Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: BRASILE
Serie: Schede Paese    Numero: 30
Data: 03/10/2007


REPUBBLICA FEDERATIVA DEL BRASILE

 

 

 

 

 

 

 

           

 

Nel 1500 il navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral giunse sulle coste brasiliane. Nel 1531 re Giovanni III inviò i primi coloni e nel 1534, temendo le mire espansionistiche delle altre potenze europee, divise la costa in 12 capitanati ereditari. Francia e Olanda occuparono saltuariamente alcune porzioni della costa.

            La cattura e la tratta degli schiavi indigeni necessari per le piantagioni di canna da zucchero divennero tra le attività più redditizie del Brasile. Le spedizioni erano chiamate bandeiras (bandiere). I bandeirantes verso la metà del XVII secolo giunsero alle Ande ed assicurarono al Brasile portoghese il controllo delle regioni interne del Sud America.

            Durante il XVII secolo gli indios vennero rimpiazzati dagli schiavi africani, meno sensibili alle malattie arrivate dall'Europa, ma molto più restii ad accettare la propria condizione di schiavi. Le comunità di schiavi fuggiaschi, chiamate quilombos, sparse nelle campagne dell'entroterra caratterizzarono l'intera epoca coloniale: la repubblica di Palmares sopravvisse per gran parte del XVII secolo.

            Nel 1807 l'esercito di Napoleone marciò su Lisbona: due giorni prima della capitolazione della città il principe reggente Giovanni VI fuggì in Brasile, dove proclamò Rio de Janeiro capitale del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve.

            Nel 1822 il Brasile si dichiara indipendente, l’impero è retto da Pedro I. Nel corso del XIX secolo il caffè sostituì la canna da zucchero quale voce principale delle esportazioni. Dopo l'abolizione della schiavitù nel 1888, migliaia di immigrati europei e soprattutto italiani giunsero in Brasile per lavorare nelle fazendas.

            Nel 1889 un colpo di stato militare appoggiato dai proprietari delle piantagioni di caffè pose fine all'impero brasiliano e nei successivi 40 anni il paese venne governato da una serie di presidenti sottoposti al controllo delle forze armate.

            Nel 1929 la crisi economica indebolì il controllo dei proprietari delle piantagioni di caffè sul governo e venne formata una forza di opposizione chiamata Alleanza Liberale con il sostegno degli ufficiali di orientamento nazionalista. Nel 1930 i militari presero il potere con un colpo di mano e nominarono presidente Getúlio Vargas, che dominò la scena politica finché non venne costretto a lasciare l'incarico nel 1954.

            Il suo successore, Juscelino Kubitschek, fece costruire Brasilia, la nuova capitale che avrebbe dovuto fungere da catalizzatore per lo sviluppo delle regioni interne. Nel 1964 un colpo di stato militare pose termine alla fragile parentesi democratica. A metà degli anni '80 il miracolo economico brasiliano, sostenuto in gran parte dai prestiti concessi dalle banche internazionali, si andava esaurendo e i militari decisero, nel 1984, di cedere nuovamente il potere a un governo civile di transizione.

            Nel novembre 1989 i brasiliani, per la prima volta in quasi 30 anni, elessero liberamente presidente Fernando Collor de Mello, rimosso dalla sua carica nel 1992 per corruzione ( Impeachment) e sostituito dal vice presidente Itamar Franco. Nel novembre 1994 Fernando Cardoso venne eletto presidente. Nel 1998 venne rieletto.

            Cardoso riuscì a ridurre in misura significativa l'inflazione, con delle politiche che determinarono tuttavia un aumento della disoccupazione e lasciarono irrisolti i problemi della riforma agraria. La crisi energetica rese necessario l'intervento del Fondo Monetario Internazionale nel 2001, che portò anche al prestito straordinario di 30 miliardi di dollari nell'agosto 2002.

            Il 27 ottobre 2002 il secondo turno delle elezioni presidenziali ha visto prevalere nettamente Luis Inacio "Lula" da Silva, primo Presidente di sinistra eletto nel paese sudamericano. L'incarico è stato assunto ufficialmente il 1 gennaio 2003.

            Nell’ottobre del 2006, Lula è stato rieletto – per i prossimi quattro anni – alla guida del Brasile.

 

 

Dati generali

Abitanti

188.000.000 (25,8% da 0 a 14 anni; 68,1% da 15 a 64 anni; 6% oltre i 65 anni)

 

Superficie

8.511.965 kmq (grande quasi quanto gli USA e quasi 30 volte l’Italia)

Capitale

BRASILIA (2.000.000 abitanti)

Crescita della popolazione (2006)

1,04%

Aspettativa di vita

71,97 anni

Popolazione affetta da AIDS (2003)

0,7%

Gruppi etnici

Bianchi (53,7%), mulatti (38,5%), neri (6,2%)

Religione

Cattolici (73,6%); Protestanti (15,4%);

 

Scadenze elettorali

Elezioni presidenziali

0ttobre 2010. (Le ultime elezioni si sono tenute il 1° ottobre 2006 )

 

Elezioni politiche

Ottobre 2010. (Le ultime elezioni si sono tenute il 1°ottobre 2006)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Cariche dello Stato

 

Presidente della Repubblica e Capo del Governo

 

Luiz Inacio LULA da Silva (PT, Partito dei lavoratori, dal 1° gennaio 2003. Confermato per un secondo mandato il 29 ottobre 2006)

Vice Presidente

Josè ALENCAR

 

Presidente della Camera dei Deputati

Aldo REBELO (PCdB; Partito Comunista del Brasile, dal 29 settembre 2005)[1]

 

Presidente del Senato Federale

Renan CALHEIROS (PMDB, Partito del Movimento Democratico Brasiliano)

 

Ministro degli Esteri

Celso AMORIM

 

Ministro delle Finanze

Guido MANTEGA

 

 

 

 

Quadro Politico

 

            Alle elezioni del 1° ottobre 2006, Lula è stato riconfermato Presidente del Brasile, per il secondo mandato, con il 48,6 dei consensi. Tale ampio margine è stato tuttavia inferiore a quello registrato per il primo mandato quando aveva ottenuto 60% delle preferenze .

            In quattro anni di Governo il consenso popolare di Lula si è sempre mantenuto su alti livelli, grazie ad un progetto politico che unisce iniziative di lotta alla povertà e di sviluppo sociale, con misure economiche ortodosse in continuità con le precedenti amministrazioni, quali la riduzione dell’inflazione, del debito estero e del fattore rischio paese.

I detrattori di Lula hanno sempre criticato le sue politiche come contraddittorie e populiste, ma la maggioranza dei brasiliani, secondo i sondaggi, ha continuato ad approvare la gestione del Presidente, nonostante la modesta crescita del PIL (tra le più basse delle economie emergenti) e gli scandali che hanno investito l’amministrazione (tra cui quello dei mensalão, la compravendita dei voti del Congresso)[2] scoppiato nel 2005.

Tuttavia, gli scandali hanno probabilmente inciso sul risultato elettorale, infatti il previsto distacco di 22 punti percentuali di Lula su Geraldo Alckmin (51% contro 29%), si è poi ridimensionato al7% . In particolare lo scandalo del cosiddetto dossiêgate, che ha coinvolto il Partido dos Trabalhadores (PT), portando alle dimissioni del suo presidente, Ricardo Benzoini, a sole due settimane dalle elezioni[3], ha avuto un riflesso sull’elettorato, che però al ballottaggio del 29 ottobre ha confermato  Lula con il 60, 8% dei voti (Alckmin  ha riportato il 39,17% dei voti).

        

 

I risultati delle elezioni politiche (1° ottobre 2006)

 

I risultati elettorali hanno confermato una profonda divisione del Paese che vede il nord est e le zone più povere saldamente in mano al Partido dos Trabalhadores, mentre le zone più sviluppate hanno segnato un netto successo del Partido do Movimento Democrático Brasileiro.

 

Il Partito di Governo si è confermato prima forza politica in tutto il nord est del Brasile, espugnando anche la tradizionale roccaforte della destra Bahia, e nelle aree interne più arretrate. Il Partido do Movimento Democrático Brasileiro (PSDB)ha invece ottenuto un travolgente successo nei due maggiori collegi elettorale del Paese, Minas Gerais, con il 77%, e San Paolo, che da solo costituisce un terzo del PIL di tutto il Brasile, dove il suo candidato a governatore José Serra ha ottenuto oltre il 58% dei consensi.

           

Geraldo Alckmin, a scapito del nome della fazione politica di cui è a capo (Partito della Socialdemocrazia Brasiliana) si trova su posizioni liberal-conservatrici: sostenitore delle politiche liberiste all’epoca di Cardoso, ha conquistato la maggioranza di voti tra le classi medio-alte e tra i laureati. Il suo exploit alle elezioni è dovuto in parte alla questione etica: Alckmin è vicino all’Opus Dei e si professa estimatore del suo fondatore José Maria Escrivà, pur negando di far parte dell’organizzazione, e in campagna elettorale ha solennemente promesso di voler fare al paese “un’immersione nella morale”. In politica estera sembra prediligere le relazioni con gli Stati Uniti a quelle con il Mercosur e ha promesso di riformare e di rafforzare l’ALCA, fatto che ha portato gli altri Governi latinoamericani, Argentina in primis, ad esprimere esplicitamente il loro appoggio a Lula.

           

Più che verso i partiti di destra, il calo di consensi subito da Lula si è riversata sull’estrema sinistra, delusa per gli scandali di corruzione quanto per la mancanza delle riforme radicali promesse nel 2002. Il Movimento Sem Terra, storicamente vicino al PT, ha recentemente preso le distanze da Lula incitando all’astensione (arrivata al 17% nonostante l’obbligatorietà del voto) o all’appoggio ai dissidenti del PT Cristovam Buarque e Heloisa Helena. Quest’ultima, espulsa dal partito nel dicembre 2003, è fondatrice del Partido do Socialismo e da Libertade (PSOL), supportato da un manifesto firmato da 350 intellettuali di tutto il mondo tra cui Noam Chomsky e Ken Loach. Al primo turno delle presidenziali, la Helena è risultata la terza scelta dei Brasiliani con il 6,8% dei suffragi, arrivando al 17% a Rio de Janeiro.

 

 

Composizione del Parlamento*

 

A seguito delle elezioni politiche del 1 ottobre 2006 il Congresso Nazionale risulta così composto:

 

Camera dei deputati:

 

Denominazione

Sigla

Voti

%

seggi

Partido do Movimento Democrático Brasileiro, Partito del Movimento Democratico Brasiliano - CENTRO

PMDB

13.580.517

14,6

89

Partido dos Trabalhadores , Partito dei Lavoratori

SINISTRA SOCIALISTA

PT

13.989.859

15,0

83

Partido da Social Democracia Brasileira, Partito della Social Democrazia Brasiliana

LIBERALE-CONSERVATORE

PSDB

12.691.043

13,6

65

Partido da Frente Liberal, Partito del Fronte Liberale

LIBERALE-CONSERVATORE

PFL

10.182.308

10,9

65

Partido Progressista, Partito Progressista

CONSERVATORE

PP

6.662.309

7,1

42

Partido Socialista Brasileiro, Partito Socialista Brasiliano

SOCIALDEMOCRATICO

PSB

5.732.464

6,2

27

Partido Democrático Trabalhista, Partito Democratico Laburista

SOCIALDEMOCRATICO

PDT

4.854.017

5,2

24

Partido Liberal, Partito Liberale

CONSERVATORE

PL

4.074.618

4,4

23

Partido Trabalhista Brasileiro, Partito Laburista Brasiliano

CONSERVATORE

PTB

4.397.743

4,7

22

Partido Popular Socialista, Partito Popolare Socialista

SOCIALISTA DEMOCRATICO

PPS

3.630.462

3,9

21

Partido Verde, Partito Verde

ECOLOGISTA

PV

3.368.561

3,6

13

Partido Comunista do Brasil, Partito Comunista del Brasile

MARXISTA

PCdoB

1.982.323

2,1

13

Partido Social Cristão, Partito Social Cristiano

SINISTRA DEMOCRISTIANA

PSC

1.747.863

1,9

9

Partido Trabalhista Cristão, Partito Laburista Cristiano

CENTRISTA LIBERALE

PTC

806.662

0,9

4

Partido Socialismo e Liberdade, Partito Socialismo e Libertà

SOCIALISTA TROZKISTA

PSOL

1.149.619

1,2

3

Partido da Mobilização Nacional, Partito della Mobilitazione Nazionale

SINISTRA

 

 

PMN

875.686

0,9

3

Partido de Reedificação da Ordem Nacional, Partito della Riedificazione dell’Ordine Nazionale

NAZIONALISTA

 

PRONA

907.494

1,0

2

Partido Humanista da Solidariedade, Partito Umanista della Solidarietà

SINISTRA

PHS

435.328

0,5

2

Partido Trabalhista do Brasil, Partito Laburista del Brasile

CONSERVATORE

PTdoB

311.833

0,3

1

Partido dos Aposentados da Nação, Partito dei Contadini della Nazione

SINISTRA

PAN

264.682

0,3

1

Partido Republicano Brasileiro, Partito Repubblicano Brasiliano

EVANGELICO

PRB

244.059

0,3

1

Partido Social Democrata Cristão, Partito Social Cristiano

PSDC

354.217

0,4

0

Partido Republicano Progressista, Partito Repubblicano Progressista

PRP

233.497

0,3

0

Partido Social Liberal, Partito Social Liberale

PSL

190.793

0,2

0

Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano

PRTB

171.908

0,2

0

Partido Trabalhista Nacional, Partito Laburista Nazionale

PTN

149.809

0,2

0

Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado, Partito Socialista dei Lavoratori Unificato

PSTU

101.307

0,1

0

Partido Comunista Brasileiro, Partito Comunista Brasiliano

PCB

64.766

0,1

0

Partido da Causa Operária, Partito della Causa Operaia

PCO

29.083

0,0

0

Totale voti validi

 

93.184.830

(88,9)

 

Schede bianche

 

6.575.581

(6,3)

 

schede nulle

 

5.018.340

(4,8)

 

Totale voti (affluenza 83,3%)

 

104.778.751

 

513

Fonte: Elections Resources, Corte Superiore Elettorale

 

 

Risultati delle elezioni del Senato brasiliano del 1 ottobre 2006

Denominazione

Sigla

Voti

%

seggi

Senatori totali

Partido da Frente Liberal, Partito del Fronte Liberale

PFL

21.653.812

25,7

6

20

Partido da Social Democracia Brasileira, Partito della Social Democrazia Brasiliana

PSDB

10.547.778

12,5

5

13

Partido do Movimento Democrático Brasileiro, Partito del Movimento Democratico Brasiliano

PMDB

10.148.024

12,0

4

13

Partido Trabalhista Brasileiro, Partito Laburista Brasiliano

PTB

2.676.469

3,2

3

5

Partido dos Trabalhadores ,Partito dei Lavoratori

PT

16.222.159

19,2

2

12

Partido Comunista do Brasil, Partito Comunista del Brasile

PCdoB

6.364.019

7,5

1

1

Partido Democrático Trabalhista, Partito Democratico Laburista

PDT

5.023.041

6,0

1

5

Partido Progressista, Partito Progressista

PP

4.228.431

5,0

1

1

Partido Socialista Brasileiro, Partito Socialista Brasiliano

PSB

2.143.355

2,5

1

4

Partido Popular Socialista, Partito Popolare Socialista

PPS

1.232.571

1,5

1

2

Partido Liberal, Partito Liberale

PL

696.501

0,8

1

3

Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano

PRTB

644.111

0,8

1

1

Partido Socialista Democrático, Partito Socialista Democratico

PSD

-

-

-

1

Partido Verde, Partito Verde

PV

1.425.765

1,7

0

0

Partido Socialismo e Liberdade, Partito Socialismo e Libertà

PSOL

351.527

0,4

0

0

Partido Republicano Brasileiro, Partito Repubblicano Brasiliano

PRB

264.155

0,3

0

0

Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado, Partito Socialista dei Lavoratori Unificato

PSTU

196.636

0,2

0

0

Partido Social Cristão, Partito Social Cristiano

PSC

131.548

0,2

0

0

Partido Trabalhista do Brasil, Partito Laburista del Brasile

PTdoB

69.923

0,1

0

0

Partido de Reedificação da Ordem Nacional, Partito della Riedificazione dell’Ordine Nazionale

PRONA

69.640

0,1

0

0

Partido Comunista Brasileiro, Partito Comunista Brasiliano

PCB

62.756

0,1

0

0

Partido Social Democrata Cristão, Partito Social Cristiano

PSDC

53.025

0,1

0

0

Partido Social Liberal, Partito Social Liberale

PSL

46.542

0,1

0

0

Partido Trabalhista Cristão, Partito Laburista Cristiano

PTC

39.690

0,0

0

0

Partido da Causa Operária, Partito della Causa Operaia

PCO

27.476

0,0

0

0

Partido Humanista da Solidariedade, Partito Umanista della Solidarietà

PHS

24.940

0,0

0

0

Partido Republicano Progressista, Partito Repubblicano Progressista

PRP

12.954

0,0

0

0

Partido da Mobilização Nacional, Partito della Mobilitazione Nazionale

PMN

12.925

0,0

0

0

Partido Trabalhista Nacional, Partito Laburista Nazionale

PTN

11.063

0,0

0

0

Partido dos Aposentados da Nação, Partito dei Contadini della Nazione

PAN

2.969

0,0

0

0

Totale voti validi

 

84.383.805

(80,5)

 

 

Schede bianche

 

8.254.205

(7,9)

 

 

schede nulle

 

12.140.747

(11,6)

 

 

Totale voti (affluenza 83,3%)

 

104.778.757

 

27

81

Fonte: Elections Resources, Corte Superiore Elettorale

 

 

 

 

Quadro istituzionale

 

Sistema politico

 

L’attuale Costituzione è stata promulgata nel 1988. Il Brasile è una Repubblica Federale di tipo presidenziale, composta da 26 Stati (ognuno dei quali dotato di un’Assemblea elettiva e di un Governatore) e da un Distretto Federale (Brasilia).

 

Il Presidente della Repubblica

 

Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente ogni quattro anni insieme al Vice Presidente; un emendamento alla Costituzione, approvato nel 1997, permette un secondo mandato (così come per i Governatori dei singoli Stati e per i Sindaci a livello municipale). Le prossime elezioni presidenziali e per il rinnovo della Camera dei deputati si terranno il 1° ottobre 2010.

 

Il Presidente è a capo del potere esecutivo; nomina i Ministri e può revocarli in qualsiasi momento. In casi di necessità e urgenza il Presidente può adottare provvedimenti temporanei con forza di legge che decadono nel termine di trenta giorni se non approvati dal Congresso. Può essere messo in stato di accusa dalla Camera dei Deputati, con votazione a maggioranza dei 2/3 dei membri. Il giudizio in merito spetta alla Corte Suprema Federale per i reati criminali comuni o al Senato Federale per i reati inerenti l’esercizio delle sue funzioni.

 

 

Il Parlamento

 

Il potere legislativo risiede nel Congresso Nazionale, a struttura bicamerale, formato dalla Camera dei Deputati e dal Senato Federale che rappresentano, rispettivamente, il popolo e gli Stati federati.

La Camera è composta da un numero massimo di  513 membri[4], eletti ogni quattro anni con sistema proporzionale a liste di partito. Il numero dei deputati può variare in relazione al numero dei votanti di ogni Stato. Nella Costituzione si prevede che ogni unità territoriale federata non possa avere meno di otto rappresentanti e non più di settanta. La distribuzione dei seggi elettorali ottenuta in base al principio sopra enunciato comporta, quindi,  sperequazioni tra le aree più popolose, corrispondenti geograficamente agli Stati del Sud industrializzati, e quelle meno abitate, generalmente più arretrate.

Il Senato è composto da 81 membri (tre per ciascuna delle 27 unità territoriali federate), eletti con sistema maggioritario. Il mandato dei senatori è di otto anni; tuttavia essi sono rinnovati ogni quattro anni, alternativamente per 1/3 e 2/3.

La partecipazione dei due rami del Congresso al processo legislativo è paritaria; alla Camera dei Deputati compete il primo esame in merito ai progetti di legge di iniziativa del Presidente della Repubblica. Dopo l’approvazione da parte di una delle due Camere, il progetto di legge viene trasmesso all’altra per la seconda lettura. Se il progetto viene modificato, deve essere sottoposto ad una terza lettura per l’approvazione definitiva. L’iniziativa delle leggi che comportano un incremento di spesa spetta al Presidente della Repubblica.

La Costituzione può essere emendata su proposta del Presidente della Repubblica, di almeno 1/3 i componenti delle due Camere o di oltre la metà delle Assemblee Legislative dei singoli Stati, che approvano la proposta a maggioranza dei voti espressi. Le proposte di modifiche costituzionali devono essere approvate in doppia lettura da ognuna delle due Camere; per ciascuna votazione è necessaria l’approvazione a maggioranza di 3/5 dei membri.

 

 

Governo

 

            L’apparato giudiziario consta di organi federali e statali. L’organo di maggior rilievo è il Tribunale Supremo Federale, la cui giurisdizione cumula le funzione proprie in Italia della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione.

 

 

 

 

 

 

 

Dati economici 2006

PIL a parità di potere di acquisto

1.616 miliardi di dollari

PIL al cambio ufficiale

620,7 miliardi di dollari

PIL pro capite a parità di potere di acquisto

8.600 dollari (PIL pro capite italiano: 29.700)

Composizione del PIL per settori

Agricoltura (8%), Industria (38%), Servizi (54%)

Andamento del PIL

3,1% (previsioni 2007: 3,5%)

Inflazione

4,2%

Popolazione al di sotto della soglia di povertà (2005)

 

31%

Tasso di disoccupazione

9,6%

Rapporto debito pubblico/PIL

50,7%

Spese militari 2005 (% sul PIL)

1,3% (l’Italia nel 2005 ha destinato a spese militari l’1,8% del PIL)

Territorio soggetto a desertificazione ed altre forme di degrado

8% (Italia: 5,5%)

Totale export

137,4 miliardi di dollari (surplus commerciale: 46 miliardi di dollari)

Debito estero

177,7 miliardi di dollari

* Fonte: CIA Worldfactbook, edizione 2007.

 

            Il Paese, con un prodotto interno lordo di oltre 600 miliardi di dollari ed enormi risorse naturali, è l’undicesima economia mondiale e la seconda (dopo il Messico) dell’America Latina. Caratterizzata da un grande sviluppo nei settori agricolo, minerario, manifatturiero e dei servizi, l’economia brasiliana da sola supera l’insieme delle altre economie sudamericane. La sua presenza nei mercati mondiali è inoltre in continua espansione.

La vittoria di Lula alle elezioni presidenziali dell’ottobre 2002, aveva fatto temere che il Brasile potesse abbandonare la via del rigore che aveva caratterizzato i due mandati dell’ex Presidente Cardoso, per rivolgersi a politiche economiche meno ortodosse. Tuttavia un’oculata scelta dei membri della compagine governativa e la presa di distanza dalle posizioni più oltranziste emerse all’interno del partito sono valse a tranquillizzare i mercati valutari e finanziari internazionali. Il nuovo Esecutivo ha infatti assunto una posizione di continuità rispetto alla passata gestione Cardoso, affrontando con decisione i problemi più urgenti dell’economia brasiliana.

Sul piano interno fin dai primi giorni del suo governo, Lula ha fatto della lotta alla povertà la bandiera della propria azione politica. Il lancio del Programma “fame zero”, che punta all’eliminazione delle carenze alimentari di cui soffre gran parte della popolazione attraverso la concessione di sussidi a tutte le famiglie con reddito inferiore al salario minimo, e la concessione di titoli di proprietà immobiliare ai residenti nelle favelas rappresentano un primo, forte segnale dell’impegno sociale dell’Esecutivo. Ha inoltre portato a termine una riforma delle pensioni, nel tentativo di contenere il grande deficit pubblico della Federazione, ed ha sostenuto la necessità di elevare gli stipendi minimi. Malgrado i suoi sforzi, ha dovuto fronteggiare le occupazioni dei senza terra e degli attivisti frustrati dal lento andamento della riforma agraria[5]. Merita una citazione anche il programma Bolsa Família, che garantisce un trasferimento del governo alle famiglie indigenti che mandano i propri figli regolarmente a scuola invece che a lavorare. In questo modo, per la prima volta in Brasile, molte famiglie possono assicurare una istruzione dignitosa alla prole, avvalendosi al contempo di migliori condizioni economiche.

 

La crescita dell’economia brasiliana degli ultimi due anni è avvenuta in un contesto caratterizzato da una politica di rigoroso controllo della spesa pubblica e dalla lotta ad ogni eventuale focolaio di inflazione. Anche per il 2006 si è mantenuta ferma la linea dell’ortodossia finanziaria, nonostante le forti spinte per una maggiore flessibilità nella spesa pubblica per infrastrutture ed investimenti produttivi e per un abbassamento dei tassi d’interesse, dall’inizio dell’anno in leggera flessione, ma ancora molto alti. La priorità resta quella del mantenimento dell’inflazione intorno al 6%. Ci si può attendere quindi una discesa dei tassi d’interesse graduale e molto controllata.

 

Nel 2006 il Brasile ha fatto registrare un saldo record della bilancia commerciale (46 miliardi di dollari). Nell’anno in corso le prospettive non solo altrettanto rosee. Il rafforzamento del real sul dollaro, gli investimenti ridotti a causa dell’alto costo del denaro e la fase di relativa stasi dell’economia mondiale potrebbe rendere più difficile mantenere il ritmo di crescita delle esportazioni. Tuttavia, il crescente interesse del mondo per il metanolo (nella cui produzione il Brasile è leader assoluto) e l’aumento della produzione del petrolio, potrebbero in parte compensare la congiuntura non ottimistica.

 

 

 


 

 

 

DATI STATISTICI BILATERALI

 

 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (2005)

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1. Macchine per impieghi speciali

1. Prodotti dell’agricoltura, orticoltura e

    floricoltura

2. parti ed accessori per autoveicoli

2. Minerali di ferro

3. Macchine e apparecchi per la

    produzione e l’impiego di energia

    meccanica

3.Cuoio

4. Prodotti chimici

4. Pasta da carta, carta e cartone

5. macchine utensili

5. Carni e prodotti a base di carne

Fonte: ICE

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2005)

Esportazioni verso Brasile sul totale delle esportazioni italiane

0,697 %

Importazioni da Brasile sul totale delle importazioni italiane

0,940 %

 

QUOTE DI MERCATO 2005

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI ACQUIRENTI

% su export

  1.StatiUniti

17,5%

1.StatiUniti

19,2%

  2. Argentina

  8,4%

2. Argentina

  8,4%

  3. Germania

  8,3%

3. Cina

  5,8%

  4. Cina

  7,3%

4. Paesi Bassi

  4,5%

  5. Giappone

  4,6%

5. Germania

  4,2%

  6. Algeria

  3,8%

6. Messico

  3,4%

  7. Francia

  3,7%