in essere, si citano in particolare quelli nel settore dell’avionica, dell’”air traffic management”, dei sistemi radar e di difesa elettronica.

Data la rilevanza delle cooperazioni italo-francesi in questo settore, è in corso una trattativa riservata tra Finmeccanica e Thales volta a realizzare una alleanza tra i due gruppi che porterebbe alla creazione del primo polo europeo dell’elettronica per la difesa. Tale eventualità è interpretata da EADS come un’azione ostile in quanto un’alleanza Finmeccanica–Thales la emarginerebbe nel quadro di un mercato con forti prospettive di espansione.

 

Sinergie tra poli di competitività francesi e distretti industriali ad alta tecnologia italiani

 

Il Governo francese è fortemente impegnato nel rilancio della politica industriale attraverso azioni a sostegno della ricerca e dell’innovazione. Tali azioni si sono concretizzate nella creazione dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca (ANR), l’Agenzia per l’Innovazione Industriale (AII) e nella promozione e sviluppo di Poli di Competitività.

L’ANR ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo della ricerca fondamentale ed applicata, l’innovazione e la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato, contribuendo al trasferimento dei risultati della ricerca pubblica verso il mondo industriale.

L’AII ha la finalità di stimolare gli investimenti industriali e favorire l’occupazione, dando vita a progetti ambiziosi a sostegno dell’innovazione, con l’obiettivo di fare della ricerca scientifica il motore della crescita futura.

I “poli di competitività” mirano a rilanciare la politica industriale favorendo partenariati tra imprese, centri di formazione ed enti di ricerca pubblica e privata, promuovendo sinergie intorno a progetti a carattere innovativo, ispirandosi sia ai distretti industriali italiani che ai "clusters"  statunitensi.

Tenuto conto della specificità dei rapporti di cooperazione bilaterale in campo scientifico e tecnologico, delle priorità di ricerca dei due Paesi e delle peculiarità dei due sistemi di ricerca e innovazione per alcuni aspetti simili, appare prioritario avviare azioni nei settori delle scienze della vita (le biotecnologie, la ricerca medica, e le nuove tecnologie applicate all’oncologia) le micro e nanotecnologie, le telecomunicazioni, l’aerospazio, le agrorisorse e l’energia.

A tale scopo vanno stimolate e/o rafforzate le sinergie con il polo delle micro- e nanotecnologie di Grenoble (MINALOGIC), quello delle biotecnologie di Lione (LyonBiopole), “Industries et Agro-resources” di Reims, “Images et réseaux” di Rennes, “Communications securisées” di Sophia Antipolis, e quello dell’“Aerospace Vallée” di Tolosa. Tali sinergie potranno altresì dare una dimensione europea alle azioni dei singoli Paesi incrementando la massa critica e favorendo il dinamismo e l’attrattività dell’Italia e della Francia.

 

 

RAPPORTI CULTURALI

 

Contesto e cornice istituzionale

Le relazioni culturali italo-francesi si inseriscono nel quadro giuridico dell'Accordo di cooperazione culturale del 4 novembre 1949 (peraltro privo di dotazione finanziaria) e del Programma esecutivo firmato a Roma l'11 luglio 1996 (scaduto nel 1999 e non rinnovato).

Tra gli sviluppi degli ultimi anni, vanno in particolare segnalati l'Accordo ratificato nel 2000 per l'istituzione dell' Università italo-francese con sede a Torino e Grenoble e l'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato nel gennaio 2001 in occasione del Vertice tenutosi a Torino. Da segnalare, altresì, l’insediamento, avvenuto a Parigi il 5 luglio 2004, del Comitato di collaborazione culturale dell’Istituto Italiano di Cultura, al quale partecipano una selezione di personalità del mondo culturale francese interessate a sviluppare la cooperazione culturale con l’Italia.

 

Importanza nel settore della cooperazione interuniversitaria e dell'armonizzazione dei titoli di studio riveste anche la Dichiarazione congiunta della Sorbona, firmata nel maggio del '98 da Francia, Gran Bretagna, Germania ed Italia, ed  aperta  all' adesione  degli  altri  stati  europei.  Da  ricordare  anche l'Accordo cinematografico firmato il 6 novembre 2000 e ratificato da parte italiana nel dicembre 2002.

 

Nel corso del Vertice di Lucca, il Vicepresidente Rutelli aveva espresso interesse per possibili collaborazioni per la messa a punto di una lista del patrimonio culturale europeo, di un dizionario storico europeo, per i prestiti reciproci di opere, per il contrasto dei furti, per una diplomazia culturale a salvaguardia delle opere nelle aree di crisi, proponendo la costituzione di un gruppo di lavoro.

 

La rete culturale italiana in Franciaè costituita da sei uffici di cui 3 con rango di Istituto di Cultura (Parigi, Lione e Marsiglia) e 3 con rango di sezioni distaccate (Lilla, Strasburgo e Grenoble). E' anche operante in Francia, in diverse università (Parigi, Rennes, Strasburgo, Tolosa, Aix-en-Provence, Caen, Bordeaux, Nantes, Lilla, Lione, Grenoble, Clermont-Ferrand, Besançon) un'attiva rete di 19 lettorati di lingua italiana. Assai vivace e intenso il calendario delle manifestazioni culturali con un ricco e diversificato programma di spettacoli, mostre e convegni che è impossibile riportare in modo esaustivo.

 

L’azione recente sul piano bilaterale ha in particolare riguardato:

 

- Cooperazione interuniversitaria

E’ molto intensa l'attività di cooperazione diretta tra Università italiane e francesi: nell’ambito del programma di internazionalizzazione per il 2004-2006, si erano co-finanziate 94 convenzioni tra Università italiane e francesi. Tali accordi riguardano vari settori, e prevedono l'elaborazione di programmi integrati con rilascio di titoli finali congiunti e di programmi congiunti di ricerca che prevedano mobilità.

 

- Sviluppo e potenziamento dell’Università italo-francese (UIF)

L’Università Italo Francese, istituita nel 2000, dopo una prima fase di assestamento, ha iniziato ad operare concretamente, approvando e finanziando progetti binazionali, borse di dottorato in cotutela e borse di dottorato nei settori della medicina molecolare, delle micro-nano tecnologie, dello spazio, delle istituzioni politiche europee e della conservazione del patrimonio culturale.

Gli approcci francese ed italiano al progetto UIF presentano differenze di impostazione che riguardano missioni e competenze della UIF, struttura e funzionamento. Per quanto riguarda le missioni e le competenze, la Francia favorisce in particolare il programma VINCI e affida le valutazioni delle richieste alla rete di esperti dei propri Ministeri di tutela. In tale quadro il Programma bilaterale di azioni integrate (PAI) Galilée, ad esempio, è gestito dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Educazione Nazionale, dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca.

L’Italia tende a privilegiare l’UIF come un dispositivo di tipica cooperazione bilaterale universitaria. Dal 2005 il PAI Galileo è gestito dalla componente italiana del Consiglio Scientifico UIF (per il finanziamento della mobilità di ricercatori verso la Francia). Dallo stesso anno, la UIF contribuisce alla gestione del programma di internazionalizzazione del MIUR verso la Francia.

In merito alla struttura ed al funzionamento, il segretariato generale francese, collegato all’Università di Grenoble, non ha un suo Statuto giuridico ed una sua autonomia di gestione; esso lavora a tempo pieno al progetto UIF tramite distaccamento. L’Italia ha un Segretariato con una sua autonomia gestionale ed un segretario generale che può cumulare la carica con altre. Infine, presso la Certosa di Collegno è stata istituita la sede del Segretariato dove vengono anche organizzati corsi e seminari.

 

La promozione della lingua italiana

La promozione della lingua italiana in Francia costituisce una delle priorità della nostra azione, anche attraverso la messa a punto di iniziative promozionali mirate. La lingua italiana è insegnata come terza lingua nelle istituzioni scolastiche; per diffusione, si colloca dopo inglese e spagnolo ma prima del tedesco.

A livello universitario l’italiano è insegnato in oltre 30 università. In alcune di queste sono attivi dei lettorati di ruolo che sono complessivamente 18, così distribuiti: 2 ad Aix en Provence, 2 a Lione, 3 a Parigi, uno a Besançon, Bordeaux, Caen, Clermont Ferrand, Grenoble, Rennes, Metz-Nancy, Montpellier, Mulhouse, Strasburgo, Tolosa. Risultano attivi 27 comitati della Società Dante Alighieri.

Per l'insegnamento dell'italiano, le Autorità francesi competenti sono le Académies, equivalenti ai nostri Provveditorati, con un totale di oltre 240 mila studenti nell’anno scolastico 2005-2006 (ovvero un amento del 50% in venti anni, nel 1985-1986 erano 164 mila).

Se tale dato d’insieme è certo incoraggiante, si impongono nondimeno alcune considerazioni: a) sarebbe auspicabile un aumento del numero degli studenti che studiano italiano come prima lingua straniera (LV1) ed anche come seconda (LV2); b) in diversi casi va assicurata una maggiore “continuità didattica” dell’italiano negli istituti, ossia ottenere, soprattutto che con il passaggio dalle scuole elementari alle medie prosegua immodificata l’offerta di lingua italiana; c) è necessario insistere per ottenere in diverse scuole l’integrazione dell’insegnamento nel “curriculum” scolastico anziché offrire la lingua italiana nella forma di corsi “extra-curriculari”);  d) a livello gestionale si rende opportuna una progressiva presa in carico dei corsi di lingua italiana da parte degli insegnanti dipendenti dal Ministero dell’Istruzione Francese; e) più in generale, l’ulteriore crescita dell’insegnamento  dell’italiano va salvaguardata dalla concorrenza di altre lingue, e specie lo spagnolo, nonché tradizionalmente il tedesco (quest’ultimo, fortemente sostenuto per ragioni politiche dalle  autorità centrali, è comunque recentemente in calo); si affaccia infine con successo nelle scuole francesi anche il cinese.

Si constata infine che il numero di professori di italiano "formati" da parte francese è tendenzialmente inferiore al fabbisogno di docenti nel sistema scolastico francese, privilegiando le Autorità francesi la formazione di docenti di altre lingue (tedesco, spagnolo,ecc).

 

 Per affrontare tali tematiche si sta portando avanti un’azione di sensibilizzazionedelle competenti autorità pubbliche francesi e, a seguito anche di una démarche scritta dell’Ambasciatore d’Italia nello scorso aprile, il competente Ministro francese ha accolto, a condizione di reciprocità, la proposta di avviare un monitoraggio rafforzato dell’andamento dell’Italiano in Francia e del Francese in Italia.

Da ultimo, su proposta francese, il Ministro Fioroni e l’omologo lo scorso luglio hanno sottoscritto una specifica intesa amministrativa. La finalità è migliorare la qualità della reciproca collaborazione, in particolare per formazione e aggiornamento degli insegnanti.

 

 

Riconoscimento dei titoli di studio

Esistono Convenzioni-quadro tra le Conferenze dei Rettori dei due Paesi chedefiniscono i titoli di un Paese utili per proseguire gli studi nel livello successivo nelle Università dell’altro Paese. Esistono altresì corsi integrati con doppio titolo finale che trovano sostegno anche finanziario nel più recente Accordo intergovernativo, detto "Università italo-francese".

Dal 2000 è in vigore un Accordo che estende quello già vigente sul reciproco riconoscimento a tutti gli effetti del Baccalauréat del Liceo francese Chateaubriand di Roma e della Maturità del Liceo italiano Leonardo Da Vinci di Parigi ad altri due Licei francesi funzionanti in Italia - a Milano e a Torino - e ad altri licei italiani di eventuale istituzione in Francia.

 

 

Rapporti scientifici e tecnologici

 

In generale, le cooperazioni nel campo della scienza e della tecnologia tra Italia e Francia stanno assumendo un ruolo crescente sia mediante lo sviluppo di progetti bilaterali, sia nel contesto di programmi promossi in sede multilaterale (Unione Europea; programmi Eureka).

Accordi di cooperazione esistono tra le Università, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto Nazionale di Fisica della Materia ed il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), l’Institut National de la Santé et de la Recherche Medicale (INSERM), l’Institut Pasteur, l’Institut Français de Recherche pour l’Exploitation de la Mer (IFREMER), l’Institut National de Recherche en Informatique et en Automatique (INRIA), etc.

L’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato a Torino il 29 gennaio 2001 costituisce un quadro di riferimento per favorire la mobilità dei ricercatori, scambi di informazioni, esecuzione di programmi congiunti, approfondimento di studi nel campo della ricerca di base ed applicata, permettendo anche un raccordo con il settore industriale privato. L’accordo è entrato in vigore il primo settembre 2004. La Commissione mista ha tenuto a Parigi il 18 marzo 2005 la sua prima riunione; la prossima si terrà in Italia entro la fine dell’anno. Non e’ stato ancora finalizzato il relativo Protocollo esecutivo.

 

Nel corso del 2005 erano stati firmati una serie di accordi diretti di cooperazione bilaterale scientifica e tecnologica  che stabiliscono un quadro di riferimento in settori d'interesse comune.

 

Accordo di cooperazione in materia antartica

In occasione del Vertice del 2005, venne firmato un accordo intergovernativo di cooperazione in materia antartica che impegna i due Paesi ad operare congiuntamente allo scopo di utilizzare pienamente le possibilità offerte dalla stazione permanente italo-francese “CONCORDIA”. Tale intesa si inquadra nel Sistema del Trattato Antartico. La collaborazione prevede la realizzazione di progetti congiunti di ricerca scientifica e tecnologica nei settori delle scienze della vita, delle scienze della Terra, delle scienze fisiche e della tecnologia polare, nonché scambi di personale scientifico e reciproca assistenza logistica.

 

Uno strumento bilaterale per la promozione delle cooperazioni scientifiche e tecnologiche è l’Associazione Franco-Italiana per la Ricerca Industriale e Tecnologica (AFIRIT). Istituita nell’ottobre 1988, l’AFIRIT è stata ideata per facilitare gli scambi di informazioni e i contatti tra le imprese ed il mondo della ricerca, e favorire lo sviluppo di rapporti e di progetti comuni, tra centri di ricerca pubblici e privati ed industrie dei due Paesi.

 

 

Cooperazione giudiziaria e di polizia

 

Sicurezza e controllo delle frontiere

La lotta all'insicurezza e all'immigrazione clandestina costituisce a Parigi un punto nevralgico della strategia politica del Governo.

Sul piano bilaterale, ci unisce alla Francia una ampia sensibilità rispetto alle problematiche connesse alla gestione del fenomeno migratorio nell’area mediterranea. Già nel 2004 e nel 2005 fu avviata  la prassi di incontri informali fra i Ministri degli Interni dei 5 maggiori Paesi comunitari (G-5; Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna), anche al fine di coordinare le posizioni sui più delicati dossier in esame a Bruxelles; prosegue anche la collaborazione tra Roma e Parigi all’interno del formato “5+5”.

La cooperazione alla frontiera è particolarmente avanzata. A Ventimiglia e a Modane sono attivi Centri di cooperazione di Polizia e di Dogana. Dall’aprile 2003 pattuglie miste armate di polizia operano regolarmente sui due lati della frontiera. Contatti sono in corso per l’estensione della fascia stradale e ferroviaria di inseguimento transfrontaliero prevista dall’art. 41 dell’Accordo di Schengen, per portarla dagli attuali 10 a 30 Km..

Dall’inizio del 2003 è inoltre attivo un Comitato Misto per la cooperazione transfrontaliera fra Dipartimento delle Alpes Maritimes e Provincia di Imperia (ne fa parte anche il nostro Console Generale a Nizza) che si riunisce periodicamente per valutare lo stato della collaborazione e proporre eventuali nuove iniziative.

 

Giustizia

A partire dal 2002 la Francia ha rivisto la propria precedente politica per cui non concedeva l'estradizione di ex- terroristi italiani. Nell’agosto 2002 era stato estradato l'ex brigatista Persichetti. Nel settembre successivo i due Guardasigilli avevano definito un modus procedendi:

-          i fatti criminosi commessi dopo il 1993 saranno regolati dalla procedura semplificata del “mandato di arresto europeo”;

-          i fatti commessi tra il 1982 e il 1993 saranno valutati da parte francese, in vista di un’eventuale estradizione, “caso per caso”;

-          nessuna estradizione per fatti commessi prima del 1982 salvo “casi di eccezionale gravità”.

Peraltro va segnalato come la colonia dei fuoriusciti italiani conservi comunque in Francia importanti addentellati e simpatie mediatiche soprattutto negli ambienti intellettuali e sulla stampa.

 

 

Estradizione dell’ex terrorista Cesare Battisti

 

Battisti venne condannato all’ergastolo con sentenza della Corte d’Assise di Milano del 1988, confermata in Corte d’Assise d’Appello e in Cassazione. E’ colpevole di aver ucciso due persone (un agente di custodia, nel 1978, e un agente di polizia nel 1979) e di aver organizzato la contestuale esecuzione di due commercianti che si erano opposti con le armi ad “espropri proletari” (partecipò senza sparare a una delle due azioni, poi le rivendicò entrambe).

La domanda di estradizione presentata nel 2003 venne accolta dalla Corte d'Appello di Parigi con sentenza del giugno 2004; la Suprema Corte respinse il ricorso in appello il 13 ottobre 2004.

Il 23 ottobre 2004 il Governo francese con decreto a firma del Primo Ministro Raffarin concedeva l'estradizione del Battisti. Contro tale provvedimento era proposto ricorso al Consiglio di Stato che lo ha rigettato.

Dopo la sentenza della Corte d'Appello, ma prima della sentenza della Cassazione, il Battisti si dava alla fuga. Latitante dal 2004, è stato arrestato il 17 marzo 2007 in Brasile, in un albergo di Rio De Janeiro; attualmente si attendono gli esiti della domanda di estradizione.

L’arresto di Battisti aveva suscitato in Francia numerosi commenti e prese di posizione, divenendo, a circa un mese dalle presidenziali, uno degli argomenti della campagna elettorale. La stampa di sinistra, in primo luogo Liberation, aveva gridato al colpo elettorale di Sarkozy, mentre Le Figaro salutava con enfasi l’arresto del latitante.

 

 

Comunità italiana in Francia

 

In base ai dati degli schedari consolari, sono iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero (AIRE) circa 370.000 connazionali residenti in Francia, un terzo dei quali possiede doppia cittadinanza. Dalle pratiche consolari di ricostruzione della cittadinanza, si può desumere la presenza di varie migliaia di altri doppi cittadini che non sanno di possedere il doppio status e si ritengono solo francesi.

La comunità italiana in Francia può essere definita come la risultante di tre distinti cerchi concentrici. Alla componente di più remota emigrazione, si aggiungono infatti i quadri altamente qualificati di più recente ingresso, vale a dire rappresentanti di istituzioni, banche, società, ma anche professionisti, che si installano in Francia normalmente per periodi definiti; nonché imprenditori e professionisti che dividono il proprio tempo fra i due Paesi. Il terzo anello, che completa il quadro, è costituito dai discendenti di seconda, terza e quarta generazione delle vecchie ondate migratorie, totalmente inseriti nella società locale, spesso in posizioni dirigenti, e in possesso di doppia cittadinanza oppure soltanto dello status francese, che hanno recentemente riscoperto con interesse le proprie origini e contribuiscono ampiamente a valorizzare l’immagine dell’Italia. In Francia operano 13 Com.It.Es., le elezioni per il rinnovo dei componenti detti Comites si sono svolte per corrispondenza nello scorso marzo.

 

 

Foro permanente di dialogo delle società civili

 

La necessità di ancorare sempre più le relazioni fra Italia e Francia a fatti concreti ha fatto riflettere sull’opportunità di istituire un Foro di dialogo permanente a livello delle rispettive società civili, analogo a quello esistente dal 1986 con i tedeschi (Villa Vigoni), dal 1993 con i britannici (a Pontignano) e dal 1999 con gli spagnoli.

Le motivazioni alla base di una simile iniziativa sono molteplici e, forse, anche più “incalzanti” di quelle che hanno suggerito l’apertura di dialoghi con parti di società civili di altri nostri importanti partner europei. Certamente svolgono un ruolo importante fattori quali la contiguità dei territori, la convergenza dei trend demografici, la stabilità dei sistemi economici e, sopra tutto, relazioni sociali interne improntate a modelli di vita sostanzialmente simili. Oltre a questi fattori di base va tenuta presente la necessità, nell’attuale momento storico, di sfruttare fino in fondo e nel migliore dei modi le risorse sia umane che materiali dei due Paesi per fare fronte non soltanto alle conseguenze dell’allargamento dell’Unione Europea ma anche e soprattutto alle sfide della globalizzazione.

Su questi presupposti al Vertice di Périgueux del novembre 2001 era stata da parte italiana avanzata la proposta dell'istituzione di un Foro di dialogo italo-francese delle società civili. Ne è scaturita un'intesa intorno ad un progetto comune che è stato pubblicamente annunciato in occasione del Vertice italo-francese di Roma del 7 novembre 2002.

Il Presidente Chirac aveva nominato il Presidente, per parte francese, del Foro permanente di dialogo delle società civili nella persona di Bruno Racine, già consigliere per le questioni culturali e sociali dell'ex Primo Ministro Juppé e dello stesso Chirac, che è stato anche Direttore dell'Accademia di Francia a Roma e dirige ora il prestigioso Centre Pompidou di Parigi. Il Presidente del Consiglio Berlusconi aveva, da parte sua, designato Presidente del Foro, per parte italiana, il Dottor Rainer Masera, all’epoca presidente del gruppo bancario IMI Sampaolo di Torino.

 

Il Foro ha avuto la sua prima riunione il 29 aprile 2004 a Torino. I temi prescelti per la discussione in altrettanti ateliers da parte dei partecipanti erano stati tutti di grande attualità: a) Fattori strutturali della crescita in Europa; b) Le grandi reti: l’Italia e la Francia nella Grande Europa; c) Il cambiamento sociale in Francia e in Italia; d) La gestione del patrimonio culturale nel XIX secolo in Europa; e) L’immagine reciproca della Francia in Italia e dell’Italia in Francia; f) Ricerca scientifica, organizzazione e finanziamento.

La II edizione del Foro si e’ tenuta a Parigi il 27 maggio 2005. Vi hanno partecipato una cinquantina tra membri ed invitati in rappresentanza del mondo dell’economia, della finanza, dell’università, della cultura e della ricerca scientifica. I lavori sono stati organizzati in due atelier successivi con la partecipazione di tutti e dedicati, rispettivamente, ad un tema economico: “La Francia e l’Italia: quale strategia in rapporto ai paesi emergenti?”, e ad uno culturale: “Cultura, educazione e ricerca: possono la Francia e l’Italia proporre un modello per l’Europa ?”.

Il bilancio della II edizione non fu soddisfacente. Al risultato deludente avevano concorso circostanze obiettive, come la coincidenza temporale con il referendum elettorale francese, e l’essere rimasto in qualche misura “bruciato” dall’incontro di operatori economici ed industriali realizzato a margine del Seminario intergovernativo di Roma del gennaio 2005. Ma, al di là delle circostanze, si decise di pensare ai possibili correttivi.

Date le scadenze elettorali francesi, il prossimo Foro avrà luogo in Francia il 28 novembre 2007, alla vigilia del Vertice bilaterale. Peraltro, a seguito delle dimissioni di Rainer Masera, da parte italiana e’ stato designato quale nuovo Coordinatrore l’ing.Pasquale Pistorio.

 


PRINCIPALI INCONTRI BILATERALI NELL’ULTIMO TRIENNIO

 

2005

GENNAIO

17   Visita a Parigi del Ministro Fini.

17    Visita a Milano del Ministro al Commercio Estero, Loos

18     Visita del Ministro delle Comunicazioni Gasparri

25       Seminario Governativo a Roma a livello di Primi Ministri (Raffarin, con  Gaymard – Economia, Larcher – Lavoro, Devedjan – Industria)

25       Visita a Modane del Ministro dell’interno Pisanu; inaugurazione del centro di cooperazione di polizia e dogana

 

MARZO

21       visita a Parigi del Ministro per le Attività Produttive Marzano

 

APRILE

18       Visita a Torino del Ministro dei Trasporti Robien

 

MAGGIO

17       Visita del Ministro politiche Agricole Alemanno

27       Partecipazione del Ministro dei Beni Culturali Buttiglione al II Foro di Dialogo bilaterale.

 

GIUGNO

11       Incontro a Genova tra il Ministro Attività Produttive Scajola e il Ministro delegato all’Industria, Loos (firma protocollo in materia energetica)

12       Visita a Parigi del Ministro Trasporti Lunardi

14       Conferimento al Pres.Ciampi della laurea honoris causa dell’ENS

13-19 Partecipazione dei Ministri Scajola e Lunardi, del Presidente Senato Pera  e del Sottosegretario alla Difesa Berselli al Salone aeronautico di Le Bourget

 

OTTOBRE

4.                    Vertice a Parigi: presenti il Presidente  del Consiglio BERLUSCONI, il Ministro degli Esteri FINI, il Ministro della Difesa Martino,  il Ministro delle Attività Produttive SCAJOLA, il Ministro delle Infrastrutture LUNARDI, il Ministro del Lavoro LUNARDI, il Ministro delle Politiche Comunitarie LA MALFA ed il Ministro dell’Istruzione MORATTI.

 

NOVEMBRE

9                     Incontro a Parigi tra il Ministro per la Funzione Pubblica Baccini ed il suo omologo Jacob

16-18                           Visita a Parigi del Ministro delle Comunicazioni Landolfi

 

2006

 

16 FEBBRAIO          Incontro a Roma tra il Ministro Fini ed il Ministro per gli Affari Europei, Catherine Colonna

6-7 MARZO   Visita a Parigi Ministro delle Infrastrutture Lunardi

12 GIUGNO   Partecipazione del Ministro Parisi al Salone degli armamenti terrestri Eurosatory a Parigi

13 GIUGNO   Visita del Presidente del Consiglio Prodi a Parigi

1 LUGLIO      Visita del Ministro delle Politiche Europee e del Commercio Internazionale, Emma Bonino

11                               Incontro a Roma dei Ministri Di Pietro e Bianchi con Perben

15       Incontro a Roma tra il Presidente del Consiglio Prodi ed il Ministro dell’Interno francese Nicolas Sarkozy 

 

1 SETTEMBRE        Incontro a Roma tra Pres.del Consiglio e Primo Ministro De Villepin

14                               Visita del Ministro per la Famiglia, Rosy Bindi

15                                 Visita del Sig.Presidente della Repubblica

28                               Visita del Ministro Sviluppo Economico, Bersani

 

24 NOVEMBRE XXV Vertice Italo – Francese (Lucca). Presenti: Pres. Prodi, Pres. Chirac, Ministro degli Esteri D’Alema, Min. Cultura Rutelli, i Ministri della Difesa Parisi, dello Sviluppo Economico Bersani, del Commercio Internazionale Bonino, delle Infrastrutture Di Pietro, dei Trasporti Bianchi, e , per la parte francese, gli omologhi Philippe Douste – Blazy, Gilles de Robbien, Michele Alliot Marie, Francois Loos (delegato all’Industria), Catherine Colonna, e Dominique Perben (infrastrutture e Trasporti)

 

2007

 

2 maggio       Visita del Ministro Bersani (firma intesa integrativa all’accordo sulle scorie nucleari)

 

28 maggio Visita a Parigi del Pres.Prodi. Incontro con il Presidente Sarkozy.

 

24 giugno      Visita del Ministro Parisi a Parigi

 

26 giugno  Incontro a Parigi dell’On.Ministro con il Ministro Kouchner

 

13 luglio         Visita del Primo Ministro Fillon a Roma

 

 



[1] Fonte: sito dell’Assemblea Nazionale francese

[2] A norma dell’articolo 19, comma 4, del Regolamento dell’Assemblea Nazionale francese, i deputati che non appartengono ad alcun gruppo politico possono affiliarsi ad un gruppo di propria scelta, dopo aver ottenuto il parere positivo del bureau del gruppo stesso. Sono computati per il calcolo dei seggi assegnati ai Gruppi nelle Commissioni.

[3] Fonte: sito del Senato francese.