Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | BRASILE |
Serie: | Schede Paese Numero: 30 |
Data: | 03/10/2007 |
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Nel 1500 il navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral giunse sulle coste brasiliane. Nel 1531 re Giovanni III inviò i primi coloni e nel 1534, temendo le mire espansionistiche delle altre potenze europee, divise la costa in 12 capitanati ereditari. Francia e Olanda occuparono saltuariamente alcune porzioni della costa.
La cattura e la tratta degli schiavi indigeni necessari per le piantagioni di canna da zucchero divennero tra le attività più redditizie del Brasile. Le spedizioni erano chiamate bandeiras (bandiere). I bandeirantes verso la metà del XVII secolo giunsero alle Ande ed assicurarono al Brasile portoghese il controllo delle regioni interne del Sud America.
Durante il XVII secolo gli indios vennero rimpiazzati dagli schiavi africani, meno sensibili alle malattie arrivate dall'Europa, ma molto più restii ad accettare la propria condizione di schiavi. Le comunità di schiavi fuggiaschi, chiamate quilombos, sparse nelle campagne dell'entroterra caratterizzarono l'intera epoca coloniale: la repubblica di Palmares sopravvisse per gran parte del XVII secolo.
Nel 1807 l'esercito di Napoleone marciò su Lisbona: due giorni prima della capitolazione della città il principe reggente Giovanni VI fuggì in Brasile, dove proclamò Rio de Janeiro capitale del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve.
Nel 1822 il Brasile si dichiara indipendente, l’impero è retto da Pedro I. Nel corso del XIX secolo il caffè sostituì la canna da zucchero quale voce principale delle esportazioni. Dopo l'abolizione della schiavitù nel 1888, migliaia di immigrati europei e soprattutto italiani giunsero in Brasile per lavorare nelle fazendas.
Nel 1889 un colpo di stato militare appoggiato dai proprietari delle piantagioni di caffè pose fine all'impero brasiliano e nei successivi 40 anni il paese venne governato da una serie di presidenti sottoposti al controllo delle forze armate.
Nel 1929 la crisi economica indebolì il controllo dei proprietari delle piantagioni di caffè sul governo e venne formata una forza di opposizione chiamata Alleanza Liberale con il sostegno degli ufficiali di orientamento nazionalista. Nel 1930 i militari presero il potere con un colpo di mano e nominarono presidente Getúlio Vargas, che dominò la scena politica finché non venne costretto a lasciare l'incarico nel 1954.
Il suo successore, Juscelino Kubitschek, fece costruire Brasilia, la nuova capitale che avrebbe dovuto fungere da catalizzatore per lo sviluppo delle regioni interne. Nel 1964 un colpo di stato militare pose termine alla fragile parentesi democratica. A metà degli anni '80 il miracolo economico brasiliano, sostenuto in gran parte dai prestiti concessi dalle banche internazionali, si andava esaurendo e i militari decisero, nel 1984, di cedere nuovamente il potere a un governo civile di transizione.
Nel novembre 1989 i brasiliani, per la prima volta in quasi 30 anni, elessero liberamente presidente Fernando Collor de Mello, rimosso dalla sua carica nel 1992 per corruzione ( Impeachment) e sostituito dal vice presidente Itamar Franco. Nel novembre 1994 Fernando Cardoso venne eletto presidente. Nel 1998 venne rieletto.
Cardoso riuscì a ridurre in misura significativa l'inflazione, con delle politiche che determinarono tuttavia un aumento della disoccupazione e lasciarono irrisolti i problemi della riforma agraria. La crisi energetica rese necessario l'intervento del Fondo Monetario Internazionale nel 2001, che portò anche al prestito straordinario di 30 miliardi di dollari nell'agosto 2002.
Il 27 ottobre 2002 il secondo turno delle elezioni presidenziali ha visto prevalere nettamente Luis Inacio "Lula" da Silva, primo Presidente di sinistra eletto nel paese sudamericano. L'incarico è stato assunto ufficialmente il 1 gennaio 2003.
Nell’ottobre del 2006, Lula è stato rieletto – per i prossimi quattro anni – alla guida del Brasile.
Dati generali |
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Abitanti |
188.000.000 (25,8% da 0 a 14 anni; 68,1% da 15 a 64 anni; 6% oltre i 65 anni)
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Superficie |
8.511.965 kmq (grande quasi quanto gli USA e quasi 30 volte l’Italia) |
Capitale |
BRASILIA (2.000.000 abitanti) |
Crescita della popolazione (2006) |
1,04% |
Aspettativa di vita |
71,97 anni |
Popolazione affetta da AIDS (2003) |
0,7% |
Gruppi etnici |
Bianchi (53,7%), mulatti (38,5%), neri (6,2%) |
Religione |
Cattolici (73,6%); Protestanti (15,4%); |
Scadenze elettorali
Elezioni presidenziali |
0ttobre 2010. (Le ultime elezioni si sono tenute il 1° ottobre 2006 )
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Elezioni politiche |
Ottobre 2010. (Le ultime elezioni si sono tenute il 1°ottobre 2006)
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Cariche dello Stato
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Presidente della Repubblica e Capo del Governo
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Luiz Inacio LULA da Silva (PT, Partito dei lavoratori, dal 1° gennaio 2003. Confermato per un secondo mandato il 29 ottobre 2006) |
Vice Presidente |
Josè ALENCAR
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Presidente della Camera dei Deputati |
Aldo REBELO (PCdB; Partito Comunista del Brasile, dal 29 settembre 2005)[1]
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Presidente del Senato Federale |
Renan CALHEIROS (PMDB, Partito del Movimento Democratico Brasiliano)
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Ministro degli Esteri |
Celso AMORIM
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Ministro delle Finanze |
Guido MANTEGA
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Quadro Politico |
Alle elezioni del 1° ottobre 2006, Lula è stato riconfermato Presidente del Brasile, per il secondo mandato, con il 48,6 dei consensi. Tale ampio margine è stato tuttavia inferiore a quello registrato per il primo mandato quando aveva ottenuto 60% delle preferenze .
In quattro anni di Governo il consenso popolare di Lula si è sempre mantenuto su alti livelli, grazie ad un progetto politico che unisce iniziative di lotta alla povertà e di sviluppo sociale, con misure economiche ortodosse in continuità con le precedenti amministrazioni, quali la riduzione dell’inflazione, del debito estero e del fattore rischio paese.
I detrattori di Lula hanno sempre criticato le sue politiche come contraddittorie e populiste, ma la maggioranza dei brasiliani, secondo i sondaggi, ha continuato ad approvare la gestione del Presidente, nonostante la modesta crescita del PIL (tra le più basse delle economie emergenti) e gli scandali che hanno investito l’amministrazione (tra cui quello dei mensalão, la compravendita dei voti del Congresso)[2] scoppiato nel 2005.
Tuttavia, gli scandali hanno probabilmente inciso sul risultato elettorale, infatti il previsto distacco di 22 punti percentuali di Lula su Geraldo Alckmin (51% contro 29%), si è poi ridimensionato al7% . In particolare lo scandalo del cosiddetto dossiêgate, che ha coinvolto il Partido dos Trabalhadores (PT), portando alle dimissioni del suo presidente, Ricardo Benzoini, a sole due settimane dalle elezioni[3], ha avuto un riflesso sull’elettorato, che però al ballottaggio del 29 ottobre ha confermato Lula con il 60, 8% dei voti (Alckmin ha riportato il 39,17% dei voti).
I risultati delle elezioni politiche (1° ottobre 2006)
I risultati elettorali hanno confermato una profonda divisione del Paese che vede il nord est e le zone più povere saldamente in mano al Partido dos Trabalhadores, mentre le zone più sviluppate hanno segnato un netto successo del Partido do Movimento Democrático Brasileiro.
Il Partito di Governo si è confermato prima forza politica in tutto il nord est del Brasile, espugnando anche la tradizionale roccaforte della destra Bahia, e nelle aree interne più arretrate. Il Partido do Movimento Democrático Brasileiro (PSDB)ha invece ottenuto un travolgente successo nei due maggiori collegi elettorale del Paese, Minas Gerais, con il 77%, e San Paolo, che da solo costituisce un terzo del PIL di tutto il Brasile, dove il suo candidato a governatore José Serra ha ottenuto oltre il 58% dei consensi.
Geraldo Alckmin, a scapito del nome della fazione politica di cui è a capo (Partito della Socialdemocrazia Brasiliana) si trova su posizioni liberal-conservatrici: sostenitore delle politiche liberiste all’epoca di Cardoso, ha conquistato la maggioranza di voti tra le classi medio-alte e tra i laureati. Il suo exploit alle elezioni è dovuto in parte alla questione etica: Alckmin è vicino all’Opus Dei e si professa estimatore del suo fondatore José Maria Escrivà, pur negando di far parte dell’organizzazione, e in campagna elettorale ha solennemente promesso di voler fare al paese “un’immersione nella morale”. In politica estera sembra prediligere le relazioni con gli Stati Uniti a quelle con il Mercosur e ha promesso di riformare e di rafforzare l’ALCA, fatto che ha portato gli altri Governi latinoamericani, Argentina in primis, ad esprimere esplicitamente il loro appoggio a Lula.
Più che verso i partiti di destra, il calo di consensi subito da Lula si è riversata sull’estrema sinistra, delusa per gli scandali di corruzione quanto per la mancanza delle riforme radicali promesse nel 2002. Il Movimento Sem Terra, storicamente vicino al PT, ha recentemente preso le distanze da Lula incitando all’astensione (arrivata al 17% nonostante l’obbligatorietà del voto) o all’appoggio ai dissidenti del PT Cristovam Buarque e Heloisa Helena. Quest’ultima, espulsa dal partito nel dicembre 2003, è fondatrice del Partido do Socialismo e da Libertade (PSOL), supportato da un manifesto firmato da 350 intellettuali di tutto il mondo tra cui Noam Chomsky e Ken Loach. Al primo turno delle presidenziali, la Helena è risultata la terza scelta dei Brasiliani con il 6,8% dei suffragi, arrivando al 17% a Rio de Janeiro.
Composizione del Parlamento*
A seguito delle elezioni politiche del 1 ottobre 2006 il Congresso Nazionale risulta così composto:
Camera dei deputati:
Denominazione |
Sigla |
Voti |
% |
seggi |
Partido do Movimento Democrático Brasileiro, Partito del Movimento Democratico Brasiliano - CENTRO |
PMDB |
13.580.517 |
14,6 |
89 |
Partido dos Trabalhadores , Partito dei Lavoratori SINISTRA SOCIALISTA |
PT |
13.989.859 |
15,0 |
83 |
Partido da Social Democracia Brasileira, Partito della Social Democrazia Brasiliana LIBERALE-CONSERVATORE |
PSDB |
12.691.043 |
13,6 |
65 |
Partido da Frente Liberal, Partito del Fronte Liberale LIBERALE-CONSERVATORE |
PFL |
10.182.308 |
10,9 |
65 |
Partido Progressista, Partito Progressista CONSERVATORE |
PP |
6.662.309 |
7,1 |
42 |
Partido Socialista Brasileiro, Partito Socialista Brasiliano SOCIALDEMOCRATICO |
PSB |
5.732.464 |
6,2 |
27 |
Partido Democrático Trabalhista, Partito Democratico Laburista SOCIALDEMOCRATICO |
PDT |
4.854.017 |
5,2 |
24 |
Partido Liberal, Partito Liberale CONSERVATORE |
PL |
4.074.618 |
4,4 |
23 |
Partido Trabalhista Brasileiro, Partito Laburista Brasiliano CONSERVATORE |
PTB |
4.397.743 |
4,7 |
22 |
Partido Popular Socialista, Partito Popolare Socialista SOCIALISTA DEMOCRATICO |
PPS |
3.630.462 |
3,9 |
21 |
Partido Verde, Partito Verde ECOLOGISTA |
PV |
3.368.561 |
3,6 |
13 |
Partido Comunista do Brasil, Partito Comunista del Brasile MARXISTA |
PCdoB |
1.982.323 |
2,1 |
13 |
Partido Social Cristão, Partito Social Cristiano SINISTRA DEMOCRISTIANA |
PSC |
1.747.863 |
1,9 |
9 |
Partido Trabalhista Cristão, Partito Laburista Cristiano CENTRISTA LIBERALE |
PTC |
806.662 |
0,9 |
4 |
Partido Socialismo e Liberdade, Partito Socialismo e Libertà SOCIALISTA TROZKISTA |
PSOL |
1.149.619 |
1,2 |
3 |
Partido da Mobilização Nacional, Partito della Mobilitazione Nazionale SINISTRA
|
PMN |
875.686 |
0,9 |
3 |
Partido de Reedificação da Ordem Nacional, Partito della Riedificazione dell’Ordine Nazionale |
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Partido Humanista da Solidariedade, Partito Umanista della Solidarietà |
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Partido Trabalhista do Brasil, Partito Laburista del Brasile |
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Partido dos Aposentados da Nação, Partito dei Contadini della Nazione |
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Partido Republicano Brasileiro, Partito Repubblicano Brasiliano |
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Partido Republicano Progressista, Partito Repubblicano Progressista |
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Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano |
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Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado, Partito Socialista dei Lavoratori Unificato |
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Risultati delle elezioni del Senato brasiliano del 1 ottobre 2006
Quadro istituzionale |
3. Macchine e apparecchi per la |
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Esportazioni verso Brasile sul totale delle esportazioni italiane |
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Importazioni da Brasile sul totale delle importazioni italiane |